Caro Diario,
fin dal primo giorno che sono arrivata in questo sperduto villaggio sapevo che la vita in una condotta medica non sarebbe stata facile, ma quello che è successo oggi mi ha fatto capire che il pericolo è sempre in agguato e a volte non si tratta soltanto delle malattie contro le quali combattiamo tutti i giorni, come la malaria, la scabbia, il colera e le ricorrenti febbri infettive, bensì può manifestarsi in modo del tutto inaspettato e selvaggio.
Sembrava una giornata come tante altre in ambulatorio, con il via vai continuo di ammalati di ogni età.
Il Dottor Stevenson ed io siamo stati impegnati tutta la mattinata con una visita dietro l'altra, anche Albert ci ha dato una mano, è sempre disponibile e ha una parola gentile per tutti. Poi Stevenson si è assentato per andare in città e Ahmed lo ha sostituito per la felicità di Naomi, lei non lo vuole ammettere ma penso che tra loro due stia sbocciando un sincero sentimento. Sono molto felice per loro, chissà se un giorno anch'io potrò trovare il giusto compagno della mia vita in colui che ora mi è così vicino.
Amir, che ormai è una presenza costante nella condotta al pari di Albert, si è reso disponibile per sistemare il capanno per ricavare una stanza da riservare agli ammalati. Continua ad arrivare gente da curare e a volte è necessario trattenerli qualche giorno per controllare il loro stato di salute, e il capanno è l'unico posto utilizzabile, in fondo non serve molto a renderlo confortevole, qualche letto, un armadio, poche sedie, qui si vive con poco e con lo stretto necessario.
Dopo aver pulito per bene il capanno, ha chiesto aiuto ad Albert per spostare un grande armadio.
In ambulatorio a dire il vero questo armadio è diventato ingombrante, ha bisogno di qualche piccola riparazione, di sicuro se ne occuperà Albert e nel capanno troverà un nuovo uso per i pazienti e i loro effetti personali. Ultimamente Albert e Amir sono diventati molto amici, giorni fa hanno anche riparato assieme il lungo recinto in legno che arriva fino al pozzo d'acqua che abbiamo in uso alla condotta medica e che serve gran parte del nostro villaggio.
Sono davvero due cari e bravi ragazzi e per noi della condotta sono una manna dal Cielo, qui c'è davvero un gran bisogno di persone in gamba come loro.
Forse entrambi nascondono qualche segreto, ma fino a quando continueranno a comportarsi in maniera corretta ed ineccepibile, il Dottor Stevenson non avrà nulla da obiettare. In fondo ognuno di noi ha i suoi piccoli o grandi segreti con i quali convivere.
Stavano spostando lentamente il pesante armadio, trascinandolo, quando improvvisamente è apparsa una giovane leonessa che si è avvicinata furtiva e probabilmente affamata. Non è la prima volta che attaccano l'uomo, abbiamo sentito diverse notizie del genere in questa grande area, ma ho sempre pensato che la nostra condotta fosse un posto di lavoro sicuro, immune da qualsiasi pericolo. Ora comprendo il motivo per cui Ahmed dice sempre che la boscaglia ha occhi ed orecchie che noi non vediamo.
E poi tutto è successo all'improvviso.
Amir si è accorto delle pericolose intenzioni della belva, e mentre il felino stava per avventarsi con un balzo sulla schiena di Albert, l'egiziano si è messo in mezzo, facendo scudo con il suo corpo all'amico americano dopo averlo velocemente spinto via, facendolo cadere sulla terra polverosa a causa dell'impatto inaspettato.
Il potente ruggito della leonessa e le grida concitate dei due uomini ci hanno richiamati fuori all'aperto.
Non dimenticherò mai la scena che hanno visto i miei occhi. Amir era disteso a terra con la leonessa addosso mentre Albert con tutte le sue forze stringeva il felino al corpo nel tentativo di ritrarlo via. Naomi e Ahmed hanno subito iniziato a gridare e ad agitare le braccia per spaventare la belva ed io ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente. Sono entrata nello studio del Dottor Stevenson e ho imbracciato il fucile che tiene sempre pronto nell'angolo, sono uscita di corsa e ho sparato due colpi in aria e per fortuna sono bastati a impaurire la leonessa che, dopo un rabbioso e vibrante ruggito, si è divincolata dalla presa di Albert ed è fuggita via in direzione della boscaglia.
La poderosa zampata della leonessa aveva ferito Amir in pieno petto.
Mary solleva lo sguardo dal diario e con gli occhi della mente rivive il momento più terribile di quella giornata: Amir, con la camicia strappata e insanguinata, ferito e svenuto tra le braccia di Albert, che disperato continuava a ripetere il suo nome, quasi con tono di rimprovero: - Amir! Amir! Stupido di un egiziano! Perché lo hai fatto? Avrei dovuto essere io al tuo posto! Ho già perso troppe persone a cui volevo bene! Amir! Ti prego, rispondimi! Amir!
Mary rammenta inoltre che, grazie al cielo, la ferita non era profonda e che gli artigli della giovane leonessa non avevano toccato organi vitali come cuore e polmoni, ma nonostante le successive rassicurazioni del Dottor Stevenson sulla pronta guarigione di Amir, Albert vegliò sull'amico egiziano per tutta la notte.
Si è fatto tardi, e la luna africana nel suo viaggio in cielo ha già attraversato la costellazione di Orione.
Mary chiude il suo diario con in testa un unico pensiero: Mio caro Albert, cosa starai facendo adesso?
Scritto da Tamerice