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Autore: MissCeSCa    09/04/2021    3 recensioni
La versione Supercorp di "Me Before You" di cui forse nessuno aveva realmente bisogno, ma in ogni caso eccola qui.
Non vi preoccupate, non ho nessuna intenzione di fare finire la storia come il film...quindi abbiate fede! Happy endings is the way!
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1






 
 
 
 
2021
 
“Che ne dici di “ballerina di Lap Dance?”

“Stai scherzando vero, Alex?”

“Non che tu abbia le qualifiche per molto altro, Kara”.

“Ho un master in giornalismo!”

“Come se servisse a qualcosa.”

Ecco cos’era diventata la mia vita.

La persone, l’impiegato del centro di collocamento, il mio ragazzo, mia madre, mia sorella, i miei amici, non facevano altro che ripetermi le stesse cose: “Non sei abbastanza qualificata, Kara” “Non hai abbastanza esperienza” “Non hai la giusta laurea per insegnare a dei bambini come si attraversa la strada”.

“Forse dovresti pensare a trasferirti a National City. Potresti stare con me e Kelly all’inizio. James, ti ricordi di lui?”

“Si, Alex, mi ricordo” dico sbuffando al telefono.

Ormai, quella di lamentarmi con mia sorella, stava diventando una delle mie nuove abitudini. Insieme a quella di svegliarmi alle dieci del mattino, a quella di mangiare almeno un barattolo di gelato al giorno e a quella di ascoltare stupidi podcast motivazionali che avrebbero dovuto in qualche modo cambiarmi la vita.

“Lavora alla Catco e ha detto a me e Kelly che sarebbe più che felice di parlare con Mrs Grant per quel posto di assistente di cui ti ho parlato…”

“Alex, non sono un’assistente. Sono una giornalista e poi non posso abbandonare tutto e trasferirmi dall’oggi al domani dall’altra parte del paese”.

“Prima di tutto, National City, è a solo 40 km da Mil. Seconda cosa, non abbandoneresti nessuno, Kara. Siamo nel 2021. Esistono i telefoni. Ci sono dei particolari apparecchi che si chiamano aerei e sono più che sicura che nostra madre non abbia bisogno di una badante”.  

Era vero, Eliza non aveva bisogno di nessun tipo di assistenza. Era il primario del reparto di neurologia dell’ospedale e, al momento, aveva sicuramento una vita sociale più attiva della mia.
Non che mi stessi lamentando. Non ero mai stata una persona particolarmente mondana; la mia idea di divertimento consisteva in una classica serata pizza più divano a guardare qualche infinita maratona di serie tv su Netflix.

“Molto divertente, Alex. In ogni caso non posso abbandonare Mike”.

Mike.

Stavamo insieme dal liceo.

La nostra era una di quelle tipiche relazioni che iniziano per puro caso all’età di quindici anni e senza accorgertene, ti ritrovi dieci anni dopo sullo stesso divano, con la stessa macchina, solo più vecchia, e con gli stessi problemi di incompatibilità di quando eri al liceo ma con, appunto, dieci anni in più di relazione.

Perché stavo con lui? Me l’ero domandato più volte nel corso degli anni.  Qualche tempo fa, durante una delle nostre “crisi” mensili, avevo anche stilato una sorta di lista in cinque punti di “pro Mike”.
Dico cinque, perché avevo passato quasi un pomeriggio intero a trovarne quattro e il quinto punto era semplicemente “risponde ai miei messaggi nel giro di dieci minuti”.

“Sai cosa ne penso di Mike, Kara”.

Lo sapevo.

Mia sorella non era mai stata una fan del mio ragazzo. Aveva sempre pensato che meritassi di più.  In realtà non avevo mai incontrato qualcuno a cui Mike piacesse realmente. Eliza lo tollerava perché mi voleva bene, i miei amici lo invitavano alle nostre cene del venerdì sera perché non  potevano farne a meno, ma nessuno sembrava mai così entusiasta della sua presenza.
Non che lui facesse poi così molto per piacere alle altre persone. Aveva sempre quell’atteggiamento di arroganza e supponenza che lo contraddistingueva che non faceva spesso una buona prima impressione.

