Anime & Manga > Durarara!!
Segui la storia  |       
Autore: Ms_Hellion    13/04/2021    1 recensioni
[“Ne, ne, hai sentito?”
“Sentito cosa?”
“Non hai visto la foto?”
“Quale foto?”
“Chi l’avrebbe mai detto che Orihara Izaya…”
“Orihara Izaya?”
“…che Orihara Izaya fosse gay.”]
Storiella in cui c’è una foto incriminante in giro per la Raijin, gli adorati umani di Izaya si stanno prendendo un po’ troppe libertà, e Shizuo non ha intenzione di ammettere i suoi sentimenti nemmeno sotto tortura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Izaya Orihara, Kyohei Kadota, Shinra Kishitani, Shizuo Heiwajima | Coppie: Izaya/Shizuo
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Salve a tutti~ ˙˚ʚ(´◡`)ɞ˚˙ Sono tornata!
Phew. Questo capitolo è stato… complicato. Non voleva proprio farsi scrivere (/ω<) Alla fine confesso di essermi un po’ arresa, motivo per cui è piuttosto corto e la qualità non è stellare… Spero che possa piacervi, nonostante tutto. Prometto che il prossimo capitolo sarà un po’ migliore!
Buona lettura~ 。♥*゚+.*❁.。*。: +♡*

 
_ _ _

6.


 

“Non è giusto”, protestò Mairu, battendo testardamente il piede al suolo. “Anche noi vogliamo venire a cena dal tuo amico speciale!”

Izaya prese un respiro profondo ed esalò lentamente. Erano le sei e mezza e lui avrebbe dovuto essere già diretto verso casa Heiwajima; peccato che le due pesti paressero intenzionate a rovinargli la serata in ogni modo possibile, incluso farlo arrivare in ritardo.

“Vi ho già detto di no. Gli Heiwajima si aspettano una sola persona, non tre”, ripeté per la… aveva perso il conto. Aveva già passato la settima volta, di quello era certo.

Che io sia dannato se permetterò a voi piccoli demoni di rovinare tutto.

Il suo sopracciglio si contrasse in uno spasmo di irritazione.

“E poi… la volete finire con questa storia dell’amico speciale?!”

“Izaya detto speciale”, mormorò Kururi senza staccare gli occhi dal tamagochi con cui stava attualmente giocando. A differenza della gemella, non sembrava poi così interessata a seguire Izaya dagli Heiwajima; lungi dal lamentarsi, Izaya era immensamente grato che il pulcino digitale possedesse un fascino maggiore.

Sollevò gli occhi al cielo. “Sì, speciale nel senso di nemico giurato, non di- per l’amor del cielo, voi due siete troppo giovani per pensare a queste cose!”

“Non è vero! Io ho letto una rivista porno una volta!”

Izaya si massaggiò la radice del naso. Era piuttosto sicuro che non fosse una cosa normale per una bambina di nove anni, ma d’altro canto, che cosa ne sapeva lui della normalità? Considerata la maniera in cui non le aveva cresciute, suppose di doversi ritenere fortunato che non fossero diventate delle serial killer. Non ancora.

“Okay, piccole pervertite. Adesso ci diamo una mossa così mi posso finalmente liberare di voi, sì?”

“Iza-nii, no!”, squittì Mairu in protesta come il fratello agguantò lei e Kururi per il braccio, costringendole a seguirlo per la strada, e percorrendo in quel modo gli ultimi metri fino alla casa della vicina – un’anziana signora che aveva oh-così-cortesemente accettato di tenere d’occhio le bambine per il resto della serata. Era una fortuna che il corvino fosse riuscito a convincerla, siccome nessun altro nell’intero vicinato avrebbe mai accettato… d’altronde la signora era anche la sola nell’intero vicinato che non avesse ancora avuto il piacere della compagnia dei due piccoli demoni.

“Ora, vedete di comportarvi bene”, disse alle due come giunsero di fronte alla porta della donna.

