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Autore: MarcieMame    04/04/2021    0 recensioni
"George!" disse Neville, entusiasta, andandogli incontro.
"Proprio tu!" esclamò Hermione, livida, travolgendo il coinquilino nel tentativo di avventarsi sul nuovo venuto "spiegati! Cosa diamine è questo pandemonio? Oh, George, speravo davvero che avessi superato questo genere di cose!"
"Dì un po', di che diamine sta parlando?" domandò a Neville il nuovo venuto, a mani alzate "e tu, non sventolarmi contro quella bacchetta, so bene che cosa può combinare"
Hermione abbassò prontamente la sua arma, ma incrociò le braccia con fare belluino.
"Hermione è convinta che tu e Fred abbiate cospirato per far credere ai tuoi genitore che io lei stiamo per sposarci. C'è anche una torta" spiegò Neville, serafico.
---
Hermione, dopo una disastro sentimentale di portata epica, si è rifugiata nel piccolo cottagge di Neville a leccarsi le ferite, e ha finito per rimanervi molto più del previsto.
Nuovi equilibri hanno finito per nascere insieme a una moltitudine di relazioni complicate, e quando un matrimonio bussa alle porte con tanto di invitati, wedding planner, enormi torte violette e canapè, ci sarà ben poco tempo per sbrogliare questo guazzabuglio medioevale...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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2 - Draco Malfoy

“Che diavolo ci fa lui qui?!”

La voce di Ginny, poco distante, quasi non si sentì al di sopra dello sproloquio di Bonky sulla disposizione dell’altare, che secondo lui avrebbe dovuto puntare a nord per garantire che la luce del tramonto si riflettesse in modo ottimale sul velo della sposa.

“Io non metto nessun velo” dichiarò Hermione, già stressata all’inverosimile.

“Che diavolo ci fa lui qui?” reiterò Fred, con voce soffocata, lì di fianco.

“Oh, Fred, non ora!” sbottò lei, che cominciava ad averne davvero abbastanza “potrei fare la stessa domanda a te e a tutto il resto del clan Weasley”

“Non parla di Ron” rispose George, indicando il fondo del giardino “Lui!”

Finalmente, Hermione guardò. E, in tutta sincerità, a quel punto pensò davvero di star avendo uno stranissimo incubo. Perché a fare il suo ingresso nel giardino era stato nientepopodimeno che Draco Malfoy, in carne, ossa e dense radiazioni di spocchia.

Hermione non lo vedeva da… beh, dall’ultimo anno ad Hogwarts. Il suo ultimo anno. Il loro, in realtà. Quando aveva deciso di tornare per completare la sua istruzione, Ron le aveva dato della folle. Harry aveva accolto l’idea con una scrollata di spalle, ma forse più per un legame nostalgico alla scuola. Quando aveva deciso di partire con lui, si era ripromessa che niente, né Voldemort, né la guerra, né nessun altro le avrebbero impedito di combattere per quello in cui credeva. Quando era tornata, quell’ultimo anno, l’aveva fatto convinta di essere una persona più forte, qualcuno in grado di parlare e farsi valere, di non farsi influenzare dal giudizio degli altri. La persona che aveva sempre voluto essere, e non sentiva di essere mai stata.

Ovviamente aveva fallito. E quel fallimento stava camminando proprio lì, in mezzo a tante facce ostili, con il solito cipiglio arrogante indossato come una corona. Ma, e lei lo vedeva bene, non guardava nessuno negli occhi.

Il Signor Weasley aveva la faccia crucciata, la Signora Weasley sembrava voler dire qualcosa, senza sapere bene cosa.

“Che diavolo ci fai tu, qui?”

“Oh no” Hermione impallidì. Ron era davanti a Malfoy, una sorta di strano testa a testa fuori dal tempo, quasi comico.

“Non penso che la cosa ti riguardi, Weasley” rispose Malfoy, con la sua voce strascicata, ma con qualche piccola nota fuori posto. Era lei l’unica a notarla?

