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Autore: Dils    28/08/2009    9 recensioni
Hermione Weasley in Pitz, uscì dalla stanza lasciandosi alle spalle ciò che era stata e ciò che ancora di dentro di lei era.
Era il momento di tornare da suo marito, dai sui figli, dai suoi nipoti.
Era il momento di tornare dalla famiglia che non aveva potuto avere con lui.
Nella mente, però, la promessa che poco lontano da lì l’uomo della sua vita gli aveva fatto.

Hermione, nel fiore della vecchiaia, finalmente trova il coraggio di affrontare i ricordi, e per ricordare torna dove tutto è iniziato.
[Ron - Hermione]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:  Sì, sono masochista. Ma tanto tanto, eh! Adoro alla follia Ron e Hermione, ma quando l’ispirazione arriva... mica posso bloccarla! Che dire? Una semplice shot sul loro amore, che io trovo splendido. Per me è decisamente IC perchè io Ron lo vedo così, tenero e dolce nonostante tutto.

Disclaimer:  Ron Weasley, Hermione Granger e gli altri personaggi, sono [purtroppo] di proprietà di J.K Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcuno scopo di lucro e non intende infrangere nessuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.

Autrice: Sbranina

Beta: Ranyare

Paring: Ron/Hermione

Rating:  Verde

Genere: Romantico, Triste, Malinconico.

Solo nostro, per sempre.

 

Vorrei mi facessi un regalo,  un sogno inespresso, donarmelo adesso.

Di quelli che non so aprire, di fronte ad altra gente;

Perchè il regalo più grande è solo nostro per sempre.

(In Regalo Più Grande- Tiziano Ferro)

 

 

 

Erano passati ormai anni dai tempi di Voldemort, di Hogwarts e dei sentimenti vissuti con emozione e paura.

La vita era andata avanti serena, non avrebbe mai potuto desiderare un’esistenza migliore di quella. Aveva avuto tutto ciò che aveva sempre desiderato: un marito che amava, due figli stupendi e una carriera degna del suo nome.

Ora, nel fiore della vecchiaia, non riusciva a pentirsi di alcuna scelta avesse fatto.

Non rimpiangeva la sua gioventù, ma ogni volta che ripensava alla vita a Hogwarts non poteva non sorridere malinconica a tutto quello che era successo in quel castello, e a come, oltre che aver imparato cose di un mondo prima a lei sconosciuto, era cresciuta.

Ricordava quando combattevano fieri di poter fare qualcosa per il loro futuro, sempre insieme...loro tre, il magnifico trio.

Finalmente l’imponente costruzione apparve davanti a lei. Non poté non rimanere senza fiato, emozionata: ogni volta che la vedeva non riusciva a credere come potesse esistere qualcosa di così bello. Qualunque Babbano avrebbe descritto il castello come una costruzione medievale, le alte torri e gli stendardi colorati non potevano che confermare la tesi, ma lei sapeva che quel luogo era molto di più che un semplice castello.

La costruzione non era cambiata, era rimasta la stessa di quarant'anni prima, quando lei l’aveva abbandonata per sempre, lasciando lì una parte di se stessa; sembrava immune al tempo e allo spazio...

Forse, era questa la sua vera magia.

Lì aveva vissuto gli attimi più belli e più brutti della sua adolescenza. Aveva vissuto mille avventure, aveva imparato, era cresciuta, diventando la donna che era, aveva conosciuto l’amicizia e l’amore.

Già, l’amore.

 

Entrò dalla grande porta d’ingresso, diretta verso l’ufficio del Preside. In qualità di componente del Trio del Miracoli, le avevano chiesto di svolgere un'assemblea a tutti gli studenti sulla Seconda Guerra Magica.

Il colloquio con il Direttore fu breve e, ben presto, venne congedata. Sapeva che avrebbe dovuto abbandonare immediatamente la scuola ma non lo fece, o perlomeno non subito.

Doveva fare una cosa, vedere il luogo in cui tutto era iniziato.

 

Sfrecciò attraverso uno dei tanti passaggi segreti sbucando nella Stamberga Strillante, la casa più infestata dai fantasmi di tutta l’Inghilterra. Ma lei non aveva paura, aveva saputo anni prima che non erano certo stati i fantasmi ad infestare quel luogo.