Mairu lo fulminò con lo sguardo. Kururi sbatté le palpebre con aria innocente.

Izaya sospirò internamente.

Mentre intratteneva una breve conversazione di cortesia con la vicina, Izaya si domandò dubbioso se la babysitter improvvisata sarebbe durata più di dieci minuti. Facendo scivolare rapidamente lo sguardo dagli occhialetti sul naso adunco, al grembiule stretto attorno alla vita, fino alle ciabatte a forma di coniglio, avvertì come il presentimento che la volta successiva avrebbe dovuto trovare qualcun altro a cui affidare le pesti. Probabilmente in un diverso vicinato.

Almeno per quella sera, però, sarebbe stato da solo.

Da solo con una famiglia di mostri.


 

. . .


 

Tecnicamente parlando, Izaya era consapevole che gli Heiwajima non fossero dei mostri – non tutti, per lo meno. Com’era naturale, aveva svolto delle ricerche prima di andare a infilarsi nel covo del nemico, confermando che Shizu-chan era un’aberrazione persino all’interno della sua stessa famiglia.

Ciò non significava che fossero umani nella norma, considerò pochi secondi dopo aver suonato il campanello, come la porta si aprì per rivelare un viso totalmente inespressivo e un paio di occhi più vuoti delle orbite di un teschio.

“Tu devi essere Izaya”, disse colui che era forse un robot, forse uno zombie e senza dubbio uno strambo. “Io sono Kasuka. Piacere.”

“Ah, il fratellino minore di Shizu-chan”, esclamò Izaya con tono piacevole. Strinse la mano che gli fu porta senza commentare la rigidità di essa, né il fatto che la presa dell’altro mancò di chiudersi in risposta alla sua.

Qual affascinante esemplare.

Gli sarebbe piaciuto studiarlo, considerò il corvino. Ma, a quello scopo, l’approccio migliore sarebbe stato avvicinarlo senza che il suo mostruoso fratello maggiore ne avesse sentore, ed era più facile a dirsi che a farsi, con il naso da segugio e l’istinto animalesco di Shizuo.

Le sue riflessioni furono forzate a giungere a una conclusione come il suddetto fratello maggiore arrivò un momento dopo, preceduto dal rimbombo di passi pesanti sul pavimento.

“Pulce”, grugnì appena lo scorse.

“Yo, Shizu-chan”, lo salutò Izaya con un largo ghigno e un cenno della mano che immediatamente portò rughe profonde sulla fronte del mostro.

Shizu-chan non sembrava estremamente contento di vederlo.

E dire che è stato l’idiota a invitarmi, pensò come le sue spalle furono scosse da una risata silenziosa.

Il cipiglio del mostro biondo si approfondì. “Quando hai finito di sghignazzare, puoi anche entrare in casa”, scattò. “A meno che non preferisci restartene fuori”, aggiunse poi minaccioso, afferrando il bordo della porta come se avesse una mezza idea di sbatterla in faccia al corvino.

Questi si affrettò a mostrare i palmi in segno di resa e scivolare oltre la soglia.

“Yare yare, Shizu-chan è così scortese~.”

“Nii-san, dovresti essere più educato con il nostro ospite”, affermò Kasuka con voce piatta.

Shizuo incassò la testa tra le spalle con uno sbuffo, borbottò un po’ tra sé, quindi sbuffò nuovamente. Concludendo che il cervello già difettoso del protozoo doveva essere stato mandato in corto circuito dal fatto che suo fratello minore avesse appena difeso la sua nemesi, Izaya decise di andare in cerca di esseri umani ancora funzionanti con cui interagire – e che possibilmente non lo fissassero con uno sguardo tanto vuoto e inquietante quanto quello di un pesce morto.

Heiwajima Namiko, scoprì, era una donna sorprendentemente… comune. Corporatura comune, volto comune; sorriso insolitamente gentile, eppure indubbiamente umano.

