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Autore: Liverly_D_Cass    10/04/2021    1 recensioni
Da quando, dopo una partita contro il Nekoma, una matricola ha chiesto ad akaashi come faccia a ricordare tutti i punti deboli di Bokuto e come faccia a rimetterlo sempre in carreggiata, Akaashi non riesce più a smettere di pensarci.
Di come Akaashi e Bokuto finalmente riuscirono a capire di amarsi, e dirselo.
.
Presenta anche accenni di Kuroken e Daisuga.
Può presentare spoiler per chi non avesse visto gli episodi 12 e 25 della quarta stagione.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Durante la partita amichevole contro la Nekoma che avevano giocato mesi prima, Bokuto era entrato per la prima volta del suo terzo anno nella modalità emo e Akaashi aveva dovuto rimetterlo in sesto per la prima volta del suo secondo anno. 

Kozume e Kuroo erano fin troppo bravi a mettere in crisi Bokuto, a parere di Akaashi, ma per fortuna lui riusciva sempre a riportare in campo l’asso prima che fosse troppo tardi.

Ad ogni modo, quella partita era rimasta particolarmente impressa al setter per il semplice fatto che una delle loro matricole, a fine partita, gli aveva chiesto come facesse a ricordare tutti i punti deboli del loro Asso. Erano tanti, decisamente troppi anzi, e Akaashi li conosceva tutti e li aveva numerati in ordine di importanza. 

Quella domanda aveva continuato a tormentare i pensieri e i sogni dell’alzatore per mesi, senza che lui riuscisse a trovarvi una risposta.

“Ma come fai a ricordarli tutti?” “Come riesci a capire sempre di cos’ha bisogno per rimettersi in sesto?”

Sul momento la risposta era stata spontanea, un semplice “è il mio compito fare in modo che Bokuto-san giochi sempre al meglio. Il compito del setter è quella di spianare la strada all’Asso”, tuttavia si rendeva conto, a mente lucida, che non era una risposta sufficiente. 

 

Anche in quel momento, mentre Bokuto è a bordocampo che parla con Hinata appena dopo aver vinto la prima partita del torneo nazionale, quelle domande si ripresentano nella sua mente.

Sarukui si complimenta con lui per essersi accorto della presenza di Hinata e Akaashi risponde che anche se non fosse arrivato il piccolo corvo, sarebbe bastato produrre la scintilla. 

Lui ne è sicuro, non ha dubbi a riguardo, ma ancora una volta non riesce a evitare di domandarsi il perchè lo sappia.

“Akaashi,” lo chiama Konoha, “guarda che ogni tanto Bokuto lo puoi ignorare.” Gli fa notare. “Anche se ci sono dei momenti in cui fa la differenza.”

Akaashi si fa un attimo pensieroso, chiedendosi perchè non abbia mai pensato ad una cosa del genere. Non gli è mai nemmeno passato per la testa di lasciare che Bokuto torni in sè da solo.

“Io sono in grado di tirare fuori solo una piccola parte della forza di Bokuto.” Ricorda lui il setter. “Inoltre… “ Le sue labbra si piegano in un sorriso. “Bokuto in piena forma è un gran bello spettacolo da vedere.”

Quando Bokuto gioca al massimo, attira l’attenzione su di sé come se fosse l’unico polo magnetico presente. Come se fosse un faro che indica alla squadra la via per la vittoria, Bokuto con la sua sola presenza riempie il campo e spinge tutti a tifare per lui. Akaashi non può fare a meno di guardarlo di sottecchi, durante le rotazioni e durante gli istanti che precedono un servizio da parte di chiunque, perché la luce di Bokuto gli ricorda il motivo per cui è lì e che deve dare il massimo.

“Perchè non lo dici a lui?” La voce di Sarukui lo distrae dai propri pensieri e Akaashi socchiude le labbra. 

Per qualche motivo, il pensiero di rivelare a Bokuto l’effetto che gli fa non gli piace per niente.

“No! Non se ne parla! Si monterebbe ancora di più la testa!” Esclama Konoha, salvando Akaashi dal dover rispondere.

“Hey voi!” Esclama Bokuto raggiungendoli, un sorriso radioso sul viso.

