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Autore: ballerina 89    19/04/2021    1 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico
Capitolo 18

 
Non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte: la qualificazione, l’anello… troppe emozioni in un solo giorno e l’indomani come facilmente prevedibile, feci fatica ad alzarmi dal letto.
Per i miei genitori avrei potuto tranquillamente anche saltare la scuola quella mattina visto il mio stato catatonico ma io decisi di cambiarmi e andare ugualmente perché immaginavo già che da quel pomeriggio, dopo la firma del contratto, qualcosa sarebbe cambiato. Cercai di vivermi quella mattinata nella maniera più spensierata possibile cercando di imprimere nella mia mente più ricordi possibili, mi tolsi un paio di interrogazioni a cui andai volontaria dopodiché mi riunii con le mie compagne e i miei compagni più fedeli per quello che sarebbe stato senza ombra di dubbio il mio ultimo pasto in quella scuola.
Cercai di non lasciare nulla al caso e di fare tutto ciò che fino a quel momento non avevo mai fatto e feci bene a farlo perché quello stesso pomeriggio, quando raggiunsi la federazione nazionale, presi seriamente atto che da li a poco molte cose sarebbero nuovamente cambiate.
Ci fecero accomodare nella grande sala d’aspetto situata difronte l’ufficio del signor Harris dopodichè una alla volta fummo chiamate a rapporto dal diretto interessato per comunicarci tutto ciò che dovevamo sapere di ogni singolo contratto. Iniziarono con Abby, poi fu il turno di Sarah e a seguire fecero entrare Zelina. Mi lasciarono per ultima, evidentemente la mia situazione era più complicata rispetto alle altre, ma prima che potessi entrare Zelina mi lanciò una battutina che mi fece per un attimo perdere di vista il mio obiettivo.
  • Avrei dovuto aspettarmelo che adesso che è tornata la principessina mi avrebbero cambiato allenatore! Tze… il meglio del meglio solo per Emma Swan… bah… a saperlo prima mi ci sarei fidanzata io con il figlio della Mills, è chiaro che l’alleni solo per questo motivo. – Ero ad un passo dall’entrare nell’ufficio di Harris quando ascoltai quelle parole cariche di veleno. Avrei dovuto ignorarla, sbattermene dei suoi pensieri ed entrare a firmare il mio contratto, ma aveva messo in mezzo il mio uomo e nessuno poteva permettersi di farlo.
  • L’invidia è proprio una brutta bestia non è vero? – le dissi raggiungendola, si voltò a guardarmi con aria di sfida – Guarda Guarda… stai diventando verde! – la presi in giro
  • Taci raccomandata!
  • Raccomandata? Raccomandata a chi è? – mi avvicinai ulteriormente.
  • Emh… ragazze non è il momento, Harris è proprio dietro quella porta e se vi sente nuovamente litigare non…
  • A te razza di idiota! – rispose Zelina ignorando Abby che cercò modo e maniera di calmare le acque. – Perché pensi che mi abbiano tolto la Mills come allenatrice principale è? Per te signorinella da quattro soldi, perché qui si va avanti solo in base alle raccomandazioni e alle preferenze. Stava allenando me fino a quando non ti sei strusciata addosso al suo figlioletto adorato.
  • Killian non centra nulla in questa storia quindi ti chiederei di non metterlo in mezzo e poi se proprio dobbiamo dirla tutta, Regina ti ha allenata solo per le olimpiadi e solo perché è stata costretta. Non ti avrebbe allenata altrimenti, puoi starne certa. Regina non perde tempo con i perdenti!
  • E invece con le zoppe senza speranza perde abbastanza tempo suppongo… boccaccia mia stai zitta prima che combini un casino!
  • Zelina ci sono forse problemi? – si affacciò Harris dal suo studio sentendo battibeccare.  – Qualcosa non le è forse chiaro nel suo contratto?
  • Emh… no signore! Tutto perfettamente chiaro. – rispose degludendo visibilmente.
  • Meglio così, Emma avanti… - rivolse il suo sguardo su di me, - tocca a te adesso, vieni accomodati. – Non me lo feci ripetere due volte e lasciando Zelina blaterare da sola seguii Harris nel suo ufficio. di sicuro ci aveva sentito discutere ancora una volta ma non disse nulla, non a parole almeno e si concentrò su di me e sul foglio che mi porse davanti. – Allora signorina Swan, il suo contratto bene o male rispecchia le stesse caratteristiche di quello firmato quattro anni fa, l’unica differenza sta negli orari di allenamento, per via del suo infortunio non possiamo andare oltre le quattro ore giornaliere, nell’alloggio, dovrà dirmi lei se vuole vivere qui come gli scorsi anni o rimanere nella sua attuale residenza e non per ultimo il fattore studio. So che ha la maturità quest’anno a differenza delle sue compagne e che sta seguendo una scuola davvero prestigiosa, sarebbe un peccato dover rinunciare agli studi proprio a pochi mesi dalla fine di un percorso ma è anche vero che seguire una scuola così complicata e allenarsi a livello agonistico nello stesso momento, per quanto le ore possano essere ridotte è davvero difficile. Le propongo quindi due soluzioni: la prima è quella di provare a vedere se riesce a conciliare entrambe le cose, metteremo i suoi allenamenti solamente nel pomeriggio in modo che possa frequentare la scuola, la seconda opzione invece è quella di chiedere ai suoi professori di farla studiare da privatista: riceverà dalla sua scuola tutta la modulistica per non restare indietro con il programma e studierà da casa, o qui in federazione, nei momenti in cui non avrà allenamento. Tutto qua, per il resto non ci sono variazioni, conosce già ogni cosa.
  • Wow… non mi aspettavo tutto questo stravolgimento… - ammisi
  • Vorrebbe modificare qualcosa? – chiese
  • Emh… beh… lei è davvero sicuro che non si possa fare nulla per i miei allenamenti? un allenamento un po’ più lungo magari… quattro ore sono, beh si insomma… non sono molte.  – di tutti i punti elencati il primo era quello che mi premeva di più, soprattutto dopo le parole di Zelina che mi dava della raccomandata, oltre che una “zoppa”.
  • Quello purtroppo è l’unico punto in cui non posso darle carta bianca. Il suo medico ha parlato chiaro e anche il nostro fisioterapista, visionata la sua cartella clinica, ha espresso lo stesso parere. Per ora quattro ore sono il massimo che possiamo concederle ma chissà, con il tempo le cose potrebbero cambiare.
  • Mmh… ok… - cercai di sorridere ma si leggeva in faccia che ero seriamente dispiaciuta.
  • Lo so, è dura… posso capirla ma non significa nulla questo credimi, un talento è un talento Emma… sempre. – annuii poco convinta. – Detto questo posso anche congedarla, non ho altro da dirle per il momento, a parte che gradirei che questa faida con Zelina finisse il prima possibile. – alluse a poco prima. - Pensa attentamente ai restanti punti che ti ho elencato e fammi sapere entro domenica le tue decisioni in merito in modo da potermi organizzare.
  • Le farò sapere tutto in serata non si preoccupi.
  • Molto bene… ah Emma! – mi fermò prima che potessi uscire – So che te l’hanno già detto, ma vorrei essere più preciso su questo punto: Lavorerai con la Mills, di nuovo, ma non perché sei raccomandata o cosa, semplicemente ritengo che la miglior ginnasta della scuola abbia bisogno del miglior allenatore.  Vai a casa adesso, hai delle importanti decisioni da prendere.
 
In teoria sapevo già cosa avrei voluto scegliere, il mio cuore aveva già deciso prima ancora di entrare in quello studio, non a caso andai a scuola quella mattina. Sapevo dentro di me che avrei dovuto prendere delle decisioni assai importanti, in passato mi era capitata la stessa cosa, ma nonostante sapessi già cosa volessi fare decisi comunque di parlare sia con Killian che con i miei genitori di questa situazione per sentire il loro punto di vista.
Nessuno di loro mi costrinse a sceglier una cosa piuttosto che l’altra, non mi consigliarono e non mi influenzarono in nessun modo: la vita era la mia, quello era il mio futuro e io ero abbastanza grande e responsabile per sapere da sola cosa fosse meglio fare. Decisi di prendermi del tempo per me, solo una sera, rimandai la risposta ad Harris di un giorno ma quando finalmente gli confermai le decisioni prese ero assolutamente convinta di aver fatto la scelta giusta. Per quanto riguarda la scuola decisi di continuare l’anno da privatista nonostante mi dispiacesse un mondo dover salutare i miei compagni. Ragionai molto su questo punto sono onesta e in un primo momento pensai addirittura di continuare a frequentare ma ragionandoci bene capii che sarebbe stato pressoché impossibile conciliare entrambe le cose. Frequentare la scuola al mattino e allenarmi il pomeriggio… ok fattibile, ma poi? I compiti a casa? Il prepararsi per le verifiche? Per non parlare che riprendendo l’agonismo avrei dovuto sostenere anche sedute di fisioterapia per non stressare i muscoli… sarebbe stato impossibile portare avanti nel migliore dei modi entrambe le cose e siccome sono una persona che se prende un impegno lo porta al termine decisi di optare per la soluzione più consona al mio problema. Per quanto riguarda il dove alloggiare invece non fu difficile prendere una decisione. Amavo la mia casa, amavo stare con i miei genitori e avere la libertà di uscire la sera e passeggiare con il mio fidanzato e con i miei amici ma amavo anche quella che era stata la mia vita prima dell’incidente e vivere in federazione con le mie compagne e i miei compagni era di sicuro una delle cose più mi erano mancate. Certo, vivere li forse mi avrebbe impedito di vivere la mia situazione amorosa con Killian come invece avrei voluto ma riflettendoci attentamente mi resi conto che non era poi del tutto vero questo. Anche lui a breve si sarebbe trasferito con la squadra di scherma nella sua federazione e neanche a farlo apposta le sue strutture erano vicine… molto vicine… chissà, con un po’ di fortuna forse ci saremmo potuti vedere anche più spesso in realtà.   
 Ci vollero all’incirca un paio di giorni per sistemare il tutto ma già ad inizio settimana eccomi nuovamente catapultata in quella che per anni è sempre stata la mia vita. Allenamenti stancanti  nonostante l’orario ridotto, stress psicologico per via delle gare che iniziarono a susseguirsi come un fiume in piena e stress per tutti quegli esercizi che in gara non andavano come sarebbero dovuti andare e che quindi richiedevano un maggior impegno negli allenamenti successivi.  Una vita a dir poco stancante quella dell’atleta ma allo stesso tempo ricca di emozioni. Mi era mancato tutto questo in quei quattro anni di fermo ma forse non fu proprio un male staccarsi per un po’ da quella realtà.  Avevo interrotto il mio percorso che ormai mi sentivo arrivata, la migliore in assoluto, forse anche al fatto che mi avevano sempre montato, ci credevo un po’ troppo insomma quindi il dover ricominciare da capo in fondo è stato un bene perché mi ha permesso di tornare ad essere più umile, con gli altri ma soprattutto con me stessa ma soprattutto mi ha fatto capire che nulla è dato per scontato, se si vuole una cosa la so deve sudare fino in fondo.
Certo, a momenti belli si alternarono anche momenti meno piacevoli, come qualche sconfitta di squadra, qualche sconfitta a livello individuale e molti ma molti rimproveri da parte di Harris perché nonostante l’annata non stava andando poi così male secondo lui non eravamo ancora la squadra perfetta che eravamo sempre state. Non aveva tutti i torti in fondo, la tensione tra di noi, tra me e in particolar modo, era assai palpabile ma anche volendo cercare di impegnarsi di più per cercare di consolidare il gruppo le cose non sembravano migliorare. Ormai qualcosa si era rotto per sempre tra di noi e fingere davanti agli altri che non fosse vero era assai ridicolo. 
In due occasioni addirittura per poco non arrivammo a prenderci per i capelli, una in sala prova e una purtroppo direttamente in campo gara. Quell’ultima in particolare modo ci costo quasi l’espulsione ma ad onor del vero ci tengo a sottolineare che nonostante anche io ci misi del mio, le inveii contro dicendole parole davvero poco piacevoli, non fui io ad iniziare. La sentii sparlare di me e delle mie doti ormai andare vicino a Mark, il nostro fisioterapista, in maniera davvero pesante e nonostante sapessi che la sua era solo invidia e gelosia quelle parole mi influenzarono a tal punto da sostenere una gara per i miei livelli davvero scarsa. 
Anche la sua non fu meglio ma sapere di essermi piazzata con solo mezzo punto sopra di lei mi fece sentire un vero schifo. 
La cosa migliore sarebbe stata andare da Harris e parlare con lui a cuore aperto cercando una volta per tutte di fargli capire che io non centravo nulla con quello schifo di situazione ma non lo feci.... non volevo passare per la ragazzina viziata che va a lamentarsi dal “professore” per ingraziarselo. Già quella pazza mi faceva passare per la raccomandata di turno, andando a lamentarmi con harris non avrei fatto altro che alimentare il suo gioco. 
Decisi quindi di restarmene in silenzio sperando di riuscire a non farmi più sopraffare dalle emozioni ma fortunatamente non dovetti sforzarmi più di tanto perché grazie ad Abby e Sarah che misero in guardia Harris a nostra insaputa  quella faida terminò, o meglio.... rimase ma cercammo entrambe di tenerci le nostre cose per noi senza spiattellarle ai quattro venti. Cosa successe? Semplice, Harris beccò Zelina sparlare di me, a voce sostenuta proprio per farsi ascoltare, con mark e la chiamò a rapporto nel suo ufficio subito dopo la competizione che stavamo tenendo facendola uscire in lacrime.  In altre occasioni mi sarei dispiaciuta credetemi, non sono una persona vendicativa, se vedo qualcuno stare male sto male anche io ma quel giorno godetti seriamente e non me ne pentii... 
nonostante Harris però, come accennavo poco prima, non tornammo amiche, non mi chiese scusa... affatto, smettemmo semplicemente di dare spettacolo ma le nostre questioni irrisolte rimasero e se devo dirla tutta so amplificarono ancor di più tanto che ognuna di noi sperava che l’altra facesse un passo falso, che ne so... infrangendo qualche regola magari, in modo da fare la soffiata ad Harris o a chi per lui. 
Di questo passo alle olimpiadi non ci saremmo mai arrivate, ne come squadra ne come ginnaste individuali ma se lei si comportava così con me perché dovevo restarmene buona e farmi passare sopra? No, non ci stavo però sapevo anche che la ginnastica veniva prima delle mie incomprensioni con la rossa. Non mi sarei mai perdonata un fallimento a causa di una cosa così superflua. I miei stessi genitori, Killian, Regina ed Harris non me lo avrebbero perdonato per cui dopo svariate nottate a pensare arrivai ad una conclusione. Mi sarei fatta gli affari miei fin quando anche lei se ne fosse stata al suo posto. Alla prima soffiata, vera o fasulla che fosse stata, allora le avrei restituito Pan per focaccia. 
Iniziò così un periodo decisamente più tranquillo ma sopratutto produttivo: incanalammo tutte le energie sprecate nel litigare su ciò che stavamo facendo e le usammo ognuna a modo suo per renderci a livello artistico migliori. In altre parole iniziammo una sorta di sfida interna tra di noi su chi fosse la migliore e su chi eseguisse al meglio ogni singolo esercizio. In pratica iniziammo a considerarci come due avversarie appartenenti a due squadre differenti ma questo stranamente non causò nessun intoppo alla nostra squadra, anzi... riuscimmo addirittura a recuperare parecchi punti, diventando la seconda nazione favorita, in quanto entrambe dando del nostro meglio per asfaltare l’altra migliorammo il nostro livello tecnico e artistico. 
Andammo avanti così per mesi e mesi, ignorandoci in sala prove e sfidandoci in gara, come sarah e Abby ci sopportassero era davvero un mistero ma forse il dover dividere la stanza chi con una e chi con l’altra portava inevitabilmente entrambe, anche se cercarono di rimanere neutrali, a schierarsi anche se in minima parte verso quella che in quel momento era la propria compagna di stanza. 
Difficilmente riuscivano a stare tutte e quattro insieme, le uniche volte che questo succedeva era quando i ragazzi della squadra maschile si univano a noi per delle serate cinema o giochi da tavola. Anche nei weekend capitava di stare tutti e otto insieme in realtà, in fondo sabato e domenica erano gli unici giorni in cui ci era concesso uscire, ma io dopo un aperitivo consumato in fretta e furia per non far vedere di essere la solita guastafeste sgattaiolavo via, insieme ad Abby, raggiungendo Killian e il suo fidanzato che nell’ultimo periodo erano diventati migliori amici.  
Per me il tempo con Killian era a dir poco sacro, a causa dei nostri impegni nelle rispettive federazione era davvero poco quello in cui potevamo stare insieme  quindi quel poco che avevamo a disposizione cercavamo di sfruttarlo al meglio. Per Abby era lo stesso, anche se il suo fidanzato non era uno sportivo aveva comunque un lavoro da rispettare e di conseguenza era davvero poco il tempo a disposizione per vedersi... se non volevano impazzire dovevamo dunque fare tesoro di quel poco che ci veniva concesso e approfittarne il più possibile. 
Sembra una cosa banale se non la si vive ma non è così, si soffre a star lontano dalla persona che si ama, sopratutto se si vive a pochi metri di distanza e non ci si può vedere come si vorrebbe. i cinque giorni prima del weekend sembrano non passare mai, ti ritrovi a contare le ore che ti separano da poter rivedere il tuo amore quando ti senti giù di corda o anche quando un allenamento non è andato bene.... ti manca l’abbraccio di quella persona, la sua voce, tutto... poi il week arriva, sei felice come non mai, cerchi di goderti il più possibile ma il tempo  vola via in un battere di ciglia facendoti tornare nuovamente nella tua solitudine. È snervante, odioso, ma c’è di peggio.... già, i ritiri pre gara sono a dir poco peggiori perche nessun contatto che vada oltre il “ciao come stai?” È possibile. Quindici giorni come minimo, altre volte venti... se è una gara importante Harris ci tiene segregati anche di più. Segregati forse è una parola un po’ troppo pesante, abbiamo comunque il nostro weekend a disposizione ma gli orari sono talmente ridotti, bisogna rincarare alle 19:30, che gira che ti rigira non c’è mai tempo per fare nulla. 
Non avrei mai creduto di dire questa frase: “odio i ritiri”,  nella mia precedente vita da atleta non ne avevo mai sofferto, ma ora che ho un fidanzato e so cosa significa stare senza di lui: senza baciarlo, abbracciarlo... senza poterci fare l’amore, capisco tutto ciò che le mie compagne mi avevano sempre detto. Ho sempre pensato che fossero strane, ma quali strane... ero io che non conoscevo certe bellezze della vita. 
Come detto e stradetto cercai di vivermi ogni momento al meglio senza pensare al momento in cui io e il mio amore ci saremmo dovuti dividere ma purtroppo aimè anche quel giorno arrivò e rispetto ai precedenti ritiri fu ancora più difficile lasciarlo andare. Si prospettava una gara importantissima davanti a noi, una delle più importanti in assoluto: i campionati mondiali, il lasciapassare per i giochi olimpici. Era la gara che in assoluto spaventava ogni atleta, ogni singolo punto guadagnato era oro, guai a fare errori o ricevere penalità, ad ogni punto in meno aumentava il cammino da fare per poter realizzare il grande sogno e sinceramente parlando recuperare in gare di questo genere è quasi impossibile, devi essere impeccabile se vuoi vincere e classificarti.  Io stessa sono sempre stata molto  spaventata a da questa gara, anche in passato quando credevo di poter fare ogni cosa e i risultati si sono visti tutti: per strafare per poco non mi giocavo la mia stessa vita.
Di solito in federazione vi è un calendario aggiornato periodicamente per quanto riguarda le gare che si dovranno sostenere da lì a breve ma per quell’occasione Harris decise di parlare con noi a voce e ci convocò quindi in palestra, con tutti i nostri allenatori presenti, per illuminarci su quanto sarebbe accaduto da lì ai giorni a venire.
 
