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Autore: Zoraya    16/04/2021    1 recensioni
Dal capitolo 2: "Nel momento in cui sollevarono lo sguardo, poterono tutte vedere un ragazzo dai capelli ora come i ciliegi in primavera, che era tenuto sospeso nel vuoto da un altro ragazzo. Il primo si divincolava e urlava la sua furia all’altro che si limitava a sbuffare.
-Piantala, deficiente!- lo rimbrottò, cercando di nascondere un ghigno di puro divertimento.
-Guarda che cretini!- esclamò Erza, a quel punto, buttando il proprio pranzo in terra, nella foga di alzarsi e correre sul tetto. Anche Mirajane, compagna di classe di Erza, si alzò, con più calma rispetto alla sua amica e si spostò leggermente in avanti, in modo da essere ben visibile dal tetto."
Una famiglia unita, amici fantastici e una vita che sembra fatta proprio per lei. E allora perché nei suoi incubi Lucy si sente stranamente al sicuro? Cosa nasconde quella vita così perfetta?
La vita che sta vivendo sembra sovrapporsi ad un'altra, piuttosto familiare...
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucy emise un gemito sofferente e si passò una mano sulle ginocchia, coperte da calze scure. Era seduta sotto uno degli alberi nel giardino sul retro della sua scuola e stava mangiando il suo pranzo, insieme alle sue amiche. Queste ultime si voltarono a guardarla, preoccupate. Non era la prima volta che le capitava di provare quelle fitte alle gambe, ma nell’ultimo periodo stavano peggiorando.
-Lu-chan, tutto bene?- le chiese Levy, la sua migliore amica, nonché sua compagna di classe. Si sporse verso di lei, preoccupata. Lucy le sorrise rassicurante.
-Sì, sto bene. Ho solo avuto un’altra fitta.- commentò, minimizzando quanto le era accaduto. Erza le lanciò uno sguardo torvo, per nulla convinta di quella spiegazione.
-Ti capita fin troppo, ultimamente.- commentò, infatti, incrociando le braccia sotto il seno, nella sua posa più severa.
-Sono solo stanca.- replicò l’altra ragazza, allargando il suo sorriso, pur sapendo che non sarebbe riuscita lo stesso a convincere Erza, che stava già per rispondere a tono.
L’immensa fortuna di Lucy volle che la ragazza fosse interrotta da una risata di Cana che stava indicando qualcosa sul tetto.
Nel momento in cui sollevarono lo sguardo, riuscirono tutte a vedere un ragazzo dai capelli rosa come i ciliegi in primavera tenuto sospeso nel vuoto da un altro ragazzo. Il primo si divincolava e urlava la sua furia all’altro che si limitava a sbuffare.
-Piantala, deficiente!- lo rimbrottò l’altro, cercando di nascondere un ghigno di puro divertimento.
-Guarda che cretini!- esclamò Erza, a quel punto, buttando il proprio pranzo in terra, nella foga di alzarsi e correre sul tetto. Anche Mirajane, compagna di classe di Erza, si alzò, con più calma rispetto alla sua amica e si spostò leggermente in avanti, in modo da essere ben visibile dal tetto.
-Laxus, Natsu! Sta salendo Erza.- li avvisò, con il suo solito sorriso tranquillo, incurante di aver appena scatenato il panico nei due ragazzi. Perfino da lì sentirono le parole irripetibili dei due. Il ragazzo dai capelli rosa, tale Natsu, venne issato di nuovo sul tetto, ma i due non fecero in tempo a fare neanche un passo che le ragazze riuscirono a sentire le urla di Erza. Probabilmente le aveva sentite tutta Magnolia.
Levy scoppiò a ridere, soprattutto quando sentì il sospiro sconsolato di Lucy, accanto a sé.
-Strano che non ci fosse anche Gray.- commentò, invece, Lisanna, la sorella minore di Mirajane, che aveva anche la sfortuna di essere nella stessa classe di Natsu.
-Gray è con Juvia.- le disse Cana, tirando fuori da chissà dove una fiaschetta e bevendo una generosa sorsata.
-Non puoi bere a scuola.- la riprese Lucy, incrociando le braccia sotto il seno nella migliore delle imitazioni di Erza.
-Secondo me le ossa ti fanno male perché non bevi.- replicò, invece, Cana. -E non mi fai paura così.- le disse, poi, notando ancora la posizione che aveva assunto la ragazza.
-Con Natsu funziona.- commentò maliziosamente Mirajane attirando l’attenzione di tutte le altre ragazze, proprio come aveva voluto fare.
-Luuuuucy! Che cosa ci devi raccontare?- chiese Lisanna, con gli occhi che le brillavano. Cana si sporse verso la ragazza e Levy scosse la testa.
-Niente! È che Natsu farebbe perdere la pazienza ad un santo!- esclamò Lucy, arrossendo leggermente.
 
