Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: WiredDreams    08/04/2021    0 recensioni
Lorelei, una giovane strega, decide di crescere sua figlia lontana dal mondo dei suoi genitori finché la bambina non raggiunga l'età per frequentare l'Accademia Magica nascosta in un'isola invisibile nel Mar Mediterraneo. Quando la piccola Rori entra nel mondo magico della madre scopre segreti di famiglia che le daranno risposte da tanto attese, ma le faranno nascere altre domande sulla sua identità e la vita della madre.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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«Rori?! Sei pronta tesoro?» La voce della giovane madre arriva dalla cucina, mentre il «Sì» della bambina da due porte più in là.
A vederle una di fianco all’altra, la somiglianza si vede, è evidente. Entrambe hanno una carnagione olivastra, si abbronzano facilmente e non si bruciano quasi mai al mare. I capelli lunghi di entrambe sono difficili da gestire, ma nessuna delle due si decide a tagliarli e i boccoli color caramello sono sempre legati in qualche modo. Gli occhi sono blu, ma quelli della madre sono più scuri, con qualche accenno di nero e grigio, come un mare in tempesta, se si osservano da vicino; quelli della bambina sono azzurri, come il cielo più limpido che si possa mai vedere.
Lorelei si riempe la terza tazza di caffè della mattina, attenta a non sporcare il completo blu scuro che indossa, o la camicetta bianca, e porge lo zaino giallo alla figlia quando entra in cucina. Mentre la bambina nasconde il viso nello zaino, controllando che ci sia tutto, la madre la guida fuori di casa e davanti all’ascensore con una mano sulla spalla.
«Non trovo il quaderno di- ah, eccolo!»
La madre sorride, divertita dalla cura maniacale della figlia per il materiale scolastico, quando la bambina passa al terzo controllo della mattina, mentre si dirigono alla macchina. La zip dello zaino e i tacchi sono i suoni che loro contribuiscono al via vai del mattino su via Roma, nella periferia milanese. In pochi minuti di macchina, raddoppiati solo dal tempo impiegato per parcheggiarla nuovamente davanti al loro bar abituale, le due ragazze Giallimore si scambiano solo poche parole, mentre la madre guarda sempre più curiosa la figlia che, inusualmente, non riesce a tenere ferme le mani. «Cos’hai?»
La bambina sospira. Scendono entrambe dalla macchina e, dopo qualche secondo di silenzio meditabondo, le risponde «non lo so, sento come se stia per succedere qualcosa».
Lorelei sbuffa e la figlia la guarda divertita. La madre sembra infastidita dalla grammatica perfetta della sua bambina di neanche undici anni.
Nel bar, vengono accolte dal nuovo aiuto del proprietario, Charlie, uno studente Erasmus assunto qualche mese prima. Rori gli parla imbarazzata, ma si sforza ogni giorno di scambiare con il ragazzo inglese qualche parola, per praticare. Le serve al tavolo il solito, ma con una sorpresa, dopo che Lorelei gli parla qualche minuto al bancone, fuori dalla portata d’udito della figlia. Posa sul tavolino di plastica verde scolorito due tazze grandi di cappuccino, una tazza di espresso, un piattino con due brioche alla crema di nocciole e una piattino con una cheesecake al limone.
La donna sposta quest’ultimo sotto il naso della bimba. «Per tirarti su il morale» e la figlia le regala un sorriso pieno di gratitudine.
Rori si appresta ad affondare il cucchiaino nella glassa al limone e nella crema al formaggio sottostante, ma si ferma a contemplare i colori sulla superficie della fetta di torta. «Sembra un piccione con una lettera in bocca», mormora incuriosita.
Dall’altra parte del tavolino, a Lorelei sta andando di traverso il caffè. Tossisce e la bambina si alza a darle qualche colpetto sulla schiena. Charlie le porta un bicchiere d’acqua. Quando si calma, mentre la figlia mangia, la madre l’osserva intenta e pensierosa. Uno stato d’animo che non l’abbandonerà per il resto della giornata.
