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Autore: MaryElizabethVictoria    04/04/2021    1 recensioni
Elizabeth Smith è una ragazza di diciassette anni perfettamente normale che conduce una vita perfettamente normale, quasi noiosa. Fino a che un giorno tutto cambia improvvisamente e si ritrova sola in un posto strano e che non conosce, circondata da ragazzi e ragazze della sua età con superpoteri. Riuscirà la normalissima Ellie ad integrarsi nel gruppo e soprattutto a capire cosa diamine le è successo?!
Alla fine andrà tutto bene, giusto?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Io devo andarmene da qui - disse Ellie semplicemente, facendo leva sulle braccia per alzarsi dal letto.

 

-Naturalmente- il sorriso stampato sul viso di Agatha Harkness sembrava potersi espandere a dismisura sulla sua faccia dai lineamenti contratti- Devi andare al più presto in classe a conoscere tutti i tuoi nuovi amici!

 

I minuti successivi trascorsero in un dialogo surreale tra una Ellie sempre più sconvolta e agitata che non faceva altro che chiedere spiegazioni mentre la donna in viola , che  parlava e si atteggiava come una casalinga impicciona degli anni cinquanta, eludeva tutte le sue domande con una serie di insopportabili smancerie.

-Senta, grazie di tutto - ripetè a voce alta-  Grazie davvero. Ma è veramente troppo... io devo andare a casa adesso. Non avete alcun diritto di trattenermi!

 

-Oh, nessuno è trattenuto qui contro la sua volontà, sciocchina- disse Agatha pizzicando dolorosamente la guancia di Ellie nella parodia di un gesto affettuoso.

 

-Vuole dire che posso andarmene quando voglio?

 

-Questa 'sfortunatamente' non è una possibilità per il momento. Ma, ehi, ecco una notizia strepitosa: questo vuol dire che resterai con noi ancora per un po' e ci darai l'opportunità di conoscere meglio quanto sei fantastica- esclamò la donna, visibilmente su di giri all'idea , avvicinandosi ulteriormente, più di quanto mettesse Ellie  a suo agio.

 

La ragazza si ritrasse istintivamente sul lettino come per sottrarsi a qualsiasi cosa volesse farle, ma a quella anche a distanza bastò muovere leggermente le dita generando un lieve fumo violaceo perchè, come per magia, un sottile braccialetto metallico si materializzasse al polso di Ellie. Solo in quel momento si rese conto che Anche Morgan ne portava uno identico al polso sinistro e, come lei, non ne sembrava per niente entusiasta.

 

-Ecco fatto mia cara. Questo è per la tua protezione, non farci caso. Ancora non posso credere a quanto tu sia fortunata a poter frequentare un istituto tanto prestigioso. Vedi qui siamo tutti molto uniti come una vera famiglia.

 

-No, non capisce... prima intendevo proprio che devo andarmene da dall'istituto fece un ultimo d'operato tentativo di protestare, ignorando tutti i segnali che Morgan tentava di farle per implorarla di stare zitta- Sicuramente si tratta di un  malinteso. Io ce l'ho già una classe e degli amici da cui tornare. E soprattutto ho la mia di famiglia che mi starà aspettando! La prego, i miei saranno preoccupati.

 

-Oh, io non ne sarei così sicura, tesorino- commentò la donna, questa volta lasciando trapelare un accenno malevolo nella sua voce zuccherosa.

A questo punto Morgan le prese la mano stringendola fortissimo ma Ellie era troppo sconvolta per cogliere i suoi suggerimenti. Soprattutto se era la sua unica occasione di scoprire cosa sapevano della sua famiglia e perché nessuno parlava chiaro in quel maledetto posto.

 

-Se permetti un consiglio carina, a nessuno piacciono i ragazzini troppo ostinati. Io personalmente sono sempre stata  più che tollerante, vedi sono stata giovane anch'io ...qualche secolo fa... ma bisogna comprendere che ci sono delle regole- per rinforzare questo concetto prese il braccio di Ellie e lo strinse in una morsa d'acciaio che le fece scappare un gemito- E non rispettare queste regole può portare a delle conseguenze diciamo 'spiacevoli' come la signorina Stark qui presente ti può confermare.

