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Autore: The_Storyteller    12/04/2021    0 recensioni
Londra, 1868. Anna Wilson è la classica ragazza di buona famiglia: colta, beneducata, in attesa che il suo fidanzato le faccia la fatidica proposta.
Tutto normale… o forse no.
Una strana ferita, il mistero delle ricerche di suo padre e il caotico quanto affascinante leader dei Rooks avvicineranno Anna alle vicende degli Assassini, e scoprirà l'antico legame che la lega a loro.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evie Frye, Henry Green, Jacob Frye, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni domenica mattina, la famiglia Wilson assisteva alla messa nella cattedrale di St. Paul; quel giorno, inoltre, coincideva anche con la confessione mensile a cui tutti i membri della famiglia dovevano partecipare, ovviamente su insistenza della signora Wilson.
E mai come quella domenica Anna sentiva l’urgenza di confessarsi; persino il primo appuntamento dal sarto di qualche giorno prima, per le prime prove dell’abito da sposa, non era riuscito a farle dimenticare l’incidente del bagno.
Una volta terminata la messa, Mary Jane attese coi figli che il loro confessore, padre Johnson, finisse di sistemare i paramenti religiosi. Il parroco li vide e sorrise cordialmente, per poi far loro un cenno e dirigersi al confessionale.
- Vai prima tu, Theodore- lo esortò la madre. Il ragazzino ubbidì, ma nel giro di due minuti aveva già finito.
Seguì il turno di Charlotte, anche lei molto breve, quindi fu il turno di Anna, che si avvicinò al confessionale di legno scuro e prese posto sull’inginocchiatoio.
Padre Johnson, nonostante si trovasse dall’altra parte, era ben visibile da dietro la grata della struttura: era un vecchio prete dall’aria gentile, sempre pronto a dare consigli anche se non riguardanti la religione.
Fece le formule di rito, quindi si rivolse alla ragazza: - Che cosa mi racconti oggi, figliola?-
Anna fece un respiro profondo, temendo la reazione del prete per ciò che voleva confessargli: - Io… ho avuto pensieri… impuri- mormorò, sentendosi già arrossire le guance al ricordo delle sue fantasie.
- In che senso?- chiese il parroco.
“Cos’è tutta questa curiosità?” si chiedeva Anna, sempre più imbarazzata.
- Ecco, padre, nel senso che… ho immaginato di avere un incontro… “intimo”… con un uomo…- farfugliò, tentando di balbettare il meno possibile.
Padre Johnson rimase in silenzio, ma la sua espressione rimaneva gentile: - Se ricordo bene sei fidanzata, giusto? Devi sapere, figliola, che è normale essere curiosi verso alcuni argomenti, anche se profani. D’altronde, nostro Signore ci ha comandato di procreare e diffondere la sua sacra Parola. Non preoccuparti, dunque, sarà qualcosa di normale che farai con tuo marito.-
Anna si sentiva tremare le mani, ma si obbligò a ribattere: - Il punto è che… non era con il mio fidanzato…-
Un’altra lunga pausa, e stavolta il prete appariva sorpreso: - Questo… complica un po’ le cose, figliola. E chi è quest’altro uomo? È reale o una fantasia?-
“Dio dammi la forza…” invocò la giovane nella sua mente, ma rispose sinceramente: - Quest’uomo esiste davvero, padre. Lo conosco da circa due mesi o poco più. Diciamo che fa un “lavoro” pericoloso, giusto per farvi capire che non è un uomo comune.-
- E com’è come persona?- domandò il prete.
Sospirò: - È impulsivo, testardo, ai limiti della sfrontatezza. Sempre con la battuta pronta, come se non prendesse sul serio la situazione in cui si trova. Ma è anche coraggioso, altruista, pronto a difendere chi è più debole… e ogni volta che mi guarda con quei suoi occhi…- sorrise senza accorgersene.