  • Eccoci di nuovo a quella che senza dubbio è la gara più importante: da qui si deciderà il vostro futuro... il nostro futuro, sia come squadra che a livello individuale. Non credo ci sia bisogno di ricordavi come è andata l’ultima volta... - ci scrutò tutte e quattro - diciamo solo che per una serie di circostanze non proprio favorevoli solo una di voi è riuscita a proseguire oltre. - serie di circostanze loco favorevoli? Diciamo le cose come stanno ovvero che abbiamo, o meglio, io ho quasi toccato la morte co mano .... sarei passata ad occhi chiusi altrimenti. - per questo nuovo anno mi aspetto grandi cose da voi signorine, da tutte e quattro! Pretendo una qualificazione olimpica  di squadra e almeno due individuali, questo è l’obiettivo minimo, se non riuscirete a raggiungerlo scordatevi che sarete scelte ancora per le future olimpiadi. Abbiamo toppato quattro anni fa, non possiamo replicare quello schifo. Proprio per questo pretendo sia da voi che dai vostri allenatori un impegno a 360 gradi , testa concentrata sull’obiettivo e niente colpi di testa.  Siamo qui per vincere, non per pettinare le bambole. Dimenticatevi di chi vi dice che è importante partecipare, non è vero, bisogna portare a casa la gloria. - annuimmo tutte e quattro - bene detto questo vi comunico che il periodo di ritiro parte da oggi: sapete le regole: allenamenti più costanti e impegnativi, dieta equilibrata, niente alcol, niente uscite notturne, niente sesso.  Scordatevi di vedere amici e fidanzati che non fanno parte di questa federazione e per chiunque abbia Il suo moroso proprio qui beh.... se vi becco in atteggiamenti ambigui sappiate che vi mando a casa seduta stante. L’ho già fatto lo sapete e non ho problemi a farlo ancora. - non mentiva, ad una settimana da una competizione in passato mandò via due ragazzi prorpio per essere stati beccati in fragranza di reato. Harris non perdona, tutti lo sanno in federazione ma fortunatamente questa volta nessuno di noi ha questo tipo di problema. I fidanzati e le fidanzate che ci sono vengono tutti da fuori per cui non si pone il problema. - detto questo concludo dicendo che in via del tutto straordinaria i mondiali quest’anno, non chiedetemi il perché, si terranno nello stesso luogo dove si sono tenuti 4 anni fa quindi, visto il considerato che l’ultima volta non è andata affatto bene, vi consiglierei di impegnarvi di più. Detto questo vi lascio al vostro allenamento e ai vostri allenatori: buon lavoro. 
  • Neanche il tempo di vederlo andar via ed elaborare la nozione appena ricevute che tutte e quattro fummo chiamate a rapporto dai nostri rispettivi allenatori per l’illustrazione del nuovo piano di allenamento. 
  • Non mi piaceva affatto l’idea che la competizione si sarebbe tenuta nello stesso identico posso in cui ci fu quel dannato incidente, volevo dimenticare, andare finalmente avanti... non soffermarmi sempre sulle stesse cose e affrontare nuovamente tutte le mie paure. Cos’era quello? Uno strano scherzo del destino forse? Una congiura contro di me? Probabile visto che a seguire anche Regina mi diede il colpo di grazia. 
  • lo so a cosa stai pensando Emma e credimi, sono rimasta spiazzata anche io dalla cosa quando ho saputo. - esordì vedendomi con la testa tra le nuvole totalmente assorta dai miei pensieri. - Ma non tutti i mali vengono per nuocere... forse il destino ti sta dando una nuova occasione per riscattarti! - sorrise cercando di incoraggiarmi - Pensaci: la stessa squadra di quattro anni fa, la stessa gara, lo stesso posto....
  • Più che un incoraggiamento, scusa se mi permetto, ma sembra quasi un invito a rinunciare.... 
  • ma come...
  • Beh.... tutto sembra essere uguale all’ultima volta, forse il destino mi sta dicendo: “allontanati finché sei in tempo”. 
  • Non dire cretinate.... 
  • E’ solo una constatazione di fatto la mia. - sospirai - sai poi cos’è la cosa che più mi crea disagio? - non disse nulla, mi lasciò continuare, sapeva che avevo bisogno di tirare quello che avevo fuori. - le parallele. Saper di dover impugnare ancora una volta le stesse parallele che.... - mi bloccai non riuscendo a continuare il mio discorso... solo parlandone mi sembrò di rivivere quel momento.
  • Lo affronteremo insieme Emma te lo prometto, devi solo fidarti di me. Ti darò tutto l’aiuto possibile per arrivare su quella pedana  più preparata che mai. - avevo piena fiducia in regina, non era quello il problema, il punto è che non avevo più fiducia in me. Non ero brava nel gestire le emozioni, in generale prorpio... come avrei fatto ad affrontare una cosa così importante? 
  • Dai, non ci pensiamo più per adesso! Illustrami il programma piuttosto... ho bisogno di pensare ad altro. - cercai di sviare l’argomento - quanti elementi di quelli che mi escono ancora da schifo hai deciso di inserire nel programma  solo per vedermi soffrire? - era una battuta la mia, mi misi anche a ridere, volevo cercare di allontanare il mio stato di disagio. 
  • Questo è quello che ho pensato ma se non te la senti possiamo rivisitare qualcosa. - mi diede tre fogli, ognuno dei quali conteneva il programma scelto per ciascuna specialità: trave, volteggio, corpo libero. 
  • Scherzi vero? - scosse la testa - mah... mah Regina è... sono decisamente più complicati di quelli di quattro anni fa questi programmi! Queste cose non...  non mi escono ancora così bene da presentarle ad un mondiale. Il volteggio ad esempio... il primo salto... 
  • Sono tutte cose che hai sempre fatto Emma è anche bene se proprio dobbiamo dirla tutta! Devi solo metterti in testa che puoi farle ancora! Quel primo salto, come lo chiami tu, era uno dei tuoi punti di forza quattro anni fa, lo inserivi in ogni competizione possibile immaginabile...
  • Hai detto bene, quattro anni fa, ora...
  • Ora cosa? Se non provi come fai a sapere se una cosa ti viene ancora bene o meno? Hai paura di farti male per caso? Qui hai tutta l’assistenza possibile lo sai, non c’è pericolo! 
  • Lo so mah... 
  • sorpassa i tuoi limiti Emma, non chiuderti dentro te stessa, fai uscire fuori la vera te. Tu muori dalla voglia di fare tutto questo, lo so, lo vedo, ti conosco... devi solo spronati a farlo! - sospirai. Non aveva tutti i torti in fondo, quei programmi erano a dir poco fantastici, ogni ginnasta sarebbe impazzita dalla gioia per aver programmi simili, erano di una difficoltà assai elevata ma erano belli, belli da togliere il fiato. Potevano portarti molto in altro quei programmi ma allo stesso tempo potevano anche farti sprofondare. - non pensare! So che lo stai facendo!  - continuò a dirmi vedendomi pensierosa - diamoci sette giorni di tempo, poi se non verranno alla perfezione, perché puntiamo alla perfezione concordi con me vero? Beh in quel caso sarò la prima a cambiare i tuoi programmi. 
  • D’accordo, ci sto! - sorrisi - mah prima di iniziare non... non manca qualcosa? Mi hai dato tutti i programmi tranne le....
  • Le parallele! Si lo so.... 
  • mmmh... quello sguardo non mi piace affatto... - esclamai vedendola in procinto di spiegarmi la sua motivazione alla cosa..
  • Non so come tu possa prenderla in realtà ecco perché ho aspettato a dirti questa cosa. 
  • Dirmi cosa?
  • Tu lo sai che ho fiducia in te vero? Che sono dell’idea che tu possa fare qualsiasi cosa? 
  • Regina... poche chiacchiere! Sputa il rospo. 
  • Ho deciso che il programma alle parallele sarà lo stesso di quattro anni fa! - esclamò tutto d’un fiato lasciandomi totalmente interdetta.
  • C... cos...
  • Senza jaeker naturalmente - il famoso salto che mi causò un chiodo nel femore. - so che quell’elemento  non te la senti di farlo. 
  • Solo quell’elemento? Regina io non mi sento di fare tutto il programma per intero non solo quell’elemento - dissi a voce sostenuta. Era forse impazzita a propormi una cosa del genere?  Ok tutto, ok gli esercizi complicati per gli altri elementi ma quello no, non poteva chiedermelo. 
  • Emma devi fidarti! 
  • No Regina, mi dispiace ma no! Non posso farlo.
  • Ma perché? 
  • E me lo chiedi? Mi ci sono quasi spaccata la testa oltre che la gamba. 
  • Ma quale testa, te la spacco io se continui così! Avanti alle parallele! Subito, ora! - ordinò.
  • Mah....
  • Ho detto ora! - non mi mossi di un solo millimetro. - Non costringermi ad usare maniere forti, lo sai che non ti conviene, sopratutto in queste circostanze... non siamo più solo io e te, non stiamo “giocando”... qui io comando, tu esegui. Cominciamo a ristabilire l’ordine delle cose. Siamo diventate amiche ok, forse anche mezze parenti se deciderai di proseguire con mio figlio ma questo è fuori da queste quattro mura. Qui io sono la tua allenatrice ed esigo rispetto.  Conosco la tua situazione, non ti metterei mai in pericolo, se dico che devi fare una cosa è perché puoi! Iniziamo a sciogliere queste paranoie mentali ok? - non ero ancora convinta, non volevo presentare quell’esercizio. - te lo ripeto l’ultima volta: o mi dai retta e fili fritta alle parallele, non preoccuparti non ti chiederò di farmi vedere lesercizio, lo riprenderemo passo dopo passo insieme nel corso dei giorni, o fili dritta da harris e sai già cosa potrebbe succedere. - la guardai sconvolta, mi stava mettendo alle strette. - Sono cattiva? Probabile ma lo faccio per il tuo bene.
  • Mi presi del tempo per raggruppare tutte le nozioni ricevute dopodichè anche se non proprio entusiasta raggiunsi le parallele per iniziare gli allenamenti. Non ero affatto convinta che ripresentare quell’esercizio sarebbe stata per me la cosa più giusta ma cosa potevo fare? Regina aveva il coltello dalla parte del manico, lei decideva... io dovevo solamente eseguire. Avrei potuto farle vedere che le cose, anche quelle più semplici dell’esercizio in questione, non mi venivano bene in modo da farle cambiare idea e cambiare programma ma a chi avrei fatto del male in quel modo? A me o a lei? Per quanto dura fosse stata con le sue parole su una cosa era d’accordo con lei: lo stava facendo per il mio bene. 
  • Tentai quindi di impegnarmi il più possibile cercando di non soffermarmi sui miei pensieri e le mie paure ma non fu affatto semplice: nonostante mi concentrai  per far sì che le cose uscissero al meglio quel meglio sembrava non voler arrivare, c’era sempre qualcosa di sbagliato: l’arrivo, la partenza, l’esecuzione in se... non c’era una sola cosa in ben quattro programmi che avevo da imparare che mi uscisse decentemente e questo, oltre all’isolamento forzato, mi portò a risentirne in maniera assai importante. 
 
