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Autore: lady lina 77    11/04/2021    3 recensioni
Post S5... Prima di tuffarmi in una fanfiction lunga e drammatica, volevo scrivere qualcosa di leggero che desideravo mettere nero su bianco dalla fine della S5. E così eccovi questa breve fanfiction, pochi capitoli, dove racconterò il ritorno di Ross e Dwight dalla Francia e le vicende delle loro famiglie in crescita che purtroppo la serie BBC ci ha celato. E quindi eccovi Ross, Dwight, Demelza, Caroline, Jeremy, Clowance e i piccoli in arrivo, da Isabella-Rose a Sophie Enys.
Perché in fondo credo che fosse tutto quello che avremmo voluto dalla serie tv, no?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Penvenen, Demelza Carne, Dwight Enys, Ross Poldark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Isabella-Rose, che i suoi fratellini avevano ribattezzato Bella, si dimostrò da subito una bimba tosta, dal caratterino forte e con una voce potente.
Il trucco per salvare timpani e vetri era anticiparla prima che avesse i primi morsi della fame perché se no iniziava a strillare con una vocina talmente acuta da far scappare Garrick e Prudie in biblioteca, chiudendo al porta a doppia mandata per salvarsi da quel frastuono che aveva fatto comprendere a tutti che i tempi del silenzio e della tranquillità a Nampara, erano definitivamente finiti.
Ross rideva di questo aspetto di sua figlia, che dimostrava di essere esigente e cocciuta quanto lui... O meglio, ne rideva quando strillava di giorno, la notte ovviamente prendeva la faccenda con meno filosofia ed allora era Demelza a ridere, mentre si affaccendava ad allattarla prima che i suoi strilli arrivassero a svegliare tutti i poveri pescatori di Sawle.
Ma per il resto era una bambina adorabile che quando era in buona non lesinava sorrisi immensi a chi la teneva in braccio, soprattutto a suo padre che, nel giro di un nulla, aveva già compreso che quella marmocchia si era guadagnata la sua devozione e tutti i sì del mondo da lì all'eternità. Certe volte Ross, guardandola, si sentiva idiota e si rendeva conto di avere una faccia da ebete che divertiva Clowance che lo prendeva in giro, ma non poteva farci nulla, le sue figlie femmine lo avevano in pungo e Bella, coi capelli neri come i suoi e gli occhioni chiari come quelli della madre, era l'esserino più perfetto che quell'amore avesse prodotto, come i suoi fratelli prima di lei. E quella paternità arrivata a un'età più matura, era quella che stava vivendo più consapevolmente perché se era pur vero che la vita era piena di incognite, non avrebbe più permesso che le sue paure lo allontanassero spiritualmente da chi amava più di tutto. Aveva capito che non poteva modificare un destino a volte avverso ma che era suo dovere e diritto godere delle cose belle che la vita gli donava, senza dover pensare troppo ai se e ai ma che condizionano le esistenze di ogni uomo.
Demelza, dopo il parto, era rimasta a letto per tutto il periodo che le aveva prescritto Dwight e Ross le era rimasto accanto, stando lontano dalla miniera e da tutto il resto. Si era stupito dell'arrendevolezza della moglie ma poi Demelza gli aveva spiegato che voleva godersi tutto di quella maternità giunta quando pensava che non sarebbero arrivati altri bambini e forse l'ultima per loro e che quindi rimanere a letto a poltrire con Bella era per lei un piacere che voleva vivere attimo dopo attimo.
Quando la piccola compì un mese, fu battezzata nella piccola Chiesetta di Sawle. Gli ospiti erano pochi, solo gli amici più stretti e Geoffrey Charles, tornato dall'accademia per l'occasione.
E così, fra Prudie, i fratelli di Demelza con le loro famiglie, Zachy, gli Enys, Pascoe, Bassett, Falmouth, il cugino, i fratellini e i genitori, la piccola Bella si apprestava in una domenica ventosa, a fare il suo ingresso ufficale nella comunità.
Mentre Demelza si preparava e aiutava Clowance e Jeremy a fare altrettanto, Ross uscì a fare due passi con la piccola, già vestita di tutto punto con un vestitino bianco in pizzo e una cuffietta del medesimo colore sulla testolina.
