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Autore: Sel Dolce    04/04/2021    2 recensioni
[Sterek | Fem!Stiles | Rating arancione]
Dal testo:
L’uomo le si parò davanti e, wow, Stiles non aveva mai visto degli occhi verdi così belli. Fece un passo indietro, versandosi un po’ di champagne sul vestito, ma non le importò. Dovette mordersi la lingua per non dirgli che lo trovava attraente e dovette usare ogni briciolo di buona volontà che aveva in corpo per non allungare la mano e toccargli quella barba che sembrava invitarla a farlo.
Oddio, aveva un debole per gli uomini con la barba e gli occhi verdi.
«Non è sicuro, questo evento.» le disse avvicinandosi tanto da riuscire a bisbigliare quelle parole contro il suo orecchio.
Stiles prese un profondo respiro «Non dica sciocchezze, è un semplice ballo.» rispose ignorando lo sguardo confuso dell’uomo «Ora, se permette o meno, devo andare.» aggiunse posando il calice sul tavolo vicino, doveva allontanarsi da quell’Adone se voleva attirare il suo serial killer.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: OOC, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta fanfiction Fem!Stiles'
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Nota autrice:

Questa storia non ha quasi senso, è un completo flusso scritto dalle 22 di sera alle 6 del mattino (talmente assorta non mi sono veramente resa conto del tempo che passava).

Famiglia Hale, viva, ma solo ad un certo punto mi sono ricordata di Cora.

Theo? Umano.

Linea temporale? Inesistente.

Personaggi? Completamente out of character.

Stiles? Stiles l’ho voluta cazzuta, non la tipica damigella indifesa in attesa che il grande e possente Alpha la salvi, Stiles è un personaggio forte, la mia Stiles si salva da sola.

Perché lo pubblico? Perché sentivo che era da un po’ che non scrivevo sugli Sterek, ma anche con la promessa che non scriverò più delle Fem!Stiles, perché non regala le gioie degli Sterek originali.

Buona lettura,

Sel

 

 

 

 

 

 

«No Stiles, non ti aiuterò!» Scott incrociò le braccia al petto, rifiutandosi di guardare in faccia la sua migliore amica, ben sapendo che se avesse visto i suoi occhi supplicanti avrebbe ceduto.

«Oh, andiamo Scotty! Non succederà nulla di male.» provò a convincerlo afferrandogli il braccio, provando a ruotarlo verso di lei, ma la sua forza umana era nulla contro quella del licantropo.

I due ragazzi, appena diciasettenni, erano seduti sul cofano della vecchia Jeep di Stiles, davanti a loro il panorama di Beacon Hills illuminata dalla Luna piena. Erano soliti uscire durante quelle notti, allontanarsi dalla città in caso Scott non fosse riuscito a controllarsi.

Era da ormai un anno che Scott McCall era stato morso da un licantropo di passaggio che aveva ben pensato di salvare il povero ragazzo che stava per perire sotto un forte attacco d’asma, l’unico problema era stata la sparizione del suddetto uomo che era sparito nel nulla, lasciando a Stiles il compito di educare il migliore amico alla sua nuova vita. Non erano stati mesi facili, ma Stiles gli era sempre stata vicino e Scott molto probabilmente sarebbe morto senza di lei.

«Ma perché devi sempre impicciarti nei casi di tuo padre?» le domandò esasperato, da quando era in controllo dei suoi poteri, Stiles aveva preso a cercare di risolvere i casi del padre con il suo aiuto, autoproclamandoli vigilanti notturni di Beacon Hills.

Stiles sorrise, ben sapendo che Scott era sul punto di cedere «Okay.» disse scendendo dal cofano «Andrò da sola, infondo non ho bisogno di te.» aggiunse alzando le spalle, come se non sapesse quanto il licantropo fosse protettivo nei suoi confronti.

«Cosa? NO!» Scott per poco non scivolò sbattendo il sedere a terra «Stiles, è troppo pericoloso, vengo con te!» cedette e quando vide il sorriso dell’amica capì di essere stato fregato, un’altra volta.

⸸⸸⸸

Stiles era incontrollabile, quando aveva visto il file sul tavolo in salotto non aveva potuto fare a meno di dare una sbirciata. Suo padre le era sembrato particolarmente stressato al riguardo e aveva atteso fino a quando non fosse andato a letto per poterne leggere il contenuto.

Vide le foto e arricciò il naso, non erano i primi cadaveri che vedeva, ma certi erano semplicemente da bile. In tutto erano nove donne, tutte di giovane età, tra le coincidenze era segnata la presenza di numerosi nei sui corpi delle vittime e abiti da ballo che sembravano richiamare qualche festa a corte. Quindi, Stiles ricapitolò, nei e abiti da principesse.

Rimise tutto com’era e corse in camera sua, pronta a fare una ricerca ben mirata: lei quel caso lo avrebbe risolto.

⸸⸸⸸

Trovare un evento che ospitava un ballo stile rinascimentale era stato facile, era uno tra gli eventi più esclusivi a cui partecipare e non era roba per tutti. Stiles stessa aveva sempre evitato eventi che richiedessero abiti eleganti.

Una volta prenotato un biglietto per lei e Scott (le erano costati un occhio della testa, ma aveva delle vite da salvare), era andata da Lydia, spavalda e senza alcuna vergogna per chiedere aiuto nel trovare un abito. Non erano in alcun modo amiche, Stiles non poteva nemmeno sognarsi di poter essere amica con la ragazza più popolare di Beacon Hills, ma sapeva che se qualcuno poteva aiutarla era proprio lei.

Lydia l’aveva guardata come se fosse pazza, ma aveva annuito.

In un solo pomeriggio Stiles non aveva mai provato così tanti abiti in vita sua e il fatto che Lydia avesse pagato per lei l’aveva semplicemente fatta rabbrividire, chiedendosi quanto le sarebbe effettivamente costato restituirle il favore.

Doveva mettersi a cercare un lavoro, le avrebbe restituito fino all’ultimo centesimo.

⸸⸸⸸

Attese che il padre uscisse per andare a lavoro, lo salutò alla porta con un sorriso e raccomandandogli di fare attenzione. Attese sulla porta, salutandolo con la mano, fino a quando non fu infondo alla strada.

Tornò in casa e andò dritta nella doccia, aveva solo due ore prima che Scott arrivasse e lei doveva essere abbastanza attraente da riuscire ad attirare l’attenzione del serial killer.

Asciugatasi i capelli ed indossato una vestaglia Stiles si sedé davanti allo specchio cercando in Internet una acconciatura abbastanza semplice da fare, ma anche elegante. Il makeup molto natural per mostrare al serial killer tutti i suoi nei, cercando di attirarlo, sulla labbra un rossetto bordeaux che aveva comprato appositamente per la missione. Si guardò allo specchio soddisfatta del suo lavoro, anche se sapeva che poteva fare molto meglio se si fosse impegnata.

Tornò in camera e a fatica estrasse il voluminoso abito rosso dall’armadio. Lo posò sul letto guardandolo per bene, non lo aveva fatto al negozio, fidandosi ciecamente del parere di Lydia. Era un abito decisamente extra per lei, ma era sicuramente appariscente, avrebbe attirato l’attenzione di chiunque. Era un abito che non copriva le spalle, ma aveva delle maniche da cui cadeva un mantello che le faceva venire voglia di camminare veloce per sentirlo “volare” dietro di lei. Il corpetto era decorato da dei piccoli fiori rossi, fino a decorare anche il tulle della gonna vaporosa. Erano leggermente fastidiosi se doveva essere sincera. Ai piedi indossò delle Converse rosse, perché di mettere dei tacchi non se ne parlava proprio, se avesse dovuto correre avere dei trampoli non le sarebbe stato d’aiuto.

Si guardò allo specchio, arrossendo leggermente, non si era mai vista così carina. Non era un’amante dei vestiti, non erano funzionali quando si aveva una vita movimentata e doveva costantemente correre dietro a Scott per evitare che finisse in qualche guaio.

Guardò l’orologio, mancavano cinque minuti al suo appuntamento con il licantropo, tanto valeva farsi trovare sulla porta. Afferrò una delle poche borse eleganti che aveva e infilò il cellulare, un teaser che il padre le aveva regalato anni prima e un fischietto per cani, lo usava principalmente su Scott, per attirare la sua attenzione quando lo beccava a sbavare dietro Allison Argent senza prestare attenzione a quello che gli stava dicendo.

«Wow» fu la prima parola che il ragazzo disse vedendo la migliore amica conciata a festa «Scusa, pensavo questa fosse casa Stilinski.» scherzò guardandosi intorno, con tanto di mano posata sulla fronte.

Stiles rise e scosse la testa «Molto divertente, Scotty–boy.» disse sistemandogli la cravatta leggermente storta, dovevano essere impeccabili se volevano che il piano funzionasse.

Si avviarono verso la Jeep, la carrozza della serata, e Stiles salì a fatica nel posto del guidatore. Era completamente circondata da stoffa e la gonna le finiva sotto i piedi, ma se avesse provato a raccogliere il tessuto non avrebbe lasciato molto spazio per manovrare il volante. Si lasciò sfuggire un verso snervato e guardò il suo compagno d’avventure «Credo che dovrai guidare tu.» disse sconsolata, odiava far guidare la sua bimba ad altre persone, non si fidava di nessuno con quel cimelio di famiglia.

«Sì, credo che sia l’idea migliore.» convenne Scott scendendo dalla parte del passeggero per andare ad aiutare Stiles a liberarsi ed accompagnarla a sedersi dove prima c’era lui, essendo abbastanza galante da aiutarla con il vestito e poi chiuderle la portiera, con tanto di un piccolo inchino.

Stiles gli fece il dito medio.

⸸⸸⸸

Entrare mostrando l’invito era stato facile, la sicurezza non aveva chiesto nemmeno di vedere un documento in quanto, teoricamente, l’evento era riservato a soggetti maggiorenni.

La musica da valzer era piacevole, Stiles si trovò a muoversi a tempo nonostante non stesse ballando. Era al bordo della pista, un bicchiere di champagne tra le mani, ma non aveva nemmeno provato a bere conoscendo la sua tolleranza alcolica e il bisogno di rimanere completamente lucida. Dall’altra parte della sala Scott stava ammagliando una giovane donna che era decisamente troppo grande per lui, per la miseria.

Finalmente qualcuno si fermò vicino a lei, ma fece finta di nulla. Con la coda dell’occhio vide un uomo, affascinante, ma cercò di non cedere a girarsi verso di lui. Se fosse stato il serial killer le avrebbe proposto di ballare.

«Non sei troppo giovane per essere qui?» domandò lo sconosciuto, il quale stava guardando come lei verso la pista.

«Se sono qui vuol dire che ho l’età per esserci, signore.» rispose mordendosi leggermente il labbro inferiore, Dio, la voce roca dell’uomo era meravigliosa. Pregò che non fosse lui il serial killer, le sarebbe dispiaciuto farlo finire in carcere.

L’uomo le si parò davanti e, wow, Stiles non aveva mai visto degli occhi verdi così belli. Fece un passo indietro, versandosi un po’ di champagne sul vestito, ma non le importò. Dovette mordersi la lingua per non dirgli che lo trovava attraente e dovette usare ogni briciolo di buona volontà che aveva in corpo per non allungare la mano e toccargli quella barba che sembrava invitarla a farlo.

Oddio, aveva un debole per gli uomini con la barba e gli occhi verdi.

«Non è sicuro, questo evento.» le disse avvicinandosi tanto da riuscire a bisbigliare quelle parole contro il suo orecchio.

Stiles prese un profondo respiro «Non dica sciocchezze, è un semplice ballo.» rispose ignorando lo sguardo confuso dell’uomo «Ora, se permette o meno, devo andare.» aggiunse posando il calice sul tavolo vicino, doveva allontanarsi da quell’Adone se voleva attirare il suo serial killer.

⸸⸸⸸

Andò al bagno delle signore per darsi una rinfrescata, l’incontro con quell’uomo l’aveva lasciata decisamente calda. Si bagnò i polsi con l’acqua fredda e sorrise cortesemente alla ragazza bionda che si stava risistemando il trucco, un acceso rossetto rosso sulle labbra ed un incantevole abito blu.

«Erica?» domandò perché, diamine, quella era Erica Reyes e lei l’aveva riconosciuta. Dio, non se la ricordava per niente così provocante, ma ricordava che trovava sempre piacevole sedersi insieme a lei a pranzo al tavolo degli sfigati.

Erano sempre stati lei, Scott, Erica, Isaac e Boyd a quel tavolo, un gruppo strano, che non si parlava nemmeno a volte, ma formare un gruppo in mensa era un ottimo metodo per allontanare i bulli. Stiles si era ritrovata troppe volte con lo yogurt tra i capelli.

«Stiles, cosa ci fai qui?» domandò la bionda realizzando anche lei che la sua ex compagna di scuola era in quel bagno. Non ci aveva fatto caso, non aveva mai visto Stiles Stilinski conciata per bene e soprattutto senza Scott McCall.

«Uhm, sono qui con Scott, sai, una festa divertente.» ah, ecco, Erica quasi rise, era impossibile per quei due stare lontani.

L’umana si asciugò le mani con il vestito, senza nemmeno rendersi conto di averlo fatto, la madre l’aveva sgridata un milione di volte per quel suo vizio «Tu sei sola? Sai, da quando ti sei trasferita poi se ne sono andati anche Isaac e Boyd, al tavolo degli sfigati siamo rimasti solo io e Scott.» disse posandosi contro il lavandino, era piacevole incontrare qualche faccia amica mentre si dava la caccia ad un serial killer.

«No, sono qui con degli amici.» rispose sorridendo Erica, la ragazza le era sempre piaciuta. Quando era finito in rete un video di lei che se la faceva nei pantaloni dopo un attacco epilettico Stiles era andata dritta dal padre e in poche ore il video era scomparso.

«Be’, è stato veramente un piacere rivederti! Se avessi con me la mia borsa ti direi di lasciarmi il tuo numero, ma credo di averla dimenticata al tavolo.» disse battendole una mano sulla spalla «Ci vediamo in sala.» aggiunse tirando su il vestito per non bagnarlo su una piccola pozza d’acqua che si era creata vicino l’uscita.

Erica sorrise nel vedere le Converse rosse, ora sì che riconosceva Stiles Stilinski.

⸸⸸⸸

Era appena rientrata in sala quando un uomo le si parò davanti e sfortunatamente non era il bel tenebroso di prima. Era un uomo adulto, tanto che tra i capelli si vedevano già dei fili bianchi, gli occhi erano di un celeste glaciale e il sorriso era disturbante, almeno per Stiles.

«Non ho potuto che notare che non avete ballato per tutta la serata, Miss.» disse con fare galante, prendendole una mano per baciarne il dorso e, ew, Stiles voleva tornare in bagno a lavarla.

Sorrise in modo amorevole, capendo che davanti a lei c’era l’uomo che cercava, il killer di giovani donne ricoperte di nei.

«Nessuno mi ha invitata, Sir.» rispose con lo stesso gergo, cercò di sembrare imbarazzata e lusingata, recitare le veniva bene, non a caso faceva parte del drama club, ma a causa della sua iperattività e l’abitudine di scordarsi gli incontri del club la professoressa Janet non le aveva mai assegnato un ruolo e Stiles non poteva lamentarsene.

«Allora concedetemi l’onore.» propose offrendole la mano e la ragazza accettò, cercando con gli occhi Scott, per avvertirlo che aveva trovato il loro uomo.

Arrivarono in un angolo della pista, l’uomo le prese una mano e l’altra la posò sul suo fianco, iniziando subito a condurre. Stiles si lasciò trascinare, completamente ignorante sul come si ballasse un valzer, non aveva avuto tempo per prendere delle lezioni e nemmeno per vedere dei video su YouTube.

«Allora, è venuta con qualcuno?» domandò l’uomo mentre la faceva volteggiare abilmente.

«No, sono sola questa sera, la mia amica ha avuto un malore proprio questo pomeriggio.» rispose facendogli capire che era una ragazza sola ed indifesa, senza qualcuno che la cercasse.

L’uomo annuì, un piccolo sorriso maligno ad adornargli il viso «Un vero peccato, spero che si riprenda per il prossimo ballo.» disse come da buona maniera e Stiles voleva alzare gli occhi al cielo, quell’uomo era noioso e il suo alito sgradevole.

Ballarono in silenzio per pochi minuti prima che l’uomo riprese parola «Sa, Miss, è una vera fortuna averla incontrata.» iniziò attirandola contro il suo corpo, mettendo a disagio la ragazza «Da tempo cerco una bella ragazza da sposare.» Stiles lo guardò sconcertata: era così che conquistava le sue vittime? Passando direttamente alla proposta di matrimonio?

«Non ho molto tempo davanti a me, una malattia mi sta divorando dentro, e non ho nessuno a cui lasciare la mia eredità.» aggiunse sconsolato «Milioni di dollari finirebbero persi, ma se avessi una moglie sarebbe tutta sua, la mia fortuna, le mie aziende.» aggiunse e senza alcun preavvisò abbassò il viso per baciarle il collo «Voglio solo morire come un uomo sposato.» concluse ora posando entrambe le mani sui suoi fianchi. Si erano fermati, non stavano più ballando, e Stiles si sentiva estremamente a disagio. Cercò velocemente con lo sguardo Scott, ma non lo trovò.

L’uomo attirava le sue vittime con la promessa di una fortuna miliardaria, giovane donne sciocche da credere che un uomo potesse voler una totale sconosciuta come beneficiaria di qualsiasi cosa l’uomo avesse da promettere. Dio, che società in cui viveva, dove i soldi valevano più dell’amore.

Doveva far finta di stare al gioco «Io ne sarei lusingata, ma non conosco nemmeno il suo nome.» provò a fare la sostenuta, ma usò un tono malizioso posandogli una mano sul petto «Credo di meritarmi di sapere il nome del mio futuro marito.» aggiunse facendo camminare le dita fino ad accarezzargli la guancia. Dove aveva imparato a comportarsi in quel modo? Doveva smetterla di vedere tutti quei telefilm Netflix ricchi di scene sessuali.

