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Autore: vielvisev    17/04/2021    5 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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. Il pensatoio delle risposte .




Emma si accorse come prima cosa dell'assenza di dolore.
 I punti in cui era stata colpita dalla parete che aveva ucciso Fred e Lilith, le ginocchia che avevano battuto contro il pavimento della Stamberga Strillante nel soccorrere Severus, le spalle contratte dalla fatica del combattimento accanto ad Artemius, non le facevano più male. A dirla tutta si sentiva parecchio leggera.
 Era come se l'ansia, l'angoscia e la paura fossero improvvisamente scomparse. Le preoccupazioni che l'avevano tenuta in vita durante la battaglia arrivavano morbide al suo cuore, lontane, delicate. 
 Si sentiva stranamente calma, vuota e con un leggero tremore di ciglia, causato dalla luce abbagliante che percepiva attraverso le palpebre, socchiuse gli occhi e lentamente si mise a sedere. 
 Era nel nulla. Intorno a lei tutto era di un bianco sgargiante, immacolato. Si guardò intorno stupita, chiedendosi dove si trovasse.
 “Emma” 
Silente.
 La ragazza si voltò di scatto con il cuore in gola, piena di stupore nel trovarsi di fronte il vecchio preside di Hogwarts. Le vesti color pervinca, la barba candida e lo sguardo, illuminato da un sorriso commosso, che brillava dietro le lenti degli occhialini a mezzaluna, che erano gli stessi di sempre.
 “Professore” sussurrò commossa.
Quello di fronte a lei era l'uomo che per primo le aveva detto di essere una strega e sembrava che non fosse passato un solo giorno da quando lo aveva visto cadere dalla torre di Astronomia.
“Professore” ripeté, tirandosi in piedi “Lei è...”
“Vivo?" concluse per lei l'uomo “No, sfortunatamente, non direi no” e sembrava stranamente allegro nell'affermarlo.
 “Sono morta io quindi?” chiese la Corvonero, tastandosi il petto come per assicurarsi di esistere.
 “È presto per dirlo questo” rispose l'anziano, inclinò la testa di lato, osservandola con affetto e curiosità e l'emoor sostenne il suo sguardo attenta, stupendosi quando vide il sorriso dolce di lui allargarsi ancora di un poco.
“Mia coraggiosa, meravigliosa ragazza, credo tu sia a un bivio.”
Emma si guardò intorno. Il bianco accecante sembrava estendersi all'infinito da ogni lato, compatto. Non c'era segno di strade, o porte, o muri, o possibilità di scegliere una qualunque direzione.
“Questo sarebbe un bivio?” chiese perplessa.
 “Facciamo due passi” le propose il preside, ignorando la sua domanda e l'emoor gli si affiancò e per qualche istante rimasero in silenzio, avanzando lentamente nel nulla, occupandosi solo del dondolio dei loro passi, fino a quando l'impazienza non fu troppa.
“Professore, ho molte domande” disse lei con sicurezza, decisa ad avere le risposte che cercava.
 “Certe cose non cambiano mai” sorrise il preside e anche la Corvonero fece una mezza smorfia divertita.
 “Per una volta però” riprese lui con voce calma “Abbiamo tempo per parlare, ho tutte le risposte che desideri avere e non devo nasconderti nulla, ma prima voglio chiederti io una cosa”
“Prego” assentì la ragazza.
 “Dove siamo?”

L'emoor si guardò intorno perplessa, aveva sperato che fosse lui a darle quell'informazione. Non c'era niente ad avvolgerli, nessun elemento che potesse suggerirle la risposta giusta.
 “Siamo in un pensatoio?” chiese di istinto.
 Non le sembrava in fondo molto diverso dal nulla in cui lei ed Harry erano stati a lungo immersi, mentre guardavano i ricordi di Severus. Ad Emma sembrarono essere passati anni da allora e con sconcerto si chiese da quanto fosse lì dentro e si stupì nel constatare che probabilmente il tempo, in quel bianco latteo, non esisteva, o almeno non la concezione di tempo che aveva lei in vita.
 Silente arricciò le labbra in un sorriso, annuendo piano, colpito.
 “Harry pensava fosse una stazione, ma io sono d'accordo con te. L'ipotesi di un pensatoio è più affascinante”
 “Harry è qui?” chiese l'emoor guardandosi intorno, come se si aspettasse di trovare gli occhi verdi del ragazzo poco distante, mentre l'ansia che pensava di aver dimenticato tornava a pungolarle lo sterno “Non è sopravvissuto?” chiese.
“Calma” la ammonì Silente con tranquillità “Harry è qui da qualche parte e sta parlando con me. Sta bene.”
 “Ma lei è con me” fece presente la ragazza, provocando una mezza risata divertita nel mago.
 “Tante cose sono possibili in un pensatoio” le disse lui, riprese a camminare e la ragazza si vide costretta a seguirlo, ansiosa di avere le sue risposte.
Nel silenzio, il pensiero di Severus solo, sul pavimento della Stamberga Strillante, che l'attendeva speranzoso, improvvisamente le pungolò la mente. Cercò di scacciarlo per poter rimanere lucida, ma il dolore fece per un momento breccia nel suo petto, insieme all'urgenza. Doveva avere risposte.
 