Camminando nel silenzio della scogliera, con la bambina fra le braccia avvolta in quella copertina che le aveva portato da Parigi e che lei adorava e che riusciva a tranquillizzarla e a farla dormire, raggiunse il punto dove tanti anni prima aveva portato Julia per mostrarle il mondo. E come allora strinse a se sua figlia, la baciò sulla testolina e in silenzio le promise che avrebbe vissuto e agito per lei e i suoi fratelli, perché fossero persone libere e felici. E che la loro sarebbe sempre stata una casa felice dove avrebbero regnato risate e amore e che non avrebbe permesso più a nessuna ombra di offuscare il sorriso bellissimo di sua moglie che gli aveva ridato vita, speranza, un futuro e una famiglia.
Bella si stiracchiò fra le sue braccia davanti a quel suo lungo monologo. E in quel momento giunse Jeremy a chiamarlo. "Papà, mamma ha detto di sbrigarti a tornare che si deve andare in Chiesa".
Ross si voltò verso di lui e Jeremy lo raggiunse. Gli poggiò il braccio sulle spalle rendendosi conto che in altezza gli arrivava alle spalle ormai e che quando era nato non gli aveva prestato molte attenzioni e non se n'era mai preso particolarmente cura. E nemmeno di sua madre... Quante cose erano cambiate, da allora. "Le nostre donne hanno finito di prepararsi?".
"Più o meno. Perché ci mettono tanto?" - chiese il bambino. "Noi in due minuti ci vestiamo!".
Ross sbuffò, arruffandogli i capelli. "Questo è uno di quei misteri del mondo femminile che non ci è ancora dato l'onore di conoscere".
Jeremy annuì. "Le femmine sono strane, anche Mary è strana. Il mese scorso giocavamo a fare il bagno al mare, gliel'ho chiesto l'altro giorno e mi ha urlato contro di ripassare fra sei giorni. Non ho capito il perché... Ma era arrabbiatissima davvero, tutto d'un tratto! Mi ha un pò stufato, meglio tornare a giocare coi maschi".
Ross coppiò a ridere, intuendo la natura femminile del problema. "Ahh Jeremy, facci l'abitudine, le donne nascono strane e strane rimangono tutta la vita. A volte si arrabbiano per cose che non comprendiamo ma in fondo non saremmo niente senza di loro".
"Io sto benissimo!".
Ross rise di nuovo. "Fra qualche anno la penserai diversamente".
"Non lo so. Per ora ho cambiato idea e le ho detto che non la voglio al rinfresco per Bella!".
"Non l'hai invitata?".
Jeremy incrociò le spalle. "No, è isterica!".
E in quel momento, vestita con un abitino rosso confezionato da sua madre, anche Clowance apparve all'orizzonte. "VI SBRIGATEEEEE?".
Bella sussultò davanti a quella voce squillante, Jeremy e Ross si guardarono negli occhi e dovettero ammettere che in fondo davvero, erano strane le donne. "Figliolo?".
"Sì".
"Anche tua sorella fra qualche anno diventerà strana, rassegnati".
"Anche Bella?".
"Anche lei, sì" - gli rispose, osservando la testolina mora della neonata.
E poi, insieme, tornarono a Nampara per andare tutti insieme in Chiesa.

...

La neonata si comportò tutto sommato bene e per tutta la cerimonia dormicchiò fra le braccia di sua madre. Come madrina fu scelta Morwenna e come padrino Dwight, due scelte atte a suggellare che per i Poldark gli amici e i parenti facevano tutti parte della loro famiglia.
Morwenna fu felice del suo ruolo e sembrava rinata. Ora era donna, moglie e madre nel senso pieno e bello della parola e la piccola Loveday, che ormai aveva un anno, coi suoi gorgoglii e versetti aveva intrattenuto e strappato un sorriso a tutti i partecipanti alla cerimonia.
Isabella-Rose Poldark fu consacrata a Dio nel pieno del sonno e nemmeno la benedizione riuscì a svegliarla. Solo la spinetta che si mise a suonare a fine cerimonia le fece aprire gli occhi, facendola girare incuriosita verso la fonte di quel suono.