  • Pov Killian.
 
  • La cosa che odiavo di più della mia vita agonistica era senza ombra di dubbio il periodo di ritiro, è sempre stato così, per me che sono uno spirito libero poi è anche peggio, ma da quando nella mia vita c’è anche emma questa sensazione di gabbia, che sento durante questo periodo di stop, si è di gran lunga amplificata. Se prima mi capitava di trasgredire a questa prigionia: una bevuta con gli amici, cene decisamente più caloriche del consentito e perché no: anche qualche nottata di sana passione con la fiamma di turno, ora con emma al mio fianco non è più possibile ma non per colpa sua, anzi...ci mancherebbe altro... il problema è che di tante persone sulla faccia della terra mi sono andato ad innamorare proprio di un’altra agonista che come me purtroppo ha gli stessi impedimenti., anzi... vi dirò di più: lei ha anche più  impedimenti di me perché la sua coach, alias mia madre, al contrario del mio che ci si può anche scherzare, è un vero tiranno.  
  • Da quando ci eravamo dovuto salutare provavo a sentirla ogni giorno, anche più volte al giorno, con costanza, nonostante il lavoro, che insieme all’attività sportiva, mi teneva parecchio occupato. Cercavo di farle sentire il più possibile la mia presenza ma più i giorni passavano più la sentivo distante. Inizialmente pensavo fosse solo una mia sensazione, anche per me la distanza da lei era una sofferenza, ma quando poi iniziai a notare che non le andava di parlare della sua giornata, che era sempre un: “ si si tutto bene”, “no, non ho fatto nulla di che oggi” ecc ecc iniziai a prendere coscienza che forse qualcosina non andava seriamente. A darmi la conferma fu anche il fatto che mentre della sua giornata non si poteva parlare, in qualche modo riusciva sempre a sviare il discorso, della mia lei sapeva vita morte e miracoli.
  • Dovevo fare qualcosa, il pensiero di saperla li , da sola, in preda sicuramente alle sue paranoie mentali mi stava uccidendo: ma cosa fare? Pensai a lungo, mi scervellai... ma senza successo. Cos’altro fare oltre quello che stavo facendo? fortunatamente qualcuno mi offri la soluzione perfetta su un piatto d’argento. Chi? Ma naturalmente Abby l’amica più pazza che emma potesse trovare nella sua vita. Una KIllian in versione femminile, l’unica in grado oltre a me di capre Emma fino in fondo. Ero sul letto, stremato da una lunghissima giornata di lavoro, quando mi arrivo un suo messaggio. 
 
  • “Faresti mai una pazzia per amore 😏? Dirmi di sì ti prego, non te ne pentirai 😏😏😏” Scrisse. Cos’erano tutte quelle faccine maliziosette? 
 
  • “Abby credo tu abbia sbagliato numero! 😂” - risposi immaginandomela a prendere atto della cosa. Non era la prima volta che faceva qualche gaffe, era la numero uno in fatto di figuracce...
 
  • “ ho sbagliato dici??? Beh grazie per avermelo detto allora 🙃 chiamerò qualcun’altro per alleviare le sofferenze della mia amica 😏😏” -  senza aggiungere alto alzai il telefono e la chiamai direttamente.
 