“A costa stai pensando. Emma” chiese il mago.
“Perché mi ha chiesto dove siamo?” domandò lei.
“Trovo affascinante l'idea che dopo la morte ognuno finisca in un pensatoio personale. Se in vita si è studiato, si ha avuto curiosità e si è avuta la forza di viaggiare, leggere e conoscere, la morte può essere piena di avventure e risvolti interessanti, altrimenti...”
 “Si finisce nel nulla” finì per lui la ragazza, accigliata.
 “Esattamente” assentì l'anziano.
 “E siamo qui perché dobbiamo parlare del passato, giusto?” ipotizzò l'emoor e lui annuì di nuovo.
 “Precisamente” disse con dolcezza “Il tuo acume non smette mai di stupirmi, nemmeno qui. Vuoi iniziare?”
 “Da dove?”
 “Dove preferisci”disse e lei annuì. 
 “I miei genitori” cominciò sicura e davanti a lei si formarono le immagini di Adam e Lydia O'Shea. 
 Erano sorridenti come nei suoi ricordi, così come erano usciti dalla pietra della risurrezione prima che lei entrasse nella radura. Erano belli e giovani, gli sguardi estremamente dolci e il braccio di lui come sempre protettivo intorno alle spalle della donna.
 “Due brave persone, vero?” disse Silente con un sorriso, lanciando un'occhiata ai due, prima che svanissero ed Emma si ritrovò a fissare il muro bianco che si lasciarono alle spalle. 
 “Non hanno mai saputo che io non fossi la loro vera figlia, vero?”
“Esatto, hanno sempre creduto che tu fossi Emma, non Eileen”
“Severus, nei suoi ricordi pensava che lei mi avesse legata a loro per paura che non nascesse un'altra emoor” azzardò lei, tagliente “Era vero? Era tutto un piano?”
 “Severus provava molto rancore nei miei confronti per averti diviso da lui al tempo” disse pacato il preside.
 “Non può dargli torto. Lei era sempre un passo avanti a tutti”
“È il peso di chi ha una mente brillante, convengo, ma per rispondere alla tua domanda: in vita mi sono macchiato di più scelte a tavolino, a volte discapito della felicità di altri per preservare il bene collettivo, ma non in questo caso. Ti posso garantire che scoprii solo dopo le radici della tua nuova famiglia e trovai la coincidenza interessante, ma il primo impellente bisogno che avevo era di nasconderti al resto del mondo e di metterti al sicuro”
 Emma, per qualche motivo, gli credette e non indagò oltre.
 “Ma perché? Perché non potevo stare con mio padre?”
 Lo sguardo cristallino del mago ebbe un guizzo di tenerezza a quelle parole, il volto si distese in una smorfia morbida.
 “Sono molto contento che parli di Severus in questi termini” disse e
l'emoor si sentì arrossire appena e fece un cenno a lui perché rispondesse alla sua domanda.
“Non potevi stare con lui perché sapevo che qualcosa di grande era successo nella piccola stanza che tu ed Harry avevate diviso, ma non potevo capirne ancora la portata e desideravo che foste il più possibile lontani dai pericoli” prese quindi a dire Silente, con estrema calma “Ho provato a darvi un'infanzia felice mentre io ragionavo sul vostro futuro e credo, almeno con te, di esserci riuscito. Severus era troppo coinvolto e troppo esposto per essere la persona giusta a cui affidarti in quel momento, doveva affrontare un processo con l'accusa di essere un Mangiamorte e sarebbe stato avventato affidarti a lui senza svelare la verità. Avevamo bisogno di tempo, non sapevo nemmeno se sarei riuscito a tenerlo fuori da Azkaban, per il mondo era il cattivo e tu una bambina innocente.”
 L'emoor pensò anche alla vera Emma O'Shea, quella di cui aveva preso il posto per gli ignari genitori. Anche lei era una bambina innocente e nessuno l'avrebbe mai ricordata e a disagio, prese un grosso respiro e si morse le labbra, pensierosa.
“Per quanto riguarda Severus...” disse e gli occhi di Albus si adombrarono leggermente.
“Ha sofferto molto e me ne dispiaccio” sussurrò sincero “Severus è una persona straordinaria e sicuramente meritava di meglio”
“Ho curato le ferite” disse Emma “È vivo”
 “Grazie al tuo sangue freddo”
 “Grazie alle lacrime di Fanny”
 “Un regalo giusto al momento giusto” concesse Silente “Ma avresti potuto usare quelle lacrime tante volte, sulle tue stesse ferite, o su quelle di un tuo amico, invece hai deciso di usarle per Severus. Gli sei stata a fianco, come hai sempre giurato di fare, in fondo”
“Non lo avrei mai lasciato solo” disse Emma solenne.
“Lo so” annuì Silente “e sai che lui non avrebbe lasciato sola te. Dal primo momento in cui hai accettato di andare da lui a Spinner's End, vi ho osservato con curiosità, mentre combattevate per trovare un vostro equilibrio. E ho sentito lo sforzo di Severus nello smussare il suo carattere e ti ho guardato insistere caparbia per stare al suo fianco, persino dopo aver scoperto il suo Marchio Nero. Non riuscivo a credere che vi foste avvicinati così tanto, nonostante tutto e ho capito quanto sarebbe stato forte il vostro legame, nonostante la distanza e il Vinculum Pateret che ti avevo imposto e ne sono rimasto impressionato. L'amore Emma, ancora una volta, opera per strade sconosciute e ci entra sotto la pelle a volte in modo misterioso”
 “Io voglio solo che lui possa essere felice, per una volta. Ha rinunciato a troppo” sussurrò lei e Silente sorrise triste.
 “È vero ha rinunciato a troppo e il tuo è un intento lodevole. Convengo con te che se lo meriterebbe”
 “Già. Spiace solo non esserne parte” sussurrò amara l'emoor e le sopracciglia del mago si unirono in un guizzo curioso e le labbra si piegarono in un sorriso fragile.
 “È ancora presto per dirlo” disse quieto “Potresti poter scegliere”
Gli occhi della ragazza si illuminarono attenti, in ascolto. 
 “Grazie alla protezione di Lily?” chiese e Silente annuì.
 “Certo, sicuramente il sacrificio di tua madre è uno dei motivi più importanti per cui tu sei a questo bivio, ma ce n'è un altro in cui confidavo, non sapendo se il sacrificio di Lily sarebbe stato sufficiente, riesci a capire quale?”
 La ragazza corrugò la fronte, sforzandosi di trovare qualcosa di sensato con cui rispondere, anche se doveva ammettere che tutto quello che era successo nelle ultime ore aveva poco di logico, ma ebbe un'illuminazione inaspettata dopo lunghi istanti di silenzio, ricordando il velato stupore sul volto serpentesco e i suoi occhi rossi sgranati, poco prima del buio che la colpisse.
 “Voldemort non voleva uccidermi” esalò.
 “Esatto, Emma. Davvero ben fatto, una testa davvero notevole la tua. Sei la degna figlia di Lily e Severus” disse il mago e la ragazza sorrise, mentre lui addolcì lo sguardo prima di riprendere a parlare.
“Per poter lanciare una maledizione senza perdono, in effetti, ci vuole una fortissima forza di volontà e sicuramente, forse anche grazie al vostro strano rapporto, Voldemort non voleva ucciderti. Questo fattore unito alla protezione fornita da Lily e al tuo profondo legame con Harry, credo ti darà la possibilità di tornare indietro, ma solo ovviamente se lo vorrai”
L'emoor sentì il cuore battere ferocemente e una strana emozione invaderla. Si guardò intorno nel bianco compatto che la circondava, cercando di capire come potesse tornare indietro. Subito
 Da Severus, da tutti coloro che aveva lasciato la spalle, ma il peso delle domande ancora senza risposta che la opprimevano le fece fare un profondo respiro e scuotere le spalle, tornando a osservare il preside con aria lucida e assorta.
“Voldemort era molto interessato a me, sono riuscita a convincerlo che uccidendo un'emoor avrebbe attivato la maledizione contro di sé ed era davvero molto incuriosito anche dal nostro legame” disse seria, decisa a continuare quel discorso.
“Su questo” rispose il preside, con una luce soddisfatta a illuminargli lo sguardo “Siamo stati particolarmente fortunati e tu convincente, devo ammetterlo. Nemmeno nelle mie più ardite ipotesi avrei osato sperare che lui fosse così tanto affascinato da te. Pensavo che ti avrebbe odiato e guardato con timore, perché minavi al suo essere l'unico discendente di Serpeverde, invece desidera davvero averti al suo fianco, insegnarti e lasciarti un'eredità. Ti considera in parte come una figlia prodiga ritornata a casa”
 “A volte mi spiace per lui” ammise lei “È una persona molto sola”
 “Non provare pietà per i morti, Emma, provala per i vivi e Tom Riddle, purtroppo, è morto molto tempo fa”
 L'emoor guardò il preside con serietà, prima di annuire. Capiva perfettamente cosa l'uomo intendesse: Voldemort era solo l'ombra del giovane, intelligente e ambizioso Tom Riddle. 
 Emma a volte rimaneva affascinata e incuriosita da quel passato ormai cancellato e indistinto di Lord Voldemort, che lei ancora cercava inutilmente nei suoi lineamenti rarefatti, senza mai trovarne traccia. Si sentiva spesso dispiaciuta per il destino del Serpeverde e delle sue ambizioni, diventate un groviglio di malvagità e rancore.
 “Sono diventata anche amica di Nagini, si fida di me” aggiunse mesta e Silente sorrise apertamente.
 “Questo è sicuramente un altro punto interessante, che magari potrebbe tornare ancora utile. Sei stata abile, ma credevo tu avessi altre domande” la esortò il preside e la ragazza si riscosse, annuendo sicura, mentre scacciava il pensiero del serpente.
 “Gli emoor, il nostro destino non si è ancora compiuto? Vero?”
“Esatto” ammise Albus, affettuosamente “Mi spiace non liberarti ancora completamente dei tuoi fardelli, ma se il tuo lato Eileen Evans questa notte ha già fatto grandi passi verso la vittoria, Emma O'Shea è ancora all'inizio della sua battaglia, temo.”
“Capiremo cosa fare, vero? Il Vinculum Eldest che ci unisce, immagino che sia importane”
 “Essenziale, oserei dire. Molto amore, promesse e paure legano le quattro Ombre e i quattro fondatori” assentì Silente “Tu, Artemius, David ed Emily, come detto altre volte, dovete proteggere la scuola e capirete come farlo. Sarà il vostro stesso sangue a consigliarvelo”
 “Sbaglio o la scuola a un certo punto sembra essere diventata una priorità più per le Ombre che per i fondatori?” chiese lei titubante.
 Era un pensiero che ultimamente più volte l'aveva accarezzata e Silente le diede ragione annuendo lentamente, mentre il suo sguardo si spostava sul bianco compatto dove, dopo una manciata di secondi, comparve la figura sottile di Alicia. 
 Era bellissima, il volto olivastro, a cuore, illuminato da un sorriso, i lunghi capelli corvini ad accarezzarle la schiena. Gli occhi fissi sulla sua giovane discendente, pieni di un affetto profondo e sincero.
“Esattamente” disse Silente “Per il poco che sappiamo, se oggi la scuola esiste ancora, lo dobbiamo principalmente alle Ombre, molto più che ai Fondatori. In seguito al litigio tra Godric e Salazar, Tosca e Priscilla divennero più incerte e fu solo grazie ai rispettivi quattro fratelli se la scuola venne preservata”
 “E perché Alicia viene considerata l'ago della bilancia? Anche più delle altre Ombre”
 “Perché lo era” sussurrò l'anziano “Da quel che sappiamo fu l'unica a mantenere con tutti i contatti, sia i fondatori, che i suoi amici e fu lei che guidò le Ombre nelle fasi finali della creazione della scuola, quando i quattro fondatori originali si fecero fragili e incerti.”
“Perché lo fece? Perché le importava così tanto della scuola?”
 “Non lo sappiamo” disse quieto il preside “Ma rimase a capo di tutti con polso fermo, nonostante non fosse una leader nata”
 “E perché decisero di rimanere nell'ombra?” insistette l'emoor ancora confusa, ma il preside non dovette rispondere.
 Accanto ad Alicia erano ora apparsi anche Thomas, Andrew e Angela. Il quartetto era affiatato, si stringevano l'un l'altro con affetto. Era evidente che avessero tra loro qualcosa di molto più importante di onore e gloria: erano legati da amicizia, amore, rispetto ed erano bellissimi, forti e sicuri.
 “Perché non volevano la gloria. Volevano solo il meglio per tutti” sussurrò la ragazza, rispondendosi da sola.
 “È così” assentì Silente “Si dice che fu Alicia a insegnarlo a tutti loro loro. A mettere in ordine le priorità”