 

-Naturalmente signora Harkness- intervenne Morgan prontamente-  Ellie è entusiasta di essere qui. Adesso può lasciarle il braccio così possiamo andare in classe? Per favore.

 

A quelle parole come se avessero premuto un interruttore la donna scattò come una molla,  ritornando in modalità casalinga e liberando una povera Ellie dalla sua presa micidiale.

 

-Oh, certamente mie care. Andate pure- aggiunse con un gesto della mano.

 

Le ragazze non se lo fecero ripetere.

 

'Grazie' mimò Ellie con la bocca nella direzione di Morgan, che le fece solo segno di tacere e seguirla. Non appena furono fuori dalla stanza la prese per mano e si misero a correre lungo quello che sembrava un corridoio infinito.

 

Tutto ciò era troppo assurdo. Le sembrava di essere precipitata come Alice in un mondo sottosopra, dove nulla aveva senso. Le pareti bianche, le piastrelle regolari , gli ampi soffitti che le circondavano erano quanto di più banale ci si potesse aspettare da un qualunque edificio, ma qualcosa dentro di lei le stava urlando che era tutto orrendamente sbagliato.

 

-Cosa diamine pensavi di fare lì dentro? Ti avrebbe spezzato il braccio se avessi continuato- le disse Morgan, ma non aveva un tono preoccupato, anzi era come se stesse parlando della cosa più naturale del mondo- Aspetta, sei indistruttibile per caso? Sarebbe davvero forte...ti servirà, soprattutto perché la  prima ora è con Banner. Ci tiene alla puntualità e credimi non vuoi vederlo arrabbiato. Sempre dritta fino alla scala sulla destra, poi secondo piano, terza porta a sinistra. Laboratorio 6. Non occorre che mi ringrazi.

 

-Tu non vieni?- si affrettò a ribattere Ellie in un tono che, si rendeva conto, avrebbe potuto benissimo suonare piuttosto disperato.

 

-Oh no, le lezioni di quantistica sono opzionali per me. E poi ho l'agenda piena di impegni- aggiunse sventolandole orgogliosamente in faccia un flaconcino molto simile a quelli che aveva appena visto in infermeria e che probabilmente la ragazza aveva appena sottratto proprio da lì- Come dicevo poco fa ci si annoia parecchio qui. Ti chiederei di unirti alla festa, ma probabilmente tu dovresti andare, è meglio che ti sbrighi o li farai incazzare già il primo giorno.

 

-Grazie...credo- Ellie non ebbe nemmeno la prontezza di scandalizzarsi.

 

Per la verità una ragazza ingenua come lei non sapeva bene come avrebbe dovuto reagire alla notizia che la sua unica pseudoamica in quel posto assurdo non avesse problemi ad ammettere di fare uso di droga. Una circostanza che nella sua tranquilla scuola di provincia, dove non succedeva mai niente degno di nota, sarebbe stato additato come un campanello di allarme. Elizabeth Smith era sempre stata una ragazza tranquilla e assennata a detta dei suoi professori: nessun cattivo comportamento, nessuna punizione, mai una preoccupazione per i suoi amati genitori e soprattutto nessuna cattiva compagnia.

 

Aveva sempre fatto quello che le dicevano, certa che quei precetti fossero per il suo bene: non bere, non drogarti, non frequentare gente strana. Ma ormai quelle regole non valevano più, si disse Ellie, qualsiasi moralismo le avessero inculcato passava decisamente in secondo piano rispetto al fatto di essere di fatto tenuta prigioniera in un luogo sconosciuto.

-E se può esserti d'aiuto la megera non stava mentendo- aggiunse Morgan come se le leggesse nel pensiero- Per quanto ti sembri strano questo posto è dello Shield ed è tutto legale. Se sei qui è perchè i tuoi hanno firmato e diciamo  pure che ti hanno fottuta come il resto noi. Non ci possiamo fare niente se non ci vogliono tra i piedi mentre salvano il mondo oppure gestiscono le loro stupide aziende superquotate, non credi?

 

Era una cosa orribile da dire, pensò Ellie istintivamente.