Grazie al suo arrivo il discorso decade, ma Akaashi ancora non è tranquillo. Ora ha un’altra domanda a tormentarlo: perchè il solo pensiero di dire a Bokuto quanto sia spettacolare gli fa stringere lo stomaco?

 

La sera successiva, mentre tutti sono incollati allo schermo per guardare per l’ennesima volta la partita della squadra con cui giocheranno l’indomani, Bokuto si volta verso Akaashi.

“Ho voglia di uscire, vieni?” Domanda a bassa voce.

Akaashi lo guarda per qualche lungo istante, quindi annuisce con un cenno del capo e insieme si alzano ed escono dalla stanza, ricevendo solo qualche occhiata distratta da alcuni membri della squadra. 

“Aspetta, Bokuto-san, non ho preso la giacca.” Lo ferma Akaashi quando l’asso inizia ad andare verso l’ingresso. 

Bokuto lo guarda un istante, quasi confuso, quindi si toglie la giacca e gliela porge. “Metti la mia, non sarà un po’ di freddo a spaventarmi.” 

“Posso andare a prendere la mia.” Obietta il setter.

“Così il coach ci fermerà dicendo che dobbiamo studiare gli avversari?” Bokuto fa una mezza smorfia. “Mettila, Akaashi.” 

Il tono di Bokuto suona un po’ diverso dal normale, quasi ansioso, e Akaashi si chiede quale sia il motivo di tanta fretta mentre indossa la giacca e lo segue fuori,nascondendo le mani nelle tasche e stringendole a pugno per farle smettere di tremare.

“Come mai qui fuori, Bokuto-san?” Gli domanda. Un brivido gli percorre la spina dorsale quando un alito di aria particolarmente fredda gli accarezza il collo. Tira fuori una mano dalla tasca e chiude la giacca fino in cima. “Non guardi la tv?”

“Ma l’ho guardata.” Risponde l’asso girandosi parzialmente verso di lui. Una nuvoletta si forma al contatto tra l’aria gelida e il suo respiro caldo.

“Beh, di solito riguardi la partita un centinaio di volte.” Gli fa notare.

“Ma per chi mi hai preso? Non mi hanno inquadrato molto, quindi venti volte bastano e avanzano.” Bokuto ha un’espressione seria mentre torna a guardare il cielo.

Akaashi guarda la sua schiena, pensando che l’ha davvero guardata venti volte. Non se n’era nemmeno accorto.

“Beh…“ mormora Bokuto, attirando l’attenzione del setter. “Io continuerò a giocare a pallavolo anche dopo le superiori, quindi pensavo che le cose fossero diverse per me, ma… anche se questo è il mio ultimo torneo delle superiori…” Sorride, guardando il cielo, e Akaashi non è sicuro di star capendo dove vuole arrivare a parare l’asso. “Accidenti, vorrei davvero poter continuare a giocare con voi!”

L’espressione di Akaashi si fa confusa e perplessa al tempo stesso. “Guarda che non morirai mica, Bokuto-san.” Gli fa notare compiendo un passo verso di lui.

“Eh? Lo so, io arriverò a 130 anni.” Risponde seriamente l’altro, e al setter sfugge un sorriso. 

Bokuto è sempre Bokuto, in fin dei conti, ma le sue parole comunque hanno lasciato un retrogusto amaro che ad Akaashi non piace.

“E poi, perchè dici così? Siamo solo al secondo giorno.” Bokuto si gira verso di lui, parzialmente. “Ci sono gli ottavi, i quarti, le semifinali e la finale… Abbiamo ancora tanta strada da fare.” E io non sono pronto a lasciarti andare. Il pensiero si forma nella sua mente senza che se ne accorga. Si dà dello stupido un attimo dopo: solo perchè hanno un anno di differenza non significa che non si vedranno più dopo il liceo.

“Già…” Bokuto guarda nuovamente il cielo stellato sopra di loro e il suo tono sembra quasi triste, tanto che Akaashi si chiede per un istante soltanto se anche l’asso abbia avuto i suoi stessi pensieri. “E noi le vinceremo tutte.” Il suo tono si fa convinto, e Akaashi nasconde un piccolo sorriso, dimentico dei dubbi di prima. Quando vede Bokuto stringersi le braccia al petto, si rende conto che probabilmente ha freddo, indossando solo una felpa.