Un silenzio pesante le avvolge nel tragitto verso la scuola della bambina. Rori sente che la madre è pensierosa e crede che sia dovuto allo stress del lavoro, per questo non fa domande. Lorelei rigira nella mente il momento in cui sua figlia ha mormorato quelle parole, come rapita da qualche immagine sulla glassa uniformemente gialla della cheesecake e, ciò che questo avvenimento può significare, le crea un grosso peso sullo stomaco. Si salutano con un bacio. «Vengo a prenderti alle quattro», le dice la madre. Rori sente la macchina che si allontana solo dopo aver varcato i cancelli della scuola. Si avvicina a un gruppo di amici e cerca di concentrarsi sulle loro parole, ma le è difficile. Una volta che il pensiero dello strano silenzio di sua madre si è allontanato, la bambina è nuovamente avvolta dalla strana sensazione che la disturba dall’inizio della mattinata. Sta per succedere qualcosa, ma a parte la fine della scuola e il suo compleanno la prossima settimana, oggi la verifica di scienze, l’attesa della lettera dalla scuola che frequenterà l’anno prossimo o il ricevimento che l’hotel gestito da sua madre dovrà organizzare per il mese prossimo, nella mente della bambina non c’è nessun avvenimento che possa condurla a sentirsi così dannatamente impreparata e nervosa.
Anche Lorelei aspetta tranquilla e posata questi avvenimenti. Parcheggia la sua auto tra le macchine dei dipendenti dell’Eden, hotel e trattoria che lei gestisce ormai da tre anni, ed entra da una porta laterale riservata al personale. Saluta tutti cordialmente e con un sorriso genuino sul viso, anche lo scorbutico Michel, il receptionist diurno, che sorride solo se pagato.
«Buongiorno Michel! Posta?»
Lui le risponde con un misero «bonjour» e le passa lettere e notifiche varie senza alzare gli occhi dallo schermo del computer. Lei le prende e, senza fermarsi un attimo, si dirige alle cucine per una tazza di caffè.
Un suono metallico e poco piacevole proviene da oltre le doppie porte di legno dipinte di un bel verde acceso che conducono alla cucina, il regno di odori e sapori dove è regina la sua cuoca e migliore amica Susanna. Entra senza far apparire i suoi pensieri preoccupati sul volto. Invece chiede «tutto bene Susi?».
Da oltre un tavolo e da sotto un paio di pentole e strofinacci, arriva la voce agitata e vivace, sempre vivace, della chef. «Sì, tutto a posto, niente di rotto e bruciato, tutto come previsto!»
«Hai un minuto, allora?» chiede Lorelei, riempendosi una tazza lunga di caffè americano e lasciandosi convincere ad aggiungere un po' di panna fresca dal sous chef.
Susanna si alza, annuisce affermativa e dà qualche istruzione al suo staff. Insieme, le due amiche escono dal retro della cucina su una veranda decorata in stile Midwest americano; vasi di fiori primaverili appesi alle ringhiere di legno levigato e dipinto di verde, rampicanti che coprono le colonne e qualche decorazione primaverile sui davanzali delle finestre o agli stipiti delle porte, soprattutto fiori di ciliegio, frutta e verdura di plastica e qualche animaletto di ceramica; la rappresentazione più semplice di ciò che viene in mente quando si pensa al Giardino dell’Eden: abbondanza.
Sedute su una panchina a dondolo, anch’essa verde, ma più scuro, Lorelei si confida con l’amica su un particolare avvenimento della mattina. «Credo che Rori ha avuto una visione.»
"Oh."
"Già."
"Quindi, adesso…" La voce di Susanna si fa più lieve, "le racconterai tutto?"
"Forse. Dovrei? Non sono neanche sicura che sia stata una visione," mormora Lorelei pensierosa.
"Hai usato un congiuntivo giusto," le fa notare Susi.
"Ah. Strano."
"Prima o poi lo verrà a scoprire, no? Non mi avevi parlato di una roba... divinazione?"
"Sì, ma che c'entra?"
"Se qualcuno lo divina?"
"Improbabile…"
"Ma non impossibile."
"Agh. Come faccio? Sai una cosa? Forse sto pensando troppo, forse non è stata una visione!"
"Okay… così non stai solo rimandando il problema?"
