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Autore: Sanae77    19/04/2021    6 recensioni
Si fanno scelte nella vita che spesso coinvolgono gli altri.
Altre volte, senza esserne coscienti, sono le tue scelte a portare conseguenze.
Ma indipendentemente da ciò che scegliamo... il nostro destino è già scritto?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koshi Kanda, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La partita con contro l'Olanda ha delle ripercussioni non solo per Sanae... vediamo quindi le reazioni dei due ragazzi dopo l'evento inatteso.
Buona lettura
Sanae77






Ho chiesto al tassista di trovare la strada più veloce per raggiungere il campo, sono in maledetto ritardo, nessuno sa del mio arrivo.

Tre motivi mi hanno impedito di avvisare, il primo ha nome e cognome, Sanae Nakazawa, non volevo che per colpa mia mancasse a questo evento. Il secondo è che realmente non sapevo se ce l’avrei fatta ad arrivare in tempo. Il terzo è che avevo paura che lei non volesse venire vista la mia presenza, quindi ho preferito tacere. Sarò codardo, ma ho solo voglia di rivederla.

Infatti dopo aver controllato l’orologio per la centesima volta posso affermare che sia appena finito il primo tempo. E da quello che ho sentito alla radio non sta andando per niente bene; Non riesco a capacitarmi del motivo per il quale debbano essere così scarsi quando non ci sono. Eppure quando entro in campo cerco sempre di coinvolgerli nel gioco e di incitarli. Sollevo le spalle sperando di riuscire a fare un mezzo miracolo nel secondo tempo.

Scendo dal taxi e corro verso gli spogliatoi, sento il cronista che sta per annunciare l’inizio. Senza pensarci sfreccio tra due persone e raggiungo la meta. Lancio il borsone sulla panca e afferro la divisa, metto gli scarpini e volo verso il campo. Una delle due persone tra le quali sono passato mi sembrava… scuoto la testa per non pensare a Sanae, non voglio distrarmi. Questa partita è troppo importante.

Faccio un cenno all’allenatore che subito comunica il cambio appena in tempo; il cronista esclama il mio nome e io poso il piede sull’erba verde.
I miei compagni sono sbigottiti, mi vengono tutti incontro per darmi il benvenuto, ma non c’è tempo da perdere dobbiamo rimediare questa situazione. Il fischio d’inizio riscuote tutti facendoli posizionare ai loro posti dopo un mio grido d’incitamento.

Ora si cambia passo!

Strizzo l’occhio a Misaki che è già pronto al mio fianco. Ma dopo aver recuperato la palla corro verso la porta e il primo passaggio verso Misaki va a vuoto, devo solo ringraziare la prontezza di riflessi di Nitta per poter destreggiare la palla nuovamente tra i miei piedi. Dopo alcuni dribbling vedo Kojiro in aria di rigore, lo guardo sperando che capisca le mie intenzioni, e quando vedo che riesce a smarcarsi gli passo la palla che decreterà il risultato del 2 a 1. 

Esplodiamo di gioia dopo un momento di incredulità. Ma non c’è da gioire visto che l’Olanda cambia passo e inizia la progressione con tantissimi tiri al volo. Dico a Misaki di andare in aria di rigore per difendere la nostra porta e dopo alcuni passaggi che riusciamo a deviare, perdiamo comunque palla e questo fa sì che un giocatore avversario riesca in un potente tiro.

Tiro che viene parato da Wakashimazu senza troppi problemi, quando si rialza incredibilmente alle sue spalle la voce d’incitamento di Genzo ci riempie tutti di entusiasmo. Anche lui aveva detto di non poter essere presente, mentre alla fine non ha resistito ed è venuto a vedere come ce la caviamo.
E io onestamente non me la sto cavando troppo bene, dopo il lungo viaggio sono distrutto e per quanto la voglia di giocare sia estrema il corpo mi ha detto che ho bisogno di recuperare.

Come in un tacito dialogo avuto mentalmente, i miei compagni capiscono e mossi dalla bramosia che sempre li ha contraddistinti avanzano in progressione senza di me.
In una perfetta triangolazione tra Ishizaki, Kojiro e Misaki è quest’ultimo che sigla il terzo goal. Mettendo la squadra in una posizione di vantaggio ottimale. 

