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Autore: Your_Valentine_    20/04/2021    0 recensioni
Nel mondo magico esiste la suddivisione, oltre che tra purosangue e mezzosangue, tra alpha, beta e omega. Accanto alla dottrina del sangue incontaminato, la superiorità genetica è motivo di pregio per le antiche famiglie di maghi, di fatti, i purosangue danno vita a discendenze di soli alpha ed omega. I beta possono nascere esclusivamente da unioni miste o da genitori babbani.
Gli alpha ricoprono, di solito, ruoli che implichino azione e autorità, mentre gli omega, quando è permesso loro di lavorare, si occupano di mansioni che richiedano uno sforzo mentale, ma pressoché nessuna rilevanza.
In un contesto in cui questa categoria è costretta a combattere per i propri diritti, la lotta tra ciò che è giusto e ciò che è naturale avrà come sanguinario teatro la mente di Hermione, giovane omega, che si troverà ad essere destinata a Draco Malfoy. Quest'ultimo, dal canto suo, sarà a sua volta catapultato al centro di uno scontro tagliente tra due ideali secolari e contrastanti.
Genere: Introspettivo, Omegaverse, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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Introduzione

La storia è ambientata in un mondo in cui Harry Potter ha sconfitto definitivamente Voldemort la notte in cui gli è stata inferta la cicatrice. Gli ideali del Signore Oscuro vivono ancora nei cuori di parecchie famiglie purosangue, ma sono molto ridimensionati.
Nel mondo magico esiste la suddivisione, oltre che tra purosangue e mezzosangue, tra alpha, beta e omega. Accanto alla dottrina del sangue incontaminato, la superiorità genetica è motivo di pregio per le antiche famiglie di maghi, di fatti, i purosangue danno vita a discendenze di soli alpha ed omega. I beta possono nascere soltanto da babbani o da unioni miste di maghi e babbani, essendo questi ultimi, nella loro totalità, appartenenti a tale categoria.
I nati babbani e i mezzosangue, tuttavia, possono appartenere a tutti e tre i gruppi. In certi particolari individui, di fatti, proprio come la magia, si manifesta dal nulla anche una particolare essenza, permettendo a due beta babbani di generare un omega e, ancor più raramente, un alpha. Molti purosangue negano l'esistenza di questo fenomeno tanto raro, rivendicando per sé "l'eccellenza genetica" e la capacità di dare vita ai preziosissimi alpha, vertici di una metaforica (ma non così tanto) catena alimentare. Gli alpha, infatti, ricoprono di solito ruoli che implichino azione e autorità, mentre gli omega, quando è permesso loro di lavorare, si occupano di mansioni che richiedano uno sforzo mentale, ma pressocché nessuna rilevanza, e sono quasi sempre subordinati alla supervisione di un alpha.
Grazie alla graduale introduzione di alcuni omega tra le personalità magiche più di spicco, si è andato insinuando un movimento che ha lottato per concedere ad un numero sempre maggiore di soggetti appartenenti a questa categoria di lavorare e di avere un ruolo più attivo nella società: il M.O.D.O, ossia il Movimento di Opposizione per i Diritti degli Omega.
Il ministero della magia, cedendo alle pressioni di quest'ultimo, ha approvato una legge che decreta l'obbligatorietà di un'educazione scolastica riconosciuta uniformemente per tutti i soggetti dotati di poteri magici, a prescindere dal gruppo di appartenenza, in modo da scoraggiare i conservatori dal confinare i propri figli in casa e fornire loro un'istruzione minima.
Hogwarts, dal canto suo, pur supportando vivamente la causa, ha trovato necessario adeguarsi alla situazione adottando politiche particolarmente attente al fine di evitare incidenti, come la somministrazione di soppressori agli omega o il congedo dalle lezioni, con annesso obbligo di rimanere in camera, nei giorni critici. Inoltre, i bagni sono suddivisi in base alla categoria di appartenenza: alpha e beta insieme, omega separati.
Hermione Granger, Harry Potter e Ron Weasley sono, rispettivamente, un'omega e due alpha che, a dispetto delle convenzioni sociali, coltivano da sempre un'amicizia fraterna e lottano per un mondo più equo. Tuttavia, la dicotomia tra istinto e ragione non tarda ad emergere nel suo subdolo bagliore, accentuata dalla nascita di legami problematici tra persone ed universi lontani. La lotta tra ciò che è giusto e ciò che è naturale avrà come sanguinario teatro la mente di Hermione, che si troverà ad essere destinata a Draco Malfoy. Quest'ultimo, dal canto suo, sarà a sua volta catapultato al centro di uno scontro tagliente tra due ideali secolari e contrastanti. Chi ne uscirà vivo?

Galeotto fu il plumcacke (e chi lo avvelenò)

La pioggia cadeva più lenta e inesorabile del solito, quella sera, e anche il tempo sembrava prendersi gioco di tutti i presenti, stregando le lancette affinché rallentassero il loro andamento. Adagio scorrevano i secondi, a stento i minuti e mai le ore. Persino le frasi della McGranitt sembravano avere troppe pause, troppi silenzi.
Sebbene si trattasse di ragazzini del primo anno, non era difficile per loro intuire quanto quel momento avrebbe condizionato le loro vite, quanto determinante sarebbe stato il colore a loro assegnato. Ben più importante dello smistamento nelle case, che si sarebbe tenuto subito dopo. Certo, per alcuni si trattava quasi di una mera formalità: i tratti della categoria di appartenenza, sia fisici che caratteriali, spiccavano in molti di loro più prepotentemente di quanto avessero voluto. Tuttavia, quella cerimonia era necessaria: nulla poteva essere lasciato al caso, specialmente per la confusione che avrebbero potuto generare l'immaturità dei loro giovani corpi e delle loro giovani menti ed il notevole numero di beta.
