Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: kirax94    11/04/2021    0 recensioni
Clare Smith, un affascinate agente del FBI, sta indagando su una potente famiglia mafiosa di Los Angeles, ma non tutto andrà come dovrebbe, perché si ritroverà a collaborare con un egocentrico affascinate proprietario di un nightclub, il Vanity, Tom Harrison. I due nonostante le continue divergenze di parere, e di stili di vita, si ritroveranno a confrontarsi con i loro segreti più nascosti.
Ma saranno davvero disposti a rimettersi in gioco e riaprire il loro cuore?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Distretto FBI

Sono passati alcuni giorno al mio rientro in ufficio e anche se è appena mezzo giorno, non vedo l'ora di finire. Ho passato il resto della settimana con mia sorella e con mia madre, è stato bello passare del tempo insieme come una volta. In alcuni giorni ho anche pedinato Tom, per capire cosa nasconde. Ma nulla. Le sue giornate sono tutte  uguali, corsa mattutina, pranzi e cene con donne diverse compreso di divertimento serale. Mi chiedo come posso condurre una vita così monotona, certo piena di divertimento, sesso, donne, alcol, buon cibo. Ho cercato, anche, tra i vari conteggi amministrativi del suo locale, ma risulta tutto in regola. Non ci sono evasioni, tutto dichiarato e contabilizzato fino all'ultimo centesimo, ne anche una minima mora. Non penso di aver mai visto nulla del genere. Solitamente locali come quelli, sono noti per evasioni fiscali o altre omissioni.

É soltanto mezzo giorno, e non vedo l'ora di tornare a casa, non perché  sia stanca, anzi, da quando sono arrivata ho passato tutto il tempo davanti il pc, a protocollare tutte le varie richieste. Guardo Bob, e mi chiedo come possa stare così tranquillo tutto giorno dietro ad una scrivania, a mettere bolli o archiviare casi su casi. In questi giorni qui, mi sono chiesta cosa ci facessi qui. E mi sono tornate in mente spesso le parole di Tom "dimostra a tutti quanto vali"

Ma quanto valgo? Probabilmente non molto per essere qui. Fin da piccola ho avuto sempre grandi progetti per me. La carriera, un marito, dei figli, una casa con il giardino. Ma niente è mai andato come immaginavo. Niente è mai andato come desideravo. Mi sono chiesta spesso cosa valesse, sognare se chi sta più in alto di noi ha altri progetti per me. Che senso ha chiedere, una famiglia diversa, quando te ne è stata assegnata una così complicata da non capire chi è il genitore di chi.

<< Non lasciarti divorare dai pensieri, non hanno mai portato a nulla di buono >>

Io mi ridesto e mi giro verso Bob

<< Come scusa? >>

<< I pensieri, lasciali fuori... Ti divorano, annebbiando le tue certezze... >> mi dice mordendo il panino che si è portato da casa.

<< Oh... si certo... >> affermo ancora intontita

Chissà se anche lui si è mai sentito come me...

<< Senti, Bob... >> lui si gira verso di me continuando a mangiare il suo panino

<< Ti è mai capitato... cioè voglio dire... tu hai sempre avuto la certezza di essere nel posto giusto, nel momento giusto e al posto giusto? >>

Lui mi osserva, come se stesse riflettendo sulla risposta da darmi.

<< Scusa... forse sono stata indiscreta... continua pure con il tuo pranzo... >> concludo aprendo la carpetta di un caso da archiviare.

Lui, in risposta, poggia il suo panino all'interno del contenitore e si avvicina a me trascinandosi sulla sua sedia.

<< Fin da ragazzo, mi sono sempre chiesto se quello di entrare in polizia era veramente il mio sogno o quello di mio padre. E per tanti anni mi sono chiesto se questo era il mio posto... >>

<< E come hai fatto a capire se era quello che volevi... >>

<< Perché ho capito che nulla è al caso. In verità il mio posto era qui perchè ero chiamato ad aiutare la gente, difenderla dalle ingiustizie. Poi un giorno mi hanno sparato, e mi hanno chiuso in questo ufficio. Ma non mi sono dato per vinto perchè ho capito che potevo dare il mio contributo a chi aveva più bisogno anche se non stavo dentro ad un macchina in servizio. Vedi non è importante, dove sei o con chi sei. Ma perché sei li. Perché ti trovi in quel posto in quell'istante. Quindi non chiederti mai se quello è il posto giusto, ma se quello è il tuo compito... >>

Fantastico, mi sento più confusa di prima. 