Da qualche tempo a quella parte, le sue amiche si erano convinte che ci fosse qualcosa tra lei e Natsu, anche se nemmeno Lucy poteva dar loro tutti i torti. Perfino lei avrebbe pensato a qualcosa del genere se ci fosse stata qualcun’altra al posto suo o se non avesse imparato a conoscere Natsu. Per qualche motivo, il ragazzo, un anno più grande di lei, l’aveva notata, un giorno, mentre era seduta proprio sotto quell’albero a mangiare da sola e a leggere e, improvvisamente, lei si era ritrovata a non avere un briciolo di privacy. Natsu la cercava tutti i giorni, anche per dirle cose di nessuna importanza, raramente non era al suo fianco e non la riaccompagnava a casa e raramente lei non aspettava la fine degli allenamenti della squadra di basket del ragazzo o non lo aiutava a studiare, pur essendo in anni differenti. Insomma, tutte queste attenzioni potevano far pensare che ci fosse qualcosa di più dell’amicizia, tra di loro, ma quello che le sue amiche non avevano ancora capito era che a Natsu lei non interessava in quel senso e una piccola parte della sua mente non poteva non rammaricarsene. Lucy scacciò velocemente quel pensiero, scuotendo forte la testa. Natsu la vedeva solo come la sua migliore amica, come le aveva detto più volte, e lei questo doveva ricordarlo bene. Non poteva lasciarsi condizionare dai pensieri delle sue amiche.
 
-E dai! Non c’è proprio niente di interessante da raccontare?- chiese Cana. Lucy sorrise ancora una volta. Le piaceva passare la pausa pranzo così, decisamente più divertente dello starsene da sola a leggere.
-A Natsu interessa solo la palla da basket, mi dispiace deluderti.- disse, immaginando già quale sarebbe stata la risposta dell’altra, che non si fece attendere. Solo che non fu Cana a commentare.
-Parli sempre di quello che interessa a lui, Lu-chan. Ma cosa interessa a te?-. Lucy dovette ammettere che quella malizia se l’aspettava da Mira o da Cana, non certo da Levy. Scoppiò a ridere, soprattutto quando Mirajane si voltò a guardare la sua migliore amica, decidendo di doversi dedicare ad altri gossip, dato che Natsu non le dava la minima soddisfazione.
-E tu, Levy? Che voleva Gajeel l’altro giorno?- chiese, infatti. Lisanna batté le mani, felice di avere novità e Cana ammiccò all’indirizzo di una paonazza Levy.
Lucy si ritrovò a ringraziare mentalmente e per l’ennesima volta Natsu, perché se lui non si fosse avvicinato a lei, quel giorno, lei non avrebbe conosciuto quelle fantastiche ragazze.
 