Ho il tempo di scambiare due parole con i miei compagni per complimentarmi con loro, mentre ci rendiamo conto che lo stadio adesso pullula di persone venute a fare il tifo per noi. Taro mi guarda e una volta tolta la fascia da capitano al suo braccio me la porge in segno di rispetto e amicizia. Incredibilmente e al di sopra di ogni aspettativa anche Kojiro è concorde con il gesto di Misaki. È a questo punto che tutta la squadra vuole assolutamente che indossi la fascia. Ho le lacrime agli occhi, visto che sono tre anni che manco e non sento questo diritto. Non posso deluderli quindi allungo la mano e afferro la fascia che per tanti anni ho indossato.

Ed è in questo frangente che perdo la testa e mi galvanizzo incitando tutta la squadra per la vittoria. Ma quando vedo i miei compagni ancora più eccitati di me capisco che sia la strada giusta, dopo un susseguirsi di azioni, in un momento di follia sollevo la palla e rovesciando su me stesso siglo l’undicesimo goal. Li abbiamo stracciati quei presuntosi olandesi.

Rientriamo negli spogliatoi pavoneggiandoci un po’ dopo che il loro vero capitano, che non aveva giocato credendo di poterci battere con facilità, entra in campo per scagliare un tiro rabbioso verso la sua porta.
 
Quando scendo e superato il sottopasso arriviamo al corridoio che conduce agli spogliatoi, vedo Sanae difronte a me con le altre ragazze. Resto come imbambolato mentre Kumi porta via Yukari e Ryo porta via tutti gli altri permettendoci di restare soli. Chiedo così a Sanae di aspettarmi dopo la doccia.
Devo ammettere di non aver mai fatto la doccia così velocemente. E ora che siamo in questo parco da soli non so proprio da dove cominciare.
Sane è cambiata molto, ha perso i tratti da bambina che ricordavo per essere sostituiti da quelli di un’incantevole ragazza. Mi ribolle il sangue nelle vene per l’invidia e anche per la gelosia che provo nei confronti di questo famigerato Kanda.
Comunque mi faccio coraggio e tento di intraprendere una qualsivoglia conversazione.

“Dimmi un po’? Come va con la nuova scuola?”

Pagherei oro per sapere che cosa sta pensando, le brevi pause prima delle sue risposte mi imbarazzano e mettono in difficoltà sembra quasi che stia calibrando le parole per non…
Non ho una spiegazione plausibile a queste sensazioni che provo ma sembra quasi che sia arrabbiata con me. Non posso certo biasimarla dopo tre anni che non ci vediamo.
Tento una conversazione ma è difficile non ho argomenti da affrontare che non siano calcistici, non so niente di lei e di cosa ha fatto. Tutto per mia volontà ovviamente ma ora che mi servirebbe un minimo di conversazione ne sono praticamente incapace.

Cerco di indagare sulla sua vita privata ma come pensato non me ne dà il modo glissando la risposta e ponendomi poi una domanda diretta su cosa abbia fatto in Brasile.

Sono diventato un calciatore professionista mentre ho continuato a struggermi per te.

Questo avrei voluto confessare, ma non è ancora il momento visto che devo attraversare nuovamente l’oceano.
Invece rispondo: “Non posso lamentarmi, all’inizio è stato difficile, la diffidenza dei miei nuovi compagni, la competitività era veramente tanta… ma lo sai, IO non mi arrendo mai!” l’intonazione dell’ultima frase cambia anche se non lo vorrei.

Non posso tornare in Brasile senza aver seminato un piccolo germoglio.

E forse l’ho piantato visto l’aria stranita con cui mi osserva, è smarrita, sono certo che da me non se lo sarebbe mai aspettato. Sono scorretto e me ne rendo perfettamente conto, ma in questo preciso istante il cuore ha vinto sulla ragione.