«Francis, Miss. Il nome di mia moglie, invece?» domandò con gli occhi che scintillavano di lussuria. Stiles poteva immaginare cosa passasse per la mente dell’uomo. Una volta usciti da quel palazzo avrebbe cercato di violentarla e poi stringerle una corda intorno alla gola, come aveva fatto con le altre nove.

«Il mio nome è Mary.» rispose sorridendo «Francis, se mi accompagna e recuperare la mia borsa poi possiamo andare in un posto un po’ più privato.» propose sussurrandogli in un orecchio, cercando di sembrare completamente ed indiscutibilmente pronta ad andare a letto con lui.

Francis si leccò le labbra e le fece cenno con la testa di fargli strada. Stiles sorrise e si incamminò, sperando di incontrare Scott.

⸸⸸⸸

Francis la portò all’esterno dell’edificio e Stiles stava letteralmente tremando, di Scott non aveva visto nemmeno l’ombra e non aveva incontrato nemmeno Erica, alla quale avrebbe potuto chiedere di andarlo a cercare.

«Vieni, casa mia non è lontana, se passiamo per di lì arriveremo in un secondo.» le disse indicandole un vicolo non molto lontano. Stiles annuì, non voleva farlo insospettire, ma doveva usare il fischietto per attirare Scott prima che fosse troppo lontana.

«Ti dispiace se fumo?» domandò in quanto aveva sempre pensato che il suo fischietto sembrasse una sigaretta elettronica.

Francis le rispose con un gesto della mano, la galanteria di prima completamente scomparsa. Stiles non poteva lamentarsene.

Utilizzò il fischietto e pregò che Scott l’avesse sentito, perché in caso contrario era letteralmente spacciata.

Entrarono nel vicolo e appena furono a metà strada Francis l’afferrò per le spalle e la spinse contro il muro umido e sporco «Francis, non è questo il luogo.» provò a dire mentre l’uomo le stava leggermente divorando di baci il collo. Disgustoso, si sarebbe dovuta lavare con la candeggina dopo questa notte.

«Francis, non possiamo andare nel tuo appartamento?» provò a chiedergli mentre cercava di spingerlo via, ma l’uomo era molto determinato. Stiles sbuffò annoiata, cercando di non farsi prendere dal panico. Aveva fiducia in Scott, l’avrebbe salvata.

Insomma, non poteva perdere la sua verginità e morire nella stessa notte, soprattutto quando non voleva fare nessuna delle due cose.

«Siete tutte così stupide.» bisbigliò Francis «Basta ingannarvi con un po’ di soldi e subito andate dietro ad un totale sconosciuto.» disse mentre provava a tirare su gli strati di gonna, ma Stiles non gli stava certamente rendendo le cose facili, continuando a tirargli calci.

«Siete tutte così belle, con i vostri nei ed i vostri abiti.» disse digrignando dal dolore quando Stiles lo colpì sullo stinco «Bellezze di un altro tempo, così lontane ed intoccabili. Ma io posso avervi, che lo vogliate o no.» Francis iniziò a ridere come un pazzo e Stiles si spaventò. Era quel tipo di risate che si sentivano nei film horror o sui documentari sugli squilibrati, lei ne vedeva troppi.

«Senti, feticista dei nei, vedi di levarti.» sbottò afferrandolo per le spalle e riuscì ad allontanarlo, almeno per un attimo, quel poco che bastava per afferrare dalla borsa aperta il suo teaser. Lo colpì al collo, premendo quasi con cattiveria e non lo lasciò nemmeno quando fu ormai a terra privo di sensi.

Si tolse una ciocca di capelli che le era finita davanti al viso pronta a chiamare il padre, ma sentì qualcuno correre per il vicolo. Afferrò il teaser e lo puntò contro i nuovi arrivati, aveva un’arma e non aveva paura ad usarla.

«Che cosa succede?» domandò osservando Scott con alle spalle Erica, Isaac, Boyd e l’uomo affascinante che aveva incontrato alla festa.

Scott si girò verso gli altri «Visto? Stiles sa cavarsela!» disse con una risata nervosa. L’uomo lo spinse contro il muro, afferrando il povero Scott per la cravatta «Idiota, poteva succederle qualunque cosa!» inveì contro il liceale «Che razza di licantropo sei se lasci un tuo compagno di Branco in pericolo?» domandò facendogli sbattere la testa abbastanza forse contro i mattoni e, ouch, Stiles sentì dolore solo a guardarlo.

Erica le si avvicinò, offrendole un fazzoletto per ripulirsi dalla saliva del viscido Francis «Cosa? Siete licantropi?» domandò sbalordita. Non poteva crederci, tutti gli sfigati erano diventati licantropi super fighi e lei no! Non era giusto!

«Sì, Stiles.» rispose Erica pulendola come meglio poteva «Derek ci ha aiutati quando ne avevamo più bisogno.» aggiunse sorridendo dolcemente verso il suo Alpha.

Derek. Stiles doveva imprimersi quel nome nella mente. E quel viso. Dio, voleva sognare quel viso in eterno.

«Aspetta, tu sei Derek Hale?!» domandò spalancando la bocca completamente presa di sorpresa. Quando aveva fatto le sue ricerche sul mondo sovrannaturale, con l’aiuto di Alan Deaton, aveva scoperto quanto fosse importante il Branco Hale, ma aveva creduto che l’Alpha fosse Thalia, non Derek.

L’uomo stava ancora ringhiando contro il suo migliore amico, perciò Isaac prese la parola «Sì, proprio lui.» rispose suonando particolarmente fiero.

«E Thalia Hale? L’ha uccisa per diventare un Alpha?» domandò in un bisbiglio, ma tutti la sentirono chiaramente.

«No.» rispose Boyd «Derek è un True Alpha.» aggiunse vedendo la confusione sul viso della ragazza.

Stiles alzò le mani «Okay, non so assolutamente cosa sia, ma questa sera ho abbastanza cose sul mio piatto. Sono stata quasi violentata, il mio migliore amico era scomparso chissà dove, ho un freddo pazzesco e devo chiamare mio padre per far arrestare questo stronzo.» disse chinandosi per recuperare la borsa con il cellulare che era caduta mentre scaricava il teaser contro il serial killer.

Rimase seduta a terra, decisamente stanca e l’adrenalina che aveva in corpo completamente scomparsa, voleva solo tornare a casa, farsi sgridare dal padre per aver corso un rischio del genere e dormire.

Sentì qualcosa posarsi sulle sue spalle e alzando lo sguardo incrociò gli occhi di Derek «Sei la figlia dello sceriffo Stilinski?» le domandò mentre con il solo potere delle sopracciglia comunicava qualcosa ai suoi Beta. Stiles annuì rimanendo ferma a guardarlo, aveva già detto che era incredibilmente attraente?

Derek la fece alzare, dicendole che non era il caso di sedersi sul pavimento umido e sporco «Lo chiamo io, non ti preoccupare.» le disse mentre l’accompagnava verso Scott «Portala a casa.» ordinò illuminando gli occhi di rosso e Scott annuì.

Quando furono nella Jeep Stiles faceva fatica a tenere gli occhi aperti «Dov’eri?» domandò finalmente, non era arrabbiata con lui, ma voleva capire cosa fosse successo per lasciarla correre quel rischio da sola.

«Ho sentito questa forza che mi trascinava verso Derek.» rispose il ragazzo «Stavo parlando con lui e abbiamo perso la cognizione del tempo, poi ho sentito il tuo fischietto.» disse sospirando pesantemente «Non riuscivo a trovarti, sono dovuto tornare dentro e chiedere aiuto a Derek, essendo un Alpha ha i sensi più sviluppati dei miei.» ammise sentendosi un perdente. Forse, se Derek non fosse stato lì lui non si sarebbe distratto e non avrebbe mai avuto bisogno del suo aiuto, ma non poteva esserne sicuro.

Si sarebbe fatto perdonare da Stiles.

⸸⸸⸸

Noah Stilinski sapeva benissimo che sulla Terra c’erano creature non completamente umane, il suo addestramento speciale per essere lo sceriffo di Beacon Hills lo aveva preparato. Era uno dei tanti segreti che il Governo cercava di tenere nascosto al più lungo possibile, affidando a poche persone la conoscenza di questo altro mondo. Noah aveva creduto per anni che fosse uno scherzo, perché non aveva mai creduto ai licantropi, vampiri o streghe.

Quando era stato eletto sceriffo aveva ricevuto la visita di Thalia Hale, che aveva seguito un lungo discorso su una collaborazione licantropo/uomo e Noah aveva quasi riso a quell’assurdità, ma poi aveva visto tutto con i suoi occhi e non aveva più potuto negare l’evidenza.

Quando Derek Hale lo aveva chiamato, proclamando di aver catturato il serial killer che uccideva giovane donne attirandole durante feste in cui si ballava il valzer non aveva potuto che domandarsi come avesse fatto a trovare il loro uomo.

Quando arrivò sulla scena e vide un orecchino che conosceva perfettamente accanto al serial killer non aveva potuto non trovare una rabbia immensa. Era una delle loro condizioni: non coinvolgere sua figlia e loro l’avevano infranta.

«Perché mia figlia era qui?» domandò raccogliendo da terra l’orecchino a forma di ape dorata, sapeva che era sua, glielo aveva regalato per il suo sedicesimo compleanno, quando la ragazza si era fissata di voler evitare l’estinzione delle api.

Derek guardò i suoi Beta «Noi non centriamo nulla.» rispose cercando sostegno dai giovani «Vero, erano già qui quando siamo arrivati.» aggiunse Erica stringendosi nella giacca di Boyd, non aveva freddo, ma il gesto galante del suo fidanzato le aveva fatto piacere.

«Erano? Lei e chi?» domandò Noah confuso, conosceva sua figlia, non avrebbe trascinato Scott in quel tipo di guai, non quando il poverino soffriva di forti attacchi d’asma.

«Lei e Scott.» rispose Isaac cercando approvazione nello sguardo dell’Alpha.

«Scott? Quel ragazzo non reggerebbe una situazione del genere, l’asma non glielo permette.» insomma, Noah aveva assistito ad uno dei suoi attacchi, era impossibile che avrebbe retto l’ansia di essere a caccia di un serial killer che cercava ragazze uguali a sua figlia.

«Scott è un licantropo, sceriffo.» disse Derek «E dovrei dirle anche che…» Noah lo ascoltò, si passò una mano sul viso stanco.

«Un problema alla volta giovanotto.» rispose quando l’Alpha finì di parlare, prima di tutto doveva sbattere in galera quell’assassino e poi tornare a casa da sua figlia.

Quella ragazza era in un mare di guai.

⸸⸸⸸

Stiles si svegliò con un raggio di Sole che le finì sugli occhi, fastidiosissimo e per niente un bel risveglio, soprattutto non dopo la notte passata.

Si alzò dal letto stiracchiandosi, alcune ossa scrocchiarono piacevolmente. Andò in bagno a sciacquarsi il viso ancora sporco del makeup che aveva indossato la sera prima, tornata a casa aveva avuto le forze solo per uscire dall’ingombrante vestito ed infilarsi il pigiama. La giacca di Derek era posata sullo schienale della sua sedia, ma non aveva alcuna idea di come restituirgliela. Non voleva tenere qualcosa che non fosse suo, poi i pensieri poco casti che le invocavano non aiutavano per niente.

Era stato amore a prima vista, non le era mai capitato, appena lo aveva guardato negli occhi aveva sentito una scossa percorrerle tutto il corpo, e il fatto che molto probabilmente lui aveva sentito chiaramente il suo cuore battere all’impazzata la faceva vergognare. Sicuramente l’aveva presa in giro insieme ai suoi Beta.

Afferrò un paio di jeans e una maglietta grigia, doveva andare a fare la spesa e preparare il pranzo. Suo padre molto probabilmente stava dormendo dopo il turno di notte e non voleva disturbarlo. Fece il più piano possibile, scivolando sul corrimano delle scale per non farse scricchiolare sotto il suo peso. La madre rideva sempre quando lo faceva, mentre il padre scuoteva la testa.

Entrò in cucina per prendersi un muffin per fare colazione, ma si fermò quando vide il padre seduto a tavola mentre leggeva il giornale e in mano una tazza di caffè fumante.

«Daddy–o, non dovresti essere a letto?» domandò schioccandogli un bacio sulla guancia, era raro che riuscissero a fare colazione insieme, quindi era sempre piacevole quando accadeva.

«Ho avuto una notte emozionante, siamo riusciti a catturare il serial killer dei balli.» ah, sì, quel terribile nome che avevano dato a Francis, Stiles doveva scrivere alla redazione del Beacon Hills Daily di cambiare reporter e trovarne uno con più fantasia.

«Notizia fantastica! Sono certa che sia stato merito tuo.» disse sedendosi vicino a lui, il muffin e una tazza di latte – il caffè le faceva male e la rendeva irascibile – mentre sorrideva contenta per aver nuovamente liberato Beacon Hills da uno psicopatico.

Noah chiuse il giornale «Certamente è merito di un Stilinski.» disse aprendo il palmo della mano e Stiles trattenne il respiro. Noah aveva il suo orecchino, istintivamente la ragazza si toccò i lobi costatando che effettivamente uno le mancava.

«Papà, posso spiegarti.» provò a dire arrossendo quanto il vestito che aveva indossato la sera precedente «Volevo solo darti una mano e io ero l’esca perfetta.».

Noah sospirò stancamente «Stiles, tu non sei un’esca, sei mia figlia.» disse prendendole una mano «So che sei intelligente, che credi di poter essere più brava di qualsiasi mio agente, ma sei ancora la mia bambina e finché non ti vedrò con un distintivo non voglio che tu ti metta in questo genere di situazioni.» Noah appoggiava completamente il desiderio di Stiles di unirsi alle forze dell’ordine, anche se preferiva altro per lei. Il lavoro era duro e la paga non molto alta, con il suo cervello poteva puntare molto più in alto.

«Non sei arrabbiato?» le domandò con gli occhi lucidi, lo stesso sguardo di Claudia quando cercava di farsi perdonare e Noah non era in grado di resistere, sotto quegli occhi si trasformava in burro liquido.

«No, Stiles, non sono arrabbiato, chissà quanto tempo ci avremmo messo senza di te.» doveva ammetterlo, le loro piste non portavano da nessuna parte e non avevano mai pensato di usare un’esca, anche perché nessuna alla centrale rispecchiava i gusti del serial killer «Ma sono arrabbiato perché non mi hai detto nulla di Scott.» aggiunse vedendo la figlia assumere un’espressione confusa e poi spalancare gli occhi.

«Tu sai?» domandò alzandosi dalla sedia. Per un anno aveva tenuto al sicuro il segreto del suo migliore amico, mentendo a suo padre per non coinvolgerlo, per tenerlo al sicuro, e lui sapeva già tutto e non sembrava per nulla spaventato all’idea che il suo migliore amico avesse delle zanne e gli occhi fluorescenti?

Noah si alzò a sua volta «Sono lo sceriffo, Stiles, io so tutto.» mentì, perché dannazione, fino alla sera prima non sapeva assolutamente nulla.

⸸⸸⸸

Stiles sbuffò spazientita, era stanca di fare da scalda panchina durante le partite di lacrosse. Non era certamente la migliore giocatrice, ma se il coach le avesse dato una possibilità avrebbe potuto dimostrare che un minimo era capace.

Essere seduta vicino a Greenberg, poi, che non faceva altro che mettersi le dita nel naso, non era per nulla piacevole. Erano sempre loro due seduti a guardare gli altri giocare, mai che mettessero quell’antipatico di Whittermore!

«Coach, mi faccia entrare, su!» implorò desiderosa di mettersi in gioco, suo padre era sugli spalti, per una volta che era riuscito a venire liberandosi dal lavoro. Voleva renderlo fiero, fargli vedere che era agile e scattante, che non doveva preoccuparsi per lei!

Da quando aveva scoperto di Scott il padre non faceva altro che osservarla attentamente, valutando se lasciarla fare o meno. Stiles non voleva che suo padre la rinchiudesse in casa, credendo che il mondo fosse troppo pericoloso per lei, Stiles era uno spirito libero e determinato.

Bobby Finstock scosse la testa «Niente da fare, principessa, queste bestie ti romperebbero le ossa.» disse veramente preoccupato per la ragazza, i giocatori della squadra avversaria erano veramente enormi, larghi quanto armadi e duri come roccia, tanto che il povero Danny–Bello era già stato messo K.O.

Non lo avrebbe mai ammesso, Bobby, ma quella Bilinski le piaceva proprio, lei e il suo amico McCall. Quei due erano come una spina sul fianco, sempre a fare casino e ad essere schiappe sul campo, ma quando tornava a casa si ritrovava sempre a ridacchiare ripensando a cosa avessero combinato quei due.

«Oh, andiamo, Liam è più delicato di me!» provò a buttare una bugia, perché era molto improbabile che quel freshman fosse più debole di lei, durante gli allenamenti lo aveva addirittura soprannominato ghepardomannaro, perché era impossibile che fosse così agile e veloce di suo, perfino Scott faceva fatica a stargli dietro.

Finstock la guardò storto, ma non disse nulla, limitandosi a scuotere la testa ed allontanarsi a bordo campo per gridare qualcosa ai giocatori. Stiles sospirò sconfitta e si girò a guardare verso gli spalti. Inarcò un sopracciglio vedendo Erica tra gli spettatori, non la vedeva da mesi, e ritrovarla ad una partita da lacrosse non  sembrava normale, soprattutto perché la ragazza odiava quello sport.

Decidendo che a nessuno sarebbe mancata la sua presenza sulla panchina si avviò verso la ragazza, passando tra la folla in visibilio per un punto appena segnato da Scott.

«Hey, Erica, che bello vederti qui!» la salutò sedendosi al suo fianco.

La bionda le sorrise dolcemente «Sono qui per vedere Boyd.» rispose indicando il giocatore della squadra avversaria, Stiles non si era minimamente resa conto della presenza dell’ex compagno sul campo.