Nel bianco compatto di fronte a loro Thomas circondò le spalle di Alicia, con un gesto affettuoso e la ragazza sorrise lui dolcemente e allungò una mano per stringere quella di Angela, mentre Andrew faceva un passo in avanti, come se volesse proteggere tutti e tre.
 Emma li guardava assorta, con la strana sensazione che fosse l'ultima occasione di dire loro qualcosa, ma non le veniva nulla di intelligente e teneva solo gli occhi incatenati con quelli della sua antenata, sentendosi stranamente vicina a lei. 
Guardò le quattro figure farsi sempre più tenui e infine svanire, cogliendo per ultimo lo sguardo pieno di mille parole e promesse che Andrew mandò ad Alicia ed Emma ricordò improvvisamente Artemius e quell'assurda certezza che il ragazzo aveva di dover morire per proteggerla, figlia del Vinculum antico.
 L'emoor voltò le spalle al punto in cui le Ombre erano scomparse per guardare il preside in volto, sicura.

 “A volte temo che Artemius sia ancora convinto di dover morire per proteggermi” disse, il cuore che formicolava come stretto in una morsa resa tenue da quel limbo privo di forti emozioni “Non capisco se sia una sua scelta, o se è il Vinculum. Che cosa promise Andrew?”
 “Artemius ha sempre sofferto nella sua giovane vita, è cresciuto con l'idea che sarebbe presto morto e ha accettato infine quel sentimento passivamente.” disse lentamente Silente “Scoprire che il suo fine era proteggerti è stato quasi un sollievo per lui, temo: aveva finalmente un obbiettivo da seguire. Sul Vinculum poco si sa, ma intuisco che Andrew, che come la sorella Tosca aveva un animo buono e giusto, abbia visto quanti sacrifici Alicia stesse facendo per la scuola e tutti loro e abbia deciso di essere quello che poteva fare un passo indietro. Credo abbia promesso di difenderla, di supportarla, probabilmente di impedirle di sacrificarsi ancora”
 “Questo l'ho intuito, ma perché?” insistette Emma indignata e per un momento, la rabbia che pensava di aver lasciato alle spalle, inquinò i suoi lineamenti e i suoi occhi dardeggiarono sconforto.
 “Non lo so” ammise Silente “Non ne abbiamo la certezza. Le mie sono ipotesi. Ci sono persone, Emma che nascono con la tristezza dentro, altre che sono fatte per difendere gli altri. Si sa che Alicia rinunciò alla sua famiglia, a Salazar, al suo sangue e lottò invece per la parità, facendo l'ago della bilancia tra molti e condannandosi in parte alla solitudine. Andrew si ripromise di raccogliere le sue ferite prima che si spezzasse immagino, forse le era grato per non averlo lasciato solo e questo desiderio deve essere arrivato ad Artemius”
 “Ma non 
è giusto” disse l'emoor e gli occhi di Silente si addolcirono.
 “Dipende dai punti di vista, Emma. Artemius sembrava essere destinato a vivere una vita in solitudine e sofferenza, eppure ha incontrato voi ed è felice, tanto da poter evocare un Patronus. A volte i destini cambiano”
“Sopravviverà?” domandò l'rmoot con il cuore spezzato, gli occhi pieni di lacrime “Sopravviverà, nonostante il Vinculum?”
 Silente le sorrise bonario, una leggera tristezza a velargli lo sguardo   “Possiamo solo sperarlo” disse ed Emma fece un leggero sospiro.
 Normalmente il cuore le si sarebbe stretto nel petto, ma in quel bianco accecante e insensibile, l'angoscia e la sofferenza non arrivavano a nascere. Era tutto soffice, misurato.

“Cosa sarebbe successo se fossi cresciuta con Severus?” chiese, con aria assorta all'improvviso “Cosa sarebbe successo se Alan e Lydia non avessero avuto un altra figlia?”
 “Beh” abbozzò Silente, riflettendo “Nemmeno questo possiamo saperlo. Sono le nostre scelte a scrivere la storia, niente è già deciso, nemmeno quando in mezzo ci sono dei vincoli di sangue. Forse era semplicemente destino che tu diventassi un'emoor, forse è anche per questo che sei nata. Devo ammettere che pur non possedendo dalla nascita il sangue di Alicia Serpeverde, per il poco che si sa delle Ombre, molto ti accomuna alla tua antenata: curiosità, senso di protezione e l'essere sempre...”
 “L'ago della bilancia.” concluse per lui la ragazza.
 “Proprio così: l'ago della bilancia.”
 “Il cappello ha pensato di mettermi in Serpeverde”
 “Non stento a crederlo” disse lui divertito “Hai molto di Severus in te, hai molto in generale delle origini date dal tuo sangue, ma credo  proprio che, in ogni caso, Lily non avrebbe avuto nemmeno un briciolo di possibilità di vederti smistata in Grifondoro, anche se le cose fossero andate diversamente”
 E a quelle parole anche Emma stese un'espressione più allegra.  
 “Già” mormorò riscuotendosi “ma credo che Corvonero fosse la Casa giusta comunque”
“E questo è ciò che importa” disse il mago. 
 “Il cappello mi disse che mi avrebbe smistato lì perché era una posizione di giusto equilibrio” ammise Emma “Quindi direi che alla fine ho mantenuto la sua aspettativa”
 “Concordo” annuì Silente “Forse in fondo dobbiamo ringraziare anche Thomas Corvonero per questo e la sua proverbiale calma e saggezza, se oggi siamo qui. Anche il suo sangue ti scorre nelle vene in fondo, a ricordare il suo legame d'amore con la tua antenata. Senza di lui forse non saresti mai stata tanto amica con Lilith e James, forse non saresti stata in grado di vedere il buon cuore di Draco e molte cose sarebbero diverse. È davvero impressionante quanto tu sia stata brava a eccellere in questo tuo ruolo. Hai unito tutti: Severus, Harry, Voldemort, gli emoor, i Malfoy...”
 Emma ebbe un brivido a sentire il nome 
“Malfoy” e il suo cuore prese a battere con forza al pensiero di Draco solo al castello. 
 Riuscì a visualizzare gli occhi grigi tormentati e i capelli chiari, le dita sottili, le labbra serrate. Sentì la mancanza del ragazzo così acuta che temette di essere tornata alla vita.
 “Il giovane Malfoy in effetti è stato molto fortunato ad averti nella sua vita” disse quieto Silente con un sorriso, intuendo con facilità i suoi pensieri e l'emoor pensò ai ricordi di Severus e si fece sfuggire un ghigno divertito.
 “Non pensavo che la mia relazione con Draco potesse essere fonte di tanti pettegolezzi tra lei e Severus” disse e Silente trattenne malamente una piccola risata e scosse il capo, divertito.
 “Lascia qualche piccola gioia a noi adulti. È sempre bello scommettere su un amore così puro come il vostro”
Puro come il vostro.
 Emma pensò a tutte le lacrime e il dolore che avevano versato lei a Draco, alle consapevolezze prese, alle battaglie vinte.
Si rese conto di amarlo disperatamente, desiderò poterlo stringere e confortare e baciare, assicurandosi che fosse vivo e per qualche secondo rimasero in silenzio, continuando a camminare piano.

