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Autore: Stella Dark Star    09/04/2021    2 recensioni
Di punto in bianco Vil e Leona vengono incaricati dal preside Crowley di prendersi cura di un ragazzino ospite al Night Raven College. Il piccolo si chiama Rey, ha tredici anni ed è un incrocio tra un umano e un leone e....questo è tutto ciò che possono sapere, visto che per vari motivi non può rivelare il suo cognome o il suo Paese di provenienza! Eppure in lui c'è qualcosa di familiare, soprattutto nel suo aspetto. Inoltre sembra trovarsi a suo agio nonostante la situazione insolita e ha grande confidenza con chiunque, come se li conoscesse da sempre. Fare i babysitter si rivela più facile del previsto, però ci sono troppe cose che non quadrano. Chi è quel ragazzino? Da dove viene? E soprattutto da...QUANDO?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cater Diamond, Epel Felmier, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi, Vil Schoenheit
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Meravigliosi guai al Night Raven College'
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Capitolo otto
Vil&Leona: la Bella e la Bestia
(speciale per il compleanno di Vil!)
 
Dire che Vil era allegro come un serpente a sonagli era una metafora azzeccata! Lui e i suoi compagni di punizione, dentro alle tute da ginnastica e armati di scopa e paletta, erano così silenziosi che il rumore delle setole a contatto con le pietre del sentiero quasi urtava i timpani. Leona per lo più spazzava svogliatamente, sbadigliando senza contegno, e ogni volta Vil gli puntava addosso uno sguardo carico di odio.
“Se questo dovesse intaccare la mia perfetta scheda scolastica, giuro che non ti perdonerò mai.” Sibilò ad un tratto, senza smettere di muovere la scopa.
“Mh?” Leona si voltò verso di lui, lo sguardo annacquato di chi potrebbe addormentarsi in piedi da un momento all’altro. “Quante storie. Tra poco suonerà la campanella e potremo andarcene, pensa a questo invece che a dettagli inutili.”
Le mani di Vil si strinsero con forza attorno al povero manico di scopa: “Inutili? Non ci troveremmo in questa situazione se tu non fossi un irresponsabile!”
“Io sono contentissimo di essere qui con voi! Speravo tanto di poter trascorrere del tempo noi tre insieme, senza nessun altro!” Disse Rey, sfoggiando un sorriso sincero. Davvero non gli importava niente della punizione, stava eseguendo il suo compito serenamente, dividendosi fra Vil e Leona per aiutarli tenendo ferma la paletta.
Leona fece un cenno per indicare Rey. “Prendi esempio dal cucciolo, invece di aggrottare le sopracciglia fino a farti venire le rughe!”
Strafottente come al solito, insomma! Peccato che Vil non la prese affatto bene, soprattutto perché quello sfacciato aveva osato dire una parola che lo terrorizzava più di qualunque altra cosa: rughe.
“Anche questo è colpa tua! Qualunque cosa è colpa tua e del tuo dannato caratteraccio!”
“Dovrai abituartici, bellezza mia! Staremo insieme per il resto della vita!”
Ormai Vil era una bomba pronta ad esplodere. Cercò di trattenersi, strinse i denti per non far uscire quel vomito di parole che gli stava salendo dalla gola, ma…
“E chi ti dice che io voglia buttare via la mia vita stando accanto a te? Posso rompere il fidanzamento e liberarmi di te una volta per tutte.”
Leona abbandonò le buffonate e divenne serio a sua volta. Fece per replicare, ma Rey lo anticipò gridando: “NO! Voi dovete stare insieme per sempre! Presto vi sposerete e avrete un cucciolo e sarete i più felici del mondo!”
Momento di silenzio. Punti di domanda fluttuanti.
“Ancora questa storia del cucciolo?” Vil sospirò, facendo appello ad una pazienza che aveva esaurito da un bel pezzo. “Te lo dico una volta per tutte: io e Leona siamo entrambi maschi, non possiamo fare figli insieme.”
Il piccolo insistette con più foga: “E se ci fosse un modo? Lo vorreste un cucciolo tutto vostro da coccolare e crescere insieme?”
Vil si portò una mano alla fronte: “Ahhh… Rey, io…”
“Io no di certo. I cuccioli non li sopporto.” Leona attese che Vil alzasse lo sguardo su di lui e lo sfidò apertamente: “E non credo correrei il rischio che abbiano un carattere velenoso come la loro madre.”
Se fosse stato possibile, gli occhi di Vil avrebbero sparato stalattiti di ghiaccio! “Sempre meglio che dei fannulloni complessati come il padre!”
“SMETTETELA!!!” Il grido di Rey fu così potente da scontrarsi contro i vetri della serra e creare un’eco. I suoi occhi erano pieni di lacrime, il suo sguardo tremava, mentre teneva i pugni stretti ai fianchi. Era la primissima volta che lo vedevano in quel modo, così diverso dal ragazzino allegro, vivace e gentile a cui erano abituati. “Voi…sniff…voi siete cattivi… NON VOGLIO PIU’ STARE QUI’!” E si diede alla corsa, lasciandoli così spiazzati che nessuno dei due riuscì a muoversi per inseguirlo. Il suono dei suoi singhiozzi si udì anche quando fu uscito dalla serra, dopo aver spalancato la porta vetrata con un calcio.
Vil e Leona si scambiarono uno sguardo perplesso. Cos’era appena accaduto?
“Certo che voi due siete proprio dei campioni di sensibilità.”
Voltandosi, videro Ruggie a poca distanza da loro, le braccia incrociate al petto e uno sguardo accusatorio che diceva più di mille parole.
Vil parlò per entrambi. “Stavamo solo litigando, non capisco perché abbia reagito così.”
“Non ci arrivate proprio? Povero cucciolo. Si trova in un luogo che non conosce e le uniche persone che adora e che dovrebbero aiutarlo non fanno che litigare e punzecchiarsi senza tenere conto dei suoi sentimenti.” Fece un gesto con la mano. “Ad ogni modo, mi ha mandato il Preside. Ha detto che resterete qui a spazzare fino a che non avrete finito.”
Leona sbottò: “Che? Ha cambiato idea all’improvviso?”
“Non riesco a dargli torto, dopo quello che ho sentito.” La frecciatina di Ruggie arrivò a destinazione.