«Allora credo che tu sia sugli spalti sbagliati.» scherzò facendole notare che era nella parte che tifava per i Beacon Hills Cyclones. Erica emise una piccola risata «Lo so, ma dubito mi avresti notata se fossi stata dalla parte opposta.» disse assumendo poi un’espressione un po’ più seria.

Stiles lo conosceva quello sguardo, qualcosa non andava e lei doveva assolutamente scoprire di cosa si trattasse.

Erica le fece cenno di seguirla e Stiles lo fece senza pensarci, la partita ormai dimenticata. Finirono nel parcheggio della scuola, vicino ad un’auto nera che Stiles non aveva mai visto, quindi probabilmente appartenente a qualcuno della squadra avversaria.

«Stiles, sono qui per avvertirti: non andare nella riserva da sola, nemmeno in compagnia, fino a quando non ti dirò di farlo.» le disse guardandola in modo serio, una piccola ruga tra le sopracciglia, un’espressione leggermente preoccupata. Ecco, il punto però è che Stiles non è fatta per prendere ordini. C’era qualcosa nella riserva? Dio, doveva assolutamente scoprire di cosa si trattasse!

«Quindi limita le tue corse mattutine intorno a casa tua.» aggiunse e fu il turno di Stiles di aggrottarsi, come faceva a sapere che al mattino correva nella riserva? Non era una cosa che diceva a tutti, nemmeno Scott lo sapeva. Quello era il suo momento per stare da sola, una corsa tra gli alberi con il cantare degli uccelli nelle orecchie. La stava forse spiando?

Decise di non dire nulla al riguardo, annuendo silenziosamente «Certo, fammi sapere quando potrò tornarci.» rispose sorridendo, cercando di scrollarsi di dosso l’impressione di essere sotto controllo.

Che l’Alpha temesse che fosse un soggetto pericoloso? Solo perché era riuscita a catturare un serial killer senza doti soprannaturali e che fosse riuscita ad addomesticare Scott senza avere occhi rossi? Che stessero progettando di farla fuori?

Salutandola con la mano corse indietro verso il campo, giusto in tempo per vedere Liam segnare il punto della vittoria.

Non notò, dall’altra parte del campo, un certo Alpha osservarla.

⸸⸸⸸

Ovviamente Stiles il mattino dopo uscì di casa per andare nella riserva. Appena il padre uscì per andare a lavoro lei si vestì indossando una tuta e delle scarpe da ginnastica, ideali per correre da qualsiasi mostro si nascondesse tra gli alberi. Infilò nella tasca della giacca un po’ di sorbo e il teaser.

Uscendo dalla porta sul retro si guardò intorno, cercando di scorgere se qualcuno la stesse veramente osservando. Iniziò a correre sentendosi strana, forse Erica l’aveva resa leggermente paranoica la sera prima.

Non indossava mai delle cuffie durante le sue corse, aveva imparato con gli anni che era meglio non farsi distrasse, soprattutto quando si puzzava di licantropo. Di mostri ne aveva incontrati, attratti dall’odore di Scott su di lei, ma era sempre riuscita a cavarsela, anche grazie alla sua velocità (che il coach non apprezzava, altrimenti la farebbe giocare!).

Si fermò dopo una mezzora guardandosi intorno e sentì il cuore impazzirle nel rendersi conto che era in una parte della riserva che non aveva mai visto prima, talmente assorta nei suoi pensieri non si era resa conto di essersi allontanata dal sentiero principale.

Davanti a lei c’era il tronco mozzato di un albero, le radici leggermente sporgenti sembravano creare una barriera intorno al cuore dell’albero, ma Stiles sentiva qualcosa che la chiamava. Si guardò nuovamente intorno e si strinse le mani al petto, che fosse una trappola?

Fece un passo in avanti ed inciampò contro una radice che non aveva visto, finendo con il volto contro le foglie. Rise di sé stessa, incredula di quanto potesse essere sfigata. Quando provò ad alzarsi sentì una mano posarsi sulla sua spalla e istintivamente lasciò scappare un urlo che spaventò i poveri uccelli che canticchiavano sui rami.

Non conosceva l’uomo che aveva davanti a lei, non lo aveva mai visto in vita sua e i suoi occhi rossi non suggerivano nulla di buono. Istintivamente stese una gamba colpendo quelle dell’Alpha, facendolo vacillare abbastanza da darle il tempo si alzarsi e cominciare a correre.

Non si guardò alle spalle, facendo attenzione a dove stava andando. Dannata lei, avrebbe dovuto dare ascolto ad Erica e starsene a casa! Un Alpha selvaggio a piede libero era l’ultima cosa che le serviva e lei assolutamente non voleva diventare un licantropo!

Era completamente persa, non sapeva più dove stava andando, non riconosceva nulla di quello che aveva intorno e non aveva il cellulare insieme a lei per chiamare Scott.

Mise la mano in tasca, dove teneva il sorbo e lo tirò in aria, creando un cerchio intorno a lei. Ora, Stiles non aveva fatto la mossa più intelligente della sua vita, intrappolarsi nel bel mezzo del nulla con un licantropo alle calcagna, ma non poteva nemmeno correre in eterno.

L’Alpha sorrise vittorioso, credendo che la sua preda si fosse arresa, ma quando provò a saltarle addosso venne bloccato dalla barriera. Si lasciò fuggire un ruggito infastidito, talmente potente da farle vibrare la terra sotto i piedi e Stiles pregò che anche Scott lo avesse sentito, o a questo punto anche Erica.

«Vieni fuori, non voglio farti del male.» provò a convincerla sorridendo mostrando i denti aguzzi e Stiles scosse la testa «Mia mamma mi ha insegnato a non dare confidenza agli sconosciuti.» rispose guardandosi intorno, pregando che qualcuno arrivasse.

Peccato che le sue preghiere fossero esaudite sotto la forma di Liam Dunbar, il quale correva tranquillamente con un paio di cuffie sulle orecchie, rendendolo completamente ignaro del pericolo che stava correndo.

L’Alpha sorrise vittorioso, non voleva necessariamente la ragazza, gli bastava un Beta qualsiasi. Stiles imprecò ad alta voce e spezzò la barriera andando dietro all’Alpha, riuscendo a raggiungerlo e saltargli addosso mentre Liam continuava indisturbato la sua corsa. Ruzzolarono insieme giù per un pendio e Stiles giurò di aver una miriade di schegge infilzate nel polpaccio scoperto.

Sibilò dal dolore quando sbatté la testa contro un masso e l’Alpha finì con il suo peso sopra di lei. Si sentì per un attimo soffocare e la visione le si sfocò, ma con le mani spinse il viso dell’Alpha lontano dal suo. Dio, quanto gli puzzava l’alito!

«Smettila di resistere!» ordinò sentendo il viso bruciargli a causa del sorbo che era rimasto sulle mani della fanciulla. Mai in vita sua si sarebbe aspettato che quella ragazzina si buttasse praticamente su di lui per salvare un altro moccioso. Nessuno gli aveva detto che farsi dei Beta era così dannatamente difficile, in più aveva un altro Alpha alle calcagna.

«Certo, aspetta un attimo.» sbuffò infastidita la ragazza mente percepiva chiaramente del sangue colarle dalla tempia e un forte mal di testa le stava rendendo difficile rimanere concentrata. Sentiva le braccia piegarsi contro la forza con cui l’Alpha stava cercando di avvicinarsi al suo collo, quando se fosse stato abbastanza intelligente gli sarebbe bastato allontanarsi dalla sua faccia e morderle qualsiasi altra parte del corpo. Infondo Scott era stato morso sullo stomaco.

Stiles alzò un ginocchio andando a colpirlo contro le parti basse e il licantropo ululò infastidito, quella ragazza gli stava rendendo le cose troppo complicate. Doveva essere una questione di pochi secondi, un morso e poi rapirla e portarla in un nuovo territorio per iniziare un Branco.

L’Alpha si alzò tenendosi la parte lesa tra le mani, mentre Stiles nonostante il corpo fosse tutto un dolore riuscì a mettersi in piedi e ricominciare a correre. Ora non aveva molte probabilità di farcela, ma non si sarebbe arresa senza combattere.

Questa volta fu lei quella a venire spinta e – dannazione – nuovamente ruzzolarono per un pedio e questa volta Stiles la pendenza aveva una quantità di massi maggiore di quella precedente. Sbatté la testa numerose volte e una manica della giacca si incastrò contro un ramo, strappandosi.

«Dovrai ripagarmi la tuta, stronzo.» sibilò in preda al dolore, ma cercando di non dare a vedere quanto fosse in realtà spaventata. Riuscì a prendere il teaser mentre l’Alpha si riprendeva dalla caduta e lo scaricò contro il licantropo. Non lo aveva usato dal suo incontro con Francis, erano stati mesi tranquilli, senza eventi degni di nota, ma poi Erica aveva dovuto darle quella curiosità e si era ritrovata in pericolo. Molto probabilmente se le non fosse andata alla ricerca del mostro di turno, il povero Liam sarebbe finito sotto le zanne poco amichevoli di quell’idiota che stava ululando sotto la scarica d’elettricità.

D’un tratto si sentì sollevare da terra, allontanandola dal licantropo e per poco non colpì con il teaser Isaac, il quale la guardava accigliato. Stiles si spostò i capelli da davanti il viso e riconobbe intorno a lei il ragazzo biondo, Erica, Boyd e quel gran fi– e il loro Alpha, Derek.

Derek Hale, del quale aveva ancora la giacca in casa, chiusa nell’armadio, sopra una stampella, tra i suoi vestiti. No, assolutamente no, non la tirava fuori di tanto in tanto per sentirne l’odore o ricordarsi del gesto da galantuomo che aveva offerto la sera della cattura del serial killer dei balli.

L’Alpha selvaggio era a terra tramortito, sicuramente tutto quel cadere ed essere vittima del teaser della ragazza non gli aveva fatto molto bene, Erica lo toccò con un piede «Hai veramente sconfitto un Alpha?» domandò sorpresa guardando il fidanzato che stava in silenzio dietro a Derek, ma ugualmente sorpreso da come la loro ex compagna di scuola fosse riuscita a fare quello che loro in tre settimane non erano riusciti a fare.

Stiles si rilassò leggermente, appoggiando interamente il corpo contro quello di Isaac, lasciandosi sorreggere «Be’, che dire? Sono o non sono una Stilinski?» domandò con tanto di occhiolino verso la bionda. Suo padre si vantava spesso di tutte le gare che aveva vinto, dalla corsa al combattimento, e sua madre era stata campionessa di tiro con l’arco. Stiles aveva passato la sua infanzia a cercare di imitare i genitori e ringraziò il cielo, altrimenti non sarebbe sopravvissuta.

Prima che qualcuno potesse dire qualcosa Stiles perse i sensi.

⸸⸸⸸

Derek rimase seduto immobile davanti la stanza dove stavano visitando Stiles, i pugni stretti sulle ginocchia e l’udito concentrato su quanto stavano dicendo i dottori all’interno mentre estraevano le numerose schegge di legno dal corpo della ragazza.

«Preoccupato?» al suo fianco si sedette una donna che indossava un camice bianco, uno stetoscopio appeso al collo. I lunghi capelli castani erano tenuti in una coda alta, gli occhi verdi leggermente preoccupati nel vedere l’uomo così concentrato verso la porta dove sapeva esserci una ragazza in attesa di cure.

Derek rimase in silenzio, non volendo rischiare di perdere anche una sola parola detta dalle persone nella stanza.

Laura sospirò pesantemente «È la ragazza di cui parlavi con mamma?» domandò posando una mano sulla spalla del fratello. Laura non era solita origliare, ma c’erano occasioni in cui la sua curiosità prendeva il sopravvento e vedere suo fratello venire a casa nel bel mezzo della notte e correre a svegliare loro madre aveva risvegliato il lei una forte curiosità e non aveva potuto fare a meno di aguzzare l’udito e ascoltare tutto.

L’uomo fece scattare la testa verso la sorella, uno sguardo truce «Fai silenzio.» sibilò guardando verso i suoi Beta che stavano scegliendo quale merenda prendere dal distributore automatico. Non ne aveva parlato con nessuno, solo con sua madre e – a quanto pareva – indirettamente anche con Laura.  

«Entro e vedo come va.» dichiarò la donna sistemandosi il camice prima di entrare, aprendo la porta abbastanza da permettere al fratello di vedere la ragazza sdraiata sul lettino, addormentata.

«Der, hai qualche centesimo da prestarmi?» Isaac teneva in mano un paio di monete, ma non abbastanza da permettergli di comprare un pacco di Reese’s «Volevo prendere a Stiles il suo snack preferito, per quando si sveglierà.» aggiunse arrossendo leggermente. C’era stato un tempo in cui aveva avuto una tremenda cotta per lei, era stata l’unica ad accorgersi che le cose per lui a casa non andassero bene e aveva fatto di tutto per tirarlo fuori da quell’incubo. Ricordò con dolcezza tutti i pomeriggi passati insieme a studiare, anche con Scott, così che non dovesse essere a casa con il padre. Quando il padre era stato arrestato e Derek si era presentato alla sua porta con l’offerta del Morso a Isaac era dispiaciuto lasciare la ragazza, soprattutto quando era merito suo se l’uomo era stato incarcerato. Quando poi l’aveva rivista al ballo, mentre cercavano entrambi di catturare il serial killer, aveva sentito un’immensa gioia nel rivederla, ma nulla collegato con la cotta che aveva avuto, gli era sembrato come rivedere una figura materna.

Derek gli sorrise forzatamente «Certo, ma prendi qualcosa anche per te.» disse posandogli una banconota tra le mani.

Quando il ragazzo si allontanò Derek si lasciò scappare un pesante sospiro, si sentiva una completa nullità. Per settimane avevano cercato di rintracciare quell’Alpha ed era stata Stiles a catturarlo. Quella ragazza era completamente fuori controllo e senza alcuno spirito di autoconservazione! Sua madre glielo aveva detto, Stiles Stilinski era una ragazza con tante energie quanto i guai che riusciva ad attirare verso la sua persona. Aveva mandato Erica a dirle di non avventurarsi nella riserva e lei che faceva? Usciva di proposito alla ricerca di un mostro.

Derek scosse la testa leggermente divertito, Stiles gli ricordava in qualche modo il sé stesso adolescente, sempre nei guai insieme allo zio Peter.

«Dov’è mia figlia?» la porta della corsia si spalancò rivelando uno sceriffo parecchio preoccupato, dietro di lui Scott e Melissa McCall. Derek aveva avuto il buon senso di chiamare immediatamente il padre della ragazza, assicurandogli che si sarebbe preso lui cura di lei.

Non si aspettava di vedere Scott, fu preso da una rabbia e senza nemmeno rendersene conto si alzò per raggiungerlo, afferrarlo per la maglietta e spingerlo contro il muro, come la prima volta che si erano incontrati.

«Stiles era da sola, in pericolo e tu dov’eri?» gli chiese quasi ringhiando. Scott era il Branco di Stiles, era praticamente lui l’Alpha, era compito suo assicurarsi che la ragazza non si facesse male, soprattutto in quanto umana. Derek veramente non riusciva a capacitarsi di come quei due fossero sopravvissuti tutto quel tempo senza un vero Alpha a guidarli.

Scott balbettò parole sconnesse, facendo aumentare la rabbia nel True Alpha e fu solamente grazie allo sceriffo che non si ritrovò con il naso rotto «Come sta Stiles?» chiese l’uomo cercando di distogliere l’attenzione di Derek dall’adolescente.

Il licantropo mollò la presa e Scott si rifugiò tra le braccia della madre «Sta bene, le stanno togliendo alcune schegge di legno e ha preso un bel po’ di colpi in testa, ma nulla di grave.» lo rassicurò vedendo subito l’espressione dello sceriffo rilassarsi leggermente «Stiles è stata veramente coraggiosa, è riuscita a sconfiggere un Alpha, da sola, a mani nude.» specificò sentendosi improvvisamente fiero. Stiles era una ragazza forte, intelligente ed evidentemente amante del pericolo, Derek sentiva il suo lupo letteralmente scodinzolare ogni volta che pensava a lei.

«Tutta sua madre.» sospirò lo sceriffo con un sorriso nostalgico sulle labbra, ricordava ancora come Claudia amasse cacciarsi nei guai, trascinandolo nella riserva alla ricerca di creature magiche dopo che Thalia aveva informato loro sull’esistenza del sovrannaturale.

Laura uscì dalla stanza e sorrise verso lo sceriffo «Dottoressa Laura Hale.» si presentò sporgendo la mano «Stiles è in perfetta salute, non ha riportato nessun danno permanente, dovrà solamente evitare di fare corse nella riserva per un po’.» disse con tono professionale, cercando di non farsi prendere dall’emozione di avere davanti a lei lo sceriffo. Non era emozionata dal fatto che era lo sceriffo, ma da quello che rappresentava nella sua famiglia.

«Grazie, dottoressa Hale.» rispose l’uomo sorridendola amorevolmente, ricordandosi ancora di quando era una bambina e giocava a fare la dottoressa e pretendesse che la piccola Stiles le facesse da paziente. Sfortunatamente quando Claudia si era ammalata i rapporti tra la famiglia Stilinski e la famiglia Hale si erano freddati, Noah voleva allontanare la figlia da quel mondo pericoloso, ma non si era nemmeno reso conto che la sua Stiles c’era finita comunque.

Laura si allontanò per andare nel suo ufficio, lasciando tutti gli altri ad aspettare, non potevano fare molto. Noah posò una mano sulla spalla di Derek e si sedette accanto a lui, senza dire una parola, osservando i quattro adolescenti litigare su di chi fosse la colpa dell’accaduto.

Derek sospirò nuovamente, chi gli aveva consigliato di trasformare solo adolescenti? Ah, sì, sua madre.

⸸⸸⸸

Stiles puntò un dito contro Scott, il quale stava cercando di mangiare in pace la sua pizza «Prendi le chiavi della Jeep, amico, stiamo per fare un viaggio.» annunciò lasciando sul tavolo il dossier con l’ultimo caso che suo padre non riusciva a risolvere. Si alzò di scatto, ignorando il dolore alle gambe, ancora non totalmente guarite dal suo combattimento contro l’Alpha selvaggio.