"No. Prima di dirle qualcosa, devo essere sicura. Devo solo esserne sicura."
E così le due amiche tornano alla loro routine lavorativa.
Il giorno dopo è esattamente una settimana prima dell'undicesimo compleanno di Rori e Lorelei guarda fissa il piccione che ha beccato una volta, secco, alla finestra della cucina, prima di appollaiarsi sul davanzale, aspettando paziente. La donna si limita a bere il suo caffè e aspettare la figlia. Appena la bambina mette piede in cucina, l'accoglie dicendo "c'è posta per te."
Rori quasi squittisce dalla felicità, fiondandosi alla finestra per aprirla. Il piccione sembra salutarla con il suo verso gutturale e le porge la zampa alla quale è legata la lettera tanto attesa. Una volta libero, vola via. Lorelei chiude la finestra in silenzio, ascoltando sua figlia aprire e iniziare a leggere il contenuto della busta ad alta voce.
"Alla signorina Lorelei A. Giallimore, buongiorno. Con la presente la informiamo che la scuola Cecilia Da Vinci per giovani maghi e maghe è pronta ad accoglierla all'inizio del nuovo anno scolastico 2050-2051. Le lezioni avranno inizio il giorno 12 settembre, alle ore 8:15, ma è invitata a partecipare agli Open Day per i nuovi immatricolati (siano essi provenienti da famiglie non magiche, miste, o totalmente magiche) che si svolgerà in due giorni distinti: il primo in data 3/09/50, dalle ore 10:00 alle ore 16:00; il secondo il 4/09/50, dalle 9:30 alle 15:30. In allegato può trovare tutto il materiale richiesto per il nuovo anno accademico, con indicazioni di disponibilità di alcuni materiali e/o testi all'interno degli edifici scolastici, i quali saranno disponibili previa prenotazione. Ne approfittiamo per augurarle una buona giornata e una buona fine di anno scolastico. Cordiali saluti, Il Vice Direttore Piero Aqualunga e la Preside Sibilla S. Stregata."
La ragazzina ha già iniziato a fare una lista di ciò che dovrà portarsi, per ogni evenienza, da cappellini invernali a costumi da bagno. "Tira il freno Rori, corri troppo," le dice la madre ridendo. "La prima cosa da fare è un po' di shopping!"
Lorelei porta la figlia con sé a lavoro, essendo un sabato, dopo la solita colazione al loro bar preferito. La fa sedere alla reception a far compagnia a un cupo Michel, mentre fa i compiti. Per pranzo, si preparano a una lunga pausa e uno shopping alquanto magico. In macchina raggiungono i Navigli milanesi e parcheggiano in zona, raggiungendo la Darsena a piedi. Il sotto del ponte del Naviglio Grande è raggiungibile facilmente, ma nessuno si ferma mai alla sua ombra. Eppure è proprio lì che si dirigono madre e figlia. Sotto un mattone con l'effige di Ianus, l'antica divinità romana delle porte, delle scelte, degli inizi e delle fini, con un volto giovanile che guarda al futuro e uno barbuto che guarda al passato; quello è il punto. Lorelei prende dalla tasca quello che appare un legnetto, ma è molto di più: lunga dodici centimetri, flessibile, intagliata a mano in legno di olivo e decorata con piccole foglie dello stesso albero, con un cuore di piuma di fenice proveniente dalla Cina. Con la punta di ciò che è in realtà una bacchetta magica, picchietta tre volte sul mattoncino con il volto di Ianus e la parete di mattoni rossicci che formano la pancia del ponte diventa opaca, vibra, perde colore. La donna prende la bambina per mano e passa attraverso il muro, scomparendo alla vista, se qualcuno stesse guardando.
Rori non è mai stata sotto il ponte e ha visto raramente la madre usare la bacchetta di olivo. Non si aspettava la strana vibrazione visiva della parete, né che ci passassero attraverso. Ma non si sarebbe mai immaginata ciò che l'attendeva un passo dopo.