Hermione osservava i primini inquieti, seduta in modo composto sulla panca di legno del tavolo Grifondoro, ricordando con ben poca nostalgia una scena molto simile avvenuta anni prima. Prese un sorso d'acqua dal calice che le si trovava di fronte, con calma, cercando quasi di mandar giù i ricordi insieme al liquido fresco. Guardò la McGranitt spiegare meglio ai ragazzini in cosa sarebbe consistito quel "rito di passaggio", rassicurandoli sul fatto che non ci sarebbero state torture o strane maledizioni. Persino la professoressa, sempre austera e composta, sembrava lievemente agitata dal dover svolgere quel rituale; certo, cercava di nasconderlo per infondere sicurezza come di consueto, ma a Hermione non sfuggiva la maggiore frequenza con cui stringeva le labbra fino a formare una perfetta linea retta.
"Bartholomew McKeand" iniziò infine l'appello. Il primo bambino, abbastanza robusto e dai capelli rosso fiammante, si diresse con tranquillità verso uno sgabello posto al centro, subito davanti al tavolo dei professori. Vi si sedette e la giovane Grifondoro, acuta osservatrice, ancora una volta poté notare una leggerissima esitazione. Non importava quanto sprezzante volesse apparire quel ragazzino, nessuno era pronto per quello; nessuno poteva avere la certezza che le sue aspettative non sarebbero state disattese.
Hermione osservò la donna più anziana mormorare un incanto in direzione del piccolo uomo sullo sgabello; subito, una sorta di patronus incorporeo investì gentilmente il petto del giovane, risalendo in alto e tingendosi dopo qualche secondo di rosso, quasi fosse fumo colorato.
"Alpha." Venne annunciato con voce solenne, mentre la tensione abbandonava lo sguardo dell'interessato.
Non poteva dimenticare come, quando era toccato a lei, non si fosse potuto registrare alcun rilassamento nei suoi occhi. L'apprensione, anzi, era cresciuta quando aveva appreso di essere un'omega. Non che ritenesse inferiore tale categoria di persone, ma semplicemente non le andava giù l'idea di essere 'più docile per natura'. Lei non si sentiva affatto così, era sempre stata una bambina combattiva e puntigliosa.
Dopo il turbamento iniziale, la sua idea al riguardo si era molto ridimensionata, poiché aveva appreso che l'essere omega non si poteva ridurre alla condiscendenza d'animo. Tuttavia, nonostante negli anni avesse capito che la natura era pur sempre governata dall'indole personale, il pensiero di essere esposta a desideri sessuali di qualche tipo nei confronti di un alpha dominante la turbava molto. Lei temeva questo suo aspetto latente, più di quanto temesse l'essere discriminata: non la spaventava particolarmente dover combattere contro qualcun altro, ma l'idea di dover lottare contro se stessa era struggente.
E poi come avrebbe potuto provare certi sentimenti, se la repellevano? Spesso cercava di scovare una leggera sicurezza in questo pensiero. In fondo, non era detto che trovasse un compagno o che dovesse sperimentare certe sensazioni; era convinta di avere una personalità forte abbastanza da tenere a bada la sua natura.
Contrariamente a quanto qualcuno avrebbe potuto pensare, non la spaventava l'idea di innamorarsi, ma quella di essere dipendente e docile dinanzi ad un altro individuo. Avrebbe fatto di tutto affinché non accadesse, non voleva vivere un conflitto del genere. Quando le capitava di pensare ad un'ipotetica storia d'amore, le veniva in mente un rapporto paritario, quasi amichevole. Un rapporto in cui non c'erano l'alpha e la condiscendente omega, in cui i ruoli sarebbero rimasti una suddivisione biologica senza particolari riscontri.
D'altro canto, lo stesso Silente era un omega! Una delle persone più influenti e autorevoli del mondo magico apparteneva alla categoria più 'remissiva'. Questo aveva sempre rappresentato un fastidioso sassolino nelle comode scarpe di numerosi purosangue, barricati dietro le loro cieche certezze: i più ottusi sostenevano che, in fondo, quel dannato professore fosse un fallimento; quelli intellettualmente più onesti, invece, affermavano con fervore che si trattasse di una rarissima eccezione. Il preside di Hogwarts era preparato, potente, molto più di un qualsiasi alpha in circolazione; non c'era mago saggio che dinanzi a lui non provasse reverenza e, probabilmente, un pizzico di soggezione.
Pur non rientrando tra i fondatori del M.O.D.O, l'anziano stregone era indubbiamente stato un'immensa fonte di ispirazione. Se un uomo 'di quel genere' era riuscito a tenere testa a tutti i personaggi più potenti del loro mondo e, addirittura, ad influenzare attivamente le loro decisioni, divenendo a sua volta un pezzo da novanta, tutta l'ideologia alla base della società era stata destinata a subire un notevole terremoto. A supportarlo vi erano state altre 'scosse', rappresentate da altri omega che pian piano avevano reclamato il loro posto nel mondo, come eccellenze. Hermione, un giorno, sperava di divenire parte di quel 'sisma costruttivo', nell'ottica di promuovere un riscatto totale della sua categoria e di realizzarsi appieno come persona, a prescindere dal suo sangue e dal suo codice genetico.
"Che ne dite di quel ragazzino?"
Si riscosse dai suoi pensieri sulle note della voce di Ron. Oh, cielo! Il loro solito, sciocco giro di scommesse sui poveri primini.