In quel momento alle sue spalle comparve Jack, con addosso la tuta. “Scusami se interrompo la ramanzina. Ho saputo cosa è successo, così ho fatto una corsa a cambiarmi e sono venuto qui a dare una mano.”
Ruggie gli fece un cenno di assenso col capo, quindi si rivolse ai due leader: “Io vado da Rey. Voi fareste bene a pensare a come scusarvi per le cattiverie che avete detto poco fa.” Senza attendere una risposta, s’incamminò lungo il sentiero da cui aveva visto Rey correre via e lasciò gli altri a sbrigare il resto.
Trovò il piccolo nel cortile della scuola, rannicchiato e circondato dai cespugli. Lo aveva trovato grazie al rumore del suo pianto, altrimenti sarebbe stato impossibile vedere dove si era nascosto. Si fece strada fra i cespugli, il fruscio delle foglie ovviamente avvertì Rey di una presenza, ma anche se le sue orecchie per un momento si misero in ascolto, poi si riabbassarono. Ruggie si sedette accanto a lui, gli posò una mano sulla spalla per indurlo a voltarsi. Quel visetto arrossato e rigato di lacrime e quegli occhioni bagnati gli strinsero il cuore.
Gli parlò con tono gentile. “Hai ragione ad essere arrabbiato con quei due zucconi, ma piangere non servirà a niente.” Lo accolse in un abbraccio, sulla spalla sentì quasi subito il calore umido delle sue lacrime attraverso la stoffa. “Non si rendono conto di quanto possano ferire le loro parole. Sono entrambi abituati a comandare e a guardare dall’alto in basso chiunque. Ehhh, capisco bene il motivo per cui sei stato mandato in questo tempo.”
A quelle ultime parole Rey smise di respirare. Sollevò lentamente il capo dalla spalla di lui, gli occhioni spalancati ed increduli.
Ruggie ridacchiò: “Ah ah, non essere sorpreso! Ci ho messo un po’ a capirlo, ma alla fine ho messo insieme tutti i pezzi! Era fin troppo strano sentirti chiamare ‘zio’ quasi tutti quelli che incontravi! E anche quella familiarità che con degli estranei sarebbe stata impossibile! Dai tuoi discorsi si capiva che sapevi già tutto di chi avevi di fronte. E poi…non sono certo cieco!”
Rey era ancora immobile, ma per lo meno aveva ripreso a respirare!
Ruggie continuò. “E mentre gli altri si sono fermati alla tua adorazione per Leona e Vil, io ho visto quanto ricercavi le loro attenzioni. Ho sentito il tuo bisogno di affetto. Purtroppo loro sono talmente egoisti da non essersene accorti. E’ per questo che sei qui, giusto? Per aiutarli a cambiare?”
Nella mente di Rey si fece vivido un ricordo, una scena che rivide dall’esterno, come se la stesse guardando sullo schermo della tv. C’era lui con una simpatica camicetta bianca dalle maniche corte a palloncino, i suoi capelli ondulati avevano una treccina che da davanti l’orecchio scendeva  a lato del viso. Una mano sottile, dalle dita affusolate e le unghie curate e dipinte di viola lo accarezzò ad una guancia. “Mamma e papà hanno bisogno del tuo aiuto.” Una voce dal suono freddo di natura, ma addolcita da un tono gentile. Una seconda mano, questa più robusta, forte e bruna, gli accarezzò il retro di un orecchio. “Te la senti di andare?” Anche questa voce era fredda, quasi cavernosa, ma allo stesso tempo calda. Lui fece un piccolo cenno affermativo e sorrise.
Tornando al presente, incontrò lo sguardo di Ruggie, uno sguardo limpido e gentile.
“Io…devo aiutarli.”
“E io ti aiuterò a farlo! Sono o non sono lo zio Ruggie?”
Rey sorrise: “Sì, lo sei!”
Ruggie gli accarezzò la testa con una mano, mentre con l’altra gli asciugò le lacrime con un fazzoletto che aveva recuperato dalla tasca della divisa. “Allora, qual è il piano? I tuoi genitori ti hanno dato istruzioni su cosa fare?”
“Mmh… Hanno detto che sarebbe bastato stare insieme a loro e tutto sarebbe andato bene. Ma dopo quel litigio devo trovare un modo per farli riappacificare. Se…se non si sposeranno… Cosa ne sarà di me?”
Vedendo il suo visetto rattristarsi di nuovo, Ruggie gli diede un affettuoso pizzicotto sulla guancia. “Ehi, niente sconforto! Pensa a cosa potresti fare! Tu li conosci meglio di me, ora come ora, c’è qualcosa in particolare che il tuo papà fa quando deve farsi perdonare dalla mamma?”
Il piccolo ci rifletté un po’ su e, all’improvviso, s’illuminò come un lampadina!
“Ho un’idea!”
“Spara!”
“Allora… Devo andare dal Preside e chiedere l’autorizzazione per usare la serra questa sera. Prima ho visto che c’è un chiosco all’interno, mi servirà. E se ci fossero anche un tavolo e delle sedie…”
“Sì! All’interno c’è rimasto qualcosa da quando la serra è stata utilizzata come caffetteria durante il Vocal & Dance Championship!”
“Fantastico! Poi… Vorrei che ti occupassi tu della cena! Lo so che hai poco tempo, ma riusciresti a cucinare qualcosa di raffinato?”
“E me lo chiedi?” Disse Ruggie, facendogli l’occhiolino.
“Vorrei che lo zio Epel facesse da cameriere. Ah e poi ho bisogno di lui per una cosa importante!”
“Quale cosa?”
Poco dopo la voce, dai cespugli comparve la figura piccola e impacciata.
“Zio Epel? Come sapevi che eravamo qui?”
“Oh è stato Ruggie a mandarmi un messaggio, poco fa! Cosa succede? Perché vi siete infilati fra i cespugli?” Il suo guardo sorpreso vagò attorno e subito mutò in un’espressione divertita. “Mi sembra di essere tornato alla sera della cerimonia, all’inizio dell’anno scolastico! Allora mi ero nascosto fra questi cespugli assieme ad Ace per non essere beccati da Riddle che ci stava cercando! Eravamo sgattaiolati via dalla cerimonia perché ci stavamo annoiando! Ah ah!”