Gli prese la mano tra le sue, stringendola con presa ferma e calda.

“Tu devi essere Izaya-kun. Piacere di conoscerti.”

“Il piacere è mio”, replicò Izaya, chiedendosi esattamente quanto Shizu-chan avesse raccontato loro di lui. Se erano a conoscenza della loro rivalità, allora…

“Ah, Izaya! Quel ragazzo con cui Shizuo continuava a fare a botte, giusto?”

Una voce improvvisa si levò, rispondendo al suo dubbio.

Proveniva dal basso.

“Sono contento che vi siate lasciati alle spalle la vostra inimicizia. Non era bello quando – argh! – quando Shizuo tornava a casa tutto – oh, andiamo! – quando tornava a casa nero di rabbia e- oh, eddai, di nuovo? Questo stupido affare!

Izaya inarcò un sopracciglio in direzione del paio di gambe che spuntava fuori da sotto una scrivania posizionata contro il muro della stanza. Le gambe in questione erano piuttosto corte – sul serio, da dove saltavano fuori i centottanta e passa centimetri di altezza di Shizuo? – e ricoperte di cavi, i quali, aggrovigliati, si espandevano sul pavimento attorno alla scrivania.

Il corvino si schiarì la gola.

“Heiwajima-san, posso aiutarla con il suo computer?”

Poco dopo, si trovava anche lui steso a terra, ad armeggiare con cavi e prese finché finalmente non riuscì a inserire ogni cosa nel posto corretto, e il computer sulla scrivania prese vita, illuminandosi di blu.

“Aha!”, esclamò il padre di Shizuo, eccitato. Si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano, lasciandosi dietro però una striscia nera e unta. “Non male, figliolo. Questi aggeggi diventano più complicati ogni giorno che passa, è una fortuna che voi giovani ci sappiate fare!”

“Così mi lusinga, Heiwajima-san; sono appena un dilettante”, disse Izaya, affrettandosi ad alzarsi e allontanarsi dall’uomo prima che questi potesse pensare di stringergli la mano o dargli una pacca sulla spalla.

“Chiamami Kichirou, Heiwajima-san mi fa sembrare vecchio!”

“La cena è pronta”, intervenne Namiko, sporgendo la testa fuori dalla soglia della cucina. “Per te va bene se usiamo il kotastu, Izaya-kun tesoro?”

“Ah… nessun problema…”

Da dove diamine viene questa confidenza? E come sarebbe a dire, tesoro? Tesoro?!

Izaya rabbrividì. A confronto, l’approccio brusco e violento del mostro biondo non appariva poi così male. Che quello che aveva sempre considerato un’aberrazione fosse in realtà una versione migliorata della sua adorata umanità?

Il suo sguardo si spostò su Shizuo, attualmente occupato a grattarsi la nuca con aria perplessa mentre tentava di piegare un tovagliolo in una forma triangolare – soltanto per arrendersi dopo cinque secondi e appallottolarlo con un grugnito animalesco.

Izaya soppresse l’impulso di sbattersi un palmo sulla faccia.

Haha… impossibile…

Presto si sedettero tutti quanti attorno al kotatsu, di fronte ai cinque posti apparecchiati, e il corvino emise un sospiro di piacere come le sue gambe scivolarono sotto la spessa coperta. Era calda.

Adesso capiva cosa intendeva Shizu-chan quando si era lamentato del freddo di casa sua.

La casa di Shizu-chan era calda, luminosa, piena di vita.

Proprio come lui.

Diversamente da quella di Izaya, fredda, vuota e inospitale.

…proprio come lui.

E tuttavia, come il suo pensiero vagò e sostò sulle gemelle, si chiese se magari non avesse potuto comprare un kotatsu anche per loro. Sarebbe stata un’aggiunta interessante, non era forse così? Un tocco di tepore nella loro vita.