 

E da come lo aveva detto era chiaro che la stessa Morgan per quanto facesse finta di niente lo reputasse una specie di tradimento. In più Ellie non riusciva proprio ad immaginarsi i suoi amorevoli genitori che firmavano delle carte col governo per spedirla in una specie di ...collegio? Riformatorio, forse? In realtà non aveva ancora nemmeno capito dove l'avessero confinata, ma ciò che era certo era che nessuna persona sana di mente sarebbe voluta rimanere lì in compagnia di soggetti instabili  e inquietanti come la Harkness.

 

Quindi si, Morgan Stark era una ragazza strana e forse una 'cattiva compagnia' come l'avrebbe definita sua madre, decise, ma era anche l'unica persona che si fosse sforzata almeno un pochino di farla sentire meno fuori luogo. Era stata gentile con lei anche se non era tenuta ed Ellie fino a quel momento non aveva motivo di non fidarsi delle sue parole. A tal proposito le aveva appena detto 'come il resto di noi' quindi non erano solo loro due ad essere incastrate lì.

 

Potevano essercene degli altri, riflettè.

 

Ovviamente se da qualche parte c'era una lezione da seguire doveva esserci una classe. Perfino un professore! Insomma, un adulto che se non si fosse rivelato un altro svitato come la Harkness forse avrebbe potuto aiutarla e perfino darle ulteriori spiegazioni. Doveva cercare di riflettere più lucidamente e fare di tutto per non mettersi nei guai il primo giorno.

 

Solo cercando di calmarsi a quel modo le venne in mente un altro dettaglio importantissimo che fino ad allora aveva trascurato.

 

Stark.
Come le Stark Industries.

Come Iron Man!

 

-Aspetta...prima quella donna ti ha chiamato Stark- esclamò realizzando improvvisamente qualcosa che avrebbe dovuto esserle ovvio fin dal primo istante, ma che a causa del forte stress non aveva avuto il tempo di processare- Cioè tu saresti...sul serio quella Morgan Stark?

 

-Unica e sola - le confermò lei sorridendo mentre si dirigeva nella direzione opposta e la salutava con la mano-  Ci vediamo in giro nuova arrivata! Continua pure a fare la misteriosa riguardo a qualsiasi cosa sai fare... ma prima o poi lo verremo a sapere. Non fare quella faccia, andrà bene, solo tu non fare niente che io farei e soprattutto cerca di stare alla larga dalle Sentinelle.

 

-Morgan aspetta... che cosa sarebbe una Sentinella? - urlò Ellie, ma ormai Morgan era troppo lontana per sentirla.

 

Ellie si ritrovò ancora più confusa di prima a seguire le poche frettolose indicazioni di Morgan. Corse nella direzione indicata, osservando attorno a sé quanto tutti gli svincoli sembrassero uguali come in un dannato labirinto. Per puro miracolo riuscì a non perdersi e ad individuare il laboratorio 6. A prima vista era un normalissimo laboratorio di scienze, con una lavagna elettronica che occupava gran parte della parete dal lato della cattedra e una decina di file di bancali disposti a coppie, per il momento pieni solo a metà di ragazzi e ragazze che a prima vista sembravano avere a tutti la sua età.

 

Visto che altri stavano arrivando in quel momento Ellie ne dedusse che non era in ritardo come temeva. Ottimo, si disse, un po' perché la brava studentessa che era in lei non voleva fare la figura della ritardataria il suo primo giorno, un po' perchè vista l'accoglienza non proprio rassicurante della Harkness, che l'aveva subito ammonita sulle 'conseguenze spiacevoli' del violare le regole, temeva ripercussioni in caso contrario.

 

Infine, come tutti sanno, la regola d'oro di ogni scuola era tenere un profilo basso il primo giorno. Ellie non ebbe il tempo di finire quel pensiero che, nella fretta di andarsi a sedere  in fondo, inciampò in qualcosa andando a sbattere contro una parete rocciosa. Che cosa ci faceva un parte rocciosa in un laboratorio?

 

-Ehi, sta un po' attenta!