"Per me decisamente un omega!" Rispose Seamus, con un tono simpaticamente saccente.
"Vi sembra forse il caso di continuare con queste idiozie? Quei poveri ragazzini stanno vivendo un momento estremamente delicato." Protestò lei, con il suo consueto cipiglio.
"Oh, andiamo Hermione, non fare la guastafeste!" Si fece sentire il più giovane maschio Weasley.
"Delicato o no, ci ho preso!" Ribatté l'irlandese che aveva parlato poco prima, con tono trionfante, mentre una luce blu veniva emanata dal patronus e illuminava il ragazzino esile sullo sgabello.
Hermione alzò gli occhi al cielo, seguita da Ginny al suo fianco.

***

"No Ronald, non ne invento sempre di nuove; ti avrò detto mille volte che non è bene abbuffarsi. Non è una questione di 'sciocche frivolezze femminili', dal punto di vista fisiologico..."
Mentre il diretto interessato cercava di scacciare le parole della giovane ragazza di fronte, quasi fossero mosche, il famoso Harry Potter rivolgeva uno sguardo rassegnato alla sua omega preferita. Era talmente perseverante da continuare a fare raccomandazioni comportamentali a quel caso perso del loro migliore amico.
Erano ormai passate settimane dalla loro prima sera in Sala Grande. La normalità della vita scolastica li aveva accolti tra le sue braccia, sollecitando la pigrizia di alcuni e lo stacanovismo di altri.
"Dal punto di vista... fusologico... sono un alpha... mpf... e ho bisogno di mantenermi in forze!"
Bofonchiò il rosso, mentre masticava distrattamente delle uova che, in quel momento, avrebbero davvero potuto definirsi 'strapazzate'.
"Fisiologico, Ron, significa che..." Oh, aveva un tono così simile a quello di anni ed anni prima!
'È Leviosa, non Leviosà!'
Il ragazzo con gli occhiali lo ricordava come se fosse successo quella mattina stessa.
Lui era sempre stato il collante, la parte mediatrice che teneva bene insieme il gruppo, avvicinando i poli: da un lato la brillante giovane donna, dall'altro lo spontaneo e leale ragazzo dai capelli infuocati. La loro amicizia era cresciuta con loro, forte come una quercia, nonostante fossero un gruppo indubbiamente desueto: insomma, la ragazza era un'omega e loro due degli alpha, ma questo non aveva mai rappresentato un ostacolo e, a dire il vero, il più delle volte era lei a comandare.
La giovane riccioluta fece una pausa, comprendendo finalmente come quello fosse uno spreco di tempo. Di fatti, guardò con aria allarmata il suo piccolo orologio da taschino, dalle linee gentili e dalla placcatura dorata. All'interno del quadrante vi erano tre cerchi più piccoli, in cui rune e numeri si incastravano gli uni con gli altri in modo simile a degli ingranaggi, mostrando una combinazione incomprensibile. Il rosso lanciò la consueta occhiataccia torva a quell'aggeggio infernale, indietreggiando leggermente con il capo, come se quell'innocuo oggetto potesse lanciargli una qualche sorta di maledizione runica. Davvero non capiva perché quella difficile ragazza dovesse rendere complicato anche l'orario. A lui capitava di confondersi persino con lancette e numeri normali!
"Santo cielo, farò tardi alla riunione!" Esclamò. Inutile specificare che, nella lingua dei comuni mortali, quella affermazione si trasformava in 'arriverò senza anticipo'.
L'incontro a cui faceva riferimento riguardava il 'M.O.D.O scolastico', ossia un'organizzazione più piccola, dedicata specificamente ai giovani maghi, che aveva come riferimento la sua 'sorella maggiore' al di fuori della scuola. La perseveranza di Hermione Granger, di fatti, non si limitava alle volte in cui redarguiva i suoi amici. Era divenuta referente studentesca dell'associazione; andava davvero fiera di un simile titolo, specialmente perché le era stato assegnato dalla sua adorata professoressa McGranitt. Quest'ultima, pur essendo una beta e non un'omega, aveva passato anni a lottare per i diritti di questa categoria all'interno del M.O.D.O, di cui era uno dei membri più anziani.
Nonostante non tutti aderissero attivamente al movimento, a Hogwarts si respirava un'aria di apertura, molto più che in altre scuole. Tutte le case si mostravano ben a favore di una maggiore uguaglianza; l'unica eccezione era, nemmeno a dirlo, la nobile casata dei Serpeverde. Molto più reazionari, questi ultimi erano convinti che l'ordine sociale fosse perfetto così com'era e che la suddivisione biologica dovesse influire su ogni aspetto della vita ed essere portata all'estremo. Gli omega e i beta non dovevano avere voce in capitolo; i primi per la loro 'naturale inclinazione alla sottomissione', i secondi per la mancata purezza del sangue. Ovviamente, gli omega purosangue venivano trattati con maggiore riguardo, ma erano pur sempre soggetti al volere dei loro padri.
La chiusura di 'alcune fazioni' all'interno di Hogwarts sarebbe stato proprio l'argomento della riunione del giorno. Mentre vi si dirigeva, Hermione pensava ad un possibile intervento riguardo alla necessità di educare, in un luogo neutro quale la scuola, i figli dei purosangue tradizionalisti, acciecati dalle idee delle loro famiglie.
Camminò per i corridoi per un bel pezzo, rimuginando ancora distrattamente su quell'idea, quando davanti ai suoi occhi si palesò una figura a lei alquanto sgradita, ma sicuramente ideale come paradigma della sua discussione mentale.