“Forza, torniamo dentro.” Mormora raggiungendolo e appoggiandogli le mani sulla schiena. Lo spinge lievemente per farlo avanzare. “C’è l’influenza stagionale che gira. Meglio non sottovalutare Gennaio.” Accampa come scusa per convincerlo. 

Tuttavia, la salute di Bokuto non è il principale motivo per cui Akaashi ha fretta di rientrare. La verità è che ha paura di cosa potrebbe succedere se restassero ancora lì fuori. Ha sempre paura di cosa può accadere quando si trova da solo con l’asso, soprattutto quando l’altro è in vena di conversazioni profonde o serie, perchè diverse volte ormai i loro discorsi al chiaro di luna hanno preso pieghe ad Akaashi non piacciono, portandolo ad esporsi più di quanto non vorrebbe fare. Parlare con Bokuto è sempre stato così, è impossibile rimanere chiusi o nascondergli qualcosa, e Akaashi ne ha paura.

“Gennaio?!” Esclama Bokuto, lasciando che Akaashi lo guidi verso l’interno.

“Ti sei dimenticato in che mese siamo, Bokuto-san?” 

“è che… dirlo a voce alta mi fa rendere conto che tra due mesi non saremo più insieme.” Mormora Bokuto, piantando i piedi per fermarsi. Akaashi fa a sbattere contro la sua schiena ampia. 

“Si, è così che funziona.” Risponde incerto il setter, mettendo qualche passo di distanza tra loro. “Bokuto-san, dovremmo davvero entrare. Fa freddo, qui.” Bokuto resta in silenzio per alcuni istanti, continuando a dargli le spalle, quindi Akaashi si avvicina nuovamente a lui. “Bokuto-san?”

“Akaashi… Anche se non sarò più all’accademia Fukurodani, anche se non saremo più compagni di squadra, tu non mi abbandonerai, vero?” Domanda in tono mite.

“Noi saremo sempre compagni di squadra, Bokuto-san.” Risponde Akaashi.

L’asso di volta verso di lui, gli occhi dorati luccicano. “Davvero?”

Il cuore di Akaashi ha un sussulto alla vista dell’espressione sorpresa di Bokuto. “Certo.”

Bokuto s’illumina e sorride, passando un braccio sulle spalle di Akaashi e stringendoselo al fianco, mentre si dirige verso l’ingresso. “Grazie, Akaashi, di rimettermi sempre in sesto. Sei il migliore.” 

Akaashi avvampa e nasconde il viso immergendosi nella giacca, troppo grande per lui, e finalmente capisce.

Semplicemente, lui vuole che Bokuto stia bene, che sorrida, che dia sempre il meglio, ed è per questo che fa di tutto per aiutarlo e sostenerlo. Semplicemente, ama Bokuto quando è al top. Lo ama anche quando non lo è, certo, ma quando è al massimo Bokuto è come un sole abbagliante che rende migliore e più bella anche la vita di Akaashi.

“Figurati, Bokuto-san. Sono qui per questo.” Mormora lui in risposta.

“Akaashi, quando la smetterai di essere così formale?” Brontola l’asso.

“Probabilmente mai, Bokuto-san.” Risponde.

“Lo stai facendo apposta, vero?” 

“Forse.”

 

Akaashi sguscia fuori dalla porta secondaria del grande salone in cui si è appena conclusa la consegna dei diplomi agli studenti del terzo anno. 

Dovrebbe andare a congratularsi con i suoi ex compagni di squadra, coloro con cui ha giocato a pallavolo per due anni e con cui è stato ai nazionali, tuttavia sa che con loro incontrerebbe Bokuto. Non è che lo stia evitando, quella mattina si sono incontrati come al solito poco distanti da scuola e hanno fatto il resto della strada insieme, salutandosi solo una volta giunti davanti all’aula di Akaashi- come d’abitudine. 

