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Autore: mgrandier    12/04/2021    7 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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30. … risposte
 
Si è fatto lasciare a due isolati di distanza dalla sua meta e ha coperto l’ultimo tratto di strada a piedi, le mani affondate nelle tasche del giubbotto scuro, le dita strette sul velluto e lo sguardo che accarezza la serie di villette che sfilano, una dopo l’altra, ai lati della via. Conosce l’indirizzo, anche se non ha un ricordo ben preciso dell’abitazione a cui è diretto, e nella mente si sovrappongono solo immagini confuse, ritagli di video chiamate in cui lo sfondo era per lo più una camera da letto ricolma di libri di testo e appunti, tuttavia quando giunge di fronte all’edificio giusto, si ferma senza nemmeno aver bisogno di controllare che il civico sia quello corretto, perché i dettagli vengono a galla e si sovrappongono con l’immagine curata e tranquilla dell’abitazione degli Ozora.
Sfila gli auricolari e li fa scomparire in tasca, si guarda attorno e quando preme il tasto del campanello, il cicalino che ne segue si unisce ad un brivido che lo percorre dal collo fino alla base della schiena. Chiude per un istante gli occhi, stringe i pugni nelle tasche e poi solleva lo sguardo sul cielo incolore che sovrasta la città con la sua coltre fredda mentre inspira profondamente cercando di governare quella strana inquietudine che sembra essersi impossessata di lui.
Attende questo momento da settimane; non ha annunciato il proprio arrivo per regalarle la sorpresa di un rientro anticipato, ha cercato di immaginare il loro incontro più e più volte, senza riuscirci, mentre le idee diventavano confuse e le sensazioni si accavallavano, in un misto di desideri, bisogni e … timori; timori per quel disagio che lei non gli ha mai espresso, che intuiva e viveva lui stesso e che solo grazie alle parole di Tsubasa era divenuto qualcosa di reale e riconoscibile nei suoi modi a volte schivi e nella piega triste dei sorrisi con cui lo salutava ogni notte. Timore che qualcosa gli sia davvero sfuggito …
Quando la porta d’ingresso si muove, Genzo trattiene il fiato; il sorriso appena comparso sulle labbra muta in una espressione incerta e il respiro si spezza mentre dall’ombra del piccolo portico emerge una figura da cui non si aspettava di poter essere accolto. Serra le labbra, deglutisce; mentalmente, cerca di arrangiare alla meglio delle parole di cortesia mentre, immobile sulla soglia di casa propria, è l’altro a rompere gli indugi.
- Genzo Wakabayashi. – la voce è ferma e non sembra tradire nessuna emozione; Genzo riesce a sostenere lo sguardo con cui l’uomo lo scruta dopo aver pronunciato il suo nome, mentre di rimando accenna un leggero moto di conferma con il capo e l’altro riprende a parlare incrociando le braccia al petto – Immaginavo che prima o poi ci saremmo incontrati; come immagino che tu non sia qui per una rimpatriata tra compagni di Nazionale. –
Prende fiato, per un attimo sposta lo sguardo sul selciato regolare e lucido del breve vialetto che lo divide dall’ingresso dell’abitazione, e poi torna a puntarlo sul padrone di casa – Non posso darle torto, Capitano Ozora: sono qui per sua figlia, per Yuki. –
L’espressione del Capitano Ozora è imperscrutabile ma Genzo sente impellente il bisogno di resistere, di non mostrare incertezza di fronte a quell’uomo di cui riconosce il carattere forte anche nel silenzio che rimane in sospeso tra loro; sa di non essere atteso e, in un certo senso, teme pure di non essere il benvenuto, visto il modo con cui l’uomo ha prontamente tracciato i contorni della sua visita, tuttavia ha bisogno di arrivare a Yuki e, vista la situazione, non può che tentare di aprire un varco nella cortina che pare avere di fronte a sé, perciò azzarda – Yuki è in casa? Non sa del mio arrivo e io avrei voluto farle una sorpresa; se lei è d’accordo. –
Intuisce appena il moto con cui le dita della mano destra tamburellano sull’avambraccio sinistro mentre il Capitano sembra considerare il da farsi; poi Genzo lo vede annuire lentamente e arretrare di un passo, riaprendo il battente alle proprie spalle – Seguimi, forza. –
 
Lasciate le scarpe nel genkan[i], Genzo segue il Capitano Ozora in soggiorno e poi si siede sul divano che gli viene indicato, proprio di fronte alla poltrona dove prende posto il padrone di casa; non si guarda attorno, resta concentrato sull’altro e attende che sia lui a parlare.