“Le circostanze della mia nascita...” iniziò di nuovo l'emoor, rompendo la provvisoria calma e cercando di allontanare dalle mente il pensiero del Serpeverde.
 “Sono singolari, sì” ammise Silente, venendole in soccorso.
 “Lily amava Severus? Perché andò da lui?” chiese l'emoor. 
 Non sapeva esattamente perché ma quel pensiero la struggeva profondamente. Riusciva a vedere chiari, davanti a sé, gli occhi di Severus, liquidi di stupore e felicità e quel suo modo di cercare Lily con ogni fibra di se stesso, quella luce di protezione che gli illuminava il volto pallido, quella sensazione di amara malinconia mischiata a dolcezza presente in quei ricordi.
 “Penso che tu debba parlarne con Severus, piuttosto che con me” sussurrò il preside assorto “ma sappi almeno che per Lily e Severus era davvero impossibile amarsi in vita. Troppo astio, differenze e rancore a dividerli e questo fatto ha dato a entrambi parecchio dolore, ma molto li legava” aggiunse con dolcezza e nel bianco compatto apparvero improvvisamente un ragazzino scarno e magro e una bambina con fluidi capelli rossi che volteggiavano intorno a lei, si tenevano per mano, lanciandosi sguardi divertiti.
 Emma li osservò assorta, una piega amara sulle labbra.
 “Ma non li accomunava l'amore” sussurrò.
 “Che cos'è l'amore Emma?” chiese Silente sibillino “Severus dopo tanti anni ama ancora a modo suo la sua Lily e il suo Patronus ne è la  prova. Lily ti ha amato con lo stesso ardore con cui amava Harry. Ha amato James. Ha amato Severus. Ci sono tante declinazione dell'amore e molto amore ha protetto te ed Harry.”
“Ma non è questo che lei descrive. Questo è anche affetto, amicizia, tra me ed Harry c'è solo del supporto e del rispetto per esempio e...”
 “Tu ed Harry siete due ragazzi straordinari.” la interruppe Silente “E l'amore, Emma, non si descrive con una sola parola”
 L'emoor fece un sospiro, prima di annuire e sorrise con fatica.
 “La prima volta che ho evocato un Patronus per qualche secondo ha preso la forma di una cerva, poi di una volpe. Era per Lily?”
 Silente annuì con dolcezza, lisciandosi la lunga barba. 
 “Remus me lo raccontò e mi disse quanto era sconvolto Severus a riguardo. In questo caso non posso avere una risposta certa a questa domanda, ma a intuizione posso dirti che sebbene nelle tue vene scorra il sangue di Alicia, Lily e Severus rimangono i tuoi genitori e la cerva in qualche modo rappresenta entrambi”
 L'emoor annuì dolcemente, sentendo l'affetto per la madre mai conosciuta e il tutore zampillare dentro di lei.
 “Remus” aggiunse semplicemente “Lui sapeva tutto, perché non mi ha detto che era il mio padrino?”
 “E come avrebbe potuto?” disse triste Silente “Era un segreto. Remus voleva fortemente proteggerti anche lui”
 “Mi è stato molto vicino, più che ha potuto e anche a Severus.”
 “Perché Remus è un uomo incredibile. Ha perso molto nella sua giovane vita. Ha visto scivolare via i suoi amici uno dopo l'altro fino a quando non è rimasto completamente solo. In un certo modo forse Severus rappresentava per lui l'unico legame con ciò che era stato.”
 “Non erano amici però, non riuscivano.” mormorò Emma.
 “Molte cose ci sono nel passato dei Malandrini” disse Silente “Molto affetto, amore, delusione e grandi ideali. Erano ragazzi con grande fervore e troppa inventiva. Sapevano essere feroci a volte, ma avevano un grande cuore. Severus era tutto il contrario. Era chiuso, mite, distaccato e in cerca di riscatto.”
“Però lui e Remus in qualche modo erano legati e...”
 “Rimorso, comprensione e stanchezza. Si sono ritrovati gli ultimi due a rappresentare un'era e in qualche modo a condividerla.  Remus non si accanì mai su Severus e lui seppe riconoscerlo. Non c'era troppo astio tra loro. Molto prima di James, Lupin capì cosa serviva a Lily e che la ragazza si stava distruggendo per il ricordo dell'amico mai perdonato e credo che prima di molti altri, forse perché lo vide reagire alla tua foto da neonata, Remus pensò che Severus meritasse più amore e rispetto di quel che aveva ricevuto fino a quel momento. Si oppose con forza quando gli dissi che ti avevo tolto a lui e cercò di essere di supporto a tuo padre, per quanto, come sai, nonostante le sue indubbie qualità, Severus non sia molto bravo ad accettare di ricevere amore”
 L'emoor sorrise malinconica, mentre alcune lacrime le sfuggirono dalle ciglia, respirò a fondo, in cerca di controllo.
 “Mi mancherà terribilmente Remus”disse e Silente le posò con affetto una mano sulla spalla e lei scosse il capo e continuò a ragionare svelta, arrancando tra un pensiero e l'altro, perché le sembrava ora che il tempo sfuggisse troppo veloce.
 “Cosa devo sapere sui Doni della morte?” domandò a mezza voce, lanciando un'occhiata all'anziano.
 “Ah sì. I Doni. Sono rimasto stupito quando sei arrivata a capire anche quello” ammise il preside “I Doni sono stati un flagello della mia giovinezza, sono certo che Harry ti spiegherà”
 “Ma cosa c'entrano con tutto questo? La bacchetta... la pietra...”
 “Nulla” sorrise quieto Silente “Erano un'ambizione comune mia e di Tom Riddle e di tanti altri giovani maghi. Un'ambizione pericolosa, inciampata sul nostro percorso e su quello di Harry, un'ambizione che rischiava di farci andare tutti fuori strada, perdendo di vista le cose importanti”
L'emoor annuì appena e prese un altro profondo respiro. 
 “Harry sopravviverà?” domandò esitante e si accorse di tremare, perché forse temeva quella risposta più di tutte.
 “Grazie a te” annuì il preside con una luce orgogliosa negli occhi “Non molte persone si sarebbero sacrificate in quel modo per qualcuno. Harry dovrebbe esserti grato”
 “Severus si è sacrificato tutta la vita per me e così anche Liy, James e tutti gli altri” mormorò l'emoor, fissando l'uomo negli occhi, pacatamente “Potevo farlo anche io per una volta.”
 Silente si fece sfuggire un sorriso dolce, ma il tempo scorreva forse troppo veloce e l'emoor cercò di riordinare i pensieri per fare le giuste domande.

“Il legame tra Harry e Voldemort” continuò decisa, snocciolando tutte le sue perplessità “Esiste anche grazie al fatto che Voldemort ha usato il sangue del ragazzo per risorgere? È il paracadute di Harry aggiuntivo nel caso in cui il mio sacrificio non fosse bastato, giusto? Io ho Lily e il desiderio di Voldemort di lasciarmi vivere e difendermi, mentre Harry ha il mio sacrificio e quello scambio di sangue, corretto? ”
 Silente le scoccò un'occhiata genuinamente ammirata.
 “Beh, ti ho davvero sottovalutato Emma. Il cappello ha avuto ben ragione a mandarti a Corvonero. Come fai a...”
 “Ricordo quella scena ogni notte e la rivedo spesso nei miei incubi” mormorò l'emoor pensando al tetro cimitero, Codaliscia e il coltello grondante di sangue del Grifondoro “Mi sembrò una scelta così strana che lui prendesse il sangue di Harry...”
 “Fu una scelta dettata da un profondo sprezzo del pericolo e da un'idea di onnipotenza incontrollata, entrambi elementi che hanno sempre portato Tom Riddle ad auto distruggersi.”

