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Autore: lisi_beth99    10/04/2021    0 recensioni
Il matrimonio tra James Rauner e Isabel Bledel assume una piega molto spiacevole quando lo sposo viene ucciso proprio al momento dello scambio delle promesse. Sarà compito dell'Intelligence scoprire chi è stato e perché. Inizialmente si cercano i moventi nella vita politica della vittima, ma forse la pista è quella sbagliata...
Nel frattempo, la relazione tra Alex e Jay vedrà un cambiamento importante.
AVVERTIMENTO! Questa storia è il seguito di "Nothing will drag you down - L'attentato"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

Quella sera Alex raggiunse Jay nel suo appartamento dopo essere passata dal suo per andare avanti con l’inscatolamento delle sue cose. Bussò delicatamente mentre si puliva i piedi dal fango dovuto allo scioglimento della neve. L’uomo non tardò molto ad aprire e fece entrare la sua ragazza in quella che, da lì a pochi giorni, sarebbe diventata la loro casa. – Che freddo! – esclamò come prima cosa togliendosi il cappotto. – Ho praticamente finito di mettere negli scatoloni le mie cose. Magari domani potremmo iniziare a portare qualcosa qui… - per qualche ragione si stava comportando come se nulla fosse, come se non ci fosse una questione irrisolta fra loro.

Jay rimase fermo a fissarla, le braccia conserte – Alex. – disse con un tono che ricordava molto quello di un genitore che sgrida il figlio. Lei smise di sistemare il cappotto sul divano e gli lanciò uno sguardo leggermente scocciato: non le piaceva quando usava quel tono; le ricordava estremamente suo padre. E l’ultima cosa che non voleva era che il suo compagno la trattasse come una bambina.

Rimasero a fissarsi per qualche secondo – Che è successo oggi? Perché mi hai trattato in quel modo, di punto in bianco?! – cominciò lui, avvicinandosi di qualche passo alla sua ragazza che aveva incrociato rapidamente le braccia davanti al busto: posizione che adottava ogni volta che finissero per discutere. – Non sopporto di essere vista come la tua ragazza! – sbottò Alex dopo aver deciso di non usare nessun tipo di filtro; era stufa di soppesare sempre le sue parole. Se dovevano andare a vivere assieme avrebbero dovuto imparare ad essere trasparenti l’una con l’altro.

-Ma tu sei la mia ragazza! – fece a sua volta Jay, un tono più acuto del suo solito – Appunto! Dannazione Jay, non lo capisci?! Anche se mi sono integrata nella tua squadra, non potrò essere nulla di più della tua ragazza! Forse non l’hai notato ma tutti lì dentro lanciano sempre degli strani sguardi a te quando commento qualcosa sui vostri casi! Sembra quasi che aspettino una tua reazione… E poi oggi ci si è messo pure Voight. – fece una breve pausa per riprendere il fiato. Jay si avvicinò di un passo – Non mi sembrava affatto che ci comportassimo come una coppietta sdolcinata! Non è che ti stai pentendo di aver accettato la mia proposta di trasferirti qui?! – Alex spalancò gli occhi incredula – Credi questo?! Io te l’avevo già detto che avremmo dovuto tenere le nostre vite separate! – cominciò a gesticolare andando verso la finestra – Separate?! Sei pazza se credi che sia una cosa possibile! Non puoi realmente credere che varcata la soglia del distretto, si sposti una levetta e tu diventi solo una collega! Alex, non posso smettere di amarti fino a che siamo a lavoro! E non posso neanche smettere di preoccuparmi per te! – lei si voltò con le lacrime agli occhi, una cosa che non le era mai capitata durante un litigio con qualcuno – Devi smettere di trattarmi come una bambina! So proteggermi da sola. So badare a me stessa e so come dosare le mie emozioni! Non ti sto dicendo di trattarmi con freddezza ma… - cominciò a singhiozzare così tornò a guardare fuori dalla finestra per impedirsi di vedere la faccia di Jay – Volevo dimostrare a tutti che si sbagliavano… - sussurrò rendendosi conto di quello che era realmente successo.