  • che succede Abby!!!! Parla: che ha emma? Sta male vero? Lo sapevo che qualcosa non andava! Cos’ha? Lei....
  • Ohi ohi ohi.... ma mi fai parlare? - rise interrompendo il mio fiume di parole. - ti dirò tutto ciò che devi sapere ma prima devi rispondermi alla domanda che ti ho posto prima: sei disposto a fare una pazzia per amore si o no? 
  • E me lo chiedi? Credo tu abbia imparato a conoscermi almeno un po’ .... Certo che sì! Per lei andrei in capo al mondo lo sai bene! 
  • Bene allora raggiungimi in federazione tra.... facciamo dieci minuti: ti farò entrare illegalmente in federazione in modo che tu, caro Romeo,  potrai  trarre in salvo la tua amata Giulietta. Credimi sono giorni che sta sotto un treno: solo il suo focoso e passionale uomo può fare qualcosa per tirarle su il morale. 
  • Ma è successo qualcosa? Ha litigato con qualcuno per caso? - mi preoccupai all’istante per la mia donna e il mio pensiero andrò subito dritto a Zelina. Se solo aveva osato dire A ancora una volta questa volta sarei intervenuto io personalmente senza esitazione. 
  • Tra incontri e scontri con Zelina, - ecco appunto - allenamenti che non vanno come vorrebbe lei e una crisi d’astinenza da far paura a chiunque credimi, non so neanche da dove iniziare. - sospiró  - Ho provato di tutto te lo giuro ma a quanto pare a bisogno di te quindi muovi quel bel culetto che ti ritrovi e portalo immediatamente qui. 
  • Bel culetto è?!?! - la presi in giro mentre nel contempo ero già alla ricerca delle chiavi della mia auto. - se ti sente Emma potrebbe decapitarti sai? 
  • Ho solo citato le sue parole, non montarti la testa. Vieni e sbrigati... ah mi dovrai un favore enorme per questa cosa lo sai vero? Sto rischiando grosso. 
  • Tutti i favori che vorrai hai la mia parola  ma tu prima devi farne un’altro a me. 
  • Mmh ok! Sentiamo.... che cosa vuoi?
  • camera libera per qualche ora.....
  • Tze... Non ne avevo dubbi! - rispose ridendo - accordato ma non vi azzardate ad usare il mio letto! - precisò. 
  • Raggiungi l’edificio in meno di tre minuti, parcheggiai in malo modo  tanta era la fretta di vederla e andai direttamente verso le scale secondarie dell’edificio dove Abby per messaggio mi aveva detto di raggiungerla.
  • Ho fatto il prima che ho potuto! - dissi salutandola. 
  • Dai entra, ma fai attenzione... se ci scoprono finiremo tutti nei guai. - si raccomandò ancora una volta - La stanza è al primo piano, terza porta a sinistra, non puoi sbagliare. 
  • Grazie Abby, sei davvero un’amica! 
  • Per emma questo ed altro ma per favore non metteteci troppo, fate una cosa veloce.... se vengono a fare i controlli in camera e non mi trovano, o peggio trovano te, io e Emma siamo fuori. 
  • Non preoccuparti, non vi beccherà nessuno. - dissi con convinzione, anche a noi minacciavano di fare ispezioni a sorpresa nelle stanze ma da che ne ho memoria non le hanno mai fatte.  
  • Tieni comunque il cellulare acceso per qualsiasi evenienza ok? 
  • Ok ok... - la ringraziai ancora ma prima di avviarmi verso Emma, Notando che fosse rimasta imbambolata lì nell’atrio, mi venne spontaneo farle un’ulteriore domanda. - dove te ne vai adesso? Non rimarrai mica in corridoio vero?  
  • Un posto lo troverò, non preoccuparti... vai a fare i tuoi doveri da fidanzato.
  • Non me lo feci ripetere oltre e senza po alcuna esitazione raggiunsi la camera indicata da Abby. Bussai per annunciare la mia presenza e quando Emma venne ad aprirmi capii che Abby non aveva poi tutti i torti: già dal viso si percepiva che la mia Emma non stava bene. 
  • k... Killian... Killian cosa?!?! - chiese stupita rimanendomi a guardare scioccata. Di certo ero l’ultima persona che sia spettava di trovare lì in quel momento.
  • Sorpresa amore! - le dissi regalandole un meraviglioso sorriso. Sperai che ricambiasse come al solito, che fosse felice di vedermi,  ma non lo fece: si affacciò fuori dalla porta, guardò a destra e a sinistra che non ci fosse nessuno dopodiché Senza grazia alcuna mi prese per la Camicia e mi trascinò nella stanza per poi richiudersi la porta alle spalle. - che ci fai qui? Come sei entrato? Non puoi stare qui, se ti beccano....
  • Ehi ehi... so già tutto tranquilla, Abby mi ha già messo in guardia, non ci scopriranno non temere. - cercai di calmarla, la mia presenza l’agitava a quanto pare - Mi ha chiamato lei comunque, Abby... la tua amica è molto preoccupata per te e anche io lo sono in realtà. Sono giorni che ti sento strana per telefono e credo di aver imparato un po’ a conoscerti in questi anni.... quando fai così è perché sotto c’è qualcosa.- dissi con sincerità.
  • Non... non è vero Io sto bene... sono solo molto stanca, gli allenamenti sono duri... tutto qua. 
  • Bugiarda! 
  • Non è vero
  • Dai emma puoi farlo credere a chiunque ma non a me, non a Abby... non alle persone che ti vogliono bene. È per qualcosa che ti ho detto io? Magari per quella cosa dei mondiali che stai così? - avevo da poco affrontato il campionato mondiale di scherma qualificandomi per i giochi olimpici. A causa del ritiro lei non potè presenziare ma si fece raccontare tutto nei minimi dettagli e si fece indicare da mia madre e mio padre tutti i video che mi riguardavano. Avevamo festeggiato insieme tramite videochiamata quella sera, sembrava felice della mia vittoria, gliel’avevo anche dedicata ma poi il giorno dopo eccola iniziare ad allontanarsi. Fino a quel momento non avevo pensato a questa cosa, avevo dato per scontato che fosse Zelina il problema principale, ma se così non fosse? Se fosse stata tutta colpa mia il suo cambio umore? - se ho centrato il bersaglio amore devi dirmelo. Devo saperlo, ho bisogno di saperlo. 
  • Pensi che io possa esserci essere rimasta male per cosa esattamente? Perché hai ottenuto l’accesso alle olimpiadi? Killian mah... seriamente dici? - chiese sconvolta. - ci sei venuto fino a qua per dire questa cosa? 
  • Non so cos’altro pensare amore! Da quella sera non ti sento più pimpante con sempre, non vuoi più raccontarmi nulla di te, dici sempre di essere stanca... per carità, lo credo bene che sei stanca, deduco che mamma ti stia facendo sudare ben bene ma la stanchezza non ti ha mai fermato tesoro, anche agli inizi, quando un solo passo ti distruggeva, ti trovavi sempre del tempo per stare con me. 
  • Killian....
  • La verità! Non chiedo altro. Siamo costretti a stare distanti ed è già un inferno per me, saperti anche giù di morale mi uccide. Parlami ti prego, cosa c’è che ti turba?!?! 
  • Non sei tu tesoro e non centra assolutamente il tuo mondiale! Te lo giuro questo anzi... sono emozionantissima all’idea che tu realizzerai finalmente il tuo sogno. Te lo meriti, hai fatto enormi sacrifici  per far sì che questo sogno di avverasse e io non potrei essere più orgogliosa...
  • Questo mi rende felice amore ma se non sono io, se non è il mio mondiale allora....
  • È il mio mondiale il problema! Ecco l’ho detto! - e senza che io potessi aggiungere qualcosa in merito per spronarla ancora di più a confidarsi ecco iniziarla a spiegarmi, in lacrime, quale fosse il suo insormontabile problema. Mi confessò tutto: dagli esercizi che le sembravano non essere all’altezza del suo corpo, a detta sua non le veniva un solo esercizio decentemente,  fino ad arrivare a quello che secondo il mio punto di vista era il suo blocco più grande ovvero che il nuovo mondiale si sarebbe tenuto nello stesso posto in cui ci fu quel dannato incidente. La lasciai parlare senza interromperla, volevo si sdogasse il più possibile, che si liberasse e solamente alla fine, dopo avermi anche raccontato di Zelina, che nonostante non manifestasse palesemente il suo odio sfrenato nei suoi confronti le lanciava comunque sguardi e battutine che lasciavano capire, allora intervenii.
  • Zelina lascia il tempo che trova quindi come ti ho già detto la volta scorsa ignorala, è solamente l’invidia e la paura che ha nei tuoi confronti a farla sparlare.  - ero convinto di questo, quella povera scema era terrorizzata da emma perché sapeva bene che con lei in squadra i riflettori non sarebbero stati sulla sua persona come invece sognava. Ambiva a primeggiare ma con emma sapeva bene di non poterlo fare: era la mia donna la punta di diamante di quella squadra, anche infortunata era così, loro, le altre intendo, erano solo la sua ombra, il contorno.....  - per quanto riguarda gli esercizi invece non credo che tu sia obiettiva amore: pensi seriamente che mia madre ti manderebbe in pedana con esercizi che non valorizzino la brava ginnasta che sei in realtà? 
  • Lei pensa che io possa fare tutto e prima che lo dica anche tu ti blocco subito: potrei anche farlo, il mio corpo intendo, con il dovuto allenamento e non nell’immediato sottolineo ma la mia testa no, non so perché ma non ci riesco nonostante lo vorrei con tutte le mie forze.  Sono bloccata ma lei non lo capisce, sembra non vedere lo schifo che combino in prova. a cosa serve presentare un programma complicato se poi nell’esecuzione fa davvero schifo? Non lo capisco. 
  • Tu hai questa sensazione ma non credo sia corretta sai? Tu sarai anche bloccata di testa, non ci piove su questo tesoro mio, ma mia madre non è una sprovveduta qualsiasi.  È vero che vuole strafare, far vedere a tutti che lei ha al suo arco le frecce migliori, ma ricorda una cosa: non si sputtanerebbe mai quella donna! Vuole farti splendere, lo so per certo questo,  ma allo stesso tempo vuole splendere anche lei ecco perché ti dico che non è vero che le cose ti vengono male. Non gioverebbe neanche a lei questa cosa se così fosse. 
  • Ma io mi vedo allo specchio Killian.... 
  • tu vedi quello che il tuo cervello vuole vedere, ti sei auto convinta  da sola di non poterci riuscire e ora tu vedi solo questo. Ignora il tuo pensiero e prova a fidarti degli altri... vedrai che le cose miglioreranno. Ricordi quando eri convinta di non saper fare più quel salto? - mi riferivo a quello per cui si fece male. - alla fine chi aveva ragione? Noi o tu? Hai provato e riprovato e alla fine lo  hai fatto di nuovo mi sembra...
  • Una volta sola e non lo farò mai più lo sapete già! - mise le mani avanti. 
  • Si ok ma l’hai fatto però! È questo il punto! Ci sei riuscita, avevano ragione noi, non la tua testa.... qui è la stessa cosa. - sbuffò - per quanto riguarda poi il mondiale, il fatto che si terrà nel palazzetto che tanto vorresti dimenticare, vorrei dirti solo una cosa: prendila come una rivincita personale, non pensare a cosa accadde quel di, alle conseguenze che ci sono state... prendi il toro per le corna e fai capire a tutti chi comanda. Il destino ti ha messo a dura prova in passato... non deve vincere lui! Hai dimostrato di sapersi rialzare senza problemi no? Adesso fagli vedere che nonostante tutto puoi ancora spiccare il volo. - la vidi commuoversi... - tutti noi crediamo in te emma, dai tuoi genitori, a me, regina, le tue amiche....Harris crede in te e lui non fa di certo favoritismi.... rilassati, vivila serenamente, circondati di bei ricordi perché credimi: la sconfitta può bruciare agli inizi ma con il tempo svanisce mentre il ricordo del tempo passato qui, a lottare per un sogno, a prescindere se esso si realizzi o meno, rimarrà impresso nella mente per sempre. - annuì - promettimi di provarci amore, promettimi di provare a vedere la vita da un punto di vista leggermente diverso. 
  • Non so se ci riuscirò... ma ci proverò,  lo prometto questo...  
  • molto bene! Anche perché io voglio affrontare la mia olimpiade con te! Voglio partire insieme a te quest’anno! voglio varcare i cancelli dei giochi olimpici con già la mia medaglia più importante: te! Siamo un amore da medaglia olimpica no? - Le ricordai la frase incisa nel suo anello - beh... andiamocela a prendere insieme siesta medaglia. 
  • Mi saltò letteralmente in braccio e mi abbracciò con quanta più forza avesse in corpo. Ricambiai senza esitazione dopodiché le presi il viso con entrambe le mani e dopo averle asciugato le lacrime che imperterrite continuavano a scendere dai suoi meravigliosi occhi verdi la baciai senza esitazione.
  • grazie.... - mi disse staccandosi quel poco che le permetteva di poter parlare - grazie perché, non so come, ma riesci sempre a farmi sentire meglio! Ti amo...
  • Ti amo anche io piccola mia. - e senza aggiungere altro tornai a baciarla ma questa volta in maniera decisamente più passionale. Non ci vedevamo da troppo tempo io e lei e i nostri corpi, finalmente così vicini, stavano decisamente bramando qualcosa di più di un semplice bacio. In un primo momento mi trattenni, non volevo approfittare di quel momento di debolezza, ma poi, vedendola seriamente più serena, mi lasciai trasportare dalle emozioni e tentai un approccio più diretto. Non si fece assolutamente negare, anzi.... lei sembrava  desiderarmi decisamente tanto quanto io desideravo lei per cui non perdendo altro tempo prezioso e travolti ormai da un irrefrenabile desidero, iniziammo a strapparci letteralmente i vestiti di dosso neanche fosse una gara a chi riuscisse a denudare prima l’altro. Cademmo sul letto uno sopra l’altro, cademmo... in realtà la spinsi di proposito ma a lei non sembro dispiacere affatto, anzi... guardandomi maliziosamente mi invitò a continuare e io lo feci ma con assoluta lentezza facendola sbuffare frustrata da quella tortura piacevole ma snervante allo stesso tempo. 
  • Non dovremmo farlo sai?!?! - le dissi scherzando mentre continuavo a stuzzicarla baciandola ovunque mi andasse a tiro. - se mia madre ci dovesse sgamare....
  • Seriamente?!?!? Killian ma Chi se ne frega di tua madre adesso! - rispose attirandomi di più a se come a voler qualcosa di più. Non era da lei rispondere in quel modo, pudica come era poi... evidentemente l’astinenza si stava facendo sentire fin troppo anche per lei. 
  • Seriamente??? Chi se ne frega? - ripetei ridendo! Amavo questo lato ancora inesplorato di lei.
  • Si! Me lo deve! Mi ha spremuta fino all’osso, ora devo ricaricarmi. 
  • E vuoi ricaricarti con me? - le dissi malizioso.
  • Se vuoi me ne trovo un altro! Mark ad esem.... - non le feci neanche finire la frase che le entrai dentro di sorpresa lasciandola piacevolmente senza parole.
  • Dicevi? - sorrisi maliziosamente guardandola negli occhi per gustarmi a pieno la sua reazione dopodiche inizai, seguito a ruota da lei, la nostra danza dell’amore.  Feci del mio meglio per regalarle una notte da sogno nonostante gli impedimenti che un letto singolo poteva creare e ci stavo anche riuscendo visto i suoi gemiti ma proprio sul più bello, ad un passo da raggiungere entrambi l’apice  del piacere, qualcuno bussò alla porta annunciando l’ispezione delle stanze. 
  • Cazzo!!!! - esclamò lei balzando dal letto e facendomi involontariamente cadere da esso. 
  • Seriamente? - le chiesi non sapendo se ridere o restare serio - Ispezione???  Vi vengono a controllare sul serio? - non potevo credere alle mie orecchie... da noi una cosa del genere non era mai accaduta.
  • Pensavi che scherzassi questi giorni? - rispose rivestendosi alla meglio e lanciandomi i miei vestiti - che cacchio stai aspettando li imbambolato: vestiti!!! - ero ancora nudo.
  • Emma, Abby.... - le chiamarono da fuori bussando ancora.
  • Eccomi arrivo! - rispose lei finendosi di rivestire  ma prima di andare ad aprire come promesso si rese conto di una cosa fino a quel momento le era sfuggita. Abby non era in stanza. 
  • Cazzo e ora????? - non poteva di certo chiamarla e farla accorrere, le avrebbero sgamate così  cercò su due piedi  di farsi venire un’idea in mente - mettiti nel suo letto e fingi di dormire, copriti il più possibile non devono spolettare che tu non sia lei. 
  • Mah... 
  • Fallo!!!! - gettai i vestiti che avevo in mano sotto il letto in modo da non essere visti e ancora nudo andai a rifugiarmi nel letto di Abby che di sicuro mi avrebbe ucciso non appena lo avesse scoperto. 
 