Ross rise e Dwight suggerì che forse la sua figlioccia sarebbe diventata una cantante un giorno. O una pianista... Cosa che a Ross sembrò assurda.
Il banchetto a Nampara durò tutto il giorno in un allegro chiasso condito da dolci e portate succulente, musica, chiacchiere e bambini rumorosi che correvano ovunque.
Solo verso sera, all'imbrunire, Nampara trovò un alone di pace quando tutti se ne furono tornati a casa loro con la pancia piena e l'animo contento.
Demelza aveva dovuto ritirarsi in camera con la bambina per allattarla e Caroline, che con Dwight era rimasta per dare una mano a Prudie a sistemare la tavola, l'aveva seguita.
Sedute sul letto, la bionda ereditiera si sporse ad osservare la bambina. "Sono inquietanti, vero?".
"Chi?".
"Questi cosini urlanti e pieni di rughe... Non so come facciano ma riescono a farci affezionare a loro e poi se le cose vanno male, rimaniamo fregate".
Demelza le poggiò una mano sulla sua, cercando di darle coraggio. Comprendeva le paure di Caroline che si nascondevano dietro al suo ostinato cinismo, le capiva ed erano state anche le sue paure anche se per carattere, le aveva affrontate a suo tempo in modo diverso. "Anche con gli uomini è così. Quando ci innamoriamo di loro vediamo tutto bello ma poi ci fanno arrabbiare, preoccupare, soffrire certe volte... Ma in fondo siamo tutti legati dall'amore ed è questo che conta, in mezzo alle tempeste della vita".
Caroline abbassò il capo. "Vorrei avere la tua stessa filosofia di vita e non avere paura come te".
Demelza la guardò negli occhi. "Chi ti dice che non abbia paura?".
"I tuoi gesti, la tua serenità, la tua gioia mentre guardi tua figlia".
Demelza spostò Bella perché si attaccasse all'altro seno. "La amo e mi godo la gioia di averla e di averla conosciuta. Ma questo non significa che non abbia paura, ne ho sempre. Però non le permetto di rovinare il bello che la vita mi ha dato".
"E come fai? Come hai fatto a raggiungere questo modo di pensare dopo aver perso Julia?".
Demelza sospirò. "E' la vita, la dobbiamo solo accettare e certe cose non si possono cambiare. E' stato difficile all'inizio, soprattutto per Ross. E questo ci aveva allontanati e non gli aveva permesso di sentirsi davvero vicino a Jeremy quando è nato. Per molto questo... e altro... ci hanno divisi. Riaprire il nostro cuore a nuovo amore dopo una perdita è un grande salto nel vuoto ma io sono contenta di averlo fatto. E ora anche Ross. E' stato un lungo percorso ma ora eccoci quì" - concluse, baciando la fronte di Bella. "Caroline, abbi fiducia nella vita e nel futuro. Non potrà andare sempre male e dobbiamo essere pronti ad abbracciare il bene. Nessuno cancellerà il ricordo di Julia e Sarah ma noi, anche per loro, abbiamo il dovere di vivere. Se c'è qualcosa che le nostre figlie ci hanno insegnato, è che la vita è un privilegio non concesso a tutti".
Caroline ricambiò le sua parole con uno sguardo pieno di comprensione e ringraziamento. Lei e Demelza potevano apparire diverse come il giorno e la notte ma sicuramente erano l'esempio vivente che in amicizia, come in amore, spesso sono gli opposti ad essere perfetti insieme. E Demelza con la sua dolcezza e la sua filosofia di vita forse semplice ma sicuramente autentica, era quanto di meglio potesse capitare a una donna viziata, materiale e spesso cinica come lei. "Quindi, dovrò accogliere con gioia qualsiasi moccioso grinzoso la natura mi mandi?".
"Suppongo di sì!" - rise Demelza - "Ma magari non avrà troppe rughe, tu e Dwight siete tanto belli che...".
Caroline alzò un sopracciglio, ironicamente. "Sarebbe auspicabile che dopo nove mesi di inferno, il parto, i dolori e il povero Horace messo di nuovo da parte, il pargolo o la pargola si degnino quanto meno di essere carini e presentabili".
Demelza rise di nuovo. "Faglielo sapere e detta le tue condizioni, quando accadrà!".