Velocemente, uscì fuori ed entrò in un piccolo bosco lì vicino. Chiunque avrebbe avuto un minimo di timore ad inoltrarsi in un luogo così buio, ma lei filò sicura verso gli alberi scuri e minacciosi.

Pochi minuti di cammino, e la radura comparve, più bella di quanto avesse mai potuto credere possibile.

 

 

 

 

«Ronald, dove stiamo andando?»

Un ragazzo dai capelli rossi teneva per

mano una ragazza mora, bendata, guidandola in un fitto bosco.

«Non ti preoccupare, Herm, siamo quasi arrivati.»

Qualche secondo dopo, la ragazza sentì l’altro sfilarle la benda.

Piano aprì gli occhi, timorosa ma curiosa di vedere dove si trovasse.

Rimase senza parole.

«E’...è...oh Ron! E’ magnifico!»

 

 

 

Di sera, quel luogo era ancora più magico di quanto ricordasse.

Poche luci erano rimaste accese, grazie alla magia, durante tutti quegli anni, rendendo la radura ancora più commovente.

Hermione si aspettava che da un momento all’altro una creatura magica spuntasse da un albero o da un cespuglio, tanto si respirava magia. Non la stessa che una tempo lei stessa usava ogni giorno, con la bacchetta, ma di un altro tipo, una di quelle magie così fiabesche da non poter nemmeno credere alla loro esistenza.

Non c’era luogo più bello, ne era certa.

I prati erano così verdi che neanche le tenebre della notte erano riuscite a scolorire la sfumatura naturale dell’erba, la leggere brezza faceva muovere a tempo di danza i ciuffi d’erba, facendo così suonare una musica incantevole.

 

 

Il ragazzo sorrise, compiaciuto di aver fatto la cosa giusta.

«Ti piace?»

                                                                                                          «Scherzi, vero?Io l’adoro Ron!»

Solo ora si accorse della coperta stesa sull’erba, piena di pietanze.

Non poteva crederci: Ron aveva fatto tutto questo per lei?

Si emozionò così tanto che pianse, pianse lacrime di gioia; non poteva credere di essere lei, proprio lei, ad essere amata così tanto.

 

La fontana centrale non era mai stata chiusa dall’acqua, così che ancora uscisse a spruzzi formando una coreografia che la statua al centro, di due giovani abbracciati, completava perfettamente. Vicino alla fontana c’era un laghetto, così limpido che si poteva facilmente vedere il fondo di ghiaia fine, sulle piccole rocce vicine delle ochette dormivano tranquille.

Ricordava che di giorno nuotavano in fila per il laghetto senza stancarsi mai... come a cercare una via d’uscita che mai avrebbero trovato.

Intrappolati, come lei, in luogo in cui non volevano stare.

 

«Ron, Ron! Guarda che carine!»

La giovane sorrideva teneramente un gruppo di oche nuotare in fila, una dietro l’altra.

«Un giorno mi piacerebbe anche a me, avere dei bambini, una famiglia, una casa

... e la voglio con te»

Il ragazzo, arrossì pronunciando queste parole, ma nonostante

questo non sembrava mai essere stato così sicuro di ciò che aveva detto.

La ragazza, per un attimo, sembrò scioccata. Poi, ancora sorridendo, allacciò il suo sguardo a quello dell’altro per poi baciarlo con dolcezza.

Era un “Anche io lo voglio, Ron”, ed entrambi lo sapevano.

 

Poco lontano dal laghetto si innalzava una maestosa roccia, la cosa che aveva sempre amato di più da quando era giunta in quel luogo, tanti anni prima.

Grazie a degli scalini artificiali, intagliati nella roccia, poteva salire sopra e, da lì, vedere tutta Hogwarts, nella sua imponenza. La scalinata era arricchita da piante ormai fiorite e, ogni tanto, era state posizionate delle fontane d’acqua che, insieme, gorgogliavano dolcemente.

 

«Vorrei stare qui per sempre, con te.»

La ragazza guardava il compagno negli occhi, tenendolo per mano.

«E allora restiamoci, io e te qui da soli. E tutto il mondo fuori.»

Lo sguardo di lei si riempì di tristezza, non potevano e questo lo sapevano entrambi;

c’era una guerra là fuori e loro dovevano combattere in prima linea.