Ruggie gli fece segno di sedere assieme a loro e cominciò a spiegare. “Rey vuole aiutare Leona e Vil a fare pace e mi stava spiegando cosa ha in mente di fare.”
Rey prese la parola: “Sì, voglio organizzare una cena romantica nella serra! Lo zio Ruggie si occuperà del menu, mentre tu potresti fare da cameriere. Ti va?”
“Va bene! Spero solo di non far cadere i piatti!” Si schermì, sapendo di essere un disastro per certe cose!
“Ma prima ho bisogno che mi aiuti con un’altra cosa. Sai se c’è un luogo dove posso affittare degli abiti da sera?”
Epel si portò un dito alle labbra, mentre pensava, quindi disse: “C’è il Mistery Shop di Sam! Vende letteralmente di tutto! Sono sicuro che ci aiuterà!”
Rey batté le mani, entusiasta: “E’ perfetto! Ora non mi resta che sgraffignare degli abiti dagli armadi di Vil e Leona e portarli al negozi per le misure!”
A quel punto Ruggie sfoggiò un’espressione maliziosa. Prese il telefono e cominciò a digitare sullo schermo. “Mi occupo sempre io del bucato di Leona e del suo armadio in generale. Le misure ormai le so a memoria. Ti mando un messaggio.”
“Ehm…” Epel si fece timido all’improvviso. “Io posso chiedere quelle di Vil a Rook. Lui le conosce senz’altro, ha un occhio incredibile essendo un cacciatore. Se ce le scrive tramite messaggio risparmiamo tempo.” Anche lui prese il telefono e scrisse il messaggio da inviare. “Vedrai che ci risponderà subito! Gli scrivo che si tratta di una sorpresa per Vil, così non farà domande.”
Detto fatto, poco dopo che il telefono di Rey trillò per il messaggio di Ruggie, quello di Epel trillò per il messaggio di Rook. Era fatta! I tre si guardarono con complicità. Fin che i due leader erano nella serra loro potevano occuparsi delle prime cose.
“Dopo esserci occupati degli abiti io andrò dal Preside. Devo chiedergli anche il numero di…ehm…” Le sue gote s’imporporarono, perciò preferì abbandonare la frase a metà e iniziarne un’altra: “Zio Epel, potresti portare tu l’abito di Leona allo zio Ruggie e tenere quello di Vil nella tua fino al mio ritorno?”
“Nessun problema!”
Si diedero appuntamento al tramonto per gli ultimi preparativi e si divisero per svolgere i rispettivi compiti.
*
 
Stare ammollo nell’acqua calda è uno dei più grandi piaceri della vita, fra i rivoletti di vapore che salgono e si disperdono nell’aria, il profumo rilassante di gelsomino emanato dalle candele che bruciano lentamente creando un gioco di luce dorato, l’odore più deciso dell’essenza di rosa dei sali disciolti in acqua. Vil si stava godendo tutto questo, mentre riposava il suo bellissimo corpo dopo le fatiche del pomeriggio, anche se braccia e schiena stavano faticando non poco a rilassarsi dopo i movimenti forzati a cui erano stati costretti per colpa di quell’idiota di Leona!! Ecco, era bastato un istante e la rabbia era ripiombata nella sua testa, come un vulcano in eruzione. Ma stavolta gliel’avrebbe fatta pagare. Con gli interessi. Poteva scommetterci le pal-
“Vil…”
La vocina quasi sussurrata gli bloccò l’imprecazione e gli fece riaprire gli occhi. Volse appena il capo sul cuscino posizionato sul bordo della vasca, giusto quanto bastava per vedere la figura che faceva capolino dalla porta socchiusa.
“Rey!” Accennò un sorriso stanco. “Ti prego di perdonarmi per il mio comportamento di oggi. Non avrei dovuto dire certe cose di fronte ad un ragazzino.” Sollevò una mano dall’acqua e lo invitò con un piccolo gesto. “Vieni qui, piccolo.”
Rey entrò nella stanza da bagno, richiudendo con cura la porta alle proprie spalle per non far uscire il calore. Indossava l’abito da cerimonia del college. Oltre a calzargli a pennello, come qualunque indumento avesse indossato finora, aveva sistemato il cinturone in modo tale che le gambe lunghe spiccassero da sotto la tunica senza far perdere a questa l’effetto ondeggiante  e armonioso come la corolla di un fiore esposta alla brezza.
Vil ne fu soddisfatto, ovviamente. “Indossato alla perfezione come sempre! Te l’ha dato il Preside?”
Rey si mise in ginocchio di fianco alla vasca, dove era un morbido tappeto di cotone ricamato a fantasie in oro. “Sì! Lo aveva fatto cucire assieme alle altre divise, per sicurezza. Ed ha pensato bene, visto che questa sera mi serve per un’occasione speciale!”
“Quale occasione?”
Le labbra del piccolo s’incresparono in un sorriso birichino. “E’ una sorpresa! Ma per vederla devi assolutamente uscire dalla vasca e prepararti!”
Vil strabuzzò gli occhi: “Uscire da qui? Rey, forse non te ne rendi conto, ma sono a pezzi. Tu ti sei dileguato e noi, anche se con l’aiuto di Jack, abbiamo dovuto fare i salti mortali per…” S’interruppe e scosse il capo come auto rimproverandosi: “Scusa, lo sto facendo di nuovo. Non voglio dare la colpa a te. Però è vero che sono stanco.”
“Lo so, però è di fondamentale importanza che tu ora faccia quello che ti dico! Fidati di me!”
Dallo sguardo che aveva era chiaro che non c’era modo di farlo desistere. Vil pianse col pensiero all’idea di dover abbandonare quella culla calda così presto, ma era pur vero che doveva farsi perdonare, quindi…
“Ahhh… E va bene, ragazzino! Mi passeresti l’accappatoio appeso là?” Fece per indicarglielo col dito, inutilmente, perché Rey era già schizzato in piedi per andare a prenderlo! Uscì dalla vasca con grazia e bellezza come la famosa Venere del dipinto. A onor del vero il suo corpo era ben al di sopra di qualunque opera d’arte esistente, era come se fondesse la perfezione maschile e femminile in una creazione spettacolare. Fu quasi un peccato quando si coprì con l’accappatoio che Rey gli porse. Recuperò da un piedistallo lì accanto un telo con cui asciugarsi i piedi, quindi tastò di sfuggita i capelli per assicurarsi che non si fossero bagnati mentre era nella vasca e s’incamminò verso la porta.