Padre Johnson la osservò attentamente, meditabondo, quindi fece un cenno col capo: - Mi par di capire che ti senti attratta da quest’altro uomo, e questo turba il tuo cuore. Ho indovinato?-
La giovane annuì, quindi il prete la assolse dal suo peccato: - Rivolgi le tue preghiere a nostro Signore, che consola e guida sulla giusta via. Vedrai che saprai cosa fare- le disse, congedandola.
Anna stava per andarsene, quando le venne in mente un’ultima domanda: - Una curiosità, padre. Per caso esistono delle rovine della chiesa antica?- chiese, ricordando la sua visione alla fabbrica in fiamme.
- Beh, figliola, la chiesa è stata distrutta e ricostruita varie volte durante i secoli. In effetti c’è qualche resto sotto la cripta, ma ovviamente non sono visitabili. Come mai questa domanda?-
La giovane scosse il capo: - Solo una mia curiosità.-
 
Quel pomeriggio Anna si sentiva carica e determinata. Camminava velocemente verso la stazione di Charing Cross, temporaneo covo degli Assassini; salì le scale che portavano alle banchine e cercò il loro treno, quindi si avviò a passo sicuro verso uno dei vagoni centrali.
Bussò alla porta della carrozza e venne accolta da Henry.
- Miss Wilson, che sorpresa vedervi qui! Come state?- le chiese gentilmente.
- Buongiorno anche a voi, signor Green. Io sto bene, come spero anche voi.-
- Se vi riferite all’ultima volta col vostro fidanzato, state tranquilla, è acqua passata. Cosa posso fare per voi?- replicò l’indiano, facendola entrare.
Anna osservò l’arredamento del treno, che nonostante gli spazi ristretti trasmetteva un’atmosfera accogliente e a suo modo elegante.
- Dovrei parlare con Jacob… volevo dire il signor Frye, a proposito del lavoro di mio padre- spiegò, correggendosi all’ultimo.
Ad Henry non sfuggì quel dettaglio e accennò a un sorriso: - Vado subito a chiamarlo.-
Anna si accomodò sul divanetto, e dopo pochi secondi venne raggiunta dal giovane Frye.
- Jacob! Come stai?- gli chiese appena lo vide.
L’uomo sorrise: - Tutto bene, grazie. Anche se Evie mi ha fatto una ramanzina memorabile- scherzò - Tu, invece? Come mai da queste parti?-
- Sono qui per riscuotere il mio favore- rispose determinata.
Incuriosito, Jacob si sedette al suo fianco e le chiese di cosa si trattasse.
- La mia “fonte” mi ha detto che sotto la cattedrale di St. Paul si nasconde un oggetto che potrebbe rivelarsi utile per le ricerche di mio padre. E ho bisogno che mi accompagni- spiegò.
Jacob rifletté per qualche secondo: - Vuoi esserci anche tu?- chiese sorpreso.
Anna si stropicciò un lembo della gonna: - So che può suonare pretenzioso, ma sono l’unica che può trovare questo oggetto. È strano, sono la prima ad ammetterlo, ma devo esserci di persona.-
Abbassò gli occhi, pregando nella mente che Jacob non pensasse male di lei, poi sentì la mano dell’uomo sulla sua spalla. Alzò lo sguardo su di lui, rassicurata dal suo sorriso.
- Adoro le donne determinate. Qual è il piano?-
 
Due giorni dopo, in piena notte, un uomo incappucciato si avvicinò al muretto della casa dove vivevano i Wilson. Si guardò attorno, circospetto, e dopo essersi accertato che non c’era nessuno scavalcò la recinzione ed atterrò sul prato. Andò verso il retro dell’edificio, studiando con attenzione le finestre del primo piano. Trovò la finestra giusta e si arrampicò agilmente sul muro, fino ad aggrapparsi al davanzale.
Jacob bussò al vetro, in attesa di una risposta, ma ci fu solo silenzio. Bussò appena un po’ più forte, sperando che stavolta bastasse.
- Anna? Sei sveglia?- sussurrò, poi finalmente la finestra si aprì. La ragazza si affacciò verso di lui, stropicciandosi gli occhi.
- Scusa, non sono abituata ad essere sveglia a quest’ora- si giustificò, sbadigliando.