<< So che non capirai a pieno le mie parole, ma a tempo debito capirai tutto... >> concluse sorridendomi.

Io di rimando gli sorrido, per poi ritornare io al mio lavoro e lui al suo panino.

 

*****

 

Quartiere  "Century City", Los Angeles

 

<< Quindi è proprio sicuro che non ci siano altri ingressi? >>

<< Mr. Harryson, le assicuro che quello tu quello che mi è stato inviato vi ho contabilizzato. Mr. Becket, è molto fiscale su questo >>

Ma qualcosa non quadra ci sono molti più entrate da quelle contabilizzate. Almeno che...

<< Mi perdoni, Mr. Williams, ma sarebbe così gentile da fornirmi le contabilità degli ultimi mesi? >>

<< Ma certo, le giro il tutto il prima possibile tramite email >>

<< La ringrazio, per la sua disponibilità >>

<< Ma si figuri Mr. Harrison, conosco sia lei che suo padre da anni, per me è un vero piacere lavorare per voi. A proposito come sta suo padre? Dal tragico giorno, non l'ho più sentito, l'unico dialogo che ho è con la sua segretaria >>

Per un secondo non so come rispondere. Ma alla fine mento, come sempre.

<< Molto bene, la ringrazio >>

<< Bene, gli porga i miei saluti non appena possibile >>

<< Lo consideri già fatto. Allora attendo il prima possibile tutta la documentazione >>

<< Lo consideri già fatto... >>

<< E un altra cosa, qualsiasi cosa le giri Mr. Becket, la rigiri immediatamente a me. Sarò io a fornirle ogni singolo mese tutto quello che le serve... >>

<< Molto bene... Una buona serata >>

<< A presto >> chiudo la chiamata lanciando il cellulare sulla scrivania.

Alzo lo sguardo e la prima cosa che vedo sono i grattacieli illuminati vicini al mio attico. Mi torna in mente la mente la mia vecchia casa, quando era ragazzino abitavamo in periferia, mia madre odiava il caos del centro città e mio padre l'accontentò acquistando un piccola villetta quasi in campagna, lontana da tutto e tutti. Improvvisamente, mi ritrovo a pensare a mio padre, non lo sento da anni. Credo dal mio trasferimento a LA. 

Decido di farmi un drink, quando penso a lui, ci vuole sempre qualcosa di forte. Mentre bevo, il mio bourbon, esco fuori in balcone. E non mi importa se il freddo della sera mi pizzica la faccia, anzi sembra quasi che non ci faccia caso; Alzo lo sguardo verso il cielo ma non vedo nulla, se non il nero della notte. Se ci ripenso bene, una cosa mi manca di quella casa, le stelle. Forse è l'unico ricordo felice, che mi è rimasto. Ricordo ancora che quando era piccolo la sera quando tutti dormivano, correvo fuori in giardino, per osservare le stelle. 

 

" Come hai potuto fare una cosa del genere? "

" Non era un buon investimento..."

" Quello era l'accordo più importante che la nostra azienda abbia mai avuto e tu l'hai fatto saltare così?  Ma non pensi a quanto denaro potevamo guadagnare? "

" E tutti i lavoratori e le loro famiglie? Hai pensato a dove sarebbero andati a finire? Per non parlare dei sindacati che avremmo contro! "

" Che vadano al diavolo... Non mi interessa di quello che possano fare, l'America è piena di lavoro "

" Sei solo un avoro a cui interessano i suoi stupidi soldi "

" Soldi, che hanno fatto comodo anche a te! Ti ricordo che tutto quello che disprezzi tanto ti ha tirato fuori dei guai centinai di volte "

" Non è questo il punto "  