Il problema, per Akaashi, è proprio il fatto che una volta congratulatosi con Bokuto non potrà più tornare indietro. Fino ad ora si è illuso che non stava davvero finendo tutto, probabilmente perchè continuava a vedere Bokuto più o meno con la stessa frequenza del solito.

Bokuto e gli altri del terzo anno avevano già il lasciato il club dopo il nazionale, com’è logico che sia, ma di tanto in tanto sgattaiolavano comunque agli allenamenti, Bokuto più spesso degli altri, presentandosi quasi ad ogni allenamento e ignorando Akaashi, il nuovo capitano, quando gli diceva che invece di giocare con loro avrebbe dovuto studiare. 

Bokuto si faceva trovare ogni mattina al loro punto d’incontro, per andare a scuola insieme, ad ogni pausa pranzo passava dalla sua classe e chiamava a gran voce Akaashi per mangiare insieme, all’uscita lo aspettava sempre e facevano nuovamente la strada insieme.

Si vedevano di tanto in tanto per commentare insieme le partite di pallavolo che venivano trasmesse in tv, per rivedere i filmati delle partite del Fukurodani di cui Bokuto andava più fiero, per studiare insieme visto che Bokuto riusciva a studiare solo quando Akaashi lo teneva d’occhio, o anche solo per non passare la serata a casa da soli; in alternativa se non potevano vedersi trascorrevano ore al telefono, ore riempite perlopiù dalle chiacchiere di Bokuto che Akaashi ascoltava pazientemente.

Tutto come sempre, insomma. 

Ma se adesso Akaashi fosse andato a congratularsi con Bokuto, sarebbe stato il segnale che tutto ciò sarebbe finito, perchè Bokuto avrebbe avuto molto altro da fare e avrebbero sì e no avuto il tempo di sentirsi per telefono, vedersi forse qualora Bokuto fosse riuscito a liberarsi per assistere alle partite del Fukurodani. 

E soprattutto, Bokuto gli aveva detto che lui e Kuroo, ex capitano del Nekoma e uno dei più stretti amici di Bokuto, avevano intenzione di prendere un appartamento insieme visto che avevano gli stessi piani, il che significava che Akaashi non avrebbe nemmeno avuto idea di dove trovare l’altro.

Insomma, andare a congratularsi con Bokuto per il diploma era l’ultima cosa che voleva fare in quel momento, così optò per raggiungere la palestra, che a quell’ora era libera. 

Si tolse la giacca, e la appoggiò sulla borsa, lasciata in un angolo, quindi allentò la cravatta, sbottonò il colletto della camicia e arrotolò alla buona le maniche. Recuperò un pallone dallo sgabuzzino e iniziò a palleggiare distrattamente, per sciogliere un po’ la tensione. 

“Akaashi!” Sentì la voce di Bokuto chiamarlo, e in automatico Akaashi gli alzò la palla. Bokuto non ebbe la minima esitazione nel prendere la rincorsa e saltare, schiacciando la palla con tutta la sua forza. “Bell’alzata!”

“Scusa, è stato un riflesso.” Mormorò Akaashi, andando a riprendere la palla. 

La strinse tra le dita e fece una lieve smorfia. Ecco, anziché calmarsi ora era eccitato, voleva giocare a pallavolo e alzare ancora a Bokuto.

“Che ci fai qui? Ti stavo cercando, dopo la cerimonia.” Gli dice Bokuto appoggiandosi alla porta dello sgabuzzino in cui il setter è entrato per riporre la palla in modo da zittire il proprio istinto, che tentava di spingerlo ad alzare ancora.

“Avevo voglia di palleggiare.” Risponde solo Akaashi, chiudendo i bottoni del colletto e sistemandosi la cravatta.

“Potevi dirmelo, sarei venuto con te fin da subito.” Sorride Bokuto. “Sai che non disdico mai la pallavolo.”

“Lo so, Bokuto-san, ma tu dovresti essere con gli altri diplomati.” Gli fa notare Akaashi.

“Mi annoio.” Sbuffa l’altro, facendo sorridere il setter. “Hai già finito con i palleggi?”

“Ho pensato che non sia una buona idea mettersi a fare sport con la divisa.” Mormora, srotolando piano una manica della camicia.