Sembra essersi riscossa dall’incanto quando finalmente mi risponde: “Non ho dubbi sulle tue capacità e sono certa che ti sei fatto valere e benvolere da tutti capitano.”
Una fitta al cuore mi attraversa portando con sé tutta la delusione dell’ultima parola: capitano!

Non Tsubasa, ma capitano come in un disperato tentativo di poter mantenere le distanze tra noi. Sorrido per non crearle un turbamento inutile visto che non potrò restare tanto a lungo da confessare cosa provo per lei. 
Così mentre siamo intenti a fissarci, senza parlare, è il suo cellulare che spezza questo impasse.

Scusandosi si volta di spalle, mentre mi allontano di un passo, ma anche se fossero dieci riuscirei a sentire ugualmente visto che siamo totalmente soli in questo parco.
E non posso crederci è lui che si sta accordando per stasera. Mentre io sarò su un maledetto volo per il Brasile. Ho quasi la tentazione di confessare i miei sentimenti ma sono anche consapevole che oltreoceano devo restarci ancora per un altro anno… minimo.

Non posso distruggere così la sua relazione, anche se mi piacerebbe tantissimo. Inoltre il tono affettuoso e caldo che ha usato nell’ultima frase prima di congedarsi mi fa ghiacciare il sangue nelle vene. Resto paralizzato senza neppure rendermi conto di quello che sta realmente succedendo; fa male, tanto male, troppo male.

Mi riscuoto quando mi chiede se vada tutto bene.

Non posso ignorare quello che mi sta succedendo quindi le confesso la mia difficoltà nell’immaginarla fidanzata, ma aggiungo subito per non avere fraintendimenti che sono estremamente felice per lei.
Afferro il cellulare perché sono sicuro di essere agli sgoccioli con il tempo a mia disposizione.

“Si è fatto tardi, devo andare.”

Così affretto il passo caricandomi il borsone in spalla.
Mi saluta ancora con quell’appellativo che non avevo gradito neppure prima.

“Buon viaggio capitano.”

Forse nel tentativo di nuovo di mantenere la distanza tra noi.
Mi sembra di rivivere l’addio di tre anni fa. Ma ora è diverso e non voglio che sia la brutta fotocopia dell’altro, quindi mosso da un coraggio che non sapevo neppure di avere, voltandomi e le dico:

“Tornerò Sanae e sai che IO non mi arrendo mai!”

La frase volutamente a doppio senso nella speranza di aver piantato un altro piccolo germoglio che mi auguro, in questo anno verrà, possa crescere sano e forte.
Ed anche se pare impossibile nel volto la vedo tirare su con il naso e sollevare il braccio in segno di saluto.
 
L’aereo è nuovamente sulla pista di decollo e come tre anni fa rivivo le stesse sensazioni, ma con una nuova consapevolezza nel cuore. Lei non si è dimenticata di me e sono certo che quando tornerò in patria dovrò giocare una nuova partita. Ma dopotutto io sono abituato e vincere le partite. Mosso quindi da un nuovo obiettivo e entusiasmo mi addormento con il sorriso sulla bocca. Domani intanto mi aspetta il Domingo di Santana. Una sfida alla volta e riuscirò a conquistare tutti i miei obiettivi.

“E tra questi ora ci sei anche tu Nakazawa!” mormoro prima di sprofondare in un sonno ristoratore.
 
 
 
 
 




 
Osservo Sanae che si è alzata dal tavolo per andare al bagno, dove si era già avviata Yukari, immagino che questa le abbia mandato un messaggio per raggiungerla da come è schizzata subito.
Da quando è tornata dalla trasferta per la partita contro l’Olanda è cambiata. Non me lo ha detto, ma so che Ozora c’era e temo si siano anche parlati.

Sapevo di questa ombra dietro alla nostra relazione, ma speravo comunque in questo tempo di averla conquistata ed aver gettato le basi per un solido rapporto.
Sto davvero bene con lei.

Kazuo e Yukari arriveranno a sposarsi ne sono certo, non ho mai visto il mio amico così preso da una ragazza.
Dayu e Ikku stanno ragionando di come poter riuscire con due ragazze che hanno visto a scuola. I nostri amici hanno ancora poca esperienza in fatto di approccio, sono un paio di anni più piccoli e da poco sono entrati nella nostra categoria pugilistica.