La mattinata era stata piuttosto faticosa e lei non vedeva l’ora di sedersi da qualche parte e di allontanarsi dal chiasso e dalla confusione. Non era abituata a stare con i suoi coetanei, Lucy. Veniva da una famiglia ricca e potente e aveva sempre avuto dei precettori che insegnavano solo a lei.
Era stata sola per tutta l’infanzia, se si escludeva la sua mamma, che le aveva insegnato tanti bei giochi. Era stata proprio lei ad insistere con il padre affinché Lucy potesse frequentare una scuola pubblica durante il liceo, perché era ora che anche lei conoscesse il mondo reale. Ovviamente la ragazza aveva grandi difficoltà a fare amicizia, visto che non conosceva la maggior parte delle cose che piacevano ai suoi coetanei. Quando, poi, si era sparsa la voce della sua ricchezza, la situazione era a dir poco peggiorata: le ragazze l’avevano etichettata come una snob e i ragazzi non sapevano di cosa parlare con lei. Aveva, quindi, preso l’abitudine di mangiare da sola. La sua vita solitaria era andata avanti così per poco più di un mese, fino al fatidico giorno. Lucy era seduta a terra, con la schiena poggiata contro la corteccia dell’albero. In una mano teneva un sandwich, nell’altra stringeva uno dei libri che preferiva in assoluto e che stava rileggendo per l’ennesima volta, quando una palla le era arrivata vicino ai piedi. Aveva sollevato lo sguardo e aveva incrociato quello di un ragazzo, con una buffa capigliatura rosa. Lui stava sorridendo allegro, una sciarpa bianca intorno al collo e una borsa da basket poggiata mollemente sulla spalla destra.
-Ciao!- la salutò allegro e si chinò a prendere la palla o così aveva pensato Lucy, ma lui si era limitato a lasciarsi cadere seduto accanto a lei.
-Sono Natsu.- si presentò e le tese la mano. Lucy rimase un secondo a guardarlo, sbattendo le palpebre, confusa da quanto stava accadendo, ma poi posò il libro e strinse la mano di lui.
-Lucy.- disse e rispose al sorriso del ragazzo. Lui le lanciò uno sguardo e sorrise imbarazzato.
-Ehm… ti sembrerò un idiota, ma quei cretini dei miei amici mi hanno sfidato a prendere il numero di una ragazza bionda e io ho pensato a te.- iniziò, passandosi una mano sulla testa. Lucy si ritirò immediatamente in se stessa e fece per riprendere il libro che aveva abbandonato, ma Natsu le prese il polso, delicatamente.
-No, aspetta. Ho sbagliato tutto, scusa.- ricominciò lui, a quel punto. -Ho una fame da lupi, ma ho dimenticato a casa sia i soldi che il pranzo, quindi gli idioti se ne sono approfittati.- tentò di spiegarsi.
-E allora perché non vai a chiederlo a qualcun’altra? Basta che sia bionda, no?- chiese retorica Lucy e inarcò le sopracciglia. Natsu allargò il suo sorriso, assumendo una delle espressioni più entusiaste del mondo, confondendo la ragazza, che non capiva cosa ci fosse di bello in quello che aveva detto.
-Beh, non sono mica venuto qui perché sei una ragazza bionda. Non sei solo una ragazza bionda. Sei Lucy. Per questo sono qui.- disse, semplicemente, come se stesse parlando di qualcosa di ovvio.
Lucy reclinò la testa di lato, inarcando maggiormente le sopracciglia. Non era molto chiaro quello che lui le aveva detto; non si erano mai visti prima di allora, quindi cosa intendeva con “sei Lucy”? Lo aveva detto come se avesse capito tutto di lei, così, dal primo sguardo. Decise di non fare domande, però, qualcosa le diceva che non avrebbe avuto risposte semplici da lui. Sospirò, quindi, e si voltò per afferrare la sua borsa.
-No, dai! Scusami, non volevo…- iniziò a dire Natsu, convinto che lei volesse andare via.
-Mi tieni un attimo questo?- chiese lei, porgendogli il sandwich mezzo mangiato che ancora stringeva nella mano sinistra. Natsu annuì, piuttosto confuso.
-Eccolo!- esclamò Lucy, tirando fuori, trionfante, una scatoletta triangolare chiusa. -Ho dei panini in più. Li puoi avere, se vuoi.- gli disse, riprendendosi il suo. Natsu si rigirò la scatola tra le mani, poi sollevò la testa e sorrise, felice.
-Sei una dea!- esclamò afferrandole le mani e facendola arrossire. -Sei meravigliosa, Lucy! Fantastica!-
-Mi metti in imbarazzo.- tentò di dire lei, ma il ragazzo la ignorò e la fece alzare di scatto.
-Vieni con me!- disse, trascinandola via con lui.
-Natsu! La borsa!-
 