“Ehm…buonasera, Vil.”
“Buonasera.” Un momento. Che? Ma chi…?
Si voltò di scatto e vide Epel in piedi di fronte alla porta, intento a sorreggere una gruccia da cui scendeva un copriabito blu alto quasi quanto lui!
“Epel? Cosa ci fai in camera mia? E quello cos’è?”
Rey balzò accanto ad Epel e rispose: “E’ il tuo abito per stasera! Non ci crederesti mai se ti dicessi che l’ho disegnato io! Be’…invece devi crederci, perché l’ho disegnato io!”
“Ferma ferma ferma.” Disse Vil, porgendo una mano in avanti. “Di cosa stai parlando?”
“Sono stato al Mistery Shop! Pensavo di affittare un abito e invece Sam mi ha detto che se gli avessi fatto uno schizzo lo avrebbe fatto cucire all’istante dai suoi amici dell’al di là!”
“Amici dell’al di là???”
Rey fece spallucce: “Li chiama così! Penso che siano dei sarti! Comunque, io ho fatto il disegno meglio che potevo e poco fa lo zio Epel è andato a ritirare l’abito finito! Oh vedessi quanto è bello! Cioè, ora ti facciamo vedere quanto è bello!” E subito si chinò per maneggiare la cerniera che era di lato. La tirò su tutta d’un colpo e, dopo aver dato una sbirciata a Vil, sollevò il tessuto.
L’espressione di Vil era…era…era…indecifrabile.
“Ditemi che è uno scherzo.” Anche il tono sarebbe stato impossibile da classificare.
Come niente fosse, Rey disse ad Epel di appoggiarlo sul letto e poi si recò all’armadio, dove aprì uno dei cassettoni interni in cui poi cominciò a rovistare. “Preferisci la biancheria in pizzo o in seta? Oppure entrambi? Wow, questo ci starebbe bene!”
Vil divenne paonazzo. Andò di filato verso l’armadio e tolse di mano al ragazzino sfacciato un pantaloncino in seta color avorio  e bordato di pizzo. “Dammi qua, piccolo scostumato.” Guardò il pantaloncino, poi si voltò e allungò lo sguardo sull’abito. “In effetti è un bell’abbinamento…” Poi di nuovo il suo sguardo cambiò traiettoria e si fece duro. “Sareste così gentili da voltarvi mentre indosso l’intimo?”
I due sobbalzarono, rendendosi conto della situazione, i loro visi arrossirono.
“Subito!” Dissero all’unisono, voltandosi verso la parete.
“Spero per voi che ne valga la pena, altrimenti non immaginate neanche le conseguenze che dovrete subire.” Inutile dire che non scherzava affatto.
*
 
Alla fine anche Jack si era unito per aiutare il trio ad organizzare la cenetta romantica! Appena terminato di spazzare, invece di andare a riposarsi si era occupato di preparare il chiosco affinché fosse pronto per l’uso, aveva sistemato un tavolo e due sedie in ferro battuto sotto ad un salice piangente e al momento opportuno aveva trascinato lì alla serra un Leona tirato a lucido e alquanto contrariato! Si era ritirato solo dopo averlo lasciato nelle mani di Ruggie, il quale a sua volta si era fatto aiutare da un altro ragazzo del college a cucinare le pietanze  e poi aveva portato tutto lì con un carrello. Epel l’aveva raggiunto poco dopo. Di fatto, gli ultimi ad arrivare furono Vil e Rey.
“Accidenti a te, Ruggie. Se scopro che è uno stupido scherzo da postare su Magicam giuro che ti sbrano in diretta e uso le tue ossa come stuzzicadenti!”
“Oh insomma, Leona! Non è uno scherzo, è una cosa seria! Devi solo aspettare e capirai tutto!”
Si udirono le voci lamentose dei due non appena Rey aprì la porta. Lo stesso Vil sentendo la voce di Leona fece per retrocedere, essendo ancora in collera con lui, però era davvero curioso di vedere fino a dove si era spinto Rey. Da parte sua, Rey continuò a scortare la ‘bella dama’ fino alla destinazione prefissata.
Leona era girato di spalle e stava ringhiando contro Ruggie quando questo notò il loro arrivo e si lasciò sfuggire un: “Wooooh!” Allora Leona si voltò e….rimase incantato.
Se esisteva un limite alla bellezza, Vil quella sera lo aveva superato. Se ne esisteva uno per l’eleganza, aveva superato anche quello! L’abito che Rey aveva disegnato e che ora Vil indossava, era ispirato ad una viola del pensiero. La gonna era formata da multistrati di tessuto dal taglio tondeggiante come i petali del fiore ed ognuno aveva una diversa sfumatura di viola, dai primi strati di pizzo e organza fino ad arrivare agli ultimi di seta e taffetà, i quali sembravano prendere vita ad ogni minimo movimento. Gli strati più lunghi arrivavano appena alle caviglie, così da lasciare in mostra un paio di scarpe gioiello aperte davanti e col tacco a spillo. Il corpetto presentava una scollatura ampiamente drappeggiata che ricadeva fino a metà busto, anch’esso caratterizzato dal gioco di sfumature viola. Come trucco per il viso, aveva semplicemente spalmato un po’ di lucido sulle labbra e incorniciato gli occhi con un filo di eyeliner e ombretto bianco a effetto brillante che gli metteva in risalto i bellissimi occhi chiari. Riguardo i capelli, lui, Rey ed Epel avevano lavorato a sei mani per ricreare un’acconciatura che richiamava la forma attorcigliata di una calla. In poche parole, Vil era divino.
In qualche modo, Leona s’innamorò nuovamente. Ma questo non bastò a cancellare il fatto che avevano litigato fino a poco prima! Scostò lo sguardo e disse con tono brusco: “Cosa significa tutto questo?”
Ora che era giunto il momento, Ruggie si offrì di fornire una spiegazione. “Rey ha organizzato questa serata solo per voi due. Voleva ricordarvi quanto sia forte il vostro amore e farvi smettere di litigare per ogni sciocchezza. Io, Jack ed Epel lo abbiamo aiutato a far diventare la sua idea una realtà.”
