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Autore: sweetbookreader    02/04/2021    2 recensioni
!Implied Suicide!
Denki Kaminari non era una cattiva persona.
Denki Kaminari era una brava persona.
Ma si sa, anche i bravi commettono errori.
E quello che aveva commesso lui, era il peggiore di tutti.
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaminari Denki
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Denki Kaminari non era una cattiva persona.
 
Denki Kaminari era un ragazzo simpatico, non troppo sveglio e sempre pronto ad aiutare i suoi amici.
 
Era il clown della classe, colui che migliorava le giornate noiose e faceva passare le pene dell'inferno ai professori, che cercavano continuamente di frenarlo, senza successo.
 
Era un bravo amico, sempre disposto ad ascoltare i suoi amici e a dare una mano per qualsiasi cosa gli venisse chiesta.
 
Non era un ragazzo che spiccava particolarmente per le sue capacità scolastiche, ma piuttosto per la sua empatia, il suo essere cordiale e sempre amichevole.
 
Quindi No, Denki Kaminari non era una cattiva persona.
 
Denki Kaminari era una brava persona.
 
Ma si sa, anche i bravi commettono errori.
 
E quello che aveva commesso lui, era il peggiore di tutti.
 
Sapeva che se qualcuno avesse mai scoperto cosa aveva fatto, sarebbe stato ripudiato, forse l'avrebbero addirittura condannato a vita.
 
E Denki non avrebbe potuto dar loro torto.
 
Ciò che aveva fatto era orribile, e non si sarebbe mai perdonato per aver dato loro retta.
 
Kaminari aveva sempre voluto essere un eroe, fin da bambino.
 
Vedeva i pro hero in TV, e desiderava essere come loro, salvare vite ed essere acclamato dalle persone adoranti.
 
Ma lui non era un eroe, e non lo sarebbe mai stato.
 
Lui era tutto fuorché quello.
 
E si odiava. Si odiava per quello che aveva fatto, per il dolore che aveva causato, per le morti che erano avvenute.
 
Perché anche se non direttamente, era stato lui ad aver ucciso quelle persone. Era stato lui ad aver provocato tutto quel male.
 
Sentiva il sangue degli innocenti morti sulle proprie mani, sentiva le urla dei suoi compagni ogni volta che andava a dormire.
 
Rivedeva palazzi caduti, foreste bruciate, fiamme azzurre e rosse.
 
Sarebbe dovuto essere lui quello morto, lui quello agonizzante in una sala d'ospedale, in bilico tra la vita e la morte.
 
Non persone che, con tutta quella faccenda, non c'entravano proprio nulla.
 
Non i suoi amici, che avevano solo cercato di proteggersi l'un l'altro.
 
Loro sì che meritavano di diventare eroi.
 
Avevano salvato delle vite, avevano combattuto fino allo sfinimento, fin quasi alla morte. L'avevano protetto, l'avevano amato e l'avevano curato lentamente da tutti i male che aveva.
 
Loro erano degni.
 
E lui invece?
 
Lui li aveva traditi, uno ad uno.
 
Non ci aveva pensato un secondo, non quando le promesse che gli erano state fatte sembravano così allettanti, non quando loro lo trattavano in quel modo.
 
Perché loro lo facevano sentire intelligente, importante.
 
Non gli ricordavano quanto fosse lento nell'apprendere, nel ricordare.
 
Non lo facevano sentire un completo stupido, come succedeva a scuola.
 
Loro lo avevano trovato, e l'avevano piegato al loro volere, facendo leva sul suo punto più debole, sulla sua insicurezza.
 
L'avevano ingannato, e lui ci era cascato come l'idiota che tanto odiava essere.
 
Non meritava nulla. Denki Kaminari non meritava nulla.
 
Non meritava la compassione, non meritava empatia, non meritava i suoi amici e i suoi insegnanti.
 
Non meritava di respirare, non quando così tante persone non potevano più farlo solamente per causa sua.
 
In piedi sul tetto della scuola, Denki Kaminari sorrise dopo tanto tempo. Un sorriso vero, sereno.
 
Non sentiva le urla degli studenti, non sentiva le grida dei suoi amici che lo pregavano di scendere, che gli volevano bene, che non doveva sentirsi con colpa, perché alla fine non era colpa sua.
 
Non sentiva nulla, se non il vento forte che gli fischiava nelle orecchie e che gli asciugava le lacrime.
 
Non aveva nessun diritto di piangere, non aveva nessun diritto di sentirsi in colpa, di volere il perdono di tutti.
 
La vittima non era lui, lui era il cattivo.
 
D'altronde, aveva tradito la sua famiglia per aiutare dei Villain.
 
Questo lo rendeva una brutta persona ed era consapevole che, nonostante tutto quello che i suoi amici gli stessero dicendo, lo sapevano anche loro.
 
I Pro hero stavano arrivando, era sicuro che i suoi professori stessero facendo le corse su per le scale per raggiungerlo.
 
Ma a quale scopo?
 
L'avrebbero odiato comunque. L'avrebbero accusato di tradimento, di omicidio.
 
E dove sarebbe andato a finire? Perché vivere una vita così?
 
Non voleva. Non meritava nemmeno quello. Era una persona orribile, e il senso di colpa lo attanagliava da così tanto tempo. Era diventato troppo da sopportare.
 
Voleva solo che quella sensazione finisse.
 
Non voleva più sentirsi così.
 
Parlare con i suoi amici come se nulla fosse, scherzare con loro come se lui non avesse fatto nulla, come se non fosse stata la causa di tutti i loro Mali.
 
Guardare le loro ferite, sentirli piangere, consolarsi e sapere di essere lui il problema di tutto.
 
Non ce la faceva più.
 
Quando si lanciò dal tetto del suo liceo, lui non si era mai sentito così leggero e spensierato.
 
Denki Kaminari non era mai stata una cattiva persona.
 
E anche se avesse voluto, non avrebbe più potuto esserlo.
 
Denki Kaminari era un ragazzo simpatico, non troppo sveglio e sempre pronto ad aiutare i suoi amici.
 
Era il clown della classe, colui che migliorava le giornate noiose e faceva passare le pene dell'inferno ai professori.
 
Era un bravo amico, sempre disposto ad ascoltare i suoi amici e a dare una mano per qualsiasi cosa gli venisse chiesta.
 
Denki Kaminari era anche il traditore della 1 A.
 
Lui, il solare e gentile Denki, aveva tradito i suoi amici, la sua scuola, la sua famiglia.
 
Era passato dalla parte dei cattivi, e se n'era pentito amaramente.
 
Aveva provato sulla sua pelle cosa significasse il rimorso, la paura di essere scoperti, il terrore di essere odiati.
 
Denki Kaminari era una brava persona, ma anche le brave persone qualche volta commettono degli errori.
Ma lui non era stato in grado di capirlo. Non aveva saputo perdonarsi.
 
E non avrebbe mai più avuto la possibilità di farlo.

   
 
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