Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lunaticdreamer    18/04/2021    1 recensioni
Au dove Levi è un poliziotto e Eren un ragazzo impulsivo. Le loro strade s'incroceranno per caso, una notte come tante, in un quartiere malfamato durante una rissa.
Partecipa alla Spring breack bingo challenge, del gruppo Facebook Hurt/Confort Italia - Fanart and Fanfiction
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Attack on titan
Personaggi: Levi Ackerman e Eren Jeager
Prompt: Au no giganti, personaggio x è un polizziottoe durante una ronda salva eprsonaggio y da una rissa, medicando anche le sue ferite
Note: Questa storia partecipa alla Spring breack bingo challenge, indetta dal gruppo Facebook Hurt/Confort Italia -  Fanart and Fanfiction



Una notte movimentata



Guardava dritto davanti a sé, le mani strette sul volante e l'umore nero, come il caffè che aveva bevuto ad inizio turno.
Odiava dover pattugliare le strade e i vicoli malfamati della città, lo metteva sempre di cattivo umore.
 
Levi, in quella parte povera e mal vista della città, vi era nato e cresciuto; conosceva bene i quartieri sicuri e quelli dove c'era maggiore probabilità, di imbattersi in qualche rissa o sparatoria. Perciò non si stupì, quando senti la segnalazione alla radio, per una rissa, scoppiata fuori da un bar, dalla pessima reputazione.
Rispose prontamente, che ci avrebbe pensato lui, facendo una brusca inversione e spingendo sull’acceleratore.
 
Scese velocemente dall'auto, la pistola ben assicurata alla cintura e la torcia in mano, che illuminava la strada, quasi del tutto buia, se non per le poche insegne dei locali semi deserti.
 
« Dannato codardi !» un urlo carico di rabbia attirò la sua attenzione.
Un ragazzo sui vent'anni, si teneva il braccio sanguinante, fissando con odio uno dei suoi avversari, che impugnava un coltellino svizzero.
 
Levi corse verso di loro, sospirando frustrato. Uno stupido ragazzo impulsivo, che si era buttato nella mischia, senza sapere contro chi si stava mettendo. Non era raro che, rese dei conti come quelle, sfociassero in tragedia. Chiunque crescesse in quartieri come quelli, in mezzo alla strada, imparavano presto a sopravvivere con ogni mezzo a disposizione, che fosse leale o meno. Quel ragazzo aveva già perso in partenza, poiché vivevano in un mondo troppo diverso, più clemente, per poter capire i suoi avversari fino in fondo.
 
« Hey voi, che diavolo state facendo? » Illuminò con la torcia il gruppo di ragazzi, che vedendo la sua divisa, scapparono spaventati. Non li inseguì, erano troppi e lui era da solo, inoltre c'era un ferito e non poteva di certo abbandonarlo.
 
Gli si avvicinò, notando, che oltre alla ferita al braccio, aveva anche un labbro spaccato e la guancia destra leggermente gonfia.
« A che stavi pensando moccioso? Affrontarli da solo a mani nude. Poteva andarti molto peggio di così. » Prese un fazzoletto e lo premette sulla ferita, sentendosi osservato dai suoi profondi occhi verdi, carichi di rabbia e vergogna.
« Avrei vinto, se quel codardo non avesse estratto un coltello », rispose, con voce tremante, cercando di aggrapparsi all’ultimo brandello di orgoglio, nonostante fosse visibilmente scosso dagli eventi appena accaduti.
Non si aspettava di essere accoltellato ed era solo grazie al suo istinto e ai riflessi pronti, se era riuscito ad evitare parzialmente la lama, che lo aveva preso solo di striscio.
 
« Non è un quartiere famoso per la sua onestà questo. Sei stato fortunato questa volta, ma che ti serva da lezione », lo mise in guardia. Non voleva che quel ragazzo si cacciasse in un guaio ancor più grosso in futuro.
« Ha ragione, prometto di ricordarmelo la prossima volta signor agente », mugugnò in risposta il ragazzo, consapevole di essere stato troppo avventato.
 
« Bene, ora vieni con me. Ho un kit di primo soccorso nella volante, ti dò una sistemata e ti riaccompagno a casa.» Lo prese per il braccio sano, per essere sicuro che lo seguisse docilmente.
 
Arrivati all'auto, lo fece sedere sul sedile del passeggero e tirò fuori: disinfettante, cotone idrofilo e garze, iniziando ad occuparsi prima della ferita al braccio, per poi occuparsi del viso malconcio.
 
« Mi chiamo Eren, Eren Jeager,» si sentì in dovere di presentarsi il più piccolo, guardandolo con quei suoi occhi verdi, pieni di gratitudine e le guance leggermente colorate dall'imbarazzo.
« Agente Levi Ackerman », gli rispose, ancora concentrato nel finire le medicazioni.
« La ringrazio per il suo aiuto, agente Ackerman e mi dispiace per il disturbo che le stò causando.»
Levi gli scompigliò I capelli d’istinto, vedendolo così teso e dispiaciuto. Non sapeva spiegarlo, ma quel ragazzo gli ricordava se stesso, prima dell’addestramento per diventare poliziotto.
" É il mio lavoro Eren, tu vedi solo di non metterti in altri guai, intesi? ». Lo vide annuire, un po' più rilassato, mentre Levi si dirigeva al posto di guida, consapevole che le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo in futuro.
  
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