 

Una parete rocciosa che a quanto pare parlava, con una voce profonda e rabbiosa, riformulò incredula nella sua testa, alzando lo sguardo su quel colosso fatto di tanti sassi agglomerati in una forma vagamente umanoide. Ellie nel goffo tentativo di indietreggiare riuscì a fare di peggio, andando a scontrarsi con un secondo individuo, questa volta dal muso ferino allungato e ricoperto di pelo blu che emise subito un basso ringhio infastidito nella sua direzione.

 

-Tu... tu sei fatto di pietra ... e tu ... tu sei blu!- balbettò la ragazza,  troppo stupita per riflettere.

 

- Molto razzista da parte tua farlo notare- osservò caustico il ragazzo lupo.

 

-Scusa, ce l'hai con me per caso?- le sbraitò contro il ragazzo roccia, che per sua sfortuna era particolarmente suscettibile sul suo aspetto fisico.

 

-No, no mi dispiace- Ellie era ancora di più nel pallone- E' solo che non me lo aspettavo...voglio dire che sono nuova qui e tu non sei esattamente... normale?! Mi hai solo spaventata ... cioè non che tu sia spaventoso o roba simile...non volevo assolutamente dire questo.

 

-Secondo me ce l'ha con te-  suggerì malignamente il ragazzo lupo e prima che Ellie potesse negare proseguì- In breve, amico, ti ha detto che non sei normale e che non le fai paura perché vuole fare a botte. Già, probabilmente la novellina pensa di essere l'unica ad avere dei poteri speciali qui. Inoltre, come dicevo poco fa, visto che è chiaramente una razzista del cazzo non mi farei troppi scrupoli a darle un lezione .

 

Ad ogni parola del ragazzo lupo il colosso di pietra sembrava farsi sempre più grosso e furioso. Ellie era letteralmente terrorizzata e, non sapendo proprio cosa fare per evitare di essere ridotta in poltiglia, chiuse gli occhi e si rassegnò al suo destino : sarebbe morta per uno stupido equivoco schiacciata da un ragazzo mutante con evidenti problemi di autostima.

 

E tanti saluti al mantenere un profilo basso.

 

-C'è qualche problema?

 

Ellie riaprì gli occhi solo quando si rese conto che non era ancora morta e che qualcuno era intervenuto per un soffio a sventare la catastrofe.

 

A rivolgersi direttamente a quei due con tono perentorio era stata una bionda dai lineamenti perfetti e fisico statuario, grandi occhi celesti e con i capelli raccolti in una semplice coda alta che la slanciava ancora di più. Ellie non potè fare a meno di fissarla bocca aperta e con lo sguardo imbambolato, facendo certamente una terribile prima impressione. Non l'aveva mai incontrata prima, ma naturalmente sapeva tutto di lei. D'altro canto chi non conosceva Sarah Rogers, che era praticamente la figlia d'America?!

 

-Ma no Rogers, si scherzava- minimizzò il ragazzo lupo con un latrato nervoso, trattenendo anche l'altro che ancora schiumava di rabbia.

 

Sarah però non mutò espressione.

 

-Sta per iniziare la lezione- disse lentamente- spero per voi che non ci saranno altri scherzi idioti.

 

-Certo Sarah. Ma era uno scherzo davvero...siamo tutti amici qui- risposero i due ragazzi, non mancando nella ritirata di lanciare ad Ellie sguardi torvi ma rassegnati. Il colosso di roccia nello spostarsi rumorosamente dall'altro lato dell'aula mugugnò nella sua direzione qualcosa di simile a 'Sei morta' in una maniera per niente amichevole. Ma in quel momento Ellie era ancora troppo impegnata a squadrare Sarah da capo a piedi. Non poteva crederci: vista dal vivo sembrava ancora più fantastica che in televisione!

In un passato non troppo lontano assieme alle sue amiche non si erano perse una sola conferenza stampa in cui fosse presente la famiglia di Captain America al completo. Principalmente perchè sarebbe stato poco patriottico, come  insegnavano a scuola, ma soprattutto perchè sullo sfondo avrebbero sicuramente intravisto il sorriso magnetico di Philip, il fratello maggiore di un anno di Sarah, che faceva venire a tutte loro le ginocchia molli in una maniera indecorosa più o meno dalla pubertà.

 

Comunque mai nella vita Elizabeth Smith si sarebbe immaginata che la figlia dell'eroe nazionale Capitan America e di Daisy Johnson, attuale capo dello Shield, l'avrebbe salvata da morte certa.

