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Autore: Angie_Dreyar    11/04/2021    1 recensioni
Brevi song-fic su diverse coppie:
1.Perfect (Natsu/Lucy)
2.Il cielo nella stanza (Laxus/Fried)
3.Thank you for loving me (Gray/Juvia)
4.Echo (Cobra/Kinana)
5.Musica cicatrene (Laxus/Fried)
6.My immortal (Zeref/Mavis)
7.La notte di San Lorenzo (Natsu/Lisanna)
8.Demons (Rogue/Minerva)
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fried/Laxus, Gray/Juvia, Natsu/Lucy, Rogue/Minerva, Zeref/Mavis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota: i versi riportati sono presi dalla canzone La notte di San Lorenzo di Murubutu, il link scritto sotto al titolo riporta alla canzone originale. Per Sissi1978, spero ti piaccia. Buona lettura <3
 

La notte di San Lorenzo (Natsu/Lisanna) -Murubutu

 
Osservò gli stendoni, gli sembrava fosse tutto a posto per la sagra che avrebbe avuto inizio quella sera. Natsu si avviò verso le cucine, un po’ per rubare qualcosa da mangiare, un po’ per controllare che fosse tutto a posto. Entrò nella piccola stanzetta e, notando che Erza non c’era, ne approfittò per allungare una mano e prendere una manciata di patatine. Se le ficcò in bocca ma quando cominciò a sgranocchiare Kinana si voltò verso di lui.
 
«Natsu, che ci fai qua?» gli chiese.
 
«Controllo che sia tutto a posto» rispose lui dopo aver deglutito, sorridendo divertito. Tanto sapeva che lei non se la sarebbe presa con lui per aver preso una manciata di patatine.
 
«Lo sai che è tornata Lisanna?» gli chiese però la ragazza. Il cuore di Natsu smise per un attimo di battere e alzò sorpreso lo sguardo verso Kinana. Aprì la bocca per chiederle qualcosa ma non uscì nemmeno un verso e poco dopo sentì il cuore ricominciare a battere all’impazzata.
Lisanna era lì.
La sua più cara amica con cui aveva passato tutta l’infanzia. La ragazza che a sedici anni si era trasferita nella capitale di un altro paese a causa del lavoro di sua sorella. La ragazza che aveva segretamente amato il primo anno di superiori per poi vederla andare via. Erano passati anni dall’ultima volta che l’aveva vista, in realtà erano passati anni dall’ultima volta che l’aveva sentita. Lisanna era tornata in paese a diciotto anni, ma a quel tempo Natsu era stato troppo occupato con Lucy per poter passare del tempo con lei. E se n’era pentito, eccome se se n’era pentito. Da quella volta erano passati sei anni. Sei anni di nulla.
«Ha detto che rimane per tutta la sagra» gli disse Kinana. Natsu deglutì a fatica, poi la ringraziò chiedendole se sapesse dove fosse. La ragazza non lo sapeva, ma Magnolia era un paesino piccolo, sicuramente l’avrebbe trovata solo girando per le vie. Così Natsu si avviò per le strade, alla ricerca della sua vecchia amica. Molte volte aveva pensato a lei, aveva pensato di scriverle o di chiamarla, ma poi cosa le avrebbe detto? In fin dei conti non si vedevano da anni. Girò per il paesino in lungo e in largo ma non la trovò, e sbuffò seccato. Dove si era andata a cacciare? Improvvisamente un ricordo lo colpì e velocemente si avviò raggiungendo la casa del vecchio Makarov.
 
E quindi adesso sei tornata a salutare nel paese
Poi tra poco te ne parti per tornare via
E ti ricordi il punto esatto oltre la siepe
Dove il sole va a svanire oltre le linee della ferrovia
Vero, qua è tutto uguale, per questo è perfetto
Per questo che alla notte sembra una magia
 
Salì la collinetta dietro la casa e sorrise a vedere che Lisanna era lì, nel loro posto, seduta sopra al tetto di quella casetta. Salì sul tetto e una tegola traballò sotto al suo piede, la ragazza si voltò di scatto.
 
«Natsu!» esclamò con un candido sorriso. Natsu sorrise a trentadue denti, avvicinandosi e osservando i cambiamenti dall’ultima volta che l’aveva vista. Si era sicuramente fatta più donna, aveva un velo di trucco ma i capelli erano sempre corti, le curve sotto la maglietta si erano accentuate. Gli venne istintivo abbracciarla e stritolarla tra le proprie braccia, solo un attimo più tardi si chiese se fosse davvero il modo giusto per salutarla dopo sei anni, e si pentì della propria impulsività. Quando però sentì la risata cristallina della ragazza sorrise sollevato.
 
«Lisanna, da quanto tempo» disse sciogliendo l’abbraccio in un sorriso enorme.
 
«Ti sei alzato ancora di più?» domandò lei inclinando la testa di lato.
 