Caroline si morse il labbro, indugiando. In realtà erano alcune settimane che lei e Dwight volevano rendere partecipi Demelza e Ross della loro novità ma con la nascita di Bella non volevano offuscare quello che era a tutti gli effetti il momento dei Poldark. Ma ormai la festa di Battesimo era finita, gli ospiti se n'erano andati, i bambini dormivano, Prudie anche, completamente ubriaca, e in casa rimanevano solo loro due e al piano di sotto i loro mariti che confabulavano di chissà che. "Lo farò prima di andare a letto, allora...".
Demelza ci mise qualche istante a capire. "Cosa?".
"Questo discorsetto al marmocchio raggrinzito!".
La rossa la fissò, guardò il suo ventre e le mani che le tremavano e poi realizzò. "Caroline! Davvero? Da quando?".
L'amica, senza scomporsi, alzò le spalle. "Sono al secondo mese, l'intruso dovrebbe nascere a fine anno o al massimo a gennaio. Dwight, che vuoi che ti dica? E' tornato ispirato dalla Francia probabilmente e in quattro e quattrotto mi sono trovata incinta e senza possibilità di fuga!".
Gli occhi di Demelza si inumidirono dall'emozione e dalla gioia. Dwight e Caroline avevano sofferto così tanto e ora si meritavano tutto il bene e la fortuna del mondo. La abbracciò, commossa. "Oh amica mia...".
Caroline, imbarazzata, tossicchiò. "Ecco, ora potresti farmi il grande piacere di non piangere? Odio i momenti commoventi e ho dovuto ribadirlo pure a Dwight quando gli ho dato la notizia e si stava per mettere a fringare come una fontana francese. Gioiamo ma con cautela. In fondo potrebbe andar male. O potrebbe essere un marmocchio brutto e raggrinzito".
Demelza la abbracciò di nuovo, captando ancora una volta una difesa in quel cinismo ostinato. "Andrà bene. E sarà un bambino favoloso".
"Ne sei sicura?".
"Convintissima".
Caroline le sorrise. "Attenta a quello che dici! Se mi esce un mostriciattolo, te lo rifilo!".
Demelza scoppiò a ridere, contenta come se a essere incinta fosse stata lei. "Giuda Caroline, se sarà maschio lo faremo sposare con Bella. Se sarà femmina, saranno amiche come noi... Comunque vada, sarà una nascita che porterà gioia ad entrambe le famiglie".
Richiamati da quel frastuomo, Ross e Dwight salirono di sopra.
"Che succede? Fate più baccano di Bella quando strilla per la fame".
Caroline si avvicinò a Dwight, prendendolo sotto braccio. "Puoi smetterla di fare il finto tonto e l'indifferente e dare la notizia a Ross. Io ho già vuotato il sacco con Demelza".
"Car...Caroline?" - balbettò il medico.
Ross, che non ci capiva un accidente, guardò Demelza. "Amore mio...?".
La moglie sospirò, Caroline rise e Dwight si schiarì la voce. "Pare che a breve ci sarà un altro Battesimo".
Ross si grattò la cicatrice. "Di chi?".
Demelza scoppiò di nuovo a ridere, Ross per certe cose aveva l'intuito di un bradipo.
Caroline guardò Dwight, spronandolo a continuare. Ma anche lui sembrava aver smarrito il senso della ragione e quindi, come al solito, era la donna a dover fare tutto il lavoro. "D'accordo, a breve un nuovo, piccolo, rugoso e rumoroso Enys arriverà a detronizzare il povero Horace".
Ross si guardò attorno, poi osservò Dwight. "Quindi...?".
"Sì Ross" - si insinuò Caroline. "Certo che vista la tua persipacia, mi chiedo se non siano folli quelli del Governo ad averti scelto come spia".
Ross comprese, capì e la gioia superò tutto il resto come del resto era stato poco prima per Demelza. "Già, devono essere davvero folli! E io sono il più felice fra gli amici" - disse, abbracciando Dwight e Caroline. "Congratulazioni, amici miei".
La vita aveva trionfato, di nuovo. E stavolta - e tutti ne erano certi - non avrebbe tirato nessuno scherzo mancino.


  
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