Inizialmente lui rimase fermo sul suo posto, poi però non riuscì a trattenersi dall’andare ad abbracciare la giovane – Mi dispiace! – esclamò con le lacrime che le rigavano le guance. Jay la costrinse a voltarsi e le asciugò un paio di lacrime con i pollici – Alex, non credo tu sia una bambina… Mi preoccupo perché ti amo. Ogni cosa che faccio la faccio perché ti amo. – la strinse a sé mentre lei tremava scossa dai singhiozzi.

Quando si fu tranquillizzata un po’, si scostò dall’abbraccio di Jay – Scusa… - sussurrò con la voce impastata e le labbra gonfie. Indicò la macchia umida sulla sua maglietta – Ti verranno i reumatismi precoci. – sorrise mentre le tornava in mente sua madre dirle la stessa cosa. Un’ondata di nostalgia la colpì in pieno e non riuscì a trattenersi dal ricominciare a piangere disperatamente. Jay le accarezzava la testa cercando di farle rilassare i muscoli che sentiva essere molto tesi – Tranquilla… Ci sono io. E se mi verranno i reumatismi, ti farò pagare le sedute dal dottore! – disse cercando di strapparle un sorriso. A quanto pare funzionò perché Alex iniziò a ridere scostandosi leggermente dalla spalla del suo compagno. Si asciugò malamente gli occhi – Che disastro… - commentò cercando un fazzoletto nella tasca della felpa. Prese la mano di Jay e lo costrinse a seguirla sul divano. Lui le circondò le spalle con un braccio – Che succede? – domandò delicatamente. Dopo essersi soffiata il naso, Alex si spostò una ciocca di capelli e si voltò leggermente per guardare Jay negli occhi – Scusa… Sono alcuni giorni che sono strana. Pensavo fosse l’eccitazione per andare a vivere assieme… - fece una breve pausa per asciugarsi l’ennesima lacrima. Lui tese i muscoli temendo che Alex volesse tornare sui suoi passi. – Ma non era quello. Venire a stare da te mi sembra l’unica cosa sensata in questo momento! Tu sei l’unico punto fisso… E mi sento un’idiota per averti trattato da schifo questa mattina. – gli occhi di Jay riacquistarono un po’ di luce a sentirsi dire quelle parole – Allora qual è il problema? Cos’è successo? –

Alex si mise a fissarsi le unghie – Ieri sera, con Mady… e poi questa mattina il dottor Charles… Tutti a dirmi che tenere le vite separate è impossibile. Volevo dimostrare a tutti che non è vero; che noi ci potevamo riuscire! Ma solo perché io l’ho sempre fatto… E poi il dottor Charles ha detto una cosa a cui non avevo quasi fatto caso fino a questa sera, mentre impacchettavo le ultime cose. Ha detto che metto a tacere le mie emozioni… che poi già lo sapevo! Ma ha detto qualcosa sul fatto che facendo così finirò per venire sopraffatta! E prima ho ripensato a questa cosa e mi sono accorta di tutte le cose che ho mandato giù… - le si incrinò la voce e ricominciò a piangere. Jay avrebbe voluto stringerla a sé ma si fermò perché sapeva che le serviva sfogare tutto quello che la stava tormentando in quel momento. – Mi manca la mia mamma! Tantissimo… - confessò sentendo un peso salirle dallo stomaco ed uscire assieme alle lacrime. Si lanciò sul petto del suo ragazzo e si lasciò cullare fra le sue braccia che le infondevano calore. Non aveva mai pronunciato quelle parole, aveva sempre trovato un modo per distrarsi quando quel pensiero si affacciava dai meandri della sua mente in cui l’aveva cacciato. Da qualche settimana aveva anche iniziato a frequentare la palestra vicino al suo appartamento (senza dirlo a Jay) per cercare di dimenticare i pensieri che la rattristavano. Ma forse il modo migliore per superarli era affrontarli realmente e non tirare di boxe qualche ora. – Sono un disastro con le emozioni! – esclamò tra un singhiozzo e l’altro.