Kazuo è già nel mood giusto a elargire consigli a destra e sinistra, mentre io sto sorseggiando la birra restante dopo aver mangiato la pizza.
Almeno una volta ogni dieci giorni veniamo in questa pizzeria gestita da un italiano a mangiare questo prelibato piatto che anche Sanae adora.
Mi volto verso il bagno, ma delle ragazze neppure l’ombra.

“Altrimenti potete fare come ha fatto Koshi con Sanae…” Kazuo mi porta a esempio per istruire i due giovani.
“Vabbè con Sanae è stato un corteggiamento classico, farsi vedere spesso, farla ridere e poi invitarla ad un incontro di pugilato.”
“Dai, ammettilo: la vera scintilla è stata la trovata dei teppisti.”
“Cosa?” chiedono all’unisono i nostri amici.

Mi volto per assicurarmi che Sanae non ci senta, e per fortuna è ancora al bagno.

“Kazuo queste sono cose che è meglio tenere per noi, se lo sapesse rischierei grosso.”
“Ah, tanto ormai l’hai conquistata, spiego in fretta e poi taccio… ma voi due dovete giurare di non rivelare mai niente!”

E figuriamoci se due ragazzetti alle prime armi non possano essere incuriositi da una questione del genere.
Così mano sul cuore giurano il silenzio così che Kazuo inizi il suo racconto.

“Dovete sapere che la Nakazawa non voleva salire in moto con Koshi, un po’ per il divieto che le aveva imposto sua madre e per la paura della velocità che lei stessa aveva. Così abbiamo pensato di spingerla a salire sulla moto inscenando un incontro poco piacevole con alcuni teppisti di zona… che poi altro non erano che amici di mio fratello, ma questi son dettagli.” Spiega orgoglioso visto che l’idea è stata sua.
“Che idea pazzesca, Bro”
“Già, proprio un’idea pazzesca e disonesta!” Yukari al lato del tavolo è furibonda.
“Da quanto sei qua?” domanda Kazuo terrorizzato.
“Abbastanza da capire che siete dei farabutti imbroglioni.”
“No, aspetta io non ho fatto niente, solo Koshi ha escogitato il piano per Sanae, te lo giuro.”

Bell’amico che mi ritrovo, anche se alla fine è la verità. Devo spiegare a Yukari come stanno le cose, altrimenti perderò Sanae e non voglio.
Quindi sollevo le mani come a voler fermare il tempo.

“Ti prego Yukari, fammi spiegare prima di tirare conclusioni affrettate.”

Con le braccia intrecciate al petto arriccia il naso come se fosse disgustata. Ma il cenno della testa mi fa capire che posso almeno tentare di spiegare.

“Ti confesso che tutto era partito come una sfida la mia conoscenza con Sanae, non voglio nascondertelo, ma ora… ora mi sono davvero affezionato e non posso perderla per un errore del passato, è vero, sono stato scorretto, ma solo così ho potuto conoscerla e mettermi con lei… lo sai anche tu che con la storia di Ozora non me lo avrebbe mai permesso.”

La ragazza sbuffa stizzita, ma so di aver toccato un filo scoperto, lei sa quanto Sanae avrebbe sofferto se non ci fossi stato io a farle dimenticare Ozora.

“Yukari adesso è tanto tempo che stiamo insieme, se avessi voluto prenderla in giro o approfittarmi solo di lei… sai bene che se avessi voluto l’avrei già lasciata da tempo. Quello che dovevamo fare ormai dopo tutto questo tempo è fatto, non avrei motivo di stare con lei, ragiona ti prego.”
Yukari gonfia le gote e poi sbotta: “E va bene, mi hai convinto, anche se trovo scorretto il tuo comportamento devo dire che con il tempo non l’hai mai presa in giro. Ma Koshi ti tengo d’occhio vedi di non farla soffrire altrimenti ti farò vedere di cosa sono capace intesi?”
“Temo che sarà lei a farmi soffrire, ha visto Tsubasa vero all’incontro con l’Olanda?” Non che mi vada di farmi i cazzi miei di fronte a tutti, ma questa è la mossa giusta per far tacere Yukari mettendola in difetto, ne sono certo.
Infatti arrossisce senza ritegno e so che non è da lei questo atteggiamento.
“I-Io… credo di sì, ma non ne sono certa.”