 

-Non so come ringraziarti, io sono...- ma non riuscì a finire di presentarsi perchè Sarah ignorando del tutto il suo ringraziamento l'aveva già già oltrepassata per andare a sedersi nei primi banchi accanto ad una ragazza pallida e con una lunga treccia corvina.

 

Ellie stava valutando se fosse una buona idea seguirla, da un lato moriva di curiosità ma dall'altro non voleva essere troppo invadente, se non che proprio in quel momento il professor Banner, un bell'uomo dai capelli pesantemente brizzolati, entrò in aula e senza neanche darle il tempo di andarsi a presentare e chiedere ulteriori spiegazioni iniziò la sua lezione. Ellie decise che sarebbe stato meglio, per ora,  imitare gli altri e si mise in fretta seduta al primo posto che trovò libero, dove per fortuna erano già stati predisposti carta e penna a disposizione degli studenti.

Si accinse a seguire la lezione esattamente come loro cercando di farsi forza e riuscendo perfino  a trovare una punta di ottimismo. Giusto qualche mese prima lei e la sua amica avevano seguito un corso extra di preparazione per il college, per cui era abbastanza fiduciosa.

 

Purtroppo, fu subito chiaro dai primi minuti che sia lezione di Banner era di un livello ben superiore al college stesso.

 

In meno di dieci minuti la lavagna era già piena di formule di campi quantici che Ellie non riuscì quasi a copiare. In più si rese conto con sommo sconforto che l'argomento per la classe doveva risultare abbastanza semplice, visto il brusio di fondo che si era creato. Per lei invece era come se stessero parlando in una lingua straniera che non conosceva. Seguirono circa tre ore desolanti, senza alcuna pausa in mezzo, che la ragazza trascorse scarabocchiando disegnini ai lati del foglio e riflettendo sulla sua precaria condizione. Ellie capì che la lezione era finita solo quando il professore di punto in bianco posò la penna e uscì dalla classe senza aggiungere una parola.

 

I suoi studenti non furono da meno, decidendo di ignorare completamente l'abbandono del proprio insegnante.

 

Al professore succedette una donna più giovane che aveva abiti molto colorati e un'acconciatura costituita di complesse treccine. Come il suo predecessore si lanciò da subito in una appassionata spiegazione su come una volta avesse ricostruito il braccio di un uomo in vibranio, tramite una tecnica allora ritenuta sperimentale, ma che aveva ottenuto in seguito diversi riconoscimenti dalla comunità scientifica. Anche questa volta gli studenti in generale non si mostrarono entusiasti, né salutarono la professoressa quando ebbe finito di parlare, cosa che sembrò in un certo senso ferirla. Ma alla fine anche lei abbandonò la cattedra in silenzio.

 

Era una situazione ben strana, come se tra insegnanti e studenti esistesse un muro e i rispettivi schieramenti si fossero impegnati ad interagire il meno possibile.

 

Nessuno è qui contro la sua volontà un corno, pensò Ellie, cominciando a sentirsi parte del gruppo almeno in quello. Non aveva mancato di notare che tutti i suoi compagni indossavano il medesimo braccialetto e non sembravano particolarmente entusiasti di trovarsi lì.

 

Tuttavia ora il suo problema principale tornò ad essere la questione in sospeso con il ragazzo roccia, che a giudicare dallo sguardo truce non aveva scordato il loro precedente malinteso. Le lezioni mattutine erano terminate e tutti stavano abbandonando l'aula a piccoli gruppi. L'uscita era esattamente accanto al banco del colosso, perciò non aveva possibilità di aggirarlo e questa volta Sarah Rogers non era più nei paraggi, essendo uscita per prima insieme alla ragazza con la treccia corvina.

 

Inoltre Ellie, dopo averci riflettuto per un paio d'ore, non era sicura che sarebbe intervenuta una seconda volta in suo favore. Anzi a dirla tutta aveva percepito di non starle particolarmente simpatica.