Scott grugnì esasperato «Stavamo cenando!» obbiettò non volendo lasciare la sua adorata pizza, voleva solamente una serata tranquilla.

Stiles gli diede una schicchera sul naso, mentre correva a prendere la giacca di jeans dall’armadio. Fortunatamente aveva iniziato a fare più caldo, fantastico clima californiano. Da quando era stata dimessa dall’ospedale aveva dovuto optare per gonne e vestiti, volendo evitare che i jeans si attaccassero alla pelle che doveva ancora guarire dalle numerose ferite da schegge. Quella sera stava indossando un vestito verde, taglio semplice, molto cottagecore, e non era stato assolutamente acquistato di quel colore perché le ricordava gli occhi di un certo Alpha. Nope, lei con Derek ci aveva scambiato solo quattro parole, non era assolutamente infatuata di lui.

Durante la sua ospedalizzazione il piccolo Branco Hale era andato più volte a farle visita, Isaac le portava sempre un pacco di Reese’s e si fermavano a chiacchierare per una decina di minuti. Derek era entrato nella sua stanza solamente in giorno in cui l’avevano trovata nella riserva e le aveva fatto una ramanzina che non si sarebbe mai dimenticata.

Infilò ai piedi un paio di Converse bianche e si legò i capelli in una treccia morbida, non vedeva l’ora di andare a catturare il cattivone di turno. Era così semplice, quel caso, era ovvio che il rapitore fosse il proprietario del bar all’angolo della strada da dove tutte quei ragazzi erano scomparsi.

Scott la stava guardando con i suoi occhi da cucciolo, ma Stiles ne era ormai immune «Stiles, per favore, lascia fare a tuo padre.» implorò più che altro perché aveva paura di cosa Derek potesse fargli, l’uomo era stato molto chiaro con lui: se Stiles si fosse nuovamente fatta male sarebbe stato lui a pagarne le conseguenze.

«Andiamo, Scottie, non avevamo promesso di proteggere i cittadini di Beacon Hills?» disse la ragazza trascinandolo verso la porta «Lo sai che senza di noi sono spacciati.» rincarò sapendo benissimo del complesso del supereroe di cui soffriva il suo migliore amico «Pensa ad Allison, se fosse lei quella ad essere rapita?» rincarò tirando in ballo la fidanzata del ragazzo. A Stiles non era particolarmente simpatica la ragazza, ma per il suo bro avrebbe fatto di tutto per andare d’amore e d’accordo con lei.

Scott sembrò cedere e sospirando pesantemente afferrò le chiavi della sua moto «Niente Jeep.» disse perché girare con quel catorcio dava troppo nell’occhio e Scott pregò che Derek non li vedesse in giro a quell’ora. L’uomo l’aveva completamente spaventato, minacciandolo entrando in camera sua di notte e puntandogli gli artigli alla gola. Dio, Scott nemmeno sapeva perché Derek fosse così preoccupato per loro!

Salendo sulla moto Stiles si infilò il casco «Sbrigati, Scotty–boy, il crimine non aspetta te!» disse visibilmente su di giri.

Stiles si strinse contro il suo migliore amico mentre sfrecciavano per le vie della città, pensando nuovamente a tutti i dettagli che aveva. I ragazzi venivano inquadrati per l’ultima volta sulla via in prossimità del negozio di gioielli, ma non venivano più inquadrati né dalla videocamera di sicurezza del banco dei pegni, qualche metro più avanti, né da quella del negozio di abbigliamento d’alta classe svoltato l’angolo, il che lasciava come unico posto il bar all’angolo, casualmente sprovvisto di telecamere e con uno scantinato inagibile e pericolante, a detta del proprietario.

Si fermarono prima del negozio di gioielli e Stiles smontò «Tu rimani qua.» lo istruì «Non possiamo andare insieme, il rapitore non cercherà mai di rapire due ragazzi in un colpo solo.» e prima che Scott potesse obbiettare e proporsi la ragazza stava già camminando, lasciandolo da solo ad imprecare ed afferrare il cellulare, Stiles non si sbagliava mai e questo voleva dire solo una cosa: aveva bisogno di Derek ed il suo Branco.

⸸⸸⸸

Appena raggiunta la prossimità del bar Stiles venne fermata da un amichevole acchiappino «Oggi in promozione abbiamo un cocktail gratuito come benvenuto e quelli dopo sono a metà prezzo.» disse mostrandole la lavagna sulla vetrina del bar con l’offerta scritta in caratteri cubitali. Stiles sorrise «Oh, scusami, non ho l’età per bere.» disse specificando la sua giovane età, perché tutti i ragazzi scomparsi avevano meno di ventuno anni.

L’acchiappino sorrise e le si avvicinò «Questo nessuno deve saperlo.» disse facendole l’occhiolino e Stiles sorrise a sua volta «Allora, come dire no ad un cocktail gratis?» rise facendosi portare all’interno del bar.

Sembrava un posto normale, gruppi di persone bevevano e chiacchieravano tranquillamente, l’atmosfera era piacevole, forse in futuro avrebbe potuto tornarci, con una nuova gestione, ovviamente.

Si sedé al bancone e l’acchiappino si mise dietro al bancone «Cosa posso offrirti?» chiese posando le mani vicino alle sue, ancora un sorriso amorevole sulle labbra.

«Non so, faccia come meglio crede.» rispose cercando di sembrare imbarazzata e completamente senza alcuna idea di come girasse veramente il mondo «Ma toglimi una curiosità: cosa direbbe il proprietario se sapesse che servi alcolici a minorenni?» domandò a bassa voce, avvicinandosi verso di lui.

L’uomo sorrise prendendo una bottiglia «Sei fortunata: il proprietario sono io.» rispose versando il liquido nel bicchiere e Stiles arricciò il naso per il forte odore. Le stava porgendo il bicchiere quando l’uomo assunse un’espressione spaventata «Cazzo.» imprecò uscendo da dietro il bancone «Vieni con me, è appena entrato un poliziotto che conosco.» le disse e Stiles guardò verso la porta. L’uomo non era uno dei colleghi di suo padre, quell’uomo era Bobby Finstock per la miseria!

Nel giro di pochi secondi si ritrovò davanti la porta dello scantinato inagibile e pericolante. La porta si chiuse alle sue spalle e Stiles imprecò, era buio pesto là dentro. Afferrò il suo cellulare e sbuffò nel constatare che non c’era servizio e quindi non avrebbe potuto chiamare Scott. Accese la torcia e iniziò a camminare verso il fondo dello scantinato, sicura che avrebbe trovato tutti i ragazzi scomparsi.

«Stiles?!» la voce di Liam Dunbar la fece scattare, come mai quel ragazzino era in quel posto?!

«Liam, per la miseria, cosa ci fai qui?» domandò leggermente infastidita. Aveva quattordici anni, per la miseria, era praticamente ancora un bambino! Oh, Stiles avrebbe ucciso a mani nude quel rapitore da strapazzo.

«Stavo andando da Mason e il proprietario mi ha fermato offrendomi un drink e io…» arrossì fino alla punta delle orecchie per l’imbarazzo, capendo quanto fosse stato stupido da parte sua fidarsi di un totale sconosciuto che offriva dell’alcol.

Stiles alzò una mano per zittirlo e punto la torcia verso gli altri, riconoscendo alcuni dei visi che aveva visto nel dossier. Li aveva trovati, Stiles ce l’aveva fatta.

«Okay, dovete stare tranquilli, vi farò uscire da qui.» promise passando il cellulare a Liam. Si guardò intorno, vedendo che a qualche metro d’altezza c’era una piccola finestra abbastanza grande da permettere a loro di passare. Quei ragazzi erano talmente spaventati da non riuscire nemmeno a notare un dettaglio così importante, rimanendo rannicchiati a terra in attesa. Si tolse la giacca di jeans e la lasciò a terra andando verso un angolo dove poteva intravedere dei cartoni.

Ne aprì uno e sorrise, fortunatamente non c’erano delle fragili bottiglie, ma numerosi pezzi d’arredo, come sedie, piani da tavola e qualche asse di legno che andava con l’arredamento del bar.

«Liam, vieni qui, per favore.» istruì e montò velocemente un tavolo, avvitando le viti con l’aiuto di una delle sue forcine per capelli. Quella sarebbe stata la loro base. Continuò a montare pezzi, sistemarli sotto quella finestra fino a quando non riuscì ad aprirla sorridendo soddisfatta. Scese nuovamente a terra e guardò il gruppo di ragazzi impauriti che la stava fissando come se fosse un angelo.

«Ora salite e scappate, dopo dovremmo parlare di cosa si fa e non si fa in situazioni di pericolo.» disse mandando un’occhiataccia a tutti. Impossibile come nessuno avesse pensato di costruire un qualcosa per raggiungere quella finestra «Liam, tu per primo.» aggiunse spingendo il ragazzo verso la sedia per salire sul tavolo e poi scalare quella costruzione leggermente pericolante.

Tenne la torcia accesa per tutti, quando anche l’ultimo salì sulla sedia tirò un sospiro di sollievo, ma la porta dello scantinato si aprì e Stiles sentì il fiato fermarsi in gola e il cuore battere all’impazzata «Sbrigati!» disse vedendo il proprietario del bar correre giù per le scale. Quando la ragazza raggiunse la finestra e Liam le afferrò le mani per aiutarla ad uscire Stiles fece cadere la struttura, facendo un enorme frastuono e intrappolandosi con il rapitore.

Prima che potesse dire anche solo una parola le arrivò uno schiaffo che la fece cadere a terra «Piccola bastarda!» urlò l’uomo guardando verso la finestra aperta, consapevole che tutti i ragazzi erano ormai fuggiti.

Stiles si alzò sorridendo vittoriosa «Parecchio stupido lasciare tutta questa roba qui, non credi?» domandò indicando i pezzi della sua costruzione, si sentiva particolarmente coraggiosa e sapeva che Scott era lì fuori, che sarebbe arrivato presto vedendo tutti quei ragazzi uscire dalla finestra livello marciapiede. Doveva solamente aspettare qualche minuto.

L’uomo le si buttò addosso, afferrandola per il collo e facendola cozzare contro il muro umido e pieno di muffa «Erano così spaventati, non si sarebbero nemmeno resi conto di tutta la roba qua sotto.» disse a denti stretti, il suo piano si era basato unicamente sulla paura dei giovani, sicuro che non si sarebbero mai azzardati a provare una cosa del genere.

La ragazza aprì la bocca in cerca d’aria «Io non ho paura.» disse a fatica ed era vero, lei non aveva paura, mai avuta. Aveva smesso di averla, quando aveva perso sua madre e Scott era stato morso si era ripromessa che mai e poi mai avrebbe avuto di nuovo paura, che se non era riuscita a salvare sua madre allora avrebbe salvato tutti gli altri a cui voleva bene.

«Lo so.» sibilò l’uomo infastidito «Ed è proprio per questo che non ti lascerò uscire da qui viva.» aggiunse stringendo la presa. Il suo obbiettivo era prendere più ragazzi possibili e rivendere i loro organi al mercato nero, alcuni anche nel mercato della prostituzione, ma quella ragazzina era arrivata e aveva rovinato tutto!

Stiles provò a scalciare, provò a fargli allentare la presa infilando le unghie contro le mani del barista, provò a sputargli in un occhio, ma le risultava difficile. Non si era ripresa totalmente dall’attacco dell’Alpha e non era al massimo delle forze.

Quando era sul punto di perdere i sensi sentì un ruggito e l’uomo venire buttato a terra. Stiles si portò immediatamente le mani alla gola e prese dei profondi respiri, osservando come Scott stesse prendendo a pugni l’uomo.

«Scott, fermati!» ordinò vedendo l’uomo perdere i sensi. Posò una mano sulla spalla dell’amico e lo tirò via, cadendo a terra nel processo, avendo messo più forza di quanto volesse nell’atto.

Gli occhi di Scott tornarono del solito color nocciola e abbracciò Stiles «Liam mi ha detto che eri qua sotto e non potevo più aspettare!» disse nascondendo il viso nell’incavo del collo della giovane «Erano lontani quando li ho chiamati e tuo padre non rispondeva!» aggiunse sentendo l’adrenalina lasciarlo.

Stiles sorrise e posò una mano sulla testa dell’amico «Va tutto bene, Scotty–boy, ho la pelle dura, io.» lo rassicurò lasciandogli un bacio sulla fronte, lo faceva sempre quando sembrava sul punto di avere un attacco d’asma.

«BHPD! CHI C’È QUI?» la voce di Jordan Parrish ruppe il silenzio che si era appena creato e Stiles si alzò in piedi portando con sé Scott.

«BHPD! Stiamo scendendo!» questa volta era suo padre e Stiles grugnì, ben sapendo che suo padre non sarebbe stato per niente contento di vederla là sotto.

I due poliziotti si ritrovarono davanti due adolescenti e un uomo tramortito con il viso sanguinante. Stiles indicò l’uomo «È stato lui!».

⸸⸸⸸

I ragazzi salvati erano tutti presi in cura da dei medici e il pronto soccorso del Beacon Hills Memorial Hospital era piuttosto indaffarato, tra ragazzini traumatizzati e famiglie in lacrime per aver ritrovato una persona cara. Stiles rimase in piedi vicino a Liam mentre aspettavano che arrivasse sua madre, il patrigno impegnato a curare uno degli altri ragazzi che richiedevano più assistenza.

Melissa si avvicinò a loro e sorrise dolcemente «Stiles, vieni, la dottoressa Hale può vederti.» disse adocchiando i brutti lividi che le stavano comparendo sul collo, le mani del proprietario del bar avevano lasciando un bel segno, da aggiungere alla ferita sulla tempia per aver sbattuto la testa mentre combatteva l’Alpha.

Stiles scosse la testa «Prima Liam.» perché Stiles era quasi un’adulta, pochi mesi ai diciott’anni e Liam era più piccolo.

«Ho quasi sedici anni, Stiles, sono grande, non ho bisogno della balia.» disse di fatti il ragazzo imbronciandosi, chiacchierando Liam aveva tenuto a ricordare alla ragazza che non era più un freshman ma un sophomore, e va bene, Stiles si era sbagliata, ma le sembrava l’altro giorno che Liam era arrivato alla Beacon Hills High School e avevano praticamente solamente un anno di differenza.

«Prima Liam.» ripeté Stiles e Melissa annuì, ben sapendo che era inutile litigare con la ragazza.

Jordan le si sedé vicino mentre osservavano i ragazzi ricevere le cure di cui avevano bisogno «Sei stata molto coraggiosa.» le disse con un sorriso dolce, lo stesso che un fratello avrebbe dato ad una sorella «Peccato che adesso tuo padre voglia la tua testa.» ridacchiò indicando lo sceriffo che si stava avvicinando a passo svelto e con un’espressione minacciosa.

«Vuoi spiegarmi perché nessun dottore si sta prendendo cura di te?» domandò guardandosi intorno per scorgere un infermiere libero. Stiles alzò le spalle «Non ne ho veramente bisogno.» rispose sorridendo, preferiva non farsi visitare, in tutta sincerità, già la bolletta ospedaliera della sua ultima visita aveva un prezzo esorbitante, non voleva aggiungerne un’altra. Infondo non aveva nulla che non si potesse risolvere con un po’ di ghiaccio e riposo.

Noah sospirò sconfitto «Sei proprio testarda.».

«Come mio padre.» rispose con un occhiolino la ragazza e Parrish rise, quei due avevano un carattere molto simile.

«Che ne dici se allora prendo la tua testimonianza?» domandò il vicesceriffo quando ormai chiaro che la ragazza non si sarebbe fatta visitare «Possiamo andare in centrale, se preferisci.» aggiunse ben sapendo dell’odio della ragazza per gli ospedali, nonostante finisse lì almeno una volta al mese.

Stiles si alzò e diede un bacio al padre sulla guancia «Vado con Jordan, tu rimani qui a controllare la situazione, non ti preoccupare per me.» disse e seguì il ragazzo fuori dall’ospedale, ma venne investita da una pioggia di flash e quando riuscì a riaprire gli occhi si ritrovò davanti una miriade di giornalisti.

«Ha veramente salvato da sola tutti i ragazzi scomparsi?»

«I segni sul collo sono frutto della lotta contro il rapitore?»

«Si trattava di un giro di prostituzione?»

«Cosa ci faceva una minorenne in un bar?»

«Suo padre, lo sceriffo, la lascia correre rischi del genere?»

«Fonti dicono che è stata violentata, lo conferma?»

«Conferma che la persona più giovane ad essere stata rapita ha quindici anni?»

«Suo padre la usa come esca per i malviventi?»

«Come è riuscita a far scappare gli altri ragazzi?»

«È vero che si è sacrificata rimanendo a combattere contro il rapitore?»

La pioggia di domande la colse di sorpresa e rimase senza parole, guardando i visi completamente sconosciuti che d’un tratto erano interessati a lei. Non credeva che avrebbe ricevuto un’attenzione mediatica di tali proporzioni.

Jordan le si parò davanti, coprendola dalle macchine fotografiche «Allontanatevi dall’ospedale!» ordinò cercando di suonare autoritario, ma i giornalisti erano veri avvoltoi e lo ignorarono.

Stiles si portò le mani sul collo, sentendo nuovamente senza fiato. Qualcuno le tirò la manica della giacca di jeans e si girò trovandosi faccia a petto con Derek Hale e wow, dovevano smetterla di incontrarsi così.

Derek la guidò nuovamente all’interno dell’ospedale, lasciando Parrish a combattere con i giornalisti.

«Dove stavi andando?» domandò facendola sedere su un lettino e Stiles dovette sforzarsi per non eccitarsi per la facilità con cui l’aveva sollevata.

«Alla centrale, per rilasciare la mia testimonianza.» rispose perdendosi nei suoi occhi verdi e pregò che l’uomo non potesse sentire il suo cuore battere all’impazzata. Come aveva fatto ad innamorarsi di un uomo che aveva visto solamente tre volte?

