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Autore: 2Hermes2    17/04/2021    2 recensioni
Per il mio bene proprio non potevo far altro che amarti.
- Oscar Wilde,
De Profundis
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Akaashi Keiji aprì gli occhi scuri lentamente, la luce leggera che attraversava la tenda della grande finestra della sua camera, gli illuminò il viso diafano e quasi ebbe l’istinto di rimettersi a dormire, Konoha gli aveva ceduto una scatola di xanax, fidandosi del suo buonsenso, e sicuro che non ne avrebbe abusato. Probabilmente la pasticca però gli aveva fatto più effetto del necessario.
Spense la sveglia del cellulare che continuava imperterrita a suonare, per poi dirigersi pigramente verso il bagno. Gennaio era il mese più freddo in assoluto lì a Tokyo, e nonostante la splendida giornata di sole regalatagli, Akaashi si costrinse a scegliere uno, tra i suoi pochi cappelli di lana, che non solo gli avrebbero reso la capigliatura spettinata, ma gli avrebbero anche provocato un fastidioso prurito alle orecchie.
Scavando nella scatola dell’armadio riuscì a scovare un vecchio beanie nero sfilacciato con un piccolo gufo ricamato in bianco sul lato, non potè non ricordare l’artefice di quell’insolito presente, e questo bastò per farglielo indossare.

L’edificio della sede di Tokyo dello Yomiuri Shinbun si trova nel quartiere di Chiyoda, le vetrate si propagano infinite, così come la struttura sembra toccare il cielo. Akaashi si infilò velocemente nel portone, salutando educatamente il funzionario della sicurezza, per poi arrivare al ventottesimo piano del palazzo, appartenente a una delle testate giornalistiche più importanti, non solo del Giappone ma del mondo.
Un anno da incubo, di impegnativa gavetta gli aveva fatto scoprire un discreto talento nascosto da barista/cameriere/equilibrista, e nonostante questo era stato obbligato a compiere le mansioni al posto di qualche incompetente al di sopra di lui, con molta soddisfazione però era riuscito a ottenere un ufficio tutto suo e ad affermarsi come uno dei più giovani redattori dell’Hochi Shinbun, la branca del quotidiano che tratta di sport.

 

- Bokuto-san? -
Sul divano in pelle bianca al lato della reception, Bokuto Kotaro siede scomposto, con le gambe lunghe distese e il gomito poggiato sul bracciolo. Il sofà sembra quasi sofferente di dover accogliere una figura  tanto massiccia come la sua. Bokuto gira la testa di scatto al richiamo di quella voce che è sicuro di aver già sentito prima, ma che in quel momento non riconosce, e gli occhi chiari si spalancano non appena ne mette a fuoco il proprietario.

 