Draco Malfoy era l'esatta rappresentazione di tutto ciò che lei aveva sempre combattuto. Era noto che suo padre fosse stato un sostenitore di Colui-che-non-deve-essere-nominato e che fosse un infuocato fautore degli assurdi ideali riguardanti la purezza del sangue e, a tal proposito, aveva saputo istruire bene il figlioletto. Questi era una persona sgradevole, viziata e prepotente e il fatto che fosse un alpha non faceva che fungere da megafono per tutte quelle odiose caratteristiche.
Sperò di passarvi accanto senza dover affrontare l'ennesima frecciatina. Non che la intimorisse, anzi: sarebbe stata ben lieta di rammentargli quanto fosse un pallone gonfiato con il cervello di un troll, ma era decisamente di fretta e quei corridoi sembravano non avere mai fine.
Sembrò non darle attenzione, se non una strana smorfia quando lei gli passò accanto.
"Diamine, Granger, ti faccio così paura da indurti a scappare?"
Ecco. Le era sembrato troppo bello. Ovviamente, si riferiva al passo svelto con cui stava procedendo.
Per un minuscolo frammento di secondo pensò persino di tirare dritto e non sprecare istanti preziosi, ma così facendo avrebbe confermato tacitamente l'assurdità appena pronunciata dall'altro e avrebbe alimentato quell'odioso atteggiamento di boria.
"Cosa ti salta in mente, Malfoy? Non che siano affari tuoi, ma sono in ritardo per una riunione."
Il disprezzo nella sua voce era ben udibile, seppure sotto lo strato di compostezza che la contraddistingueva.
"Non è pretenzioso definire riunione una sessione di studio di incantesimi per lavorare all'uncinetto?"
Quel tono derisorio non la tangeva, non quanto avrebbe sperato il suo interlocutore. Le sopracciglia si sollevarono, polemiche.
"Tentare di minimizzare ciò che faccio per sentirti più virile è alquanto patetico. Sto andando ad una riunione del M.O.D.O, ma se vorrò imparare l'uncinetto saprò a chi rivolgermi."
Diede la stoccata con tono fiero e derisorio e, a giudicare dal viso indispettito del suo spiacevole interlocutore, era riuscita nell'intento di irritarlo.
Draco, dal canto suo, non era stato toccato da ciò che le parole della ragazza volevano lasciar intendere, ma dal fatto che un'omega, per di più una sanguesporco, osasse rivolgersi a lui in maniera simile.
"Non che possa dare del tutto la colpa ai tuoi genitori babbani, mezzosangue, ma non è questo il modo di parlare ad un alpha. E comunque un corso di uncinetto sarebbe stato più utile e dignitoso di quel tuo ridicolo club per femminucce."
Lei non perse tempo a ribattere in modo sbrigativo, tentando di porre fine a quella sterile conversazione.
"Fortunatamente, non tutti gli alpha sono del tuo avviso. Se vuoi scusarmi, ora andrei."
A quelle parole, sorse sul volto del biondo un sorrisetto ilare.
"Ci vuole coraggio a far riferimento ai tuoi due amichetti. San Potter si commenta da solo e che dire di Weasley? Oltre ad essere un traditore del suo sangue, è persino un alpha mediocre. Anzi, credo che ci sia stato un errore con lui."
Sputò fuori quelle frasi con estremo disprezzo.
"Ad ogni modo, ho già perso troppo tempo con te, se rimango ancora un momento rischierò di essere contagiato. Ci si vede, sanguesporco."
Le ultime parole erano state pronunciate quasi fossero una sottile minaccia.
Hermione avrebbe voluto sbattergli in faccia quanto i suoi amici fossero persone migliori e più onorevoli di quanto lui non sarebbe mai stato, ma il biondo le aveva già voltato le spalle e, in cuor suo, aveva voglia di terminare quella discussione il prima possibile. Era stata una gran perdita di tempo e adesso avrebbe quasi dovuto mettersi a correre per arrivare in orario; odiava farlo.
"Ah, divertiti a lezione di uncinetto."
Quell'ultima frecciatina, proveniente da una distanza maggiore, le suonò più strana del solito. Il tono dell'altro sembrava nascondere qualcosa e, se non avesse avuto di meglio da fare, sarebbe persino stata sospettosa.
Mentre riprendeva a camminare ancor più celermente, pensò distrattamente a come l'idiota Serperverde non avesse perso l'amorevole vizio di rivolgersi a lei con quel barbaro appellativo rivoltole già anni prima. Inoltre, il disgusto nella sua voce la lasciava sorpresa ogni volta. Be', in realtà ormai era abituata alla sua idiozia e al suo atteggiamento di totale repulsione, ma in alcuni momenti si soffermava a pensare a quanto fosse surreale odiare qualcuno così tanto per motivi talmente poco personali. Lei, dal canto suo, non sentiva di odiarlo. Ovviamente nutriva astio nei suoi confronti, ma, nei momenti in cui si era sentita particolarmente buona, si era persino soffermata a pensare a come avrebbero potuto essere lui e gli altri suoi degni compari, se fossero cresciuti in un contesto diverso. Non credeva che quella fosse totalmente una giustificazione ad ogni modo, perché era responsabilità di ciascuno scegliere chi essere e con chi schierarsi; le bastava pensare a Sirius per avere un esempio.
Mentre varcava, finalmente, la porta aperta dell'aula in cui si tenevano gli incontri, si trovò a pensare che, se non altro, quella spiacevole discussione poteva essere uno spunto per riflettere meglio sull'argomento del giorno.