  • L’ispezione andò bene, emma si inventò che stessero entrambe dormendo e che inizialmente nessuna delle due li aveva sentiti bussare e poi giustificò il fatto che Abby non si fosse degnata neanche di salutarli dicendo loro che aveva una forte emicrania e che aveva bisogno di riposare. Non fu una recitazione da premio Oscar la sua, nonostante non potessi vederla in viso dalla voce si percepiva uguale la tensione ma le due non sembrano farci caso e dopo averle augurato la buonanotte si dileguarono. 
  • per un pelo! - sospiró dandomi il via libera per uscire. 
  • Non posso crederci, neanxhe in gita scolastica al liceo mi è mai capitata una cosa del genere!  -le dissi ridendo! 
  • Non ridere idiota, se ci avessero scoperti saremmo finiti nei guai! In seri guai. 
  • Ma non ci hanno scoperto però...  - le feci locchiolino per poi riavvicinarmi a lei, baciarla e provando a sfilarle nuovamente la maglia. 
  • Killian che... che fai... fermo! - cercò di resistere, di fare la sostenuta, ma la sua voce la tradiva... il suo desiderio la tradiva.
  • Non abbiamo concluso una cosa io e te... - la provocai accarezzandola 
  • S... si mah... non.... e se....
  • Non credo verranno di nuovo, dai... non puoi lasciarmi così.... insoddisfatto! - le rubai un bacio, un altro, un altro ancora... sembrava essere sull’orlo di cedere mah... beh qualcuno bussò alla porta di nuovo ma questa volta in maniera più insistente.
  • Cavolo ragazzi sbrigatevi ad aprire, sono io.. Abby!!!!! - ci mancava solo Abby a disturbarci adesso. 
  • Sbuffando andai a mettermi sotto le coperte di emma, ero ancora in versione “come mamma mi ha fatto” mentre emma andò ad aprire alla sua amica! 
  • Dove accidenti eri finita? - le chiese emma ingenuamente.
  • Me lo stai chiedendo sul serio? - le rispose - mi aggiravo come una latitante per permettere a te cara la mia emma di sfogarti ben bene con il tuo lui! - mi indicó - spero non vi siate fatti beccare! 
  • No, tranquilla, tutto sotto controllo, non sospettano neanche di te.
  • Molto bene! Vi lascerei ancora da soli credetemi, non vorrei essere la guastafeste, ma non credo sia il caso, ci è mancato prorpio poco. - e che ti pareva? 
  • Tranquilla, ci mancherebbe... - mi limitai a rispondere - adesso vado solo che... beh... Abby ti dispiacerebbe andare in bagno per due minuti? - mi guardò non capendo.  - sono nudo! - non glielo avessi mai detto, la sentii urlare e scappare in bagno con le mani davanti agli occhi. - la tua amica è strana lasciatelo dire! - sorrisi e nel mentre mi rivestii per poi dare alla ragazza il via libera di poter tornare. Salutai entrambe, baciando una e ringraziando l’altra per la disponibilità,  dopodiché tentai di uscire dell’edificio. Mi accompagnarono, ma dopo neanche due metri fummo costretti tutti e tre a tornare in stanza. A quando pare le donne del l’ispezione avevano beccato due ragazzi a fumare in camera e ora gliene stavano cantando quattro.  Erano piazzisti proprio davanti al corridoio che dava sulle scale secondarie per cui era impossibile uscire. 
  • E ora che si fa? - chiesi - credete che cii sia qualcuno giù in portineria a quest’ora? Magari posso uscire da lì. 
  • Non ci sperare, li c’è perennemente qualcuno! - rispose Abby.
  • Beh ma un modo lo bisogna trovare, non posso mica dormire qui! - era scontato questo! Non avrei mai potuto  dormire con la mia ragazza e la sua amica presente... perché? Beh perché quando sto con emma mi passa totalmente la voglia di dormire. 
  • Perché no! Io e te ci stringiamo e Abby ha il suo letto! 
  • Che è disfatto.... ragazzi: perché il mio letto è disfatto???? - ad emma venne da ridere per la sua reazione ma Abby capì altro - no daiiii!!!! Che schifo!!!! Emma, non eri quella santa tu una volta? Ho capito che non lo vedi da tanto ma nel mio letto....
  • Cretina ma che hai capito, si è nascosto lì per fingere di essere te! Non abbiamo fatto nulla al tuo caro letto tranquilla. - sospiró di sollievo
  • Ah meno male.... 
  • ero nudo però! - adoravo sfotterla, aveva delle reazioni iconiche - sai ci hanno beccato proprio nel mentre noi...
  • Ma che schifo! Doppiamente schifo! Ora devo cambiare le lenzuola!!!! - io ed emma scoppiammo a ridere. - due idioti e io dovrei anche lasciarti dormire qui? - lo stava dicendo scherzando ma lo percepii ugualmente che la cosa la imbarazzasse, a chi non avrebbe imbarazzato dormire accanto ad una coppia di fidanzatini? 
  • Capendo la situazione e non volendola mettere a disagio provai altre due volte ad uscire da lì ma niente da fare, quel posto sembrava la prigione di Alcatraz. 
  • d’accordo può restare ma vi prego... niente rumori molesti ok? - esclamò infine seppur con ironia ma dicendo la verità.
  • Ma ti pare Abby?!?!?! Dormi tranquilla prorpio. - rispose Emma. Per lei era scontato che non avremmo fatto più nulla in sua presenza e anche per me era così ma poi nel letto, in quel letto singolo, appollaiati uno addosso all’altro a me scattò qualcosa... eh lo so ma cosa ci posso fare? Sono un uomo in fondo. 
  • Non farti venire strane idee... - mi disse emma all’orecchio, sentendo il mio corpo reagire alla vicinanza... 
  • è una tortura questa: sono rimasto insoddisfatto e in più ti ho letteralmente spalmata su di me e non posso fare nulla. 
  • Pensi che a me faccia piacere? Non sono di marmo! 
  • E allora....
  • No! Killian davanti ad Abby proprio no! Scordatelo. Starà anche dormendo, non ci vede e quello che vuoi ma no, è una questione di rispetto! 
  • Non ho detto di farlo davanti ad Abby! - specificai, amavo il sesso d’accordo ma c’era un limite a tutto. - dico solo che possiamo trovarci un posticino... nel bagno ad esempio. 
  • Ci chiudiamo a chiave e...
  • Hai intenzione di fare una doccia notturna insieme? L’acqua fa rumore e lei si sveglierebbe e capirebbe....
  • Senza doccia! - proposi per poi alzarmi. 
  • Dove vai... vieni qui! 
  • io vado in bagno tesoro... che fai.... - mi abbassai per baciarla - mi mandi solo o mi fai compagnia? 
  • Inizialmente mi lasciò andare da solo ma dopo pochissimi minuti eccola finalmente raggiungermi. Non perdemmo tempo, neanche il tempo di chiudere la porta a chiave che eccoci ancora una volta continuare il “discorso” da dove era stato precedentemente interrotto. Per gran parte della notte rimanemmo li, chiusi in quelle quattro mura a donaci piacere reciproco poi, calcolando che si erano fatte le cinque del mattino e che lei aveva allenamento tra solo tre ore decidemmo di tornarcene a letto buoni buoni per riposare un po’. Mi correggo: lei riposò... Crollò sfinita non appena mise la testa sul cuscino mentre io, totalmente privo di sonno, decisi di continuare a coccolarla, con carezze, abbracci e piccoli baci, fino al mattino. 
  • Erano all’incirca le sette e un quarto quando fui costretto a svegliarla, io dovevo tornare in federazione e lei doveva iniziare a prepararsi, ma lei non sembrava intenzionata a voler aprire gli occhi così, non potendola lasciarla dormire, mia madre l’avrebbe uccisa, decisi di intervenire in modo drastico per cui le coccole innocenti fatte durante le ultime ore diventarono decisamente meno innocenti, molto meno innocenti e continuarono fin quando non si decise ad aprire finalmente gli occhi.  Quello era senza dubbio un ottimo modo per iniziare la giornata ma se si va di fretta può essere un po’ frustrante la cosa in quanto si potrebbe non avere il tempo di appagare il desiderio stimolato. 
  • andiamo in doccia dai... - le proposi malizioso 
  • Che... che ore sono... - mi disse per poi guardare l’orologio. - cavolo è tardissimo... Killian....
  • Shhhh vieni con me dai!!!
  • Mah... no è tardi devo prepararmi amore.... - era ancora alquanto assonnata e frastornata.
  • Ci prepariamo insieme dai, vieni con me. Una bella doccia e poi dritti a conquistare una nuova giornata! 
  • Una bella doccia che mi porterà all’espulsione altrochè! - commentò ridacchiando ma allo stesso tempo si convinse e fu lei a trascinarmi in doccia. Un quarto d’ora, un flash più che una doccia ma i tempi purtroppo erano quelli che erano per cui fui costretto ad accontentarmi. 
  • Accidenti a te Jones - mi disse tutto d’un tratto emma mentre guardandosi allo specchio si spiaccicava crema su tutto il corpo - Guarda qua! - mi indicó il suo interno coscia interamente cosparso di piccoli romantici lividi e un piccolo morso che volutamente le avevo fatto la sera precedente. - come ci vado ad allenarmi così è?!?! - domandò infilandosi il body - cioè guarda, si vedono anche a distanza! Propio come la scorsa volta! È un vizio il tuo! 
  • Non è vizio, sono segni d’amore amore mio! Perché ti lamenti tanto - la presi in giro - Non mi sembrava che ti dispiacesse mentre te li facevo, anzi... 
  • Cretino.... comunque ribadisco: altro che segno d’amore... questi sono Segni da espulsione! - alzò gli occhi al cielo non commentando altro e cercando in mente sua un modo per coprirli. 
  • Usa i tuoi trucchi no? voi donne siete delle maghe con quei così...
  • Il trucco si scioglie con il sudore genio e io sto andando ad una seduta di allenamento non a pettinare le bambole. 
  • Mettiti un pantalone lungo allora! Almeno con la scusa i tuoi amichetti non ti guarderanno il culo! - già me li vedevo con la bava alla bocca ad ammirarla in tutto il suo splendore. Avevo avuto modo di conoscerli e anche se non davano a vederlo sotto sotto tutti e quattro gli sbavavano dietro, anche quelli fidanzati. 
  • Eh.... per forza! - sbuffò in riferimento ai pantaloni - ma spera che Harris non venga proprio oggi a vedere i nostri allenamenti o sarai responsabile del mio secondo fallimento olimpico.
  • Io? E perché? 
  • Perché quando viene a vedere i nostri lavori pretende che siamo in divisa e se mi vede conciata così non ci metterà molto a fare due più due. 
  • Oooops! - misi una mano sulla bocca mimando di essere un po’, solo un po’, responsabile della cosa. 
  • Per non parlare di mark! Io oggi ho fisioterapia con lui Killian! - il mio sguardo cambiò di colpo. L’idea che durante i post allenamenti fosse lui a seguirla non mi piaceva affatto. - con che faccia mi presento sapendo che vedrà i tuoi capolavori è? 
  • Beh.... mi avvicinai malizioso per poi baciarle il collo e lasciandole anche lì un bel marchio d’amore.
  • Cacchio Killian mah....
  • Consideralo un regalino per Mark! Un piccolo invito a stare lontano dalla mia donna. 
  • Mi hai marchiata per questo motivo? - scosse la testa ridendo della cosa. 
  • Anche... ma in primis l’ho fatto perché ti amo. 
  • Non attacca con me! - mi diede un bacio a stampo mentre stava ancora ridendo e poi prendendomi per mano uscimmo dal bagno in modo da dare a Abby, la quale si era da poco svegliata la possibilità di cambiarsi anche lei. 
  • Amore mi raccomando... non voglio più vederti giù come ieri sera ok? - le dissi tornando serio. - per qualsiasi problema alza il telefono e chiamami, lo sai che si di me può sempre contare. 
  • Sarà fatto amore! Grazie ancora per tutto... tranne che per i segni! - mi fece l’occhiolino. 
  • È tutta scena, so che ami anche quelli! - e dopo averle dato un ultimo bacio la lasciai finire di prepararsi e con la promessa di sentirci a fine serata mi dileguai come un ladro stando attento a non farmi beccare.
 
