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Autore: chiaratennant01    07/04/2021    0 recensioni
ho deciso di iniziare la mia prima collana di racconti, spero possa piacervi
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Seduti su un muretto, Antonio e Giuseppe, guardavano i loro amici finire l’opera che i due ragazzi avevano iniziato:

-“ci vorrebbe un po’ più di rosso”

-“ma che cazzo dici! È perfetto così”

Il graffito realizzato dai ragazzi rappresentava un grosso gatto su uno skate che attraversava le vie di New York. quel gruppo di ragazzi composto da 6 amici: Antonio, Giuseppe, Alessandro, Michele, Kevin e Tommaso, era solito riunirsi alle 5 del pomeriggio, durante i tramonti di quel tiepido inverno per mostrare al mondo la propria arte. Purtroppo però, si trattava di arte proibita, infatti non passò molto tempo che sentirono una sirena provenire dal fondo della strada e farsi sempre più intensa e costante.

-“oh cazzo, la poli, corriamo!”

Un signore anziano, di quelli a cui non va mai bene nulla, aveva avvisato le forze dell’ordine, stanco di “quei ragazzacci che sporcano le mura della città”.  Egli passò d’avanti ai ragazzi e disse ridendo con un ghigno cattivo

-“vi sta bene!”

-“’sto stronzo!” disse Giuseppe mettendogli quasi le mani addosso, ma l’anziano signore riuscì a scappare, aiutato da Antonio che frenò l’ira di Giuseppe, e dalla preoccupazione del ragazzi per la polizia.

-“dobbiamo scappare” disse qualcuno dal coro, e la sua affermazione trovò consenso dai più che decisero di correre a gambe levate verso un vicoletto poco illuminato.

-“forza di qua!” disse Tommaso affannato

Cominciarono a correre, passando da un vicoletto all’altro, fino a che non si trovarono d’avanti ad una casa. Era un’abitazione molto vecchia e malandata

-“Entriamo qui, non verranno mai a cercarci” disse Alessandro

La porta era bloccata, allora presero una pietra e la scagliarono verso una finestra al piano terra. Era una finestra antica con i vetri opachi, quando la colpirono il vetro si sgretolarono, come se fossero stati farina e caddero al suolo. I ragazzi passarono un ad uno attraverso la finestra, in fila indiana

-“che posto!” disse Giuseppe

In effetti era vero, era un posto mistico: si trattava di un posto antico, un po’ malandato, ma con il suo fascino: era addobbata con tende vecchie e pesanti, di colore verde scuro. Il pavimento era adornato da tappeti persiani spessi. Al centro c’era un grosso tavolo circolare con dei vasi con fiori freschi.

-“che strano” capitò di pensare ad Antonio: quei fiori erano freschi, eppure quella casa era palesemente abbandonata.

I ragazzi passarono il resto della giornata in quella casa, al piano terra, si divertirono da matti, giocando con la fantasia.

Il giorno dopo tornarono, e anche quello dopo ancora, e anche la settimana successiva: passavano ore in quella casa. Cominciarono a portare con sé il necessario per realizzare la loro arte, e adornarono le pareti esterne della casa, sicuri che nessuno avrebbe avuto da ridire.

I giorni passarono e i ragazzi cominciarono sempre piu’ ad affezionarsi a quella casa, frequentavano sempre lo stesso ambiente: il pian terreno, li trovarono di tutto per potersi divertire: una vecchia pipa per fumare per la prima volta, una vecchia agenda sulla quale fare i propri schizzi per i futuri disegni riproporre sulle pareti della citta’ e tanto altro. Non si erano mai avventurati a scoprire i piani superiori della casa perche’ c’era una grossa sbarra a coprire la scalinata che portava ai piani successivi.

Una mattina ebbero la brillante idea di fare dei disegni sulle pareti interne della casa, a matita, per poi ripassare il disegno fatto con le loro inseparabili bombolette. Giuseppe si arrampico’ quindi su un piccolo scalino a tre piedi per iniziare con grande precisione il disegno, ma forse per la troppa concentrazione impiegata nel fare quell’azione gli casco’ da mano la bomboletta che ando’ a colpire diritto diritto la testa di Antonio, la quale comincio’ a sanguinare a piu’ non posso.

“sei impazzito?! Mi hai rotto la testa” disse Antonio

“ci vorrebbero delle garze per fermare il sangue” rispose Giuseppe

“che cazzo! Fai qualcosa muoviti!” inveii Antonio

“vado a cercar qualcosa per medicarti” aggiunse Giuseppe con un certo senso di colpa.