Finì per condividere il lato del tavolo con Shizu-chan, e si rese subito conto che esso non era inteso per più di quattro persone – a meno che le aggiunte non fossero d’accordo con l’idea di sedersi praticamente in braccio a qualcun altro. Non che Izaya non ci stesse, ma la sua coscia era premuta dolorosamente contro la gamba del tavolo per evitare di toccare quella di Shizu-chan, e il suo gomito sfiorava il biondo ogni volta che si muoveva per raggiungere il cibo.

Da parte sua, Shizu-chan era giunto alla medesima conclusione piuttosto in fretta, irrigidendosi all’istante come il suo corpo e quello del corvino si sfiorarono accidentalmente.

Una volta.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

A questo punto, Izaya era stupito che il protozoo non fosse ancora esploso; il che era positivo per lui, decise, siccome la vicinanza e il modo in cui era pressoché intrappolato tra Shizuo e la gamba del tavolo gli avrebbero reso difficile scappare.

Chissà, forse la bestia della scuola voleva fingere di essere civile di fronte alla sua famiglia. L’idea lo fece quasi ridere.

Più probabilmente, ci teneva a non distruggere la sua stessa mobilia.

I due creatori del mostro non si erano resi minimamente conto del disagio dei ragazzi, mentre Kasuka osservava ogni loro mossa con piatto interesse, come se si trattasse di un esperimento di chimica particolarmente intrigante.

Izaya rabbrividì un po’. Che fosse perché era in parte mostro anche lui oppure per via di un’incredibile coincidenza che aveva riunito due aberrazioni nella medesima abitazione, era impossibile negarlo – quell’umano era insolito, a dir poco. E di conseguenza…

Interessante.

Ma con la belva acquattata al suo fianco, Izaya era sufficientemente saggio da non lasciar trapelare il suo interesse. No – quella serata sarebbe stata dedicata ad attività più mondane.

Nonostante il silenzio teso del biondo e l’indecifrabile mutismo di Kasuka, la conversazione fiorì con naturalezza… com’era naturale, essendo Orihara Izaya seduto tra i suoi umani. Un numero infinito di cose si potevano dire, ed erano state dette, sul suo conto, ma mai che le conversazioni da lui offerte non fossero tra le più affascinanti e ricche a cui un umano avrebbe mai avuto la fortuna di prendere parte.

Ancora una volta le sue doti da informatore furono dimostrate come conquistò rapidamente la fiducia di Namiko e Kichirou e procedette ad estorcere una storia imbarazzante dopo l’altra sulle avventure del suo mostro prima che lo conoscesse. Incapace di reprimere del tutto la sua ilarità, la trasformò in sorrisetti e morbide risate, che erano pur sempre meglio delle risa sguaiate che facevano contrarre il suo petto e il diaframma, premendo per essere rilasciate. Fu necessario uno sforzo sovraumano ma oh, ne valeva la pena.

Ne valeva la pena solo per vedere il raccapriccio, la vergogna e la pura disperazione sulla faccia di Shizu-chan mentre i suoi genitori raccontavano imperterriti i momenti peggiori della sua infanzia, orrori di cui non serbava nemmeno la memoria. Il cuore di Izaya si riempì di feroce godimento nell’ascoltare le deboli richieste del bruto come questi implorava Namiko e Kichirou di non aggiungere altro, di porre fine al suo tormento, venendo puntualmente ignorato.

Per l’intera durata della sessione di tortura, Izaya fece un minimo sforzo per mantenere la sua risata argentina e piacevole, perfino di fronte alla disperazione della sua nemesi.

Dentro di sé, sghignazzò malignamente come un vecchio lupo.

Mmh, sì… così… soffri, maledetto protozoo, SOFFRI!

“Che diavolo fai quella faccia a fare, stupida pulce demente?”, gli sibilò Shizuo in un sussurro appena percepibile, così da non essere udito dai suoi. “Scommetto che pure tu hai delle storie imbarazzanti legate alla tua infanzia!”