" Sei solo una delusione, un incapace, proprio come tua madre " 

" Non ti permetto di parlare così di lei! "

" Ah, dovevo immaginarlo, tale madre tale figlio "

" Ti senti tanto superiore a gli altri ma in realtà non sei migliore a nessuno "

" Basta così, mi sono stancato di te. Non sei buono a niente, nei prossimi giorni chiamerò il mio avvocato e ti farò togliere le quote della società, nella speranza che tuo fratello sia più competente di te "

 

Sono stata sempre la pecora nera della famiglia, quello che porta lo scandalo, quello da evitare, quello che porta solo guai, quello che non sa badare a se stesso. Ecco perchè non obiettai quando mio padre mi caccio di casa, ero stanco di stare sotto i suoi ordini.

Improvvisamente, sento il mio telefono squillare dalla tasca dei miei pantaloni. Non appendo vedo di chi si tratta, il mio umore scende più di quanto non lo sia già, chiedendomi se rispondere o meno. Ma alla fine lo faccio

<< Si? >>

<< Novità? >>

<< Fino a oggi nessuna... Ti ho detto che ti avrei fatto sapere qualcosa se si farebbe fatto vivo qualcuno >>

<< Sai almeno i loro movimenti? >>

<< Non so altro... Senti io non voglio avere più nulla a che fare con questa storia e vi avevo avvisato, che una volta ad LA avrei voluto ricominciare una nuova vita. >>

<< Sai quanto è importante il tuo aiuto per noi, non avremmo raggiunto nulla senza di te. Dobbiamo vederci... >>

<< E' meglio di no, lei mi sta addosso >>

<< Sappiamo che sta cercando informazioni sul tuo conto >>

<< C'era da aspettarselo, è molto arguta. Non credo che potrò mentirle ancora per molto >>

<< Facci sapere non appena sai qualcosa... >> e chiude la chiamata

Io sospiro, mi sento in un incubo che non ha mai fine. Pensavo di aver trovato finalmente un pò di libertà, invece no. Eccomi qui nuovamente con lo stesso problema.

Vibra nuovamente il telefono e rispondo senza guardare.

<< Che cosa vuoi ancora? >>

<< Oh rispondi cosi a tutte le ragazze? >> è Clare. Che idiota non ho guardato il numero in ingresso.

<< Beh, scusa... io non pensavo fossi tu... >>

<< Giornata no? >>

<< Decisamente no... >> sospiro

Silenzio.

<< Ehm... dimmi come posso esserti utile? >>

<< Ecco... io mi chiedevo se potessimo vederci, ti devo parlare di alcune cose... >>

<< Cos'è i tuoi pedinamenti su di me non ti hanno dato abbastanza risposte? >>

<< Ecco.. come... >>

<< Sarai un ottima poliziotta, ma nei pedinamenti puoi fare di meglio, soprattutto se chiedi informazioni ad un mio vecchio amico nonché portieri dell'edificio in cui abito... >>

<< Ok... ok... avevo solo bisogno di capire un po di più su di te... >>

<< Che c'è non credi che possa essere un bravo ragazzo agente? >>

La sento sbuffare e io non posso fare che ridere, avvertendo la sua frustrazione per la sua sconfitta.

<< Non è divertente. Comunque, ti chiamavo perchè devo parlarti di Madson, ci sono novità, e mi serve che tu mi aiuti a capire una cosa... >>

<< Perfetto... ti passo a prendere domani dopo lavoro... >>

<< In realtà sono sotto casa tua, quindi... >>

<< Mi cogli di sorpresa agente... non pensavo fossi così impaziente di vedermi... >>

<< Non direi proprio... >>

<< Cara... ti ricordo che tra me e te sei tu quella che cede al mio fascino... >> nel mentre sento le porte dell'ascensore aprirsi e la vedo uscire.

<< Ne sei proprio sicuro? >> risponde chiudendo la chiamata 

<< Come? >>

<< Visto anche io ho i miei informatori... >>

Io continuo a guardarla basito.

<< E un bravo poliziotto non rivela mai le sue fonti... >> conclude sedendosi sul divano del salone.