Si diresse quindi verso la grande scalinata, e mise un piede dopo l’altro sull’ostacolo da scavalcare fino a che non riusci’ a passare oltre. Si ritrovo’ in una stanza buia, piu’ buia di quella del pian terreno. Fece luce con il cellulare per cercare di veder qualcosa in quella stanza e di trovare qualcosa di utile per medicare il suo amico ma riusci’ a trovare soltanto dei vecchi mobili, tra questi vide un vecchio como’ con uno specchio antico e prezioso; penso’ che li’ dentro potesse trovarsi qualcosa di utile per mediare Antonio; nel momento in cui lo aprii sentii il mobile scricchiolare e nello stesso istante un rumore giunse dal fondo della stanza, un tonfo sordo, come un sacco di patate che cadeva sul pavimento. Giuseppe si volto di scatto e vide un’ombra in fondo alla stanza in un angolo:

-“c’è qualcuno?”

-“andate via da casa mia!” era la voce di una ragazzina, sarà stata di qualche anno più piccola di loro: avrà avuto massimo 16 anni.

-“e tu chi cazzo sei??” disse terrorizzato Giuseppe indietreggiando

-“sono la proprietaria di questa casa” disse rincorrendo il ragazzo, fu così abile da scavalcare l’ostacolo sulle scale all’ingresso. La ragazza malandata si trovò faccia a faccia con tutta la comitiva di ragazzi.

-“c’è una pazza sulle scale!” disse terrorizzato il ragazzo. Ma nel momento in cui si trovò con i suoi amici la paura svanì del tutto, trovandosi coperto dal branco

-“sembra più una scimmia per come è conciata” dissero iniziando a ridere

-“la vuoi una banana?”

-“andatevene!” gli disse scagliandogli un vaso contro

-“questa è pazza davvero, andiamocene” dissero ridacchiando e incamminandosi verso la porta d’uscita

-“che palle oh, abbiamo perso la nostra casa” disse Giuseppe rivolto ad Antonio, ma egli non ascoltava, era perso nei suoi pensieri, pensava a quella ragazzina così giovane e abbandonata a sé stessa. Aveva di sicuro una storia tragica alle spalle, perché era senza genitori, e soprattutto non sapeva se erano morti o se l’avessero semplicemente abbandonata, e per di più pensava a quanto ella dovesse sentirsi sola in quella catapecchia abbandonata.

-“oh mi ascolti?” disse Giuseppe dando un pugno sulla spalla all’amico e allontanandosi correndo verso il resto della comitiva.

Il giorno dopo Antonio tornò nella casa da solo e portò con sé del cibo buono per la ragazza. Bussò alla porta, per la prima volta, per rispetto verso la ragazza. Dopo un po’, tentennante, ella aprì la porta:

“cosa volete ancora” disse scagliandosi contro il ragazzo con una spranga di ferro

“sono solo! Sono solo!” la ragazza si affacciò in strada e quando vide che effettivamente non c’era nessuno si rasserenò

“entra” disse con aria stanca

“i ragazzi si divertono sempre a prendermi in giro, cos’hai lì?”

“ti ho portato il pranzo”

Finito di mangiare i due ragazzi cominciarono a ridere e scherzare, e si promisero di rivedersi il giorno seguente. Antonio non mancò la promessa e passarono un’altra splendida giornata assieme, alla fine della quale, la ragazza, stanca, si lasciò andare ai ricordi e raccontò al suo nuovo amico la sua storia:

“i miei genitori sono partiti anni fa, di tanto in tanto tornano, riempiono il frigo e ripartono, illudendosi di far tanto per me e di comportarsi come dei veri genitori. Hanno deciso di andarsene perché non ne potevano più del mio comportamento insolente, ed hanno deciso di approfittare di un brutto litigio per lasciarmi sola in questa catapecchia. Stanno inseguendo il loro sogno: quello di viaggiare per tutto il mondo” nel dire quest’ultima frase la ragazza assunse un’aria triste, ed Antonio intuì che la Anastasia non aveva mai lasciato quella casa in vita sua, gli chiese quindi se volesse uscire con lui a fare una passeggiata, ma la ragazza ebbe una reazione bruttissima, e scacciò il povero ragazzo dalla sua casa, dicendogli che né ora né mai sarebbe uscita in mezzo a quella giungla piena di ragazzacci come i suoi amici. Il ragazzo però non si lasciò spaventare e il giorno dopo si ripresentò a casa della ragazza con una mappa, di quelle che si usano per viaggiare, ed un pacco pieno di fotografie. Appena andato via da casa di Anastasia era andato in giro per la città a scattare foto con la sua macchina istantanea, ed aveva inoltre raccolto delle immagini delle zone più belle del mondo. Quindi bussò alla porta con il suo zaino stracolmo e si poggiò su un mobile, e aprendolo, ripose la mappa sul pavimento, e con lo sguardo di lei meravigliato cominciò ad incollare le foto sulla mappa e a descrivere ogni zona della città e poi del paese, ed in fine del mondo. La ragazza lo guardò per tutto il tempo stupefatta senza proferir parola. Solo quando ebbe finito con le lacrime agli occhi, gli buttò le braccia al collo e lo ringraziò fino allo sfinimento

“uscirò per strada con te”

Allora Anastasia preparò la valigia e scese giù in strada con il suo nuovo amore, pronta ad affrontare, per la prima volta, il mondo.

  
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