Vil diede uno sguardo al suo piccolo accompagnatore. “E’ vero? E’ opera tua?”
“Mh mh!”
Adorava quel visetto sorridente e contento e ora si sentiva davvero uno stupido per averlo ferito. Gli fece una carezza. “E’ un pensiero davvero gentile, ti ringrazio.”
“Io…cough cough…” Leona attese di avere l’attenzione di tutti, quindi proseguì: “Suppongo di…dovermi adattare, considerato l’impegno che ci avete messo. Non che sia a mio agio in questi panni, ma…”
“Ti assicuro che quell’abbigliamento ti dona. E detto da me è un gran complimento.” Puntualizzò Vil.
In effetti anche Leona era elegante come non lo era mai stato in vita sua. Provenendo da un Paese caldo, quando era al palazzo reale della sua famiglia era solito indossare vesti fresche e ampie e poi usare moltitudini di perle colorate come decorazione, mentre quella sera Ruggie lo aveva obbligato ad infilarsi in un completo blu notte, dal taglio piuttosto aderente che gli metteva in risalto le gambe e le braccia dalla muscolatura ben fatta, una camicia bianca su cui sovrastava una cravatta color senape abbinata alle scarpe in camoscio, ed infine i capelli raccolti in una bassa coda con un foulard del medesimo colore. Anche questo era nato grazie ad un disegno del piccolo Rey.
Vedendolo temporeggiare, più per la vergogna che per altro, Ruggie gli diede una leggera gomitata per spingerlo ad agire. Leona ebbe un fremito, ma subito andò incontro a Vil a porgergli il braccio. “Se posso…accompagnarti al tavolo.”
Vil scambiò un’occhiata complice con Rey e accettò l’invito. Il solo vederli incamminarsi insieme, a braccetto, e raggiungere il salice piangente dove Leona si premurò di creare un passaggio sollevando alcuni rami, fu un’immagine deliziosa.
“Bene!” Disse Ruggie. “Vado a servire il vino. Tu Epel raggiungimi con gli antipasti!”
“Agli ordini!”
In ultimo, Rey collegò il proprio telefono al sistemare di comunicazione della serra e avviò della musica classica che facesse da sottofondo durante la cena.
E così ebbe ufficialmente inizio la serata romantica!
Vil e Leona avevano da poco cominciato ad assaporare i gamberetti accompagnati da salsa rosa, i rami attorno a loro fungevano quasi da rifugio, le candele che bruciavano in due candelabri ai lati del tavolo davano un tocco di magia, e loro due, che parlavano a voci quasi sussurrate aumentavano il senso d’intimità.
“I tuoi occhi al lume di candela sembrano pietre preziose… Sono ancora più belli.”
Vil tradì una certa timidezza a tale complimento, scostò per un momento lo sguardo. “Grazie… Ma è merito delle candele, per l’appunto.”
“Allora vorrà dire che ceneremo al lume di candela più spesso, quando saremo sposati.” Aveva parlato con spontaneità ma, ricordando il litigio del pomeriggio e le parole acerbe di Vil, si morse il labbro. “Se…se vorrai ancora sposarmi dopo che io ho rovinato tutto per l’ennesima volta.”
Vedendolo così arrendevole, Vil ridacchiò e scosse il capo. “Ma certo che voglio ancora sposarti! Dimentica quella cattiveria che ho detto, era la rabbia a parlare, non io. Ho preso un impegno con te. Ho messo a rischio la mia carriera per te. Ho supplicato mio padre di accettarti, rischiando quasi di essere diseredato. E mai una volta me ne sono pentito." Affilò lo sguardo e aggiunse: “Nonostante tutto.”
Stavolta fu Leona a ridere. “Sì, sono consapevole di essere un ragazzo difficile e un fidanzato tremendo! Però ti amo davvero Vil.” La sua mano si allungò pian piano sulla superficie del tavolo, schivando i bicchieri e la bottiglia di bianco, e quando giunse a quella di Vil la sfiorò dolcemente. Dapprima esitante, poi anche lui rispose al tocco di quella mano calda che più e più volte lo aveva toccato in tutto il corpo e che l’avrebbe fatto per sempre. Deglutì un nodo alla gola. “Leona, anche io ti a-”
“Prendo i piatti vuoti e vi servo il primo!” S’intromise Epel, rovinando completamente l’atmosfera. Le mani dei due si allontanarono repentine, mentre i loro sguardi severi si posavano su di lui. Epel sentì un brivido alla schiena. “…ho interrotto qualcosa?”
Vil volse il capo con fare capriccioso. “Tsk.”
Invece Leona sospirò rassegnato. “Niente… Datti una mossa e sparisci.”
Il povero Epel eseguì e si affrettò a fuggire via col carrello, bisbigliando tra sé: “Non ne combino una giusta! Sigh!”
La cena proseguì senza ulteriori incidenti, Rey controllava tutto dalla postazione al chiosco e scambiava opinioni con Ruggie, mentre Epel di volta in volta partiva col carrello, su cui erano le pietanze coperte dalle cloches, e tornava coi piatti vuoti di quelle precedenti.
Ruggie ad un certo punto guardò l’ora sullo schermo del telefono riposto sul banco, manifestando una certa agitazione. “Comincio a preoccuparmi. Che Trey abbia avuto difficoltà con la torta? So che glielo hai chiesto quasi all’ultimo momento, ma speravo che ce l’avrebbe fatta. Però non lo vedo arrivare.”
Rey lo rassicurò. “Sono stato avvisato che la torta è pronta, non preoccuparti! E…non sarà lui a portarla…”
“Mh? E chi allora?”
“Ehm…” Rey guardò altrove, col piede iniziò a disegnare dei piccoli cerchi al suolo, in un gesto di timidezza. “Verrà Cater. Quando ho chiesto al Preside il suo numero, era solo per chiedergli consiglio sulla musica per questa sera. Poi lui, dopo avermi mandato i link di alcune tracce, mi ha detto di avere una composizione sua che sarebbe stata perfetta per chiudere la serata. Solo che doveva sistemare alcuni passaggi e mi ha chiesto un po’ di tempo. Quando avrà terminato verrà qui e porterà la torta.”
Ruggie sbuffò. “Basta che si sbrighi… E’ quasi ora di servire il dolce.”