Tutto ciò, è idiliaco e paradossale, per la prima volta una donna entra nel mio appartamento, se non per parlare. Lei è sempre un incanto, dalla divisa capisco subito che arriva da lavoro e che non è tornata ne anche a casa.

<< Bene, visto che sei riuscita ad intrufolarti in casa mia e sedendoti, senza il mio permesso, sul mio costoso divano di pelle, dimmi pure... >> concludo andando verso la zona bar.

<< Si, si certo... Ma sono qui per altro... >> la sento trafficare con il suo zaino e uscire documenti.

Nel mentre torno da lei con dei bicchieri di whisky, porgendogliene uno che lei prontamente rifiuta.

<< Allora cosa c'è di così importante da dirmi? >>

Lei in risposta, mi porge il suo tablet, avviando un video. È l'interrogatorio di Madson.

<< E quindi? >> non capisco

<< Guardalo bene... >>

Io continuo a guardare il video. Dopo poco lei e il detective vanno via. E il tizio rima solo. È agitato, irrequieto, ha paura. Continua questa scena per alcuni minuti. Improvvisamente sembra entrare qualcuno, volta il suo sguardo verso la porta, e subito dopo viene portato via da due agenti, seguiti dal detective.

<< Allora? Io non vedo nulla di strano >>

<< Sei proprio sicuro? Guarda >> prede il tablet e lo poggia sulle sue ginocchia portandolo indietro a qualche secondo prima dell'ingresso dei poliziotti.

<< Non ti sembra diverso? >>

<< Non ti seguo... >> affermo sorseggiando il mio drink

<< Guarda Madson, un attivo prima è impaurito, scosso. L'attimo dopo è quasi sereno quando viene portato via. >>

Guardo, più attentamente, nuovamente il video, cercando di ingrandire il video su Madson. È vero, il suo atteggiamento, da impaurito è diventato, improvvisamente, più sereno. I suo sguardo, il suoi movimenti sono più sicuri, anche all'ingresso dei poliziotti, non batte ciglio si lascia condurre fuori senza problemi.

<< Un sospettato, impaurito e che si crede innocente, doveva fare un minimo di obiezione, invece rimane calmo >> spiega Clare.

<< Che cosa pensi? >>

<< Io non lo so... io... >>

<< Pensi che ci sia una talpa? >>

<< Io non lo so... non ho abbastanza elementi, e visto che sono stata esonerata dal caso, non potrò avere tutti gli aggiornamenti >>

La vedo quasi confusa e agitata, mentre ripone il suo tablet dentro la borsa.

<< Come ti sei procurata questo video? >>

<< Ricordi sono agli archivi ormai... >>

<< Come pensi di agire? >>

<< Io non lo so... sono dei mesi che sospetto di una talpa. Insomma sono anni che diamo la caccia ai Parker? >>

<< Il clan mafioso giusto? >>

<< Esatto... >> conferma agitata, alzandosi dal divano e iniziando a passeggiare per la stanza.

<< E ogni santa volta, che siamo ad un tanto così >> indica con le dite vicine << ad un pelo dal prenderli, loro scappano anticipando le nostre mosse... >>

<< Una soffiata quindi... >>

Lei annuisce prendendo, alla fine anche lei il drink che le avevo preparato precedentemente.

Io la osservo, è agitata, preoccupata per quello che possa scoprire. Non è facile, la capisco bene. Capisco tutte le sue emozioni, capisco cosa significa sapere e non poter parlare. Ma la domanda più lecita è perchè è venuta qui? Perchè è venuta da me questa sera? Non posso aiutarla, non ora, non in questo momento.

<< Perchè sei qui? >>

Lei esce dalla sua catarsi e mi fissa come se avessi detto un eresia.

<< Perchè sei... Perchè sei venuta da me questa sera? >> ribadisco.

<< Non lo so... >> conclude finendo il suo whisky.

Ti prego, esci dalla mia vita, allontanati da me, sono pericoloso, non sono la persona più giusta per aiutarti. Con me puoi essere in pericolo.

Ritorno verso la zona bar, per versarmi un secondo drink, devo assolutamente berci su.

