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Autore: Stella Dark Star    17/04/2021    1 recensioni
Di punto in bianco Vil e Leona vengono incaricati dal preside Crowley di prendersi cura di un ragazzino ospite al Night Raven College. Il piccolo si chiama Rey, ha tredici anni ed è un incrocio tra un umano e un leone e....questo è tutto ciò che possono sapere, visto che per vari motivi non può rivelare il suo cognome o il suo Paese di provenienza! Eppure in lui c'è qualcosa di familiare, soprattutto nel suo aspetto. Inoltre sembra trovarsi a suo agio nonostante la situazione insolita e ha grande confidenza con chiunque, come se li conoscesse da sempre. Fare i babysitter si rivela più facile del previsto, però ci sono troppe cose che non quadrano. Chi è quel ragazzino? Da dove viene? E soprattutto da...QUANDO?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cater Diamond, Epel Felmier, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi, Vil Schoenheit
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Meravigliosi guai al Night Raven College'
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Capitolo nove
Dolci progetti!
 
Le braccia forti che lo avevano tenuto stretto, il corpo bollente e madido di sudore, il respiro caldo contro la pelle, quel morso alla spalla che lo aveva fatto gridare, la mano ampia con cui gli aveva donato piacere nella sua parte più sensibile, la presenza grande e pulsante che lo aveva posseduto dall’interno… Leona quella notte era stato fantastico a letto. Lo era sempre stato, in verità. Era quello che si definisce un ‘talento naturale’, pur non essendo mai stato con una ragazza perché ne era intimorito e nemmeno con un ragazzo perché non sapeva di avere quelle inclinazioni fino a quando non aveva incontrato lui. Quella notte Vil aveva provato una sensazione di completezza particolarmente intensa, qualcosa che aveva provato solo in un’altra occasione, ossia quando era riuscito a convincere il padre ad accettare Leona come futuro genero. E fu con questo pensiero nella mente che aprì gli occhi, al mattino. La luce del giorno che attraversava la vetrata colorata si spargeva nella stanza in fiochi fasci di luce arcobaleno. Il petto caldo di Leona gli faceva da cuscino, il lento movimento dato dal respiro profondo lo cullava dolcemente, il contatto con la sua pelle gli donava sicurezza, come anche il braccio con cui gli avvolgeva le spalle in un gesto di protezione anche mentre dormiva. Vil mosse appena la mano per accarezzare gli addominali scolpiti, si sentiva incredibilmente sereno. Il pomeriggio prima, durante quell’inutile litigio tra loro, erano volate parole pesanti. Non poteva pretendere che fra loro diventasse rose e fiori, questo era impossibile, però non voleva più raggiungere certi livelli. Più di tutto, voleva svegliarsi così tutte le mattine, abbracciato al ragazzo che amava. Leona emise un piccolo lamento, il suo respiro prima tranquillo cambiò. Aprì gli occhi di uno spiraglio e ricercò la sveglia che era sul comodino. Nel vedere la posizione delle lancette, ridacchiò.
“E’ quasi ora di pranzo.” La voce roca dal sonno. “Il diligente Vil Schoenheit sta prendendo delle cattive abitudini!”
Vil sorrise, si sollevò un po’ per poterlo guardare in volto. “La mia unica cattiva abitudine sei tu!”
Avevano entrambi un aspetto molto trasandato. Salvo per Leona che aveva spesso i capelli spettinati, era una rarità vedere Vil coi capelli in disordine e il viso stropicciato dal sonno. Eppure era quella la normalità che entrambi desideravano. O almeno questo era ciò che Vil sperava. Scostò lo sguardo un istante, con la punta della lingua si umettò le labbra ancora arrossate dai numerosi e forti baci ricevuti durante la notte. Riportò nuovamente lo sguardo su quello di lui, le labbra si dischiusero, un momento di esitazione. “Leona, sposami.”
Lui sbatté le palpebre con un pizzico di sorpresa. “Lo farò. Dopo il diploma, come abbiamo deciso.”