- Dai, entra. Devo sistemare un paio di cose.-
Si spostò per permettere a Jacob di entrare, poi prese una borsa e controllò il suo contenuto per l’ennesima volta.
Jacob osservò distrattamente la camera della ragazza, per poi posare gli occhi su quest’ultima.
- Dove hai trovato quegli abiti?- chiese divertito: la giovane indossava una camicia maschile di almeno due taglie più grandi, con le lunghe maniche tirate indietro tre o quattro volte; anche i pantaloni erano più larghi del suo corpo, e le numerose cuciture testimoniavano il tentativo di stringerne la vita.
- Sono vestiti di quando mio padre era più giovane. Purtroppo era già robusto ai tempi…- spiegò Anna mentre si sistemava la treccia sotto un cappello.
- Ok, sono pronta- esclamò a bassa voce, indossando una giacca.
- No, manca ancora qualcosa- replicò Jacob, tirando fuori qualcosa dalla tasca e porgendo ad Anna un paio di guanti di pelle.
- Me li ha prestati Evie, e li rivuole indietro in ottima forma- spiegò facendole l’occhiolino.
La giovane indossò i guanti, apprezzandone la resistenza all’esterno e la morbidezza all’interno, quindi fece un cenno di assenso a Jacob.
L’uomo lanciò la corda dal davanzale fino al muretto in basso, calandosi dalla finestra. Anna diede un ultimo sguardo alla sua stanza, comoda e sicura, per poi seguire l’Assassino nella loro missione notturna.
 
Anna e Jacob raggiunsero la chiesa senza incontrare nessun ostacolo. Si portarono verso il retro della cattedrale, dove l’Assassino sperava di trovare l’ingresso secondario che aveva scoperto studiando alcune mappe dell’edificio. Trovò finalmente una porticina, e illuminato dalla lanterna retta da Anna cominciò a forzare la serratura.
La giovane udì un corvo gracchiare vicino. Osservò l’uccello e sorrise: Eivor era con lei.
Un ultimo colpo di grimaldello e finalmente la porta si aprì.
- Dopo di te- fece Jacob, invitando la ragazza ad entrare nella chiesa.
Nonostante il buio, Anna rimase comunque affascinata dall’architettura neoclassica della cattedrale, osservando alla tenue luce della lanterna le immagini dipinte e i decori di pilastri e capitelli.
Scosse la testa, concentrandosi sul motivo della sua presenza lì; seguì quindi Jacob nella zona posteriore all’altare, dove una piccola porta di metallo bloccava l’accesso alle rovine. L’Assassino armeggiò nuovamente con il grimaldello, e dopo qualche minuto anche la seconda porta era aperta. Scesero alcuni gradini e proseguirono per un lungo corridoio, fino a raggiungere un’enorme sala sotterranea dalla quale partivano altri percorsi.
- Da che parte dobbiamo andare?- chiese Jacob.
Anna si guardò intorno smarrita, quando udì una specie di sussurro nella sua testa.
“Eivor, sei tu?” chiese alla voce. Altri sussurri, ma nessuna risposta. Anna chiuse gli occhi: “Sono dove mi avevi detto di andare, ma non so la via. Ho bisogno della tua guida.”
Quando riaprì le palpebre, la ragazza rimase sgomenta: davanti a lei, come fosse una specie di fantasma, l’ombra azzurrina della vichinga le sorrideva, per poi incamminarsi verso uno dei corridoi.
- La vedi anche tu?- disse Anna emozionata, rivolgendosi a Jacob, ma l’uomo la guardava confuso.
- A dire il vero no, non vedo nulla di strano…- replicò, per poi avvicinarsi a lei per studiarle il volto: - Non so come, ma hai una specie di luccichio negli occhi. Devo preoccuparmi?-
Anna scosse la testa, per poi seguire l’ombra di Eivor nel dedalo delle rovine della chiesa: attraversarono vari pertugi, scavalcando muri caduti o crepati dal tempo, fino a raggiungere una piccola stanza con al centro una struttura di pietra.
