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Autore: Napee    12/04/2021    1 recensioni
[BkDk] [sort of caffe shop!AU]
***
Un rigido inverno sembra aver preso in ostaggio l’intera città. Fa freddo. Fuori si gela e la neve copre tutto con il suo bianco candore, ma gli basta guardare verso il terzo tavolo dalla porta, proprio al centro della vetrina, per avvertire un tenue tepore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 18 - 622 parole 


Ancora Sabato

 
Il fatto che quel ragazzo adesso avesse un nome, non cambiava affatto le cose.
Punto primo, Katsuki aveva ancora quel senso strano di familiarità a tormentarlo. Di già visto, di già vissuto che proprio non voleva sapere di andarsene, anzi, si intensificava ogni volta sempre di più dopo ogni sua parola.
In secondo luogo, Katsuki era certo che quella situazione improvvisata da Mina non avrebbe condotto da nessuna parte. E il motivo principale per il quale ne era assolutissimamente convinto aveva un adorabile sorriso, guanciotte paffute e un caschetto castano.
Starsene seduto al tavolo con lui, in quel momento, con la consapevolezza che niente sarebbe andato come voleva e forse non sarebbe cambiato niente, donava a quei minuti un sapore di agrodolce consapevolezza.
Da una parte c’era il tormento dei suoi sentimenti che bussavano con impazienza. Negare l’evidenza ormai non aveva più senso: erano settimane che era cotto di quel Midoriya e prima sarebbe sceso a patti con questo, prima avrebbe fatto pace con il suo cervello.
Dall’altra parte invece regnava incontrastata la rassegnazione più buia dal vago sentore della disperazione. E, annessa a questa, si susseguivano una serie di vergognose elucubrazioni che terminavano sempre in un vittimismo spicciolo e nella più assoluta sicurezza di essere fregato.
Per questi ed altri motivi, Katsuki non riusciva a stare fermo sulla sedia tremando dal nervosismo. E se la situazione si era fatta tesa dopo che Mina aveva spiattellato in faccia a Midoriya il suo orientamento sessuale, Katsuki non faceva niente per alleggerirla. Tantomeno assecondare il blaterare continuo del ragazzo in evidente stato di panico.
Una piccola parte di sé rimpianse quella loro prima volta a giocare con il telefono a quello stupido gioco di zombie. C’era stata una serenità assoluta, una complicità spensierata che avevano spinto Katsuki a rilassarsi e non a chiudersi a riccio come stava evidentemente facendo in quel momento.
Si domandò per un millisecondo della sua esistenza, se Midoriya avesse intuito qualcosa del suo interessamento dopo la rivelazione di quella maledetta della sua migliore amica.
La domanda nacque e morì nello stesso istante. Fu Katsuki ad ucciderla a sangue freddo reprimendola nei meandri del suo subconscio senza donarle una risposta appropriata.
“Scusami, ho parlato troppo. Ti sto annoiando, vero?” Gli domandò con un sorriso imbarazzato davvero splendido e Katsuki ci mise un po’ ad elaborare che si stesse realmente riferendo a lui e si aspettava una risposta. Aveva passato ben venti minuti a guardarlo parlare con la testa altrove senza ascoltare neanche una delle sue parole.
“No, mi sono solo distratto un attimo.” Mentì cambiando posizione sulla sedia. Accavallò le gambe e per sbaglio gli diede un piccolo colpo al ginocchio.
Non si scusò però. Midoriya invece lo fece e per un secondo gli sembrò normale. Una stilettata gli falciò il cranio e un brivido corse lungo la sua schiena nel momento esatto in cui realizzò che era sempre il solito nerd educato e per bene.
Agguantò il tavolo come se stesse per scappare e stesse cercando di trattenerlo. Midoriya dinanzi a lui, sobbalzò colto alla sprovvista.
“Tutto bene? Stai male, Kac-… Bakugo…?” tentennò per un istante che parve un secolo. Katsuki alzò lo sguardo nel suo, tuffandocisi dentro e leggendo uno sconcerto forte e dissestante tanto quanto quello che lui stava subendo.
“Come…?” gracchiò con voce instabile e roca. Le parole non gli venivano alla bocca e anzi sembrava non volessero proprio nascere.
Midoriya scosse forte la testa facendo ondeggiare i suoi ricci vaporosi. Quando fermò la testa, i suoi occhi verdissimi gli rimandarono lacrime dal profumo del pentimento.
Si alzò scusandosi con un lieve inchino e se ne andò, abbandonandolo lì con quel mal di testa paralizzante e gli occhi degli altri clienti come fari puntati verso di lui.
  
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