<< Senti Clare... mi dispiace ma io non posso aiutarti... >>

<< Perchè non mi dici cosa mi nascondi? Io posso aiutarti... >>

<< Cosa? Io non nascondo nulla >> sorrido sarcastico.

<< Davvero? Non esiste niente di te nei nostri sever, ne una multa, ne un aggravo fiscale, niente di niente... Che cosa nascondi Tom? >>

Immaginavo che fosse testarda ma non così. Non posso rivelarle nulla. La metterei in pericolo e non voglio. Non sarebbe giusto.

<< Mi dispiace, ma io non posso aiutarti. Ok? Anzi scusa ma adesso devo andare... >> dico prendendo la giacca da sopra la sedia per uscire, e dandole le spalle, aspettando l'arrivo dell'ascensore.

<< Io non so cosa nascondi... e non so ne anche io il perchè questa sera sia venuta qui da te. Però dentro di me sento che in te c'è del buono. Che in qualche modo mi posso fidare. E io vogliose tu sappia, che anche tu in un modo o in un altro puoi fidarti di me >> nel mentre l'ascensore fa il suo piccolo suono, in segno del suo arrivo, aprendo le porte.

<< Mi dispiace Clare, ma non sono come tu mi credi... >> rispondo entrando in ascensore, senza voltarmi finché le porte dell'ascensore non si chiudono.

 

*****

 

Sono al club, circondato da donne, come ogni sera. Dal bancone, osservo la gente che balla a ritmo della musica, chi arriva, chi va via, chi flirta. 

<< Serata fantastica, non trovi? >> mi urla Jonny avvicinandosi con una ragazza sotto braccio.

<< Si... >> rispondo senza entusiasmo

<< Amico tutto ok? Perchè quel broncio? >> si avvicina mettendo un braccio intorno al collo. Io svio il volto dall'altra parte, la puzza di alcol mista a quella dell'erba mi fanno venire il volta stomaco. 

<< Cavolo, Jonny sei strafatto... >> affermo allontanandomi da lui disgustato. 

<< Ehi, amico, che ti prende? >> cercando di sorgersi sulla sedia per rimanere in piedi.

Io l'ho osservo, e mi chiedo se posso ancora fidarmi di lui. Se non stia tramando qualcosa su di me. Ma non posso scoprirlo da solo. Ho bisogno d'aiuto. Ho bisogno del suo aiuto. Ma lei vorrà delle spiegazioni, vorrà sapere la verità, ma non posso e non voglio metterla in pericolo.

Mi ritrovo a pensare che non la sento da alcune settimane. Da quella sera al mio appartamento. Ma mi rendo conto, che prima di fare qualsiasi passo devo parlarne con loro.

<< Torna a casa Jonny, per questa sera hai fatto abbastanza >>

<< Che c'è? ti manca la tua cara poliziotta? >>

<< Che stai dicendo? >>

<< Che ti sei fottuto il cervello, con quella donna. Da quando c'è lei non sei più tu, non sei più il giovane festaiolo, che ho conosciuto... >>

<< La vita non è sempre una festa Jonny. Ci sono momenti in cui bisogna fermarsi >> bevo l'ultimo sorso del mio drink dopo aver soluto il ragazzo dietro il bancone mi avvio verso l'uscita.

<< Scappa, scappa... sai fare solo quello, quando le cose si fanno più sconvenienti per te... >>

Io mi volto per guardarlo cercando di capire a cosa si riferisca.

<< Ti sei mai chiesto per quale motivo non riesci a darti pace? Beh se non lo sai, telo spiego io... >>

<< Adesso basta... >>

<< Se anni fa invece di piangerti addosso, ti saresti preso le tue responsabilità probabilmente tuo fratello sarebbe ancora vivo... Invece no hai preferito scappare, e lasciarlo al suo destino. Perchè tu fai così pensi solo a te stesso... >> 

La rabbia monta dentro di me, mi avvicino a lui prendendolo per il colletto della camicia 

<< Tu... non sai... niente >> affermo a denti stretti

<< Avanti, colpiscimi, dimostra a tutti di che pasta sei fatto... dimostra a tutti chi sei... >> lui mi guarda negli occhi sorridendo

<< Io non sono come te >> concludo mollando la presa e girandomi per andare via.