 L'emoor annuì assorta, mettendo i tasselli al giusto posto.
 “Invece il nostro legame? Quello tra me ed Harry?”
 “Si dissolverò al vostro risveglio. Ora tra voi rimane solo l'affetto che imparerete a costruire giorno per giorno”
 “Ma... la connessione” riprese Emma incerta e concentrata “Lei voleva che rimanesse segreta a noi perché Voldemort non la usasse per metterci l'uno contro l'altra vero?”
 “È così” ammise il preside “Tom ed Harry erano uniti da un destino creato dalle scelte fatte. La scelta di Voldemort di ucciderlo a dispetto della protezione della madre e quella di risorgere usando il suo sangue. Tu e Tom eravate uniti da qualcosa che vi legava con il sangue alla discendenza di Salazar a causa della mia scelta di affidarti agli O'Shea. Quello che nessuno, nemmeno io, aveva previsto era il legame tra te ed Harry”
 “La protezione di Lily” mormorò Emma “Per questo quando toccai il viso al Ministero Voldemort venne scottato”
 “Corretto. Era la protezione di tua madre, la sua scelta, imprevista” disse Silente “Un legame più forte di altri, quello dell'amore. Formavate insieme un triangolo 
potenzialmente letale e imprevedibile. Se Voldemort ne fosse venuto a conoscenza temevo che vi avrebbe messi l'uno contro l'altra”
 “In che modo?” chiese l'emoor.
 “In molti modi, sai meglio di me quanto lui possa essere persuasivo. Poteva usarlo per trarvi in una trappola, poteva usarlo per ferirvi, poteva istillare il dubbio in Harry che tu fossi il male. Cosa sarebbe successo se Harry fosse venuto a chiederti di quale Ombra eri l'emoor?” domandò pacato l'uomo.
 “Probabilmente gli avrei detto la verità: che ero l'emoor Serpeverde” ammise la ragazza.
“E conoscendo il temperamento di Harry come avrebbe reagito?”
Emma fece un leggero sbuffo in risposta, sussurrando un 'male' tra i denti e Silente rise divertito.
 “Voldemort avrebbe potuto cercare di farvi distruggere a vicenda, farvi dubitare della vostra lealtà, mettere inutili paure nella vostre menti” disse il preside “Era molto importante per me che voi imparaste a usare il legame per fidarvi l'un dell'altra a sostenervi e difendervi al posto che combattervi”
 “Ha senso” ammise ammirata l'emoor. 
 Effettivamente se Silente non avesse coltivato in loro il rispetto l'un per l'altra, se non avesse istillato nelle loro menti la fiducia, specchio di quello che lui provava per loro, molte cose sarebbero potute andare diversamente.
 “Dovremo combattere?” chiese l'emoor. 
 “Solo se vorrete”
 “Lo voglio”
 “Bene. Allora il tempo di questa chiacchierata sta per finire”
 “James. James Potter” si affannò però Emma, guardando gli occhi chiari del preside in preghiera.
 “Cosa vuoi sapere?” domandò lui tentennando.
 “Ha detto a Severus che mi ha amato come una figlia, che ne era sicuro, senza voler spiegare da cosa lo aveva capito”
 “È così” annuì lui.
 “Perché?”
 “Il mantello, Emma” sorrise l'anziano “Il dono che la morte fece a Ignotus Peverell e che lui donò al figlio quando fu stanco di fuggire. Il dono che da secoli si tramanda da genitore a erede senza sosta”
 “Un unico mantello però secondo la leggenda” mormorò l'emoor “ma io e Potter ne possediamo entrambi uno”
 Silente annuì grave.
 “Cosa puoi intuire da questo Emma?”
“ Il mantello apparteneva a James Potter, corretto?”
 “Corretto” annuì il preside. 
 “Lui mi amava come un figlia secondo lei, ma come sono diventati due? Il mantello della leggenda non può essere trasfigurato, appellato, diviso, con la magia, né tolto al legittimo proprietario a meno che non sia lui a donarlo”
 “Esatto. Il mantello non si può dividere volontariamente con la magia, ma la notte in cui James Potter morì per proteggere sua moglie e suo figlio, 
voleva proteggere nello stesso modo un'altra persona: te, Emma e quella notte lo vidi dividersi in due davanti ai miei occhi. Me lo aveva affidato perché lo studiassi, sapendo il mio interesse per i Doni e capii subito che qualcosa di terribile doveva essere successo. James era un ragazzo ormai maturato dalla sua giovinezza. Sapeva quali erano state le sue colpe in passato e si è sempre pentito di come ha trattato Severus e di come ha diviso lui e Lily. Ha subito perdonato Lily per aver salutato a modo suo una parte importante di sé e ti ha accolta come figlia sua senza pensare di amarti meno solo perché lui non era tuo padre”
 “Voleva proteggerci entrambi”mormorò colpita l'emoor. 
 Era diverso dal sapere che lui l'avrebbe semplicemente cresciuta, James Potter era morto 
per lei, per proteggerla.
 “È così. Il mantello si è spezzato per ognuno dei figli che amava” disse Silente “Era la prima volta da secoli che un discendente di Ignotus Peverell aveva più di un figlio, senza Severus non sarebbe stato possibile. L'amore mai nato tra tuo padre e tua madre, il loro legame e la loro amicizia sincera hanno cambiato le carte in tavola. Prova a immaginare se Severus quel giorno non fosse saltato fuori dal suo cespuglio per dire a Lily che era una strega, invece l'ha fatto e per questa minuscola e piccola scelta secoli di figli unici per la discendenza diretta dei Peverell sono stati spezzati.”

 Emma deglutì  “Quindi il mio mantello...”
 “Sono stato io a mandartelo quel Natale perché James voleva che fosse tuo, quanto voleva che Harry avesse la sua parte” spiegò con pazienza Silente ed Emma lo guardò con occhi giganti. 
 “James Potter era un grande uomo”
 “Lo era” convenne il preside “o almeno era un uomo che aveva capito i suoi sbagli, cosa tutt'altro che scontata”
 “Severus lo detesta” ammise la ragazza.
 “E ne ha le sue ragioni” disse il mago “Non essere troppo dura con lui. Severus ha sofferto molto a causa dei Malandrini: aveva desiderato con tutto sé stesso che Hogwarts diventasse una nuova casa dove fuggire da ciò che viveva sotto il suo tetto, è stato per lui terribile trovarsi di nuovo circondato da ostilità, proprio quando 
sperava di essere libero, ma Severus è una persona intelligente e sa di dover essere molto grato a James. Almeno per quel che ti riguarda”
 L'emoor si voltò verso il bianco compatto e di fronte a lei apparve una scena che non aveva nulla di reale, ma racchiudeva molta dolcezza.