“Affatto, Shizu-chan~. Io sono nato perfetto, come lo sono ancora adesso”, ribatté il giovane informatore con identico volume di voce, per poi ridacchiare come sul volto dell’altro comparve un cipiglio profondo. “Aw, non fare quella faccia, o diventerai un protozoo con le rughe!”

Izaya gli punzecchiò la guancia con un dito, radioso alla vista del rosso violento che invase la punta delle orecchie della bestia, e si beò di come, di fronte ai suoi genitori e al suo fratellino, Shizu-chan fosse assolutamente impotente nel fermarlo.

La tortura di Shizu-chan andò avanti nella stessa maniera ancora per qualche minuto – e poi, tutto d’un tratto, si arrivò a quel punto. Il punto in cui la lingua di Namiko e Kichirou si era sciolta a sufficienza da lamentare ad alta voce la vita sentimentale del loro figlio maggiore. O per meglio dire, l’inesistenza di suddetta vita sentimentale.

“Non prenderla per il verso sbagliato, Izaya-kun, ma quando Shizuo ci ha fatto sapere che avremmo avuto ospiti a cena, non eri proprio quello che speravamo”, disse Kichirou con una risata.

“Kichirou!”, lo rimproverò la moglie, per poi rivolgersi al corvino. “Naturalmente siamo lieti che Shizuo abbia portato un amico per cena.”

“Ah, è tutto a posto”, la rassicurò Izaya con un sorrisetto. “Non mi sono offeso.”

Namiko ricambiò il sorriso, con una nota materna che innervosì un po’ il ragazzo. “E tu, Izaya-kun? Sicuramente un ragazzo bello ed educato come te avrà una ragazza speciale nel suo cuore?”

Ah… eccoci.

Di fianco a lui Shizuo, che aveva sputato l’acqua che stava bevendo nel momento in cui sua madre aveva complimentato il corvino, si pietrificò nel tempo impiegato dalla donna per terminare la frase.

Di contro, Izaya si curò di rilassare la propria apparenza. Posato un gomito sul tavolo, appoggiò il mento sul palmo della mano con fare casuale; quindi inspirò, regolando in anticipo la tensione della sua gola così che la sua voce uscisse calma e liscia come l’olio.

“A Izaya-san piacciono i ragazzi.”

Quattro teste si voltarono di scatto in direzione di Kasuka.

Quest’ultimo era calmo e inespressivo come al solito, dando quasi l’impressione di non avere aperto bocca. Ma lo aveva fatto.

“Kasuka!”, balbettò Shizuo, scioccato.

Kasuka sbatté le palpebre. “Non avrei dovuto dirlo?”

Ignorando la reazione del biondo tanto quanto la sua espressione pressoché atterrita, Izaya fece spallucce. “No, non fa niente. È vero solo al cinquanta percento però, dal momento che non preferisco necessariamente i ragazzi rispetto alle ragazze. Quanto alla tua domanda, Namiko-san, per ora non c’è nessuno di speciale nella mia vita. Non in quel senso, per lo meno.”

Come le parole di Izaya si spensero nel silenzio, seguirono alcuni secondi carichi di tensione. Alcuni secondi in cui Shizuo trattenne il fiato. Alcuni secondi in cui il corvino, non visto e non tradito dalla pacatezza della sua postura, serrò le dita attorno al tessuto dei propri pantaloni con forza sufficiente a far sbiancare le nocche.

Namiko e Kichirou si scambiarono uno sguardo. E la tensione si ruppe.

“Capisco. Chiedo scusa per averlo dato per scontato. Mi auguro che tu possa presto trovare quella persona importante per te, chiunque egli o ella sia.”