Rido di gusto, ora sono in netto vantaggio.

“Certo non ne sei certa, vi scambiate anche lo spazzolino e non sai se ha visto Ozora alla partita. Credi che sia scemo?”
“NO, non intendevo questo… e che io…”
Ma non riusciamo a terminare la frase visto che Sanae è tornata e quindi un silenzio imbarazzante è piombato sul tavolino.
“Beh? Ho interrotto qualcosa? Stavate parlando male di me?” La prima manager ci sta guardando con sospetto, è intelligente e non la freghi.
Yukari raggiunge Kazuo mettendosi a spilluzzicare le patatine intingendole nella maionese.
“Ma figurati, siediti piuttosto. Stavamo dando dei consigli a Dayu e Ikku su come conquistare qualche fiamma.” Da sotto al tavolo dò una ginocchiata a quello più vicino affinché confermi la mia spiegazione. Sanae intanto mi raggiunge mettendosi al mio fianco.
“Sì, abbiamo visto delle ragazze che ci interessano e visto la nostra inesperienza ci siamo fatti dare due dritte, vero Dayu?”
“Già, e anche Yukari ci ha consigliato.”
“Non oso immaginare che razza di consigli possa avervi dato la squinternata della mia amica.” Ride adesso Sanae perdendo quello sguardo sospettoso che aveva all’inizio. Forse riesco a scamparla.
“Ah, lo sai che i miei sono sempre ottimi consigli!” Yukari sta al gioco e allenta la tensione.
“Ragazzi, comunque è facile, basta che siate carini, che vi fate vedere disponibili, galanti e presenti. Questo è molto importante, fatevi notare altrimenti non avrete scampo… e giocate la carta dell’incontro di boxe visto che ne avete l’opportunità. Quello, un invito a cena e il cinema dovrebbero bastare… provate. Ed evitate i vicoli bui per carità, altrimenti farete la fine di me e Koshi che per fuggire a quei teppistelli, sono dovuta salire in sella anche se avevo una fottuta paura. Koshi, loro sanno della nostra disavventura vero?”
“Sì, tranquilla, lo sanno.”
“Ecco, quindi evitate vicoli bui per non incontrare cattive compagnie.” Finisce così la predica verso i nostri amici mentre osservo la sua pelle incresparsi. Credo che il solo pensiero dei teppisti le abbia fatto ritornare a mente la paura provata.

Le cingo le spalle attirandola e quando è abbastanza vicino le bacio una guancia per tranquillizzarla.
Sanae si stringe a me in cerca di calore. Mi sento anche in colpa per averla ingannata così, ma ora è troppo tardi per tornare indietro e se confessassi adesso questa storia sono certo che la prenderebbe male, senza considerare la questione Ozora che nell’ombra resta sempre presente.
Guardo di soppiatto Yukari che mi sta osservando silenziosa. La questione Ozora è servita vedo.

Non mi va giù comunque che la mia ragazza non mi abbia detto niente, quindi quando saremo soli ho intenzione di scoprire cosa si sono detti.


La serata è giunta al termine, perciò ci alziamo per pagare e raggiungiamo i mezzi per tornare a casa. Ci salutiamo e una volta giunti sul retro dell’abitazione di Sanae restiamo un attimo a coccolarci appoggiati alla moto. Adoro questo momento di distacco, in cui posso permettermi di assaporare la sua bocca e le sue labbra, e lo faccio come se domani non potessi vederla, come a saziarmi e far scorta di lei. 