Sbucano in una specie di replica dei Navigli, ma ci sono più colori e più vivi; le strade che dall'altra parte al pomeriggio sono quasi desolate, qui sono piene di persone, affollate di movimento e voci. Il cielo, però, è il cielo di Milano, grigio a coprire il sole primaverile. Le acque sono mosse, ma non dal vento. Ci sono creature che nuotano poco sotto la superficie o in profondità e, solo dalle ombre, Rori capisce che non si tratta di semplici trote d'acqua dolce.
"Da cosa vuoi iniziare? Pranzo o shopping?" Le chiede la madre, godendosi l'espressione rapita della figlia.
"Pranzo?" risponde la bambina, sentendo il proprio stomaco brontolare.
"Ottima scelta", ghigna la madre.
Salgono le scalinate che portano alla strada dove, invece che macchine, passano solo persone a piedi, su veicoli strani a pedali o su cavalcature che vanno da semplici cavalli a muli, asini, animali a metà tra muli e capre e altre strane e sconosciute creature. Rori ha gli occhi e la bocca spalancati da quando ha messo piede nell'ombra magica di Milano. La madre la ferma a un piccolo stand tra due Navigli, dall'altra parte del ponte, e compra due bibite blu contenute in bottiglie di vetro dalla forma a spirale.
"Si chiama Blue Twist," spiega Lorelei alla figlia, porgendole una delle bottigliette. "Una scarica di zucchero che hanno inventato i britannici." Infatti, quando Rori ne prende un sorso, sente una botta di energia percorrerle il corpo. "Utile anche per sopravvivere agli straordinari," aggiunge la donna, bevendo un sorso e scuotendo le spalle come presa da un brivido.
Percorrono il Naviglio Grande, o il suo equivalente da questa parte, sbirciando tra le vetrine surreali. Si fermano a un piccolo locale incassato in un angolo, con un tavolino fuori e le vetrine buie, ma Lorelei apre la porta senza esitazione, con un sorriso già pronto sulle labbra diventate azzurre a causa della bibita zuccherata. Sopra le loro teste dei piccoli campanelli tintinnano e dai meandri del locale in penombra si sente un urlo, poco prima che la donna viene investita da un potente abbraccio.
"Ah! Non ci credo! Sei venuta!!"
"Sì, sono qui, no?" Ride Lorelei.
La donna che ha aggredito la madre abbassa lo sguardo chiaro sulla bambina e sbarra gli occhi. "È lei?" Bisbiglia.
"Mia figlia, Rori."
"Ah!" Le scappa un altro urlo, anche questo preceduto da un abbraccio improvviso. "Quant'è grande! Ecate, quanto t'assomiglia!"
"Rori, lei è Isandra, una vecchia amica di famiglia."
"Chi chiami vecchia, che sono più piccola di te?!" ride la giovane, dai lunghi capelli neri e lisci, la pelle del cioccolato al latte e gli occhi verdi e ambrati.
Rori la guarda ancora più incantata. La madre non le aveva mai fatto conoscere nessuno dalla sua vita prima della sua nascita. Questa persona ha un pezzo del passato misterioso e magico della madre. Con questo pensiero in testa, la bambina non si perde neanche una virgola della conversazione tra le due donne.
"Isa, che bel posto ti sei fatta. Hai intenzione di avere molti vampiri come clienti" chiede Lorelei, accennando con un ghigno all'ambiente scuro.
"Ah ah ah, che simpatica. No, non sono ancora arrivate le torce che ho ordinato." Liberando dal grembiule che indossa una bacchetta, la impugna e mormora "lumos". La punta della bacchetta s'illumina come fosse una torcia elettrica e schiarisce l'ambiente angusto del locale. "Piccolo, ma confortevole, sarà il nostro punto forte." Fa un occhiolino alla bambina e fa strada a entrambe, verso il bancone in fondo.
"Quand'è l'inaugurazione?"
"Tra una settimana. Speriamo solo che non ci capitino altri ritardi, ci stanno facendo impazzire!"
"Chi?"
"Loro!" Fa un gesto vago verso l'esterno, mettendosi dietro il bancone. "Tutti: i fornitori, gli esperti di ristrutturazioni, i tizi del Comune per l'attacco all'acquedotto… tutti pazzi che vogliono farci diventare calvi dallo stress!"