Jay, che continuava ad accarezzarle la schiena, stava soffrendo silenziosamente vedendola così. Però forse era un bene che si sfogasse e lasciasse uscire tutto quello che le stava facendo male – Tesoro – cominciò dopo averle lasciato un bacio sulla testa – Non è vero che sei un disastro. Oggi, per fare un esempio, hai saputo creare un legame con la fidanzata della vittima. E le due ragazze francesi qualche mese fa? Anche con loro eri stata bravissima! Questo dimostra che tu sai esprimere le tue emozioni… - lei però non sembrava convinta per nulla – Ho usato le loro emozioni per scoprire qualcosa per i vostri casi. È diverso! – disse tirando su col naso. Jay non volle arrendersi – Allora che mi dici della squadra? Sai sempre di cosa abbiamo bisogno. Alex, riesci a capire sempre come stiamo! La settimana scorsa, durante il caso di droga tagliata male, hai detto qualcosa ad Hailey che l’ha aiutata a non incolparsi per la morte di quella ragazza. E il mese scorso? Kevin me l’ha raccontato: l’hai aiutato con la sorella della vittima. Sei riuscita a calmare quella donna e gli hai permesso di farle le domande che poi ci hanno condotto all’assassino di suo fratello. – fece una breve pausa – Sai cosa mi ha detto la Platt?! Che anche se Hank non lo ammetterà mai, la tua presenza nell’unità è diventata fondamentale; che sei una persona d’oro. E io non ho potuto fare altro che darle ragione! Fai solo fatica a lasciarti andare, ma lo capisco perché sono come te. – Alex riemerse dall’abbraccio – Lo so… Speravo solo di essere più brava di te a nasconderlo. – Lui fece una smorfia divertita – Più brava di me?! Lo sai che non avevo mai detto a nessuno che sono stato sposato? Erin l’ha scoperto per colpa di Will… - si bloccò rendendosi conto troppo tardi di aver fatto quel nome – Tuo fratello parla troppo! – esclamò con un sorriso timido lei. Non sembrava averla turbata quel nome. – Jay, non devi aver paura a dire quel nome. Erin Lindsay ha fatto parte della tua vita, non puoi cancellarla. – disse capendo che lui temeva di aver fatto un casino. Si tirò un po’ su per guardarlo meglio negli occhi – Davvero sono così importante per voi? – chiese con un sorriso furbo. Lui la afferrò per i fianchi e la posizionò sulle sue gambe – Estremamente. Specialmente per una persona… - ricambiò lo sguardo malizioso. Lei si spostò i capelli da una parte – E scommetto che il suo nome è Halstead. Dico bene? – si abbassò prima ancora di avere una risposta e gli lasciò un bacio sulle labbra – Veramente pensavo a Voight. – disse il detective, staccandosi da Alex – Ma anche io preferisco averti accanto tutto il tempo. Almeno posso tenerti d’occhio! – risero entrambi tronando a baciarsi.

Da quella lunga discussione erano uscite molte questioni che sarebbero riusciti a sistemare nel corso del tempo. Aver lasciato uscire tutto quello che le aveva reso il cuore pesante, aveva aiutato Alex a vedere con una nuova prospettiva la questione “lavoro e famiglia separati”.

-Troverò il modo per farmi rispettare dalla squadra senza sacrificare la nostra relazione. –sancì quella notte, dopo aver fatto l’amore con il suo ragazzo per gran parte del tempo. Jay si voltò quel tanto per intravedere gli occhi lucidi di Alex – Non è necessario. Già ti adorano e rispettano. Solo che tu non l’hai ancora notato… - le diede l’ennesimo bacio e si sistemò per mettersi a dormire: la mattina avrebbe dovuto svegliarsi presto e almeno quattro ore le avrebbe dovute dormire per non sembrare uno zombie.