“Giocare a pallavolo è sempre una buona idea.” Ribatte Bokuto, togliendo la giacca. “Fammi qualche alzata.” 

“Bokuto-san…” prova a fermarlo Akaashi, ma l’altro ha già lasciato a terra sia la giacca che la cravatta.

“Solo un paio.” Bokuto lo guarda con occhi carichi di aspettativa e Akaashi sa che non può dirgli di no, quindi sospira e recupera nuovamente il pallone. 

“Solo un paio, Bokuto-san.” Ribadisce.

“Certo Akaashi.” Sorride Bokuto.

Tempo dopo, Akaashi si passa una mano in fronte mentre riprende fiato, lanciando un’occhiataccia a Bouto.

“Queste non erano un paio, Bokuto-san.” Fa notare all’altro, che ora sta palleggiando pigramente.

“Erano solo trenta, e ancora non sono abbastanza.” Ribatte l’altro.

“Abbastanza?” Chiede confuso Akaashi, seguendo con gli occhi il pallone.

“Non sono abbastanza per convincermi che troverò un setter migliore di te.” Si spiega Bokuto.

“Bokuto-san, là fuori è pieno di alzatori migliori di me. Al livello a cui giocherai ne troverai di fenomenali.” Gli fa notare lui. “Magari giocherai con Kageyama, o con Miya Atsumu. O forse con Oikawa. Sono tutti setter decisamente migliori di me già ora, sono dei geni, fra qualche anno saranno davvero incredibili e alzeranno per te in un modo che io non saprei mai fare.” 

“Qualsiasi tipo di alzate fanno, non saranno mai le tue.” Gli passa la palla e Akaashi la alza per lui ancora una volta, solo per vederla schiacciata a terra un istante dopo. “Le tue alzate potranno non essere le più precise al mondo, ma proprio per questo mi fanno venire voglia di averne ancora. Il fatto di sapere che non sarà perfetta mi spinge a volerne una dopo l’altra per scoprire come saranno quelle successive, come la mia mano colpirà la palla, l’effetto che mi sarà, dove la sentirò maggiormente.” Bokuto lo guarda. “Le tue alzate sono come te, Akaashi. Imprevedibili. Ma non ne ho mai abbastanza.” Gli sorride come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Akaashi non sa bene cosa deve rispondere. “Questa non è l’ultima alzata, Bokuto-san. Giocheremo ancora a pallavolo insieme quando vorrai, anche se non in partite ufficiali.” 

“Lasciamelo dire, Akaashi, in campo sembri tanto un cervellone ma una volta fuori non ci capisci molto.” Scoppia a ridere Bokuto, lasciando Akaashi ancora più confuso di prima.

“Se la smettessi di parlare per enigmi, Bokuto-san, forse capirei.” Ribatte Akaashi.

“Sto dicendo, Akaashi…” gli si avvicina, “che non voglio solo giocare a pallavolo con te.”

Akaashi non riesce più a seguire il ragionamento di Bokuto. Quel solo, accuratamente evidenziato dal maggiore, è una grande incognita per il setter. Bokuto ha sempre messo la pallavolo al primo posto, come può anche solo considerare altro?

“Anche se non saremo più nella stessa scuola, non voglio che finisca tutto qui. Te l’ho chiesto anche quella sera, durante il nazionale.” Continua Bokuto.

“Tu non mi abbandonerai, vero?” Era questo che Bokuto gli aveva chiesto, ma Akaashi aveva interpretato la questione come legata alla pallavolo, come sempre.

“Voglio che continuiamo a guardare le partite insieme, voglio che tu mi faccia compagnia e che mi costringa a studiare, voglio riguardare le vecchie partite, voglio che passiamo ore al telefono se non possiamo vederci, voglio venire a vederti giocare l’anno prossimo e voglio che, quando sarò in campo, guardando verso gli spalti ti vedrò tra il pubblico. Voglio che mi aiuti a superare i miei momenti di debolezza.” Bokuto parla e parla e ad Akaashi gira la testa. “Voglio che tu resti con me, Akaashi. Sempre. Se non fisicamente, allora spiritualmente o quel che è. Voglio in futuro tornare a casa e trovarti lì, sapere che anche se è una giornata no ci sei tu ad aspettarmi per renderla migliore. Voglio stare con te, Keiji.”