- Che razza di posto è questo?- domandò Jacob, ancora impressionato dal fatto che fossero riusciti ad orientarsi in quel luogo.
Anna si avvicinò al blocco di pietra, notando un pesante coperchio.
- È una tomba. Guarda Jacob, c’è qualcosa qui- esclamò, per poi estrarre un grosso pennello dalla borsa e spolverare le incisioni sul sepolcro. Vi erano delle scritte, sia in norreno che in latino.
La giovane studiò le lettere, e grazie al dono di Eivor riuscì a decifrarle e a leggerle: - “Qui riposano Erke Bodilsson e Stowe di Lunden, intendenti della città. Che gli dei li accompagnino insieme nel loro ultimo viaggio, così come hanno fatto in vita”.-
Jacob si lasciò scappare un fischio di ammirazione: - Notevole. E l’oggetto in questione si troverebbe qui?-
Anna osservò la tomba, temendo l’inevitabile: - Credo proprio che dovremo aprire il sarcofago.-
I due si misero ai lati opposti del coperchio e cominciarono a spingerlo via; fecero molta fatica, ma alla fine riuscirono a spostarlo abbastanza da scoprire il suo interno.
Presero le lanterne e osservarono la tomba: la luce rivelò due scheletri posti uno di fianco all’altro, con i crani che sembravano guardarsi a vicenda. Uno dei due era affiancato da un arco e una faretra piena di frecce, l’altro invece teneva in mano una spada. Ma ciò che colse l’attenzione di Anna e Jacob furono le loro mani intrecciate, sopra alle quali si trovava una scatola di medie dimensioni.
La giovane prese delicatamente il contenitore, dando un’ultima occhiata ai due scheletri, e lo mise nella sua borsa.
- Ora rimettiamo a posto, poi possiamo andare- disse a Jacob. Sistemarono il coperchio com’era prima e finalmente ripresero la via per il ritorno.
 
Assicurandosi di non aver lasciato tracce, Anna e Jacob uscirono dalla cattedrale. Entrambi fecero un respiro profondo, godendosi l’aria fresca della notte.
- Secondo te cosa c’è dentro quella scatola?- chiese l’uomo.
Anna soppesò la borsa, valutando il peso del contenitore: - Visto che era nella tomba di due guerrieri, potrebbe essere un paramento militare, oppure un utensile che usavano in vita. Ma puoi star certo che una volta a casa studierò cosa contiene e ti dirò tutto- rispose.
- Io non credo proprio.-
Dinnanzi a loro, un gruppo di quattro Templari stava in mezzo alla strada, bloccando il passaggio. Il loro capo, che aveva parlato prima, avanzò minaccioso verso i due: - Ora, cara la mia donzella, tu mi darai la tua borsa senza fare storie, e ti prometto che potrai andartene senza problemi.-
- E io, scusa?- intervenne Jacob, ironico.
Altri Templari estrassero delle pistole, fornendo una chiara risposta all’Assassino.
- Simpatici come sempre… e comunque ce l’ho io l’oggetto che state cercando- replicò Jacob, portando la mano dietro la schiena.
Anna lo guardò confusa, ma l’uomo le fece un cenno con la testa.
- Ti teniamo sotto tiro, perciò non fare scherzi- lo minacciò il Templare.
Velocemente, Jacob estrasse un oggetto metallico da dietro la giacca, e prima che i Templari potessero reagire lanciò la bomba fumogena in mezzo a loro.
- Corri!- gridò ad Anna, e i due scapparono a gambe levate allontanandosi dalla cattedrale. Corsero più in fretta che potevano, sperando che i Templari non riuscissero a ritrovarli; purtroppo per loro, i quattro sgherri ritrovarono presto le loro tracce.
Jacob vide con gioia una carrozza e, presa la ragazza per mano, corse verso il veicolo e saltò al posto di guida, spronando il cavallo con le redini.
- Come facevano a sapere che eravamo lì?- chiese Anna terrorizzata, notando che anche i Templari si erano procurati un paio di carrozze.