 

Nel corso delle lezioni, che tanto non riusciva a seguire, Ellie aveva più volte allungato il collo per osservarla e constatare che non aveva mai perso quell'espressione stoica. Se non un paio di volte quando la sua compagna di banco le aveva sussurrato qualcosa di particolarmente divertente all'orecchio. Era stato allora, la prima volta che Sarah aveva accennato un sorriso, che Ellie si era resa conto di cosa non le tornava.

 

In tutte le fotografie rese pubbliche  e alle conferenze governative Sarah sorrideva sempre, mentre in quel contesto non lo aveva mai fatto. Ellie erratamente assorta in quella considerazione che, disgraziatamente, finì per scontrarsi con un altro ragazzo. Anche lui altissimo, biondo e ben piazzato.

 

-Ti prego, è stato un incidente, non cercare di uccidermi anche tu!- esclamò di getto.

 

-Tranquilla, probabilmente è stata colpa mia- le rispose lui, un pochino stupito dato che a differenza di quegli altri non aveva dato minimamente peso alla cosa ed  essendo il triplo di lei probabilmente non aveva neanche percepito l'urto- Tutto a posto?

 

-Si- mentì Ellie.

 

Non c'era proprio niente in quel momento che fosse a posto.

 

Inoltre non potè fare  a meno di distogliere lo sguardo dal suo interlocutore per paura di arrossire all'istante se avesse fissato troppo i suoi occhi che erano di un colore molto particolare che non avrebbe saputo feéinire se non associandolo a un cielo in tempesta.

 

-Prima sembravi pallida come un lenzuolo e adesso sei tutta rossa- proseguì lui- Per caso fa parte del tuo potere? Mi devo preoccupare?- scherzò.

 

-No- Ellie si maledisse per non essere riuscita ad evitare di mettersi nuovamente in imbarazzo.

 

-Non ti ho mai vista da queste parti.

 

-Primo giorno.

 

-Ok... Sei sicura di stare bene? Perché non so se te ne rendi conto ma mi stai rispondendo a monosillabi.

 

Lui sembrava genuinamente preoccupato mentre Ellie si sentiva sempre di più un'idiota totale. Non era abituata ad avere a che fare con i ragazzi della sua scuola, tanto meno con quelli che sembravano usciti da un mito norreno. Non aveva mai neanche avuto un ragazzo, se si escludeva un fugace flirt estivo con Perkin Sanders del campo scout. Ma quello Elllie lo considerava un tragico errore di giudizio che ormai apparteneva ad un passato sepolto.

 

-Scusami. Non è un buon momento. Né una buona giornata- riuscì a giustificarsi alla fine, accennando ai due che ancora la stavano aspettando vicino alla porta.

 

E ormai erano usciti dall'aula quasi tutti.

 

Lui per fortuna sembrò capire al volo la situazione e, fortuna ancora maggiore, non era il tipo di persona che abbandonava qualcuno in palese difficoltà.

 

-Capisco. Senti se non hai altri impegni perché non vieni a pranzare con me e i miei amici? - suggerì pacatamente- Dopo possiamo farti vedere un po' qui intorno, così eviti brutti incontri. Sempre se ti va.

 

Ellie non se lo fece ripetere. Uscirono fianco a fianco, un po' più vicini del necessario, lui si mise proprio dal lato dove stavano gli altri due ragazzi,  che, capendo l'antifona,  si guardarono dal fare commenti e li lasciarono passare. Superato quell'inconveniente Ellie si rilassò notevolmente, tanto che riuscì con una facilità inaspettata a passare alle dovute presentazioni.

 

-A proposito io sono Blake Foster.

 

-Elizabeth Smith. Tutti mi chiamano Ellie. Ovviamente puoi farlo anche tu, se ti va.

 

-Piacere mio Ellie- rispose lui con un sorriso che la mise in seria difficoltà.

 

-Senti, grazie ancora per prima- riuscì a scandire Ellie ad alta voce- Ti sarò sembrata una pazza, ma tutto è veramente nuovo qui... Inoltre giuro che con quei due si è trattato di un malinteso.