POV EMMA
 
  • Non appena Killian andò via ecco comparire Abby nuovamente in stanza, era entrata in bagno da neanche cinque minuti... non poteva essersi già preparata. 
  • che ti sei dimenticata questa volta? - le dissi prendendola in giro mentre cercavo un paio di pantaloni da poter indossare per l’allenamento. Abby dimenticherebbe tutto, anche la testa se solo non l’avesse attaccata.
  • Pensavo: secondo te io dovrei seriamente farmi la doccia dove tu hai appena fatto roba con il tuo fidanzato? - mi disse alquanto schifata. 
  • Ho fatto cosa???? Tu sei fuori! Ma ti pare che mi metto a fare “roba” con te in stanza? - io non avrei mai voluto che qualcuno con me presente facesse certe cose, per di più nel bagno in comune, per cui capii il suo disagio, ammettere dunque di aver fatto esattamente ciò che pensava non mi sembrava un gran piano. 
  • Guarda che vi ho sentiti... e non solo questa mattina.... tesoro! - cosa? Ci aveva sentiti? Non poteva essere, stava di sicuro scherzando per ottenere informazioni. 
  • Ma finiscila... - mi misi a ridere - il fatto che ci hai visti uscire in contemporanea dal bagno non significa necessariamente che...
  • Guarda che vi ho sentiti sul serio - arrossì notevolmente imbarazzata - Mi sono svegliata questa notte perché avevo sete e.... beh... sappi solo che anche se ti sei contenuta i muri del bagno sono sottili.... moooolto sottili! - cavolo!!!! Ci aveva seriamente sentiti? Che imbarazzo... per entrambe. - ho dovuto mettere i tappi per paura di sentire di peggio. 
  • Cos... Emh... io.... - presi un respiro, ormai non potevo di certo continuare a negare. - Scusami Abby... scusa davvero! Giuro che non ricapiterà più! - ero mortificata, mi sentii subito una pessima amica ma come al solito lei, dopo mezzo secondo dall’ aver lanciato la bomba, iniziò a riderci su! 
  • Ma finiscila, non sono mica nata ieri! Lo avevo già messo in conto credimi.
  • Si mah...
  • Fammi finire, sei stata una ragazza cattiva e quindi ti farai perdonare... come? Beh  facendomi invitate il mio fidanzato qui in camera una di queste sere! 
  • Va benissimo, nessun problema! Quando vuoi basta che mi avvisi prima così mi trovo una sistemazione momentanea per la notte.
  • Scherzi???? È proprio qui che arriva il bello: Voglio vendicarmi io... tu resterai qui in questa stanza a sentirti in imbarazzo quando sarà! - nel mentre diceva ciò cercò nel suo armadio un borsone dove iniziò a mettere al suo interno roba a caso. -scherzi vero? 
  • No, affatto! - rispose - comunque adesso vado a farmi la doccia in camera di Sarah ... in quel bagno non ci metterò piede fin quando non verrá qualcuno a pulirlo, tu finisci di prepararti nel mentre, ci vediamo tra dieci minuti in corridoio.
  • Cosa... non... non puoi andare nell’altra stanza! Va bene Sarah ma... beh ci sarà anche l’altra.... non credi che Zelina possa fare domande vedendoti li? 
  • Hai terminato l’acqua calda! Questo le dirò se mi dirà qualcosa tranquilla! Non preoccuparti Emma, ci tengo a rivivere ciò che mi hai fatto passare stanotte. - mi fece l’occhiolino e poi si avvicinò alla porta. - ah! Prima che mi dimentichi: cerca un pantalone nero decente da mettere: il tuo uomo non si è regolato direi.... - fece allusione ai segni che mi aveva lasciato e si richiuse la porta alle spalle. Accidenti: erano davvero così evidenti? Già! 
  • Trovato il pantalone finii di vestirmi alla velocità della luce visto l’orario e dopo aver aspettato per ben venti minuti Abby ecco che insieme raggiungemmo la palestra per dar inizio agli allenamenti.  
  • No appena regina mi vide iniziare il riscaldamento, che di solito facciamo tutte e quattro insieme, con i leggings neri prontamente mi guardò come a cercare una spiegazione logica. Il pantalone non è ben visto neanche da regina oltre che ad Harris perché a detta sua è più difficile correggere alcuni errori non potendo vedere bene le gambe. 
  • scusa lo so ma non sto molto bene, sono... ho le mie cose! Solo per oggi promesso. - mi giustificai anche se non mi aveva in realtà chiusero nulla a voce. Era la prima volta che usavo quella scusa in tanti anni di allenamento, non avevo mai avuto problemi ad allenarmi in body durante quei giorni del mese in fondo ma in quel momento mi sembro la scusa migliore da raccontare. Abby si mise a ridere sotto i baffi e mi guardò come a dire “proprio indisposta sei...” e Sarah fece lo stesso facendomi capire che anche lei sapeva... Zelina fortunatamente non mi calcolò di striscio, sapevo che Abby con lei era stata di sicuro una romana, e concludendo li l’argomento continuammo a lavorare. 
  • Nonostante le ore piccole e il movimento sfrenato della notte, e non solo, riuscii a portare a casa un allenamento a detta mia decente. Killian mi aveva aiutata molto con i suoi discorsi e per la prima volta da quando avevo iniziato sentivo di aver fatto un buon allenamento.
  • La stessa regina mi fermò per complimentarsi per i miglioramenti avuti su tutti e quattro i programmi e prima che andassi via per la mia consueta seduta di fisioterapia post allenamento ricordo che mi disse testuali parole: “non so cosa ti sia successo tra ieri e oggi ma fattelo accadere più spesso se questi sono i risultati”. “Eh mia cara regina.... sapessi.... “ricordo di aver pensato... forse un giorno glielo avrei anche confessato ridendoci su ma in quel momento ritenni giusto mantenere il segreto. 
  • Se con lei ero stata fortunata, non si accorse di nulla, con Mark le cose non andarono tanto meglio. Quando mi stesi sul lettino, con ancora addosso i pantaloni anche lui mi guardò come a dire: “è quindi?” Tra i vari massaggi ed esercizi avevo anche dei macchinari come il laser da fare, non potevo farli con i pantaloni addosso.... 
  • non possiamo fare solamente una cosa semplice semplice oggi? Fa freddo qui... - decisi di non mettere la stessa scusa che raccontai a regina, non avrebbe retto visto il motivo per cui ero lì ma la balla che inventai al momento non fu comunque efficace. 
  • Ci saranno trenta gradi in questa stanza e tu vieni da un allenamento di quattro ore! Anche se avessi la febbre sentiresti caldo credimi quindi niente storie, qualsiasi cosa tu debba fare può tranquillamente aspettare. - era convinto che non volessi fare tutta la seduta perché avevo in mente altri programmi. 
  • Ma davvero ho freddo.... - dopo avermi guardata in malo modo come a non volermi credere mi accese una stufetta proprio accanto a me.
  • Ecco ora non più! 
  • Non avendo altra scelta fui costretta a spogliarmi e rimanere solamente in body ma questo come facilmente intuibile la ebbe delle conseguenze. Non appena l’occhio di Mark notò quel piccolo dettaglio sul mio corpo, quello alla gamba seriamente, quello sul collo lo avevo camuffato seriamente con del trucco, eccolo iniziare una ramanzina senza fine. 
  • devo forse chiamare Harris, Emma? - chiese diventando improvvisamente serio. - ecco perché non volevi fare terapia... ora si spiega tutto! e io che ingenuamente credevo che volessi andare a spettacolare con le tue amiche! 
  • Vuoi chiamare Harris per cosa esattamente? Stai scherzando vero? - chiesi vedendolo con quella faccia infuriata, per poco non gli usciva il fumo dalle orecchie - mi stai seriamente facendo una ramanzina? - a me veniva da ridere nel vederlo così.  
  • Mai stato così serio guarda! - la cosa mi lascio stupita perché avevano sempre avuto un bellissimo rapporto di complicità io e lui, dagli inizi proprio... per me è sempre stato come un fratello maggiore.... il mio confidente più grande. Non aveva senso quel suo atteggiamento. - non sei in periodo di ritiro tu? 
  • Certamente.... - capii subito dove voleva andare a parare - ahhh ho capito, parli di questi lividi vedo? Guarda lo so a cosa stai pensando ma non è affatto come pensi... è solo che... 
  • Non sono lividi tesoro mio, non credere di farmi fesso e contento raccontandomi delle storielle signorina, non mi freghi.... tutto hai sul corpo tranne che dei comunissimi lividi! - specificò - sono un uomo se ti sei dimenticata, certe cose le so... le ho fatte! - cosa dirgli adesso? potevo permettermi di continuare ad inventarmi altre scuse? Per cosa poi... tanto aveva capito benissimo e poi oltre ai succhiotti c’era anche il morso ad avvalere la sua opinione e per quanto volessi nasconderlo era palesemente visibile. Con i lividi avrei potuto inventare qualcosa ma come altro poteva essere giustificato quel morso? Decisi quindi di smettere di fingere, almeno con lui, ed essere sincera ma lo feci per un solo motivo, per ingraziarmelo... volevo assolutamente tenerlo dalla mia parte per paura che andasse a parlare con Harris o con regina. Non ci crederete mai ma avevo paura più di lei che di Harris e il motivo era semplice: già una volta mi aveva beccata in quelle condizioni e non aveva gradito... questa volta mi avrebbe letteralmente disintegrata. 
  • Ok va bene mi sono concessa una serata di pausa... e allora? A te non è mai capitato? Andiamo.... tutte nella federazione ti vengono dietro - misi in mezzo tutte le ragazze che si allenavano li, anche quelle non scelte per la nazionale. - vuoi forse dirmi che con nessuna di loro tu....
  • Non stiamo parlando di me, non sono io quello in torto in questo momento! Sei in ritiro Emma vorrei ricordarti, queste cose non dovresti farle a prescindere... figuriamoci adesso! 
  • Sono cresciuta Mark... - alzai gli occhi al cielo. Ancora con questa storia che ero piccola? - non sono più una...
  • Chi è stato! - chiese categorico non lasciandomi neanche terminare la frase
  • Mark seriamente? Sembri mio padre - mi venne da ridere ma questo lo fece alterare ancora di più. 
  • Chi è stato! - disse con voce ancora più ferma - Emma non scherzo: se non parli vado dritto da Harris e Regina e lo sai anche tu che succede sì?
  • Non lo faresti mai! 
  • Non provocarmi. - ma per quale motivo una persona buona come Mark si stava completando in questo modo così scontroso? Con me poi....
  • E va bene te lo dico ma non credo sia una novità per te! Lo sai che sono fidanzata.... 
  • Killian? - strabuzzò gli occhi. Annuì - Killian? Il Killian che conosco io? E come ha fatto ad entrare qui????
  • Dettagli... 
  • io lo ammazzo quel porco! 
  • Ehi! Piano con le parole, non esagerare adesso! Stai pur sempre parlando del mio ragazzo! 
  • Sto solamente dicendo la verità dei fatti! - sbuffò - come altro lo chiami uno che si mette a fare queste cose? tze... non ha senso del pudore quel babbeo! Grande e grosso com’è va a dare fastidio alle ragazzine.
  • Mark attento a quello che dici o adesso mi fai incazzare sul serio! - mi alzai dal lettino per poterlo guardare dritto negli occhi. - è solo un ragazzo che ha quattro anni più di me e comunque io sono maggiorenne, posso fare ciò che voglio della mia vita amorosa, non devo di certo chiedere il permesso a te! - fui io a sbottare questa volta. - e poi fai tanto il buon samaritano ma quando ti sei portato qui dentro Zelina con la scusa della “finta terapia” lo sappiamo tutti perché lo hai fatto quindi non venirmi a fare la morale. Altro che vista....
  • Tu... tu come fai a sapere che.... - lo lasciai spiazzato a quella rivelazione, era sorpreso che sapessi.
  • Ero sua amica ricordi? Ci confidavamo tutto io e lei e so anche che non lo hai fatto per amore ma solo per fare ingelosire qualcuno. - voleva ingelosire me ma io questo ancora lo ignoravo. - senti... Siamo amici io e te no? Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto mi sembra quindi... come io non ho mai giudicato te tu puoi per favore non farlo con me? Amo Killian, sono seriamente innamorata di lui Mark e niente e nessuno può mettersi in mezzo a questo amore, mi dispiace. 
  • È troppo grande per te!
  • L’età è solo un numero, lo sai anche tu questo è solo che ora ti sei incaponito.  
  • Ok forse hai ragione sull’età ma non mi piace ugualmente lui al tuo fianco.
  • Perché no? Cos’è che non ti piace? Quale è il problema? Ancora per quella storia del tirocinio per caso? - provai ad indovinare - Mark davvero non...
  • No, non centra nulla quella storia figurati... è che tu... beh si tu.... ecco la verità è che io sono inn.... - si fermò un secondo ad elaborare le sue parole. - io tendo molto a te. Sei un po’ come una sorellina no? Ci conosciamo da anni, eri una scricchiola la prima volta che sei entrata in questa federazione.  Ti ho vista crescere, diventare una giovane donna e mi fa strano ora vedere qualcuno al tuo fianco... mi fa strano vederti fidanzata, mi fa strano sapere quello che fai con questa persona, mi fa strano tutto... - non era per nulla convinto di ciò che stava dicendo ma a quel tempo io non ci feci caso. Killian ancora oggi mi prende in giro su questa cosa, secondo lui io avrei dovuto capire al volo il motivo di quella sfuriata: Mark era innamorato di me e quella era solo una classica scenata di gelosia. Forse avrei dovuto capirlo, col senno di poi è tutto più chiaro ma a quei tempi seriamente non riuscii a vedere oltre le sue parole. Ingenuità la mia? Assolutamente no, il punto era semplicemente che ero troppo innamorata del mio uomo per vedere altri attorno a me.
 