- Mia figlia non è in casa. – esordisce infine il Capitano e Genzo intuisce immediatamente il fatto che sia stato fatto accomodare proprio per questa ragione – Tsubasa e Sanae l’hanno convinta a lasciare i libri da parte per una mattinata, per accompagnarli in un giro di acquisti. Sono riusciti in una impresa che ha dell’incredibile. – Asciutto e dritto al punto; anche nel sottolineare il fatto che Tsubasa si muova ufficialmente con Sanae, nonostante in questo caso si tratti di questioni che non riguardano direttamente lui.
Genzo soffia un leggero sospiro e annuisce appena, portando lo sguardo basso, sulle proprie dita intrecciate, sulle mani sospese tra le ginocchia; non sa esattamente come gestire il confronto con il padre di Yuki, né si era mai preparato alla possibilità di un colloquio diretto, eppure in questo momento si sente semplicemente come se attendesse questo incontro da tempo. Niente a che vedere con l’inquietudine con cui aveva immaginato di rivelarsi a Tsubasa, quando probabilmente l’incertezza era solo dentro il suo stesso animo, né con l’urgenza con cui poi lo ha realmente affrontato; ora non ha nulla da nascondere e sente solo il bisogno di fare chiarezza e di mostrarsi al Capitano per quello che è realmente e per quello che prova.
 – Capisco. So che Yuki sta dedicando tutta se stessa agli studi e … -
- E questo sarebbe un aspetto lodevole, - riprende il Capitano, deciso – se non la stesse letteralmente consumando. –
Istintivamente, Genzo solleva lo sguardo dalle proprie mani per incrociarlo con quello dell’uomo; le sue parole lo hanno colpito e non ha nessuna intenzione di fingere di essere estraneo ad una situazione che, al contrario, lo tocca da vicino – Sono qui anche per questo, Capitano: mi sento responsabile per quello che sta accadendo e vorrei davvero … aiutare sua figlia. –
- Voglio essere chiaro, ragazzo: io non ti sto dicendo che ti ritengo responsabile del comportamento o delle scelte di mia figlia ma piuttosto che non credo che questa situazione possa essere sostenuta ancora a lungo. – si ferma, tende le labbra e sembra riflettere, prima di riprendere a parlare, e Genzo non può che restare in silenzio, di fronte all’autorevolezza con cui il Capitano si esprime – Certo, non posso nascondere il fatto che la sua esperienza ad Amburgo l’abbia cambiata profondamente; ma questo non sarebbe motivo di preoccupazione se nei suoi occhi vedessi ancora l’entusiasmo e la felicità che ci vedevo fino a prima del suo rientro. -
Genzo trattiene un sospiro, si morde le labbra e non può che convenire – Credo che lei stia davvero chiedendo troppo a se stessa. -
– In realtà, so che anche tu stai vivendo un periodo impegnativo. - il Capitano coglie l’occasione prontamente - Secondo le indiscrezioni delle riviste sportive tedesche, segui allenamenti massacranti e dall’inizio del campionato sembri diventato inarrestabile, come se volessi sfidare il mondo intero. Come se tu stesso non trovassi pace. –
- Beh, io … - Genzo non può negare che ciò che hanno riportato i giornali sportivi sia vero, sebbene nessun cronista abbia avuto la possibilità di interpretare la vera ragione del suo dedicarsi anima e corpo agli allenamenti, ma è sinceramente sorpreso del fatto che il Capitano sia così informato in merito a ciò che lo riguarda e questo lo colpisce – E’ vero: non è un momento semplice nemmeno per me. -
- Non ci vuole molto a comprendere come stiano le cose: mia figlia sta dando l’anima nel tentativo di terminare gli studi il prima possibile; tu non fai altro che riempire ogni istante delle tue giornate fino a stordirti di allenamenti.  – di nuovo lucido; quasi crudele – La domanda è una sola: perché? –
Tuttavia il Capitano non aspetta una risposta, si alza e si allontana, lasciando Genzo a riflettere in solitaria. E’ fin troppo chiaro il fatto che l’uomo abbia già tratto le proprie conclusioni in merito e lui non può che considerare il fatto che probabilmente avere la possibilità di confrontarsi con il padre di Yuki, prima ancora che con lei, possa essere una opportunità da cogliere al volo; perché nonostante la fermezza con cui il Capitano si esprime e il rispetto assoluto che gli ispira, Genzo ha colto e apprezzato la totale franchezza con cui l’uomo gli ha parlato e non si sente minimamente intimorito dalla sua autorevolezza, ma al contrario, ora avverte di essere affrontato con grande considerazione.