“Mi hai chiamato per nome.” Riesce a dire Akaashi.

“è l’unica cosa che hai sentito di tutto il mio discorso?!” Esclama Bokuto sconvolto.

“No, ma sto elaborando le tue parole, Bokuto-san.” Ribatte l’altro.

“Akaashi!” Sbotta irritato l’ex asso, suscitando un sorriso nel setter. “Aspetta, mi stai prendendo in giro?”

“Forse.” Risponde Akaashi, finalmente di nuovo padrone di sè stesso.

“Non è affatto carino da parte tua! è come quando sbandieri in giro le cose che ti chiedo di tenere segrete! Perchè questo lato di te sembra esistere solo a mio discapito?” Si lamenta.

“Come l’insufficienza in matematica.” Ricorda lui, venendo fulminato da Bokuto. “Sei carino quando ti rendi conto che ti sto provocando, Bokuto-san.” Si spiega onestamente Akaashi.

Bokuto sgrana gli occhi. “Scusa?”

Akaashi sorride lievemente, incassando la testa tra le spalle.

“Ah, mi fai uscire di testa, è incredibile.” Ribatte ridendo Bokuto. “Posso avere una risposta, Akaashi?”

“Ti ho già risposto.”

“Quando? Quando hai detto che mi provochi perchè sono carino?” Bokuto sembra davvero confuso.

“In realtà ho detto che ti provoco perchè sei carino quando te ne accorgi, non in generale, Bokuto-san.” Lo corregge.

“Akaashi, smettila di farmi impazzire! Non ci capisco più niente!” Esclama Bokuto. “Puoi smetterla- ah. Me la stai facendo pagare per non essere stato diretto fin dal primo momento, vero?”

“Forse.” Akaashi lo guarda negli occhi. “O forse perchè un paio di alzate sono diventate trentuno alzate.”

“Avevo capito che sei vendicativo quando mi hai fatto segnare quindici punti di fila contro il Nekoma dopo che Kuroo mi ha fatto deprimere di proposito, ma adesso la situazione sta diventando assurda.” Bokuto sorride, un po’ divertito e un po’ ancora confuso. “Okay, lo rifaccio. Ti amo, Akaashi Keiji, vuoi stare con me? Se prima vuoi un appuntamento perchè questi due anni non ti sono bastati, si può fare.” 

“Non serve, Bokuto-san. Due anni sono abbastanza per conoscere una persona.” Akaashi parla con un’espressione così neutra che Bokuto si spaventa.

“Mi devo preoccupare?”

“Nah, non direi. Ricordi quando mi hai ringraziato per rimetterti sempre in sesto, quella sera dei nazionali?” Mormora Akaashi. Bokuto annuisce in silenzio. “Ti ho risposto che io sono qui per questo. La mia risposta non cambia.”

Bokuto s’illumina e annulla la distanza tra loro con un paio di passi. “Bene, perchè sennò avresti dovuto rimettermi in sesto.” Sorride, prendendo il viso di Akaashi tra le mani.

“Posso sempre rifiutarti e poi rimetterti in sesto.” Gli occhi di Akaashi si posano sulle labbra di Bokuto.

“Non provarci, Akaashi!” Sbotta Bokuto, e prima che l’altro possa rispondergli lo zittisce posando le labbra sulle sue. “Mh, che ne dici di rimettermi in sesto così d’ora in poi” 

“Sai bene che non lo farò mai, Bokuto-san.” Risponde Akaashi.

“Perchè no?”

Akaashi aggrotta le sopracciglia. “Non lo farei davanti ad altre persone.”

“Be’, Akaashi, penso sia un po’ tardi per diventare tutto d’un tratto pudico.” Commenta divertito Konoha sulla porta. 

Akaashi si volta di scatto, trovando all’ingresso della palestra tutti gli ex membri della squadra appartenenti al terzo anno.

“Washio, mi devi una pizza.” Mormorò Sarukui all’altro.

Akaashi fissò i due con espressione lapidaria. 

“Scusa Akaashi, è da quando hai fatto la prima alzata a Bokuto che ci tormenta perchè aveva paura di essere rifiutato, è stato inevitabile scommettere.” Sorrise Konoha.