Akaashi non vede Bokuto dall’ultimo anno di liceo di quest’ultimo. Prima che il più grande partisse convocato dagli MSBY, si diedero appuntamento sotto l’albero di ciliegio più grande della scuola. Il maggiore con le gambe incrociate, e Akaashi con le ginocchia appuntite abbracciate al petto, l’uno di fronte all’altro.
Bokuto gli prese una delle due mani sorridendo, con i denti bianchi scoperti e i canini sporgenti, Akaashi lasciò che le dita più grosse di Bokuto si intrecciassero con calma alle sue, più lunghe e affusolate, come sempre divertito dalla sottile ironia della situazione, Bokuto era alto quasi un metro novanta e per niente esile, nonostante ciò le sue manine capaci di quelle schiacciate così violente rimanevano sensibilmente più piccole di quelle da alzatore di Akaashi.
Kotaro l’aveva guardato con gli occhi gialli e grandi, splendenti di felicità all’idea della partenza, all’idea di una nuova casa, all’idea plausibile nella sua testa di dedicare alla pallavolo la sua intera esistenza, l’aveva osservato come si può guardare solo il miglior compagno.
- Akaashi saremo amici per sempre, ne sono certo! -
Disse con l’ingenuità tipica di un ragazzo appena maggiorenne, di qualcuno pronto a conquistare il suo posto nel mondo.
Akaashi serrò le labbra per non piangere, perchè Bokuto stava per andare via, e Bokuto Kotaro oltre che vestiti e qualche vecchia foto si sarebbe portato via con sé un pezzo di Akaashi Keiji. Perchè quelli come lui Akaashi lo sa, tolgono, prendono senza chiedere il permesso, per non restituire, quelli come Bokuto Kotaro vogliono tutto. Sono dei bastardi egoisti, ma inconsapevoli.
Akaashi infatti non capisce come il suo amico possa essere così felice di trasferirsi, a lui il fatto che possa andare ad abitare a Osaka sembra un problema insormontabile, anzi il peggior incubo di sempre, non riesce a razionalizzare la situazione e per la prima volta Keiji si lascia sopraffare, dalla sua tenera età, dal vittimismo e dall’egocentrismo tipici dell’adolescenza, spera che Bokuto lasci uscire quel lato di sé un po’ impacciato, che cerchi nei suoi occhi una traccia di approvazione, nei suoi, e di nessun altro, forse così si sentirebbe importante per un attimo, e invece gli è accanto con quella faccia da stupido, non può credere che Bokuto non sia nemmeno capace di un minimo di empatia, coglione narcisista.
Kotaro però è sicuro di quello che dice, sa che lui e Akaashi riusciranno sempre a ritrovarsi, e non è preoccupato. Vede il più giovane mordersi le labbra e stringere il pugno libero, e il fatto che Bokuto reciti la parte dello sciocco, non significa che lo sia veramente, ha capito i segnali che gli manda il corpo snello del ragazzo sedutogli vicino, e si rende conto che Akaashi è sempre stato in grado di sostenerlo durante le partite, e adesso è giunto il momento che i ruoli si invertano.
Bokuto continua a sorridere e gli accarezza con il pollice il dorso della mano, gli fa girare il viso e poggia l’altra sulla sua guancia, le fronti che si toccano, a quel punto Keiji non ce la fa più e permette alle lacrime salate di scendere, facendogli arrossare il viso e tirare su con il naso.
- ’Kaashi sei disgustoso pieno di moccio -
Il piccolo si asciuga, e lo guarda divertito.
- Mi mancherai Kou -
Mormora accarezzandogli appena i capelli chiari induriti dal troppo gel.
- Anche tu, magari possiamo intrattenere una corrispondenza epistolare, sarebbe molto più figo - Si ferma per qualche secondo, l’espressione pensierosa e concentrata - aspetta.. ho usato bene la parola epistolare? -
Keiji annuisce con gli occhi lucidi, il venticello di marzo che gli sferza il viso leggermente umido e una smorfia mesta simile a un vago sorriso.
Bokuto ricambia quel pessimo tentativo di sembrare tranquillo e poi gli bacia la fronte liscia, costringendosi infine ad andare via, con la solita andatura dritta e impettita, mentre Akaashi lo segue con gli occhi fino a quando non è altro che un’ombra.  

Keiji è più magro, nota Bokuto, i tratti efebici hanno lasciato spazio a un viso più tagliente, quasi scarno, con gli zigomi incavati e le ossa che sporgono dalle guance, i vestiti gli cadono leggermente larghi sulle spalle e sui fianchi, e nonostante Keiji non sia mai stato un ragazzo possente, Bokuto sa che non è così che dovrebbe calzare un completo.
Prima che Bokuto possa anche solo pensare di aprir bocca, i suoi compagni di squadra fanno la loro rumorosa entrata in scena. Kotaro riesce finalmente a scostare Hinata che lo abbraccia affettuosamente, nonostante si siano visti nelle ore precedenti.
- Akaashi? Lavori qui? -
A quel punto anche gli altri ragazzi focalizzano l’attenzione su di lui, rimasto immobile fino a quel momento.
- Sì, scrivo di sport -
- Bokkun non ci presenti il tuo amico? -
Miya Atsumu circonda le spalle di Bokuto avvicinando il viso al suo per potergli parlare, Akaashi prova un moto di fastidio nel vedere l’affiatamento che c’è tra di loro, e tutto questo viene amplificato dal fatto che Miya Atsumu è ormai l’alzatore di Bokuto Kotaro, occupa un posto che in passato era appartenuto a lui. Il ragazzo biondo si gira e lo squadra stringendo gli occhi pensieroso, lo ha già visto, ma non sa dove.
- Ehi ma tu sei il numero cinque della Fukurodani, scusa non ti avevo riconosciuto! Sono il gemello bello -
Akaashi non può fare a meno di essere divertito da quella sua presentazione e nonostante l’antipatia iniziale si costringe a essere gentile e tendergli la mano educatamente.
- Akaashi non dirmi che sarai tu il nostro giornalista! Sarebbe fantastico ci serviva proprio qualcuno di BOOM come te -
Hinata non è cambiato, sostituisce ancora le esclamazioni agli aggettivi e spera proprio che quel BOOM sia un complimento.
L’unico che non apre bocca è Kiyoomi Sakusa, seduto sulla poltrona più lontana dal divano e con uno sguardo sofferente, sembra quasi chieda ad Akaashi un aiuto, ed effettivamente Keiji si ritrova a pensare come Kiyoomi Sakusa sembri assolutamente fuori posto tra le urla di Bokuto ed Atsumu e i versi bambineschi di Hinata, in mezzo a tutta quella vitalità.