-*-

Quel mattino Alex rispose all'ennesima telefonata dell'ennesimo giornalista che chiedeva se c'erano novità sul caso di Rauner. Ormai si era preparata una risposta standard che aveva scritto su un fogliettino e aveva appiccicato accanto al telefono. E anche in quell'occasione non mancò di leggerla alla persona all'altro capo - Per motivi di privacy non sono tenuta a darle nessun genere di informazione. Le consiglio di non chiamare più e permettere così alle persone che stanno lavorando al caso di trovare il colpevole. Grazie e buona giornata. - nemmeno dava il tempo di replicare che riattaccava la cornetta. - I giornalisti sono la piaga della società! - commentò tornando a cancellare mail delle reti televisive che provavano ad andare alla carica anche per iscritto - Solo dopo i politici. - aggiunse Ruzek dalla sua scrivania.

Verso mezzogiorno ricevette una telefonata dal piano di sotto: la famiglia della vittima era arrivata. Alex sperò che la madre di James Rauner avesse messo da parte quello che le aveva detto il pomeriggio prima. 

Scese all'ingresso e chiese al governatore, sua moglie, la figlia minore e le quattro guardie del corpo che si erano portati dietro di seguirla al piano di sopra. Evitò di parlare, si limitò a rispondere ad una veloce domanda del governatore e a scusarsi in anticipo per il clima che avrebbero trovato al piano di sopra.

Appena la combriccola fu fatta sistemare nella sala svago dell'Intelligence, Alex si rimise uno dei felponi che Jay teneva in ufficio in caso di necessità nonostante cozzasse parecchio con l'abito svasato bordeaux che aveva addosso quel giorno. Quella mattina infatti, il riscaldamento aveva deciso di abbandonarli in quella che era stata definita una delle giornate più fredde di quell'inverno. La ragazza aveva provveduto a chiamare subito l'assistenza ma pareva che si fossero completamente dimenticati della sua richiesta di mandare un tecnico.

Dopo appena dieci minuti da quando Voight, Jay e Antonio si erano chiusi nella saletta con il governatore e la sua famiglia, Vanessa Rauner uscì in lacrime senza degnare di uno sguardo suo padre che provava a chiamarla. Alex fu svelta a lasciare la sua postazione ed andare a fermare la giovane che si stava incamminando smarrita verso lo spogliatoio della squadra – Non può andare da quella parte signorina. – la fermò con voce ferma ma gentile. Questa si voltò con gli occhi rossi e si lasciò cadere fra le braccia della segretaria. Iniziò a singhiozzare lasciando l’altra neanche poi tanto basita.

Quando si fu tranquillizzata, si scostò con il viso arrossato – Mi dispiace… che cosa imbarazzante! – esclamò Vanessa coprendosi il volto per la vergogna – Non è un problema. È normale in una situazione del genere… - provò a consolarla Alex. La figlia del governatore tirò su con il naso – Già… Sarà difficile senza James. – la segretaria le fece cenno di seguirla alla sua scrivania. Alex porse all’altra un fazzoletto e un cioccolatino che teneva nel cassetto per emergenza. – James è… era il futuro della nostra famiglia. I miei genitori, specialmente mio padre, riponevano in lui ogni speranza che facesse carriera e ottenesse successo. Io sono sempre stata quella più anticonformista, se così mi posso definire. Non ho voluto frequentare un’università; ho scelto di studiare al conservatorio. Nella musica riuscivo a trovare un rifugio dalla mia vita… - fece una breve pausa guardandosi alle spalle per vedere cosa stesse succedendo all’interno della sala svago. Sua madre aveva cominciato a piangere e suo padre stava provando a darle un po’ di conforto sotto lo sguardo vigilie dei tre detective. Poi tornò a guardare la sua interlocutrice – Ma ora che James non c’è più le loro speranze ricadranno su di me! Lo so che sembra egoista ma non posso pensare di fare carriera in politica né studiare diritto internazionale come la mamma. Non sono cose che fanno per me e, è orribile da dire lo so, ma James mi evitava di avere i loro sguardi di disapprovazione addosso ad ogni evento di famiglia… - Alex le posò una mano sulla spalla – Io credo che non avanzeranno nessuna pretesa su di lei, signorina Rauner. E non si senta un mostro per come si sente, ognuno deve poter seguire le sue passioni. Da come ho sentito parlare di suo fratello, lui amava la sua vita e sono abbastanza convinta che non le permetterebbe mai di rovinarsi quella che si sta creando per seguire le sue orme… - l’altra si asciugò un’altra lacrima – Lo dica ai miei! Mio padre ha già iniziato a parlare di cosa potrei fare per la comunità di Chicago e di prendere il posto di James nella costituzione del comitato per i condomini ecologici. Quel progetto era un’idea di mio fratello, io non saprei neanche da dove iniziare! – la segretaria lanciò uno sguardo leggermente disperato ad Hailey che aveva appena alzato la testa dai suoi fascicoli – Magari potrebbe essere Isabel a prendere in mano quello che il suo fidanzato aveva iniziato. - tentò per provare a dare un po’ di sollievo alla ragazza. Questa fece un verso di scherno – Quella non sa fare nulla senza suo padre che le indichi cosa fare! Quando ha conosciuto James, è stato suo padre a convincerla di uscirci assieme. Aspetta sempre un cenno da quell’uomo per fare qualunque cosa! È cresciuta sottomessa a Markus Bledel e lo è tuttora! – l’odio che provava per la futura cognata lasciò Alex interdetta – Come sa queste cose? – domandò lanciando un’altra occhiata ad Upton che aveva completamente abbandonato le scartoffie per prestare attenzione alla conversazione – Perché mi aveva presa in simpatia e mi ha raccontato tutto due giorni prima del matrimonio. Mi ha raccontato dell’amore della sua vita! Uno spacciatore che aveva conosciuto al college. Pensi che suo padre è riuscito a mandarlo nell’esercito pur di non vederlo con sua figlia! – Alex non poté impedirsi di scambiare uno sguardo più che eloquente con la detective che aveva poi provveduto ad appuntarsi qualcosa sul piccolo quadernino che portava sempre con sé.

