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Autore: arashinosora5927    15/04/2021    2 recensioni
Io prima di te, o più nel dettaglio il passato di Gokudera dalla nascita con particolare focus sul giorno in cui abbandona il castello, passando per il canon di Bakudan Bambino, esplorando i cinque anni che ha trascorso a vivere per strada prima che incontrasse Tsuna.
[accenni5927] [59 centric]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bianchi, Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Resistere fino a dopo cena era stata una vera impresa, mangiare in silenzio il piatti stellati preparati dal loro chef personale, piatti che dovevano portare conforto e invece non facevano che contribuire alla consapevolezza che il lusso davanti ai sentimenti perdeva ogni significato, sembrava impossibile. Rimanere fermo a tavola mentre Bianca divorava la sua forchettata di pasta, Alfonso beveva del vino e Clara come suo solito sembrava di pessimo umore.

Quando prese l'ultima cucchiaiata del dolce finalmente sentì di poter respirare di nuovo. L'elaborato parfait ai frutti di bosco era il suo dessert preferito eppure quella sera a tratti gli dava la nausea.

Si alzò da tavola dopo essersi pulito la bocca con un tovagliolo in lino ricamato con disegni floreali e procedette a salire le rampe di scale che lo dividevano dalla sua stanza. Aprì la porta solo per rimanere fermo con la maniglia in mano e sospirare.

Bianca lo raggiunse poco dopo, interruppe la sua contemplazione del vuoto.

"Che ti prende? Sei stato con lei fino a ora, dovresti essere felice" disse.

"Lei non è venuta..." mormorò Hayato amaramente in risposta.

Bianca tacque, si coprì la bocca istintivamente con una mano per nascondere il sussulto.

"E perché non lo hai detto? Hai fatto finta di niente con papà e mamma."

Hayato annuì, rilassò le spalle e si voltò verso la sorella.

"Non volevo che fosse vero, quando le cose le dici a voce alta... sembrano più reali..." disse.

Bianca lo abbracciò, riconobbe l'incrinatura della voce che andava verso il pianto e prima di saperlo se lo ritrovò a singhiozzare contro il petto.

"Lo so, lo so che ci tenevi tanto" mormorò Bianca accarezzandogli i capelli.

"Sono sicura che abbia avuto un contrattempo, anche lei ci teneva tanto."

Hayato annuì, tirò su col naso, l'assenza non era resa migliore dalla consapevolezza che Lavinia volesse partecipare a quel momento speciale.

"So io cosa ti ci vuole" disse Bianca decisa, lo prese per le spalle e lo guardò negli occhi.

"Ci facciamo belle, ti trucco e ti acconcio i capelli. Niente è più efficace per una delusione."

Hayato ridacchiò istintivamente, si lasciò prendere per mano e portare in camera della sorella.

Bianca gli asciugò le lacrime dopo aver chiuso la porta alle spalle, prese una trousse di trucchi finti che però coloravano ugualmente e posizionò Hayato davanti alla toeletta.

"Sei sicura che è una buona idea?" chiese quest'ultimo.

Più volte Diana suo malgrado aveva premuto sul fatto che la pelle di Hayato era delicata e non poteva metterci su la prima cosa che capitava.

"Certo. Hayato è triste, ma tu non sei Hayato, tu sei la mia sorellina felice. Scegli un nome, come ti chiami?" rispose Bianca.

Hayato ci pensò per qualche istante poi disse senza ripensamenti "Lavinia!"

Bianca sospirò.

"Dai così non collabori."

Hayato negò con un cenno della testa.

"Così la sento più vicina anche se non è qui adesso."

Bianca approvò, iniziò a pettinargli i capelli.

"Sono lunghetti" disse.

"Forse dovremmo accorciarli."

Hayato si oppose prontamente.

"Mi piacciono così, anzi li voglio ancora più lunghi, tipo i tuoi!" esclamò.

Bianca annuì, passò la spazzola separando le ciocche, constatò quanto sottili fossero quelle fibre argentate.

"Così sembrerai una femmina" disse.

"Sembrerò Lavinia in miniatura" ribatté prontamente Hayato infastidito dal modo in cui Bianca aveva pronunciato l'ultima parola, con disprezzo.

"Abbiamo lo stesso colore di capelli e anche i suoi occhi, sono simili ai miei."

Bianca fermò i capelli in codini alti con due elastici rosa confetto, si specchiò al suo fianco.

"I tuoi occhi sono come i miei e quelli di papà" gli fece notare.

Hayato accennò un sorriso.

"Anche Lavinia ha gli occhi simili" insistette.

"Però lei non indossa i fermagli e i suoi capelli presentano dei piccoli boccoli alla fine."

Bianca ascoltò tutto il discorso poi lo fece voltare verso di lei.

"Pensi che a Lavinia piaccia l'azzurro?" domandò.

Hayato annuì istintivamente.

"Le piacciono tutti i colori e il vestito che aveva l'altro giorno era proprio del colore del cielo."

"Vada per l'azzurro allora" disse Bianca, prese un pennellino e lo intinse nell'ombretto, lo spalmò sulle palpebre di Hayato che tremarono a contatto.

Prese poi un rossetto rosso acceso e gli colorò le labbra, un po' di blush rosa shocking per completare il look.

"Che te ne pare?" chiese lasciando che il fratellino si voltasse per guardarsi nello specchio.

Hayato sobbalzò si spaventò della sua immagine e poi scoppiò a ridere.

"Sembro una battona" disse.

Bianca rise a sua volta, ma lo avrebbe più che altro paragonato ad Harley Quinn.