“Oh, sì che ci riguarda” disse Ginny, temporaneamente dimentica del fatto che stesse facendo pelo e contropelo al fratello maggiore solo qualche secondo prima. Aveva un’aria testarda che Hermione le aveva già visto fare sul campo di Quidditch, poco prima di colpire un bolide con abbastanza forza da spararlo dall’altra parte del campo.

“Oh, no” ripeté, Hermione, lanciandosi in quella direzione.

“Senti” stava dicendo Malfoy, con aria improvvisamente spiccia “non sono interessato a partecipare alla vostra piccola festa, se è questo che vi preoccupa”

“Mi preoccupa qualunque cosa in cui c’entri tu” rimbottò Ron, con aria funerea.

“Il motivo per cui sei qui non importa a nessuno” aggiunse Ginny, bellicosa “adesso giri i tacchi e te ne torni a…”

“SCUSATE” ansimò Hermione, precipitandosi a interrompere la scena “io… L’ho invitato io”

Non sapeva esattamente da dove le fossero uscite quelle parole, ma adesso tutti gli Weasley presenti la stavano guardando come se avesse annunciato di aver scelto Grop come damigella d’onore.

“Tu… ma… Hermione. Non puoi dire sul serio” disse Ginny, incredula.

“Dico sul serio” dopotutto, se aveva non-invitato un intero servizio di catering, Pegasus Wedding Planning corredato di Bonky, l’intero clan Weasley (ex fidanzato e gemello latitante compresi), poteva benissimo aver invitato anche Draco Malfoy. “Perché no?”

“Perché… perché lui…”

“Ora basta, Ron” intervenne la signora Weasley, entrando a gamba tesa nella discussione “Hermione è la sposa, e se… beh, se per lei va bene allora andrà bene anche per noi. Giusto, Ginny?”

“Ma…”

Giusto, Ginny?” ripeté la signora Weasley, sfoggiando la medesima espressione bellicosa della figlia. Ci fu un momento di stallo, in cui si fronteggiarono, ma alla fine Ginny dovette arrendersi, perché scrollò i lunghi capelli rossi, e borbottò un poco convinto “d’accordo, come vuoi.”

“Sposa?” aggiunse invece Malfoy, con le sopracciglia alzate in modo scettico, per poi guardare Ron, che arrossì violentemente sulle orecchie.

“Non con lui” si affrettò a rispondere Hermione, stringendo la bacchetta in tasca. “Neville. Paciock.”

“Paciock?” rispose Malfoy, evidentemente in un moto di spontanea incredulità, che represse subito dietro un’aria insondabile.

“Sì. Paciock. Qualche problema?” rispose Hermione, di nuovo tremendamente irritata.

“Certo che no. Congratulazioni, immagino” rispose lui, per poi volgere lo sguardo alla famiglia Weasley, che continuava a fissarlo come aspettandosi che da un momento all’altro facesse saltare in aria il tavolo dei canapé in un atto terroristico improvvisato. “Quindi, Granger, a meno che tu non voglia discutere dei nostri affari di fronte a tutto il Wizengamot, potremmo…?” le disse, e se Hermione non fosse rimasta incagliata su quel ‘nostri affari’ avrebbe fatto più caso al nervosismo nella sua voce.

“Io… ma certo. Signora Weasley, so che deve essere stanca dal viaggio, ma se potessi chiederle di dare una mano a Neville…” implorò Hermione, sopraffatta dalla necessità di delegare al meno in parte il controllo del completo caos di quella mattina.

“Ma certo, mia cara” rispose la Signora Weasley, in tono affettuoso, senza però distogliere uno sguardo vagamente preoccupato da Malfoy, che cominciava a dare segni di impazienza.

“La ringrazio tanto. Malfoy, tu puoi, ehm… ti faccio strada” concluse, e si frenò a stento dallo spiccare una corsa fino al cottage.