“Be’, Kuroo aveva ragione alla fine.” Ridacchiò Sarukui.

“Kuroo?” Fece Bokuto stranito. 

“Ha dato lui inizio al giro di scommesse dicendo che Akaashi non ti avrebbe rifiutato.” Spiega Komi -l’ex libero.

“Quel maledetto- a me diceva sempre che non avevo speranze! Come faceva a saperlo, poi?” Bokuto guardò Akaashi.

“Kozume, sicuramente. Ogni volta che ci scontravamo con il Nekoma mi fissava più del solito. Kuroo gli avrà chiesto di dirgli cosa ne pensava.” Borbottò Akaashi.

“Kenma? Cosa dovrebbe saperne lui?” Bokuto era ancora più confuso.

“Alla fin fine io e lui siamo nella situazione. L’unica differenza è che lui e Kuroo stanno già insieme.” Gli fece notare Akaashi.

“Cosa? E da quando?” 

“Bokuto, se n’erano accorti tutti. Soprattutto dopo che il primino russo del Nekoma è corso in giro per i dormitori durante il ritiro a sbandierarlo ai quattro venti.” Commenta Komi. 

“Ah… non me n’ero accorto.” Bokuto sorrise, quindi si girò verso Akaashi. “Ho un’ultima cosa da chiederti.”

Akaashi sospirò. Tanto ormai il danno era fatto. “Dimmi, Bokuto-san.”

“Be’, innanzitutto smettila di essere formale, mi dà i brividi. Comunque, possiamo adottare Hinata? Tsukki no, purtroppo lo voleva Kuroo.” Sorride angelico.

“No.” Ribatte Akaashi. “Assolutamente no.”

“Perchè no?” Domanda insistente Bokuto.

“Perchè Sugawara-san non ce lo permetterà mai.” Chiarisce Akaashi. “E fidati, Bokuto-san, tra lui e Daichi-san non è del capitano che bisogna preoccuparsi.”

“Per la cronaca, stanno insieme anche loro.” Commenta Komi. Tutti gli sguardi si posarono su di lui. “Cosa? Il loro libero è molto chiacchierone, ok?”

“Mi sembra che sia comune di tutti i libero amare il gossip.” Ride Washio.

“Voi tutti dovreste tornare alla cerimonia, vi ricordo.” Interviene Akaashi. “Si, anche tu, Bokuto-san.” Risponde allo sguardo del suo ragazzo.

“Akaashi!” Esclama l’altro.

“Anche tu, Bokuto.” Ripete.

Bokuto sorride, mentre gli altri ridacchiano. “Forza voi, levate le tende. Io arrivo.” 

“Certo, certo.” Ride Konoha, ma tutti gli danno retta.

“Sul serio, devi andare anche tu.” Gli dice seriamente Akaashi quando sono soli.

“Adesso vado, ma prima devo sistemarmi, vuoi per caso che vada in giro per la scuola così?” Si indica.

Akaashi lo squadra. Indossa solo la camicia, i cui primi bottoni aperti e le maniche arrotolate fino ai gomiti. “Va bene, in effetti no.”

Entrambi si sistemano la divisa, e Akaashi si sistema la borsa sulla spalla mentre Bokuto cerca di riannodare la cravatta.

“Lascia, la annodo io.” Interviene il setter quando si accorge che l’altro proprio non riesce a fare un nodo dritto. “Come fai ad avere il nodo dritto, di solito, se non sai neanche fare il nodo?”

“Non ho mai detto di non saperlo fare.” Sorride Bokuto sporgendosi e rubando un bacio ad Akaashi. Il setter lo guarda storto. “Hey, non puoi certo pretendere di essere l’unico a fregare l’altro.” Gli sorrise.

Akaashi lo guarda ancora peggio di prima, quindi stringe il nodo della cravatta e, una volta sistemata, la tira verso il basso, costringendo Bokuto ad abbassarsi e baciandolo a sua volta. “Chi la fa l’aspetti.” 

Bokuto ride, quindi passa un braccio attorno alle spalle di Akaashi e insieme escono dalla palestra.

   
 
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