Neanche il tempo di finire la frase che qualcuno chiamò Rey a mezza voce. Riconoscendola, lui si illuminò come una lucciola, ed ecco che dallo spiraglio della porticina sul retro del chiosco fece capolino proprio Cater.
“Scusate il ritardo.” Allungò la mano con cui sorreggeva una scatola da pasticceria. “Questa è da parte di Trey.”
Ruggie gli corse incontro e l’afferrò neanche fosse stata una santa reliquia! “La torta! Finalmente!” E subito si mise all’opera per preparare l’ultimo impiattamento della serata.
Rey si avvicinò a Cater, timidamente. “Io…grazie per aver accettato di aiutarmi!”
In tutta la sua ‘figaggine’, Cater si spostò un ciuffo di capelli a lato del viso e ammiccò. “Non c’è di che! Le melodie che ti ho linkato sono servite anche per scandire la durata della cena, vero?”
“Sì! Avevi ragione! All’inizio lo zio Epel ha fatto qualche sbaglio, ma poi quando ha capito come funziona è andato tutto bene! Ehm…alla fine…sei riuscito a terminare quella composizione di cui mi hai parlato?”
Cater estrasse l’amato smartphone dalla tasca, sorridendo fiero di se stesso. “Assolutamente! Appena terminato il dolce collego questo alle casse! I piccioncini saranno costretti a ballare, te l’assicuro!”
Voleva mostrarsi allegro e sicuro come al solito, eppure nel suo sguardo s’intravedeva un’ombra che suggeriva ben altri sentimenti. La verità era che essere lì gli costava un grande sforzo. Vedere all’orizzonte il ragazzo che amava, durante una cena romantica con un altro, non era certo piacevole. Eppure aveva ascoltato un’altra voce nella sua testa, quella che gli diceva di fargli sentire la melodia che aveva composto per lui. E dove poi aveva aggiunto un testo un tantino beffardo per ripicca nei confronti del proprio rivale in amore! Si poteva dire che non vedeva l’ora di far partire quella canzone!
Intanto Epel portò al tavolo i piattini con le fette di torta e due calici di champagne e ancora una volta si dileguò per timore di disturbare la coppietta.
“Questa è indubbiamente opera di Trey!” Disse Vil, sorridendo e stuzzicando una decorazione di zucchero con la forchettina.
“Come fai a dirlo? A me sembra troppo perfetta. L’avranno acquistata alla pasticceria in paese.”
“Garantisco che è sua! Conosco personalmente il talento di Trey nel fare le torte, inoltre la pasticceria gestita dalla sua famiglia è famosa in tutto il mondo!” Con la forchettina trapassò un abbondante strato di panna dolce e andò ad immergerla in un’armonia di pan di spagna, crema e frutta, quindi si portò il bocconcino alle labbra. La sua espressione disse tutto.
“Trey. Confermato. Quel ragazzo è un dio in questo campo! Dovremmo commissionare a lui la nostra torta nuziale.”
Leona infilzò la fetta senza pietà e ne trangugiò un pezzo ben più grande della forchettina! “Mh! Buona! Affare fatto, il lavoro è suo se accetterà!”
Vil si premette delicatamente il tovagliolo sulle labbra, per eliminare eventuali tracce di panna, quindi prese il proprio calice di champagne e lo sollevò in un brindisi.
Leona lo guardò di sbieco. “Vuoi brindare a Trey?”
“Ma quanto sei sciocco! E’ per noi!”
“Oh…” Leona sollevò il calice a sua volta. “A noi, amore mio.”
“E alle nostre prossime nozze!”
I calici tintinnarono, producendo un dolce suono.
Dal chiosco, Cater, che non si era perso la scena, premette alcuni comandi sullo smartphone per collegarlo alle casse e… “Musica Maestro!”
L’intera serra si riempì delle note di un pianoforte al quale poi subentrarono i violini, una melodia dolce e ritmata che richiama naturalmente alla danza. Gli stessi piccioncini, nell’udirla, capirono di cosa si trattava. Perfino Leona, non per dire! Infatti, appena ebbe bevuto l’ultimo sorso di champagne, si alzò dalla sedia e fece un passo verso Vil. Porgendogli la mano, fece un leggero inchino: “Posso avere l’onore?”
“Solo perché i miei voti in Farmacia sono ottimi! Quelle conoscenze mi serviranno, quando mi avrai massacrato i piedi a forza di calpestarli!” Lo scherzo di Vil non ebbe effetto, anzi Leona parve incredibilmente sicuro di sé quando lo condusse sul sentiero, ovvero sul lastricato dove i tacchi a spillo di Vil potevano battere senza sprofondare!
Vil rimase piacevolmente sorpreso dalla bravura del suo fidanzato, dai gesti iniziali come posare la mano sulla sua schiena senza andare troppo in basso, la posizione delle braccia e le mani sollevate all’altezza giusta, e poi i primi passi della danza eseguiti con precisione e il giusto ritmo.
“Non posso crederci… Ti ricordi le mie lezioni di danza?” Gli occhi sgranati ed increduli.
“Sorpreso, eh? Ricordo ogni singola parola che hai detto in quei giorni, ogni singola volta che ci siamo toccati e…ogni movimento del tuo bel culetto riflesso sullo specchio della sala prove mentre danzavamo!”
Vil abbassò il viso per nascondere che era divertito da quelle parole. “Oh sei sempre il solito!”
Tale as old as time
True as it can be
Barely even friends
Then somebody bends
Unexpectedly
“Ricordo anche quello che mi hai detto la prima volta che ci siamo baciati.” Leona chinò un poco il capo, il suo viso sfiorò quello di Vil. “Hai detto… ‘Che diamine ti salta in mente, stupida bestia?’”
Entrambi risero a quel ricordo. “E il bello è che avevi risposto al mio bacio con trasporto, aggrappandoti a me, quindi quella frase era completamente fuori luogo!”
“Lo so, lo so! E’ che mi vergognavo troppo. Mi era piaciuto e non volevo fartelo capire.”
“E invece io l’ho capito lo stesso!” Tese l’orecchio. “Ti sei accorto che hanno iniziato a cantare? Nella canzone, intendo.”
