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Autore: Fiore del deserto    05/04/2021    2 recensioni
A causa della sconfitta subita da Sarah diversi anni prima, il regno di Jareth rischia di andare incontro ad un pericoloso scioglimento di alleanze con il famigerato regno di Dullahan, dominato da un sovrano crudele e senza scrupoli. Quest'ultimo, tuttavia, è disposto a chiudere un occhio se Jareth sposerà la principessa Laryna, figlia del re di Dullahan. Non esattamente una storia romantica, Sarah si vedrà coinvolta nuovamente ad affrontare un' altra avventura nell'Underground... senza non incorrere in diversi pericoli.
Genere: Avventura, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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UNDERGROUND
 
Onyx guarda Laryna con aria interrogativa, assumendo lo sguardo di un bambino che viene fermato nel compiere un’azione a lui tanto cara.
«Per te,» gli sorride lei donandogli un’occhiata complice «ho in mente un compito molto, molto speciale.»
Onyx sembra impaziente di ascoltare cosa Laryna abbia in mente di tanto importante per lui. Cosa può esserci di più speciale nel percuotere l’odiato cugino, si sta domandando il nuovo re di Goblin.
Laryna allarga le labbra mostrando un sorriso ben stretto, mostrando tutti i denti come un predatore davanti ad una preda.
Si avvicina ad Onyx e, quasi dimenticandosi di non essere sola con lui, inizia a riservargli effusioni amorose decisamente poco educate per una regina, ma abbastanza lascivi per consolidare tutto il suo potere su di lui.
«Voglio che tu...» gli dice quasi sospirando nell’orecchio «...elimini totalmente...» gli preme le mani sul petto, come per afferrargli la pelle attraverso gli indumenti «la natura immortale di questo lurido verme.» lancia un’occhiataccia a Jareth, sorridendogli malignamente.
Il sorriso carico di soddisfazione di Onyx contrasta profondamente lo sgomento di Jareth, il quale a sua volta si augura di aver inteso male.
Non può assolutamente aver sentito una cosa del genere. È a dir poco assurdo. Nessun sidhe, che sia un comune cittadino o un re ha il diritto di cancellare la natura immortale di un suo simile, salvo casi molto gravi per poi essere esiliati nell’Aboverground. Inoltre, una simile capacità è riservata solo a chi possiede una potenza sbalorditiva. Una potenza che nemmeno un re come Jareth, nemmeno suo padre, ha mai posseduto.
Il sinistro sorriso di Onyx lascia presagire che ne sia alquanto capace, si fa avanti senza pensarci due volte, come se gli avessero chiesto di compiere un’azione semplice e tanto da lui desiderata come quella di bere un bicchiere di acqua fresca durante una giornata segnata dal caldo soffocante di torrida estate.
Jareth non può che rimanere fermo di fronte ad Onyx che apre minacciosamente il palmo della mano davanti a lui, guardandolo dritto negli occhi senza sbattere le palpebre.
«Onyx,» seppure con molta dignità nell’animo, Jareth tenta un ultimo appello «se c’è ancora del buono in te, non farlo...»
Onyx ne ignora totalmente la richiesta e inizia a stringere le falangi verso l’interno, lentamente, come se stesse affondando dei lunghi artigli invisibili all’interno della carne di una preda. Jareth sente come se l’aria gli sia tolta dai polmoni e inizia ad emettere dei suoni gutturali, ma l’orgoglio gli impone di non urlare. Nessuno in quella stanza, soprattutto quella serpe di Laryna, merita di assistere alla sua sofferenza. Continua a subire in silenzio, nascondendo come meglio riesce ogni forma di dolore che gli scorre lungo il corpo, meravigliandosi dell’effettivo potere di Onyx tenuto nascosto per tutti questi anni. Alla fine, sente una sensazione molto strana, come se gli avessero risucchiato via una parte molto importante di sé stesso. Jareth inizia a sentirsi spossato e i dolori procurati dalla precedente tortura sembrano avere raddoppiato, forse triplicato, la loro intensità.
È così dunque, si chiede, che si sente un comune mortale?