“Delizioso posticino” commentò lui, seguendola e guardandosi attorno con rapide occhiate. Il suo tono noncurante non era affatto riflesso dal passo teso e dalle spalle rigide. Quando arrivò davanti a Fred e George, rallentò un po’, ed evidentemente non poté impedirsi di guardare in basso. Doveva aver saputo di Fred, ma distolse in fretta lo sguardo, mentre quest’ultimo gli lanciava uno sguardo di fuoco che raramente Hermione gli aveva visto rivolgere a qualcuno. Ma non c’era tempo per sbrogliare anche quella matassa. Con il mal di testa che si faceva sempre più pressante, condusse Draco Malfoy nel piccolo cottage. Qualcosa di così normale, eppure così fuori dalla realtà.

Quando si chiusero la porta alle spalle, vide che le sue spalle si rilassavano un po’, e si sorprese a pensare che tutto questo non doveva essere stato facile, affrontare così tante persone del suo passato, sentirsi giudicato… ancora una volta, quel giorno, si ritrovò a rivalutare il coraggio di qualcuno. Di Malfoy, poi! Doveva essere ammattita.
“E quindi, a cosa devo l’onore?” domandò, incrociando le braccia e facendo qualche passo indietro, mentre il confortevole ingresso illuminato dal caldo sole primaverile le sembrava d’un tratto molto piccolo e angusto.

Lui aggrottò le sopracciglia.

“Cosa vuol dire ‘a cosa devo l’onore'?” chiese, adesso con una certa irritazione nella voce che gliela rendeva molto familiare. Subito dopo, però, ebbe come uno strano spasmo alla mano, e abbassò in fretta lo sguardo.

Molto strano. Decisamente molto strano.

“Sono venuto per… per parlare, immagino. No, non proprio. Merda.”

È in imbarazzo, realizzò improvvisamente, come colpita da un fulmine a ciel sereno. Draco Malfoy in imbarazzo, lì, nel piccolo cottage di Neville Paciock! Il mondo doveva essersi rovesciato. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma intuì che forse sarebbe stato meglio lasciarlo fare.

“Ho riflettuto. Su quello che mi hai mandato. E penso di doverti almeno dire che… che io…” deglutì a fondo, con evidente difficoltà. Trovare il coraggio non era mai stato il punto forte di Malfoy.

“Che ti ho mandato?” domandò sottovoce, facendo eco alle sue parole quasi sovrappensiero. Malfoy sembrò attaccarsi a quel piccolo appiglio di conversazione.

“La tua lettera, Granger. I… ricordi. Li ho visti. E sono venuto a dire… grazie, Granger. Per tutto quanto. Grazie.”


Hermione era senza parole. Sentiva di avere la faccia congelata in un'espressione da trota, con bocca aperta e occhi spalancati. Il suo cervello non sembrava in grado di processare quello che stava succedendo, o meglio, sentiva uno strano senso di irrealtà, come quando nei sogni ti rendi improvvisamente conto che il cielo non dovrebbe essere verde, ma quello è ancora lì, a sbeffeggiare il tuo inconscio con la sua assurdità.

E poi, lentamente, gli ingranaggi cominciarono a muoversi, i tasselli ad andare al loro posto. Si era sempre considerata una persona logica, era sempre stata fiera della propria capacità di razionalizzare, risolvere gli straordinari puzzle che le si presentavano davanti, unire i puntini fino ad avere l'immagine intera.

Anche quella situazione non era da meno.

Malfoy era arrivato in modo inaspettato e improvviso, così come tutti gli altri ospiti da quella mattina, a partire dai signori Weasley fino ad arrivare a Bonky l'elfo domestico.

click

Alcuni degli ospiti sembravano sapere del (presunto) matrimonio già al loro arrivo, e anche se non aveva parlato con tutti i presenti sembrava che questo si applicasse almeno alla famiglia Weasley. Tranne che a Ron.

click

Ron, come Malfoy, era stato colto di sopresa dall'evento. Cos'altro c'era in comune tra i due?