Derek sbuffò infastidito e chiamò con un movimento della mano Isaac, il quale stava chiacchierando con Scott «Vai a chiamare mia sorella.» ordinò senza troppi giri di parole e il ragazzo obbedì, portandosi dietro Scott per continuare a chiacchierare.

«Non ce n’è veramente bisogno, sto bene.» provò nuovamente la ragazza guardandosi l’orlo del vestito e Derek dovette sforzarsi per non fare lo stesso, quando l’aveva vista il suo cuore era letteralmente impazzito, poi aveva notato i segni sul collo e dovette trattenersi dall’andare a cercare il responsabile.

«Certo che ne hai bisogno, ricordati che posso annusare quanto dolore tu stia provando.» le ricordò toccandosi il naso e Stiles inarcò un sopracciglio «Puoi annusare queste cose?» domandò incredula, Scott non le aveva mai detto niente.

Derek si passò una mano sul viso, stanco, quando aveva ricevuto la chiamata di Scott lui e il Branco erano a Los Angeles per un incontro con un Branco locale, per stringere un’alleanza, ed era solo per questo che non era riuscito ad arrivare in tempo per evitare che la ragazza si facesse male. Forse avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di chiedere a Scott di far parte del suo Branco, così da poterle stare anche più vicino, e insegnare a quel lupo a controllare veramente i suoi poteri. Si chiese perché sua madre non lo avesse già preso con lei, Scott era praticamente un Omega da anni e avere una guida non gli avrebbe fatto certamente male.

Come a voler parlare del diavolo accanto a lui comparve Thalia Hale, in camice e con lo stetoscopio pronto all’uso «Buonasera signorina Stilinski, sono la dottoressa Hale e mi prenderò cura di te.» sorrise dolcemente notando i brutti segni sul collo, lanciò una veloce occhiata al figlio e con un solo movimento delle sopracciglia lo invitò a spostarsi «Vieni, andiamo in un posto più appartato.» la invitò a seguirla nel suo studio, Stiles si girò un’ultima volta a guardare Derek e gli sorrise, non sapendo quando lo avrebbe incontrato nuovamente.

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Sei mesi prima

Derek entrò nella sua casa d’infanzia che era notte fonda, aveva appena lasciato lo sceriffo ad occuparsi del seria killer dei balli e aveva portato i suoi Beta a casa loro. Senza accendere nemmeno una luce salì le scale e bussò alla porta della camera dei genitori.

Quando si aprì Derek vide la madre con un occhio ancora praticamente chiuso e i capelli completamente in disordine «Mamma, devi aiutarmi.» disse e l’Alpha sembrò svegliarsi di colpo, invitando il figlio a scendere in salotto, così da non disturbare il padre.

Entrambi si ritrovarono con una tazza di tea fumante tra le mani e Derek arrossì leggermente «Ho incontrato una ragazza.» disse e giurò di aver visto una vena sulla tempia della madre pulsare, come a minacciarlo di non averla svegliata nel cuore della notte per una sciocchezza «Sono stato portato da lei dal mio lupo, quando mi è passata vicino e ho sentito il suo odore… odorava come se fosse mia.» chiarì per evitarsi una scappellotto sulla testa «Quando le ho parlato la sua voce… la sua voce è la cosa più bella ed armoniosa che io abbia sentito e i suoi occhi, mamma, nei suoi occhi ho come visto il futuro.» sospirò leggermente sognate «Potevo vederci dentro il nostro matrimonio, i nostri figli.» aggiunse perdendosi leggermente.

Thalia si schiarì la voce «Derek, amore, ti sei proprio innamorato, ma ricordati che non puoi andare da una ragazza e dirle che il tuo lupo l’ha scelta come Compagna.» disse dolcemente, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento, tutti nella vita prima o poi trovavano il proprio Compagno, lei fortunatamente aveva trovato Robert a soli sedici anni, mentre Laura appena diciottenne aveva riconosciuto l’amore vero in un compagno di corso all’università e finalmente toccava a Derek, con i suoi ventitré anni.

Derek sorrise «Lei sa già dei licantropi.» disse contento, troppe volte nella vita aveva avuto paura di trovare una Compagna umana che sarebbe potuta scappare appena scoperta la sua vera natura.

Thalia inarcò un sopracciglio «Questa ragazza ha un nome?» domandò ora veramente incuriosita.

«Stiles Stilinksi.».

E, oh, Thalia era veramente piacevolmente colpita, lo aveva saputo fin dall’inizio che quei due erano fatti l’uno per l’altra.  

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«Scott, giuro, ti do il permesso di azzannare la prossima persona che mi fissa i lividi.» asserì la ragazza sedendosi sulla panca mentre si sistemava le ginocchiere.

La storia di come avesse salvato un gruppo di ragazzi da un pazzo era di dominio pubblico e la gente non faceva che sussurrare ogniqualvolta la vedessero, alcuni guardandola addirittura con pietà per i brutti segni lasciati dalla sua missione.

Scott le batté una mano sulla spalla «Oh, andiamo Stiles, sei un’eroina, hai già vinto le future elezioni da sceriffo, la gente è veramente sorpresa dalle tue abilità deduttive.» provò a rabbonirla il migliore amico udendo perfettamente due compagni di squadra lodarla per il coraggio.

La ragazza sorrise, forse diventare sceriffo non era il suo sogno – preferiva di gran lunga entrare e lavorare per i Federali – ma certamente non le dispiaceva l’idea di prendere il posto del padre.

Liam comparve correndo «Stiles!» chiamò gioioso «Oggi ho preso una A in algebra, tutto merito tuo!» esclamò mostrandole il compito con una chiara A scritta in rosso. Stiles si alzò ad abbracciarlo, contenta che giorni interi di ripetizioni avessero dato i loro frutti. Dall’incidente dello scantinato il ragazzo si era particolarmente affezionato a lei, arrivando addirittura a seguirla per i corridoi della scuola, era come avere un cucciolo che ti guardava con gli occhioni dolci e Stiles lo adorava. Non ufficialmente Stiles aveva adottato Liam Dunbar.

«Fantastico, ora dobbiamo solo recuperare storia e il coach ti farà giocare la prossima partita.» disse arruffandogli amorevolmente i capelli.

Scott sorrise dolcemente, era veramente bello vedere la sua migliore amica affezionarsi così a qualcuno.

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Erica scosse la testa e diede le spalle all’Alpha per non ridergli praticamente in faccia «Siete così stupidi.» disse coprendosi la bocca con una mano.

Sul tavolo c’erano dozzine di fiori selvaggi, intorno ad essi i tre componenti del Branco che cercavano di decidere quali avrebbero composto un mazzo degno della Compagna di un True Alpha.

«Erica, perché non ci aiuti?» chiese Isaac tenendo tra le mani un papavero e del mughetto, no, non andavano decisamente bene.

La bionda sorrise «Credi veramente che Stiles voglia dei fiori?» domandò a sua volta la licantropo.

Derek poche settimane dopo il ballo aveva confessato loro di come il suo lupo avesse riconosciuto in Stiles la sua Compagna e fu così che i tre Beta si ritrovarono a spiare la ragazza, assicurandosi che non finisse nei guai, anche se con scarsi risultati. Erica, se non fosse felicemente innamorata di Boyd, sarebbe stata tremendamente gelosa della ex compagna di scuola. Un uomo sexy e altruista come Derek non si incontravano ogni dinastia.

L’Alpha posò i fiori e sospirò pesantemente «Cosa suggerisci, allora?» finalmente si era deciso a fare una mossa, almeno invitarla per un caffè. Ovviamente prima ne aveva parlato con lo sceriffo, perché Stiles non era ancora maggiorenne e preferiva non finire dietro le sbarre per una cosa del genere.

«Portala in un’avventura, sono sicura che preferisca mettersi in gioco che ricevere un mazzo di fiori.» suggerì la donna con fare altezzoso, ormai i fiori erano sopravvalutati e una ragazza come Stiles non veniva certo conquistata con smancerie anni ’50.

Derek sbuffò «Come se non ne vive già abbastanza, quella ragazzina è una calamita per i guai.» e come se qualcuno dall’alto volesse dargli ragione il suo cellulare squillò e sullo schermo comparve il nome di Scott McCall.

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Thalia si massaggiò le tempie in piccoli movimenti circolari, leggermente esaurita. Sapeva che doveva scegliere come mestiere qualcosa di meno stressante, ma no, suo padre l’aveva convinta a fare medicina per poi regalarle un intero ospedale. Un ospedale che sembrava la seconda casa di Stiles Stilinski.

«Perché ogni volta che succede qualcosa ci siete voi due?» domandò guardando i due adolescenti seduti davanti la sua scrivania. La ragazza aveva un occhio nero e la manica della camicia strappata, mentre il ragazzo era completamente incolume se non per qualche macchia di sangue sui vestiti e Thalia non sapeva se fosse il sangue di Stiles o della dannata Bruxa, una strega che si intrufolava di notte nelle case per uccidere neonati.

«Come cittadina di Beacon Hills mi sono sentita in dovere di proteggere poveri infanti da quella stronza.» disse l’umana sibilando di dolore, la Bruxa le aveva rifilato un gancio destro niente male prima che Scott potesse stordirla. Il piano tipicamente era sempre lo stesso, lei faceva l’esca, distraeva il mostro di turno e Scott lo prendeva di sorpresa.

Noah si passò una mano sugli occhi, veramente stanco «Stiles, per la miseria, non puoi salvare tutti da sola.» sospirò ben sapendo che erano parole al vento. Il senso di giustizia della ragazza era enorme e il fatto che volesse proteggere il padre da eventuali pericoli sovrannaturali non facevano altro che incitarla a risolvere da sola quei casi «Thalia è l’Alpha di Beacon Hills, quando scopri qualcosa dovresti andare da lei e poi lei con il suo Branco risolverà la cosa.» aggiunse, perché era così che avevano fatto per anni. Ormai Noah non faceva nemmeno in tempo a capire di dover avvertire Thalia che sua figlia si era già fiondata nel pericolo uscendone sempre vincitrice.

Derek era in piedi dietro a sua madre e osservava la ragazza tra un misto di fastidio e ammirazione. Non si sarebbe mai aspettato che una semplice umana si buttasse a capofitto in quel modo nei pericoli, umani e non. Quando era arrivato nella tana della Bruxa aveva subito notato l’occhio nero e per puro istinto le aveva preso il viso tra le mani per accertarsi che non ci fosse qualcosa di più, per poi ritirarsi imbarazzato per averla toccata senza il suo permesso.

«Scott, so che sei senza un Branco – non contando Stiles – e che non ho mai fatto cenno a volerti prendere nel mio.» disse la donna con tono stanco, era ovvio che sapesse fin dall’inizio del ragazzo, ma aveva preferito tenersi alla larga per vedere come quei due se la sarebbero cavata. Sorrise ricordandosi di Claudia, di come raccontasse piena di orgoglio di come fosse intelligente ed astuta la sua bambina, aveva voluto mettere alla prova la giovane Stilinski e vedere quanto lontana poteva arrivare ad insegnare ad un licantropo a controllarsi «Ma credo che sia arrivato il momento per te di trovare un Alpha che non sia una ragazza combina guai.» aggiunse lanciando un’occhiata a Stiles. Poteva essere un’umana, ma in quel Branco da due persone era chiaro come il Sole che fosse lei l’Alpha «Perciò mio figlio ti accoglierà con immenso piacere nel suo.» concluse girandosi a guardare Derek, il quale la fissò sconcertato.

Scott aprì bocca, per poi richiuderla ricevendo uno scappellotto dalla madre, il quale gli intimava silenzio.

Stiles sentì il cuore esploderle perché no, non voleva far parte del Branco di Derek. Dio, faceva fatica a non saltargli addosso in quel momento, essendo la quarta volta che lo vedeva, se avesse dovuto passare ogni giorno con lui sarebbe semplicemente esplosa e si sarebbe resa ridicola.

«Der, credo proprio che dovrai trasferirti di nuovo a Beacon Hills.» sorrise la madre al figlio, uno sguardo malizioso e calcolatore e a Derek non piacque per niente.

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«Ah, la vecchia Beacon Hills High School.» esclamò Erica entrando accanto a Stiles, prese un profondo respiro e sorrise. Le era mancata, in parte.

Derek aveva ritrasferito tutti alla vecchia scuola, così da poter formare un legame con i nuovi componenti del Branco e no, non perché voleva che tenessero Stiles fuori dai guai.

«Stiles, ciao!» Liam salutò l’amica per poi guardare la bionda e sentirsi leggermente intimidito «Uh, piacere, sono Liam.» si presentò non volendo fare la figura del maleducato. Erica gli pizzicò una guancia «Dio, sei adorabile!» disse adorando vedere il ragazzino arrossire e quasi nascondersi dietro Stiles.

«Non sono adorabile.» borbottò in modo… be’, adorabile a detta di Stiles e Erica.

«Pronto per la verifica di storia?» gli domandò ignorando le risate della bionda, era il gran giorno e lei era sicura che il ragazzo fosse pronto.

Liam annuì «Anche se volevo chiederti un paio di cosa prima.» ammise perché proprio non riusciva a ricordare le alleanze della Seconda Guerra Mondiale.

Stiles annuì e si girò nuovamente verso Erica «Devo andare, ci vediamo a pranzo.» disse e senza nemmeno aspettare una risposta iniziò a camminare insieme al sophomore spiegandogli le diverse alleanze.

«Da quando Stiles è diventata mamma?» rise Isaac guardando divertito la ragazza sistemare il colletto della camicia di Liam.

«Be’, saranno i suoi istinti da Pack Mom, non mi sorprenderei se iniziasse a sistemare la camicia anche a noi.» disse Boyd avendo studiato le dinamiche di Branco insieme a Laura.

«Ma Liam non è un licantropo.» aggiunse Scott inarcando un sopracciglio, il ragazzo era umano.

«Nemmeno Stiles, per questo.» rispose Erica.

I quattro Beta si guardarono confusi, cosa voleva dire tutto questo?

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Stiles dovette trattenersi dal tirare un pugno a quel delinquente di Donovan, minacciare suo padre così, davanti ad un’intera stazione di polizia! Era stato molto fortunato che Derek l’avesse trattenuta per un braccio o gli avrebbe fatto vedere lei, un bel pugno dritto sul naso, ecco cosa si meritava.

Noah sospirò dispiaciuto, quel ragazzo gli faceva tenerezza, ma non poteva entrare nelle forze dell’ordine, non era idoneo «Cosa volevate dirmi?» domandò guardando i due ragazzi che erano entrati giusto in tempo per vedere quella scenata.

Derek si schiarì la gola e lasciò andare il braccio di Stiles come se scottasse «Stiles ha scoperto chi è il responsabile di tutti i furti avvenuti questa settimana.» disse particolarmente fiero. Il fatto che per scoprirlo Stiles avesse passato buona parte del suo tempo libero a casa sua, sul suo divano, con i suoi libri, non gli avevano per niente fatto piacere, anzi!, più volte l’aveva invitata a prendere quello che le serviva e studiare a casa sua. Erica gli aveva riso in faccia, chiedendogli se non avesse abbastanza autocontrollo per frenarsi dal saltarle addosso e lui, ovviamente, l’aveva fatta volare contro un muro.

«Sì, piccoli nani malefici di nome Korrigans, escono solo di notte e rubano.» spiegò Stiles aprendo il libro mostrando l’immagine della creatura «Credo che stia cercando un biniou, anche perché tutti gli oggetti rubati sono strumenti musicali.» spiegò indicando l’immagine dello strumento. Era molto improbabile che qualcuno a Beacon Hills ne avesse uno, ma il Korrigan non si sarebbe fermato fino a quando non lo avrebbe trovato. Era il suo compito, dopotutto, i Korrigans erano i custodi dei binious.

Noah ne aveva veramente le scatole piene di queste creature, sembravano essersi risvegliate tutte insieme, perché in vent’anni di carriera non aveva mai avuto a che fare con così tanti mostriciattoli mitologici.

Stiles batté le mani «Quindi il mio piano è: compro un biniou, lo metto in casa e spero che il Korrigan venga a prenderlo, così da poterlo catturare e seppellirlo.» disse sorridendo amorevolmente e no, nessuno dei due uomini erano d’accordo con quel piano, ma prima che potessero aprire bocca la ragazza alzò una mano a silenziarli «I Korrigan ovviamente percepiscono l’odore di altre creature e sicuramente non oserebbe mai infilarsi in casa di un licantropo.» spiegò sicura che Derek stesse per proporsi come esca.

Derek Hale, del quale aveva ancora la giacca nell’armadio, perché lui non l’aveva mai chiesta indietro e perché Stiles amava saperla tra i suoi vestiti.

Noah scambiò un’occhiata sconfitta con Derek, non avevano altre opzioni.

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Erica finì di stendere lo smalto sulle unghie di Stiles e le guardò soddisfatte, era un colore neutro, un rosa cipria, in completo contrasto con quelle della licantropo che erano nere.

«Dimmi, Stiles, ti piace qualcuno?» domandò mentre passava a pettinarle i lunghi capelli castani. Erano a casa dello sceriffo, per una serata tra ragazze, uno sleepover con tutti cliché annessi e Stiles non aveva avuto il cuore di dirle di no, anche perché capiva la carenza di amiche femmine.

Arrossì vistosamente e nonostante sapesse perfettamente che la bionda potesse sentire il suo cuore mentì «No, nessuno, troppo impegnata a correre dietro voi cuccioli.» rise lasciandosi rilassare dai movimenti della spazzola, era da anni che nessuno le pettinava i capelli, l’ultima persona era stata sua madre, sul lettino dell’ospedale, con le mani che tremavano e lo sguardo leggermente perso.

Erica rise, consapevole che aveva ragione, da quando lei e Scott erano entrati a far parte del Branco i Beta non avevano fatto altro che starle addosso, sentendo il bisogno di essere letteralmente coccolati dalla Pack Mom, che andasse dal farsi preparare una merenda durante le sessioni di studio al farsi accompagnare in giro per la città sulla sua Jeep. In più Liam aveva iniziato a girare sempre più attorno a loro e se Derek se ne lamentava Stiles lo zittiva con una sola occhiata.