“Sta cercando di aiutarmi, Alex. In realtà è stato molto carino ultimamente”.

“Ultimamente, certo” sbottò “e in che modo?” chiese sarcastica.

“Be….andiamo a correre tutte le sere insieme”.

“Sei seria? Correre? Ma ti senti, Kara? Tu odi correre. State insieme da quanti, dieci anni e non sa ancora che la cosa che odi di più al mondo è correre o fare qualsiasi tipo di attività fisica?”

“Non odio correre! Non è una delle mie attività preferite, ecco”.

Era vero, invece; il fatto che odiavo correre e che detestavo la maggior parte dell’attività che implicavano un benché minimo di sforzo fisico. Non a caso, per tutto il liceo, avevo organizzato una sorta di escamotage con Eliza, per essere esonerata dall’ora di educazione fisica.

La realtà era che avevo iniziato a correre con Mike perché era l’unico modo per passare del tempo insieme e per cercare di avere un briciolo di conversazione con lui.

“Devi vederla in modo positivo, Kara” aveva detto Mike durante una delle nostre corse serali “perdere il lavoro può cambiarti la vita e poi sono sicuro che esiste un qualche assegno di mantenimento per le persone come te”.

“Le persone come me?”

“Si, sai, persone un po’ smarrite. In cerca di opportunità, ecco! Potresti fare l’estetista o la barista. Sei abbastanza carina per fare quei tipi di lavoro, no?”

Abbastanza carina.

“ ….oppure la segretaria o la commessa. Insomma ci sarà pur qualcosa che ti piacerebbe fare. Perché devi rendere sempre tutto così complicato, Kara?”

Mi piacerebbe fare la giornalista, Mike. Ecco cosa mi piacerebbe fare. Cosa che starei ancora facendo se la gente non avesse smesso dall’oggi al domani di leggere i giornali e di informarsi con post di dubbia provenienza su Facebook o Twitter.
Ovviamente non avevo risposto in questo modo, ma avevo invece detto qualcosa come “hai ragione, cercherò di essere più positiva” o qualcosa di simile che ora non ricordo.

“Lasciamo perdere Mike per un secondo e torniamo a concentrarci su di te, Kara” disse Alex, riportandomi bruscamente alla realtà “cosa ne pensi di: scrittrice di messaggi erotici per chat di solo adulti?”

“Alex…”

“Che c’è?  Sei una giornalista. Ti piace scrivere! Almeno, potresti sfruttare la cosa e non perdere il tuo tocco magico!”

“No. E non intendo ballare seminuda appesa ad un palo in un sudicio bar, né fare la massaggiatrice o scrivere messaggi erotici per cinquantenni con la pancia in crisi di mezza età. Insomma Alex, ci sarà pur qualcosa che posso fare senza per forza buttare la mia dignità dalla finestra.”

Forse avrei dovuto solo rassegnarmi. Oppure dare ascolto a mia sorella, accettare il posto di assistente offertomi gentilmente da James, trasferirmi e lasciarmi tutto alle spalle.

Si, forse era proprio quello che ci voleva.

“Senti qui. Questo potrebbe essere interessante” disse Alex “assistenza domiciliare”.

“Cioè pulire il sedere ai vecchi?”

“Kara, dovresti davvero abbassare le tue aspettative se non hai intenzione di trasferirti e poi la paga è molto buona. Molto, molto buona. Se non accetti, potrei seriamente farlo io”.

“Probabilmente è buona perché è previsto che io debba pulirgli il sedere, Alex”.

“Non credo che si tratti di anziani. È una sorta di annuncio privato.  La famiglia chiede assistenza per qualcuno, non è specificato chi, per svolgere delle attività quotidiane”.

“Non ho proprio alternative?”

“L’alternativa sarebbe muovere il tuo culo da quel buco di città, lasciare quella palla al piede del tuo ragazzo e venire a stare da me e Kelly. Ma credo che tu non abbia intenzione di fare nessuna di queste cose o sbaglio?”