Per il mondo, per Harry, per tutti quelli a cui volevano bene, e per loro due.

«Herm, ascoltami. Qualunque cosa succeda, qualunque cosa ci aspetti fuori di qua,

questo posto è nostro, mio e tuo,

è nostro per sempre e nessuno potrà mai togliercelo.»

Hermione parlò piano, come timorosa di interrompere quel momento.

«Me lo prometti?»

«Promesso, Mione, per sempre.»

 

 

 

Hermione uscì dalla radura, accompagnata da due grosse lacrime e un sorriso malinconico, con in testa quelle parole che mai l’avevano abbandonata.

 

 

 

 

«Sono onorato di presentarvi, per la prima volta in pubblico dopo la Seconda Guerra Magica, la Signora Hermione Weasley.»

 

Un mormorio si accese tra gli studenti di Hogwarts; erano anni che non si faceva vedere, tutti pensavano che fosse morta...che cosa ci faceva lì?

Hermione salì al centro della Sala Grande, dove un tempo Silente faceva i discorsi di inizio anno, e sicura iniziò a parlare.

 

« Non vi dirò che siamo stati degli eroi, che sapevamo cosa stavamo facendo e che tutto fu facile...

Perchè non fu così.

Eravamo giovani, appena maggiorenni, e avevamo paura; non sapete quanta. Ma ci credevamo, credevamo di poter sconfiggerlo, una volta per tutte. La morte non ci spaventava, eravamo pronti ad affrontarla se fosse servito. Ma, in realtà, cercavamo di essere più for ti di quanto fossimo. Sono stati mesi bui, passati a cercare gli Horcrux in tutto il Paese. Ma...beh, alla fine ce l’abbiamo fatta. E così lo affrontammo. Doveva farlo Harry, e io e lui... lo sapevamo. Ma volevamo accompagnarlo, non lo avremmo mai lasciato solo. »

 

Ogni persona nella Sala, studenti, professori, ritratti, fantasmi, avevano occhi solo per lei; tutti osservavano quella donna raccontare i momenti più tenebrosi della sua vita, che avevano lasciato un vuoto dentro di lei che mai nessuno, nemmeno suo marito, era riuscito ad emarginare.

 

«Lui ci aspettava, con qualche Mangiamorte, ma era pronto a risparmiare R-Ron...» un singhiozzo represso per tanti anni, forse troppi, la scosse « se solo lui non avesse offerto la sua vita in cambio della m-mia...Il resto lo sapete.»

 

Certo, tutti sapevano come era andata.

D’altro canto, quella notte di quarant'anni prima era ormai storia.

Ronald Weasley aveva salvato la ragazza che amava, a costo della vita. Voldemort, rimasto così scioccato da quella dichiarazione d’amore, riversò tutta la propria collera verso il giovane Weasley dando così la possibilità ad Harry Potter di sconfiggerlo.

Weasley, però, non sopravvisse.

Hermione Granger si spense insieme a lui, per mesi non parlò più. Poi, scappò fuori dall’Inghilterra, o forse dai ricordi, dove incontrò un giovane Babbano che non sapeva chi era, cosa aveva passato e si affezionò a lui abbastanza da sposarlo. Ma, quella notte, con la scomparsa di Hermione Granger ne nacque un’altra, che beffarda le ricordava ogni momento della sua vita l’unico ragazzo che aveva realmente amato: Hermione Weasley.

 

«Signora Weasley, posso farle una domanda?»

 

Una ragazzina in prima fila, probabilmente del primo anno, aspettava con ansia la risposta della donna ed, ad un cenno affermativo di questa, continuò:

 

«Lo sogna ancora?»

 

Non c’era bisogno di specificare il soggetto, tutti lo sapevano.                       

 

«Ogni notte.»

 

Hermione Weasley in Pitz, uscì dalla stanza lasciandosi alle spalle ciò che era stata e ciò che ancora di dentro di lei era. Era il momento di tornare da suo marito, dai sui figli, dai suoi nipoti. Era il momento di tornare dalla famiglia che non aveva potuto avere con lui.

Nella mente, però, la promessa che poco lontano da lì l’uomo della sua vita gli aveva fatto.

 

«Per sempre

 

 

 

 

 

I commenti sono ben graditi! U_U

Dile <3

  
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