Fu accolta dalla McGranitt con un cenno del capo e, stranamente, notò che molti suoi compagni erano assenti. Che il suo orologio fosse avanti e lei fosse comunque in anticipo? O quasi tutti avevano un valido motivo per tardare?
"Buon pomeriggio signorina Granger"
L'insegnante fece una breve pausa, per consentire alla ragazza di salutarla a sua volta, poi proseguì in un breve monologo.
"Purtroppo, sono appena stata avvisata che la maggior parte di coloro che dovevano essere presenti oggi è stata vittima di un incidente con delle pasticche vomitose e con un plumcake, o qualcosa di simile. Per ora non so dirle altro, ma pare si sia trattato di uno sciocco scherzo." La donna si fermò per qualche istante; sul suo volto teso si leggeva un'espressione contrariata. Poteva passare sopra a qualche banale dispetto tra studenti, ma non poteva decisamente chiudere un occhio dinanzi alla strafottenza. Dietro a quell'evento c'era indubbiamente un movente ideologico di qualche tipo e, decisamente, non poteva permettere che passasse inosservato.
"Questa simpatica burla sembra avere l'aria di un atto di prepotenza rivolto alla nostra piccola organizzazione, suppongo che vorrà andare a fondo della questione. Se necessario, organizzi pure una riunione straordinaria dei prefetti per trovare il responsabile."
Le sue labbra erano strette nella consueta linea retta che denotava agitazione. Hermione non perse tempo ad annuire.
"Certamente professoressa, me ne occuperò subito. È stata una mossa davvero riprovevole."
Quando lasciò la stanza, insieme agli altri pochi presenti che erano scampati al felice scherzetto, sapeva per certo che fosse opera di una o più serpi. Nessun altro, a Hogwarts, aveva motivo di compiere un gesto così mirato. A tal proposito, le venne in mente come un flash la frase di Malfoy di poco prima, e in particolare il tono con cui era stata pronunciata. Ovviamente non poteva sapere se fosse coinvolto, ma aveva la forte sensazione che fosse così. Magari aveva fatto sì che qualcun altro comprasse quelle diavolerie al posto suo, così da non destare sospetti con i gemelli Weasley. Indubbiamente avrebbe indagato su quella storia.

***

"Quindi mi stai dicendo che sono riusciti ad introdursi nelle cucine e che hanno sostituito i canditi del plumcake con pezzetti di pasticche vomitose?"
Stava chiedendo Hermione a Irene Hayward, una beta Corvonero, sua informatrice momentanea. In realtà, quella ragazza sapeva sempre un sacco di cose su tutti; se c'era qualcuno a cui pensare quando si udiva la parola 'pettegolezzo', quello era lei. La giovane dai capelli neri annuì sotto la sua frangetta perfetta, dando uno sguardo distratto all'intera Sala Grande.
"Sì, le pasticche vomitose sanno di arancia e la consistenza non è poi così diversa. Inoltre, Madama Chips ha detto che erano diverse da quelle con cui le era già capitato di confrontarsi qualche volta. Pare che le abbiano rinforzate con qualche intruglio, in modo che l'antidoto per quelle normali non fosse efficace. Ad ogni modo adesso è tutto a posto, non era comunque nulla di grave."
"Perché Madama Chips ha avuto già a che fare con le pasticche vomitose? Le vendono con l'antidoto! Chi è l'idiota che dimentica di prendere l'antidoto?"
Esordì Ron, del tutto inopportuno, guardando poi Harry come alla ricerca di una risposta. Il giovane omega Neville, seduto vicino a loro, arrossì vistosamente abbassando lo sguardo.
"Come hanno fatto a far mangiare il dolce selettivamente ai membri del M.O.D.O?"
Domandò il 'bambino sopravvissuto', che fino a quel momento non era intervenuto nella conversazione.
"Insomma, non sono mica Tiger e Goyle!"
Hermione annuì, approvando il quesito dell'amico.
"Credo che abbiano sfruttato l'amicizia delle vittime: i ragazzi coinvolti sono soliti sedersi vicini durante i pasti. I responsabili devono aver piazzato qualche plumcake 'rivisitato' davanti ai gruppetti bersaglio. Infatti, anche altra gente è finita in infermeria."
Spiegò Irene, da perfetta Sherlock Holmes. D'altro canto, conosceva tutti a scuola e sapeva chi fosse amico di chi, non doveva essere stato difficile fare i dovuti collegamenti.
"Fortuna che non mi piacciono i canditi."
Commentò il rosso Grifondoro, deglutendo, con il consueto tono teatrale. Hermione si era salvata perché non prendeva spesso il dolce a pranzo, quella volta era anche in ritardo; Harry, per l'ennesima volta in vita sua, era stato fortunato.
"Hai idea di chi sia stato?"
Indagò il prefetto Granger con tono concentrato, mentre rimuginava sulle modalità del 'reato'.
"So che sono coinvolti dei ragazzini del terzo anno, di Serpeverde. Uno di loro è laggiù, è un omega, si chiama Montgomery Vaughan. Non credo che abbiano agito di testa loro, la pozione per potenziare l'effetto era una preparazione alquanto ben studiata. Potresti provare a cavar fuori qualcosa."
Concluse l'altra, facendo spallucce. Hermione annuì, in seguito non perse tempo e procedette a passo spedito verso i ragazzini. Ginny, che aveva ascoltato attentamente tutte le informazioni appena apprese, era al suo fianco. Nonostante fosse un'omega, era alquanto convincente nell'estorcere informazioni; tutti avevano sempre pensato che sarebbe divenuta un'alpha. Probabilmente, la sua amica dai capelli rossi era l'ennesima dimostrazione che il carattere personale potesse contrastare la propria natura ed influenzarla attivamente. Mentre si dirigevano verso il tavolo delle serpi, si sentivano molti occhi puntati addosso, quasi stessero andando in territorio nemico. La giovane riccioluta, in particolare, poté notare lo sguardo ilare di una persona specifica.