“Va bene” sbuffai “manda pure il mio numero, Alex”.

“Avrei preferito che tu avessi scelto le altre opzioni. Ma badante di qualche ricco bavoso sia!”

“Alex!”

 In fondo, che cos’avevo da perdere?


…………………………………………………………………………………………

“Quindi il colloquio è domani mattina?” chiese Eliza quella sera a cena.

“Sembra di sì” risposi “Alle otto precise. Non un minuto in più, non un minuto in meno. È stata molto categorica. Ho ricevuto una chiamata da Lilian Luthor in persona. Devo dire che all’inizio pensavo fosse uno scherzo di cattivo gusto. Non pensavo neanche che Lilian Luthor usasse un telefono per delle questioni del genere. Insomma i Luthor! Vivono in quel castello fiabesco da secoli. Sembrano quasi dell’entità intoccabili”.

I Luthor.

Non sentivo nominare quel cognome da anni. Non che fossero davvero delle entità intoccabili come avevo appena detto. O delle persone famose che non incontrerai mai nella vita.

Be, forse un po’ famose lo erano. Avevano una compagnia che fruttava milioni di dollari alla settimana ed ero quasi certa di aver letto da qualche parte che erano la quinta famiglia più ricca d’America… o del mondo?

Non ricordo.

Erano delle persone, certo.

Semplicemente erano delle persone con un mucchio di soldi e quindi molto distanti da tutto quello che conoscevo e quindi dal mio piccolo mondo fatto di un misero stipendio da dipendete di un giornale locale.
Da queste parti, Lilian e Lionel Luthor erano considerati un po’ come una sorta di famiglia reale. La famiglia reale di Midvale, anche se la loro azienda principale, la Luthor Corp, era a National city.

Avevano due figli: Lex e Lena.

Lo sapevo perché entrambi erano venuti nella nostra stessa scuola, mia e di Alex. Scuola che era anche l’unica di tutta Midvale, quindi in realtà non c’era stata molta scelta per la famiglia Luthor. Non ricordavo di aver mai scambiato una parola con nessuno dei due, anche se ricordo chiaramente di essermi scontrata una volta con Lena, in corridoio, e di averle versato addosso il contenuto del mio pranzo. Non credo di essermi mai sentita così in imbarazzo in tutta la mia vita. Se chiudo gli occhi riesco ancora a vedere il suo sguardo da “come hai osato sporcare la mia giacca firmata” su di me.  

“Be di certo non sono delle persone molto socievoli. Tu e Alex non avevate alcuni corsi, con…come si chiamava?” chiese Eliza.

“Lena Luthor!” rispose urlando Mike, ricordandoci improvvisamente della sua presenza al tavolo.

“Insomma come fate a non ricordavi di lei? Quella sì che era una bomba sexy!”

 “Non che io l’abbia mai guardata con attenzione…mi sembra ovvio” aggiunse subito dopo essersi accorto dello sguardo di disapprovazione di Eliza.

“Comunque…” dissi cercando di cambiare argomento “hai idea di chi possa aver bisogno di assistenza? In ospedale non gira nessuna voce?” chiesi a mia madre.

“Non ne ho idea, tesoro. Ma penso che lo sapremo domani mattina, no?” rispose con un sorriso “Sai già cosa indossare per il colloquio?”

“Pensavo il tailleur nero”

“Dio Santo!” esclamò Mike, interrompendo i nostri discorsi “Ma ci pensate? Come se finire su una stramaledetta carrozzella non fosse una punizione divina sufficiente, ti capita anche che si presenti la nostra Kara a tenerti compagnia!”.

Non aveva tutti i torti.

Eliza alzò gli occhi al cielo.

Domani sarebbe stata una lunga giornata.
 
 

Ok....probabilmente non avrei dovuto pubblicare questo capitolo fino alla prossima settimana, ma ho diversi capitoli già pronti, quindi mi sono detta " perché no?"
Buona lettura e se vi fa piacere lasciate un commento così so se la storia vi sta piacendo.
Se volete, mi trovate su twitter : 
 @galloncina94 
Alla prossima :)
 

   
 
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