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Autore: WillBane    14/04/2021    1 recensioni
Steve si dà un’occhiata in giro in quello squallido appartamentino anonimo che Bucky ha scelto per nascondersi dal mondo. Deve trovarlo subito, sa che è questione di poche ore prima che la polizia irrompa. Ma è vuoto. Lui non c’è. Sul frigo però nota un blocchetto con delle note colorate che spuntano fuori. Lo apre piano quasi per paura di poter invadere la privacy di Bucky.
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Missing moment di Civil War
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Steve si dà un’occhiata in giro in quello squallido appartamentino anonimo che Bucky ha scelto per nascondersi dal mondo. Deve trovarlo subito, sa che è questione di poche ore prima che la polizia irrompa. Ma è vuoto. Lui non c’è. Sul frigo però nota un blocchetto con delle note colorate che spuntano fuori. Lo apre piano quasi per paura di poter invadere la privacy di Bucky. Si apre una pagina con una sua foto nella divisa da Captain America, tutta spiegazzata come se fosse stata presa e rigirata in mano tante volte, usurata, quasi come se l’amico avesse voluto carpire più ricordi possibili da quel pezzo di carta. Il blocchetto infatti è disseminato da sprazzi di ricordi sconnessi tutti legati a lui, “Steve” compare ovunque il suo nome scritto quasi con disperazione, può coglierlo dalla calligrafia nervosa.

A un certo punto sente una presenza silenziosa alle sue spalle e voltandosi lo vede finalmente. È lì fermo a fissarlo. Il suo sguardo è quello del Buck che conosceva, il Buck che gli era sempre stato vicino. Però i suoi occhi chiari nascondono una venatura di dolore che Steve non può non notare.

"Mi conosci?"

"Sei Steve. Ho letto di te in un museo" rispose esitante Bucky nascondendosi sotto la visiera del berretto scuro.
Steve lo guarda bene dall’alto in basso.

"Ascolta Buck so che sei nervoso, ma non mentirmi"
L’altro gli lancia uno sguardo senza dire niente, mordendosi le labbra.

"Tu mi hai tirato fuori dal fiume! Perché?"

"Non lo so" risponde l’altro nervoso abbassando un po' il berretto per coprire ancora di più il suo sguardo.

Steve perde la pazienza e si avvicina velocemente all’amico facendolo arretrare fino al muro. Poggia una mano sul cemento accanto alla testa di Buck e con l’altra gli tira via il berretto scoprendogli i capelli diventati ancora più lunghi dall’ultima volta che l’aveva visto. Adesso finalmente riesce a guardarlo bene in volto, ma Buck continua a tenere lo sguardo basso quasi come se avesse paura di guardarlo negli occhi.

"Ti ho detto di non mentirmi"

"Che fai mi dai degli ordini adesso? Ho eseguito ordini tutta la vita, non ti permetterò di farlo!" risponde Buck risoluto lasciandosi indietro per un attimo la paura di guardarlo e inchiodando finalmente i suoi occhi in quelli dell’altro. Respirandogli a due centimetri dal viso. Una ciocca di capelli lunghi gli ricade sulla bocca socchiusa muovendosi a ritmo del suo respiro.
Eccolo il Bucky che conosceva, quello che gli mancava da morire. Sono così vicini e la tensione che sente Steve è qualcosa di chimico, qualcosa che c’è sempre stato tra loro due.

"Voglio solo sapere perché ti ostini a mentirmi. Dimmi che ti ricordi di me!"

"Stai continuando a darmi ordini. Levati, lasciami andare!" Bucky tenta di spostarselo di dosso, ma senza volerlo davvero vista la poca forza che ci mette. E infatti basta poco a Steve per riportarlo dov’era.

"No io non ti lascio…stavolta non ti lascio…" le parole di Steve sono quasi un sussurro. Non resiste più e posa le labbra su quelle dell’altro, le preme sempre più forte in modo quasi disperato infilando la mano dietro il collo del moro tra i suoi capelli lisci, aspettandosi di essere spinto via da un momento all’altro. Una spinta che però non arriva. Anzi Bucky lo tira più vicino a sé, senza dire niente, lascia semplicemente che siano i gesti a parlare per lui. Steve si stacca un attimo per guardarlo. Quei cazzo di occhi blu che non è mai riuscito a dimenticare. Quei cazzo di occhi blu che gli hanno provocato sempre emozioni contrastanti, che gli hanno sempre incasinato la testa e i sentimenti. Quante volte avrebbe voluto sentirlo così vicino come ora, senza paura, senza rimorsi, senza vergogna.

Bucky gli ha sempre suscitato un lato dolce e un lato più irruento, quasi animalesco. È stato sempre capace di provocargli sentimenti opposti. E nel momento in cui Buck decide di mordergli le labbra, quel lato selvaggio prende il sopravvento, la voglia di possederlo si accende dentro di lui e lo incendia.

Lo spinge verso il letto, velocemente, senza alcuna gentilezza. L’unica cosa che vuole adesso è sentirlo, sentirlo in tutti i modi in cui si può sentire un’altra persona. E il modo urgente in cui Buck ha iniziato a togliergli tutti quegli inutili vestiti di dosso, incendia Steve ancora di più.

Quando sono liberi finalmente da tutti quei tessuti che coprivano la pelle bollente di entrambi, Steve entra dentro di lui, guardandolo dritto negli occhi. La bocca tesa in una piccola smorfia di dolore che si trasforma quasi subito in un’espressione di piacere appena il biondo inizia a muoversi. Piano. Così piano da fare male. È una cosa che fa impazzire Bucky, ama sentirlo muoversi così dentro di lui.

Steve continua a muoversi avvicinando il viso al collo dell’altro, accarezzandolo con le labbra. Quanto gli era mancato l’odore di Buck. Le coperte non hanno il suo odore, probabilmente nemmeno ci ha mai dormito. Ma ora avranno l’odore di entrambi.

Questo pensiero eccita da morire Steve. Un’eccitazione che sfoga iniziando a spingersi dentro l’altro sempre più velocemente, sostituendo le carezze delle sue labbra sul collo a morsi che gli lasciano diversi segni sulla pelle.

A Bucky piace questo lato di Steve. In qualche modo si sente protetto sotto di lui, una sensazione che nemmeno si ricordava prima di averlo incontrato di nuovo, prima di ricordarsi di lui dopo aver seppellito il Soldato d’Inverno in qualche remota parte della sua testa. È come se Steve riuscisse a soffocare il Soldato soltanto toccandolo, standogli accanto.

Buck infila le dita tra i capelli dell’altro e stringe le gambe attorno ai suoi fianchi, accompagnando i movimenti del capitano.

Quello che sta succedendo lo volevano entrambi da così tanto tempo da sentirsi stupidi per non averlo fatto prima. Si sono sempre dimostrati a vicenda quanto ci tenessero l’uno all’altro, quanto fossero indispensabili. Ma questo è diverso. Questo è mischiarsi, è possedersi, è respirare il respiro dell’altro, è essere una sola persona. E come una sola persona raggiungono il limite insieme tra i gemiti.

"Ti metterai nei casini per colpa mia…" sospira Bucky sulle labbra del capitano, ancora immersi nel piacere che li aveva appena travolti.
Steve non dice nulla. Lo sa benissimo che ha ragione. Ma non ha mai nemmeno preso in considerazione l’opzione di lasciare Buck da solo. Non potrebbe mai stargli lontano. Sarebbe come morire.
   
 
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