«Oh, andiamo, non ti piace nemmeno Theo Raeken? Ogni volta che ti vede puzza di eccitazione, fa quasi paura.» scherzò la ragazza iniziando ad intrecciare i capelli. Quel ragazzo era letteralmente ossessionato da Stiles e non importava quante volte Isaac fosse andato a minacciarlo di starle alla larga, ogni volta che si distraevano lo trovavano vicino alla ragazza a chiederle aiuto con biologia.

Stiles fece una smorfia «Non è vero, nessuno puzza di eccitazione vedendomi.» disse arrossendo, era praticamente impossibile che qualcuno la trovasse carina, non quando aveva perennemente qualche livido da mostrare. Certo, aveva notato come Theo invadesse il suo spazio personale, o come sembrava trovare sempre una scusa per cingerle un braccio intorno alle spalle, ma l’aveva interpretato solamente come gesti non voluti «E poi non è per niente il mio tipo.» aggiunse pensando ad un paio di occhi verdi che di tanto in tanto diventavano rossi.

Erica annuì, continuando a lavorare sui capelli della ragazza «Tra un mese è il tuo compleanno, pensi di dare una festa?» domandò ben sapendo che qualsiasi sarebbe stata la risposta lei personalmente si sarebbe auto affidata il compito di organizzarle un party con i fiocchi.

«Pensavo qualcosa di intimo, solo noi del Branco, mio padre e Melissa.» rispose l’umana mentre si guardava le unghie, non la convincevano molto, non aveva mai indossato lo smalto.

Erica sorrise, oh, povera Stiles, non sapeva nemmeno cosa le aspettava.

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Il pugno era più potente di quanto si aspettasse, quel vecchio l’aveva veramente ingannata, perché mai in vita sua si sarebbe aspettata un ottantenne con talmente tanta forza da stenderla a terra.

«Oh, andiamo, sempre in faccia?» sbottò rialzandosi in piedi, veramente infastidita per l’accanimento contro il suo viso. Finalmente aveva il viso pulito dopo mesi, nemmeno un graffio e quel vecchio doveva rovinarle il momento!

«Signorina Stilinski, ha intenzione di parlare o devo continuare?» Gerard Argent le afferrò il colletto della divisa, sollevandola da terra.

Stiles lanciò un’occhiata ai poveri Erica e Boyd che pendevano dal soffitto sotto una perenne scossa elettrica «Solo se lasci andare loro.» dichiarò guardando i freddi occhi del vecchio. Una volta che i Beta fossero usciti si sarebbe inventata talmente tante di quelle balle che nemmeno Argent sarebbe riuscito a distinguere il falso dal vero.

Gerard sorrise «Vuoi prendere tu il loro posto?» domandò spingendola verso i due licantropi.

«Certo, nessun problema.» rispose la ragazza, ma Boyd sentì il suo cuore saltare un battito. Per loro le scosse non erano nulla, se non un modo lieve per indebolirli, ma per Stiles sarebbe stata una vera tortura.

Due scagnozzi di Gerard si attivarono per far cadere i Beta a terra «Correte dal vostro Alpha e portatelo qui.» disse l’anziano sorridendo malefico.

«Sono già qui.» in cima alle scale, Derek Hale con gli occhi illuminati di rosso, mostrava le zanne e gli artigli, alle sue spalle Scott e Allison.

Stiles sorrise, sapeva che sarebbe arrivato in tempo.

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«Stiles, ti prego, rimani in casa.» Noah la stava veramente implorando, non si sentiva di lasciarla in casa da sola, quando per le strade si aggirava un vampiro in cerca di vergini da dissanguare.

Stiles alzò gli occhi al cielo «Andiamo, papà, non sono mica una vergine.» provò sbuffando una risata.

Noah abbassò le spalle esausto «Certo, come io sono vergine.» rispose sentendo già un mal di testa avanzare.

La figlia fece una faccia disgustata, non voleva pensare alla vita sessuale del padre, ma non voleva nemmeno essere lasciata fuori dalla vicenda. Insomma, era impossibile che fosse l’unica vergine del Branco! Addirittura Isaac aveva copulato con qualcuno, non era giusto.

Lo sceriffo tirò fuori il cellulare, lo stavano chiamando dalla centrale «Devo andare, Stiles, non mettere piede fuori da questa porta.» le disse un’ultima volta prima di avviarsi verso la sua auto.

Stiles sorrise, lei non avrebbe messo piede fuori quella porta.

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Ecco, mettendo piede fuori dalla finestra, nemmeno il tempo di raggiungere la sua Jeep, il vampiro l’aveva catturata. Aveva lasciato la protezione della sua dimora, servendosi praticamente su un piatto d’argento alla creatura. Oh, per non lasciare nulla al caso, si era pure dimenticata di portare con sé il crocifisso di sua nonna e la collana di aglio che aveva giocosamente creato da regalare a Scott per la missione.

Il vampiro non aveva nulla da invidiare ad Edward Cullen, sicuramente una miriade di adolescenti si sarebbe buttata ai suoi piedi per farsi mordere, ma Stiles preferiva evitare. Vampiri e licantropi non andavano molto d’accordo.

«Metti questo.» ordinò la creatura passandole un vestito bianco. La ragazza non obiettò, perché col cavolo che gli avrebbe dato il pretesto per azzannarla, non si lamentò neanche quando il signorino, per niente galantuomo, non le lasciò nemmeno un briciolo di privacy per cambiarsi, osservandola attentamente mentre si spogliava.

Sembrava un fantasma, uno di quelli che comparivano nei film ambientati durante l’epoca vittoriana, e il vampiro – di cui ancora non sapeva il nome – le afferrò bruscamente i capelli per farla sedere a terra, macchiando così anche il candido vestito. Stiles rimase in silenzio, lasciando che il vampiro sfogasse la sua creatività con i suoi capelli e chiedendosi da dove tirasse fuori tutte quelle forcine. Come tocco finale aggiunse un velo e Stiles si schiarì la gola, leggermente a disagio.

«È arrivato il momento, mia amata, finalmente potremmo convolare a nozze.» disse baciandole il dorso della mano e, oh, Stiles doveva essere la reincarnazione del suo vero amore. La solita fortuna, insomma.

Camminarono per la riserva e Stiles riconobbe l’enorme tronco che aveva visto il giorno che aveva combattuto contro l’Alpha selvaggio.

«Il Nemeton sarà il testimone del nostro amore.» disse indicando il tronco mozzato e Stiles lo guardò incuriosita. Aveva letto del Nemeton, ma non credeva che fosse a Beacon Hills!

«Aspetta, momento momento!» trillò la ragazza, non voleva sposare un cadavere di chissà quanti anni «Non ho un bouquet.» disse facendogli vedere le mani vuote «Non ho intenzione di sposarmi senza un mazzo di fiori.» pretese cercando un modo per dare tempo al suo Branco di capire che fosse scomparsa e correre in suo aiuto.

Il vampiro piegò la testa confuso, a cosa servivano dei fiori alla sua amata? Certamente non aveva intenzione di deluderla, il suo angelo vergine, la donna che aveva aspettato per così tanti anni meritava il matrimonio che desiderava.

«Aspettate qui, mia amata, tornerò con i fiori più belli.» le promise prima di trasformarsi in un pipistrello e volare via.

Stiles non perse tempo, andò verso i suoi jeans ed estrasse dalla tasca posteriore il piccolo coltello svizzero che teneva attaccato alle chiavi della Jeep. Si avvicinò ad un albero e iniziò a colpire la corteccia, ricavandone più pezzi di legno. Aveva un piano in mente.

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Derek ruggì precipitandosi verso dove sentiva provenire l’odore della Compagna. Sentire l’odore di Stiles nel bel mezzo della riserva di notte non gli aveva fatto per niente piacere e sapeva che si era sicuramente cacciata in un guaio e fosse in compagnia del vampiro.

Correndo insieme ai suoi Beta si fermarono sorpresi nel vedere una Stiles vestita da sposa, circondata da piccoli crocifissi, lanciare pezzi di rami appuntiti verso il vampiro che stava letteralmente piangendo, pregandola di farla finita.

«Oh, no, caro, non la smetto! Aspetta che ti trovi il mio Branco, non saranno per niente contenti del tuo comportamento.» disse la ragazza tirandogli un altro piccolo paletto. Sapeva che l’unico modo per uccidere un vampiro era staccargli la testa, ma lei era leggermente sprovvista di un qualsiasi attrezzo che l’avrebbe aiutata a tale scopo.

Erica si coprì la bocca con una mano, veramente divertita, solamente Stiles poteva riuscire a far piangere un vampiro.

Scott spalancò gli occhi, domandandosi come facesse la sua migliore amica a trovare sempre una soluzione e dimostrargli per l’ennesima volta che lui, senza di lei, era letteralmente spacciato.

«Ma io ti amo!» piagnucolò il vampiro, nascondendo il viso tra le mani, evitando che la ragazza potesse colpirlo in un occhio.

Derek ne aveva abbastanza, come pensava quel morto vivente di poter andare in giro e dichiarare amore alla sua Compagna? Con un balzo saltò addosso alla creatura e senza alcuna pietà gli staccò la testa dal collo. Poteva anche essere stato mosso dall’amore, ma quella creatura nel corso dei secoli aveva dissanguato chissà quante vergini per soddisfare la sua fame e no, l’alternativa vegetariana suggerita da Twilight era completamente sbagliata, come aveva tenuto precisare a Stiles quando aveva fatto una battuta al riguardo.

Stiles sorrise «Oh, siete arrivati, per fortuna, stavo per rimanere a corto di paletti.» disse uscendo dal suo cerchio di crocifissi, completamente tranquilla.

Isaac corse ad abbracciarla, strusciando il viso contro il suo collo, facendo fondere i loro odori eliminando quello del morto vivente «Tu sei completamente fuori di testa.» le sussurrò in un orecchio, trattenendo a stento le lacrime. La sua Pack Mom era stata in pericolo e lui aveva avuto paura di perderla.

Derek raccolse i vestiti della ragazza da terra inarcando un sopracciglio «Cosa vuol dire questo?» domandò sentendo una vena gonfiarsi sul collo. Che il vampiro fosse riuscito ad approfittarsi di lei?

Stiles sorrise, il solito sorriso che scioglieva il cuore di Derek, il sorriso che le permetteva di farla franca per ogni guaio combinato «Tranquillo, ragazzone, ho solo avuto un cambio di outfit.» disse girando su sé stessa facendo gonfiare la gonna dell’abito da sposa.

Derek sospirò pesantemente, quella ragazza era veramente troppo.

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Noah guardò il soffitto della camera della figlia inarcando un sopracciglio. Come diamine aveva fatto a crollare in quel modo? Fortunatamente non si era fatto male nessuno, ma era un’altra spesa da affrontare e lo sceriffo aveva letteralmente le tasche vuote dopo l’ennesima bolletta ospedaliera.

«Te lo giuro, papà, io non ho alcuna colpa.» stava dicendo Stiles indicando i calcinacci «Sono tronata da scuola ed era già così.» disse mettendosi una mano sul cuore.

L’uomo annuì, credendole, la casa aveva evidente bisogno di manutenzione, le numerose crepe sui muri la dicevano lunga, ma non aveva pesato che potesse mettere in pericolo in quel modo sua figlia ignorando un paio di crepe.

Il campanello suonò e i due Stilinski andarono ad aprire, ritrovandosi davanti un Derek Hale. Stiles deglutì nervosamente, non voleva certamente farsi trovare sudata post allenamento dal ragazzo per cui aveva una cotta.

«Ciao, figliolo, cosa ti porta da queste parti?» domandò lo sceriffo incuriosito. Avevano parlato un paio di volte in privato, per tutta la questione delle anime gemelle, Compagni, amore della vita. Noah non aveva nulla in contrario e certamente Stiles era una ragazza con la testa sulle spalle che sapeva scegliere le sue compagnie.

Derek si schiarì la gola, cercando di non fissare la ragazza che era deliziosamente adorabile con le guance ancora arrossate post allenamento «C’è un Dybukk in città e volevo mettervi in guardia.» disse grattandosi nervosamente il capo «Sono anche venuto per consigliare a Stiles di non andare in giro da sola, così come tutto il resto del Branco, ovviamente.» aggiunse ben sapendo che nel giro di qualche giorno la ragazza avrebbe scoperto chi fosse la persona impossessata dal Dybukk per poi provare a salvarla.

Noah si schiaffò una mano sul viso «Ci mancava solo questo.» borbottò stancamente, sapendo che avrebbe passato altre notti insonni.

Derek inarcò un sopracciglio e guardò la ragazza «È forse successo qualcosa?» domandò sentendo che forse non era passato nel momento giusto. Non voleva inasprirsi il futuro suocero, ma con spiriti del genere era meglio non scherzare, erano estremamente pericolosi in quanto alla ricerca di vendetta.

Stiles gli sorrise dolcemente, cercando di darsi un contengo e non sbavargli addosso «Niente di preoccupante, è solo crollato il soffitto in camera mia.» rispose stringendosi le spalle. Non era nulla di grave, avrebbe dormito tra i calcinacci o sul divano.

Il moro corrugò la fronte «Posso dare un’occhiata?» domandò in modo cortese e aspettò un cenno di Noah per entrare in casa e farsi guidare fino la stanza della ragazza. La prima cosa che notò non furono i calcinacci, ma dall’armadio aperto poteva vedere benissimo la sua giacca, quella che le aveva posato sulle spalle la notte in cui si erano incontrati.

Si avvicinò al centro della stanza e guardò in alto, non era nulla di grave «Non ci vorrà molto ad aggiustarlo.» commentò.

«Non ho i soldi per farlo.» disse subito il padre mettendosi le mani in tasca «Fare lo sceriffo non paga poi così tanto.» aggiunse ricordandosi le parole del suo vecchio, di come gli aveva dato dello stolto per voler fare un lavoro così pericoloso quanto sottopagato.

«Posso farlo gratuitamente, Sceriffo.» disse il licantropo sorridendo mostrando quelli che Stiles chiamava denti da adorabile coniglio mannaro.

«Sei sicuro? Insomma, non che metta in dubbio le tue capacità, ma non sarebbe meglio lasciare fare a dei professionisti?» chiese la ragazza già immaginandosi Derek in canottiera e pantaloni cargo, un martello in mano e la canzone Wreaking Ball di sottofondo.

L’Alpha sorrise «Stiles, sono un architetto.» spiegò, certamente fare l’Alpha non era un lavoro retribuito e lui era andato al college «E non mi occupo solo di progettare edifici, ma contribuisco manualmente con il mio team.» perché mentre Laura poteva essere l’erede del Beacon Hills Memorial Hospital, Derek aveva scelto di vendere la sua quota e aprire uno studio architettonico e dirigere un cantiere.

Stiles sbatté più volte le palpebre, mai in tutti quei mesi si era domandata che lavoro facesse l’uomo, forse dando per scontato che vivesse di rendita considerando il denaro che aveva la sua famiglia. Okay, ora poteva immaginare Derek a petto nudo che trasportava mattoni su una carriola sotto il Sole cocente.

Noah scosse la testa «Assolutamente no, Derek, non accetto opere di carità.» rispose lo sceriffo colpito leggermente nell’orgoglio.

«Tra una settimana è il compleanno di Stiles, può essere il suo regalo.» propose l’Alpha sorridendo vincente, Noah non poteva negargli di fare un regalo alla ragazza, soprattutto qualcosa di cui aveva urgente bisogno.

Lo sceriffo annuì sconfitto, quei due sarebbero stati la sua morte.

⸸⸸⸸

Stiles non aveva mai avuto il piacere di vedere l’Alpha all’opera, l’uomo veniva nelle ore del mattino, quando lei era impegnata a scuola, privandola di qualsiasi fantasia avesse avuto.

Liam e Mason erano seduti con lei in biblioteca quando sentirono il primo sparo e le urla. Stiles agì per puro istinto e afferrò i due ragazzi per le maglie e li trascinò vicino l’uscita d’emergenza.

«Quando aprirò la porta scatterà l’allarme, ma voglio che voi corriate il più velocemente possibile lontano da qui.» istruì mentre faceva segno ad altri ragazzi di avvicinarsi «Al mio tre.» iniziò il conto alla rovescia e al tre spalancò la porta lasciando che gli studenti e professori presenti corressero via.

L’allarme attirò immediatamente l’attenzione dello squilibrato che stava scaricando chissà quale arma contro i suoi compagni di scuola. Stiles chiuse la porta e senza troppe cerimonie diete un calcio contro il maniglione antipanico facendolo cadere a terra. Ora era ufficialmente intrappolata in quella stanza.

La porta si spalancò rivelando un Theo Raeken con un sorriso disturbante in volto, Stiles inarcò un sopracciglio e alzò le mani in alto, mostrando di non essere armata ed innocua.

«Eccoti!» urlò il ragazzo andandole incontro «Ti ho trovata finalmente.» aggiunse afferrandola per il braccio.

«Theo, cosa stai facendo?» domandò la ragazza tenendo la voce ferma e calma, farsi prendere dal panico era praticamente inutile e cercò di ricordare di essersi trovata in situazioni ben peggiori «Hai fatto del male a qualcuno?» pressò sentendo ancora le urla all’esterno.

Il ragazzo scosse la testa «Ho sparato in alto, non ho colpito nessuno, so che non ti piacciono queste cose.» disse facendola sedere sopra uno dei tavoli «Non ti piace che persone innocenti vengano ferite, non ti piace avere persone sulla coscienza.» sussurrò carezzandole una gamba, salendo dal polpaccio fino alla coscia, fermandosi con le dita vicino al bacino «Ma non sapevo come attirare la tua attenzione.» sbottò frustrato afferrandola per il collo «Questo era l’unico modo per averti.» sussurrò baciandole la guancia, le mano nuovamente sul fianco a stringere.

«Vuoi che venga con te?» domandò la ragazza stringendo i pugni «Mi stai minacciando? Se non vengo con te ucciderai qualcuno?» chiese sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Aveva fatto male ad ignorarlo nelle ultime settimane, ma stargli vicino le era diventato impossibile, soprattutto in quanto Theo non faceva altro che darle brividi spiacevoli ed Erica l’aveva messa in guardia da lui.