Giunte dinanzi al ragazzino dai capelli castano chiaro, più basso di entrambe, la più grande si schiarì leggermente la voce.
"Ciao Montgomery, sono Hermione Granger, il prefetto Grifondoro. Dovrei farti un paio di domande riguardo ad una cosa successa di recente."
Il suo tono era dolce, cercava di essere cordiale; sapeva che il ragazzino di fronte non era il vero responsabile dell'increscioso incidente di quel pomeriggio.
"Oh, con tutto il rispetto prefetto Granger, io non parlo con quelle come te."
Mentre Hermione alzò scetticamente un sopracciglio, Ginny si sporse pericolosamente verso il più giovane.
"Vedi di tenere a bada la lingua, ragazzino, o ti chiudo nella Stanza delle Necessità e la faccio diventare Azkaban."
Dinanzi allo sguardo di ghiaccio dell'altra, il Serpeverde deglutì e rimase in silenzio, come ad acconsentire. Hermione lanciò a Ginny un'occhiata d'ammonizione, che non mancava di una punta di gratitudine e di divertimento, prima di accingersi al suo piccolo interrogatorio.
"Dunque, Montgomery, salterò la parte in cui ti chiederò se delle pasticche vomitose e un plumcake ti dicono qualcosa. So per certo che tu e i tuoi compagni siete coinvolti, come so che non ci siete voi dietro a tutto questo. Vuoi dirmi chi ti ha chiesto di fare quello stupido scherzo?"
Il giovane deglutì e iniziò quasi a sudare, percependo lo sguardo truce di Gregory Goyle alle sue spalle. Si tradì per un istante, rivolgendo un'occhiata veloce in direzione dell'energumeno, giusto per controllare la situazione.
"Se non dici chi è stato, dovrai subire tu la punizione per tutto. Delle persone sono state male, è giusto che il responsabile paghi."
Il più piccolo scosse nervosamente il capo. Probabilmente, qualsiasi castigo sarebbe stato di gran lunga più piacevole di ciò che lo attendeva se si fosse azzardato a parlare. La riccia sospirò, nemmeno lo sguardo minaccioso di Ginny sortì qualche effetto.
Notò che l'omega aveva guardato spaventato Goyle, non direttamente Malfoy. Era probabile che quest'ultimo avesse commissionato tutto ai suoi due scagnozzi, per non essere accusabile.
Il diretto interessato, di fatti, se ne stava comodo sulla panca, a ridere con i suoi fidati compari, rivolgendo di tanto in tanto qualche sguardo ilare in loro direzione e non preoccupandosi minimamente della situazione.
"Che nobili ideali, Granger! Se qui hai finito, saremmo lieti di liberarci della tua presenza."
Intervenne infine questi, con tono beffardo, intromettendosi per la prima volta nella conversazione.
Ginny lo guardò irosa, mentre la sua compagna non tardò a rispondere.
"Ne discuteremo stasera prima del giro di controllo serale, Malfoy."
Quelle parole, rivolte al prefetto Serpeverde, suonarono molto simili ad una minaccia.

***

Hermione aveva atteso con trepidazione quell'incontro. Aveva trascorso l'intera cena a pensare ai più disparati modi per mettere alle strette quella dannata serpe e, nonostante la sua ricerca non fosse stata particolarmente produttiva, voleva comunque dirgliene quattro. Sapeva che non avrebbe potuto provare la sua colpevolezza: far confessare il ragazzino del terzo poteva essere fattibile, seppure con enorme difficoltà, ma far confessare Goyle, e presumibilmente anche Tiger, sarebbe stato possibile solo sotto Veritaserum. Dubitava che Piton gliene avrebbe fornito qualche fiala da versare su dei pasticcini.
Giunta alla piccola saletta dei prefetti, rigorosamente con qualche minuto di anticipo, osservò distrattamente qualche fotografia appesa al muro. Erano ritratti studenti degli anni passati, alcuni salutavano con la mano.
"Granger." Esordì qualcuno alle sue spalle, facendola leggermente sobbalzare. Conosceva benissimo la fonte di quell'insieme sgradevole di onde sonore. Be', magari la voce in sé non era così sgradevole, doveva ammetterlo, ma ciò che veniva pronunciato da quella voce lo era eccome, nella totalità dei casi.
"Malfoy." Scandì con malcelato disprezzo, voltandosi. Si accorse che insieme a lui c'era un'altra presenza ingombrante: Millicent Bulstrode, appartenente alla minoranza di alpha di sesso femminile. La casa dei Serpeverde non prendeva omega come prefetti, ennesimo sciocco atto di discriminazione, e questo era l'unico motivo per cui quella mediocre ragazza aveva acquisito un titolo simile. Questa non si era nemmeno disturbata a salutarla, ma Hermione non si aspettava nulla di diverso e non ci teneva affatto. D'altro canto, nemmeno il suo compare l'aveva fatto per educazione: nel suo tono c'era sempre qualcosa di irritante, di vagamente offensivo e dispregiativo.
La Grifondoro stava per chiedere a questi di poter parlare in privato con lui per qualche istante, ma non fece in tempo: nella stanza entrarono gli altri prefetti, incluso Ron, che per prima cosa lanciò un'occhiataccia al biondo.
Tentando di minimizzare le frecciatine tra Weasley e Malfoy, si suddivisero gli spazi da pattugliare e, come di consueto, si separarono.
