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Autore: Sanae77    06/04/2021    7 recensioni
Si fanno scelte nella vita che spesso coinvolgono gli altri.
Altre volte, senza esserne coscienti, sono le tue scelte a portare conseguenze.
Ma indipendentemente da ciò che scegliamo... il nostro destino è già scritto?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koshi Kanda, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Vaffanculo!” impreco dopo aver chiuso malamente il portatile insieme all’email di Ryo, che vittima della bravura di Ishizaki nello scrivere, mi pareva di aver visto Sanae salire in sella alla moto del suo ragazzo.
Ragazzo che ormai la corteggia da mesi. E chissà che altro.
 
È finito il corteggiamento, ora sono una coppia.
 
La mia mente sadica mi invita a puntualizzare la cosa, come se non lo sapessi. Afferro il pallone e dopo aver sceso le scale in fretta esco dall’entrata sul retro per andare a correre sulla spiaggia.
“Tsubasa dove vai?” Roberto prima che chiuda la porta me lo urla quasi dietro.
Quindi mi volto e cercando di rassicurarlo rispondo: “Vado a tirare due calci al pallone, ho bisogno di scaricarmi.”
E non fa domande il mio mentore, sa di Sanae e sa che sto soffrendo. Ha ascoltato le mie parole sulla scelta di lasciarla libera approvando i miei pensieri. Ha comunque riconosciuto che sia una decisione molto difficile.
E ora che il fegato mi si sta contorcendo e mi sta facendo arrivare alla bocca un sapore amaro, ne sono sempre più consapevole. Questa scelta sarà anche la migliore per lei… forse.
Ma sicuramente non lo è per me.
E visto che me la sono praticamente cercata, ora mi tocca anche mangiarmi questa bile che risale su.
 
“Vaffanculo!” grido ancora calciando la palla mentre una lacrima riesce comunque a sfuggire al controllo.
 
Corro a tutta velocità verso il pontile e una volta raggiunto salgo e inizio a saltare tra i pali rimasti in piedi dopo la mareggiata. Stoici e resistenti sotto la potenza delle onde.  Calcio un pallone nell’onda dinnanzi a me. La forza impressa è tale che il pallone fora la prima onda e si schianta sulla seconda. La prima mi colpisce in pieno facendomi vacillare sul palo, ma non demordo. Voglio diventare invincibile, come questi pali indistruttibili provati dalle mareggiate.
Salto di palo in palo per raggiungere il punto esatto dove la seconda onda sta trasportando il mio fedele amico. Non ho intenzione di perderlo tra le onde. Quindi appena è a tiro carico il piede destro per mettere in atto il mio ultimo tiro perfezionato in campo, ho proprio voglia di sfogarmi.
E lo faccio, con tutta la forza che ho in corpo, tanto che il pallone si ovalizza e perfora anche l’onda dietro.
Ovviamente l’onda che s’infrange su di me mi ha trovato squilibrato e con un solo piede d’appoggio. Quindi stavolta riesce a scaraventarmi di sotto e sbattermi a terra sul bagnasciuga. Mezzo indolenzito mi rialzo e dopo aver scosso la testa per togliere l’eccesso di acqua di mare mi volto a destra e sinistra alla ricerca del mio migliore amico.
 
O nemico?
 
Ed è la prima volta che penso questo del mio pallone. Ma la ferita che mi ha creato Sanae è tanto profonda da scalfire anche la fede più cieca.
Se continuo di questo passo non riuscirò a realizzare il mio sogno.
Gelo, e non per il freddo della temperatura esterna visto che ci saranno 30 gradi.
Ma gelo per il pensiero avuto. A cosa servono questi sacrifici se mando tutto a monte adesso?
Raccolgo la palla e l’accarezzo colpevole. “Scusa, se ho pensato male di te, non accadrà più.”
 
Dobbiamo trovare una soluzione.  Suggerisce la mia coscienza interiore.
 
“Già, una soluzione.”
 