Lui inizia a ridere, la gente è in cerchio in torno a noi, spettatori della nostra discussion, in attesa di una probabile rissa. Non balla quasi più nessuno, e la musica continua ad uscire dalle casse indisturbata.

<< Va da lei... corri da lei... chissà magari una di queste sere potrei passare a trovarla e divertirmi un poco anche io... >>

Adesso basta, non riesco più a trattenere la rabbia, e velocemente mi volto verso di lui sferrandogli un pugno in faccia e gettandolo a terra. In sotto fondo si sente la voce di stupore della gente.

<< Sei fuori Jonny, domani non farti più vedere. Hai chiuso con me... >> affermo guardandolo a terra e sistemandomi la giacca.

Nel mentre lui si alza, asciugandosi il sangue, che nel mentre aveva iniziato a colargli dal naso.

<< E' così che mi ripaghi? Per anni ho fatto di tutto per questo posto, mentre tu te la spassavi, se questo posto è quello che è grazie a me >> urla sorreggendosi su uno sgabello.

<< Hai guardato solo i tuoi interessi, so di tutte le tue evasioni e di tutti i tuoi imbrogli >> il suo viso muta improvvisamente, non si aspettava questa mia dichiarazione.

<< Volevi solo incastrarmi uscendone pulito... Io ti consideravo un amico >>

Lui non mi risponde e si scaglia contro di me, colpendomi ad uno zigomo. Io faccio qualche passo indietro, nessuno interviene per farci smettere. Sta per ripartire all'attacco, ma a causa dell'alcol i suoi movimenti sono più lenti e prevedibili. Quindi evito facilmente il suo secondo pugno, per assestargliene due. Jonny ricade a terra, nuovamente, senza potersi muovere questa volta. 

<< Sicurezza! >> urlo

In breve tempo arrivano i due uomini addetti. 

<< Buttatelo fuori, Mr Becket, non è più il benvenuto in questo posto >>

I due uomini sollevano di peso il corpo di Jonathan, senza aver ricevuto nessun tipo di resistenza, e lo trascinano fuori portandolo via dalla mia visuale.

La gente, continua a guardarmi stupita, cercando di capire quale sia la mia prossima mossa. Anche l'impianto stereo ha smesso di funzionare, come se anche lui attendesse un mio riscontro.

<< Andate via... >> ma nessuno si muove.

<< Ho detto andate via... la festa è finita. FUORI! >> affermo alzando la voce indicando alla gente di uscire.

Tutti iniziano ad incamminarsi, verso l'uscita con brusii varie, chi commenta l'accaduto, e chi va via infastidito mormorando un "ma che modi"

Adesso sono solo, anche il ragazzo del bancone è andato via. Sono rimasto solo. Solo. Come è giusto che sia. Mi prendo una bottiglia di whisky e un bicchiere e vado verso il piano forte al centro della sala. Inizio a suonare, mentre affogo tutta la mia frustrazione nell'alcol.

Bevo e suono, di continuo senza rendermene conto. Forse è arrivato il momento di uscirne per sempre, ma per farlo dovrò affrontare il passato. Basta scappare, basta piangersi addosso, basta tutto. Ma solo una persona può aiutarmi. Così mi alzo, anche se con poco equilibrio e vado dall'unica persona che so mi ascolterà.

Esco dal locale, e mi metto in viaggio per andare da lei. Arrivo a casa sua, e vedo tutto spento, non so ne anche che ora sia, così vado dietro la porta e inizio a suonare il campanello. Nessuno risponde.

<< Avanti lo so che sei in casa... >> 

Attacco il mio dito al suo campanello e suono ripetutamente, vedo le luci accendersi dalla finestra. Istintivamente sorrido, sapevo che era in casa. Improvvisamente lei apre la porta, dal suo sguardo non riesco a capire se è più arrabbiata o preoccupata

<< Tom... ma sei impazzito? Hai visto che ore sono? >>

<< Buona sera dolcezza... sapevo... che fossi in casa... >> cerco di dire, visto i mio forte stato ebrezza.