L'ultima frase pronunciata dal suo interlocutore sembrava rimbombare nello spazio vuoto e silenzioso che si erano ritagliati, espanso in quei pochi istanti di intenso ragionamento. Hermione sentì che stava iniziando a sudare, e il cuore le batteva tanto forte in petto che le sembrava di sentirlo martellare nelle orecchie; le pareva che i battiti risuonassero ancora più sonoramente del ticchettare del grosso orologio a pendolo che troneggiava poco distante, avvertendola di qualcosa a cui il suo cervello non era ancora arrivata.

La tua lettera, Granger. I… ricordi. Li ho visti.

La lettera. I ricordi. I ricordi?

"Oh no" sfiatò, sentendo di star iniziando a iperventilare. Chiuse la bocca di scatto, trattenendo il respiro, perché l'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un attacco di panico. I suoi pensiero stavano andando in ogni direzione, cercando di prevedere l'imprevedibile, agitandosi come i pesci in un acquario disturbato dal tamburellare molesto di un bambino capriccioso. Ma chi era, quel bambino?

"Granger..." Malfoy ora sembrava dubbioso, forse perché il silenzio si era protratto un po' troppo a lungo. Hermione valutò che le sembrasse anche vagamente offeso, forse dalla sua reazione. Offeso!

"Shish!" lo zittì, alzando un dito perentorio nell'aria tra di loro "per piacere, solo..."

Sentiva il sudore che iniziava ad addensarsi sulla nuca, mentre una possibilità orribile si faceva strada nella sua mente, senza che riuscisse a fermarla.

Il ricordo che era arrivato a Ron era quello del loro primo bacio. Lei non aveva mai baciato Malfoy. Ovviamente. Ma... beh... santo cielo, cosa poteva aver visto?! Eppure...

"Granger, se sta per prenderti un colpo gradirei saperlo, così posso levare le tende prima ed evitare di essere incolpato anche della tua dipartita"

Le scappò uno sbuffo che somigliava tremendamente a una risata, mentre con una certa fatica ritornava alla realtà, anche se sentiva un gran caldo dal collo in su, il che probabilmente voleva dire che il suo viso aveva l'etereo colore di una barbabietola.

"Gra..." iniziò di nuovo Malfoy, con un tono impaziente e vagamente lamentoso, ma lei lo interruppe di nuovo.

"Ce l'hai?" domandò, riuscendo a malapena a mantenere abbastanza coraggio per guardarlo in faccia. Aveva di nuovo quell'espressione un po' schifata, e nonostante tutto non riusciva a sentirsi troppo indispettita: il cocente, tragico imbarazzo stava coprendo ogni altra emozione.

"Che cosa dovrei avere, per l'amor di Morgana? Granger, per favore, cerca di tornare in te!"

"I ricordi" ringhiò lei, scoprendo con sorpresa che l'imbarazzo si stava finalmente trasformando in rabbia, forse per l'incapacità di sopportane altro "li hai portati o no?"

"Ti sei forse bevuta il cervello? Se-" iniziò di Mr Simpatia personificato, che la guardava con lo stesso calore che avrebbe riservato a un secchio di vermicoli.

"Piantala!" strillò finalmente Hermione, il che gli face chiudere di scatto la bocca come se gli avesse scagliato un silencio "ma insomma, hai idea di- insomma, tu arrivi qui, con quell'aria da principe degli unicorni, come se questa giornata non fosse già allucinante abbastanza, e poi tiri fuori quella... mi dici che... insomma, Malfoy, per una volta in vita tua smettila di pensare che l'intero universo giri intorno al tuo ego! Io sono qui, sono una persona, con dei sentimenti e... e delle reazioni, e se non riesci ad avere un briciolo di empatia per capirlo almeno abbi la decenza di stare zitto!"

Senza che se ne accorgesse era finita ad urlare, a buttare fuori tutta una serie di emozioni stipate che non si era nemmeno resa conto di aver tenuto imbottigliate per anni. Sentiva la gola roca, e anche se il suo sfogo era durato pochi secondi si sentiva ansimante come dopo una maratona.