- Ottima domanda, ma ne parleremo dopo!- ribatté Jacob, sentendo i primi colpi di pistola dei loro inseguitori.
L’Assassino continuò a spronare il cavallo, tentando di allontanarsi il più possibile dai Templari; si addentrò per vie strette e tortuose, nella speranza che le carrozze che li seguivano subissero dei danni.
Uno stridio di ruote e un botto, seguiti da vari imprecazioni, gli diede ragione, e anche Anna gli confermò che una delle carrozze si era schiantata contro un edificio; altri colpi di pistola, tuttavia, significava che l’altra era ancora integra, coi Templari superstiti sempre più decisi a raggiungerli.
- Quanto distano da noi?- chiese alla ragazza.
Anna si sporse appena, tentando di capire quanti metri li separassero: - Credo venti metri, non so. Non si capisce con questo buio!-
Jacob imboccò una curva, mentre il suo cervello pensava ad una soluzione per seminare definitivamente i Templari, quando notò un carretto contenente un enorme mucchio di foglie, sul bordo della strada. Era l’occasione perfetta.
- Al mio segnale saltiamo!- annunciò alla ragazza, che non riuscì a trattenere un’espressione terrorizzata.
- Sei impazzito?! Mi è già bastato il tetto!- protestò lei, ma non poté fare altrimenti: senza nemmeno avvisarla, Jacob la afferrò per la vita e insieme si lanciarono sul loro obiettivo.
Anna riuscì per miracolo a non gridare, mentre atterrava in mezzo alle foglie sul petto di Jacob.
Rimasero in attesa, in silenzio, finché non sentirono la carrozza dei Templari continuare la sua folle corsa nella notte londinese.
- Tutto bene?- chiese la ragazza, una volta recuperato il fiato.
- Abbastanza… Mi sa che mi sono preso una bella botta alla schiena- mugugnò Jacob, sotto di lei.
- Le tue soluzioni prevedono spesso il rischio di romperti l’osso del collo?- chiese ironica.
- Solo quando devo fare colpo su qualcuno…- replicò con altrettanta ironia.
I due rimasero in silenzio, poi scoppiarono a ridere, per quanto sommessamente. Anna pensò come fosse incredibile che Jacob riuscisse a trovare un motivo per farla sorridere nonostante la loro rocambolesca fuga.
Stava ancora ridendo, quando sentì la mano di Jacob vicino al suo orecchio, mentre le toglieva una foglia dai capelli; e fu solo in quel momento che notò quanto i loro volti fossero vicini.
- Forse… dovremmo andare- mormorò la ragazza sentendosi arrossire le guance.
Jacob le spostò una ciocca dal viso, continuando a guardarla negli occhi: - Temo proprio di sì.-
 
Proseguirono a piedi, fortunatamente senza più incontrare Templari. Anna non riusciva a capire come fossero riusciti a sapere della loro missione: - L’unico a cui ho chiesto informazioni è stato padre Johnson, ma mi conosce fin da quando sono nata! Non avrebbe mai rivelato queste cose ai Templari!-
Jacob rifletteva: - Forse è stato obbligato. Ad ogni modo, direi che è stata una missione produttiva. Oh, eccoci arrivati a casa tua.-
Come all’andata, l’uomo si assicurò che in strada non ci fosse nessuno, quindi aiutò Anna a scavalcare il muretto. Andarono verso il retro della casa e Jacob sparò il suo lancia corda sul davanzale della finestra, portandosi con sé la giovane.
Anna aprì la finestra lasciata precedentemente socchiusa e finalmente ritornò in camera sua. Si tolse il cappello e la borsa, nel mentre che Jacob la raggiungeva.
- Sono proprio curioso di vedere cosa c’è dentro- bisbigliò, osservando la ragazza mentre estraeva la scatola e la apriva delicatamente: alcuni involti di stoffa avvolgevano un oggetto lungo e stretto, che si rivelò alla fine essere un pugnale di foggia vichinga.
- È stupendo…- sussurrò Anna, girandosi l’arma tra le mani: lungo quanto il suo avambraccio, sulla lama presentava alcune scritte in runico e delle misteriose scanalature all’apparenza irregolari.