Sato Daisuke, il suo superiore, esce dal suo grande ufficio a vista, stringe la mano a un altro uomo piuttosto alto e piazzato, per poi farsi strada verso di loro.
- Ah Akaashi-kun caro, era proprio te che cercavo, tu giocavi a pallavolo vero? -
- Sì Sato-san perchè? -
- Alcuni ragazzi degli MSBY e degli Adlers sono stati convocati in nazionale, ho già mandato Sasaki dagli Adlers, e pensavo che tu potessi occuparti degli MSBY, così dedichiamo una bella prima pagina alla nuova nazionale giapponese -
Akaashi non si scompone, nonostante sia uno dei lavori più importanti che gli abbiano mai chiesto di dirigere e sicuramente sarà anche ben retribuito. Cade il silenzio e il suo sguardo si posa subito sul suo amico d’infanzia, Bokuto morde il labbro inferiore con gli incisivi luminosissimi e gli occhi del colore della resina scintillanti, lo sta letteralmente pregando di accettare l’incarico.
Akaashi in realtà è talmente emozionato all’idea di passare del tempo con Bokuto che vorrebbe urlare, ma la sua riservatezza gli impone di farlo solo internamente, ed è per questo che si aggiusta il colletto della camicia come se stesse indossando una cravatta, solo Kotaro nota quanto gli occhi blu e allungati di Akaashi stiano letteralmente brillando.
- Certo conti pure su di me -

Bokuto ed Hinata entrano correndo nella palestra disposta per gli allenamenti fuori casa.
- Bokuto-san ho vinto di nuovo -
- Direi che voi due vi siete già riscaldati -
Atsumu li guarda annoiato, ormai abituato al solito teatrino, superandoli, ma non prima di aver tirato un leggero schiaffo sulla nuca di entrambi, per quanto possa essere leggero lo scappellotto di qualcuno, in grado di schiacciare a cento chilometri orari se non di più.
Bokuto urla da dolore con il suo solito approccio istrionico alla vita e si volta giusto in tempo per scorgere Akaashi estasiato sul ciglio del grande portone anti panico. Si è cambiato prima di raggiungerli nel pomeriggio, l’abito da ufficio è stato sostituito da un maglione blu come i suoi occhi, i jeans attillati e le sneakers bianche. Rinchiuso in quel cappotto grigio Bokuto non può fare a meno di pensare come abbia perso quell’aria seriosa e da adulto e come sembri finalmente un giovane ragazzo di ventisei anni, anche se Akaashi tutto sommato è sempre parso più grande, forse a causa dei suoi giudizi analitici e l’attitudine a pensare troppo prima di agire. Bokuto ha memoria di come fosse difficile gestire un tipo come lui al liceo, perchè Bokuto non sente come gli altri, tutto gli è amplificato, se qualcuno prova cento allora per lui è mille, è soddisfatto solo nel momento in cui, le gambe gli cedono, il cervello va su di giri per la mancanza di ossigeno, e le dita sono intorpidite a causa del peso della palla. Lui ai tempi della scuola, era più veloce, più resistente e pieno di voglia di mettersi alla prova, e anche quando i suoi compagni non ce la facevano, Akaashi invece riusciva a raggiungerlo, forse ci metteva più tempo di quanto ne fosse necessario a lui, ma a un certo punto gli appariva accanto. Bokuto era certo che Akaashi l’avrebbe sempre trovato.

