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Autore: Sacchan_    13/04/2021    0 recensioni
[Sky - Children of the Light]
[Sky - Children of the Light]
Le avventure di due creature della Luce nel Regno della Luce, dal loro incontro ai successivi.
Raccolta di one-shot autoconclusive ambientate nei regni di Sky.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hozes amava circondarsi di amici, ma considerava tali solo un piccolo gruppetto di loro.
Per lei erano come una piccola famiglia, nati all'incirca nello stesso periodo: poco prima o durante la Stagione degli Incantesimi. Forse c'era un periodo dove erano più uniti, trascorrevano maggior tempo assieme, eppure c'era tra di loro quella magia che li rendeva vincolati; nonostante questo alcuni erano scomparsi senza più aver fatto ritorno, forse inghiottiti proprio dal lato oscuro dell'Occhio di Eden, dove il ritorno non era considerato. Toen era tra gli ultimi arrivati in questa piccola comunità e Hozes aveva promesso a se stessa che l'avrebbe protetta a qualsiasi costo, non importava se contro un granchietto oscuro succhia-energia o un drago nero vorace di ali dorate.
Tuttavia, dopo la loro  ultima discussione, le due si erano allontanate perdendo quella magia che le rendeva due sorelle non per sangue, ma per scelta.
Biasimava persino se stessa per essersi lasciata sopraffare dalle emozioni e aver permesso loro di controllarla: mai le avrebbe dovuto parlare dell'Occhio di Eden, né lasciare che venisse a conoscenza di qualcosa legato a esso. Eppure ci era cascata di nuovo e, forse, ora aveva perso per sempre la sua amica più preziosa, nonché amata sorellina.
"Immagino che non vogliano aiuto." Sospirò guardando un piccolo gruppetto di falene allontanarsi dalla zona sociale della Valle per scivolare giù lungo il pendio ricoperto di neve.
Calpestò un ciottolo e lo calciò lontano con fare annoiato. L'aria fredda della Valle le congelava le spalle, per fortuna che era riuscita a procurarsi un lungo mantello invernale, dal colore aranciato e dotato persino di ampie maniche. Siccome quel giorno aveva deciso di addentrarsi nella Valle del Trionfo preferì indossare dei pantaloni militari al posto di altri, molto più comodi e pratici. Si diede persino una veloce occhiata in uno specchio d'acqua: aveva delle leggere occhiaie, ma nel complesso il suo aspetto era decente.
In testa non si separava mai dalle corna simili a quelle di una renna ricevute in regalo da un Antico Spirito di passaggio, un pegno preso assieme alla sua dolce metà: Fumetsu, una creaturina ingenua e innocente, candida tanto quanto il mantello bianco che amava tanto indossare.
Il motivo che aveva spinto, quel giorno, a lasciare Fumetsu in compagna di altri amici e avventurarsi da sola nella Valle però era legato a Toen. Quel regno era da sempre il suo preferito, varcando il portale che vi conduceva attraverso nutriva speranze di poterla trovare lì, invece la dura realtà le fece trovare nessuno. Tutte le speranze nutrite crollarono di botto, portando Hozes a muovere pochi passi alla ricerca inutile di qualcuno. Nemmeno la vana ricerca di nuove falene da aiutare nel loro percorso le diede il giusto sollievo.
"Hozes!"
Si girò incredula, pensando di aver avuto un'allucinazione invece non poteva sbagliarsi: Toen era lì, poco dietro di lei e non era affatto infastidita o sorpresa, anzi le sorrideva genuinamente mentre le veniva incontro.
Hozes avrebbe voluto saltarle addosso per abbracciarla forte, trasmetterle quanto le era mancata; poteva persino avvertire le proprie mani pruderle per questo, ma si impose di tenere a freno le proprie emozioni per non commettere ulteriori sbagli. Alla fine tutto ciò che le rimase fu vero stupore disegnato sul viso.
"Toen! Cosa ti è successo?"
Lei le sorrise compiaciuta mentre si portava le dita ai capelli per arrotolarne qualche ciocca.
"Intendi questi? Non li ho tagliati, ma ero stufa di tenerli sempre sciolti sulle spalle. Quando voli non fanno altro che andarti davanti agli occhi. Mi dona, questa coda alta?