Hermione aveva strategicamente fatto in modo che l'area assegnatale fosse confinante con quella del Serpeverde; aveva intenzione di parlarci, non avrebbe abbandonato il suo intento. Ciò che era avvenuto quel pomeriggio aveva davvero superato il limite, a parer suo.
La sua mossa non era passata inosservata a Draco, di fatti anche lui attendeva con trepidazione la resa dei conti, seppure non per le medesime ragioni. Il ragazzo voleva solo irritarla, sbatterle davanti la sua faccia tosta, mentre lei si sarebbe ostinata a recitare come una litania l'ennesima ramanzina.
Per la maggior parte del turno ognuno pattugliò la sua area di competenza, com'era giusto che fosse. Il biondo non svolgeva quel compito per reale interesse verso il regolamento scolastico; aveva accettato la carica di prefetto per avere l'ennesimo titolo di cui vantarsi, per ostentare un qualche potere sui suoi compagni e, soprattutto, perché lo divertiva da matti sorprendere le coppiette intente a sbaciucchiarsi e poterle ricattare o minacciare in qualche modo.
Quella sera, tuttavia, era stata alquanto deludente, tanto che l'evento più eccitante rimaneva il preannunciato litigio con la Granger. Evento che, tra l'altro, non si fece attendere più di tanto.
Una decina di minuti prima della fine del turno, di fatti, vide avanzare la Grifondoro in sua direzione, a passo di marcia e con un cipiglio severo.
"Ti aspettavo prima, mezzosangue."
Lei ignorò qualsiasi tentativo di innervosirla, volendo arrivare dritta al punto. Non si sarebbe lasciata distrarre per niente al mondo.
"Malfoy, so perfettamente che ci sei tu dietro a ciò che è successo oggi ai membri del M.O.D.O."
Era stata schietta, non voleva perdersi in futili giri di parole.
"Andiamo Granger, tu e i tuoi amichetti aspiranti auror credete davvero di indurre un'ipotetica confessione semplicemente partendo con questa frase da repertorio? Ad ogni modo, non so di cosa tu stia parlando."
Pronunciò quelle parole con tono soave, quasi fosse un essere etereo e intangibile. Al suo viso calzava a pennello la comune espressione 'faccia da schiaffi'.
'Be', a volte funziona.' Pensò Hermione, quasi a volersi giustificare con se stessa. Ovviamente non fece trapelare quella lieve sensazione di imbarazzo che la colse e, con fare risoluto, continuò per la sua strada.
"Astuto nascondersi dietro ai propri scagnozzi per non esporsi, proprio da serpe in effetti. Be', non sprecherò il mio tempo a tentare di spiegarti quanto viscido sia opporsi a qualcosa cercando di sabotarlo, non capiresti e, d'altronde, le tue motivazioni sono così deboli che suppongo quello sia il tuo unico metodo per contrastare la cosa; tuttavia, mi preme darti un semplice avviso."
Le sopracciglia del biondo, in quel momento, si esibirono in un vistoso scatto verso l'alto. Il sorriso beffardo di poco prima era stato rimpiazzato da una manifestazione di vaga irritazione. Se voleva che i toni si facessero seri, l'avrebbe accontentata volentieri, ma poteva stare certa che nessuna sua parola lo avrebbe scalfito. La gente comune era così banale, così convinta che l'etica fosse al centro del mondo! Be', per lui non era così, non lo sarebbe mai stato. Inoltre, le parole dell'altra riguardo al suo movente non corrispondevano alla realtà, dunque non poteva sentirsi piccato.
"Deliziami, Granger."
Nonostante le sue parole fossero sarcastiche, il suo tono era leggermente più freddo.
"Se un incidente come quello di oggi dovesse ricapitare, farò ben più che sostituire dei canditi in un plumcake. E ci metterò la faccia."
Malfoy non sapeva se ridere o arrabbiarsi per quella minaccia così pretenziosa. Nel dubbio, optò per la prima.
"Sono desolato, oh sapiente Granger, ma stavolta non ci hai preso." La sua voce era teatrale, fintamente dispiaciuta.
"Credi davvero che, se fossi stato io il responsabile del tuo incidentucolo, avrei agito mosso da qualche motivo ideologico? Per sabotare quel tuo ridicolo teatrino? E perché mai avrei dovuto farlo? Non fate nulla di rilevante, non conservate armi magiche in grado di sovvertire l'ordine sociale. Parlate di quanto sia importante che voi omega possiate sentirvi realizzati e di altre idiozie da femminucce."
Hermione assunse un colorito tendente al rosso, si sentiva come un bollitore per il tè lasciato troppo tempo sul fuoco. Odiava il suo tentativo di ridicolizzare tutto ciò in cui credeva, odiava il modo in cui si sentiva legittimato a farlo.
"Se fossi stato io" continuò l'altro, godendo dell'irritazione che stava riuscendo a suscitare. "Lo avrei fatto solo per puro diletto, per noia magari. Ammetto che la scelta del bersaglio non sarebbe stata casuale, ma non sarebbe stata nemmeno legata ad una volontà di sabotare chissà quale importante riunione per chissà quale scopo. Non ne sarebbe valsa la pena."
Mentre pronunciava queste parole fece qualche passo verso di lei, quasi volesse imprimere la sfida persino nei gesti più semplici.
"E se vuoi portare a termine la tua minaccia, be', fa pure. Tuttavia, il fatto che ti esporresti dimostra solo quanto voi Grifondoro siate poco pratici e decisamente troppo sentimentali, sanguesporco."