Akaashi inspira a pieni polmoni, nonostante l’odore che lo circonda sia di sudore, uomo e ghiaccio spray. Chiude gli occhi e per un attimo si visualizza lì sul campo, con la divisa bianca e nera della Fukurodani, la palla è nella loro metà campo Komi ha appena ricevuto la battuta e il pallone viaggia dritto sopra la sua testa, Bokuto accanto a lui prende la rincorsa, sente i suoi passi veloci, le scarpe che stridono sul parquet. Akaashi spinge in alto il palleggio, con le dita sottili e un po’ livide a causa degli allenamenti estenuanti, e questo arriva perfetto al suo schiacciatore.
- Akaaaashi -
Keiji si sente chiamare dal tono lamentoso di Bokuto, alza lo sguardo dal corpo disteso di Kiyoomi, che gli sta raccontando di come vada a correre tutti i giorni alle cinque del mattino, e blocca i polpastrelli veloci sullo schermo del Pad, che raccolgono materiale adatto all’articolo.
- Dovresti avere occhi solo per l’ace della squadra no? -
Miya Atsumu ha il controllo di palla di un cecchino, riesce ad alzare il pallone con disinvoltura nelle situazioni più disperate, e adesso dopo il secondo tocco la palla viaggia in corrispondenza di Kotaro.
Bokuto si piega sulle ginocchia, pronto a saltare, nel momento in cui pianta i piedi a terra si percepisce quasi lo spostamento d’aria e lo vede, librarsi al di sopra della rete. Gli sembra che l’azione si svolga a rallentatore, mentre Bokuto spicca il volo l’istante si ferma. Kotaro è sicuramente bello sia dentro che fuori dal campo, ma quando gioca a pallavolo, l’aura che emana è completamente diversa. Bokuto è elegante, silenzioso, quasi accecante, nel momento in cui prende il volo, i muscoli della schiena si contraggono per poi distendersi nel momento in cui schianta il pallone a terra. Bokuto è una stella.

La doccia calda dopo ore di gioco secondo Bokuto è catartica, questo vale per quando è a casa, al contrario lavarsi negli spogliatoi comuni è un’esperienza selvaggia, in fondo sono tutti giovani e soprattutto maschi. A Bokuto la nudità non ha mai dato problemi, per di più della sua ne va a dir poco fiero, quindi nel momento in cui Hinata Shoyo arrotola un asciugamano e lo schiaffeggia violentemente sul sedere, non prova nessun tipo di pudore nell’uscire dal cubicolo e inseguirlo senza niente addosso. Hinata si mimetizza bene, dopotutto è alto un metro e settanta circa, e a nascondersi tra tutti quegli animali che superano il metro e ottanta, non trova la minima difficoltà, Hinata sbuca da dietro Kiyoomi, che si sfrega le braccia assolutamente schifato dal fatto che qualcuno lo stia toccando.
- Ah! Bokuto-san non riuscirai mai a colpirmi -
Bokuto è un tipo competitivo, che soprattutto cede alle provocazioni, lo schiocco dell’asciugamano però è decisamente diverso dal colpo sulla pelle nuda, infatti ciò di cui non si rende conto Bokuto è un intralcio: alto, slanciato e fin troppo vestito che assorbe la frustata al posto di Shoyo.
Bokuto si accorge di Akaashi solo quando questo sospira dal dolore, in un lamento sommesso, sicuramente atipico per Hinata. Dopo qualche altro secondo si ricorda di non avere addosso nemmeno le mutande, e di aver lasciato il suo amico ad attenderlo fuori da solo, mentre lui perdeva tempo con gli altri.
Akaashi ha il viso arrossato, un po’ a causa del caldo e un po’ a causa di quel corpo che ricordava acerbo, e che adesso è quello di un uomo, non capisce da dove provenga tutto quell’imbarazzo, d’altronde quando giocavano al liceo facevano spesso la doccia insieme.
- Bokuto-san.. - balbetta - ecco ci stavi mettendo un po’ quindi sono venuto a controllare -
- Ehm.. ’Kaashi come puoi vedere sono a zero ma giuro che mi sbrigo! -