"Sì, certo..." Mormorò l'altra ancora incredula. "Ma non mi riferivo a questo. Sei cambiata, hai cambiato i tuoi vestiti, e il tuo mantello. Che fine ha fatto il mantello viola, che tanto ti piaceva?"
Toen si scrutò addosso; vero, non aveva più in mostra le ossute gambe grazie ad un grazioso gonnellino, ora piuttosto indossava una tuta invernale color panna completa di guanti e scarponi dal colore blu.
E il mantello viola? Beh, quello lo aveva sostituito con uno dal colore indaco, guarnito persino da graziosi campanellini che tintinnavano al minimo movimento.
"Le stagioni passano e invecchiano, così anche io." Le rispose Toen soddisfatta del suo cambiamento.
Hozes abbassò le spalle affranta; doveva esserne contenta e voleva esserlo, semplicemente non ci riusciva.
"Toen, tu... Non hai più bisogno di me, vero?"
Forse in cuor suo era anche pronta ad accettare qualsiasi risposta che la sua preziosa amica le avrebbe dato, ma non riuscì proprio ad evitare che i suoi occhi iniziassero a pungere e bruciare. Eppure avvertì lo stesso il proprio corpo avvolto in un caldo abbraccio e di colpo si ricordò della sensazione più bella fra tutte, quella di un caldo abbraccio.
Ricambiò la stretta che Toen le stava regalando appoggiando la guancia sul suo collo, beandosi delle carezze che quest'ultima coccolava sulla sua schiena.
"Perdonami, io non dovevo dirti tutte quelle cose la volta scorsa. Lo capisci? C'è un motivo sul perché è proibito parlare troppo dell'Eden a qualcuno che non c'è mai stato."
Toen le sussurrò di fare silenzio mentre le lisciava i capelli, percorrendone la lunghezza dalla nuca fino alle scapole.
"Non sono venuta qui per questo. Sono venuta per stare con te. C'è un posto che ho scoperto e che vorrei farti vedere, vieni."
Toen le prese la mano e la trascinò con sé, non andò verso il grande dirupo ma preferì piuttosto percorrere l'entrata di una grotta, la cui fine conduceva a un grazioso villaggio situato proprio ai piedi della grande Arena. Una piccola comunità del passato, di cui ora erano godibili solo le rovine strette tra due catene montuose.
"E se ti può aiutare a stare meglio sappi che non ci ho ancora portato nemmeno Uselji lì." Ridacchiò Toen, correndo in direzione del villaggio. Hozes chiuse gli occhi sollevata, tutta l'inquietudine di poco prima si era azzerrata in un attimo perché ora esistevano, finalmente, solo loro due.
"Un giorno me lo dirai che rapporto c'è tra te e Uselji?"
Toen non le rispose, ma rise solo. Poi spiegò le ali e volò alta, in direzione di una delle catene di montagne che nascondevano il villaggio, puntò così a una funivia che le poteva aiutare a raggiungere un'altitudine ancora maggiore. Erano passati diversi anni dall'ultimo insediamento in quel villaggio, ma stranamente le funivie lì attorno funzionavano ancora.
Arrivarono così a un alto pendio, dove la leggenda narrava che nei tempi antichi risiedesse uno spirito simile a uno yeti. Ora però, di quello yeti, solo la sua casa era rimasta visitabile, come un rifugio per rinfrescarsi dagli sforzi della salita.
Non era lì che Toen desiderava andare, la sua meta infatti si trovava sospesa tra le nuvole: un isolotto simile a un iceberg che spuntava da quel mare fatto di cotone color giallo paglierino. Una meta ambita da molte coppie, ma anche da amici stretti, gruppi di viaggiatori e non solo. Persino un'esplorazione in solitaria laggiù poteva donare allo spirito il giusto ristoro.
E poi c'era da dire che la vista del tramonto sull'intera Valle era da mozzafiato.
Quando atterrarrono gli occhi di Hozes erano pieni di meraviglia. Toen la guardò soddisfatta, sapendo che questa doveva per forza essere la sua prima volta in quel luogo.
Ma non voleva che finisse lì così, non era ancora abbastanza, non come regalo per Hozes.