Lucy sorrise, mentre quella giornata le tornava alla mente. Natsu stava arrivando in quel momento, trascinato da Erza. Laxus era poco lontano da loro e si massaggiava la testa. Probabilmente Erza aveva picchiato forte anche lui.
-Ahia! Erza lasciami! Mi fai male!- si lamentava Natsu, ignorato da tutti o quasi.
-Erza, credo che Natsu abbia imparato la lezione, ora.- disse Mirajane, sorridendo dolce all’indirizzo del ragazzo che ancora si lamentava.
-Lo so che li hai avvisati tu.- replicò Erza, ma lasciò andare lo stesso Natsu, che si mise seduto, sfregandosi la testa. Laxus si sedette accanto a Cana, rubandole la fiaschetta dalle mani, ignorando il suo “ehi!” alterato.
Natsu sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi di Lucy, che lo guardava già severamente, e le sorrise. Poi si alzò e la raggiunse.
-Erza mi ha fatto malissimo.- disse, indicandole un punto sulla sua testa. Lucy sbuffò e incrociò le braccia sotto al seno, facendolo rabbrividire leggermente.
-Ha fatto benissimo, anzi, meriteresti di peggio. Si può sapere che cavolo avevi in testa?- lo rimproverò aspramente. Natsu si strinse nelle spalle e sollevò entrambi le mani con i palmi verso l’alto, come a chiederle una tregua.
-Luuuuuucy! Mi fa male la testa.- si lamentò. Era piuttosto evidente che cercava solo il modo di attirare la sua attenzione e anche Lucy lo sapeva, ma non riuscì comunque a mantenere il punto. Lasciò andare un sospiro rassegnato e allungò una mano verso la testa del ragazzo, accarezzandogli i capelli, nel punto indicato da lui. Natsu sorrise e si allungò sulle gambe della ragazza, come faceva quando erano in metro o sul treno e lui si sentiva male. Lucy non si scompose minimamente. Era abituata a quelle libertà che il ragazzo si prendeva. Non lo stesso sembrava valere per Mirajane, che fissava la coppia con un’espressione di pura felicità in volto.
-Che facciamo oggi?- chiese Natsu quando dovette alzarsi a malincuore a causa del suono della campanella. Aiutò Lucy a tirarsi in piedi. Mirajane sorrise e si accostò ai due ragazzi, sotto lo sguardo vigile di Cana e quello curioso di Lisanna.
-Perché non andate al cinema solo voi due a vedere un bel film romantico? E poi una cena a lume di candela! Natsu, ti aiuto io a preparare tutto!- esclamò gasata. Erza si passò una mano sul viso e fulminò Natsu; era ancora arrabbiata con lui, evidentemente.
-Dobbiamo studiare.- disse Lucy, imperturbabile, distruggendo le speranze di Mira di vederli insieme e quelle di Natsu di divertirsi. Si separarono davanti alle scale, Natsu salì al piano superiore, brontolando, insieme a Erza e a Mirajane, mentre gli altri si sparpagliarono per le varie classi.
 
