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Autore: Shin_4869    19/04/2021    1 recensioni
Cosa succederebbe se fosse Ran a diventare una bambina? Come reagirà il suo amico d’infanzia?
Shinichi dovrà fare di tutto non solo per proteggerla dagli uomini in nero, ma anche per mantenere il segreto della trasformazione dichiarando a tutti che la ragazza sia in realtà scomparsa. Riuscirà il nostro grande detective a tenerla al sicuro e farle riacquistare il suo corpo? E soprattutto, cosa accadrà tra di loro adesso che vivranno sotto lo stesso tetto?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Enola

“C-che? Quindi saresti la sorella del grande Sherlock Holmes!?”
Molto bene, si sta incuriosendo. Devo solo riuscire a convincerlo a farmi portare a casa sua, una volta lì gli racconto tutto.
“Esattamente. Sono venuta qui in Giappone perché ho saputo dell’esistenza di un detective soprannominato ‘lo Sherlock Holmes del terzo millennio’, e sai com’è, non voglio che nessuno infanghi il nome del mio fratellone.”
Ho detto davvero queste stupidaggini. Come sono caduta in basso.
“Ma davvero... beh, se sai che sono un detective ed essendo la sorellina di un grande investigatore, saprai certamente che voglio delle prove per quello che dici.”
“Cercale tu! È il tuo lavoro dopotutto.”
“Certo che hai un bel caratterino, Enola.”
“Grazie. Comunque se vuoi ti do una dimostrazione delle mie capacità ereditate dal mio fratellone.”
Lascia la presa dalla mia mano, e se le matte in tasca sorridendomi. Perfetto, sono riuscita nel farlo incuriosire abbastanza.
“Ti chiami Shinichi Kudo e hai sedici anni, frequenti il secondo anno di liceo alla Titan Hight School. Fin da bambino hai sempre voluto essere un grande detective, ispirandoti a mio fratello ed emulandone le gesta.” Dal suo sguardo capisco che non lo sto sorprendendo più di tanto ma aspetta e vedrai. “Il tuo primo ‘vero’ caso lo hai risolto a circa quindi anni su un volo per New York, insieme all’amica di cui mi hai parlato prima. Da allora in poi sei comparso sempre di più sulle scene del crimine aiutando la polizia e acciuffando i colpevoli. Fino a qui ho sbagliato qualcosa?”
Si abbassa nuovamente alla mia altezza, avvicinandosi eccessivamente ma non m’importa, ho ottenuto il risultato che volevo.
“Direi di no, ma queste cose le avresti potute anche leggere online o sui giorna-”
“Guarda che non è di certo questa la prova di cui ti parlavo. Diciamo che volevo solo fare un quadro generale della tua vita. Comunque avrei aggiunto anche che non sei riuscito a diventare come mio fratello, ma questa è una mia opinione.” Inizia a infastidirsi e detto sinceramente ci godo. “Continuando con il discorso di prima, cosa volevo dire... Ah si, ora ricordo... Oggi sei venuta con questa fantomatica ragazza, vi siete mangiati un gelato, tu al limone e menta e lei alla fragola e panna mentre avete girato la maggior parte delle attrazioni. Dopo un po’ avete deciso di salire sulle montagne russe dove, tra l’altro, è accaduto un omicidio. Fin qui tra di voi è andata bene, tranne per il fatto che lei è rimasta molto scossa per il tipo di omicidio a cui ha dovuto assistere. Poi però come hai anche detto tu prima, avete litigato e lei se n’è andata gridandoti ‘Baka, ti odio. Non voglio più vederti’. Arrabbiato hai deciso di schiarirti le idee passeggiando senza una meta, e quando ti sei calmato l’hai chiamata ma non ti ha risposto. Decidendo così di andare a casa sua di persona, sei sbucato nel vicolo dove hai visto una bambina da sola di sera ed eccoci qua. Ho sbagliato qualcosa?”
Inizialmente si sorprende ma poi mi sorride. Spero di essere riuscita a convincerlo.
“Sei stata brava. Voglio farti qualche domanda però.”
“Prego.”
“Prima domanda: come hai fatto a capire che io mangiavo un gelato al limone e menta e lei invece fragola e panna?”