Le sorrise, poi giunse le mani strette tra loro; infine le liberò in un incantesimo. Ci volle un po' di tempo prima che si materializzò, ma infine comparve facendo capolino tra le nuvole sotto di loro.
"Non è molto visibile con tutte queste nuvole, vero?" Scherzò Toen allegra, lasciando Hozes veramente  meravigliata.
"Un'arcobaleno? Non ci credo! Ma hai la minima idea di quanta luce costi?"
Toen le sorrise annuendo.
"Ovvio, l'ho comprato io."
Hozes le passò accanto, la imitò nei suoi movimenti e liberò in aria un differente incantesimo; lo posizionò non tra le nuvole, ma a terra: si trattava infatti di un altalena, una di quelle per due.
Velocemente si sedette sopra e invitò l'altra a fare lo stesso, il tutto con un atteggiamento fiero e divertito che fece scuotere a Toen la testa.
"C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi, vero?" Le chiese iniziando a dondolarsi.
Toen non negò con il capo, ma si limitò a risponderle a parole che l'unica cosa che desiderava era portarla lì e che non c'era alcun doppio fine in questo.
Hozes tese la schiena all'indietro, iniziando a dondolarsi sopra la seggiola; prima piano, ma poi sempre più velocemente. Se il detto "tetto del mondo" esisteva per davvero allora poteva solo riferirsi a  questo.
"Non dire così o ti strozzo veramente! Allora, che cosa vuoi dirmi?"
Toen non le rispose immediatamente,  prese invece ad oscillare piano piano sull'altalena, aumentò il ritmo per adeguarlo a quello di Hozes, ma poi strisciò i piedi a terra fino a fermarsi completamente.
"Penso di sentirmi pronta ad andare in Eden, sai?"
Il tempo sembrò fermarsi in quell'istante e Hozes non credeva a quanto appena sentito, eppure era successo per davvero e non era un sogno. Toen aveva appena detto di essere pronta a sostenere il suo primo viaggio finale, finalmente era arrivato anche il suo turno. Chi presto, o chi più tardi, prima o poi quel momento giungeva a tutti. Si alzò in piedi con uno scatto e le prese le mani tra le sue commossa.
"Ti accompagnerò. Non posso lasciarti andare da sola, non la prima volta almeno."
Toen la guardò felice, ma le sorrise negando con la testa. Sfilò le mani dalle sue e le riportò ai lati del viso, afferrando saldamente le due corde che reggevano la tavoletta sulla quale era seduta.
"Andrò con Uselji, ma ci entrerò da sola. Ho paura, ma è qualcosa che si può affrontare. Dopotutto anche tu l'hai fatto da sola la prima volta, no?"
Non era la risposta che voleva sentirsi dire, ma se la fece andare bene. Non poteva fare altrimenti.  
Le regalò un sorriso rassegnato, mascherando così il dispiacere.
"Non credo di poterti fermare, però..." Le afferrò nuovamente le mani, salde tra le sue. "Devi promettermi che tornerai."
Ci fu un tocco delicato a suggellare quella promessa, quello delle loro fronti che si sfiorarono. Forse un gesto infantile, ma fatto con tanto affetto. E silenzio, c'era forse bisogno di aggiungere altro?
Toen si ritirò indietro con gli occhi lucidi.  Poi si inginocchiò a terra ed estrasse fuori dal mantello la sua candela; bianca ossia quella usata per condividere il fuoco del cuore con un altro viaggiatore.
Maggiormente questo veniva condiviso e più il legame che si creava cresceva e diventava forte.
Hozes raccolse dentro di sé quella piccola fiammella di se stessa che Toen le aveva appena offerto, ma non prima di aver espresso il suo disappunto per non essere stata la prima a farlo.
Così tipico da lei, pensò Toen mentre le porgeva nuovamente la mano.
Insieme si lanciarono nel mare di nuvole, giocarono con esse, si lasciarono cullare... dietro di loro il grande sole della Valle calava nel tramonto, mettendo in ombra persino il grande Colosseo visibile da lontano.
Probabilmente, la prossima volta che vi avrebbero fatto ritorno, Toen avrebbe ammirato quanto il loro mondo sapeva essere vasto grazie agli occhi di chi aveva appena acquisito una conoscenza maggiore.
   
 
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