Si guardarono in faccia per qualche istante, e lei cercò, suo malgrado, di leggere tutto il possibile dal volto dell'altro, ora più pallido e appuntito che mai. Le sue sopracciglia erano aggrottate, e riusciva a intuire che aveva i denti serrati dalla tensione della mascella. Forse le avrebbe urlato contro, forse si sarebbe smaterializzato, forse avrebbe detto una sola frase sprezzante che l'avrebbe tagliata in due come un coltello, ora che (se ne rese conto con orrore) aveva abbassato troppo le sue difese da permettergli di farlo.

"Va bene"

Quelle parole furono come uno schiaffo inaspettato, qualcosa di assurdo e miracoloso, ed Hermione si trovò a trattenere di botto il respiro.

"Va bene cosa?" domandò, con voce atona.

"Va bene, hai ragione. Ho detto quello che dovevo, tu prenditi il tempo che vuoi. Io vado fuori."

E ciò detto, senza neanche aspettare un'altra risposta, Malfoy girò i tacchi e se ne andò, chiudendo con sorprendente delicatezza la porta dietro di sé.

***


Hermione sentì improvvisamente una stanchezza infinita, simile a quella che si prova dopo una battaglia.

Calo di adrenalina le suggerì il suo cervello, razionale come sempre, poco prima che le ginocchia le cedessero.

Quando Ginny entrò in casa a passo di marcia, attirata dalle urla di poco prima, la trovò seduta a terra con il volto tra le mani.

"Hermione!" esclamò, con una densa nota di preoccupazione nella voce, crollando al suo fianco, ma quando lei scostò le mani dal viso notò, con suo grande stupore, che sorrideva, con un sorriso così splendente e occhi così luccicanti da farla sentire un'intrusa. "Tutto bene...?" bisbigliò, improvvisamente timorosa di rompere qualcosa di importante.

Hermione annuì, le labbra strette in un sorriso un po' lacrimoso, ma guardandola con un viso così aperto e onesto che Ginny si sentì chiedere, con trasporto "Qualunque cosa ti abbia dato Malfoy, ti prego, passamene un po'!"

Hermione si mise a ridere, scuotendo la testa. Sapeva di essere assolutamente ridicola, di star avendo una reazione spropositata, ma si sentiva... invincibile.

"Mi sei mancata, Ginny" fu la risposta di Hermione, ricevuta da uno sguardo attonito "so di non essere stata una buona amica, di essere sparita nel nulla, ma davvero-"

Non riuscì ad aggiungere altro, perché si ritrovò d'un tratto avvolta in un caldo, strettissimo braccio profumato di fiori, e seppe che non c'era altro da dire.

Rimasero così per qualche minuto, ma quando si staccarono Hermione vide che Ginny aveva gli occhi un p0' rossi. Si trovarono scompigliate, sottosopra e felici, e per un istante fu come se il tempo si fosse riavvolto e fossero di nuovo nella piccola stanza luminosa della Tana, bisbigliando di cose segrete sul pavimento di legno, sotto la finestra.

"Che diamine è successo qui dentro?" fu la nuova domanda di Ginny, che arricciò un po' il naso, formando un buffo grumo di lentiggini.

Hermione ridacchiò.

"L'incredibile, credo. Senti qua: penso che ora io e Malfoy siamo amici"

"Eh?!" l'espressione di Ginny era più schifata che scioccata, e Hermione non poteva darle torto "come diavolo è potuto succedere?"

"Non ne ho idea" fu la sua risposta onesta, data con una piccola scrollata di spalle "ma sai, penso che in realtà non mi importi. A volte le cose hanno un loro modo di aggiustarsi da sole"

"Sembra una frase che avrebbe detto Silente" commentò Ginny, storcendo un po' la bocca.

"Ed è una buona cosa?"

"Non ne ho idea. Harry direbbe di sì, ma lo sai com'è lui, con Silente. Vorrebbe dare anche il suo nome al bambino, ma io ovviamente sto cercando di oppormi"

Si guardarono per un paio di secondi, poi la bocca di Ginny iniziò a tremolare.