Vedo i suoi occhi scrutare il mio viso, e allargare le palpebre non appena vede il mio zigomo tumefatto.

<< Santo cielo, ma che ti è successo? >>

<< Ho fatto a pugni con Jonny... >> biascico sorridendo

<< Che cosa hai fatto? >>

<< Oh ma tranquilla... le ha prese di santa ragione! >>

<< E' sei anche ubriaco >> conclude sospirando.

<< Giusto un poco... >> affermo cercando di indicare la quantità con le dita ma perdendo l'equilibrio e cadendo in avanti. Lei prontamente, mi afferra e sorreggendomi mi aiuta ad entrare in casa.

Mi fa sedere sul divano e subito dopo afferma << Resta qui mentre prendo la cassetta medica >> 

<< Tranquilla dolcezza >> affermo poggiando la testa al divano e chiudendo gli occhi.

<< E tu chi sei? >> sento la voce di una bambina. Apro gli occhi e alzando la testa vedo una bambina piccola in pigiama che stringe ius vecchio peluche, che mi osserva dall'altra parte del divano.

<< Io... tu chi sei? >> chiedo cercando di capire chi fosse. Cerco di metterla a fuoco, nel mentre lei si avvicina a me, e io colgo l'occasione per osservala meglio. Dalla sua altezza capisco che sarà molto piccola di età. Anche lei ha i capelli lunghi e biondi, e le sue piccole guance vengono decorate da delle piccole lentiggini. Mi colpiscono i suoi occhi, suono uguali a quelli di... 

<< Non ti hanno mai detto che è cattiva educazione, rispondere ad una domanda con un altra domanda? >> afferma incrociando le braccia infastidita

Che caratterizzo, mi ricorda giusto qualcuno.

<< Ana! Che ci fai in piedi? Corri subito a letto >> mi giro verso la voce e vedo Clare con la casetta delle medicine e sedersi vicino a me per medicarmi la ferita. 

Io faccio un sospiro di sollievo, meno male che è arrivata lei. Io non amo molto i bambini.

<< Mah... >> cerca di protestare 

<< Niente mah, torna a letto... domani devi andare a scuola... >>

Lei in risposta sbuffa. Poi si gira verso di me e porgendomi la mano si presenta << Ana Smith, molto piacere >> 

Io osservo la sua mano e poi osservo nuovamente lei. Smith? Non riesco a crede che questa marmocchia sia sua figlia

<< Che c'è il gatto ti ha mangiato la lingua? >>

<< Ana! >> la rimprovera Clare.

Sotto shock afferro la sua mano presentandomi anche io << Thomas Harrison >> 

<< Bene adesso che avete fatto le presentazioni puoi andare a letto... quindi di buona notte >>

Lei sbuffa nuovamente e dandole un bacio sulla guancia le augura buona notte

<< Notte tipo strano... >>

<< Notte... >> riesco solo a dire. Lei mi ride in faccia mostrando la sua fila di denti mancanti e corre via. Io la seguo con lo sguardo cercando di capire la parentela di questa bambina con Clare, ma a distrarmi da questi pensieri, è il forte bruciore allo zigomo a causa del disinfettante.

<< Auh! >>

<< Scusa... >>

Lei continua delicatamente la sua medicazione e dopo un paio di minuti termina il suo lavoro da crocerossina.

<< Fatto, immagino che per questa notte sia meglio che tu rimanga qui... >> afferma tornando con un cuscino e una coperta. 

<< Senti mi dispiace... io >>

<< Tranquillo domani mattina mi spiegherai tutto. Adesso riposa... Buona notte >> conclude dandomi un bacio sulla guancia per poi andare via lasciando accesa solo la luce della piantana. 

Dopo essermi spogliato, mi stendo sul divano, vorrei tanto pensare a tutti i vari avvenimenti. Ma sono troppo stanco per pensare, e senza accorgermene i mie occhi si fanno pesanti, lasciando solo buio intorno a me.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: kirax94