Just a little change
Small, to say the least
Both a little scared
Neither one prepared
Beauty and the Beast
“Ehi!” Leona aggrottò le sopracciglia: “Mi sembra un po’ troppo allusiva.”
Al contrario, Vil sembrava apprezzare quel testo. “E’ carino, per me. Parole semplici e una melodia scorrevole.”
“Che canzone è? Chi si permette di dirti così sfacciatamente che sei bello? E chi osa dare a me della bestia?”
“Ma tu sei una bestia!” Vil avvicinò il viso a quello di lui e sussurrò: “La mia bestia. Solo mia.”
I loro sguardi erano amalgamati, i loro respiri si scontrarono caldi. Un istante e…Leona ebbe l’audacia di far volteggiare Vil!
“Questo non te l’ho insegnato!”
“L’avrò visto su qualche film!”
Erano allegri come succedeva di rado, la loro complicità era forte. Una coppia splendida.
Ever just the same
Ever a surprise
Ever as before
Ever just a sure
As the sun will rise
“Ti insegnerò altri nuovi passi per il primo ballo da sposi!”
“Tutto quello che vuoi! Voglio che sia il giorno più bello della tua vita!”
Un’altra giravolta e poi Leona riprese il suo innamorato fra le braccia, come per riappropriarsi di ciò che gli apparteneva.
Tale as old as time
Tune as old as song
Bittersweet and strange
Finding you can cange
Learing you were wrong
“Dopo questa serata, dobbiamo assolutamente trovare il modo di ricambiare. Rey è stato fin troppo bravo, dopo come l’abbiamo trattato.” Vil puntò lo sguardo su di lui. “Soprattutto tu. Mister simpatia.”
“Ugh… Ho capito, quel ragazzino ci vuole davvero bene. Anche se non capisco perchè… Ma non è che dobbiamo parlarne proprio ora, no?” E d’un tratto smise di danzare, facendo fare alla vaporosa gonna di Vil un balzo fin troppo forte.
“Facciamo una passeggiata?” Propose poi, facendo un cenno col capo.
Vil sorrise: “Va bene. Andiamo fino al nostro ponte.”
“Già! Il nostro ponte!” Ripeté Leona, sospirando nostalgico.
Mentre s’incamminavano a passo lento sul lastricato, tenendosi a braccetto, la canzone terminò.
Certain as the sun
Rising in the east
Tale as old as time
Song as old as rhyme
Beauty and the Beast
“Se scopro chi ha scritto questa canzone lo prendo a pugni!” Gridò Leona, rivolto al cielo, agitando un pugno in aria.
E subito Vil lo riprese: “Dacci un taglio!”
Dal chiosco, tutti scoppiarono a ridere! E anche di gusto! Se l’avesse fatto solo Ruggie non avrebbe avuto valore, in quanto naturale per una iena, ma anche gli altri si ritrovarono a piegarsi in due dalle risate e a lacrimare da quanto erano divertiti!
“Cater, sei un genio!” Lo elogiò Epel, con le ginocchia che quasi toccavano terra.
“Devi passarmi la traccia! Me l’ascolterò a vita, te lo giuro! Shishi!” Aggiunse Ruggie, con le mani strette agli addominali già doloranti.
Era da un bel pezzo che Cater non rideva così, era come se quella canzone avesse esorcizzato un demone che si era rintanato nel suo cuore fino a quel momento. Grazie al cielo Rey aveva organizzato quella serata, altrimenti non se ne sarebbe mai liberato. Si sforzò di placare le risate, era così chino in avanti che rischiava di rovesciarsi da solo! Prese respiro e con una spinta si rimise dritto, gli occhi che lacrimavano come quelli di tutti gli altri. Epel ormai era caduto col sedere a terra e Ruggie gli stava facendo segno con la mano che l’avrebbe aiutato a rialzarsi, appena smesso di ridere. E poi c’era Rey col suo visetto arrossato e il suo gran sorriso e la sua vocina dolcissima… Era tutto merito suo se ora si sentiva meglio. Un cucciolo arrivato da chissà dove era riuscito a farlo ridere dopo tre anni di pene d’amore. Accidenti.
“Rey…”
Il piccolo sollevò lo sguardo su di lui, per vederlo bene dovette asciugarsi le lacrime con la manica dell’abito. “Sì? Scusami, è stato troppo divertente!”
Cater lo prese per mano. “Verresti un momento fuori con me?”
Quel contatto inaspettato pose fine alla risata, il cuore di Rey gli balzò in petto. “C-certo!”
Mano nella mano, uscirono dal chiosco, mentre Ruggie riprendeva fiato ed Epel era ancora a terra ad aspettare che lo aiutasse a rimettersi in piedi.
“Volevo ringraziarti, Rey. Questa sera mi hai donato delle emozioni che…” S’interruppe  e scosse il capo. “…non dimenticherò mai!”
Non che Rey capisse bene cosa stava dicendo, dato che gli stava ancora tenendo la mano e questo lo stava facendo svalvolare!
Leona e Vil raggiunsero il ponte, si fermarono giusto al centro sulla parte più alta per ammirare il panorama. Anche se era sera e tutto era illuminato solo da luci artificiali, il luogo era comunque di una bellezza devastante, un’esplosione di colori senza confronto.
“Ci pensi? Questo è il punto esatto in cui ci siamo baciati!” Disse Vil.
Leona non poteva più trattenersi, era tutta la sera che voleva farlo… Il suo istinto da predatore alla fine ebbe la meglio. Fece appena un passo indietro e puntò lo sguardo sulla sua preda.
E intanto Vil attendeva una risposta. O una parola. Una cosa qualunque. Ma quando non ricevette nulla, si voltò di scatto. “Perché non dici niente?”
E allora Leona si fece avanti ed intrappolò Vil contro il parapetto. Lui incontrò il suo sguardo serio e si spaventò. Non potendo indietreggiare o avanzare, posò le mani sulla superficie di pietra e così Leona gliele bloccò con le sue. Preda catturata!
“Leon-” Il suo viso ora era vicinissimo.
Anche Rey in un certo senso era intrappolato, però dal suo stesso imbarazzo. Il cuore da un momento all’altro gli sarebbe schizzato via dal petto, ma Cater non se ne accorgeva e continuava a dirgli cose che lui non capiva, tenendogli la mano. Poi all’improvviso un nuovo contatto. Percepì un leggero calore sulla guancia, il cervello tornò a funzionare. Cater gli aveva fatto uan carezza e aveva lasciato lì la mano. Sulla sua guancia. E Rey ora era sul punto di svenire per l’emozione!