Si guarda attorno, scorge qualche dettaglio del soggiorno che non si era ancora dato modo di osservare e lo sguardo scivola rapido lungo il perimetro di un locale ampio ed essenziale, dove dettagli e proporzioni tradizionali si fondono con una struttura dalle linee decisamente occidentali arredata con il gusto attuale, in assoluta armonia. Riesce appena a scorgere su una mensola una raccolta di oggetti, ricordi di viaggio e qualche fotografia, in cui riconosce attimi rubati alle occasioni in cui la famiglia ha potuto riunirsi: devono rappresentare una sorta di punto fermo per la signora Ozora che ha abitato questa casa quasi sempre senza il marito e ora, sempre più spesso, senza nemmeno i suoi ragazzi.
Quando fa ritorno, il Capitano tiene tra le mani una ciotola con dei crostini rettangolari che Genzo trova vagamente famigliari; l’uomo torna ad accomodarsi sulla poltrona e spinge la ciotola verso il divano.
- Togli il giubbotto e prendi qualche crostino: è quasi ora di pranzo, ma non so quando i ragazzi faranno ritorno. Mia moglie stava cucinando quando improvvisamente è uscita per recuperare qualcosa che si è accorta di aver terminato. Uno spuntino non può che farci bene. –
Genzo si allunga per afferrare un crostino e portarlo alle labbra sotto lo sguardo del Capitano che riprende con fare leggero – Questi sono tedeschi: dovrebbero piacerti. In casa ci sono degli alcoolici ma non credo che sia … -
- Non si preoccupi, - si affretta a rassicurarlo masticando un po’ mentre riconosce il retrogusto amaro dei crostini alla birra a cui è avvezzo[ii] – non sono abituato all’alcool. Non ne bevo nemmeno a casa. – per poi precisare – A Amburgo, intendo. -
- Oh, già … in effetti, ripensandoci, questo dettaglio non mi è nuovo. – osserva il Capitano, mentre prende a sgranocchiare e aggiunge - Anzi, non appena rientrerà Natsuko, le chiederò di prepararci del tè: ho un ottimo tè nero da offrirti; da quando è rientrata da Amburgo, Yuki beve solo quello e ne ha fatto scorta. Immagino che abbia imparato da te. - per poi chiedere, quasi a bruciapelo – Quando sei arrivato? –
- Sono atterrato questa mattina[iii]. – Genzo risponde subito e nota il gesto appena accennato con cui l’uomo di fronte a sé controlla l’orologio al proprio polso – Sono arrivato con un taxi dall’aeroporto, ho lasciato i bagagli alla villa e mi sono fatto accompagnare qui. –
Il Capitano porta un altro crostino alle labbra, senza distogliere lo sguardo da lui, e solleva le sopracciglia in un gesto a metà tra la sorpresa e la velata provocazione – Quanta fretta … -
- Non avevo altra ragione di rientrare in Giappone, Capitano, se non il bisogno di parlare con Yuki. Di parlarle … direttamente. – tiene a precisare.
- Capisco. Beh, sarà certamente felice di vederti. – osserva lui senza scomporsi, per poi aggiungere – E, sebbene non dovrei essere io a suggerirti niente, mi auguro che tu possa distrarla un po’ in questi giorni … credo che le farebbe bene. So che … tiene molto a te. –
E’ incredibile come, nonostante intuisca una personalità completamente diversa da quella di Tsubasa, nello sguardo diretto del Capitano Genzo riesca a riconoscere il piglio che anche suo figlio mostra nei frangenti critici delle sfide che affronta. Sa che l’affermazione del Capitano non è stata casuale; quelle parole lasciano intendere che i sentimenti di Yuki nei suoi confronti non siano un segreto, ma lasciano in sospeso molto altro.
- Capitano, vorrei che sapesse che quando era a Amburgo, il fatto che stesse con me, non costituiva una distrazione. Lei studiava con ottimi profitti, questo lo saprà bene, senza … senza i problemi che ha ora. –
- Lo so bene, Genzo. – lo rassicura il Capitano, annuendo appena – Natsuko la chiamava abbastanza spesso, vedeva quanto fosse felice, impegnata e gratificata, nonostante tutto. Il problema è ora. E’ … qui. –
Genzo coglie perfettamente il non detto in quelle parole e azzarda - Capitano, lei crede in sua figlia … -
- Io credo ciecamente nelle capacità dei miei ragazzi – riprende l’uomo con tono deciso - e ho sempre desiderato che potessero avere le migliori opportunità per seguire la strada per cui si sentono destinati. Per questo ho compreso il desiderio di Tsubasa di partire per il Brasile e quello di Yuki di cogliere l’opportunità di uno stage in Europa … –
- Amburgo è stata una grande opportunità, per Yuki, e … potrebbe esserlo ancora. Ne sono convinto. – non perde l’occasione per chiarire il suo pensiero, consapevole che non possa lasciar correre, ora che la questione è sul tavolo.