Nonostante l’orrendo e indescrivibile senso di febbre di dolore, Jareth punta tutto sul suo orgoglio e lancia un’occhiata di sfida ad Onyx e a Laryna. Per sua sfortuna, i due non sembrano essere affatto preoccupati. Al contrario, le loro espressioni appaiono sadicamente rilassate.
«Molto bene. E adesso,» sibila Laryna al suo Onyx «ho un altro compitino per te.»
Onyx si volta verso di lei e aspetta con impazienza il suo nuovo ordine.
«Voglio che tu,» prosegue lei, toccandosi con finta nonchalance i ricci capelli arancioni, scandendo acidamente parola per parola «procuri alle nostre due guardie... il necessario per compiere il loro dovere.» mal nasconde una malefica e meschina risatina, seguita da quella assecondata dei due sidhe che sembrano essere impazienti di cominciare il loro “lavoro”.
Onyx sorride ulteriormente e fa un cenno con il capo, in senso di affermazione. Chiudendo le mani a pugno, per poi riaprirle, Onyx fa apparire in un batter di ciglia nel palmo della propria mano un flagrum.
Laryna si considera più che soddisfatta alla vista di ogni strumento evocato da Onyx, lo stesso si può dire per le due guardie. Jareth fa appello a tutto il suo orgoglio per non cedere all’inorridimento. Sa ancora di essere un re e ritiene doveroso non mostrare mai paura davanti al nemico. Giura a sé stesso di resistere con tutte le sue forze. Fino alla fine.
Il flagrum, per non lasciare il lettore con il dubbio - nelle sue diverse varianti - è una frusta a più estremità, ciascuna delle quali corredata da piombini, ossa o altri oggetti duri. Usato nelle tradizioni più antiche, sin dall’alba dei tempi, lo scopo dell’uso di tale strumento è quello di torturare il condannato procurandogli ferite lacero-contuse – vale a dire, lacerazione e contusione delle carni.
Volendo dare la piena dimostrazione della propria carognaggine, Laryna avanza verso Jareth con il suo tipico velenoso tono altezzoso.
«Sai, Jareth.» dice lei apostrofando la sua personalità smorfiosa «Io non credo affatto che il tuo nuovo corpo da mortale sia in grado di sopportare un simile supplizio. Perché, quindi, soffrire così tanto?» avvicina il viso a quello di Jareth, in modo da guardarlo negli occhi «Voglio essere buona.»
Dentro sé, Jareth immagina quanto possa suonare male il termine “buona” con la vipera che ha di fronte.
«Voglio darti un’ultima possibilità.» continua Laryna, mantenendo il suo accento smorfioso «Implora pietà ed io, chissà, potrei anche accogliere la tua richiesta.» emette una risatina odiosa.
Jareth non risponde. Abbassa solo la testa.
«Allora?» domanda lei «Perché non rispondi?»
«Probabilmente» aggiunge Onyx, carezzando il manico del flagrum «è così spaventato da aver perduto la lingua.»
Ottiene una risata da parte di Laryna e delle guardie.
«Poverino.» Laryna finge di asciugarsi delle invisibili lacrime causate dalle risate «Oh, ma se è così, allora voglio essere ancora più buona.» si ricompone «Ti faccio un’ultima offerta, Jareth. Sai, l’Underground può essere un mondo molto pericoloso per un comune mortale. Per cui, ti propongo nuovamente di offrirti la possibilità di uscire da questa squallida prigione e divenire mio schiavo per tutta la tua vita. In cambio, dovrai solo implorare pietà.»
Jareth alza la testa, ma ancora non risponde.
«Avanti, Jareth.» ordina viziatamente lei, ancora ridacchiante «Sto aspettando.»
Come tanto desidera Laryna, Jareth offre la sua risposta. Senza farla attendere ancora per molto, Jareth risponde all’offerta di lei sputandole sulla guancia.
«Questo è ciò che penso della tua proposta, isterica viziata.» sentenzia fieramente Jareth, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze. Conseguenze che non tardano ad arrivare.