“Tutte le volte mi baci come se fosse l’ultima…”
Ho detto che è intelligente e le cose non le sfuggono.
“Diciamo che adoro baciarti e per questo m’impegno al massimo.” E torno lì a lambire quelle labbra che hanno un leggero sapore di fragola dovuto al gloss che indossa.
Le braccia a cingerle la vita e lei appoggiata alle mie gambe, così si lascia andare totalmente in balia delle mie effusioni, risalgo con la mano lungo il fianco sotto la maglia e quando arrivo al reggiseno m’intrufolo per toccare la carne tenera celata sotto.
Sorride sulle mie labbra stringendo un braccio e imprigionando la mano.
“Non facciamoci strane idee per stasera che è già molto tardi.” Mi ammonisce mentre sbuffo nell’incavo del collo che avevo preso a baciare.

“E non credere di avermi incantato con la storia dei tuoi amici che volevano dei consigli amorosi Koshi, sei un pessimo attore.”

Gelo e mi blocco, devo uscire da questo casino o non ne verrà niente di buono; poi un lampo di genio mi attraversa le meningi, e come per Yukari decido di sfruttare il suo punto debole: Tsubasa Ozora.

Quindi la lascio libera e una volta scostatasi da me resta a braccia incrociate in attesa di una spiegazione.
“Non ti si può nascondere nulla.”
“Esatto, non mi si può nascondere nulla.” Afferma vittoriosa, ma sono convinto che a breve quest’aria spavalda scomparirà, sostituita dal rossore o dalla pelle candida. Vedremo se perderà tutto il sangue nelle vene o s’infiammerà, sono proprio curioso.
“Ho chiesto a Yukari se alla partita con l’Olanda hai visto Tsubasa – resto un attimo in sospeso prima di proseguire perché sono curioso della sua reazione, ha vinto la seconda ipotesi ora che le vedo perdere totalmente il colore dalle gote solitamente colorate – la cosa strana è che mi ha risposto di non saperlo, e sai che le ho detto? Che mi sembrava impossibile visto che vi scambiate anche gli spazzolini, so che c’era Sanae e che ha siglato anche dei goal, quindi a questo punto lo chiedo direttamente e te. Ti sei vista ed hai parlato con Ozora?”

Raddrizzandosi cerca di darsi un contegno per non farsi cogliere impreparata, mentre so già che partirà in attacco, ha un bel carattere peperino la mia ragazza.

“Perché? Anche se lo avessi visto e ci avessi parlato sarebbe un problema?”
“No, è un problema quando me lo nascondi.”
“Non te l’ho nascosto! Tu non me lo hai chiesto ed io semplicemente non te l’ho detto. Facile-facile.”
“Allora perché sei così nervosa?”
“Io non sono nervosa, ti stai facendo un film che non esiste.”
“Sanae da quando hai rivisto Tsubasa sei cambiata e neppure te ne rendi conto.”
“Non puoi dirmi che sono cambiata, cosa faccio di diverso? Non posso più neppure parlare con un vecchio amico adesso? Stai diventando geloso? Sapevi che avevo un debole per lui. Ti capisco, ma ora devi fidarti di me. Perché è con te che ho deciso di stare.”

E sembra anche sicura mentre lo dice. Forse ne è davvero convinta, forse non vorrà soffrire, la cosa certa è che io non sono nella sua testa e quindi quello che prova veramente non potrò mai saperlo.

“Spero davvero che sia così Sanae, perché io ci tengo a te.” Ora che mi sono nuovamente avvicinato le metto le mani sulle gote mentre le bacio la fronte con affetto.
Lei mi cinge la vita nascondendo il viso contro il mio petto.
“Anch’io tengo a te.”

L’abbraccio stretta prima che si distacchi e vada verso il vialetto di casa.
L’ombra della sera la inghiotte e ora che non posso più vederla, un'altra ombra s’insinua nei miei pensieri, oltre a quella di un Ozora onnipresente.

Sanae non ha mai detto di amarmi.

Consapevole di questo dettaglio importante salgo in sella decidendo di vivere questo rapporto alla giornata, dopotutto era nato per scommessa, non posso pretendere altro. Sapevo di avere a che fare un rivale immaginario, ma a tratti tangibile.
Tutto dipenderà da come evolverà quando il campione nipponico tornerà in patria.
Sarà dura, ma io sono abituato alle sfide.

 
   
 
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