 

-Io non me ne preoccuperei troppo, entro un paio di giorni gli sarà passata- disse Blake mentre le faceva strada verso quella che era la sala mensa dove tutti stavano convergendo- Ollie e Andres non sono cattive persone. Solo sono qui da poco tempo. Come sai all'inizio non è facile per nessuno e  non potersi muovere liberamente è abbastanza seccante... ma ci si abitua, soprattutto se non si è da soli. Almeno io e gli altri siamo partiti avvantaggiati perchè ci conoscevamo da prima.

 

-Venivate dalla stessa scuola?

 

-Non esattamente- e su questo punto Blake non volle dare altre spiegazioni.

 

Dopo aver recuperato due vassoi con il pasto la condusse al tavolo che si trovava esattamente al centro del salone, dove notò subito era già seduta Sarah Rogers insieme alla ragazza con la treccia corvina e ad altri ragazzi.

 

-Ragazzi vi presento Ellie. Loro sono Sarah, Cali, Sebastian, Will e Tommy.

 

Will e Tommy che erano gemelli, entrambi con gli occhi scuri e i capelli rossicci,  ebbero subito da ridire sulla presentazione che aveva fatto Blake.

 

-Scusa amico, ma forse volevi dire Speed e Wiccan.

 

-Se ben ricordi avevamo deciso di usare nomi normali, altrimenti diventa un casino.

 

-Vuoi dire che Sarah lo ha deciso. Voi altri avete annuito. Io e mio fratello se ben ricordo ci siamo astenuti da quella conversazione- precisò l'altro gemello- che per la precisione è avvenuta 245 giorni, sei ore e tredici minuti fa. Secondo più secondo meno.

 

I due fratelli sembravano orgogliosi di aver finalmente chiarito il loro punto di vista sulla faccenda, seppur con un ritardo di circa otto mesi, ma presto si disintegrarono completamente alla conversazione scivolando in un loro mondo fatto di eloquenti silenzi. Non erano di molte parole i gemelli, preferivano di gran lunga andare per le vie di fatto se la questione era importante, altrimenti si astenevano dal dare giudizi. Ellie ebbe la sensazione che rappresentassero un mistero tanto per lei  che li aveva appena incontrati, quanto per i loro stessi amici.

 

Entrambi estremamente educati e servizievoli, mai un angolo di camicia fuori posto o un compito sbagliato, un perenne sorriso cordiale sui due volti puliti e identici come gocce d'acqua. Ma era tutta apparenza. Per la maggior parte del tempo era come se fossero da un'altra parte e, approfondendo la loro conoscenza, si percepiva quanto tra loro e questo mondo vi fosse in realtà una distanza siderale.

 

L'altra ragazza del gruppo, Cali Erikssen, non era meno misteriosa.

Dal carattere scostante e spesso capriccioso, di lei si sapeva in giro poco o niente perché non frequentava nessuno al di fuori della sua stretta cerchia. Ellie aveva notato che interagiva principalmente con Sarah e tutti gli altri sembrava tollerarli giusto perché erano compresi nel pacchetto. Aveva lunghi capelli neri e occhi di un verde acceso,  perennemente cerchiati di eye-liner, talmente penetranti che parevano capaci di leggere il pensiero.

Anche se apparentemente la stava ignorando Ellie si sentiva comunque osservata, ma era abbastanza certa senza cattive intenzioni. Forse.

 

A dire il vero si rese conto che un po' tutti nel salone la stavano osservando e non solo perché si trattasse della ragazza nuova, ma principalmente perché si era con ogni evidenza seduta al tavolo dei ragazzi popolari. Ellie aveva riconosciuto almeno in questo le stesse dinamiche della sua vecchia scuola.

 

-Deve essere stata un'ammissione molto precipitosa la tua- osservò in quel momento il ragazzo moro che Blake aveva chiamato Sebastian, sollevando appena lo sguardo dal volume che stava leggendo- Non hai con te nemmeno una borsa...o vestiti appropriati- aggiunse accennando alla tuta dell'ospedale che Ellie ancora indossava.

 

Se Sebastian Strange intendesse per appropriato il completo scuro ed eccessivamente formale che indossava lui e che lo faceva ancor più pallido Ellie non lo seppe mai con certezza. Intuì  però abbastanza chiaramente la sua implicita disapprovazione per il modo casuale con cui si era introdotta nel loro gruppo. Al contrario di Blake, che attaccava bottone facilmente con tutti, Sebastian sembrava rifuggire il più possibile la compagnia del genere umano al di fuori dei suoi amici stretti , preferendo di gran lunga dedicare il suo tempo e le sue energie allo studio di tomi alti il doppio di lui e, con ogni probabilità ,vecchi come il mondo stesso.