Lucy si svegliò urlando. Sentiva il corpo andare a fuoco e le ossa talmente doloranti da impedirle di muoversi. Immediatamente, Virgo, la cameriera che dormiva nella stanza accanto, si precipitò da lei. Non era la prima volta che la ragazza urlava nel sonno o che sentiva così tanto dolore come quella notte, quindi in casa erano abituati. Dopo poco, infatti, apparve anche sua madre, con una tazza di camomilla fumante tra le mani. Virgo era riuscita a farla mettere seduta, con le spalle appoggiate ai morbidi cuscini del suo letto e stava cercando di farla calmare.
-Ancora quei brutti sogni?- le chiese la madre e le porse la tazza. Sorrise dolcemente quando vide le mani della figlia tremare talmente tanto da non riuscire a tenere l’oggetto. Fu lei ad accostare la tazza alla bocca della ragazza, sotto lo sguardo attento di Virgo.
-Hime-san, volete un’altra coperta?- le chiese Virgo, già pronta a lasciare le due donne da sole. Lucy scosse la testa e deglutì a vuoto, stringendo le mani al petto, nel tentativo di bloccarne il tremito incontrollato.
-Grazie, Virgo. Sei stata molto gentile.- disse Layla, accarezzando i capelli biondi della ragazza. Virgo annuì e augurò la buonanotte alle due donne, prima di andare via.
-Va tutto bene, Lucy. Ci sono io qui.- le sussurrò la madre, tentando di calmarla. Lucy si lasciò cadere in avanti, per farsi abbracciare dalla madre che le passò una mano sulla schiena. Aveva posato la tazza sul comodino della ragazza. Era ancora praticamente piena, come ogni notte, d’altronde.
-Dovremmo vedere un altro dottore per questi dolori, però.- disse. Erano andati da tutti i dottori di Magnolia, ma nessuno di loro aveva saputo dirle qualcosa su quello che le succedeva la notte né sui dolori delle ossa. Lucy si limitò ad annuire. La voce ancora non usciva, ma la ragazza stava riprendendo pian piano il controllo del proprio corpo.
-Te la senti di raccontarmi quello che hai sognato?- le chiese Layla. Lo chiedeva tutte le notti e tutte le notti Lucy rispondeva che non ricordava quanto era successo. Ed era vero. Lucy ricordava solo alcune parti del suo sogno, parti orrende, ma non aventi un filo logico e non riusciva a vedere oltre quel velo di nebbia che sembrava invaderle il cervello quando si svegliava. Sapeva solo che era orribile e la lasciava sempre sconvolta. Era così da che riuscisse a ricordare e nessuno sapeva perché.
Anche quella volta la ragazza scosse la testa e rimase a farsi coccolare dalla madre. Dopo minuti che parvero a entrambe interminabili, Lucy si riscosse e si divincolò dall’abbraccio di Layla.
-Grazie, mamma.- sussurrò, sorridendo. Layla le passò le mani tra i capelli per l’ultima volta e si alzò. Le lasciò un bacio sulla fronte, prima di uscire.
-Bevi la camomilla.- si raccomandò. La ragazza annuì e aspettò che la madre uscisse dalla stanza, che piombò nell’oscurità.
 
Il buio fu rotto, poco dopo, dalla lampada accanto a lei e la ragazza si allungò ad afferrare il cellulare che giaceva abbandonato sul comodino, vicino alla tazza della camomilla. Scrisse velocemente un messaggio e dopo qualche minuto il telefono prese a vibrare. Lucy sorrise all’istante.
-Ehi. Ti ho svegliato?- chiese a bassa voce.
-Ero ancora sveglio.- rispose la voce dall’altra parte, facendo alzare gli occhi al cielo alla ragazza.
-Dalla voce non si direbbe.-. Le rispose una leggera risata dall’altra parte.
-Non ti preoccupare. Sai che dormo male se non ti chiamo.- sussurrò la persona dall’altra parte. Lucy si passò una mano sul viso e sospirò.
-Ti va di raccontarmi quello che hai sognato?- le chiese sottovoce.
-C’eri anche tu, stavolta, Natsu.- rispose Lucy, ricordando in quel momento quella scena che non c’era mai stata prima.
-Che stavo facendo?-. La voce di Natsu sembrava stanca, ma lui la chiamava tutte le notti, da quando aveva scoperto che lei aveva gli incubi.
-Eri accanto a me e avevi uno strano vestito, nero, senza una manica… ti usciva il fuoco dalle mani.- iniziò Lucy, cercando di tagliare corto il più possibile. Voleva farlo andare a dormire, se lo meritava.
-Nel senso che stavo andando a fuoco?-. Natsu non le rendeva mai le cose facili, però. Era in grado di tenerla a telefono anche per ore se non era sicuro che lei stesse bene.
-No, nel senso che stavi usando le fiamme. Le facevi uscire tu dalle tue mani.- si spiegò meglio la ragazza, cambiando posizione sul letto.
-Meraviglioso! E com’ero? Ero forte?- si esaltò lui. Lucy poté sentire una voce maschile che si lamentava. -Zeref ti saluta.- commentò tranquillo, come se la ragazza non avesse sentito chiaramente le imprecazioni dell’altro.
-Chiedigli scusa da parte mia.- sorrise lei. Si morse il labbro per qualche secondo e poi si decise a confessare: -Sembravi davvero forte e… ecco… eri… eri bello.- disse, in un fiato e arrossì, nella penombra della stanza.
 