Scandì l'ultima parola con la stessa cattiveria di anni addietro, quando l'aveva appellata così per la prima volta. Hermione lo guardò con sdegno ed ebbe uno scatto in avanti, stringendo i pugni, e non si accorse di quanto li avesse resi vicini quello slancio, misto allo strisciare della serpe verso di lei avvenuto poco prima.
Si guardarono con due diversi tipi di odio, per qualche istante. Quello del ragazzo, oltre ad essere ancestrale, celava un malsano divertimento; quello della ragazza era dovuto ad ideali profondi, vividi, che la scuotevano e non le davano pace. Non era odio verso di lui, ma verso la categoria di persone a cui apparteneva.
Si trattò di un istante: a quella distanza ravvicinata, il Serpeverde poté chiaramente avvertire una sorta di strano scuotimento, un'impalpabile sensazione di esaltazione e disagio, indefinibile e quasi estraniante. Provò tutto ciò ancor prima di rendersi conto di avere nelle narici il profumo dell'altra, e decisamente ancor prima di comprendere che questo ne fosse stato la causa. Persino il suo volto, di solito così composto e al di sopra delle sciocche ed emozionali reazioni della gente comune, manifestò per pochi secondi un'ombra di turbamento, probabilmente appena visibile.
Nello stesso lasso di tempo gli occhi della giovane si velarono, come se stesse evadendo dal momento presente. Dapprima si erano involontariamente persi, poi avevano cominciato a fuggire di proposito.
Lei non distoglieva mai lo sguardo durante una conversazione accesa, non voleva correre il rischio che passasse il messaggio sbagliato, Draco lo sapeva bene. Non che la conoscesse in modo approfondito, non era mai stato nel suo interesse farlo; tuttavia, nel corso degli anni passati a litigare e a minacciarsi reciprocamente, aveva imparato a prevedere il suo modus operandi durante uno scontro, così come quello degli insulsi Potter e Weasley.
Fu proprio quel disorientamento, quella strana manifestazione di assenza, a far capire a Draco che la ragazza di fronte stesse vivendo il medesimo sconvolgimento sperimentato da lui poco prima.
La vide indietreggiare di qualche passo, quasi nel tentativo di riacquistare la piena padronanza di sé, e poté averne la conferma.
Hermione, d'altro canto, non era certo abile quanto lui a dissimulare ciò che stava provando. Quando fu certa di avere di nuovo il controllo sulle sue sensazioni, sul suo viso non ci fu più solamente smarrimento, ma anche paura. Provò goffamente a celare tutto per non fare insospettire l'alpha, sentendosi imbarazzata e vagamente colpevole. Aveva il terrore che l'altro avesse colto qualcosa e potesse accusarla, deriderla magari. Ma, esattamente, cosa era stato ciò che aveva provato?
Era evidente che l'odore del ragazzo le avesse suscitato una strana reazione, quindi era decisa a stargli il più lontana possibile. Non sapeva se fosse normale e, per la prima volta in vita sua, aveva timore di documentarsi al riguardo, probabilmente perché paventava di dare troppo peso all'episodio e di allarmarsi per nulla. Si era trattato di un tempo brevissimo in fondo, poteva essere stato anche un attimo di confusione momentanea, magari dovuta alla stanchezza.
Era vero che l'odore di Harry e Ron non le causava nulla di simile e che continuava a trovare decisamente gradevole quello di Malfoy, anche a distanza maggiore, ma magari questo era da imputare al fatto che fosse abituata a quello dei suoi amici e che invece quello della serpe fosse del tutto nuovo. E poi poteva anche darsi che a livello sensoriale trovasse più piacevole la fragranza di quel dannato Serpeverde; non voleva comunque dire nulla, era una banale preferenza. In fin dei conti, l'essere un completo idiota non gli impediva di avere qualche caratteristica positiva. Per esempio, era molto bravo in pozioni; avere un buon profumo era una qualità come un'altra.
Dal canto suo, anche Draco era inevitabilmente sorpreso per la sua risposta a quello stimolo olfattivo, non aveva mai provato nulla di simile. Insomma, era già stato attratto dall'odore degli omega, era fisiologico; ciò che lo preoccupava era il non essersi sentito appieno padrone del suo corpo, quasi avesse avuto a che fare con un'esperienza immateriale, sebbene anche per lui si fosse trattato solo di qualche secondo.
Hermione, dopo lo scompiglio iniziale, tornò a puntare il suo sguardo fiero sul viso dell'altro. Nonostante fosse ancora imbarazzata, si era resa conto di star dando una potenziale manifestazione di debolezza.
Lui non aveva mai smesso di tenere gli occhi su di lei, bramoso di cogliere ogni particolare che potesse rivelargli qualcosa, così si guardarono reciprocamente per un po', tentando di studiarsi a vicenda e di cogliere i pensieri dell'altro, in un tacito conflitto.
"Non mi sembra ci sia altro di cui discutere, Granger."
Le parole del ragazzo sopraggiunsero persino più fredde del solito, quasi volesse porre una distanza ancora più grande tra lui e quell'infernale Grifondoro.
"Sono stufa quanto te, Malfoy. Ti consiglio di tenere a mente ciò che ho detto e di far convergere la tua noia da qualche altra parte."
Rispose secca, quasi piccata per il fatto che non fosse stata la prima ad interrompere il silenzio tra loro.
Fu in quest'aura di tensione che si lasciarono, andando alla ricerca dei loro compagni per tornare ai rispettivi dormitori.


Note d'autrice

Questa non è una normale omegaverse: da questo genere prederò solo la suddivisione biologica e qualche altro aspetto, ma non saranno coivolti licantropi. 

   
 
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