"NO!" strillò Hermione, spaventando a morte Grattastinchi, che si era avvicinato facendo le fusa, e ora si allontanò in fretta con la coda sdegnosamente dritta.

"Sì" sogghignò Ginny, con la faccia da volpe "e di secondo nome Severus, riesci a crederci?"

"Ginny! Un bambino?! Oh mio... io... congratulazioni!"

"Oh Hermione, non metterti a piangere..."

"Non... sto piangendo..."

"Dai, se sapevo che ti avrebbe fatto questo effetto non te l'avrei mai detto oggi, non voglio mica rovinarti il matrimonio, Bonky mi ucciderebbe!"

Oh, cavoli, giusto. Il matrimonio. Era ora di affrontare anche questo problema, perché non era intenzionata a immolarsi per gli elfi domestici al punto di sposare Neville Paciock.

"Senti, Ginny, si può sapere da-"

Ma non riuscì a finire la frase, perché la porta di casa si spalancò di nuovo, e nell'ingresso fece la sua apparizione un Ron estremamente trafelato, che fissò per un momento Hermione e Ginny, la prima estremamente lacrimosa, entrambe accasciate a terra come sacchi di patate. Boccheggiò leggermente, con gli occhi spalancati, poi serrò la bocca con un sonoro tlak.

"Io lo ammazzo" affermò, con tono a dire il vero molto calmo, quindi girò i tacchi e sbatté la porta dietro di sé.

Ginny ed Hermione si guardarono, perplesse. Poi, contemporaneamente, fecero due più due e le loro facce si dipinsero di puro, identico orrore.

Ginny fu la prima a balzare in piedi, forse pensando che un brutale omicidio non avrebbe giovato all'atmosfera festiva delle nozze, e si scagliò fuori, seguita a ruota da Hermione.


Nel poco tempo che era stata in casa, il panorama esterno era drasticamente cambiato: un nuovo drappello di ospiti era comparso, tra cui riconobbe con orrore molti ex Grifondoro, tra cui una festosa Angelina Johnson, Dean Thomas, Lee Jordan e persino Oliver Baston, e stavano chiacchierando allegramente con in mano dei piattini di carta ricolmi di stuzzichini. Forse grazie alla capacità organizzativa degna di un caporale della Signora Weasley, il grosso tendone argenteo copriva la quasi interezza del giardino, e nel momento che mise piede al suo interno Hermione non poté fare a meno di dimenticare per un istante la sua urgenza e trattenere il fiato.

È la Sala Grande, pensò, scioccamente, ma non era così lontana dalla verità. Evidentemente qualcuno doveva aver trovato il modo di replicare, almeno in parte, l'incantesimo che trasformava il soffitto della sala in un cielo stellato; in questo caso, però, alzando gli occhi si era come trasportati all'interno del bosco poco distante. I grandi rami degli alberi facevano filtrare la luce splendente del mezzogiorno tra le foglie, creando un'atmosfera fiabesca. Dalla struttura del tendone pendevano grosse lanterne a forma di piante, che fluttuavano a pochi centimetri dal soffitto incantato, ancora spente.

"Hermione!" la rimbrottò Ginny, tirandola per la manica.

"Sì, certo, scusa!" rispose lei, rimproverandosi mentalmente per essersi fatta distrarre. Poco lontano, proprio davanti al tavolo del rinfresco, un piccolo ma inconfondibile gruppetto di teste rosse era assiepato in modo sospetto. Si lanciò immediatamente in quella direzione, già temendo il peggio. Quando lei e Ginny furono abbastanza vicine si trovarono davanti alla stravagante scena di un Malfoy con in mano un canapè al salmone, che osservava con aria pigra un astioso e agitatissimo Ron, intento a puntargli contro un dito in modo minaccioso.

"Ora mi dici che cosa le hai fatto" intimava, ignorando testardamente i tentativi della Signora Weasley di capire cosa diamine stesse succedendo.

"Come al solito la tua capacità di eloquio è sorprendente, Weasley" rispose Malfoy, alzando il naso puntuto in aria e ostentando indifferenza per l'agitazione del proletariato.