Il tono di Namiko era comprensivo; incoraggiante, persino. Accanto a lei, suo marito sorrideva lievemente, la piega delle labbra gentile e sincera. Assenti erano le ombre e la freddezza con cui Izaya era diventato familiare, al punto che, chiudendo le palpebre, poteva ancora vederle danzare beffardamente a un palmo dal suo naso.

Esalò impercettibilmente.

“Nessun problema”, rispose.

Non si stupì alla nota roca nella sua voce.

Sapeva cosa si fosse aspettato. Non era come se non potesse udire l’eco di quegli insulti; non era come se sul suo corpo non aleggiasse ancora il ricordo di mani dove non appartenevano, di tocchi guidati da desiderio di umiliare e schernire.

Alquanto inappropriato per un dio, pensò amaramente, ma vero ciò nonostante.

Accanto a lui, Shizuo doveva aver condiviso lo stesso pensiero.

“Intendi dire che a voi va bene?! Non vi dà fastidio che lui sia- che sia così?”

Gli angoli della bocca di Izaya si incurvarono automaticamente in un sorriso privo di ilarità come avvertì la curiosa sensazione di una morsa stretta attorno al torace.

Naturalmente la pensa così. Cos’altro mi aspettavo?

In fondo, Shizu-chan era uguale a tutti gli altri.

Il fatto che lo avesse invitato a cena non significava niente, se non che nell’ultimo periodo Izaya era riuscito a fargli talmente pena, che persino il mostro aveva deciso di mettere da parte il suo odio verso di lui.

“Heiwajima Shizuo!”, ammonì Namiko. “Scusati immediatamente con il tuo amico. Io e tuo padre ti abbiamo cresciuto meglio di così.”

“Eh? A-aspetta, io non-”

Kichirou incrociò le braccia. “Tua madre ha ragione, Shizuo. Non ti abbiamo insegnato a essere scortese e prevenuto.”

“Ma io non-”

“Izaya-kun è stato così gentile da accettare il tuo invito a cena. Se non gli chiedi scusa, dubito che accetterà di nuovo in futuro, e avrebbe pienamente ragione a non farlo.”

Shizuo digrignò i denti, frustrato. Una vena prese a pulsare sulla sua fronte.

“Grazie Namiko-san, Kichirou-san, tuttavia non è necessaria alcuna scusa”, si intromise Izaya. “Sono sicuro che il nostro Shizu-chan non avesse intenzione di risultare offensivo.”

La vena pulsante crebbe fino ad assumere dimensioni pericolose come il biondo voltò la testa per fulminare l’altro con lo sguardo, a cui il corvino rispose con un’espressione piuttosto piatta.

Le lancette dell’orologio a muro si erano allineate poco oltre il confine tra il terzo e il quarto quadrante, informandolo che era giunta l’ora di recuperare quei demoni delle sue sorelle dalla loro vittima babysitter improvvisata. Ringraziò i signori Heiwajima per l’ospitalità, rassicurandoli che no, non gli serviva un passaggio, e sì, si era divertito molto, grazie mille. Quindi, Namiko e Kichirou si raccomandarono che tornasse, qualche volta.

Izaya sorrise e mentì.

Ovviamente non sarebbe tornato. Non ce n’era motivo.

La sua curiosità nei confronti della vita familiare del mostro era stata pienamente soddisfatta. Quanto al mostro, Izaya era convinto che Shizu-chan si fosse già pentito da un pezzo di aver consentito all’odiata pulce di violare i confini del suo covo.

Lo sapeva. Se lo aspettava.

E allora perché…?

Perché il suo stesso sorriso gli sembrava amaro come fiele sulle labbra?

“Ti accompagno fuori”, mormorò Shizuo.

Izaya non si oppose. Lasciò che l’ombra lunga dell’altro lo seguisse lungo il corridoio e fino all’ingresso, dove attese sovrastandolo fino a che non si fu munito di giacca e scarpe; quindi lo seguì fuori, sulla strada ormai dominata dal buio della notte.