-*-

Il governatore e la sua famiglia se ne andarono dopo un’ora circa. I tre detective che avevano parlato con loro avevano riferito quello che si erano detti ma nulla sembrava interessante.

-Alex invece ha scoperto qualcosa dalla figlia. – disse Hailey facendo un sorriso in direzione dell’interessata che, persa nei suoi pensieri e completamente congelata, si era abbandonata sulla scrivania con la fronte appoggiata sulla superficie fredda e il cappuccio della felpa di Jay tirato sulla testa. Dopo che il governatore era andato via aveva iniziato a sentire una specie di stanchezza profonda ed era abbastanza sicura fosse causata dal freddo che lei non riusciva a sopportare, allo stesso modo del caldo torrido che si abbatteva spesso su Chicago durante agosto.

Alzò lo sguardo il minimo indispensabile e si trovò gli occhi di tutti addosso. Si costrinse a tirarsi su e assumere una posizione più consona. – L’ex di Isabel Bledel è un militare. Forse avete pensato al movente sbagliato. – disse cercando di mascherare la sua stanchezza. La squadra rimase per un attimo in silenzio poi Hank riprese a parlare – Abbiamo qualche altra informazione su questo tizio? – Upton alzò le spalle mentre Alex raccolse le forze per alzarsi dalla sua sedia e fingere un passo deciso.

-La Bledel mi ha detto che lo ha conosciuto al college, era uno spacciatore ma lei non lo sapeva. Da come ne parlava sembrava si amassero molto… L’ha definito il suo “grande amore”. – mimò le virgolette con le dita e fece una breve pausa con una faccia che non nascondeva il suo pensieri. - Il governatore, comunque, lo ha mandato nell’esercito. Di più non so. – concluse appoggiandosi alla scrivania di Halstead e lanciandogli uno sguardo di sfuggita. Il sergente aprì bocca per dare uno dei suoi ordini ma Alex, che era congelata ma i suoi neuroni ancora funzionavano, lo anticipò come suo solito – Domani la chiamo e la convoco il prima possibile. –guardò l’orologio notando che mancava ancora mezz’ora alla fine della sua giornata lavorativa. Quella sera si sarebbe concessa una bella doccia bollente e un tuffo nel letto. Tornò alla sua scrivania e si mise un promemoria per la mattina successiva, così da non dimenticarsi di chiamare Isabel Bledel.

 
   
 
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