«No, sei tu che sei una nana» la prese in giro Natsu e ringraziò il fatto che fosse facile parlare con lei senza imbarazzo, nonostante tutti gli anni passati. Lei ridacchiò e gli tirò un pugnetto sul braccio fingendosi offesa, per poi però sorridere e poggiare le mani dietro di sé. Natsu la osservò per un attimo mentre l’aria fresca le muoveva leggermente le ciocche chiare.
«Quindi ora sei una di quelle cittadine con la puzza sotto il naso?» le domandò. Lisanna ridacchiò.
 
«Grazie per la considerazione, Natsu» lo rimbeccò. Il ragazzo sorrise. No, non era diventata una di quelle cittadine fastidiose. Lo vedeva subito, dal sorriso sincero e non altezzoso, dall’espressione morbida, dalla comoda maglia che indossava sopra ai jeans e a un paio di scarpe da ginnastica.
 
«È strano vederti qua dopo tanti anni» disse lui sincero «Allora, come te la passi a Crocus?» le domandò. Lisanna cominciò a raccontargli di come aveva finito l’università, grazie al lavoro di modella di sua sorella. Gli rivelò che anche lei aveva posato ogni tanto per guadagnare qualcosa e che ora poteva lavorare come veterinaria. Allo stesso modo Natsu le raccontò cos’aveva fatto a Magnolia e le novità che si era persa in tutti quegli anni. Parlarono a lungo, finché il sole non cominciò a calare all’orizzonte.
E poi, arrivò il momento dei ricordi
 
Non respiro ed è il vento fra le vigne e il frumento
Il cuore a mille nel petto
Correvamo fino alla follia
Illuminati di gioia sopra i muretti a secco
E noi così felici da lasciar la scia
 
Fu il momento dei “Ti ricordi quando giocavamo in mezzo al campo del vecchio Makarov?”, dei “Ti ricordi quando dovevamo scappare perché gli avevamo rovinato il radicchio?”, dei “Ti ricordi quando sei caduta dall’albero sbucciandoti tutte le ginocchia?”, e più parlavano, più i ricordi riemergevano e più le loro risate crescevano.
 
E notti di brezza, salivamo su in vetta
Contavamo le lampare là lontane delle barche in pesca
Ascoltavamo le campane raccontare le montagne
Mentre il buio ci parlava con l'astronomia
 
Lisanna rise di gusto quando Natsu le ricordò di come avevano liberato le galline della vecchia Polyushka, correndo poi in fretta per le colline per scappare dalla sua furia. Fu in quel momento che sentirono una voce di sotto, i due ragazzi si sporsero dal tetto per vedere Laxus.
 
«Siete cresciuti ma non di testa, vi si sente fin da sotto, razza di idioti» disse loro brusco come al suo solito. I due ragazzi si scambiarono un’occhiata complice e poi scesero di sotto. Lisanna abbracciò Laxus e si scusò per le chiacchiere ad alta voce, ma il biondo non pareva incazzato. Anzi, aveva un’espressione divertita sul volto.
«Prendo io il tuo turno in sagra» disse a Natsu. Il ragazzo gli sorrise grato e poi si voltò verso Lisanna.
 
«Andiamo a mangiare due porzioni di gnocchi ciascuno come una volta?» le propose.
 
«Certo! E voglio fare la pesca» rispose subito lei. I due ragazzi ridacchiarono e si avviarono verso la sagra al centro del paese, riprendendo come ai vecchi tempi a girare assieme. Esattamente come quando da bambini superavano la fila facendo gli occhioni dolci per guadagnarsi un piatto di patatine fritte in più.
 
E all'armonia di quel mondo bastava un secondo
Un equilibrio lieve a cui servivi tu
Per sentirci su un dondolo su tutto il mondo
Ci dicevamo piano "Non cresciamo più"
 
Si sedettero a un tavolo mangiando assieme e si unirono anche Cana, Levy e Gray. I ragazzi di Magnolia raccontarono tutte le novità, di come anche Cana avesse messo la testa a posto, di come Gray fosse riuscito a trovare una ragazza che gli sciogliesse il cuore e di come Levy si fosse fidanzata con un rockettaro. Le raccontarono di tutto e di più e dopo di che Natsu e Lisanna si fiondarono alla pesca, come al loro solito. La fortuna decise di non girare quel giorno e si ritrovarono con solo un pacchetto di caramelle dopo aver speso almeno una decina di euro.
 
«Che schifezza» commentò Lisanna con una smorfia, aprendo il pacchetto prendendo una caramella e tendendolo poi verso Natsu, che ne prese tre ficcandosele in bocca. In quel momento il ragazzo rivide sé stesso bambino e una nostalgia lo avvolse. Era contento di vedere lì Lisanna, contentissimo, sembrava non fosse passato nemmeno un giorno, ma sapeva anche che tutto sarebbe finito, che lei sarebbe tornata in città e lui sarebbe rimasto lì. Ma forse, forse lui avrebbe potuto trasferirsi con lei. Non era un ragazzo di città, ma per lei lo avrebbe fatto.
 