Quello fu l’unico giorno in cui discutemmo in maniera così accesa, già dal giorno seguente il nostro rapporto tornò ad essere quello che era sempre stato. Non parlò mai con Regina o Harris della mia scappatella, chiamiamola così, ma mi fece promettere, in cambio del suo silenzio, di comportarmi bene e di non fare più di testa mia. Parliamoci chiaro, io non credo di essermi comportata male, semplicemente per una notte, visto che stavo davvero male, grazie all’aiuto della mia migliore amica decisi di concedermi un giorno di stop. Da quel giorno non vi furono più incontri di questo tipo tra me e Killian, clandestini se così si possono chiamare, per tutto il periodo del ritiro rispettai alla lettera tutte le regole imposte dalla mia federazione impegnandomi solo ed esclusivamente sul mio obiettivo: Salire sul podio del mondiale e accaparrarmi l’accesso ai miei tanto agognati giochi olimpici.
Dedicai anima e corpo all’allenamento e nonostante le paure iniziali di non farcela riuscii a portare a termine tutti e quattro i programmi in maniera a detta mia, ed è tutto dire visto quanto sono puntigliosa, abbastanza discreta.
Ero pronta ad affrontare la competizione, ero convintissima di questo ma quando quel giorno arrivò e misi piede per la prima volta dopo quattro anni in quel palazzetto… beh… le emozioni che provai mi mandarono in subbuglio il cervello e tutto quello che mi ero imposta di fare, stare calma, viverla con serenità ecce cc, andò a farsi benedire.
Arrivammo il giorno prima, come tutte le altre squadre del resto, per poter quantomeno provare gli attrezzi e prendere confidenza con il posto. Per me fu difficilissimo anche solo entrare negli spogliatoi per cambiarmi, figuratevi il resto.
Attesi il turno di prova della nostra squadra con ansia, neanche stessi per andare a gareggiare proprio in quel momento e quando fu il nostro turno mi sentii tremare talmente tanto le gambe che temei di svenire da un momento all’altro.
Cercai di farmi forza e convincermi che tutto andava bene, che era solo una prova e che dovevo approfittare della cosa per prendere fiducia e caricarmi per il giorno seguente ma non fu affatto semplice, anzi… la tenzione, la paura, il terrore che provavo dentro di me mi portò ad eseguire un allenamento pessimo. Il volteggio, la trave, il corpo libero… non ci fu un solo esercizio tra questi tre che portai a casa in maniera discreta. Improvvisamente tutto ciò su cui avevo lavorato in quei mesi sembrò svanire di colpo facendomi tornare agli inizi di quel calvario quando non ero altro che una ex ginnasta ormai fuori dai giochi per sempre.
Regina non mi disse nulla agli inizi, si limitò semplicemente a darmi qualche dritta qua e la come se nulla stesse succedendo, come se lei non vedesse lo schifo che stavo combinando. Mi sembrò assai strana come cosa, lei che pretende il meglio in ogni occasione, anche in una semplice prova ancora non mi aveva sgridata ben bene. Ci stava tutta una tirata di orecchie, io al suo posto non sarei di certo rimasta in silenzio.
Il motivo di quel silenzio in realtà era facilmente intuibile ma anche in questa occasione non riuscii a mettere a fuoco subito. Iniziai a capire le cose solamente dopo aver provato ad eseguire il programma alle parallele. Già… provato ad eseguire, non eseguito… 
Quando mi disse di andare alle parallele io non esitai, non volevo farmi vedere agitata, mi incamminai quindi con finto fare sicuro, misi i paracalli, la magnesia sulle mani in modo da non scivolare e dopo un respiro profondo accennai ad iniziare il mio esercizio. Accennai… non appena impugnai quelle parallele una brutta sensazione mi invase, mi sentii mancare l’aria e fui costretta a mollare la presa dello staggio.
  • Emma tutto ok? Vuoi… - non so cosa mi stesse proponendo regina, non ero lucida per capire, mi limitai semplicemente a scuotere la testa e dopo un attimo di pausa tentai nuovamente di eseguire il programma.  Ci riuscii in parte, eseguii i primi quattro elementi poi il ricordo di quel salto, che oltretutto nel programma non c’era piu, mi invase la mente e come poco prima, senza controllare l’atterraggio questa volta, non ricordo neanche che elemento stavo eseguendo, staccai nuovamente la presa e terminai in anticipo l’esercizio. Atterrai di sedere ma non mi feci male, non fisicamente almeno… il vero dolore veniva dritto dal cuore, talmente forte da farmi fermare il respiro.
Mi ritrovai tutte le compagne attorno compresi Regina e gli altri allenatori, tutti tranne Zelina ci tengo a precisare, ognuno dei quali a modo loro cercarono di dirmi qualcosa per aiutarmi. Non capii nulla di quello che stavano dicendo in realtà, a stento riuscivo a percepire le loro voci. Ero in un mondo parallelo, niente era ben definito… o meglio, solo una cosa lo era ovvero il mio cuore che nel petto stava battendo ad una velocità tre volte più forte rispetto al normale.
Senza rendermene conto mi ritrovai nello spogliatoio, stesa su una panca con Sarah che mi teneva le gambe in alto, Abby che mi sventolava e un uomo tutto vestito di arancione, un membro della guardia medica addetta, che mi stava misurando la pressione. “Battiti elevati”… “attacco di panico”… questa fu la diagnosi e gli sguardi delle persone accanto a me cambiarono di colpo capendo la gravità della cosa. Non era stato un semplice mancamento il mio, dovuto che so… dal mangiare poco per via dei tempi ristretti o un calo di zuccheri per il troppo sudare, dietro il mio svenimento c’era dietro altro: il terrore della gara che stavo per affrontare.
Nello spogliatoio calò il silenzio più assordante e solo allora regina si permise di parlare.
  • Cortesemente ragazze, lasciateci sole un momento per favore. – chiese con fare gentile regina aspettando poi che uscissero. – Emma, tesoro… - tesoro? Avevo sentito bene? Regina Mills mi aveva appena chiamata tesoro?  Stavo per morire probabilmente, non vi era altra spiegazione altrimenti. – Cosa dobbiamo fare è? Come posso aiutarti? Dimmelo ti prego. – non le risposi. Non perché non volessi, non sapevo proprio cosa dirle. – Non voglio che tu salga su quella pedana domani se devi farti venire tutto questo. – continuò a parlare vedendomi più predisposta ad ascoltare che a fare altro. – Non ti fa bene. E’ una gara importante lo so, lo capisco… io stessa ci tengo molto che tu la faccia, tu ci tieni, tutti ci tengono mah… ma se è questo il risultato forse è meglio fare un passo indietro e fermarsi prima che sia tardi non credi? – abbassai lo sguardo. – Non è colpa tua Emma, in questi mesi hai fatto un lavorone enorme credimi ma evidentemente il blocco che ti porti dietro da quel giorno ancora non l’hai superato del tutto. L’ultima cosa che vorrei è vederti domani stare male per questa cosa, per un esercizio eseguito male o non eseguito, quindi prenditi un momento per pensare e cerca di capire bene cosa pensi sia meglio per te.
  • Non… non ho bisogno di pensare, so quello che voglio! – riuscii finalmente a riacquisire l’uso della parola – Voglio riprendermi ciò che è mio Regina, lo desidero con tutto il cuore credimi solo che… beh…. io non ho calcolato che potesse essere così dura salire in pedana, in questa pedana… impugnare quelle stesse parallele che mi hanno messa al tappeto già una volta poi… - presi un respiro - vorrei tanto riuscire a superare il mio limite, ciò provato sul serio oggi ma a quanto pare non ci sono riuscita.
  • Quindi cosa vorresti fare? – eh… cosa fare? ci pensai ancora un po’ – Davvero, sii sincera. Non pensare ad altri se non a te stessa. Le tue compagne capiranno, poi ci sono le riserve comunque quindi non ci metteresti comunque a disagio.
  • Io voglio tentare, so che è questo che il mio cuore vuole ma ho paura di fare una figuraccia ancora una volta. – ero decisa ma contraddittoria allo stesso tempo.
  • Se vuoi tentare allora tenta! – disse lei per me cercando di farmi uscire da quel bivio - Al diavolo le figuracce. Non negarti una cosa che vorresti fare solo per paura di sbagliare. Meglio tentare e aver perso che non aver mai tentato… è così che dice il detto se non sbaglio.  E poi chissà, di solito da un brutto allenamento generale viene fuori una gara da dieci e lode. – cercò di spronarmi.
  • Non credo sia questo il caso.
  • Non abbatterti. Se intendi provarci provaci fino in fondo, altrimenti lascia stare subito. O metti tutta te stessa e poi come va va oppure evita. Dai a te stessa il modo di non rimpiangere nulla.
  • Ok… proviamoci…speriamo che i giornali non mi citeranno ancora una volta come la protagonista dei loro macabri articoli – mi riferii a tutte le pagine dello sport che subito dopo il vecchio mondiale non fecero altro che parlare di me e del mio incidente.
  • Per gli articoli macabri anche no ma per il resto… chissà potresti essere protagonista in positivo.
  • Magari… sarebbe un sogno.
  • E facciamo si che questo sogno si avveri allora. – mi sorrise per poi abbracciarmi forte. Anche questo non era assolutamente da lei. – Andiamo in Hotel adesso, un bel bagno caldo, una cenetta leggera e poi subito a letto. Vedrai che con una bella dormita tutto si aggiusterà e domani sarai super carica.
  • Prima di andare possiamo… - guardai l’orologio, mancano ancora venti minuti alla fine del nostro turno di allenamento. – Possiamo ripassare i programmi ancora una volta? Per favore…
  • Emma…
  • Voglio vedere se riesco a fare almeno qualcosa, voglio essere tranquilla di non impappinarmi…
  • Hai superato le ore consentite dal tuo fisioterapista – killian… - lo sai che mi uccide se…
  • Per favore… - la guardai con occhi supplichevoli. Sospirò.
  • E va bene, ma uno solo però!
  • Le parallele! – dissi senza esitazione.
  • No… le parallele no, tutto tranne quelle. – ma perché dovevamo essere sempre in disaccordo?
  • Mah…
  • Ti conosco, ti verranno gl’incubi stanotte se anche solo mezzo elemento non ti viene quindi…. Evitiamo.  E poi hai già provato prima, mezzo esercizio è andato, lo hai fatto, quindi va bene così. Se vuoi provare altro ok ma le parallele evitiamo per oggi.
  • Allora niente… possiamo andare. – anche gli altri esercizi mi causavano ansia e problemi ma mai come le parallele che ironia della sorte sono sempre state il mio attrezzo forte. Se non potevo provare quelle il resto era inutile provarlo.  – Andiamo in Hotel.
  • Perfetto anche perché… beh c’è una sorpresa che ti aspetta proprio li – disse guardandomi con sguardo furbo.
  • Ah si? E cosa? Un venditore di miracoli? – dissi sarcastica.
  • No, il tuo fidanzato! – sgranai gli occhi incredula, killian era li? – L’ho chiamato prima quando hai avuto quel mancamento, ho pensato che lui in fondo sia un motivatore decisamente più qualificato di me conoscendo i tuoi gusti quindi…
  • Davvero lo hai fatto venire per me? Regina io… io…
  • Aspetta… non succederà niente di quello che pensi. Lui alloggia in un altro Hotel sia chiaro, viene solamente a cena nel nostro e per un breve, brevissimo dopocena… fattelo bastare ok?
  • Regina grazie… grazie di cuore.
Uscii da quel palazzetto con il solo e unico intento di correre ad abbracciare il mio amore, dimenticai tutto per un momento: gara, olimpiadi, problemi, mancamenti…  il solo pensiero che fosse riuscito a raggiungermi con netto anticipo rispetto a quanto era programmato il suo arrivo fu per me un motivo di gioia, peccato però che dopo i saluti iniziali e qualche effusione scambiata qua e la il mio mood negativo tornò ad impossessarmi di me costringendomi a parlare anche con lui delle mie angosce più grandi.
Come sua madre fu molto diplomatico, mi ascoltò attentamente e solamente dopo aver finito di esporre tutti i fatti mi diede la sua opinione. Non cercò ne di convincermi a tentare il tutto per tutto ne cercò di spronarmi a mollare… “non spetta a me decidere” mi disse con semplicità “qualunque cosa sceglierai sarà di sicuro la scelta giusta… io sarò con te… sempre”.
Per una persona in confusione il non ricevere nessun parere, sia in positivo o negativo, non è mai un buon segno; pensateci: quante volte ci capita di aggrapparci fermamente a ciò che ci dice il nostro confidente proprio perché non sappiamo come uscire da una determinata situazione? Quasi sempre è così e la maggior parte delle volte la cosa non porta mai a niente di buono.  Nel mio caso sono stata felice che Killian non si sia sbilanciato, che mi abbia dato carta bianca senza influenzarmi in nessun modo… mi ha dato forza, non so spiegarlo… ha avuto fiducia in me a prescindere da tutto e questo mi ha portato ad autoconvincermi, dopo una notte di ragionamenti, che la cosa più giusta da fare era tentare il tutto per tutto. Forse sarebbe andata male, forse no… ma una cosa era sicura: non avrei avuto rimpianti.
Mi alzai con un’energia diversa dal solito quella mattina, nonostante i pensieri notturni ero riuscita a dormire comunque un quattro o cinque ore e dopo una colazione abbonante con le mie compagne, per acquisire ancora più energie eccomi salire sul pulmino della squadra con il mio borsone alla mano pronta a raggiungere finalmente quello che sarebbe stato da li a poco il mio destino.
Giunta al palazzetto non entrai subito, aspettai che Killian e i miei genitori mi raggiunsero, si era offerto di andare a prenderli in aeroporto, e solamente dopo essermi fatta abbracciare e coccolare per benino anche da loro mi decisi a raggiungere gli altri.
  • Non dimenticare quello che ti ho detto ieri – disse Killian afferrandomi per un braccio prima che potessi varcare la soglia dell’ingresso principale – quando credi di non farcela cerca il mio sguardo tra la gente… non sei sola: su quella pedana ci sono anche io.
  • Dovresti istallare il Gps allora… - dissi ridendo nonostante le bellissime parole appena ricevute – Hai la vaga idea di quante persone ci saranno oggi tra le tribune? Anche volendolo fare non…
  • Sono il secondo fisioterapista della squadra! – mi anticipò non lasciandomi finire la frase. – Non ufficile… è solo una copertura per farmi stare li con voi mah… shhhh acqua in bocca.
  • C… cosa?!?!?! – non potevo credere alle mie orecchie.
  • Consideralo un regalo da parte della tua allenatrice dal cuore di pietra. – rise – Sarò vicino a lei, non puoi non vedermi. – non riuscii a fare altro se non baciarlo appassionatamente tanta era la felicità in quel momento ma neanche mezzo minuto dopo fui costretta a riprendere il controllo di me stessa o sarei morta prima ancora di mettere piede nella struttura. Baciai Killian proprio sotto l’occhio dei miei genitori… di mio padre in particolar modo e credetemi, non gli piacque affatto la cosa.
Raggiunto lo spogliatoio mi preparai per la competizione e una volta pronta raggiunsi la palestra adiacente, quella messa a disposizione per le ultime prove e mi misi a ripassare a mente i miei programmi. Provai per bene solo due o tre passaggi che proprio faticavo ad eseguire correttamente ma per il resto, su consiglio di Regina, non provai nulla. Lei è la prima che ci spinge a provare fino all’ultimo ma quel giorno, per me, conoscendo la situazione, chiuse un occhio. Sapeva bene che se anche un solo passo fosse uscito male mi sarei bloccata per chi preferì non farmi agitare. Il più ormai era stato fatto dopotutto, una prova in meno o in più non avrebbe cambiato di certo le cose.
Ad inizio manifestazione fummo invitate tutte a raggiungere le nostre postazioni e dopo la presentazione iniziale di ciascuna squadra e la presentazione della giuria la gara ebbe finalmente inizio.
Il primo programma che fui chiamata ad eseguire fu il corpo libero. Fui la sedicesima ginnasta a scendere in pista, altre quindici, tra cui Sarah e Abby, si esibirono prima di me e la cosa non fu affatto positiva per la mia mente. Studiai ciascuna di loro e devo ammettere che erano una più brava dell’altra e quando dico la parola brava intendo dire “Brava”… con la b maiuscola.  Salii in pista autoconvinta di fare una pessima figura, i telecronisti con le loro scommesse poi non aiutavano di certo a farmi restare calma e concentrata, ma contro ogni aspettativa riuscii a portarmi a casa l’esercizio in maniera impeccabile, senza il ben che più minimo errore.
Raggiunsi Regina, Killian e le compagne piangendo tanta era la felicità ma mi ripresi subito per potermi concentrare sui restanti attrezzi.
Mi toccò il volteggio subito dopo, l’attrezzo con cui vado meno d’accordo di solito. Tre salti distinti, tre livelli di difficoltà molto alti… non presi il massimo del punteggio come accadde al corpo libero, uno ei due salti fu un po scarsino ma nel complesso anche li raggiunsi un ottimo punteggio.
Iniziai a tranquillizzarmi, a viverla più serenamente e fu proprio li che inciampai… feci un errore clamoroso alla trave che mi costò ben due punti di penalità. Due punti di penalità sono a dir poco troppi in una gara come questa dove ci si aspetta la perfezione da ciascuna ginnasta. Una sbavatura in un esercizio, 0.25 o 0.50 punti di penalità, possono farti giocare la qualificazione in questi casi… figuriamoci due punti interi. Caddi nel baratro più totale, terminai l’esercizio non so neanche io come e quando tornai dagli altri la mia espressione, fino a poco prima felice e spensierata, cambiò di colpo.
  • E’ andata bene ugualmente, hai fatto solo quell’errore… tranquilla non ti preclu… - Regina provò a consolarmi come meglio potè ma non ci fu nulla da fare, ormai la mia mente viaggiava su un binario totalmente contrario al suo e se lei pensava che fossi ancora in gara per aggiudicarmi un posto io ormai ero estremamente convinta di essere fuori…
Mi allontanai da tutti, anche da Killian che in un primo momento si era avvicinato per potermi consolare e dare coraggio e rimasi li, in dispare a vedere gli altri competere con le unghie e con i denti fin quando non venni chiamata ad eseguire l’ultimo dei miei programmi: le parallele!
 