- Ma lei tornerebbe ad essere dall’altra parte del mondo a studiare senza la sua famiglia, lontana da casa, e io mi chiedo per quanto tempo potrebbe continuare a sentirsi bene, nonostante la distanza da Nankatsu. –
Il Capitano non si sbilancia, sebbene sappia come farsi comprendere, e nelle sue parole Genzo coglie una sorta di sfida; è chiaro che si tratti di un uomo deciso, estremamente determinato, in cui riconosce ancora l’origine dell’indole inarrestabile e combattiva di Tsubasa, così come di Yuki, tuttavia non ha intenzione di farsi intimorire e torna ad argomentare – Capitano, tutti abbiamo una famiglia, quella d’origine, che ad un certo punto abbiamo il coraggio di lasciare. Lei mi ha detto che il problema è qui, ora, e io credo che tutto dipenda da noi … da dove noi ci sentiamo lontani e dove no, che sia nella nostra casa natale, oppure … altrove. –
Il Capitano aggrotta la fronte, è evidente che abbia colto il significato delle sue parole, ma non voglia dargli la partita vinta così facilmente – Tsubasa aveva Roberto, una squadra e un ambiente, il calcio, che per lui era tutto. La situazione di Yuki è differente: lei sta frequentando l’università; il suo futuro professionale è molto diverso da quello che si prospettava per Tsubasa e non deve in nessun modo passare in secondo piano. –
Sostiene lo sguardo fermo del Capitano, mentre riflette sulle sue parole, deglutisce e risponde, pacato - Lei viaggia molto ed è comprensibile che qui si senta a casa, dove ha la sua famiglia, sua moglie, i suoi affetti … i suoi ricordi migliori. Per lei il lavoro è il lontano mentre la famiglia, la casa, è qui. Per me, invece, tornare a casa significa tornare ad Amburgo dove sono cresciuto, vivo e lavoro. Sono certo che Tsubasa si senta a casa quando torna qui e ci trova Sanae, ma riesco perfettamente ad intuire il fatto che si senta diviso tra il Giappone e Barcellona. Ognuno di noi ha dei riferimenti che ritiene importanti e tra questi può trovare un equilibrio tra casa, affetto e opportunità di lavoro. –
Silenzio, anche il Capitano riflette e Genzo riprende - Yuki può ancora scegliere dove lavorare e probabilmente ora lei ha bisogno di tornare là dove è stata davvero bene. Forse anche Yuki vorrebbe tornare dove si sente a casa. –
Il Capitano resta pensieroso, sembra ponderare le parole, per rispondergli, ma quando dischiude le labbra, un rumore dall’ingresso lo lascia in sospeso.
Sono voci allegre e un po’ confuse, quelle che giungono dal genkan e poi si fanno più vicine; Genzo riconosce il tono vivace di Tsubasa un istante prima che lui compaia nello specchio della porta che si apre sul disimpegno e non può che sorridere, quando lo sguardo incrocia quello dell’amico che è pronto nel soffocare il moto di sorpresa con cui risponde al suo cenno e nel reagire spostandosi verso il soggiorno.
- Ragazze, ci scaldiamo con un tè? – chiama Tsubasa diretto oltre l’ingresso e subito ne spunta Sanae che sembra volergli rispondere, ma quasi si strozza puntando gli occhi su Genzo e portandosi una mano davanti alle labbra.
- Io preferirei recuperare un po’ di studio … - la voce di Yuki, dall’ingresso, gli giunge mesta e gli provoca una stretta al petto, soprattutto quando le prosegue – Tsu, me lo porti in camera, per favore? –
 
- No. Non te lo porto in camera. –
La risposta di Tsubasa la spiazza, di solito lui è molto accomodante, tuttavia non ha tempo né voglia di mettersi a discutere con suo fratello, perché ha davvero intenzione di recuperare il tempo perso in centro e dedicarsi al più presto possibile allo studio lasciato in sospeso. Prende un profondo respiro, scuote il capo un po’ contrariata, sfila le scarpe meccanicamente, senza nemmeno controllare di riporle in ordine, e poi torna sulla soglia di casa perché solo un attimo prima ha intravisto sua madre in arrivo.
- Ti aiuto, mamma? – si affretta a chiederle, ma in realtà Natsuko, sta già negando con il capo mentre sale i gradini del portico e la raggiunge.