Faceva freddo. Izaya rabbrividì, e quando espirò il suo fiato aleggiò pallido e denso sotto la luce di un lampione.

“Pulce.”

Si voltò.

Shizuo era lì, immobile, e lo osservava. Il corvino non poté fare a meno di chiedersi se lo avesse seguito allo scopo di pestarlo per i suoi peccati più recenti, dall’accettare l’invito a cena, all’ottenere la simpatia dei suoi genitori. O magari lo avrebbe colpito giusto per sfogare la frustrazione, o per disprezzo nei confronti della sua esistenza in generale. Oppure…

Non vi dà fastidio che lui sia- che sia così?”

“Izaya.”

Izaya sbatté le palpebre, ritornando di colpo alla realtà. Preso dalle sue congetture, non si era accorto di essersi assentato per un attimo – il tempo necessario a Shizuo per accostarsi non visto, così che, quando sollevò lo sguardo, il biondo era dritto davanti a lui.

L’improvvisa vicinanza fece scivolare un brivido lungo la sua spina dorsale, e istintivamente si strinse nelle spalle, quasi a ripararsi da un attacco che ancora non era avvenuto.

Tuttavia, rimase dov’era.

Sollevò il capo per incontrare gli occhi dell’altro, e si specchiò in due dischi resi pressoché neri dall’oscurità. Arcuò un sopracciglio e stirò le labbra in un ghigno, sperando di nascondere il modo in cui, per il tempo di un battito, aveva avvertito il proprio respiro incepparsi in gola.

“Hai intenzione di uccidermi o cosa?”, apostrofò l’altro con una nota di scherno, già pronto, mentalmente, all’inevitabile momento in cui Shizuo avrebbe perso la calma.

Invece, fu lui a perdere per primo la piega beffarda delle sue labbra.

Shizu-chan…

I suoi muscoli fremettero sotto l’improvviso impulso di fuggire.

che cosa diavolo sarebbe quell’espressione?

“Izaya”, ripeté Shizuo, e qualcosa nel modo in cui pronunciò il suo nome portò un tremito caldo a diffondersi attraverso le membra del corvino.

Era soffice, pensò; quasi delicato. Era…

“Izaya. Tu…”

Era troppo vicino.

Di nuovo i suoi muscoli si tesero, preparandosi allo scatto, alla fuga che da sempre era la risposta predefinita agli attacchi del biondo. Eccetto che Shizu-chan non lo stava attaccando. Non c’erano insulti né ruggiti bestiali, né distributori automatici, né segnali stradali sradicati.

C’era un’inaspettata vicinanza, e poi- una mano sulla sua guancia, un'altra stretta attorno al suo fianco, un imprevedibile movimento in avanti e…

Calore.

Calore, accoglienza, protezione. Persino in una notte così gelida.

Shizu-chan è come un kotatsu, pensò Izaya, e avrebbe ridacchiato se la sua bocca non fosse stata altrimenti impegnata.

Così com’era giunta, la sensazione lo lasciò. Shizu-chan si staccò bruscamente da lui e fece un rapido passo indietro – e poi un altro, e un altro ancora, come se Izaya fosse un incendio da cui doveva allontanarsi senza indugio, mentre il vero incendio era sul suo stesso volto e negli occhi scuri, ancora rilucenti di un’emozione che il corvino non osò indagare.

Shizuo deglutì rumorosamente.

“E-ehm. Ci… ci vediamo domani”, balbettò, prima di fuggire tra il riparo offerto dalle mura dell’abitazione.

La porta sbatté dietro di lui, e Izaya rimase solo sulla strada buia, battuta da un vento insopportabilmente ostile. Tremò lievemente, tirandosi su la cerniera della giacca fino alla gola.

Sospirò, e il respiro scivolò dalle sue labbra, subito condensandosi in minuscoli cristalli.

“A domani, Shizu-chan.”


 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Durarara!! / Vai alla pagina dell'autore: Ms_Hellion