Vil lasciò un mezzo sospiro, scuotendo la testa. “Non voglio aspettare un altro anno. Sposiamoci durante le prossime vacanze estive e andiamo a vivere insieme.”
Leona sorrise, la sua mano si sollevò e andò a sfiorare il volto del suo amato. “Per me va bene, però…è impossibile che i lavori di ristrutturazione alla mia residenza verranno completati in così breve tempo. Dovremo vivere per un po’ al palazzo reale coi miei genitori e la famiglia di mio fratello.” L’aveva detto apposta con un tono scherzoso, credendo si trattasse solo di un capriccio del momento dovuto alla focosa notte di passione, invece la risposta che ricevette lo lasciò a bocca aperta.
“Va bene. Hai comunque le tue stanze private a palazzo, non sarà un problema. A patto che come dono di nozze tu faccia costruire nella residenza un bagno identico a quello che ho ora, così non ne sentirò la mancanza.”
Leona lo guardò con tanto d’occhi. “Vil…? Sei serio?”
“Ho sempre avuto un debole per i marmi, quindi…” Leona lo interruppe. “No, intendo… Vuoi davvero che ci sposiamo subito?”
Vil abbassò lo sguardo, la sua mano che ancora era posata sugli addominali di lui risalì fino a raggiungere il petto. “Non-non vedo perché ti sorprendi. In fondo, al quarto anno possiamo studiare ovunque, non c’è obbligo di fare presenza al college e nemmeno ai dormitori. Perciò…” Strinse gli occhi, le gote gli si imporporarono. “Stare separati non fa bene al nostro rapporto. Già adesso che frequentiamo lo stesso college e ci vediamo tutti i giorni, finiamo sempre col litigare, se dovessimo ritrovarci separati da intere nazioni, io nella mia città natale e tu nella tua, che cosa potrebbe succedere?”
Dire una cosa del genere a cuore aperto doveva costargli un enorme sforzo, per uno orgoglioso come lui, Leona lo capiva e lo vedeva coi propri occhi. Ed era d’accordo con ogni parola che aveva detto. Con la mano ancora contro la sua guancia, gli risollevò leggermente il viso. Quegli occhi strizzati dall’imbarazzo gli davano un’espressione alquanto buffa! Si sporse in avanti e lo baciò. Vil si sciolse all’istante a quel contatto, premette le labbra sulle sue. Quando queste si separarono, bisbigliò. “Ti amo.”
“Ti amo, anch’io.”
“Ma adesso rivestiti e tornatene al tuo dormitorio.” Di punto in bianco lo spinse via con la mano, per poi scivolare al lato opposto del materasso e scendere dal letto.
Leona divenne il ritratto della confusione! “Ma…non hai appena detto che stare separati ci fa male?”
Vil rispose con noncuranza, mentre camminava attorno al letto per raggiungere l’attaccapanni dove era la vestaglia in seta. “Visto che presto saremo sposati e staremo insieme ogni momento del giorno e della notte, adesso possiamo prenderci un po’ di spazio, no?”
Niente da fare, quel ragazzo era un enigma irrisolvibile. Leona lasciò uan risata. “Va bene, mi arrendo! Giusto perché ho una fame tremenda e tu ci metterai una mezzora a prepararti.”
“Tsk, puoi dirlo.” Si sedette al tavolino della toeletta e prese un tubetto di crema per il viso da una delle due fila di cosmetici che vi erano sopra. “Non vorrai che io esca dalla stanza in questo stato, spero.”
*
 
A quell’ora la cucina era un caos di studenti indaffarati a cucinare o impiattare, c’era rumore di passi e di stoviglie, l’aria calda a causa dei vapori e dei fuochi era un concentrato di aromi. Carni che sfrigolavano nelle padelle, verdure che bollivano nelle pentole, pesce che arrostiva sulla griglia e quant’altro.  L’unico angolino pacifico era quello dove si trovavano Rey e Trey, accanto ad una delle finestre, sull’unico tavolo rimasto libero. In disparte era un pentolino colmo d’acqua ancora fumante, una ciotola contenente i residui di peperoncini essiccati e una piccola spatola sporca di cioccolato. Rey, con la massima attenzione, stava terminando di riempire lo stampo a forma di rombi col cioccolato caldo al quale erano stati amalgamati i frammenti di peperoncino. Trey lo osservava, ammirando tanto impegno da parte di un ragazzino così giovane.