“Rey… Rey…” Cater aveva ripetuto quel nome più e più volte ed ad ognuna gli era sembrato più dolce. O forse era la sua voce a pronunciarlo così? “Sei…davvero carino…Rey…” Provava una bella sensazione, un impulso di fare qualcosa, una necessità da soddisfare. Quella pelle morbida e rosea, quegli occhi grandi e verdi in cui avrebbe voluto viaggiare. Voleva voleva… “Rey…” Si chinò e posò le labbra sulle sue.
Rey non svenne. Per miracolo. Per quanto quel gesto fosse stato improvviso, sentire le labbra di Cater contro le sue lo fece tornare lucido. Era il suo idolo. E lo stava baciando. Stava baciando lui invece di chiunque altro al mondo!!! Solo nei suoi sogni aveva vissuto un momento così e ora lo stava vivendo sulla propria pelle, nella realtà, in quel momento. Bastò questo pensiero a donargli il coraggio di ricambiare. Finalmente la sua mano rispose alla stretta di lui, le labbra si mossero sulle sue per dargli un tacito consenso. E Cater recepì il segnale, la mano che posava sulla guancia discese e andò a ricercare la sua schiena, lo premette contro di sé, il bacio si fece più intenso.
Sul ponte, Leona unì le labbra a quelle di Vil in quel bacio che si era conquistato. Le loro mani ancora unite contro la pietra, le dita intrecciate amorevolmente. E dal chiosco Ruggie che guardava quella scena con aria beata, i gomiti poggiati contro il banco e le mani unite a coppa sotto il viso. Non aveva mai nascosto quanto gli piacesse guardarli, soprattutto durante quelle manifestazioni d’amore in cui si comportavano davvero come una coppia di fidanzati. Erano bellissimi. Invece Epel aveva distolto lo sguardo quasi subito ed era arrossito, troppo sensibile per riuscire a guardare un momento così intimo senza provare disagio! Per questo pensò di allontanarsi con una scusa. “Ehm, io vado a vedere cosa fanno Rey e Cater! Ci stanno mettendo un po’ la fuori!”
“Mh…” Mugolò Ruggie, mentre si godeva sognante la scena all’orizzonte.
Epel aprì la porticina sul retro. “Re-” Si fermò, rimase a bocca aperta di fronte a ciò che vide. Quelli erano Rey e Cater… E stavano… Che imbarazzo! No. Non si sentiva imbarazzato come poco prima, mentre guardava Leona e Vil. Quello che provava adesso era una sensazione strana, non piacevole… La mano di Cater stava tenendo troppo stretto quel fragile corpo. Le labbra di Cater sembravano divorare quelle piccole di lui. Rey non si ribellava. Eppure…c’era qualcosa di tremendamente sbagliato in ciò che stavano facendo. Cater aveva diciotto anni, Rey tredici… Non andava bene… Non andava affatto bene. Doveva fermarli?
Vil interruppe il bacio all’improvviso. Le sue labbra s’incurvarono leggermente. “Così mi togli il respiro!” Sussurrò.
“Scusa.” Disse Leona, quindi strusciò il viso contro la guancia di lui e scese fino al collo, dove premette le labbra per stampare un bacio. E un altro. E un altro ancora. Le sue labbra erano sempre bollenti…
“Leona… Mh!” Un piccolo gemito di piacere e poi riprese: “Lo sai…che ci stanno guardando, vero?”
Di fatto il chiosco era alle sue spalle, quindi non poteva vederlo, però si sentiva gli occhi puntati addosso e la cosa gli creava un certo disagio.
Leona sospirò contro il suo collo. “Impiccioni!”
“Che ne dici se…passeggiamo ancora un po’?”
Si guardarono negli occhi, Leona annuì. Sempre a passo lento scesero dal ponte e proseguirono lungo il sentiero, tenendosi mano nella mano.
Epel richiuse la porticina, indietreggiando verso l’interno del chiosco.
“Mi aiuti a radunare le ultime cose sul carrello? Così dopo posso portare tutto alle cucine e andare a dormire.” Chiese Ruggie, alle sue spalle.
Alcuni istanti di silenzio e poi Epel rispose: “Sì.”
“Ah e dopo dobbiamo scrivere un biglietto per avvisare Vil che stanotte Rey dormirà nella tua stanza. Lo lascio sul tavolo, speriamo che lo veda.”
E mentre loro due sbrigavano le ultime faccende, sul retro stava per terminare il momento magico.
Cater dovette forzare un po’ la mano per staccare Rey dalle proprie labbra!
“Wow!” La buttò lì, ridacchiando.
“Oh, scusa! Non volevo più smettere!”
“Ah ah, nemmeno io! Ma ora è meglio che vada, si è fatto tardi.”
Poche parole e le orecchie di Rey si abbassarono, come anche il suo viso. E il suo umore.  Cater gli sollevò il viso con un dito sotto il mento. “Ehi, non sparisco mica! Domani è sabato, che ne dici se ci vediamo nel pomeriggio? Ti ho promesso un tè, se ben ricordo!” E gli fece l’occhiolino.
Rey divenne paonazzo e impacciato, insomma tornò alla normalità! “Domani? Un tè? Sa-sarebbe bellissimo!”
“Allora ti aspetto oltre lo specchio, all’Heartslabyul. Ok?”
“O-ok!”
Il dito di Cater scivolò via da sotto il mento del piccolo, la mano si sollevò in segno di saluto. “Ti aspetto! Buonanotte!” E si avviò verso l’uscita della serra senza voltarsi indietro.
Ora che era tutto finito, le gambe di Rey cedettero, facendolo crollare sull’erba. “Cater mi ha baciato… Sono troppo felice… Morirò…” Si nascose il viso fra le mani e prese a scalciare come una ragazzina emozionata! Il cuore traboccante di gioia per quel sogno che si era realizzato. Sarebbe stata davvero dura dormire, quella notte, però aveva l’obbligo di riposare in modo da essere fresco come una rosa il giorno dopo! Il giorno…del suo primo appuntamento con Cater!
  
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