Dai, prendi e dai, e forse lo sai
E cosa ne sai
'Ste notti non torneranno mai
E questi anni sulla loro scia
E vedi, vedi, vedi
Come vedrai, come vedrai
Le stelle non moriranno mai
 
«Ti ricordi quando da piccoli andavamo a vedere le stelle cadenti?» domandò Lisanna a un tratto. Natsu si riscosse dai propri pensieri e annuì. Assieme decisero di tornarci, d'altronde quella era la serata di San Lorenzo e loro avevano il loro posto in cima alla collina per osservarle meglio.
 
***
 
Si sentivano solo i grilli attorno a loro. I due ragazzi erano distesi l’uno accanto all’altra nell’aria della notte. Il cielo sopra di loro era luminoso per la quantità di stelle che si vedevano, ogni tanto passava una scia luminosa e si affrettavano a indicarla anche all’altro. Esattamente come quando erano bambini.
 
Sotto un nero d'inchiostro, luna in cielo e d'avorio
Frugavamo dentro il buio, fra i lumi del cosmo
Cercatori di comete nei feudi dispersi
Ladri di Perseidi nel cielo d'agosto
E noi bambini del posto salivamo oltre il bosco
Scalavamo col fiatone per guidar la fila
Come per prenderci il nostro, il primo posto del borgo
O per vedere Orione appena più vicina
 
Faceva male ripensare a quei momenti, sembrava quasi di essere tornati dei bimbi. Faceva male sapere che quella sera era solo qualcosa di fugace, che si sarebbero limitati a ricordare i vecchi tempi per poi tornare ognuno alla propria vita. A Natsu faceva male. Si voltò verso Lisanna, osservando il suo volto e i suoi occhi luminosi che fissavano la volta celeste.
 
Ed ogni anno che ritorni
Quei ricordi li ritrovo ancora intensi
Come ieri dentro agli occhi tuoi
 
Chissà cosa sarebbe successo se lei fosse rimasta lì.
 
Cosa saremmo diventati dopo i giochi ed i diplomi
Forse sposi e chissà ancora, chissà ancora poi
Tu ti sei fatta grande, hai un lavoro e due soldi
E adesso che tu vivi in una gran città
Io sto ancora qui scalzo, felice come in quei giorni tra i monti
Io ho sempre quella stessa età
 
Solo di una cosa era certo, quelle notti non sarebbero mai tornate.
 
«Mi manca Magnolia» disse Lisanna a un tratto.
 
«A me manchi tu» disse Natsu quasi in un soffio. La ragazza si voltò con gli occhi sgranati e Natsu le sorrise dolcemente, allungò una mano sui suoi capelli e glieli scostò dal volto.
«Mi manca correre con te per i prati, mi manca scherzare con te, mi manca anche sentirmele per quanto sono stato impulsivo. Mi manca tutto» le disse. Era sincero, forse patetico, ma voleva che lo sapesse. La ragazza gli sorrise e si voltò sul fianco.
 
«Mi manchi anche tu» sussurrò. E quando Natsu avvicinò il proprio volto a quello della ragazza unendo le loro labbra in un dolce bacio, che nulla aveva a che fare con quelli che si scambiavano da bambini, fu come se il cielo li avesse sentiti. Una cascata di comete piovve sopra di loro, ma nessuno dei due poteva vederle, avevano entrambi uno spettacolo molto più bello a cui partecipare.
 
***
 
«Quindi… torni a casa?» domandò Natsu tre sere dopo, quando ormai anche l’ultimo giorno di sagra si era concluso. Lisanna gli sorrise dolcemente.
 
«Beh, mi tocca» rispose. Natsu avrebbe voluto chiederle di rimanere, in fin dei conti si erano divertiti in quegli ultimi giorni. Ma non poteva farlo. Pensò seriamente di trasferirsi a Crocus, non importava dove, voleva stare con lei, voleva almeno provarci prima di lasciarla andare di nuovo. Stava per dirglielo ma Lisanna lo precedette.
«Tornerò. Ho parlato con Alzack, ho un posto come veterinaria qua» gli disse. Natsu sgranò gli occhi.
 
«Intendi…?».
 
«Intendo che mi trasferirò» sorrise Lisanna.
«Il trasferimento sarà un po’ lungo, devo trovare un posto e portare qua tutta la mia roba, un mesetto e…» Natsu non la fece continuare, afferrandola per la vita sollevandola da terra e facendola girare. Lisanna ridacchiò divertita. A Natsu non poteva importare di meno quanto ci avrebbe messo a tornare, l’importante era sapere che sarebbe di nuovo stata lì.
 
Passi un giorno, un anno intero
Tanto mi ritroverai
 
 
 
 
 
***********
Nota: è uscita più lunga di quanto avevo previsto, ma spero che ai fan della Nali sia piaciuta. Personalmente preferisco la Nalu e la Bixanna, anche perché vedo Natsu e Lisanna più come amici. Volevo comunque provare a scrivere qualcosa su loro, è stata la canzone a darmi l'ispirazione. Un bacio a tutti e grazie a voi che avete letto <3
Angie
   
 
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