“Stai andando davvero bene! Hai chiesto il mio aiuto, ma sono convinto che avresti fatto un buon lavoro anche senza di me!”
Senza distogliere lo sguardo dal filo marrone scuro che pian piano riempiva lo stampo, Rey rispose sinceramente. “Non ero sicuro della quantità di cacao da utilizzare per fare il cioccolato extrafondente. E lo stesso vale per i peperoncini. Il tuo aiuto mi è stato indispensabile!”
Trey ridacchiò. “Anche questo mi ha sorpreso! Cater deve piacerti proprio tanto per sapere così bene che ama il piccante e ha repulsione per le cose dolci.”
“E’ il mio idolo! Sapere queste cose è il minimo!” Si concentrò a fondo sull’ultimo stampino, la lingua che faceva capolino dalle labbra e… “Ecco! Finito!”
Trey si sporse sulla teglia per controllare, sistemandosi gli occhiali. La precisione con cui aveva steso il cioccolato esattamente al livello che lui gli aveva detto, ossia la giusta quantità per evitare che una volta induriti i cioccolatini non assumessero una forma distorta, era a dir poco perfetta. “Bene, direi che possiamo lasciarlo raffreddare. Poi più tardi potrai procedere con la confezione. Hai tutto ciò che ti serve?”
“Sì, ho già recuperato una scatolina e dei fogli colorati per decorarla! Farò un pacchettino bellissimo!”
“Allora sei qui, ragazzino! Mi chiedevo che fine avessi fatto!”
Rey si voltò al suono di quella voce, in un istante il suo viso si illuminò di gioia. “Vil!” Gli corse incontro e precipitò dritto fra le sue braccia pronte ad accoglierlo.
“Ti stavo cercando per ringraziarti. Hai donato a me e Leona una serata indimenticabile.”
Mentre lo diceva, gli venne spontaneo accarezzare i bei capelli ondulati di quel piccolo che si stava coccolando contro il suo petto. Un’immagine che sorprese non poco Trey! Parola sua non aveva mai visto Vil così affettuoso, sul suo volto splendeva un sorriso che non aveva nulla a che fare con quelli freddi o di circostanza che mostrava solitamente. Avrebbe voluto che Cater fosse lì a vederlo, di certo si sarebbe nuovamente innamorato! …o forse era meglio di no, non poteva dimenticare quanto il suo amico si fosse tormentato per quell’amore non corrisposto…
Non appena Rey sollevò il visetto felice, Vil glielo accarezzò. “E’ andato tutto bene fino a questa mattina? Non ho ancora visto Epel per chiederglielo.”
“Sì, appena tornati al dormitorio ci siamo messi subito a letto e abbiamo spento la luce! Non abbiamo chiacchierato, te lo giuro! E poi appena svegli siamo andati a fare la doccia e io ho lavato anche i capelli!”
La mano di Vil tornò sulla chioma ondulata per giocherellarci. “Lo vedo che sono puliti e ben spazzolati! Ahh quanto vorrei che anche quelli di Leona fossero così… Comunque, dopo vorrei provare a farti una nuova acconciatura. E poi ti porto con me al club.”
“Ah aspetta! Nel pomeriggio ho un appuntamento con Cater!”
“Cater? E quando te l’ha detto?”
“Ieri sera! E’ venuto al chiosco a portarci la torta di Trey e anche la canzone su cui avete ballato!”
L’espressione di Vil si fece maliziosa. “Quindi è stato lui a scriverla…! Se Leona lo sapesse gli farebbe passare un brutto quarto d’ora!”
“Però è stato divertente!” Confessò Rey, ridacchiando.
“Ad ogni modo, dopo ti aiuterò a prepararti per questo importante ‘appuntamento’, ora però fila a tavola che tra poco si pranza!”