*

Lily Evans, bellissima nei suoi trent'anni che non aveva mai avuto, rideva divertita, entrando in un grazioso salotto, la mano stretta a quella di un Harry appena dodicenne, che mostrava orgoglioso i colori di Grifondoro, mentre passando accanto a loro, entrava nella stanza anche una piccola Emma, avvolta invece in una sciarpa di Serpeverde, un grosso libro tra le mani.
 Era Natale, un albero addobbato illuminava il soggiorno con le sue luci, Remus Lupin leggeva un giornale al tavolo da pranzo, James Potter stava invece su un divano rosso dall'aria comoda insieme a Sirius che scuoteva la testa divertito, osservando la ragazzina vestita di verde e argento.
 “
Merlino James. Una figlia Serpeverde” disse Black e l'altro rise.
“Non me lo ricordare Felpato, è Natale”
 “Smettetela tutti e due” li sgridò dolcemente Lily, con un sorriso
, mentre liberava la mano ad Harry, per spostarsi verso la cucina “Preparo del the per tutti” 
 “Grazie Lily” mormorò solo Remus, alzando a malapena il capo ed Harry, libero dalla stretta della madre, corse verso il padre e Black, sfrecciando incurante davanti a Lupin e alla sorellina che si stava arrampicando sulla sedia accanto al mannaro, sfoggiando un'aria composta.
 “Quest'anno posso avere una scopa per regalo?” chiese il bambino, con un sorriso furbo, avvolto dalle braccia del padre.
 “Forse” ribatté James, spostando l'attenzione dalla moglie al figlio, lo sguardo brillante di orgoglio, mentre sistemava gli occhiali tondi sul volto di Harry.
 Emma aprì il grosso libro di fronte a sé con uno sbuffo impaziente e l'aria assorta e si mise a leggere sotto lo sguardo divertito di Remus.
 “Tu non la vuoi una scopa Emma?” chiese affettuosamente lui e la bimba scosse energicamente la testa, in segno di forte dissenso.
 “Basta Harry nella squadra di Quidditch in famiglia. Se posso essere sincera a me sembra un gioco veramente rozzo”
 “Perché non sai volare” la stuzzicò il fratello, prima che Sirius lo acciuffasse, facendogli il solletico e causandone le risa ed Emma alzò leggermente gli occhi al cielo, lanciando loro un'occhiata velenosa.
 “
Non vorresti provare a entrare anche tu nella squadra di Serpeverde, il prossimo anno quindi?” chiese Remus e lei negò con un movimento sicuro del capo.
 “Non è nei miei piani, no” disse e aveva un'espressione estremamente seria e composta per essere una bimba di undici anni, tanto da far sorridere.
 “
E cosa sarebbe nei tuoi piani?” indagò quieto il mannaro, dando lei tutta la sua attenzione, il giornale posato a lato ed Emma alzò gli occhi su di lui, studiandolo a sua volta attenta. 
 “Voglio diventare pozionista.”
 “Pozionista? È una bella idea” rispose interessato Lupin, scoccando un sorriso sornione a James che sembrava esasperato e divertito insieme.
“Lunastorta non la fomentare” fece Black, dando delle leggere pacche sulla spalla all'amico, in segno evidente di conforto.
 “Perché, cosa c'è di male in pozioni?” chiese Emma, rivolgendosi al mago seduto sul divano, che le riservò un sorriso dei suoi, brillante, da lupo.
 “Nulla di male, testolina” disse affettuosamente Sirius in risposta “Non avevo dubbi che fossi brava in Pozioni. Anzi ne ero certo”
 
James si alzò, lasciando Harry sul divano accanto a Sirius e si avvicinò alla figlia, mettendole le mani sulle spalle con fare protettivo.
 “Lo zio Mocciosus è bravo in Pozioni, sono sicuro che sarà contento se gli dirai che piace anche a te. Potrebbe insegnarti, ti piace passare il tempo con lui, no?”
 
La ragazzina lanciò lui uno sguardo esasperato e contrariato insieme.
 “Si chiama Severus, papà. Non Mocciosus. E lo so che è bravo in Pozioni, mi ha insegnato lui a distillarle, meglio che Lumacorno”
 Remus represse a malapena una risata, davanti al sopracciglio inarcato di James che accusava il colpo, prima di carezzare il capo alla bambina e di voltarsi verso Lily, che ridacchiava, deliziata da quella conversazione.
 “A proposito mamma, lo zio Sev può stare con noi a Natale?” chiese la bambina  “Altrimenti domani è solo e io odio che stia solo. Specie a Natale”
 “Certo” rispose Lily con un sorriso dolcissimo che si apriva sul volto lentigginoso, ignorando lo sguardo di Sirius e James “Perché non glielo chiedi questa sera a cena? Sta per arrivare. Sono certa che non saprà dirti di no”
 “Oh Godric” disse Sirius scuotendo la testa e facendo ridere i presenti “Non basta vederlo a cena tre volte a settimana, pure a Natale!”
 “Anche tu ti auto inviti tre volte a settimana, Black” lo rimbeccò Lily “Al massimo è James che si può lamentare, non certo tu”
 “E io non mi lamenterò perché ci tengo alla pelle” disse Potter.
 “
Non è così male lo zio Sev” intervenne candido Harry ed Emma fece una smorfia grata e soddisfatta al fratello, dondolando i piedi sotto la sua sedia, mentre Sirius riacciuffava il bimbo, sferzando un nuovo attacco di solletico.
 “Non Mocciosus, giovane Potter. Non puoi prendere le sue parti”
“Ma
 me sta simpatico” si difese Harry, tra una risata e l'altra, cercando inutilmente di respirare.
 “Anche a me” aggiunse Lily in un soffio leggero, mentre portava il the in tavola.
 “Anche a me sta simpatico Severus” disse Remus gentile, scambiando un sorriso complice con la bimba e James alzò gli occhi al cielo. 
 “Lo avevamo capito, Lunastorta” disse “Va bene la tua passione per i casi disperati, ma non fai altro che difenderlo”
 “Lo zio Sev non è un caso disperato” fece eco Lily e subito dopo venne interrotta da Harry che gridava tra le risate: “Sirius! Basta”
 “Allora testolina” disse Black un sorriso da lupo “non vieni a salvare tuo fratello da questo attacco di risa mortale, ora che ha difeso per te il pipistrello?” 
 Il campanello suonò e Lily ridendo andò ad aprire. Emma saltò in piedi, sotto lo sguardo affettuoso di Remus e James che osservavano la scena e si lanciò in aiuto di Harry che sospirava di risate e sollievo. Sirius la afferrò e la lanciò in aria facendola ridere cristallina
 “
Merlino, stupido cane di un Black. Falla cadere e accidentalmente ti fornirò un decotto di belladonna” disse una voce spenta, strascicata, annoiata.
 La bimba subito si divincolò dalla stretta di Black, con frenesia, girandosi mentre faceva un sorriso luminoso verso il nuovo arrivato. Il suo sguardo verde chiaro, identico a quello della madre, si fissò su di lui: era vestito dei soliti abiti neri, ma con Lily sorridente al suo fianco.
 “Vuoi darmi il soprabito Severus?” chiese la rossa e lui fece verso di lei un breve cenno di sorriso, ma non riuscì a rispondere perché la piccola Emma riuscì in quel momento a liberarsi dalla stretta di Sirius e strillando 'Sev' si lanciò contro il suo petto, ridendo felice e abbracciandolo in vita.
 “
Buongiorno anche a te piccoletta” disse Piton alla protetta, accarezzandole il capo ed Emma sorrise. E Remus sorrise. E Lily sorrise. Persino Potter sorrise e le labbra di Sirius si piegarono in una smorfia più dolce.
 “Ciao Zio Piton” esclamò Harry, cercando di attirare la sua attenzione, in piccoli saltelli e giravolte sul posto.
“Non tutto questo entusiasmo cucciolo di Potter” disse l'uomo con leggero astio, ma i suoi occhi neri, simili a due gelidi tunnel erano tutti per la bambina che ancora lo stringeva.

*

“Sarebbe bello se fossero andate così le cose” mormorò l'emoor.
“Forse” disse Silente con tatto “ma non si può piangere per qualcosa che non è mai esistito, Emma. Possiamo però combattere per quello che abbiamo”
 La Corvonero annuì, sentì un vago pizzicore agli occhi e rialzò lo sguardo verso Silente, mentre le immagini di lei bambina come non era mai esistita, di Harry, Severus e dei Malandrini, svanivano. 
 Il preside sembrava irradiare luce e le sorrideva gentile, scrutandola attraverso gli occhiali con i suoi occhi azzurri.
“Dici che Severus mi perdonerà?” chiese l'anziano ed Emma rimase in silenzio per qualche secondo, assorta, pensando al tutore, o meglio al padre, a tutto quello che aveva condiviso con il preside, alle lotte che insieme avevano affrontato e le venne in mente quello che Piton aveva detto di Silente nei suoi ricordi: Albus Silente era solo. Più che mai. Severus almeno aveva lei. Si appartenevano, ma Silente no, per tutti quegli anni, in solitudine, aveva semplicemente cercato di fare la cosa giusta e forse Severus, in qualche modo, era stato per l'uomo una figura amica, pur con tutto il suo sarcasmo.
 “Pensò che l'abbia già perdonata, professore” disse Emma “Ora è libero di fare le sue scelte e probabilmente capirà meglio quelle che lei ha dovuto affrontare.”
 “Lo spero” rispose l'altro, con un sorriso “Stai al suo fianco”
 “Sempre. Non lo lascerò mai più solo” disse la ragazzina e gli occhi azzurri dell'uomo si riempirono di commozione “Severus è tutto il mio mondo.”
“Lo so, Emma. Sono arrivato a comprenderlo”  disse il preside.
“Combatterò per lui” insistette l'emoor, interrompendolo “Lo difenderò da chi gli punterà contro il dito. Gli insegnerò a guardare finalmente al futuro e a costruirlo passo per passo”
“Non posso desiderare per lui niente di meglio. È fortunato ad avere te” sorrise l'anziano preside “E penso sinceramente che lui non desideri altro, Emma. Sei tu che sei tutto il suo mondo”
“Lo so” mormorò la ragazza con dolcezza, sorrise poi guardò il vecchio mago negli occhi e sentì per lui un moto di affetto sincero. 
 “Grazie” gli disse, emozionata.
 “Grazie a te, Emma” rispose Albus Silente “Grazie a te. E scusami per le sofferenze che ti ho causato”
 All'emoor pareva già lontanissimo, poi la luce bianca la accecò.