Dall’altra parte si sentì qualche minuto di silenzio, tanto che Lucy pensò che il ragazzo si fosse addormentato. Poi sentì un leggero sospiro.
-Lucy, c’è una cosa che dovrei dirti.- iniziò Natsu. Lucy lo conosceva così bene da sentire che c’era qualcosa che non andava. Sembrava nervoso e lei si pentì di quello che aveva detto. Le era venuto così, perché nel sogno quel pensiero l’aveva destabilizzata: con tutto quello che c’era intorno lei si era andata a concentrare su quel dettaglio?
-Natsu…- mormorò piano.
-No, aspetta, devo chiederti una cosa, però tu devi… devi…- lo sentì sospirare forte ancora una volta e sentì la voce di Zeref dire qualcosa che non riuscì a capire. -No, Zeref, smettila! No! Lasciami in pace! Non sono come te!- lo sentì borbottare, arrabbiato, e sorrise di nuovo.
-Lucy?- la chiamò lui, dopo qualche altro botta e risposta con Zeref.
-Sono qui, Natsu.- rispose la ragazza.
-Scusa, non è il momento questo, perdonami. Mi stavi parlando del sogno, no?- domandò il ragazzo, cambiando argomento.
-Sì… il resto è sempre uguale. Non riesco a vedere nulla in modo chiaro, come se ci fosse del fumo, e sento qualcuno urlare qualcosa che non capisco. C’è sangue, intorno, ma non so di chi sia, e delle voci familiari. Poi sento il dolore, quello è sempre più forte. Solo che stavolta non ero da sola in mezzo al buio, ma c’eri anche tu e mi chiamavi.- rivelò e si passò una mano tra i capelli, togliendoli dal volto.
-Ci metto dieci minuti a venire lì. Cinque se Zeref mi presta la macchina.- le disse lui. Le proponeva quella cosa tutte le notti, anche se conosceva la risposta. Un paio di volte si era anche fatto trovare lì mentre ancora parlavano e aveva bussato alla sua finestra. Avevano dormito insieme, quelle volte.
-No, resta a casa, tranquillo.-
-Lucy…-. Il tono era inequivocabile, così come i movimenti che sentiva dall’altra parte.
-Natsu, davvero. Sto bene. Ci vediamo domani mattina, va bene? Facciamo colazione insieme.- gli propose, cercando di convincerlo. Lo sentì borbottare qualcosa di indistinto e poi sentì chiaramente Zeref dirgli di rimettersi al letto perché non gli avrebbe mai prestato la macchina.
-Zeref, ma Lucy…- iniziò Natsu, ma venne brutalmente interrotto dal fratello. Di quello che quest’ultimo disse, Lucy sentì solo la parte iniziale perché poi Natsu coprì il microfono. Probabilmente gli stava rinfacciando qualcosa di imbarazzante e quindi lui le aveva impedito di sentire. Le venne da ridere e ringraziò mentalmente i due fratelli. Erano così diversi l’uno dall’altro, ma avevano comunque lo stesso potere di farla sorridere.
-Ci sentiamo domani, va bene? Così lasciamo dormire Zeref, no?- disse lei.
-Non si merita tanti riguardi…- brontolò il ragazzo, ma Lucy sapeva che stava cedendo al sonno anche lui.
-Buonanotte, Natsu… e grazie.- lo salutò lei.
-‘Notte Lu. Ci vediamo domani.- rispose lui, soffocando uno sbadiglio.
 