Lorelei ride di gusto, senza dare peso all'occhiataccia dell'amica. "Dovresti vedere come se la cavano gli altri senza magia! Sei fortunata."
"Come fai tu a vivere senza magia, non lo capisco. Allora, avete fame?"
Le due ospiti annuiscono entusiaste.
"Bene! Qui non posso ancora cucinare niente," dice con uno sguardo irato che dura il tempo di una parola. "Ma posso far preparare qualcosa a Kassifi a casa."
Alla pronuncia di quel nome, si sente uno schioppo a fianco di Isandra e, dal nulla, appare una strana creaturina. La pelle grigia è rugosa e cascante sopra due grandi occhi luminosi, da gatto, di un colore verde brillante. Il naso adunco copre una bocca senza labbra. Da un grembiule a fiori, sembrano girasoli, e abiti dai colori sgargianti sotto di esso, si scorgono delle braccia gracili e mani dalle lunghe dita dinoccolate. "La Signorina Isandra ha chiamato" chiede con una voce acuta.
"Sì. Potresti preparare qualcosa di speciale per le mie ospiti e portarlo qui? E due caffè, per favore."
"Per me doppio, grazie", aggiunge Lorelei.
"Ah, la Signorina Giallimore. Benvenuta. Sarà fatto", risponde con tono piatto, prima di sparire con la stessa immediatezza e lo stesso suono improvviso di quando è apparsa.
"Cos-chi era?" Rori ha ancora lo sguardo fisso sul punto da cui è apparsa e svanita la creatura.
"Kassifi, la mia elfa domestica. Le dovrò dare un aumento quando apro qui. Non ho ancora trovato un aiuto che non sia un totale incapace."
"Non è cambiata affatto", commenta la madre.
"Difficile far cambiare un elfo domestico."
"Come stanno i tuoi?" Lorelei cambia argomento.
"Invecchiati, ma stanno bene. Almeno sono in salute. Sono andati da poco dai-" si interrompe. Scuote la testa, poi posa gli occhi sulla bambina. "Allora, Rori, quanti anni hai?"
"Quasi undici."
"Ah, Ecate! Quest'anno inizia alla Da Vinci!"
"Siamo venute anche per quello," aggiunge Lorelei.
"Non per me quindi", sbuffa l'amica, fingendosi offesa, ma lasciandosi sfuggire un sorriso. "Anche mio nipote inizia quest'anno."
"Tuo fratello non aveva una figlia?"
"Sì, Misandro, ma l'altro, Lisandro, ha un figlio dell'età di Rori; si chiama Nicola."
"Come stanno i tuoi fratelli, allora," chiede la madre all'amica.
"Bene, indaffarati come al solito. Li vedo solo alle feste. Li abita ancora a Roma, ma Mi si è spostato in Romagna questo Gennaio. Ha chiesto lui il trasferimento."
"Che lavoro fanno?" Rori è incuriosita anche dai più piccoli particolari.
"Sono Dolicheni."
"Una specie di polizia magica", le spiega sua madre.
"Uao."
Isandra ride della sua reazione. "Allora, andrete all'Open Day?"
Madre e figlia si guardano un istante, prima di rispondere assieme "sì".
"Ci sarà anche Nicola, probabilmente con la cugina; ormai Nicoletta è abbastanza grande."
"Quanti anni ha?"
"Sedici."
"Uao, quant'è cresciuta."
"Lo dici a me? Fino a qualche anno fa la tenevo in braccio!"
"Ahahah! Direi più di qualche anno."
"Basta con questi discorsi, mi fanno sentire vecchia. Piuttosto, quale sarà la vostra prima tappa?"
"Apparte la banca?"
"Apparte la banca," annuisce Isandra.
"Direi che sarà il caso di comprare una bacchetta." Lorelei sembra nervosa al pensiero.
Isa la guarda un secondo perplessa, prima di concentrarsi di nuovo su Rori. "Sei emozionata?"
"Credo di sì," risponde la bambina.
"Ci scommetto. Ricordo il giorno in cui ho comprato la mia." Isandra gira tra le dita la propria bacchetta, ancora con la punta illuminata, guardandola con malinconia. "Non è questa, in realtà. La mia prima bacchetta l'ho rotta al primo anno di università."