Il ragazzo annuì «Chiunque mi trovi davanti.» confermò facendo scattare l’arma e Stiles gli afferrò il polso.

«Theo, se io vengo con te, devi giurarmi che non farai del male a nessuno.» disse la ragazza guardandolo dritto negli occhi, voleva leggerci dentro, capire se potesse fidarsi.

Theo invece di risponderle si fiondò sulle sue labbra e Stiles non fece in tempo a trovare l’equilibrio che si ritrovò stesa sul tavolo con il ragazzo praticamente sopra. Le labbra del giovane di staccarono iniziando una scia verso il collo mentre sussurrava parole dolci e raccapriccianti allo stesso tempo.

Stiles mosse la mano libera lungo il tavolo fino a non trovare una penna e la strinse nel pugno.

«BHPD! FERMO DOVE SEI!» sulla porta c’erano quattro poliziotti e Stiles sospirò rassicurata, fortunatamente la scuola era abbastanza vicina alla centrale e i rinforzi non erano tardati ad arrivare.

Theo la trascinò giù dal tavolo e le strinse un braccio al collo, tenendola ferma, mentre l’altra mano tornò ad impugnare l’arma puntandola contro la sua tempia «Fermi! Fermi o giuro su Dio le faccio saltare la testa!» minacciò con la voce tremante, ricca di isteria.

Stiles roteò gli occhi, non era poi così tanto innamorato di lei se era disposto a farle saltare le cervella. I poliziotti si bloccarono riconoscendo la piccola e dolce Stiles, la bambina che avevano visto crescere, essere tra le braccia di un vero e proprio psicopatico. Abbassarono leggermente le armi e l’adolescente capì che era il momento d’agire.

Divincolandosi con uno scatto fece cadere l’arma dalle mani di Theo e con forza conficcò la penna nel suo corpo, non prendendo esattamente la mira, ma facendolo finire a terra con un urlo di dolore. Stiles calciò il più lontano possibile la pistola e girò il ragazzo con il petto contro il pavimento prima di salirgli sopra e bloccargli le mani contro la schiena.

Si abbassò sorridendo vittoriosa «Sembra che alla fine dovrai andare senza di me.» disse suonando particolarmente compiaciuta per aver dimostrato per l’ennesima volta di non essere completamente indifesa. Altro che licantropi, ah!

Quando arrivarono le ambulanze Stiles grugnì vedendo Thalia e Laura Hale venirle incontro «Sono innocente, lo giuro!» disse sentendosi particolarmente sotto accusa. Non era colpa sua se uno squilibrato si era innamorato di lei, per la miseria! E in più non era lei quella che si era spaventata da avere bisogno di assistenza medica, al contrario dei vari ragazzi che avevano assistito da vicino agli spari di Theo.

«Aspetta che Derek lo venga a sapere.» sospirò Laura ben sapendo che il fratello sarebbe semplicemente impazzito.

«Sì, potrà farmi la ramanzina dopo, ora voglio solo accertarmi che nessuno si sia fatto male.» rispose la ragazza consapevole che il suo Alpha le avrebbe dato dell’incosciente per non essere scappata insieme al resto degli studenti presenti in biblioteca. Ma se lo avesse fatto Theo non si sarebbe fermato, magari avrebbe sparato veramente a qualcuno se non l’avesse trovata subito.

Thalia le posò una mano sulla spalla «Per una volta, Stiles, pensa a te stessa. Devi essere molto scossa, stai letteralmente tremando.» le fece notare Mama Hale e, oh, aveva ragione, stava andando in stato di shock. Laura fece arrivare una barella e la fecero sdraiare, sotto i piedi il suo zaino per alzarle lievemente le gambe, per poi coprirla con una coperta.

«Puoi anche chiudere gli occhi, Stiles, va tutto bene.» la rassicurò Laura sorridendole dolcemente. Le piaceva il suo sorriso, le ricordava Derek.

«Uhg, vi prego lavatemi il collo, sento ancora la sua bava su di me.» chiese mentre sentiva le palpebre farsi pesanti e prima di ricevere una risposta cadde in un piacevole sonno esausto.

⸸⸸⸸

Thalia l’aveva ricoverata, decretando che non sarebbe potuta tornare né a casa né a scuola per i prossimi tre giorni e che solamente dopo che si sarebbe del tutto ripresa avrebbe lasciato la sua deposizione alla polizia.

«Oh, andiamo, non ho nulla.» provò la ragazza allargando le braccia, per niente desiderosa di rimanere in quella stanza per tre giorni.

«Stiles, hai subito tu più traumi e percosse in questo anno che un pugile professionista, forse dovresti calmarti un attimo.» disse la donna sedendosi sul bordo del letto «Trovo nobile tutto quello che fai, veramente, ma io e tuo padre siamo preoccupati.» continuò indicando lo sceriffo addormentato sulla poltrona all’angolo della stanza «Pensa al suo cuore, cosa gli succederebbe se dovesse perdere anche te?» le domandò facendola riflettere.

Stiles non aveva mai pensato a cosa sarebbe accaduto alle persone che l’amavano. Aveva sempre creduto che nessuno avrebbe mai sentito veramente la sua mancanza, che magari sacrificarsi per un bene maggiore le avrebbe fatto solamente onore e che suo padre sarebbe stato fiero di lei. Era quella la sua vita: risolvere casi irrisolti, proteggere gli altri, essere la figlia degna di uno sceriffo.

«Oggi Theo poteva farti veramente del male, sia fisicamente che psicologicamente.» continuò prendendole la mano, lo sguardo dolce e preoccupato di una madre «Saresti andata via con lui per proteggere gli altri, ma ricordati che anche tu meriti di essere protetta, non devi cavartela sempre da sola.» disse dandole un bacio sulla fronte. Era una copia di Claudia, lo stesso carattere, lo stesso amore nel mettere gli altri prima di sé stessa. Thalia sorrise passandole una mano tra i capelli sciolti «Tua madre ti vorrebbe al sicuro, ma non per questo non puoi risolvere casi, Stiles.» le riprese la mano e la strinse leggermente «Se hai un piano, se sei sicura delle tue deduzioni, lascia che sia il Branco a fare il lavoro fisico. Tu sei la mente, loro il braccio, non puoi essere entrambi.» le suggerì sentendo fuori dalla stanza Derek chiedere a Laura cosa fosse successo e perché nessuno lo avesse avvisato immediatamente.

«Non voglio che loro si facciano male.» ammise la ragazza arrossendo.

«Loro guariscono, tesoro, in un attimo, tu no.» le ricordò prima di salutarla e aprire la porta, rivelando il figlio con lo sguardo furioso.

«Vai, stai un po’ con lei, ne ha bisogno.» disse posandogli una mano sulla spalla e Derek non se lo fece ripetere.

⸸⸸⸸

Liam le aveva portato dei fiori di campo e un biglietto firmato da tutti i ragazzi che aveva salvato nella biblioteca, insieme a lui Mason che raccontò nei minimi dettagli come tutti fossero letteralmente impazziti per lei e le sue gesta eroiche.

«Hai già il mio voto, Stiles, e quello di minimo altri trecento studenti, considerati già il prossimo sceriffo di Beacon Hills.» disse sedendosi vicino all’amico, stava letteralmente sprizzando energia dai tutti i pori e Stiles ne era quasi invidiosa. Lei si sentiva uno straccio, perennemente assonnata e avrebbe scommesso un biglietto da cinquanta dollari che la stavano tenendo sotto calmanti per farla riposare o forse era veramente solo molto stanca, non ricordava l’ultima notte di sonno tranquillo da quando aveva incontrato Derek la sera della cattura del serial killer dei balli.

«Primo sceriffo donna di Beacon Hills, non male.» rispose la ragazza tagliando la mela che aveva come dessert per pranzo, la divise in sei spicchi e ne diede due a testa ai due giovani davanti a lei. Doveva nutrirli, per la miseria, non poteva certo mangiare davanti a loro senza dare nulla.

«Theo invece che dice?» domandò in quanto nessuno voleva dirle come stessero andando le indagini e il processo del ragazzo.

Liam arrossì e guardò l’amico, incerto se raccontare la verità o meno «Certamente non sarà un uomo libero per molto tempo.» rispose vago guardando i suoi spicchi di mela e Stiles sospirò «La verità, su.» incitò guardandolo truce.

«Hanno trovato numerose foto di te in camera sua, come una specie di alterino, con tanto di candele e… be’ un diario dove c’era scritto molto dettagliatamente cosa avrebbe voluto farti.» rispose Mason guardando ovunque tranne che la ragazza «Tuo padre è stato rimosso dal caso, stava per mettere le mani addosso a Raeken.» aggiunse riportando quello che aveva sentito bisbigliarsi nei corridoi della scuola.

Stiles fece una smorfia «Vorrei proprio leggerlo, questo diario.» borbottò incupita. Derek non era più tornato a farle visita, forse gli aveva fatto schifo il fatto che stava per andare volontariamente via con Theo per lasciarsi violentare fino alla fine dei suoi giorni, forse ora la odiava e voleva cacciarla dal Branco, forse aveva letto anche lui quel diario e non riusciva più a guardarla senza pensare a quello che il coetaneo aveva scritto.

Mason si alzò dalla sedia «Stiles, è stato un piacere venirti a trovare, ma adesso io e Liam dobbiamo andare. Ci vediamo quando torni a scuola.» la salutarono caldamente e in meno di cinque minuti la ragazza si ritrovò nuovamente da sola ad annoiarsi.

«Dannati orari delle visite.» borbottò prima di mettersi su un fianco e chiudere gli occhi, tanto valeva dormire.

⸸⸸⸸

Derek aprì la porta della camera di Stiles e la fece passare, godendosi nei minimi dettagli l’espressione estasiata della ragazza nel vedere la sua camera completamente riorganizzata e più spaziosa. L’Alpha aveva chiesto a Noah il permesso di buttare giù un muro per creare più spazio e di rimodernare completamente il bagno.

«Credo di amarti.» sussurrò la ragazza ammirando la sua nuova stanza, mai avrebbe creduto di poter avere una cosa del genere, si era sempre accontentata della piccola camera non osando desiderare di più.

Derek arrossì e nascose l’imbarazzo entrando nella cabina armadio della ragazza «Ho aggiunto dello spazio anche qui dentro.» disse facendole vedere come ora fosse più profondo. Nei suoi tre giorni di ospedalizzazione Derek si era dato da fare ed aveva completato i lavori in tempo record chiedendo ad alcuni dipendenti un aiuto, i quali avevano accettato di farlo gratuitamente in quanto i loro figli erano stati salvati dalla ragazza essendo in biblioteca quando la sparatoria era iniziata.

L’Alpha aveva scaricato tutte le energie buttando giù muri e trasportando ogni singolo pezzo per non correre il rischio di perdere il controllo e andare a staccare la gola a morsi a quel Theo Raeken. Quando lo sceriffo gli aveva raccontato del diario era quasi impazzito, solo il pensiero che qualcuno avesse anche solo pensato di torcere un capello alla sua Compagna.

«Hai fatto veramente troppo, Der, non so veramente come ripagarti.» disse la ragazza andando a sedersi sul letto. Non poteva certo non pagarlo! Un conto era riparare un buco nel soffitto, un altro era rifarle praticamente tutta la stanza.

L’uomo scosse la testa e si sedé alla scrivania «Questo e altro per un membro del Branco.» disse e giurò di aver sentito l’odore di Stiles inasprirsi di tristezza, ma solo per un secondo. Derek non voleva nemmeno immaginare cosa avrebbe detto la ragazza se avesse scoperto che sua madre aveva completamente cancellato qualsiasi debito lei e il padre avessero con l’ospedale e no, non l’aveva proposto lui, sua madre aveva fatto tutto da sola.

«Ma alla fine avete catturato il Dybukk?» domandò per cambiare più o meno argomento.

Derek scosse la testa divertito «Tranquilla, è tutto sotto controllo, nessuno ti farà più del male.» e la salutò, lasciandola sola, con la sensazione di un bacio mancato.

Stiles urlò contro il cuscino, dannata lei!

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«Tanti auguri!» Erica le saltò addosso nel bel mezzo del corridoio e Stiles per poco non cadde a terra. Dietro di lei si aggiunsero Isaac e Boyd, seguiti a loro volta da Liam e Mason. Scott era stato con lei tutta la notte, avevano in qualche modo già festeggiato giocando ai videogame mangiando cibo spazzatura.

«Grazie Erica.» rispose l’umana arrossendo quando più persone iniziarono a farle gli auguri, non le era mai piaciuto essere al centro dell’attenzione, almeno non quando non fosse per un caso risolto.

«Questa sera la tua festa a casa Hale, è un evento elegante, mi raccomando.» le disse prima di scappare verso Lydia, per tormentarla come faceva da mesi. Quelle due erano l’una la nemesi dell’altra ed erano in competizione per vincere il titolo di ragazza più bella della Beacon Hills High School.

«Se vuoi passo a prenderti.» propose Isaac sorridendole dolcemente, desiderando ardentemente accoccolarsi con la Pack Mom e farsi raccontare una storia. Era quasi imbarazzante, ma Derek gli aveva assicurato che era normale e lui si fidava del suo Alpha.

La ragazza gli posò una mano sulla spalla «Mi farebbe molto piacere!» rispose ricambiando il sorriso «Liam, Mason, fatevi trovare a casa mia per le 19, va bene?» domandò ai due ragazzi che ovviamente erano stati invitati al suo compleanno, Stiles non aveva voluto storie al riguardo, quei due erano ufficialmente i suoi bambini e Thalia non aveva avuto nulla in contrario a lasciare due umani inconsapevoli del sovrannaturale a casa sua.

I due giovani le diedero un pollice all’insù prima di scomparire nella grande marea di studenti.

«Oh, crescono così in fretta.» scherzò la ragazza fingendo di asciugarsi una lacrima, le sembrava ieri che avesse preso i due sotto la sua ala protettiva.

Boyd e Isaac sorrisero, Stiles era veramente la Pack Mom perfetta.

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Allison le passò un bicchiere di punch e le si sedé vicino «Tanti auguri, Stiles.» augurò timidamente, anche non sentendosi completamente sicura in mezzo a tutti quei licantropi, ma per Scott avrebbe fatto questo e altro.

«Grazie.» rispose cortesemente la festeggiata, cercando di non far trapelare quanto ancora poco si fidasse di lei. Insomma, suo nonno stava per appenderla per dei cavi elettrici e aveva appreso la notizia che la sua fantastica zia Kate aveva provato a dare fuoco a quella stessa casa dove si trovavano in quell’esatto istante. Argent e licantropi non erano un’accoppiata sicura.

Liam e Mason stavano parlando con Cora, la sorella minore di Derek, che frequentava il loro stesso anno; Isaac e Erica stavano ballando insieme allo zio Peter in modo strano e Scott stava parlando con Thalia dei suoi progressi da quando aveva iniziato a far parte di un Branco.

«Deve essere bello avere una famiglia numerosa.» buttò lì la cacciatrice guardando quasi con invidia Derek sollevare da terra le cugine più piccole, lasciandole pendere dal suo braccio muscoloso.

Stiles annuì «Sicuramente non ci si annoia mai.» concordò. Da piccola aveva desiderato un fratello minore, ma ora che ci ripensava era meglio così, non avrebbe sopportato vederlo farsi male a causa del mondo sovrannaturale.

Rimasero in silenzio, osservando i loro amici divertirsi, non avevano molte cose in comune di cui parlare.

«Questa dama vuole unirsi a me per un ballo?» Scott si inchinò davanti ad Allison con fare cavalleresco e la fidanzata sorrise accettando.

Il suo posto venne occupato da Derek «Quindi, ora sei ufficialmente maggiorenne.» disse guardandola con la coda dell’occhio, improvvisamente la sala si era fatta più silenziosa e inevitabilmente arrossì, quegli impiccioni!

Stiles annuì «Sì, abbastanza grande per votare, ma non per bere.» rispose non notando il cellulare di Laura puntato nella sua direzione.

«Be’, ora che hai l’età giusta volevo chiederti una cosa.» iniziò l’Alpha torturandosi le mani «In verità è da mesi che voglio farlo.» aggiunse catturando completamente l’attenzione della ragazza «Questo sabato ti andrebbe di uscire con me?» domandò infine sentendosi il fiato bloccarglisi in gola subito dopo.

Stiles non perse un battito, non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase che urlò un chiaro e forte «SÌ!» e ignorò il commento di Peter sul non correre a fare figli.

Quello era in assoluto il compleanno migliore della sua vita!

⸸⸸⸸

«Liam guardami, va tutto bene, okay?» Stiles gli carezzò la testa dolcemente, come era solita fare «Questa notte è successo qualcosa, il tuo corpo cambierà, tu cambierai, ma non c’è stata altra alternativa.» disse sentendo il cuore stringersi, le faceva male vedere il ragazzo così spaventato.

Il ragazzo era stato attaccato mentre tornava a casa dopo aver portato la cena al patrigno, un dannato licantropo aveva pensato di rifarsi i denti su di lui. Fortunatamente lei e Derek stavano passeggiando per di lì quando avevano sentito l’urlo del ragazzo.

L’Alpha era stato obbligato a Morderlo per salvarlo, le lacrime di Liam, mentre pregava di non lasciarlo morire, non gli avevano lasciato molta scelta.

«Stiles, prometti di rimanere sempre con me?» domandò spaventato, le mani così diverse, quegli artigli per niente familiari, i rumori così assordanti.

La ragazza lo abbracciò, mettendosi con le ginocchia sul tappeto «Non ti lascio solo, mai.» promise lasciando Liam piangere sulla sua spalla.

Stiles si scambiò un’occhiata con Derek, sarebbe andato tutto bene.

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Venire svegliata con una mano sulla bocca a cercare quasi di soffocarla non era un bel risveglio.

«Shh!» sibilò il proprietario della mano puntandole un coltello alla gola.