“Elementare Watson. La prima volta che ti sei abbassato ho sentito un forte odore di menta e limone e, notando una macchia sul girocollo, ho pensato che per sporcarti in quel punto hai mangiato qualcosa che colava: il gelato. La mia tesi è stata poi confermata da un’altra macchia sulla giacca all’altezza del petto. Quella macchia ha un odore di fragole eppure la è biancastra, quindi doveva avere un accompagnamento e ho dedotto che potesse essere la panna. Per l’altezza in cui si trova, molto probabilmente la ragazza ti avrà sporcato per sbaglio. Ho pensato: cosa potrebbero mangiare due ragazzi in un parco divertimenti, che sicuramente non vogliono perdere tempo a stare in un bar, e che sopratutto avrebbe potuto creare quelle macchie a quelle differenti altezze? Il gelato ovviamente.”
“Complimenti, ma le domande non sono finite qui. Bene: il fatto delle montagne russe, dell’omicidio saresti anche potuta essere tra i presenti, e lo stesso vale per la mia amica che si è scombussolata, ma quello che lei mi ha gridato prima di andarsene?”
“Semplice. Prima di ritrovarmi in quel vicolo, ecco, mi ero fermata in un’attrazione lì vicino. All’improvviso però ho sentito una ragazza gridare quelle parole e andarsene via in lacrime. Purtroppo non sono riuscito a vedere il tuo viso a causa delle tante persone ma quando prima mi hai raccontato della discussione, ho fatto semplicemente 2+2. Dato che sono sicura che mi chiederai della passeggiata ti rispondo già che hai una foglia sulla testa. Adesso finito con le domande? Mi credi si o no?”
“Sei stata davvero brava ma...No, non credo proprio che tu sia la sorella di Holmes, lui è un personaggio di un romanzo.”
“Lo so però scommetto quello che vuoi che sei curioso di sapere chi sono veramente. Quindi ti propongo un patto.”
“Sentiamo.”
“Io non sono qui con i miei genitori, e penso che tu lo abbia già capito. Ti chiedo però di non portarmi dalla polizia, bensì a casa tua. C’è un motivo ben preciso se non ti ho ancora rivelato la mia identità. Ho bisogno del tuo aiuto, Sherlock Holmes.”
“Affare fatto.”
Mi prende la mano senza dire niente e iniziamo a correre. Penso che abbia capito che non sto mentendo, in parte, e che sono in pericolo. Adesso però viene la parte più difficile, come cavolo glielo dico?
Finalmente arriviamo a casa sua, all’entrata noto l’orologio appeso sulla parete e solo in questo momento mi rendo conto dell’ora, sono già le 11:00 di sera, e un pensiero inizia a innervosirmi... Mio padre.
“Bene piccolina, prima che mi racconti cosa ti è successo forse è il caso che ti faccia una doccia e che ti metta dei vestiti puliti.”
Annuisco, arrossendo al pensiero di fare una doccia a casa sua. Lo seguo al piano di sopra e una volta preso tutto l’occorrente vado in bagno. Provo a specchiarmi ma sono troppo bassa, così lascio perdere e mi spoglio notando i vestiti sporchi di sangue. È il caso che ti faccia una doccia. Adesso capisco perché, ma come ho fatto a non accorgermene? E poi, di chi è questo sangue? Senza pensarci due volte mi metto sotto la doccia e vedo l’acqua scorrere diventare rossa. Mi guardo le mani e le braccia, mi tocco la faccia e capisco di essere ricoperta di sangue. La sensazione di nausea aumenta ma non ci faccio caso, devo assolutamente lavarmi.
“Piccola tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?”
“N-no, tutto bene.”
“Per qualsiasi cosa mi chiami okay?”
“Si.”
Non capisco. Lui ha notato che ero sporca di sangue, perché non ha detto nulla. Ora però mi tornano in mente molte cose: il motivo per il quale non mi ha riconosciuta, la fretta che aveva, e poi, la corsa che abbiamo fatto fin qui... Aveva subito capito che ero in pericolo, molto probabilmente voleva chiamare la polizia dopo avermi fatto fare la doccia... Oh no, ma allora??

*

“Ti prego no, stacca la chiamata Shinichi!”
Menomale che quando ho capito il suo intento avevo già finito di lavarmi per bene, sono scesa dalle scale con solo l’accappatoio.
“R-Ran?”

   
 
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