“Volo!” Si sciolse dal suo abbraccio e abbozzò una frase verso Trey: “Grazie di tutto!” E scivolò via come il vento, schivando i ragazzi e i vassoi che trasportavano.
Quel ragazzino era una ventata di aria fresca in quel dormitorio!
Ancora col sorriso sulle labbra, Vil si avvicinò a Trey. “Ero sicuro che quella torta fosse opera tua! L’ho riconosciuta subito per lo stile! Sono lieto che tu ti sia lasciato coinvolgere!”
Trey sorrise malizioso. “Per te questo e altro!”
“Oh, prima che mi dimentichi… Io e Leona ne abbiamo parlato. Vorremmo darti ufficialmente l’incarico di realizzare la nostra torta di nozze. Saresti disponibile?”
“Io? Ne sarei onorato!” Si portò una mano al cuore con sentimento. “La torta per un matrimonio reale non è un incarico che ricevono tutti! Ci lavorerò con tutto il mio impegno, sia per la scelta degli ingredienti che per il design! In un anno avrò modo di realizzare un capolavoro!”
“A tal proposito…” Vil sbirciò attorno per controllare che nessuno stesse badando a loro due, quindi parlò abbassando il tono di voce. “Sei il primo a cui lo dico. Abbiamo deciso di anticipare la data. Ci sposeremo durante le prossime vacanze.”
Sulle prime Trey rimase a bocca aperta! “Wow… Ehm…congratulazioni! Posso chiedere come…?”
“Come mai? Diciamo che mi sono lasciato trasportare dal sentimentalismo! Niente di più! In questi giorni ne parleremo con le nostre famiglie e poi in qualche modo ci daremo da fare per i preparativi. L’aiuto di un wedding planner è d’obbligo, ma la cosa più urgente credo sarà farmi realizzare un abito. Finora ho fatto solo qualche bozza, l’unica cosa che so è che desidero un abito originale e splendido e…” Si fermò all’improvviso, scosse il capo ridendo. “E non so perché ti sto dicendo tutto questo!”
“Non mi dispiace sentirti parlare del tuo matrimonio! Puoi farlo quando vuoi!”
“Per oggi ti dirò un’ultima cosa, caro il mio pasticcere!” Gli puntò il dito contro. “L’invito  comprenderà anche un accompagnatore, quindi vedi di portare con te il piccolo tiranno dai capelli rossi. Partecipare ad un matrimonio potrebbe essere una buona spinta per fargli la dichiarazione!”
A Trey si mozzò il respiro in gola! Scostò subito lo sguardo. “Non…non so di cosa stai parlando! Io e Riddle siamo solo amici d’infanzia…”
“Oh ti prego, non propinarmi queste scuse! Lo sanno tutti che stai nascondendo i tuoi sentimenti per lui dietro ad una finta cotta per me!”
“Guarda che ho davvero una cotta per te!” Ad un’occhiata storta di Vil, si schiarì la voce e si fece più serio. “Anche se mi dichiarassi a Riddle, non credo cambierebbe qualcosa. E poi… Avrai sentito cosa si dice in giro di lui e Floyd…”
Vil sospirò spazientito. “E’ stato solo un flirt. Floyd si è già stancato di corteggiarlo. E poi, detto tra noi, nessuno sano di mente vorrebbe una storia d’amore con un idiota come Floyd.”
“Be’…per ora la cosa più importante è la tua torta di nozze. Riddle non sparirà.”
I loro sguardi s’incontrarono, soppesandosi un po’. Vil fece un cenno col capo. “D’accordo. Allora ricomincerò a tormentarti quando avrai completato la torta!”
*
 
Il lungo pennello dalla punta sottile si muoveva con piccoli scatti precisi sulla palpebra facendo attenzione a non sfiorare la linea dell’eyeliner che disegnava la forma dell’occhio. Più si muoveva, più la tonalità accesa color ciclamino veniva sfumata da quella più chiara dell’argento brillantinato, creando così un effetto luminoso. Al termine, la mano di Vil si allontanò.