Le donne ridono. "Non mi hai mai raccontato cos'è successo."
"È imbarazzante." Lancia uno sguardo alla bambina. "E non credo sia il momento adatto per parlarne. Te lo racconto un'altra volta."
Continuano a parlare in maniera vaga del passato, ma soprattutto del presente e del futuro in gran dettaglio. Anche quando arriva il pranzo, non si fermano. Lorelei chiede dell'università all'amica, curiosa dei dettagli, dato che non ha mai frequentato. Isandra le chiede dell'hotel e dei suoi amici non magici, così scopre che almeno Susanna conosce tutto della vita di Lorelei.
"Anche di…?" Lancia uno sguardo a Rori, che la bambina non comprende. "Perché a noi non ne hai mai parlato?" Il tono sembra ferito.
Rori si rende conto all'istante che stanno parlando di suo padre.
"Non adesso, Isa, ti prego."
Ma cosa intende Isandra con 'noi'? Si chiede la bambina. Sua madre aveva molti amici che ha abbandonato per crescere lei lontana dalla magia?
Dopo un momento di silenzio cupo, la proprietaria si riprende e una nuova idea e un nuovo sorriso le illuminano il volto. "Ho una cosa che potrebbe piacerti! Kassifi?"
L'elfo appare all'improvviso, preceduta solo di un millisecondo dal suono della sua magia. "Sì, Signorina Isandra?"
"Potresti portarmi la scatola che tengo sul comò in camera? Scusa se ti faccio fare avanti e indietro, ma è un'occasione speciale!"
L'elfo non le degna neanche una risposta e scompare per riapparire subito dopo.
"Aspetta un secondo, Kassifi, che te la ridò." Isandra prende qualcosa dalla scatola, un porta gioie quadrato, di legno scuro intagliato e la porge di nuovo all'elfo.
"Buona giornata", dice prima di sparire.
Isa guarda atterrita il punto in cui l'elfo domestico era poco prima. "Dice sempre così quando non vuole essere più disturbata."
Passa l'oggetto che ha preso dalla scatola all'amica. Rori nota che è un pezzo di carta, ma quando la madre lo gira vede che è una foto. Poi rimane a bocca aperta quando le figure iniziano a muoversi e salutare. Lorelei ha gli occhi lucidi, osservando e riconoscendo i volti sorridenti di vecchie conoscenze e lontane amicizie. "Grazie."
Si fermano davanti a un artigiano di bacchette. Lorelei sembra prepararsi a qualcosa di sgradevole, prendendo un respiro profondo prima di entrare nel negozio. Rori la segue tesa.
"Buongiorno! Benvenute a Belle Bacchette!" Vengono accolte da una giovane venditrice, alta, bionda, da un sorriso accecante. "Come posso aiutarvi? State forse cercando una prima bacchetta?" Riesce a sorridere ancora di più e Rori si sente quasi abbagliata, dato che la giovane si è rivolta a lei.
"Sì, esatto", risponde Lorelei.
"Allora, al camerino due troverete Igor," dice indicando a destra del bancone, "pronto a farti conoscere la tua prima bacchetta!"
La madre la ringrazia e accompagna Rori nel camerino. Sembra più un piccolo negozio a parte, con una parete piena di scaffali, un paio di sgabelli sulla parte opposta e un tavolino al centro con sopra un foglio, una piuma per scrivere e un metro da sarto. Salutano il giovane che le accoglie, probabilmente Igor, e Lorelei si accomoda su uno sgabello, facendo cenno a Rori di avvicinarsi al tavolo.
"Buongiorno signorina," la saluta Igor. Lui ha un sorriso molto più normale della collega. "Hai qualche domanda su come funziona la scelta della bacchetta?"
Rori ha così tante domande che le frullano per la testa che non sa da dove iniziare, quindi scuote la testa.
"Bene, allora iniziamo col prendere le misure." Con la sua bacchetta dà un colpetto al metro che, muovendosi da solo, si srotola e inizia a misurare. Poi fa un movimento simile per la piuma. "Con che mano scrivi?"