- Vedrò di capirci qualcosa, ci rivedremo non appena avrò novità- promise Anna, sempre bisbigliando.
- Aspetterò un tuo messaggio, allora- replicò Jacob, quindi si diresse alla finestra per andarsene.
- Alla prossima, Anna. E buonanotte- disse l’uomo con un piede già oltre la finestra.
Anna gli si avvicinò e, timidamente, gli baciò la guancia: - Buonanotte Jacob, e grazie per avermi aiutato- mormorò.
L’uomo rimase un attimo interdetto, ma un secondo dopo un enorme sorriso gli illuminò il volto. Si calò dalla finestra e superò di nuovo il muro di recinzione, poi salutò un’ultima volta la ragazza e si incamminò in direzione di Charing Cross, canticchiando fra sé e sé.
 
Dopo tutte quelle emozioni, Anna sentì tutta la stanchezza e la tensione accumulate appesantirle il corpo. Trattenendo alcuni sbadigli, si spogliò degli abiti del padre e li nascose nel suo armadio insieme al pugnale norreno, poi indossò velocemente la camicia da notte e si infilò sotto le coperte, godendosi finalmente un buon sonno ristoratore.
 
Anna correva nella foresta, impaziente di ritrovare Eivor. Giunse al solito posto nella radura e lì vide la norrena che la aspettava.
- Vedo che sei riuscita a trovare il pugnale- commentò la guerriera con aria soddisfatta.
Anna si lasciò scappare una risata: - Credo che quella sia stata la parte più facile della missione che mi hai affidato.-
Anche Eivor rise di gusto: - Synin mi ha riferito tutto. Quel Jacob è veramente incredibile, non trovi?- le chiese, punzecchiandola.
Persino nel mondo dei sogni Anna sentì le guance diventarle rosse d’imbarazzo, e tentò quindi di cambiare argomento: - Come hai conosciuto Erke e Stowe?-
Eivor divenne malinconica, quindi iniziò a raccontare: - Mi ero recata a Lunden per trattare un’alleanza con il governatore Tryggr. Alle porte della città incontrai Stowe alle prese con alcuni balordi che se la stavano prendendo con dei civili inermi, e aiutai l’intendente a dar loro una bella lezione. Purtroppo, più tardi scoprimmo il vile assassinio del governatore da parte dell’Ordine degli Antichi, e sul luogo dell’omicidio incontrai Erke già intento ad indagare. Per fartela breve, uccisi i responsabili e liberai la città dalle grinfie degli Antichi anche grazie a loro.-
Le fece segno di seguirla, ed Eivor guidò la ragazza verso alcune rocce, dove i fantasmi dei due intendenti chiacchieravano amabilmente tra loro.
- Furono alleati fedeli, anche se misi alla prova più di una volta il povero Stowe. Ma Erke era sempre insieme a lui, a sostenerlo con il suo amore.-
Anna fece un’espressione sorpresa, ma la norrena la anticipò: - So cosa pensa la tua religione sull’amore tra due persone dello stesso sesso, e lasciami dire che reputo questa cosa una totale idiozia. Dimmi, tu consideri più immorale due uomini che si amano o schiavizzare dei bambini in fabbriche che vanno a fuoco?-
Il silenzio della ragazza fu una risposta più che sufficiente, ed Eivor continuò a raccontare: - Dopo molti anni, quando Alfred era già diventato re degli anglo-sassoni, affidai a Erke e Stowe la custodia di un oggetto molto prezioso, che può essere trovato grazie a un pugnale che diedi loro. Lo stesso pugnale che hai trovato stanotte.-
- Che cosa gli affidasti?- chiese Anna incuriosita, ma un improvviso banco di nebbia investì le due donne, e la ragazza non riuscì più a vedere la guerriera.
- Pazienza, mia giovane sapiente. Quando sarà il tempo giusto, saprai tutto…- le rispose la voce lontana di Eivor, prima che sparisse nel nulla.
   
 
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