* * *

Emma avvertì l'umido del terreno e il solleticare dell'erba sulla sua guancia sinistra, poi il dolore acuto alle ferite e agli arti. Sotto la pelle i lividi cominciavano ad affiorare e le ossa scricchiolavano di pura stanchezza, si sentì priva di forze: era sopravvissuta.
 Qualcosa pesava sul suo braccio sinistro e ci mise un istante a capire che doveva essere il corpo di Harry, caduto accanto a lei.
 Era riversa sulla schiena e avvertiva un freddo terribile e intorno a lei solo uno strano silenzio, tanto che per un momento fu tentata a provare ad alzarsi e controllare che Potter fosse vivo, ma  fortunatamente, mentre già le sue palpebre tremavano e i muscoli si stavano contraendo, udì un mormorio sommesso che la gelò.
 “Mio Signore” 
Bellatrix.
 “Ce la faccio” si schernì Voldemort con rabbia appena trattenuta.
 Ci fu un tramestio di passi e sospiri, voci spezzate che sussurravano e il lamento lento di Hagrid da un angolo della radura.
Altri movimenti affrettati, qualcuno che parlava in un sussurro ed Emma capì che stavano aiutando Voldemort ad alzarsi.
 “Controllate se sono morti” disse il mago e l'emoor quasi sussultò, sentendo una nota di fragilità nel tono di voce di lui e il suo cuore prese a battere con forza, 
traditore.
Voldemort stava chiaramente sperando che lei fosse viva.
 “Mio signore” disse piano Bellatrix.
 “Ho detto di andare, 
Bella” sibilò lui “Dimmi se la ragazza è morta”
 Ci furono dei passi frettolosi e altri mormorii, Emma si sforzò di rimanere completamente immobile, fino a quando un profumo famigliare non le solleticò inaspettatamente le narici. 
Narcissa.
Sentì il respiro della donna spezzarsi e bloccarsi per un istante accanto a lei, mentre altre mani quasi gentili, ma nervose cominciarono a frugare anche sul suo corpo.
 “Ma cos...” 
Bella. Bellatrix stava controllando che lei fosse viva.
 “Taci” 
Narcissa. Appena un sussurro verso l'altra.
 “Allora?” chiese Voldemort, impaziente, inconsapevole di quello scambio tra le due sorelle, mandate a controllare il loro stato.
 Dovevano aver capito entrambe che lei era viva ed Emma sentì la mano di Bellatrix quasi artigliarle il petto e dovette usare tutta la sua concentrazione per non aprire gli occhi, o emettere alcun lamento.
 Trattenne il respiro, il rombo del suo cuore che le riempiva le orecchie: era semplicemente impossibile che le due chine sopra lei ed Harry non lo sentissero.
 “Cissy” sibilò piano Bellatrix, quasi in preghiera, in un lamento.
 “Draco è vivo?” mormorò piano Narcissa, in modo che nessun altro potesse udirla ed Emma fece per rispondere, perché voleva dire lei che Draco era vivo, felice, innamorato, ma un altro sussurro più flebile arrivò alle sue orecchie e il suo cuore ruggì pieno di speranza.
 “Sì” 
Harry.
Ci fu un movimento lieve e l'emoor capì che Narcissa doveva essersi alzata in piedi: “È morto” disse e lo fece ad alta voce. Sicura. Inflessibile. Capace di mentire al mago più Oscuro di tutti i tempi.
 Emma non faticava a immaginare il suo sguardo fermo e azzurro, la sua espressione graffiante e sentì l'affetto per Narcissa scaldarle il petto e darle speranza e desiderò abbracciarla e piangere contro la sua spalla, lasciandosi andare alla sua stretta materna e gentile.
 I Mangiamorte alla notizia parvero rendersi conto della parole della bionda e grida esultanti spezzarono il silenzio della radura. 
 Emma non li ascoltò. 
Harry era vivo. Harry era vivo e Narcissa aveva appena mentito per proteggerlo e istintivamente la ragazza cercò il Gridonforo con la connessione, ma non trovò altro che il silenzio e si ricordò di quel che le aveva detto Silente: la connessione era svanita e l'emoor si sentì stranamente sola.
 “Silenzio” sibilò Voldemort minaccioso e tutti si zittirono tremanti.
 “Bellatrix, la ragazza?” chiese ed Emma si stupì di nuovo nel sentire uno tremore indistinto nel suo tono, una sottile preoccupazione.
 La Mangiamorte, che ancora teneva una mano posata sul petto dell'emoor, tardò solo un secondo a rispondere, mentre un'attesa densa cadeva sulla radura. Emma si aspettava che la donna rivelasse che lei fosse in vita da un momento all'altro e con frenesia pensò a dove avesse messo la sua bacchetta, ma Bellatrix la sorprese, emettendo un piccolo rantolo e sussurrando piano: “Morta”
 Per la seconda volta l'emoor rischiò di sgranare gli occhi per la sorpresa, perché Bellatrix stava mentendo al suo padrone, al suo amato, alla sua ragione d'essere e mentre Emma arrancava cercando di capire il perché, le tornarono in mente le lunghe conversazioni avute con Silente nel suo studio. 
Il Sangue. 
 Il sangue era il legame più forte esistente nel mondo magico e Bellatrix rimaneva pur sempre la sorella di Narcissa Black.
Nata come una
 Black e nonostante tutto il suo amore e la sua ossessione, non avrebbe mai tradito intenzionalmente la sua famiglia, in particolare l'unica sorella che considerava degna di essere chiamata tale, sangue del suo sangue.
 Emma si rese conto in quel momento come la donna, considerata da tutti, lei compresa, folle e perduta, non avesse in realtà, mai fatto parola nemmeno del Voto Infrangibile che aveva legato Draco Malfoy e Severus Piton e mentalmente si disse che Bellatrix avrebbe meritato di meglio che Tom Riddle.