“Ora apri gli occhi.”
Quando il piccolo obbedì, Vil scrutò con attenzione il lavoro svolto, arrivando perfino ad aggrottare le sopracciglia per la concentrazione, ma una volta accertato che era tutto a posto, la sua espressione tornò serena.
“Mh. E’ sufficiente una sottilissima linea nera per rendere ancora più magnetici i tuoi bellissimi occhi dal taglio felino! Più li guardo e più sembrano quelli di Leona, anche se lui insiste a dire che non è vero!”
Le labbra di Rey si arcuarono in un sorriso, senza dire nulla.
Ora che il trucco era completato, Vil diede un’ultima occhiata alla nuova acconciatura che aveva elaborato seguendo un’idea che gli era venuta il giorno prima, mentre spazzava il sentiero della serra. Per quanto fosse strano, osservando la tradizionale scopa di saggina che un po’ ricordava quelle leggendarie delle streghe, aveva iniziato a pensare a quanto sarebbe stato carino Rey con i capelli raccolti in quel modo! Per prima cosa aveva utilizzato un prodotto per inumidire la chioma, quindi con le mani li aveva mossi fino a creare un effetto increspato ed infine aveva utilizzato un foulard viola con cui raccoglierli e legarli sulla sommità del capo, lasciando che la forza di gravità facesse il resto. Se le scope avessero avuto una ‘settimana della moda’, quello sarebbe stato l’outfit più applaudito alle sfilate! Fiero di se stesso, volse lo sguardo alla mano con cui ancora teneva il pennello e andò a riporlo nell’astuccio assieme agli altri, tutti riposti in ordine con cura.
“Rey, volevo togliermi una curiosità. Questi prodotti che hai portato da casa…non riesco a riconoscere il brand. Il che è strano, ero convinto di sapere i nomi a memoria, essendo io stesso il nuovo testimonial di uno di quelli più in voga in questo periodo.”
“Questa è la linea di prodotti creata dalla mia mamma!”
Vil lo guardò con interesse. “Quella donna ha un gran talento! I prodotti che ho utilizzato sono di ottima qualità, nessuno escluso! In particolare l’ombretto è liscio e facile da stendere e i pennelli hanno delle setole incredibilmente morbide! Perfino lo spray per i capelli ha una consistenza equilibrata che mi ha permesso di lavorarti i capelli senza difficoltà! Non so come sia possibile che io non conosca questa linea!”
Rey, gli occhi sbarrati e fissi nel vuoto, aprì la bocca nella speranza che ne uscisse una risposta convincente! “Eeeeeeeeh… Diciamo che…non l’ha ancora lanciata sul mercato?”
“Spero lo faccia presto, questi prodotti rivoluzioneranno l’industria! Non so cosa darei per essere io il testimonial, a costo di interrompere immediatamente il contratto che ho ora!”
Era a dir poco entusiasta, non c’è che dire! Peccato che Rey non lo fosse altrettanto e anzi non vedeva l’ora di chiudere il discorso prima di inciampare in qualche risposta sbagliata!
“Ti confesso che sarei felice di incontrare tua madre, un giorno! E’ nata in me una sorta di ammirazione sentendoti parlare di lei e di tutto ciò che fa, soprattutto perché abbiamo molti interessi in comune! Ti ho accennato che anche io amo creare cosmetici e sogno di lanciare una mia linea? Devo solo decidere se farlo prima o dopo essermi affermato come attore del grande schermo. A proposito, non ti ho mai chiesto se tua madre recita!”
“Eeeeeeeeh… Lei… Recitava anni fa, da bambina e poi da adolescente. Avrebbe dovuto riprendere dopo il diploma ma ha preferito dare la priorità alla famiglia.”
“E’ davvero un peccato… Forse temeva di non riuscire a conciliare lavoro e famiglia e ha rinunciato a qualcosa. D’altra parte la capisco, mio padre è un famoso attore, vincitore di numerosi premi. Però questo lavoro lo porta a viaggiare in ogni dove e io non lo vedo quasi mai.”