Lucy sorrise e rimise il telefono sul comodino. Era sempre così che andava, da quando, quel giorno di diversi mesi prima, Natsu aveva scoperto che lei soffriva di incubi. L’aveva praticamente obbligata a confidarsi con lui. Quando non gli scriveva, lui la chiamava lo stesso e un paio di volte l’aveva svegliata dopo che aveva ripreso faticosamente sonno. Lucy aveva tentato di fargli capire che si sentiva in colpa a chiamarlo tutte le notti, che lui aveva bisogno di dormire e che poteva cavarsela da sola, non era così grave, ma Natsu non ne aveva voluto sapere e si era fatto trovare sotto casa sua, in piena notte. Alla fine, Lucy aveva ceduto, così gli scriveva tutte le notti, non appena riprendeva a respirare normalmente. Sentirlo la faceva stare bene, pur con tutti i sensi di colpa del caso e non era disposta a rinunciarci facilmente, anche se non capiva perché lui si fosse fissato così. Quando glielo chiedeva, commentava con un “ Sei Lucy, no?”, come se quelle tre parole potessero spiegare tutto e lei rinunciava e gli sorrideva, grata di poter avere accanto una persona come lui.
 
 
 
 
 
 
NOTE:
Ciao! Eccoci di nuovo. In realtà avrei dovuto pubblicare questo capitolo domenica/lunedì, ma ho avuto una serie di scadenze impreviste e mi sono ritrovata a fare le ore piccole per poter finire tutto in tempo. Questo era per scusarmi per aver tardato un po’.
Ok, direi che possiamo passare al capitolo… Allora, quando ho pensato a come impostare questa storia, mi è venuto in mente di provare a fare un primo capitolo con un incipit in medias res e poi partire con il resto del racconto, per dare una sorta di senso di straniamento nell’eventuale lettore.
Ho preso in parte spunto anche da una delle tante storie/leggende/cose che si sentono sulle anime gemelle: in particolare quella storia (?) che afferma che due anime gemelle si possono incontrare di nuovo, dopo la reincarnazione, pur non ricordando la vita passata. L’idea di partenza doveva essere questa, ma ho modificato tantissimo la trama rispetto a ciò.
In questo capitolo, comunque, possiamo vedere come Lucy abbia degli incubi che riguardano alcuni avvenimenti che non riesce a spiegarsi, perché è sicura di non averli mai vissuti in prima persona. Chiaramente, dalla descrizione che ne fa a telefono, si intuisce che i suoi sogni siano legati alle avventure vissute con la gilda. Ma da cosa derivano questi sogni? Sono ricordi di una vita passata o immagini da un mondo parallelo?
Un paio di cose e poi concludo questo lunghissimo spazio. Quello che Natsu dice a Lucy nella parte in corsivo del testo (“Non sei solo una ragazza bionda. Sei Lucy” e “Sei una dea”) vuole essere una sorta di richiamo a quello che accade tra Natsu e Lucy rispettivamente dopo la prima missione e durante il loro primo incontro.
Detto ciò, mi vorrei scusare per eventuali errori che ho fatto e dire che, ovviamente, se volete segnalarli, io sono qui.
Grazie per essere arrivati fin qui!
Un bacio

Ah, mi stavo dimenticando! Ho provato a lasciare qualche spazio in più nel testo, come mi è stato consigliato (grazie ancora), ma non sono molto abituata a farlo, quindi non so se ho migliorato o peggiorato la lettura. Fatemi sapere, se vi va
  
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