- Tranquilla, Yuki: ho solo queste due. – spiega gentile e solleva un poco le braccia per mostrarle la spesa, per poi aggiungere con un cenno a ciò che ha scorto lasciato nell’ingresso – Tu, invece, hai già le tue borse … -
Yuki annuisce, raccoglie la spesa e si affretta in soggiorno, per andare a sistemare quello che deve essere lasciato in cucina, pronta a rifugiarsi in camera.
In soggiorno, tuttavia, si blocca. Dischiude le labbra, sbatte le palpebre più volte e si accorge a mala pena del tonfo con cui le borse che teneva in mano cadono a terra, rovesciando sul pavimento parte di ciò che contenevano.
Stenta a credere a ciò che vede, il respiro si fa teso e lo sguardo segue il gesto con cui lui si solleva dal divano, muovendo poi un passo per avvicinarsi. E’ davvero lui … anche se non i spiega come e quando sia arrivato.
- Yuki … - anche la voce è la sua, calda e inconfondibile; suo il gesto con cui allarga appena le braccia per invitarla ad avvicinarsi[iv] e suo lo sguardo con cui la chiama, quella piega tenera e innamorata con cui solo lui la sa guardare.
- Genzo … – mormora a fior di labbra, ancora sorpresa, ma già udire la propria voce rende tutto ancora più reale e il sorriso con cui lui le risponde le muove un brivido lungo la schiena che la scuote e la spinge, finalmente, tra le sue braccia.
- Genzo! – lo chiama convinta mentre lo raggiunge, di corsa, appoggia la fronte al suo petto e stringe tra le dita la stoffa della sua camicia; serra gli occhi perché non ha più bisogno di guardarlo, per essere sicura che lui sia davvero lì, perché lo sente, fermo con il suo abbraccio forte e caldo che la avvolge e la culla, la accarezza con il suo profumo e la trattiene a sé mentre lei sussulta, il respiro ormai spezzato dalla tensione di un’attesa che non sembrava potesse aver fine. Trattiene un singulto, a fatica cerca di controllare le emozioni che la investono in una tempesta che è esasperazione, frustrazione, impotenza, cocciutaggine e rabbia, e che si scioglie nelle lacrime che la liberano, finalmente, da quello che ormai era diventato una specie di incubo.
– Gen … Gen-zo … - Lascia che tutto fluisca attraverso quel pianto, si libera del peso che ha portato dentro di sé per settimane e non sente il bisogno di dire o di chiedere nulla, né di spiegarsi, perché nelle carezze che avverte sulla schiena e nel contatto caldo delle sue labbra sul capo riconosce che lui ha capito, che sa già tutto, perché ha attraversato lo stesso calvario anche lui e niente e nessuno meglio di lui potrebbe comprendere.
Sono voci lontane, quelle che intuisce sullo sfondo, oltre la coltre che ora la separa dal resto del mondo, e l’ha inghiottita nella bolla in cui ha ritrovato se stessa, ma riesce a riconoscerle quel tanto che è sufficiente per comprenderne i toni famigliari, il brio di qualche scambio di battute e quel – Direi che puoi preparare per sei, Nastuko! – con cui suo padre sembra chiudere la questione prima ancora che possa essere aperta.
 
[i] Mi sono divertita ad approfondire un pochino il tema dell’architettura abitativa giapponese contemporanea che, in molti casi, fonde elementi tradizionali quasi irrinunciabili, come il genkan, con tecnologia e dettagli di avanguardia. Beh, la casa del Capitano la vedo così.
[ii] Tra una gran varietà di zuppe e di crostini per accompagnarle che prevede la cucina tedesca, mi piacevano quelli alla cipolla; tuttavia, con un occhio di riguardo all’alito di Genzo, non ho osato e ho ripiegato su quelli alla birra…
[iii] Quando mio marito viaggia verso Cina e Giappone, i suoi voli arrivano sempre là di prima mattina (tipo tra le 6 e le 7) e ho voluto riprendere questo dettaglio; tra l’aeroporto Narita e la prefettura di Shizuoka ci sono circa tre ore di viaggio (il treno è un poco più veloce, ma ho preferito il taxi, per Genzo), quindi, se non ha perso tempo, è verosimile che Genzo sia giunto a casa Ozora in tarda mattinata.
[iv] E’ lo stesso gesto che Genzo compie parecchi capitoli fa … al momento del loro primo abbraccio.

Angolo dell'autrice: finalmente in Giappone... finalmente di nuovo insieme, anche se solo per un attimo, prima di potersi riunire davvero.
Tiriamo insieme un sospiro di sollievo?
Grazie ancora a tutti voi che leggete ... un abbraccio e a presto!
Maddy


 
  
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