"La sinistra."
La piuma prende appunti.
"Posso chiederle, signora, della sua bacchetta?" Igor chiede alla madre.
"Certo. Dodici centimetri, flessibile, olivo con cuore di fenice. Dalla Cina."
"Ah, una Xiao-Apulia. Molto moderna." Contempla gli scaffali, prendendo delle scatole lunghe e sottili tutte simili, accomunate soprattutto dal marchio Verde-giallo sulle confezioni. "Proviamo prima con queste, allora."
Fa provare alla bambina svariate bacchette marchio Xiao-Apulia, alcune lunghe, altre corte, alcune intagliate semplici, altre troppo colorate; semplicemente sventolandole nel vuoto, spesso non succede proprio nulla, ma a volte un fischio molesto o un'esplosione riempiono il camerino numero due. La piuma continua a prendere nota, mentre il nastro si è fermato dopo aver misurato la distanza delle due narici di Rori. Igor consulta il foglio ogni volta prima di tornare a contemplare gli scaffali e svuotarli di alcune scatole. Dopo aver provato molte bacchette fatte d'olivo e molte accomunate da un cuore di piuma di fenice (inglese, irlandese, cinese o filippina), Igor si rivolge nuovamente a Lorelei. "Che bacchetta usa suo marito?"
"Nessuna."
Igor annuisce, come se capisse qualcosa e torna a contemplare gli scaffali. Questa volta tira fuori solo due scatole. Una in particolare sembra diversa dalle altre, ma la tiene ancora da parte. Apre la scatola rossa e blu e porge il contenuto a Rori. Senza pensarci troppo, con la mente ancora incuriosita dall'altra contenzione, la bambina muove la bacchetta e non nota neanche l'esplosione di cartone dagli scaffali se non quando Igor le toglie la bacchetta di mano. "Proviamo con questa." Apre la scatola impolverata. La bacchetta al suo interno sembra incantare Rori, che la prende quasi con reverenza. È un legno rigido, di un colore grigio simile agli alberi di ulivo. Ci sono delle incisioni sulla sua superficie levigata che formano dei disegni spiraleggianti, sinuosi, quasi serpentini. Appena presa in mano, la bambina si sente percorrere da una sensazione calda, accogliente. Così piacevole da farle chiudere gli occhi e lasciarsi scappare un sospiro appagato. "Direi che ci siamo." La rigidità della voce di Igor attira l'attenzione sia della figlia che della madre.
Il ragazzo continua a sorridere cordiale, ma Lorelei riconosce la rigidità che lo percorre, perché l'ha avuta dal momento in cui sono entrate nel negozio. "Cosa c'è che non va", chiede in un tono che, spera, non dia possibilità di sviare la conversione. Tanto lei la porterebbe di nuovo qui, anche a costo di restare per giorni.
Igor sembra sentire questa decisione, o testardaggine, nella voce della donna e sospira già sconfitto. "È una bacchetta molto vecchia. Legno di alloro lavorato e inciso a mano, dieci centimetri, rigida."
C'è una lunga pausa. "Il nucleo?"
"Non lo sappiamo."
Dopo un momento di silenzio, Lorelei chiede alla figlia di andare in cassa con la bacchetta e la sacca delle monete che le mette in mano, mentre lei resta nel camerino due per qualche momento. La giovane al bancone abbaglia nuovamente la bambina con il suo sorriso, che non diminuisce neanche quando la ragazzina paga da sola e si siede su una poltroncina affianco alla porta ad aspettare la madre.
E aspetta. Non osa neanche tirare fuori la sua bacchetta dalla scatola. Non quando tornano a casa la sera, dopo essere tornate di fretta all'hotel dove sua madre si è resa indisponibile alle sue domande seppellendosi nel suo lavoro manageriale per ore; né durante la cena nel bar di Luca, dove si è nascosta dietro a chiacchiere mondane con il proprietario del locale. Non osa nemmeno quando appoggia la scatola ancora chiusa sul comodino accanto al letto prima di andare a dormire, carezzando la confezione e sentendo l'eco della sensazione che l'ha avvolta quando ha tenuto in mano la sua bacchetta.
   
 
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