POV REGINA
Stava andando alla grande, aveva eseguito tre programmi su quattro alla perfezione ma non sembrava minimamente essere contenta della cosa. L’errore alla trave l’aveva mandata in crisi e per quanto provassi a farle capire che un semplicissimo errore non le avrebbe precluso nulla non riuscii a tirarla su di morale. il suo cervello ormai viaggiava in un binario tutto suo e le parole erano inutili. E’ vero quello che diceva, un errore può causarti un’amara sconfitta in questi contesti, anche un errore come quello appena compiuto, ma nel suo caso c’è una particolarità: i programmi che ho scelto per lei hanno un quoziente di difficoltà assai elevato, nessuna ginnasta in gara ha un programma simile, forse solo una, la ginnasta della squadra cinese, per cui un errore su quattro programmi per quanto possa abbassarle il punteggio complessivo non la porterebbe mai ad una sconfitta totale. Da questo però non bisogna dedurre che sia già dentro il campionato olimpico, no, affatto… ha ancora un ultimo programma da presentare, il più complicato, le parallele… da questo probabilmente dipenderà il suo destino. Vedendo i vari punteggi presi e tenendo a mente, in maniera generica, quelli delle altre ginnaste, credo che qualche piccolo errorino, uno, al massimo due, possa ancora concederselo, ma non di più. Per quanto i programmi delle altre ragazze siano leggermente inferiori non bisogna crogiolarsi perché non è mai detta l’ultima parola.
Nell’esatto momento in cui venne chiamata ad eseguire l’ultimo programma della giornata sentii un colpo al cuore io stessa. Tornai indietro nel tempo di ben quattro anni e per un secondo rividi davanti ai miei occhi l’incubo. Cercai di destarmi subito da quei pensieri, non era il momento e con la coda dell’occhio andai a sbirciare Emma la quale dopo aver bevuto un sorso d’acqua e preso un profondo respiro si incamminò verso l’attrezzo incriminato.
Ormai la conoscevo da ben otto anni, conoscevo ogni minima sfaccettatura del suo essere, movenze comprese e per quanto cercasse di non darlo a vedere mostrando una camminata sicura dentro di se stava morendo dentro.  Avrei voluto raggiungerla ed abbracciarla ma non era possibile, dovevo lasciarle affrontare quell’esperienza da sola come una rondine lascia spiccare il volo al proprio piccolo per la prima volta.
Ferma davanti alle parallele prese un secondo respiro per calmarsi, ne approfittò per mettere la magnesia alle mani e poi tornò in posizione pronta per iniziare. La vidi tentennare, era titubante sul da farsi e temetti addirittura che a un momento all’altro si sarebbe rifiutata di impugnare l’attrezzo… ma così non fu: rivolse nella mia direzione il suo sguardo poi lo spostò di poco andando a catturare quello di Killian. Lui contraccambiò all’istante lo sguardo e nonostante fossero decisamente lontani l’uno dall’altra, per una manciata di secondi, chiamatemi visionaria, potrei giurare di averli visti comunicare.
Rimasi imbambolata ad osservarli in quel brevissimo momento in cui le loro anime si comunicarono qualcosa e questo mi bastò per capire che il sentimento che provavano l’uno per l’altra andava oltre una semplice cotta o infatuazione… quei due si amavano sul serio.
Vidi Emma cambiare espressione subito dopo aver osservato mio figlio e con una nuova carica in corpo alzò entrambe le braccia in aria, nel consueto saluto ai giurati prima dell’inizio di ogni esercizio e con decisione impugnò le parallele iniziando il suo programma.
Nei primi dieci secondi la vidi leggermente titubante e poco incisiva nonostante stesse eseguendo correttamente ogni singolo elemento ma poi eccola diventare sempre più consapevole ed energica tanto che mi sembrò quasi un miracolo. Nelle prove, non quelle al palazzetto… quelle in palestra intendo, era andata bene, più che bene, piano piano aveva ripreso ad eseguire ogni movimento in maniera pulita e corretta ma mai come quel giorno. C’era una marcia in più in quello che stava facendo, sembrava sicura come quattro anni prima e la certezza di ciò la ottenni quando a metà esercizio, contro ogni mia aspettativa la vidi cambiare il programma preparato per accingersi a fare qualcosa di decisamente più complesso. Si stava preparando per fare un’acrobazia aerea avrei potuto metterci entrambe le mani sul fuoco visto il modo in cui volteggiava per prendere velocità e la cosa non mi piaceva per niente. Non avevamo provato nulla in palestra che prevedesse una spinta simile, cosa stava cercando di fare? Rimasi ad osservarla con il cuore in gola ve lo giuro ma quando la vidi staccare entrambe le mani dallo staggio e tentare di eseguire il tanto temuto Jager, l’acrobazia che le costò la carriera nell’ultimo mondiale, non potei far altro che girarmi dall’altra parte e tapparmi gli occhi con la mano. “ooooooooooooooohhhhhhhhh” fu ciò che disse il pubblico in coro e questo mi fece morire dentro perché non riuscii a capire se quel coretto fosse di stupore, lo sperai con tutto il cuore, o se fosse un campanello dall’allarme che mi preparava al fatto che la storia si fosse appena ripetuta.
  • Dimmi che… - provai a rivolgermi a mio figlio ma lui mi anticipò senza neanche darmi modo di terminare la frase.
  • Apri gli occhi mamma, la tua ginnasta è tornata!
Fu lui a girarmi nuovamente verso Emma e oltre a vederla eseguire un programma totalmente diverso da quello che le avevo preparato, senza dire nulla a nessuno stava eseguendo il suo vecchio programma, decisamente più complicato e pericoloso, mi resi conto che le parole di mio figlio erano azzeccate. Davanti a me non c’era più laEmma conosciuta in questi ultimi quattro anni, insicura e piena di paure… no! Davanti ai miei occhi vi era nuovamente la mia vecchia Emma: sicura di se e determinata a portare a termine ogni sfida più dura.
Anche nell’arrivo non si risparmiò, eseguì un’uscita complicatissima, poche volte ai suoi tempi d’oro l’aveva eseguita correttamente e strano ma vero riuscì ad eseguirla in maniera impeccabile stoppando l’arrivo in maniera precisa senza neanche muovere i piedi di un solo passo.
Dal pubblico si alzò un applauso assordante, tutti, connazionali e non si alzarono in piedi per applaudirla mentre lei a sguardo basso, sapeva già che tirata d’orecchie le aspettava, si avvicinò nella mia direzione.
  • Quante volte devo dirtelo che non voglio che fai di testa tua?!?! – le dissi con i miei soliti toni da allenatrice severa.
  • Regina… - senza neanche lasciarla finire di parlare l’attirai a me e l’abbracciai. Aveva fatto di testa sua ancora una volta è vero, avrei dovuto essere arrabbiata, soprattutto visto che la maggior parte di quegli elementi non li provava da anni ormai, ma non riuscii ad avercela con lei perché in fondo quel suo trasgredire mi aveva dato una nuova certezza: la mia Emma, l’unica e sola, era finalmente tornata a casa.
  • Sei stata fenomenale mah… - la guardai negli occhi ancora leggermente commossa – Non farmi prendere mai più uno spavento simile.
  • Scusa non so cosa mi sia preso mah… wow… ho riprovato emozioni che credevo morte da sempre.
  • Hai ottenuto la tua rivincita! – le dissi
  • Non ancora…
  • Beh… è un primo passo.
La lasciai sola con il suo adorato fidanzato i quali non persero tempo a scambiarsi un bacio appassionato e andai a concentrarmi sulle altre ragazze della squadra, andarono tutte abbastanza bene, chi più chi meno, ma parlare già di una qualifica di squadra era difficile, anche le avversarie si stavano dando un gran da fare.
A termine competizione i giurati si ritirarono tutti per fare la somma complessiva dei punteggi di ogni singola ginnasta e nel palazzetto calò un silenzio assordante. Ogni ragazza era nella sua “scuderia” insieme alle proprie compagne e nessuna di loro sembrava essere tranquilla. Come avrebbero potuto esserlo dopotutto… tutte, nessuna esclusa, desideravano la stessa cosa … entrare alle olimpiadi; ma purtroppo non per tutte questo sogno sarebbe stato possibile. In gruppo, come squadra, le possibilità erano molteplici ma per gli individuali…. Beh… solo dieci di loro avrebbero ottenuto il lasciapassare.  
A differenza delle volte precedenti, mondiali o non, non avevo alcun presentimento su come sarebbe potuta andare ed era strano perché di solito indovinavo sempre. Le ragazze, quelle della mia squadra, erano state tutte all’altezza della situazione, Emma in primis rispetto alle prove mi aveva lasciata a bocca aperta, ma le loro avversarie anche si erano fatte valere per cui la gara era ancora aperta, fare pronostici sarebbe stato totalmente inutile.
Il tempo sembrò non scorrere mai, le ragazze erano tutte un fascio di nervi ma alla fine i giurati tornarono in pedana e passando i fogli ufficiali, quelli che poi sarebbero stati recapitati ad ogni singolo allenatore per confrontarli con i punteggi presi da noi durante l’arco di tutta la gara onde evitare imbrogli, ecco che venne acceso il maxi schermo dove venne immediatamente riportata una tabella, rigorosamente vuota, dove a breve sarebbero apparsi, dalla postazione più bassa a quella più alta, le squadre che avrebbero avuto accesso ai giochi olimpici.
Fu stressante veder comparire uno per uno i nomi delle squadre idonee ma quando alla quarta posizione apparve la scritta U.S.A ci alzammo tutti quanti in piedi per esultare e stringerci in un abbraccio collettivo. Dopo ben otto anni di riposo per la squadra americana era finalmente giunto il momento di tornare a far sognare i suoi concittadini.
  • Amore hai visto???? Ce l’hai fatta!!!!!! – sentii Killian congratularsi con Emma ma lei si, era felice, ma non tanto quanto mi sarei aspettata.  – Ohi amore…. – anche Killian si accorse della sua non euforia e prontamente le chiese il motivo – Sei cupa… cosa…
  • Sono felice non fraintendermi mah… mi interessano gli individuali! Punto a quello da una vita per cui…
  • Ho capito… gioiremo tra un po.
Avrei dovuto immaginare cosa ci fosse dietro quel suo sorriso felice ma a tratti tirato. Era un ottimo traguardo quello appena raggiunto, era felice si vedeva, ma per lei non era tutto… Emma aspirava ad altro. Tra la classifica di squadra e quella individuale lei puntava alla seconda.
Ha sempre voluto partecipare alle olimpiadi come solista, aveva un body giallo canarino ed era alta un metro e venti quanto me lo disse la prima volta e da quel giorno fino ad oggi, tra alti e bassi, si è sempre impegnata per portare avanti questo sogno.  Se lo meritava sul serio, meritava più di chiunque altro di qualificarsi ma non era detta ancora l’ultima parola.
Il presidente di giuria, dopo aver fatto festeggiare tutte le squadre qualificate, richiamò il silenzio in sala per poter mostrare la seconda classifica, quella individuale.
Emma si mise subito a sedere ma rispetto a prima che era seduta accanto a Killian venne a sedersi accanto a me e senza dire nulla mi prese la mano. Ricambiai la stretta e con il cuore tremante quasi quanto il suo puntai lo sguardo verso il nuovo tabellone. Dieci postazioni vuote e stesso criterio: I nomi sarebbero stati elencati a partire dal decimo per poi arrivare al podio.
Decima posizione niente, nona posizione niente, ottava, settima…. Arrivammo alla sesta posizione che ancora nulla.
Alla quinta posizione lessi il primo nome famigliare: Abigail Collins. Abby, la nostra Abby si era aggiudicata il quinto posto in un contesto mondiale.
La vidi piangere dalla gioia ma guardando con la coda dell’occhio la sua amica cercò di darsi un contegno per non darle un dispiacere: conoscendola l’ultima cosa che avrebbe voluto era sputarle addosso la sua felicità.
Emma contro ogni mia aspettativa si alzò per andare a complimentarsi con lei, l’abbracciò forte e le disse “sono fiera di te… te lo meriti”. Abby di tutta risposta la prese sotto braccio e la portò a sedersi vicino a lei per poi dirle sorridendo come al suo solito:
  • Adesso vediamo di quanto mi hai battuta ok?
  • Cos… Abby non…
  • Shhh! Il tuo nome è tra quei quattro posti, fidati di me.
  • Mah…
  • Niente mah! Non può essere altrimenti.
La classifica tornò a scorrere e al quarto posto ecco posizionarsi una ginnasta francese.
  • Visto?!?!? Abby non… - Emma cercò di alzarsi, voleva andare via da quel palazzetto prima ancora di vedere la classifica completa. Credeva di non aver più speranze ormai ma la cosa che più credo la turbasse fu vedere Zelina guardare quei tre posti vaganti con una fame mai vista. Quella ragazza si aspettava un piazzamento dopo l’olimpiade dell’anno prima e questo creava ad Emma ancora più disagio. Non avrebbe mai accettato una seconda sconfitta ma più di tutto non avrebbe mai accettato una nuova sconfitta che avrebbe visto nuovamente una Zelina vincitrice.
  • Calmati Emma per favore, resta qui! – provò a dirle la sua amica.
  • Ho bisogno d’aria Abby!
  • Dai resta con noi! – si intromise anche Sarah raggiungendola e abbracciandola a sua volta. L’intera squadra tranne Zelina si era stretta intorno ad Emma per dimostrarle supporto. – Qualsiasi cosa, nel bene o nel male la si affronta insieme ricordi?
  • Si mah…
  • Vale anche per questo!
Nel mentre continuavano le opere di convincimento il tabellone per ancora qualche secondo mostrò i primi tre posti della classifica vuoti. Eravamo giunti al podio… bronzo argento e oro… c’erano ancora tre possibilità per lei, tre possibilità per riscattarsi da un destino crudele.
Contro ogni aspettativa i tre nomi delle ragazze non vennero comunicati uno per volta come fatto fino a quel momento ma bensì contemporaneamente. L’attimo prima la schermata vedeva tre caselle vuote, l’attimo dopo ecco l’intera tabella completa.

Posizione numero 1 – medaglia d’oro – Cina – Lane Yang
Posizione numero 2 – medaglia d’argento – U.S.A – Emma Swan
Posizione numero 3 – medaglia di bronzo – Russia -  Alena Smirnov
 

Ci misi un po’ a carburare e a capire bene cosa fosse appena successo ma poi grazie all’urlo di gioia di Abby e Sarah, il salto che fece Killian per correre dalla sua donna e il “No” detto con rabbia e rancore da Zelina capii. Emma si era classificata in seconda postazione, ad un punto di distacco dal gradino più alto del podio, aveva ottenuto una medaglia d’argento, più che meritata, ad un campionato mondiale ma soprattutto aveva finalmente realizzato il suo sogno: l’olimpiade… cosa dire di più… la mia Emma aveva finalmente ottenuto la sua vendetta. 
 
 
 
 
 
 


 
  
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