Bokuto esce dallo spogliatoio in una nuvola di vapore, i capelli chiari sono abbassati e non sfidano la legge di gravità come al solito.
Bokuto vorrebbe parlare ma proprio non sa che cosa dire, ha desiderato essere da solo con Akaashi per tutta la giornata, ma tutto ciò che avrebbe voluto raccontargli, gli suona stupido, apre la bocca a vuoto per un paio di volte e si arrende infine al silenzio, mettendo le mani nella suo piumino viola. Ringrazia quasi che le strade di Tokyo siano così rumorose da attenuare il disagio.
- Bokuto-san, ci sei riuscito, hai buttato le fondamenta per raggiungere la vetta -
- Sai Keiji..-
Bokuto lo chiama per nome quasi senza accorgersene, si copre la bocca come se avesse rivelato per sbaglio un segreto, e abbassa la testa a causa del malessere crescente. Akaashi però lo sorprende e gli sorride, non uno di quei sorrisi ampi, che riempiono tutto il viso, non sarebbe da Keiji, ma alza appena gli angoli della bocca mostrando i denti drittissimi e Kotaro fa una fotografia mentale, a quel punto la distanza creatasi in tutti quegli anni sembra colmarsi di colpo.
Kotaro rilassa le spalle e l’andatura si fa più placida, alza il passo e si gira, mettendosi di fronte all’altro continuando a camminare all’indietro, apre le braccia, alza il mento e
- Atsumu è bravo ma le tue alzate rimangono le migliori -
Akaashi sa che non è vero, ma è anche consapevole che Bokuto non mente mai, per cui quella frase contraddittoria lo lusinga, perchè Bokuto lo considera ancora importante, ancora necessario.