Tanto per cominciare, per tenere fede al termine affibbiatole da Jareth, Laryna non fa che urlare istericamente per il torto subito, preoccupandosi di asciugarsi il viso. Dopo aver momentaneamente sistemato il flagrum nella propria cintola, Onyx, per vendicare Laryna, sferra una serie di poderosi pugni sul volto di Jareth. Al primo pugno, la forza bruta di Onyx è tale da provocare al cugino una prima ferita tipica di un comune mortale. A dimostrazione dell’immortalità perduta, Jareth sta sanguinando.
La velocità e la forza dei pugni sono così rilevanti che Jareth fa letteralmente fatica a percepire da dove essi provengano, per non parlare della sensazione del dolore aumentato sul suo “nuovo” corpo. Un pugno lo colpisce all’occhio sinistro, un altro a quello destro, un altro ancora alla mandibola, poi all’orecchio destro. Jareth non aveva mai immaginato cosa fosse l’effettivo dolore, sente la testa scoppiargli per il troppo male che sta subendo.  Non ce la fa più, ma sa che il peggio deve ancora arrivare.
«Questa,» ringhia Onyx dopo essersi fermato e riprendendo fiato «la pagherai molto cara.» richiama l’attenzione delle guardie e offre ad uno di loro il flagrum «In nome del re e della regina di Goblin, siate degni della vostra reputazione. Nessuna pietà per questo essere immondo.»
La guardia che afferra il flagrum è un sidhe alto e robusto, dai corti capelli rosso rame, le sopracciglia rade, leggermente largo di fianchi e dal portamento simile a quello di un centurione romano. Anche la seconda guardia ha un portamento simile, ma si distingue dall’altro sidhe per via della fronte molto alta che lotta con una leggera calvizie e da una piccola e rossiccia barba arrotondata.
La prima guardia comincia a carezzare il flagrum, dal manico alle lunghe estremità, tempestata da varie macabre decorazioni che serviranno a mortificare le carni di Jareth. Ad ogni carezza, si dipinge sul volto del sidhe di Dullahan – così come anche su quello del suo collega – un sorriso raccapricciante.
«Come il re e la regina comandano.» aggiunge solennemente la prima guardia, seguito dalla seconda.
Prima di lasciare la cella, Laryna ha un ultimo orripilante desiderio.
«Divertitevi come volete, ma badate... lo voglio vivo. Deve passare ogni giorno della sua miserabile soffrendo come merita.»
«Maestà.» i due sidhe di Dullahan si inchinano, in segno di affermazione.
Non appena Onyx e Laryna lasciano la cella, Jareth guarda in faccia i suoi due torturatori e fa un giuramento solenne a sé stesso. Non dovrà mai urlare.
La tortura sul corpo mortale che ora è in grado di provare dolore e di sanguinare ha inizio.
Jareth stringe i denti con tutte le sue forze non appena sente gli artigli metallici del flagrum, legati alle fibbie di cuoio, scarnificargli la pelle in prossimità delle scapole. Si piega per l’indescrivibile dolore, ma mantiene fede al proprio giuramento. Un respiro profondo per trattenere un urlo disumano e si rialza. Questo atteggiamento di resistenza, purtroppo, non fa che aumentare l’ira del primo torturatore. Un’altra “artigliata” sfrega contro la schiena nuda di Jareth, poi un’altra e un’altra ancora, vicino all’area lombare. L’intenso dolore scorre in Jareth, ma si rifiuta di urlare. Non può. Non deve. Non vuole. Ha solennemente giurato. Rivoli di sangue scorrono e altri artigli metallici continuano a martoriare varie parti del corpo del sovrano del Labirinto.     
«Dai qua.» esclama divertito il secondo torturatore, appropriandosi del flagrum «Tocca a me, adesso.»
Jareth avverte il contatto delle fibbie metalliche contro la pelle nuda e violata, mentre il suo sangue inizia a schizzare dappertutto come vernice. Ancora nessun urlo. Nemmeno quando viene colpito e lacerato in altre aree del corpo, come il le braccia, il collo, mentre le due guardie non fanno altro che ridere divertiti del loro macabro lavoro. Jareth sente come se il suo corpo fosse fatto di sabbia, i cui granelli si sarebbero sparsi in un soffio di vento.

 
  
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