Voldemort emise un lamento e poi gridò “Crucio” ed Emma si tese, pensando che la maledizione sarebbe arrivata a lei, ma avvertì solo il braccio di Harry staccarsi bruscamente dal suo e poi il tonfo del ragazzo che cadeva poco distante. Il Grifondoro non emise un solo lamento e lei pregò che riuscisse a resistere il più a lungo possibile.
 Si chiese se avrebbero giocato anche con il suo corpo, sentiva solo i Mangiamorte intorno a loro che ridevano e Hagrid che ululava ancora il suo dolore, inconsolabile.
 “Crucio” 
DolohovCerto che avrebbero giocato con il suo corpo.
Questa volta Emma si sentì sollevare e strinse i denti pronta a ricevere dolore, ma le sue membra si contrassero con disperazione senza che la sensazione di fuoco e spilli della Cruciatus la sconvolgesse. Avvertì curiosamente solo un vago formicolio e sentì uno strano tepore sul petto. Sussultò: il monile dei Black, regalo di Narcissa, la stava proteggendo.
 “Idiota” sibilò la voce Voldemort “Sei un povero idiota Dolohov”
 “Mio Signore io... “ iniziò balbettando il Mangiamorte, rendendosi conto di aver fatto un passo falso e il cuore di Emma ruggì a sentire quel suono pieno di paura e per la prima volta apprezzò l'inconsueto interesse che Voldemort sembrava avere nei suoi confronti.
Avvertì il marchio bruciare per la rabbia del mago, ma anche senza quella sensazione, avrebbe percepito il pericolo anche solo per il gelo che cadde all'istante nella radura.
 “Piton aveva ragione dopotutto” disse l'Oscuro “Sei senza cervello. Chi ti ha detto di toccare la ragazza?”
 “Mi scusi mio Signore. Io credevo...”
 “Non devi osare. 
Crucio
 Lord Voldemort era furioso e Dolohov soffocò un urlo, mentre l'emoor si accorgeva con freddezza di non provare nessun dispiacere. I gemiti del Mangiamorte si trasformarono in grida, mentre la maledizione non accennava a diminuire di intensità ed Emma udì i denti dell'uomo stridere, prima che il tonfo del suo corpo sul prato umido, non preannunciasse la fine della tortura.
 “Alzati vigliacco. Alzati” disse Voldemort al gigante biondo, con sprezzo, mentre i movimenti goffi del Mangiamorte arrivavano alle orecchie tese dell'emoor.
 “Mio Signore” 
Bellatrix Mio Signore cosa dobbiamo fare?”
 “
È arrivato il momento per cui mi hai sempre detto che avresti combattuto al mio fianco, Bella” sibilò l'Oscuro e sembrava avesse ritrovato la voglia di combattere.
 “Sarò al suo fianco mio Signore” disse la donna, adorante e l'emoor riuscì a immaginare il cenno distratto di Voldemort verso di lei.
 “Andremo al castello” sibilò il mago, rivolto a tutti i presenti “Tu, Hagrid, stupido gigante ti renderai utile e porterai il ragazzo, in modo che tutti lo vedano, ben in alto. L'emoor invece rimarrà qui, al sicuro. Che nessuno osi toccare il suo corpo, che nessuno si azzardi. Alla fine della battaglia riceverà gli onori dei nostri caduti. Il suo sangue era il mio sangue. 
Era mia sorella, figlioccia di uno tra voi che ha dimostrato molto e pagato per la sua fede ed era una Serpeverde e come tale riceverà il nostro rispetto.”
L'emoor sentì il suo corpo staccarsi da terra e capì che qualcuno la stava facendo levitare. Con difficoltà sciolse i muscoli e si lasciò ciondolare, cercando di muovere appena il petto solo per far passare un filo d'aria nei polmoni. Il cuore che ancora batteva furioso.
 Sentì di nuovo l'erba contro la sua schiena e udì i passi dei maghi allontanarsi, con l'eco della risata di Bella a ritmare il loro avanzare.
 Emma si concesse un breve respiro e di nuovo, la consapevolezza di essere sopravvissuta e l'incontenibile gioia e sollievo, si mischiarono con il terrore di quel che l'aspettava. Si chiese come avrebbero reagito tutti i loro amici a vedere arrivare i Mangiamorte al castello con il cadavere di Harry. Si domandò se si sarebbero rassegnati se Voldemort avesse annunciato la 
sua di morte. 
 Provò a immaginare le sensazioni che avrebbero provato gli altri emoor, sempre che David ed Emily fossero ancora vivi, così come tutti i suoi amici. Soprattutto Emma pensò a Draco e una stilettata di dolore le spezzò il cuore e si ritrovò a sperare con tutta sé stessa che il Serpeverde fosse fuggito lontano dal campo di battaglia e che non dovesse assistere all'annuncio. Per un momento rimpianse la connessione con Potter da cui a lungo era rifuggita: poter parlare con il Grifondoro sarebbe stato davvero utile.
 Sbatté le palpebre e la luce la ferì. Lentamente, cauta, mosse la testa, accorgendosi che l'avevano lasciata davvero sola.
 Si trovava appoggiata in un punto in cui l'erba era più alta e fresca, in modo da coprirla parzialmente e con fatica si tirò in piedi, recuperò la bacchetta nella tasca interna della divisa e il mantello dell'invisibilità e dopo tutto quel che aveva scoperto, guardare quel pezzo di stoffa le passò emozioni molto forti.
 Scosse il capo e ancora una volta riordinò i pensieri dietro pareti di Occlumanzia, si sentì particolarmente leggera, come se si fosse tolta un fardello e lucida soprattutto, pur non sapendo cosa la aspettava.
Si avvolse nella metà di mantello appartenuta a James Potter e per un attimo pensò di andare da Severus, per tranquillizzarlo a proposito del suo destino e far sapere lui che sarebbe andato tutto bene, ma anche senza la connessione a spingerla a proteggere Potter il suo cuore rombava di agitazione nel petto e la spingeva a raggiungere il ragazzo e la battaglia.
 Con passi incerti uscì dalla radura e si diresse più velocemente possibile al limitare della foresta.
 Era l'ultimo atto.


*Angolo Autrice*


Ciao miei Lettori. 
Ci troviamo in questo capitolo delicato e fragile, in cui si parla dell'aldilà come un pensatoio. 
Lo dedico alla meravigliosa attrice Helen McCroy, interprete di Narcissa, ieri venuta a mancare. 
E mi si stringe il cuore a sapere che sia capitato proprio questo capitolo. Ci mancherà. 
Molto del mio amore per Narcissa deriva anche dalla sua delicata ed emotiva recitazione e le sono grata.

Per fare invece un breve commento sul capitolo, credo che molte domande (non tutte) trovino in queste righe risposta. 
Mi sono molto divertita a far confrontare Silente ed Emma, a farli districare la matassa degli eventi e cercare insieme le risposte.
Il legame con Harry, il rapporto con Severus, gli emoor, Voldemort. 
Mi colpisce come Emma si senta in fondo legata a Tom Riddle e come Silente la aiuti a capire come ciò che Voldemort è stato non esista più. 
Mi intenerisce il suo pensiero rivolto costantemente a Severus, la sua preoccupazione, il suo affetto. 
Mi stupisce la maturità con cui affronta tutto, questa minuscola ragazzina che ho visto crescere nella tastiera del mio computer. 
Credo che Silente sia macchiavellico, ma a pensarci non ha mai messo in pericolo la vita dei due ragazzi e meritava questo atto finale.

Ammetto che un poco mi sono commossa nello scrivere il passaggio che Emma si immagina su come sarebbero potute andare le cose. 
In quella visione Emma è Serpeverde perché priva dell'influenza di Thomas Corvonero, sono certa che senza il Vinculum Pateret, la ragazzina avrebbe seguito le orme del padre, per la poca gioia dei Malandrini e il silenzioso orgoglio di Lily. 
Sul risveglio: Emma viene quindi lasciata indietro. Questo apre ovviamente un bel po' di scenari. 
Ho adorato scrivere la parte di Narcissa e inserire Bellatrix al suo fianco. 
Potrete anche pensare che non sia Canon l'atteggiamenteo della Lastrange: ma lo è. 
Bellatrix è ossessionata da Voldemort, eppure anche nell'originale nasconde lui delle cose, come il Voto Infrangibile tra la sorella e Piton. 
Mi è sempre sembrata un elemento totalmente incredibile e su cui pochi si sono soffermati, per questo ho deciso di portarlo qui. 
Per non esporre Narcissa, Bellatrix questa volta non omette: mente.
Ricordiamo inoltre che la Mangiamorte è in debito con la piccola emoor. 

Sembra incredibile, ma ora mancano solo 2 capitoli alla fine + un epilogo. 
Vi devo dare però una notizia un po' cosìcosì, questa settimana fortunatamente mi arriva un carico immenso di lavoro e non so quando e se potrò pubblicare. 
Sono sempre stata molto onesta con voi sulle pubblicazioni e non voglio proprio buttare questi ultimi capitoli, anche perché di tutti sono quelli più abbozzati e che preferisco scrivere con il massimo risultato. Potrebbe essere che io riesca, inespattatamente ad anticipare la pubblicazione, ma potrebbe essere che dovrete aspettare fino a lunedì prossimo. Non arrabbiatevi: lo faccio anche per voi. 

Sono curiosissima di sapere i vostri pareri e sensazioni su questo capitolo. 
Vi mando tanto affetto. 
Un abbraccio.

vi

  
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