Il locale in cui hanno scelto di cenare è una Izakaya tipica giapponese, ordinano Yakitori e ogni volta il cameriere riempie i loro bicchieri di sakè.
- Bokuto-san ma Wakatoshi è spaventosamente bravo come dicono? -
Bokuto è indignato da quella domanda, come può Akaashi parlargli del suo acerrimo nemico Ushiwaka.
- Akaashi non nominare quell’uomo! Mi allenerò così tanto da togliergli il posto di ace della nazionale maledizione! Tutti gli occhi saranno puntati su di me -
Bokuto si infiamma, alza la voce e annuisce per la sua stessa frase, Akaashi ride di gusto e gli esce anche un leggero grugnito, nello scorgere il suo amico così convinto e impettito.
Bokuto si calma, torna seduto in modo normale e osserva Akaashi mangiare con foga, probabilmente non mette qualcosa sotto i denti da un sacco di tempo.
- Keiji ti piace il cibo di qui? -
La domanda è studiata, vuole che gli parli di sé, e che si apra, Akaashi è difficile da interpretare, non si scompone, può apparire freddo, la realtà è che non vuole investire gli altri dei suoi problemi. Bokuto sceglie di affrontare la questione in leggerezza, complice il fatto che siano in un ristorante e che il suo quesito può essere considerato di routine.
- Molto, sai.. - addenta uno degli spiedini - quest’anno è stato davvero sacrificante, il lavoro mi ha tenuto impegnato, avevo a mala pena il tempo per qualche pasto frugale a pranzo, e la sera tornavo così stanco da andare direttamente a letto -
Bokuto lo ascolta interessato, con gli occhi fissi nei suoi, e la bocca stretta in una linea rigida per non far trasparire la preoccupazione.
- Tu invece? Come ti trovi con la squadra? -
Kotaro cambia completamente espressione perchè se c’è un’altra cosa che adora, oltre all’incontrare Keiji, all’ascoltare Keiji e al veder ridere Keiji è parlare di sé.
- La squadra, è piena di stramboidi -
Akaashi gli scocca un’occhiata divertita, che Bokuto ricambia.
- So cosa stai pensando ’Kaashi, ma ti giuro che lì in mezzo la mia stravaganza passa quasi inosservata, Hinata è Hinata, il mio discepolo non esistono parole per descriverlo, poi Tsumu-Tsumu -
Akaashi storce il naso al sentire quel soprannome.
- Lui mi fa quasi paura usa frasi del tipo “chi non riesce a schiacciare le mie alzate è solo un pidocchio”, Kiyoomi invece è misofobo - Kotaro si ferma di botto - Uou ma che parola bellissima è misofobia? L’ho usata nel modo corretto? -
Keiji alza il pollice colpito dal fatto che Bokuto continui a esercitarsi per ampliare il suo vocabolario.
- Comunque dicevo.. ah! Tra l’altro Omi-kun e Atsumu si insultano sempre, credo che il momento più divertente sia stato quando Omi gli ha detto “Sei un idiota ti farei saltare i denti, ma la mia mano non merita nemmeno di sfiorare una fogna come la tua bocca”, Atsumu era così infuriato, e gli ha nascosto mascherine e disinfettante per mesi - Bokuto prende fiato - insomma un ritrovo di tipi insoliti, ma porca miseria non saprei come fare senza di loro - Kotaro abbassa la testa e si gratta la nuca per poi dire a mezza voce - o senza di te Akaashi -
Akaashi si irrigidisce, probabilmente chiunque si sarebbe sentito onorato da quella confessione, il sakè sembra essere evaporato e la spensieratezza di quella cena cessa in un attimo.
- Mi sembra che tu te la sia cavata piuttosto bene -
Sputa il ragazzo corvino, acido.
- Akaashi? Scusa ma perchè sei arrabbiato? -
- Bokuto, io ti ho scritto decine di messaggi a cui tu rispondevi raramente, fino a quando non hai più fatto nemmeno quello -
Akaashi si altera e si alza in piedi, preso dall’ira, mentre Bokuto si fa piccolo piccolo nella speranza che il pavimento possa inghiottirlo.
- Io.. pensavo che sarebbe stato meglio così -
- Meglio per chi Bokuto? -
Keiji non gli da nemmeno il tempo di replicare lascia i soldi sul tavolo incurante del fatto che possano bastare o meno, si alza e va via, lasciando il suo stupido amico lì. Il solipsismo di Bokuto riemerge prepotentemente, come se lui a quel tempo avesse l’autorità di prendere decisioni non solo per sé ma anche per gli altri. Kotaro lo raggiunge e gli cammina accanto, Keiji percepisce gli ingranaggi del suo cervello girare compulsivamente nella speranza di trovare le parole adatte a spiegarsi.
- Sai anche quando l’ho detto a Kuroo, lui mi ha posto la stessa domanda, quando sono andato via tu stavi soffrendo ed ero arrivato alla conclusione che sparendo tu mi avresti dimenticato e che quindi avresti continuato serenamente la tua vita -
- Non ne avevi il diritto, ho sofferto molto di più pensando che tu mi avessi abbandonato -
Bokuto alza la testa verso il cielo, e parla a voce bassa, per non rompere l’intimità venutasi a creare.
- Credo di essere stato egoista, in realtà ero semplicemente spaventato dal fatto che tu non potessi più stare al mio fianco, vedi Keiji quando sono arrivato a Osaka, sentivo questo implacabile vuoto, ho rivissuto esperienze che per la prima volta avevo compiuto con te, e che non erano altrettanto meravigliose, e quando invece ne scoprivo di nuove pensavo a quanto sarebbero state migliori se ci fossi stato tu -
Akaashi sente gli occhi inumidirsi, come può Bokuto dire cose assurde fino a pochi attimi prima e poi di così poetiche il momento successivo?
- Non hai idea di tutte le volte che Atsumu è uscito fuori di testa perchè gli dicevo che eri più bravo di lui - Bokuto accenna un leggero sorriso - Forse pensavo che cancellarti e fare finta che non esistessi mi avrebbe fatto abituare alla tua assenza, ma oggi quando ti ho rivisto, tutti quei ragionamenti che all’epoca sembravano così sensati, hanno iniziato a vacillare, perchè mi sono reso conto di quanto il tempo passato senza sentirti sia stato così insignificante se paragonato a questa mezza giornata in cui siamo stati insieme -

Bokuto si ferma in mezzo al marciapiede, riempie gli spazi vuoti tra le dita di Keiji con le sue, quelle di Bokuto sono comunque più piccole, come anni prima, Bokuto gli accarezza con il pollice il dorso della mano, gli fa girare il viso e poggia l’altra sulla sua guancia, le fronti che si toccano, a quel punto Keiji non ce la fa più e permette alle lacrime salate di scendere, facendogli arrossare il viso e tirare su con il naso.
- ’Kaashi sei disgustoso pieno di moccio -
Il piccolo si asciuga, e lo guarda divertito.
- Mi sei mancato Kou -

   
 
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