"Hayato, chi ti insegna queste parole?!"

Hayato scosse la testa e alzò le spalle.

"Vincenzo, non fa che parlare di quanto sia figa quella puttana sua o quell'altra e poi l'altro giorno una vecchia signora si è avvicinata a noi e quando se ne è andata lui l'ha chiamata così. Aveva la faccia così, piena di trucco" spiegò.

Bianca sobbalzò, gli coprì la bocca come se potesse cancellare quelle parole.

"Perché? È una cosa brutta?" domandò Hayato facendo fatica a parlare con le mani di Bianca sulle labbra tipo nastro adesivo.

"La mamma dice che non possiamo usare queste parole. Ricordi il ceffone che ti ha dato nostro padre per una parolaccia? Devi stare attento, Hayato" lo redarguì la sorella.

"Io non sono Hayato, io sono Lavinia e Lavinia non deve ascoltare nessuno di loro. Lavinia è libera e suona il piano benissimo."

Bianca sospirò, forse aveva fatto un errore.

Nonostante non gli piacesse Hayato si tenne il trucco ed entrambi finirono per addormentarsi abbracciati sul letto di Bianca.

Appena un'ora più tardi Diana venne a cercarlo e lo trovò a dormire, gli sembrò una scena molto tenera finché non notò con orrore il respiro pesante del piccolo e le macchie sul corpo.

Lo svegliò terrorizzata, ma cercò ugualmente di mantenere la calma.

"Che c'è?" chiese Hayato sentendo il cuore esplodergli in petto dopo essersi svegliato di soprassalto.

"Signorino, vieni con me" disse Diana cercando di usare un tono tranquillo e rassicurante.

Prese Hayato in braccio e lo portò di tutta fretta in bagno, lo adagiò nella vasca.

"Mi sono già lavato prima di cena" protestò Hayato.

"Sì sì, signorino, lo so" convenne Diana.

Non passò molto prima che Hayato divenisse cosciente di quanto gli prudesse ogni parte del corpo dalla testa ai piedi. Iniziò a grattarsi solo per vedere la balia bloccargli entrambe le mani mentre.

"È questo il problema. Quante volte ti ho detto di non metterti cose in faccia o sul corpo senza chiedermi se puoi? Non lo faccio per darti fastidio, ma per tutelarti."

Hayato rimase in silenzio, adesso aveva davvero paura, il respiro era corto, la pelle arrossata in ogni dove, lasciò andare le lacrime senza fiatare come se fosse paralizzato.

Diana usò del sapone delicato e strofinò per rimuovere il trucco, l'intero corpo era in condizioni penose, lo poteva capire da quelle specie di pustole sulle gambe, ma la faccia era quella messa peggio.

Dopo aver riflettuto a lungo decise che spogliarlo fosse la cosa migliore. Gli puntò contro un getto d'acqua gelata sotto il quale Hayato rabbrividì.

Voleva chiedere spiegazioni, ma non riusciva a parlare e in fondo non voleva neanche sapere. Diana dal canto suo sapeva che ogni istante era prezioso.

Dopo averlo praticamente marinato lo tamponò con un asciugamano di spugna e applicò una crema a base di cortisone su tutto il suo corpo specialmente in faccia. Le bolle rosse cominciarono a sbiadire, ma il segno rimase.

"Sei allergico al Kathon CG, per la miseria!" finalmente disse Diana spiegandogli cosa fosse successo.

"Non avrei mai pensato di trovarti a giocare con i trucchi della signorina Bianca."

Hayato sbuffò, resistette all'impulso di trattare una guancia incremata.

"Se qualcuno qui mi avesse dato spiegazioni al posto di comandi che mi sembravano senza senso non sarebbe successo" sbraitò liberando la tensione.

"Ora è tutto sotto controllo" disse Diana cercando di rassicurarsi a propria volta.

"Hai ragione" disse poi ammettendo amaramente.

"Ho sempre pensato fossi troppo piccolo per sapere, ma meriti di conoscere come stanno le cose."

Hayato annuì, la guardò teneramente negli occhi.

"Lo sai che ho tre anni solo su carta, dentro mi sento più grande, preferisco sapere cosa ho... lo so che ho qualcosa... ti sei sempre comportata come se fossi malato..." disse.

Diana lo rivestì mettendogli il pigiama costatando che la crema fosse stata assorbita dalla pelle, gli asciugò i capelli rimasti intrappolati nel processo e sciolse i codini.

"Non sei malato, Hayato. Sei solo delicato" spiegò.

"Devi fare più attenzione rispetto a molte persone però ci sono anche persone che hanno bisogno di fare ancora più attenzione."

Bianca era rimasta sconvolta, li aveva seguiti, ma si era messa solo a origliare. Con i lacrimoni agli occhi si era fatta avanti nel bagno e aveva affianco Diana.

"È tutta colpa mia" piagnucolò.

Diana le fece una carezza sul viso.

"No, signorina Bianca, lei non poteva sapere. Non faccia più giocare il signorino Hayato con i suoi trucchi, d'accordo? Sono cose per signorinelle come lei."

Bianca annuì si strinse nelle spalle e guardò il fratellino colpevole.

Hayato le tese una mano, accennò un sorriso.

"Sarò comunque la tua sorellina quando vuoi" disse con un sussurro.

Diana storse il naso prese entrambi per mano e li condusse fuori dal bagno.

"Non una parola ai vostri genitori, ci siamo intesi? Questa cosa non è mai successa."

I bambini annuirono e raggiunsero le rispettive camere, Hayato non si era mai sentito più solo.
   
 
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