- A dir la verità non so bene nemmeno come ci sono finita qui- ammise la ragazza.

 

-Dal momento che qui ci rimarrai, potresti cominciare col dirci quello che sai- disse Sarah in quello che sembrava più un ordine che una proposta.

 

-Cerca di essere breve, se non ti dispiace. La lezione di Parker inizia alle due- fece notare distrattamente Sebastian, che apparentemente aveva il dono di contribuire alla conversazione senza dover staccare gli occhi dal libro che stava leggendo.

 

Anche dopo che Ellie ebbe riferito quel poco che ricordava nessuno di loro parve migliorare la sua opinione su di lei. Anzi tutti erano rimasti sulla difensiva.

 

-Ragazzi, cos'è questo terzo grado? Datele almeno il tempo di ambientarsi- intervenne Blake a questo punto.

 

-Il tempo è l'unica cosa che non le mancherà qui dentro- osservò Cali con un sospiro, mentre giocava con la forchettina di plastica del suo vassoio - Al contrario di  privacy, divertimento o scopate decenti. A meno che per quest'ultima cosa Blake non si offra volontario. In fondo ha voluto lui portarti qui per giocare a fare l'Avenger che salva la damigella. Quando si iniziano certi giochi bisognerebbe  avere il coraggio di andare fino in fondo, non sei d'accordo Ellie? E ti prego, non  dimmi che non è il tuo tipo perché è abbastanza chiaro a tutti che  gli salteresti addosso anche subito.

 

Ellie avrebbe voluto sotterrarsi, invece Blake per il momento mantenne la calma e un tono pacato.

 

-Cali, potresti evitare? So che hai problemi a riconoscere quando stai esagerando, ma adesso stai esagerando.

 

-Secondo me sei tu  quello che sta esagerando, Blake- intervenne Sarah freddamente- Cali ha solo espresso la sua opinione. Tu invece hai preso in confidenza questa sconosciuta e l'hai portata da noi. Per quale motivo? Per un paio di bulletti o perché hai pensato che l'avremmo aiutata a risolvere il mistero della sua esistenza? Perchè sai, in ogni caso non sono fatti nostri. Non la conosciamo e non possiamo sapere quali siano le sue vere intenzioni.

Solo dopo quelle parole Blake si alzò nella sua considerevole statura, gli occhi tempestosi.

 

-Se vuoi saperlo l'ho invitata a sedersi con noi perchè è sola, chiaramente traumatizzata e ha bisogno del nostro aiuto- ribatte, alzando la voce, tanto che parecchie persone si girarono per non perdersi la discussione- Se non fossi così paranoica da pensare che chiunque non conosci rappresenti una minaccia te ne renderesti conto da sola. Diamine , Sarah prova a fidarti per una volta...

 

-E l'ultima volta che ci siamo fidati della persona sbagliata, com'è finita?!- ribatte la ragazza, alzandosi a sua volta per fronteggiarlo- Ricordi? L'ultima  volta che abbiamo giocato a fare gli Avengers non-è -finita-bene!- sputò le ultime parole con rabbia, per poi rivolgersi direttamente ad Ellie con uno sguardo che avrebbe intimorito chiunque - Non ho nulla contro di te, nuova arrivata, ma avvicinati di nuovo a me o ai miei amici e noi due avremo un problema.

 

Detto questo si alzò e se ne andò, seguita a ruota da tutti gli altri, che evidentemente la pensavano come lei, pur non  mancando di riservare ad Ellie qualche occasionale sguardo di compassione. Alla fine dopo essersi scusato frettolosamente, anche Blake li seguì, cercando ancora con scarsi risultati di convincerle i suoi amici a cambiare idea.

 

Ellie rimase di nuovo da sola, al centro degli sguardi di tutti i presenti e senza la minima idea del caos che il suo arrivo avrebbe scatenato a breve e di cui quel brutto litigio non era che l'inizio.

 

 

  
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