Ecco, ora Stiles non poteva essere considerata colpevole di essersela andata a cercare, era in casa sua, nel suo letto ed erano ben due mesi che non finiva in ospedale, un nuovo record personale.

La luce del comodino venne accesa e Stiles riconobbe immediatamente Donovan sopra di lei.

Il ragazzo spostò il coltello, facendolo viaggiare intorno al viso, tra i capelli, giù per la gola, sulle clavicole. La ragazza rimase immobile, non dandogli un pretesto per attaccarla.

«Voglio vendicarmi del tuo vecchio.» disse in un sussurro, la fronte sudata e i capelli leggermente appiccicati alla cute «Volevo uccidere lui.» ridacchiò fermando il coltello sul bordo della maglietta del pigiama della ragazza «Ma una persona mi ha dato un’idea geniale: per fare veramente male a Stilinski devo fare del male alla persona che tiene di più.» rivelò come se stesse raccontando un segreto, il coltello iniziò a lacerare lentamente la maglietta «Theo aveva ragione nel dire che hai un buon odore.» tirò forte con il naso, affondando il viso tra i capelli della ragazza.

Stiles trattenne il respiro, ma rimase immobile, la maglietta ormai completamente rovinata e a metà.

«Che dici, salutiamo tuo padre?» domandò indicando con un cenno della testa qualcosa alla sua destra. Quando Stiles si girò sentì un forte senso di nausea, quel bastardo stava filmando il tutto.

Una bretella del reggiseno venne tagliata e Stiles chiuse per un attimo gli occhi, solo per ricevere uno schiaffo «No, no, devi guardarmi.» le disse tagliandola sul ventre, lo sguardo di un lunatico «Guardami e pensa a Theo, gli ho promesso che sarebbe stato lui a farlo.» grugnì mentre si sfregava l’erezione contro la sua gamba. Era ufficiale, Stiles stava per vomitare.

Il coltello venne posato sopra il suo stomaco, la mano ora libera iniziò a giocare con il bordo dei suoi pantaloni «Ricordati, comportati bene, o dovrò farti più male di quello che avevo pianificato.» l’avvisò togliendo la mano dal viso, per poter spingere insieme all’altra i pantaloni giù per le gambe. Quando arrivò alle caviglie Stiles sferrò un calcio colpendolo dritto sul naso.

Veramente, la gente doveva smetterla di sottovalutarla, quale idiota lasciava le braccia libere alla vittima? Sia come poliziotto che come criminale, Donovan, faceva schifo.

Afferrò il coltello e lo puntò alla gola del ragazzo «Ora fa silenzio tu, idiota.» sibilò infastidita mentre afferrava dal comodino il cellulare per chiamare il padre «Questa volta non uscirai mai più.» aggiunse più per rassicurare sé stessa che per fargli paura, Donovan era un pericolo per tutti, doveva essere curato in una struttura specifica.

Quando più tardi arrivarono i rinforzi Stiles venne portata in ospedale per degli accertamenti, perché anche se aveva chiaramente detto che non aveva subito alcuna violenza, Tara aveva insistito per farla controllare, perché chissà cosa avesse fatto quel bastardo mentre lei era addormentata.

Quando arrivò in ospedale Derek era già lì e fumava di rabbia. Avevano avuto tre appuntamenti dal suo compleanno, ma non si erano ancora dati nemmeno un bacio, stavano andando molto con calma, volevano fare le cose per bene e conoscersi meglio anche se erano praticamente anime gemelle.

L’abbraccio che ricevette la fece rilassare, tanto che si lasciò scappare qualche lacrima, perché era stata una serata orribile e il solo pensiero che Theo e Donovan avessero parlato di lei le faceva venire il voltastomaco.

Laura comparve attratta dall’odore di lacrime della cognata, dietro di lei Thalia.

Stiles era avvolta in una coperta, ancora con la maglietta tagliata e l’intimo, che il personale ospedaliero avrebbe dovuto raccogliere come prove contro Donovan, i pantaloni ancora sul pavimento di camera sua per le foto della scena del crimine.

«Vieni, tesoro, prima ci pensiamo e meglio è.» Thalia tese una mano verso la ragazza, la quale riluttante si staccò dall’Alpha.

«Ti aspetto qui, non vado da nessuna parte.» le promise e Stiles sorrise, lo sapeva che Derek era un uomo di parola.

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La visita fu piuttosto imbarazzante, la ginecologa confermò che l’imene era ancora intatto e che non c’era nessun segno di un possibile intercorso, come Stiles aveva già assicurato. Le prelevarono del sangue, per assicurarsi che Donovan non le avesse iniettato nulla e la lasciarono sola nella stanza.

Pochi minuti dopo entrò Derek, tra le mani un paio di pacchetti di Reese’s e un dolce sorriso sul volto «Immaginavo avessi fame.» era praticamente ora di colazione e Stiles stava morendo di fame.

L’uomo si sedé vicino a lei e l’umana posò la testa contro il suo petto, rimanendo in silenzio. Chiuse gli occhi lasciando andare un lungo sospiro, si sentiva così al sicuro tra le sue braccia, voleva rimanere lì per sempre.

Derek le posò un bacio tra i capelli, giurando che nessuno le avrebbe mai più fatto del male.

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Le notizie a Beacon Hills volavano veramente ad una velocità esorbitante, tanto che nell’orario delle visite mattutine si ritrovò tra le braccia un Liam tramante di rabbia «Nessuno deve toccare mia madre.» borbottò contro il petto della ragazza e Stiles inarcò un sopracciglio. Da quando Liam la chiamava mamma?

Guardò Derek in cerca di spiegazioni, ma le fece segno che ne avrebbero parlato dopo.

«Tranquillo, Liam, non mi è successo niente, sinceramente non so nemmeno perché sono ancora qui dentro.» rispose veramente confusa, dopo gli accertamenti avrebbero dovuto dimetterla, non offrirle la suite presidenziale dell’ospedale.

Liam la guardò seriamente, per niente convinto. In vita sua non aveva mai incontrato nessuno che fosse così spericolato come Stiles.

«Liam torna a scuola, su, prima che il tuo patrigno ti trovi qui.» disse la ragazza sorridendogli. Non voleva che il ragazzo finisse nei guai a causa sua.

Il ragazzo annuì e le diede un bacio sulla guancia «Torno questo pomeriggio.» le disse prima di correre via, se si fosse sbrigato sarebbe riuscito ad arrivare in tempo per la seconda ora.

«Da quando i tuoi Beta mi chiamano mamma?» domandò all’Alpha sorridendo, non le dispiaceva, infondo aveva sempre visto Liam come un fratello più piccolo da guidare nel mondo, non le dispiaceva l’idea di considerarlo un figlio.

Derek arrossì, era il momento di fare una lunga chiacchierata sulle dinamiche di un Branco.

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Per festeggiare la fine dell’anno scolastico e la tranquillità che aveva regnato a Beacon Hills negli ultimi mesi, Derek aveva deciso di portare il Branco una settimana al mare affittando due camper.

In uno viaggiavano Derek, Stiles, Isaac, Liam e Mason, nel secondo Scott, Allison, Erica e Vernon.

Stiles aveva insistito per guidare, ma i bambini l’avevano praticamente pregata di lasciar guidare Derek e sedersi con loro a giocare a carte e Stiles proprio non riusciva a dire loro di no.  

Erano stati due mesi piacevoli, tutte le creature del mondo sembravano essersi placate, i criminali sembravano essere andati in sciopero e gli adolescenti erano riusciti ad essere dei semplici adolescenti preoccupandosi solamente della scuola e dell’amore.

Derek e Stiles erano andati in numerosi appuntamenti, ogni sabato sera, e Stiles si innamorava ogni settimana sempre di più. Il primo bacio aveva avuto il sapore di gelato alla menta e fragola, dato sul belvedere di Beacon Hills, sotto un mare di stelle.

«Stiles, quanto manca?» domandò Liam sbadigliando, erano partiti all’alba e il cucciolo e Mason non avevano chiuso occhio per tutta la notte per l’emozione.

«Ancora un paio d’ore, puoi dormire se vuoi.» rispose la ragazza carezzandogli la testa.

Isaac si sedé vicino a lei, posando la testa sopra la sua spalla. Liam e Mason sbadigliarono nuovamente andando verso uno dei due letti, addormentandosi praticamente subito.

Stiles chiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente anche lei stanca «Dormiamo anche noi, mamma?» domandò Isaac con voce piccola. Da quando avevano ufficializzato il suo ruolo di Pack Mom i Beta non si trattenevano più dal chiamarla mamma, soprattutto Isaac e Liam che sembravano essere quelli a cui più mancava una figura materna.

Liam ovviamente aveva ancora sua madre, ma la sentiva lontana, irraggiungibile, mentre Stiles era sempre lì, pronta a prendersi cura di lui.

Stiles sorrise «Se vuoi dormi tu, Isaac, non penso sia carino lasciare solo Derek sveglio.» rispose indicandogli con gli occhi l’Alpha che guidava. Il biondo annuì e andò ad unirsi agli altri due, stringendosi in quello che Stiles definiva un puppy pile.

Tornò a sedersi al posto del passeggero e sorrise al fidanzato «Hai avuto un bel pensiero, grazie.» disse sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia. Arrossiva ancora quando erano vicini, non riusciva veramente a credere che un Adone come Derek fosse innamorato di lei, aveva sempre creduto che nella vita si sarebbe dovuta accontentare di un ragazzo come Greenberg.

L’uomo le prese una mano e la portò alle labbra, non servivano tante parole tra loro.

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«Stiles, ti prego!» piagnucolò Scott mettendo le mani in preghiera e cercando di fare gli occhi dolci.

La ragazza scosse la testa mentre apriva il borsone «Assolutamente no, Scotty.» rispose afferrando la confezione di crema solare «Ora o ti giri e te la fai mettere o torni dritto nel camper.» lo minacciò usando il tono da mamma.

Non le interessava se fossero tutti licantropi, dovevano mettersi la crema solare e basta, non avrebbe rischiato di avere lupacchiotti bruciati.

«Me la può mettere Allison, almeno?» domandò rassegnato, mentre la fidanzata rideva leggermente divertita per come il ragazzo fosse completamente succube del volere della Pack Mom. Stiles annuì ed indicò a Liam di avvicinarsi, il quale non fece storie.

Sentirono un fischio e delle risate «Dopo la metti anche a me, dolcezza?» urlò un ragazzo a qualche ombrellone di distanza, con tanto di occhiolino e Stiles fece una smorfia, infastidita.

«Andiamo, non mi rispondi?» continuò il ragazzo iniziando ad avvicinarsi e Stiles intimò solamente con lo sguardo ai suoi Beta di rimanere fermi.

Quando le afferrò il braccio, obbligandola a girarsi e lasciare metà della schiena di Liam senza protezione Stiles sibilò di dolore, non si sarebbe mai aspettata una presa così forte e violenta.

«Mettiti in fila.» rispose la ragazza, fissandolo dritto negli occhi e desiderando dargli una testata.

Isaac stava avendo seri problemi a controllarsi e anche Liam sembrava sul punto di attaccare. Erica stava stringendo il polso di Boyd, trattenendolo dall’andare a difendere l’onore della Pack Mom. Tutti sapevano che Stiles sapeva cavarsela da sola.

«Io non aspetto, zuccherino.» il bullo la scosse e l’umana sospirò, pulendosi le mani contro il ventre. Posò il cappello sul lettino e guardò in direzione del camper dove Derek stava facendo una dormita, lasciando gli adolescenti divertirsi.

«Ma guarda qua, abbiamo un sacco di belle ragazze e dei brutti cessi.» rise chiaramente sentendosi il più bello, mandò un bacio volante verso Erica, la quale ricambiò con un dito medio, mentre Allison roteò gli occhi e trattenne Scott per una spalla.

Erano un Branco, Derek le aveva spiegato più volte che qualche volta doveva lasciarsi difendere, far capire ai Beta che si fidava di loro, che sapeva che l’avrebbero tenuta al sicuro, insomma, dare loro l’impressione che fossero abbastanza forti da proteggere la Pack Mom.

«Isaac, Liam, perché non accompagnate questo bell’imbusto nel camper a prendere altra crema solare?» domandò facendo loro l’occhiolino.

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, guardò verso i suoi amici che stavano facendo il tifo per lui, urlando come scimmie.

I due Beta scattarono e trascinarono letteralmente il ragazzo verso il camper.

«Stiles, sicura che Derek non gli strapperà la gola a morsi?» domandò Mason guardando preoccupato verso il camper. Non che non se lo meritasse, ma non voleva dormire tra schizzi di sangue.

L’umana sorrise «Tranquillo, Mason, lo spaventeranno giusto un po’, così imparerà a rispettare le donne.» disse vedendo il camper muoversi leggermente, segno che il povero ragazzo stava prendendo qualche colpo. Finché si era trattato solo di lei poteva anche passarci sopra, ma quando aveva osato tirare in ballo Erica e Allison non ci aveva visto più, quelle erano le sue Beta!

Derek uscì dal camper tenendo il ragazzo per la base del collo, uno sguardo furente mentre individuava con lo sguardo il gruppo di amici che adesso sembrava particolarmente terrorizzato nel vedere il naso sanguinante dell’amico.

L’Alpha arrivò fino al gruppo di ragazzi e lanciò il loro amico per terra, faccia contro la sabbia «Andatevene da questa spiaggia, immediatamente.» ordinò mostrando i denti e, wow, Stiles iniziava a sentire caldo e non a causa del Sole.

«Mama! Controllati.» rise Erica sentendo l’odore di eccitazione, si divertiva a punzecchiarla sull’argomento.

«Sh, fa silenzio, mamma si sta godendo la scena.» perché quella era la prima volta che vedeva Derek a petto nudo, gli addominali scolpiti che per mesi aveva immaginato. Quando si sarebbero sposati avrebbe bandito l’utilizzo della maglietta dentro casa.

Quando i ragazzi scomparvero, trascinando il ragazzo sanguinate, Derek arrivò a passo svelto da lei e l’afferrò per i fianchi, abbassandosi abbastanza per baciarla con passione, ignorando gli sguardi scandalizzati delle mamme che coprivano gli occhi ai loro bambini.

Oh, adorava i licantropi ed il loro essere territoriali. Stiles allacciò le mani dietro la sua nuca e dovette trattenersi dal saltargli addosso e circondargli la vita con le sue gambe.

Liam si schiarì la gola, imbarazzato «Possiamo andare a fare il bagno?» chiese indicando l’enorme distesa d’acqua e Stiles diede l’okay con un movimento della mano, in quel momento mamma era impegnata a baciare papà e della crema solare non le importava più niente.

⸸⸸⸸

«Derek, shh, sveglierai gli altri.» rise Stiles mentre sgattaiolavano fuori dal camper, pronti per godersi un bagno notturno in solitaria. Era l’ultimo giorno della loro vacanza e volevano fare qualcosa di diverso.

Derek le baciò il collo «Tranquilla, sono profondamente addormentati.» la rassicurò sollevandola da terra e prendendola imbraccio.

Stiles rise quando il ragazzo corse per la spiaggia e infine buttandola dentro l’acqua, per poi buttarsi a sua volta.

Derek nuotò verso di lei e Stiles si allontanò di rimando, iniziando così una vera e propria fuga, che non durò molto.

«Ti ho presa.» disse l’uomo baciandola sul collo, le mani strette intorno alla vita e Stiles piegò la testa indietro, posandola contro la spalla del fidanzato.

«Ti amo.» disse chiudendo gli occhi. Era la prima volta che lo diceva, in cinque mesi di frequentazione, nonostante sapesse che fossero praticamente destinati a stare insieme per l’eternità, lei solamente in quel momento si era sentita di dire quelle due magiche parole.

Derek sentì il cuore fermarsi, aveva da tempo sognato quel giorno, il giorno in cui avrebbe potuto dirlo anche lui senza sembrare affrettato «Ti amo.» le sussurrò direttamente contro l’orecchio.

Quello che accadde dopo, sulla spiaggia, sotto le stelle, fu il momento più magico ed appagante della vita di Stiles.

⸸⸸⸸

La vita continuò tra un susseguirsi di casi da risolvere, creature attratte dal Nemeton, l’allargarsi del Branco con l’arrivo dei primi figli delle varie coppie.

Stiles si sciolse il nodo della cravatta e andò a baciare suo marito.

«Sei stanca?» le domandò l’uomo invitandola a sedersi vicino a lui.

La donna annuì accoccolandosi «Stavo pensando di lasciare l’FBI.» ammise chiudendo gli occhi. Non era che non le piacesse il lavoro, al contrario, ma le portava via molto tempo da passare con suo marito ed il Branco.

Derek la guardò incuriosito, non avrebbe mai creduto che sua moglie volesse abbandonare il lavoro dei suoi sogni «C’è qualcosa che non va? Devo rompere il naso a qualcuno?» non era poi così poco comune che le agenti donne venissero maltrattate dai superiori uomini, i quali trattenevano promozioni in cambio di favori sessuali.

Stiles scosse la testa «Pensavo che fosse arrivata l’ora di iniziare una famiglia.» disse prendendogli la mano, fino a quel momento aveva preso tutte le precauzioni per non avere una gravidanza, preferendo concentrarsi sul suo lavoro, ma nell’ultimo periodo, vedendo tutti i bambini del Branco aveva iniziato a sentire anche lei quel bisogno di stringere un infante tra le braccia, un vero bambino che l’avrebbe chiamata mamma.

«Potrei trovare un altro lavoro, qualcosa di più ordinario.» aggiunse guardando il marito, cercando di capire cosa stesse pensando.

Derek la baciò «Qualsiasi cosa tu voglia, Stiles, qualsiasi.» rispose completamente e perdutamente innamorato come lo era da anni.

Stiles sorrise, Derek era veramente la cosa migliore che potesse accaderle.

 

 

 

 

 

Note autrice:

Okay, siete arrivati alla fine di questa tortura!

Complimenti, avete uno stomaco d’acciaio e un cervello lodevole se non avete chiuso la storia a metà, decidendo che io fossi completamente pazza!

Ancora grazie per aver letto,

Sel

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

   
 
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