E ho perfettamente in mente cosa devo fare, quindi giro su me stesso e percorro la strada del ritorno.
Palla al piede e determinazione a mille. Una volta rientrato Roberto mi guarda perplesso, e ne capisco anche il motivo visto che passando vicino alla console dell’ingresso, lo specchio mi restituisce l’immagine di un ragazzino bagnato e con alghe infilate nei capelli.
 
“Tutto bene Tsubasa?”
 
Sollevo la mano portandola dietro la nuca in un gesto che ormai fa parte della mia personalità.
 
“Sì, sì, è che ero distratto e un onda mi ha investito in pieno.”
“Sempre con la testa nel pallone eh? – scherza il mio istruttore – Va a farti una doccia che tra poco è pronto.”
“Ok, dammi dieci minuti e torno come nuovo.”
 
Salgo le scale e mi tuffo letteralmente sotto la doccia, dopo pochi istanti ne esco tutto convinto e frizionando i capelli apro nuovamente il PC e l’email di Ryo.
Ovviamente non voglio rileggerla per non cadere ancora in quell’assurdo stato d’animo.
 
 
Caro Ryo,
so di averti chiesto io questi aggiornamenti sulla vostra vita in Giappone, come so di averti detto di tenermi informato su Sanae, ma ti confesso che questo non solo mi fa star male, ma mi deconcentra da quello che sono venuto a fare. Quindi ti chiedo la cortesia di non raccontarmi più quello che la Nakazawa combina con il suo ragazzo. È difficile stare a migliaia di chilometri e non poter combattere per poterla conquistare. Tu sai i sentimenti che nutro per lei, per questo ti chiedo di non nominarla più nelle tue lettere, mentre apprezzo se vorrai scrivermi di te e degli altri successi dei nostri amici. 
Devi capire che non posso permettermi di distrarmi, questo comporterebbe ripercussioni indicibili, in primis lo veder sfumare il mio sogno di diventare il calciatore professionista numero uno al mondo. E dopo di tardare nel tornare in patria da Sanae e da voi.
Sono certo che se per noi il destino ha riservato una vita insieme non sarà certo questa lontananza a impedire di compiersi. Pertanto ti chiedo di rispettare la mia scelta.
Una serenità interiore mi permetterà di realizzare più velocemente il mio sogno.
Dopotutto, come ho letto l’altro giorno in una pagina di internet un vecchio detto narra: Lasciala andare, solo se torna significa che è tua, ma se non torna significa che non lo è mai stata.
Voglio seguire questo consiglio, che poi non è altro che quello che avevo stabilito di fare prima di partire.
Sono certo che sia la mancanza di casa a giocarmi brutti scherzi e a far vacillare le mie convinzioni, quindi devo ridurre al minimo le notizie da casa.
Da oggi in avanti solo buone notizie.
Un saluto
Tsubasa.

 
 
Ryo è uno dei miei migliori amici, sono sicuro che capirà le mie parole e accetterà la mia decisone.
Premo così il tasto invia facendo arrivare le mie parole dall’altro capo del mondo in meno di tre secondi.
 
Fosse così facile spostare anche il corpo… penso.
 
Determinato e rincuorato da questa nuova scelta scendo al piano di sotto dove un succulento pasto mi sta aspettando.
Non avrei mai immaginato che Roberto fosse un così bravo cuoco, certo mi manca il cibo della mamma e della mia patria, ma devo riconosce che le pietanze brasiliane non sono affatto malvage.
 
“La corsa ti ha fatto bene vedo.” Il mio allenatore è sempre attento a tutto, sono certo che il mio malumore trascorso non sia passato inosservato.
“Sì, mi ha schiarito le idee, e ora sono pronto ad impegnarmi ancora di più!”
“Sono orgoglioso di te piccolo campione nascente.”
 
Annuisco mentre addento il primo boccone.
Sì, anch’io sono contento di me stesso.
Un altro piccolo passo avanti per poter tornare al più presto a casa… da lei.
No, non sarà certo questa distanza o Kanda a farmi gettare la spugna una volta tornato, la mia vita è una sfida continua e io sono portato per le sfide. Forse la più difficile deve ancora arrivare.
Sarò pronto!
   
 
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