Perché doveva essere sempre così insopportabile? Si chiese Hermione, con un moto di sconforto, vedendo che Ron assumeva un'aria riottosa che era tutta un programma. Aprì la bocca per intervenire, ma qualcuno riuscì a batterla sul tempo.

"Diamine, giovanotto, ti impegni proprio tanto a renderti antipatico, eh?"

Tutto il piccolo gruppo fu preso di sorpresa dalla voce bonaria del Signor Weasley, che a quanto pare nessuno aveva notato avvicinarsi con in mano un piattino colmo di stuzzichini. Aveva un vago sorriso e si guardava attorno, completamente indifferente all'atmosfera tesa che regnava.

Anche Malfoy dovette abbandonare un attimo l'espressione colma di spocchia, ed Hermione notò con una certa sorpresa che gli giovava molto. Certo, era ancora pallido e appuntito e impomatato, ma era innegabile che non avere l'aria di chi si è trovato una caccabomba sotto al cuscino frenasse un po' il primario istinto di schiantarlo a vista.

"...si fa quel che si può" fu la risposta, data con una certa cautela, e con grande sorpresa del popolo, il Signor Weasley ridacchiò, scuotendo la testa.

"Papà!" protestò Ron, infuriato "ha fatto piangere Hermione!"

Ma subito si dovette rendere conto di come doveva essere suonato infantile, e infatti sembrò ritrarsi sotto lo sguardo imbufalito della madre.

"Ronald Weasley" sillabò a denti stretti "farai meglio a calmare i bollenti spiriti, oppure..."

"Piangere?" domandò Malfoy, storcendo il naso come se gli avessero detto che le tartine erano farcite di cacca di drago "che stai blaterando, Weasley?"

"Non fare il finto tonto!" borbottò Ron, anche se aveva perso gran parte del suo fervore "l'ho vista io, quindi farai meglio a... a..." ma non sapeva neanche lui cosa avrebbe dovuto fare, d'altronde non era mai stato un granché bravo a gestire le lacrime.

"Oh, per l'amor di Godric e del suo cappello!" intervenne infine Ginny, che probabilmente stava soffrendo per l'imbarazzo indotto "Hermione non stava piangendo per Malfoy."

L'idea, una volta posta in quel modo, sembrava in effetti abbastanza ridicola.

"Ma allora..." balbettò Ron, colto in fallo, e Hermione non poté che provare un esasperato moto di tenerezza nei suoi confronti. Sempre così scemo, sempre così pronto a difendere il suo onore, anche quando era completamente non necessario.

"Ero solo un po' emotiva per... beh... la notizia del bambino" dovette spiegare, intervenendo nel piccolo gruppo, e notando con grande scorno che tutti la guardavano con grande interesse.

"Ooooh!" sospirò la signora Weasley, portandosi una mano al petto con un grande sorriso.

Ron, invece, era impallidito, e Ginny le lanciò un'occhiata di fuoco. Ops. Probabilmente non lo sapevano ancora.

"Cielo... scusate, so che è una cosa improvvisa..." balbettò, cercando di rimediare.

"Ma no, ma no! Siamo solo sorpresi, ma è una splendida notizia, non è vero?" domandò il Signor Weasley, aggiustandosi gli occhiali e scrutando Hermione espressione intenerita.

Lei aggrottò le sopracciglia.

"Sì, certo... quindi, vedete, non c'è motivo di... voglio dire, Malfoy non c'entra nulla" aggiunse, con un certo imbarazzo, lanciando un'occhiata al diretto interessato, che aveva abbandonato l'espressione indifferente e ora la scrutava a sopracciglia aggrottate.

"Oh, cara!" esclamò la signora Weasley, che, non riuscendo più a contenersi, la abbracciò di getto "sono così felice! Ora si spiega... beh, non voglio dire, certo... ma il matrimonio è arrivato così di fretta"

Hermione, travolta dall'abbraccio, sbatté gli occhi confusa. Poi incontrò lo sguardo di Ron, che era pallidissimo e boccheggiava, e sentì la stessa espressione dipingersi sul suo volto prima ancora di capire cosa fosse successo.