“La mia mamma una volta ha detto che nessun premio del mondo dello spettacolo l’avrebbe resa felice quanto l’aver avuto me!” Disse Rey, gongolando tutto per la contentezza.
Vil gli regalò un sorriso. “Sono convinto che sia così!” Quindi allungò lo sguardo verso la sveglia che era sul comodino. “E’ quasi ora della tua merenda con Cater.”
Rey gonfiò le guanciotte con disappunto, prima di precisare: “Non è una merenda, è un appuntamento!”
“Come preferisci, però mi raccomando di non mangiare troppi dolci. Quel dormitorio pullula di zucchero al punto che mi viene il diabete solo a pronunciare il nome Heartslabyul!”
La risata allegra del piccolo riempì la stanza come il tintinnio di campanelli. Era così gioiosa!
Rey andò verso lo specchio a figura intera giusto per controllare che anche la divisa indaco del dormitorio fosse in ordine. Sorrise alla propria immagine riflessa, senza traccia di vanità!
“Se aspetti che lo specchio ti faccia i complimenti, ne avrai per un bel po’!” Scherzò Vil, alzandosi dallo sgabello. “Però se vuoi ho un’applicazione sul telefono che può fare al caso!”
“Ah ah! Non voglio disturbare Mira per questo!” Con un saltello si allontanò dallo specchio e andò al tavolino di fronte alla vetrata colorata dove aveva posato il pacchetto coi cioccolatini per Cater. La scatola di forma quadrata era poco più grande di una mano e rivestita con carta argentea, mentre sul coperchio era stata aggiunta come decorazione una carta raffigurante il quattro di Quadri, fatta di cartoncino e coi piccoli quadri rossi a creare un effetto tridimensionale. Ci aveva messo tutto il cuore a farla, piccolo caro! Se la accoccolò al petto come un tesoro da proteggere e fece per avviarsi verso la porta. “Allora io vado!”
“Ehi, fermo lì. Ti accompagno io.”
“Ma…non sono un cucciolo! Posso andarci da solo! Mica mi perdo!”
Vil assunse la posa autoritaria, ossia quella con le mani ai fianchi e lo sguardo severo. “A me sembra il contrario. Un cucciolo e anche capriccioso.”
“Ma mamma! Ugh-cioè, Vil!” Per poco non si morse la lingua. Dettagli…
“Niente ma!” Lasciò un sospiro e scacciò via l’espressione severa. “Almeno lascia che ti accompagni alla sala degli specchi. Poi ti lascio attraversare da solo.”
Un patteggiamento? Mmh….poteva andare!
“Va beeene…” Cantilenò Rey, come se quella situazione per lui fosse abituale! Cosa che in effetti era, anche se Vil non lo sapeva.
Uscirono dalla stanza insieme e si recarono a quella dove era lo specchio che dal Pomefiore conduceva al college. Una volta arrivati, Vil si chinò per essere all’altezza del piccolo e ancora una volta gli accarezzò il viso. “Ora io vado all’incontro col club, ma se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi, capito? E ricordati di avvisarmi quando stai per tornare così ci incontriamo qui.”
“Sì!”
“Mh. Allora vai e…divertiti.”
Rey si sporse e gli diede una leccatina sulla guancia con quel suo modo di fare così affettuoso e innocente che scaldava il cuore. “A dopo!” E senza esitare attraversò lo specchio che conduceva all’Heartslabyul.
La primissima cosa che vide appena messo piede in quel luogo folle, non fu la mobilia dalla stramba forma ondeggiante che dava il mal di mare solo a guardarla e nemmeno il pavimento dalle piastrelle a quadri neri e bianchi. L’unica cosa che vide fu un’amata figura appoggiata di spalle ad una colonna, le caviglie incrociate, i due ciuffi di capelli rossi che dalla fronte pendevano nel vuoto a causa della posizione china della testa, lo smartphone a poca distanza dal viso. Pochi istanti ed ecco che Cater sollevò lo sguardo su di lui. Le sue labbra s’incurvarono in un sorriso seducente.
“Benvenuto, mio grande fan!”
  
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