"Oh... no! Voglio dire... io... Malfoy..." balbettò, orripilata dal tremendo equivoco, mentre la signora Weasley, sciolto l'abbraccio, le offriva un sorrisino materno e lacrimoso.

"Per piacere, non mettermi ulteriormente in mezzo" disse Malfoy, freddo, con il canapé al salmone che gli pendeva tristemente dalla mano.

"SIGNORINA!" strillò in quel mentre una vocina acuta e decisamente irritata "Bonky è mezz'ora che cerca! Dov'è finita? C'è cano selvaggio in pista!"

Forse sarebbe potuta scoppiare a piangere. A quel punto sarebbe stato comprensibile.

"Un momento, Bonky, devo solo..."

"Non momento, Signorina!" strillò la creaturina "c'è cano a tre gambe! Sposo è sparito, tu viene SUBITO!"

"HO DETTO UN MOMENTO" si trovò a ruggire, pestando un piede a terra, e facendo calare un certo silenzio tra gli astanti. Ginny la guardò con un'aria stranita, mentre avrebbe potuto giurare che Malfoy stesse trattenendosi dal ridere.

"Signorina" la interpellò Bonky, sussiegoso "lei non urla così a Bonky. Bonky è lavoratore pagato, signorina, non elfo domestico senza vestiti."

Hermione lo guardò come se le avesse appena scagliato un petrificus totalus. Sentì distintamente Ron ridacchiare, e gli lanciò un'occhiata di fuoco.

"Senti, Bonky, io..." iniziò, cercando di racimolare i pochi brandelli di pazienza che ancora le restavano.

"BONKY È UN ELFO LIBERO" strillò la creaturina, sovrastando il suo vano tentativo di portare del senso a quella giornata "Bonky lotta per i suoi diritti e c'è legge che protegge Bonky, e lei.. lei..."

Con sommo orrore di Hermione, gli enormi occhi marroni di bonky si riempirono di calde lacrime, e il suo labbro inferiore iniziò a tremare.

Hermione si sentì come un vermicolo nudo nella nuda terra, e si fece piccola piccola davanti allo sguardo liquido e coraggioso dell'elfo, che la fronteggiava con evidente dignità.

"Lei fa fare a Bonky il suo lavoro. Perché Bonky se lo merita, signorina"

"Ah" commentò una voce beffarda alle sue spalle "voglio proprio vederti replicare, ora".

Ignorò platealmente la parole di Malfoy, odiando a morte l'idea che avesse ragione. Sconfitta e umiliata, abbassò la testa verso Bonky, che esibiva un'aria coraggiosa, e si rese conto che lo odiava a morte. Insomma, le era concesso odiare un elfo domestico, no?

"D'accordo" gli rispose a denti stretti "va bene. Andiamo a... dove ti pare. Chissenefrega" si rendeva conto di dover avere un'aria folle, ma a quel punto aveva importanza?

Le sue parole sembrarono far ritrovare il buonumore all'infida creatura, che improvvisamente le rivolse un sorrisone smagliante e raddrizzò la schiena.

Maledetto, viscido, infingardo... lo apostrofò nella sua testa, mentre lui le faceva cenno di seguirla verso la fine del padiglione.

"Infilzata dalla tua stessa spada, eh Granger?" la apostrofò Malfoy, che sembrava aver ritrovato il buonumore. Con suo grande stupore, sentì Ginny sghignazzare a quelle parole, ma non si voltò a guardare.

"Scommetto che ti sta simpatico, eh, Malfoy?" domandò quest'ultima, con tono allusivo.

"Sai, Weasley, devo proprio dire di sì" fu l'ultima risposta che sentì, in una straordinaria sfumatura autoironica, prima di venir definitivamente rapita dall'elfo domestico in frac, che la trascinò verso la parte opposta del giardino, in direzione di uno splendente palco argentato.

  
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