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Autore: kanejvibes    20/04/2021    0 recensioni
In un mondo post apocalittico, dove il controllo è stato preso con la forza da una grande corporazione, Nina si ritrova a dover lottare per sopravvivere e proteggere i suoi fratelli minori, mentre il suo gemello è scomparso. E proprio quando pensa di essere al sicuro, un misterioso sconosciuto entra nelle loro vite, scombussolandole.
Tratto dal testo:
La verità era che era stato e sarebbe sempre stato un egoista.
Nel suo cuore, James lo sapeva.
Accettò quella verità e le sorrise appena per cercare di farla tranquillizzare.
"Non posso perderti, Nina".
Moriranno tutti al bunker? Sì.
Tuo fratello diventerà una cavia da laboratorio? Sì.
Ma tu sarai viva.
Chiuse per un attimo gli occhi e quando tornò a guardarla lei aveva quell'espressione di rabbia che spesso gli rivolgeva. Rabbia e odio. Ma un odio temporaneo, un odio che nascondeva tutt'altro.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 10

Annabelle le aveva applicato qualcosa sulla ferita e l'aveva fasciata, ma Nina si era rifiutata di prendere degli antidolorifici, sentiva di meritarsi quel dolore, quel promemoria di ciò che il dolce sapore della vendetta le era costato.
Rose era stata portata nella camera di James, su sua richiesta. 
Le erano stati cambiati i vestiti, era stata acconciata e truccata, era bellissima come sempre.
Nina esitò sulla porta, indecisa se entrare o meno.
James era seduto sul letto accanto alla rossa, non poteva vederlo in volto da quella posizione e un po' la cosa la spaventò. Cosa le avrebbe fatto?
Tirò su con il naso e gli si avvicinò.
"Era così bella...", disse, tremolante.
James non si voltò.
"Non era solo bella, sai? Non l'hai conosciuta...Rose era intelligente, forte, divertente...", rispose, alzandosi.
"James, mi dispiace...è stata colpa mia...mi dispiace", balbettò, piangendo.
Il ragazzo la guardò: non aveva pianto, non era arrabbiato, sembrava soltanto stanco e abbattuto.
"Non è stata colpa tua".
"Come puoi dire così? Se io non avessi...".
"Nina, sono loro. Adrian, Lucien...questa guerra. Sono stati loro. Tu non hai colpe", disse, abbassando gli occhi.
"Vai a letto, devi riposare", continuò, voltandosi per andarsene, ma lei lo fermò.
"Chi è Liam?", chiese, ricordandosi del nome che aveva invocato Rose prima di morire.
James si bloccò per un attimo, poi alzò le spalle.
"Non lo so", disse, ma nella sua voce c'era qualcosa di strano.
Evitò di guardarla e la ragazza si sentì di troppo, si morse il labbro e se ne andò silenziosamente.
James prese un lungo respiro, anche perché gli sembrava di non aver preso fiato durante tutta la conversazione.
"Che cosa voleva?", fece una voce, cogliendolo alla sprovvista.
Il ragazzo si voltò per riconoscere Aline; era ferma sulla porta, ansiosa di essere invitata dentro, ma Jaime le dette le spalle.
"Niente", disse, freddo. Non che volesse essere distante, ma non aveva più voglia di parlare. Né di Rose, né, tantomeno, di Nina.
Incrociò le braccia, sperando di udire i passi della mora che si allontanavano, ma, invece, la sentì avvicinarsi.
"Mi dispiace...".
James sbuffò.
"Ti prego", iniziò, sarcastico.
"Odiavi Rose".
Aline sospirò, facendosi sempre più vicina.
"Ma tengo a te, lo sai".
"Più di quanto io voglia".
Il biondo sbuffò di nuovo, ancora volutamente duro. Ma la ragazza ignorò quel commento e gli sfiorò le dita con le sue.
Jaime la guardò, stanco, lasciandola avvicinare più di quanto avesse calcolato.
Aline sorrise tristemente e gli accarezzò la guancia.
"Odio vederti così", disse, facendo scorrere gli occhi su ogni suo lineamento.
Poi fece per baciarlo, ma lui si tirò indietro.
"Non ho le forze per resisterti, Aline. Non stasera".
"Allora non resistermi", ribatté lei, mettendogli una mano sul petto.
James si irrigidì, Rose era stata l'ultima a toccarlo in quel modo e non poteva ancora credere che non l'avrebbe più fatto.
Indietreggiò appena, sempre meno sicuro di sé.
"Voglio solo accertarmi che tu stia bene", ribatté Aline, scuotendo i lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle. Non avrebbe potuto essere più diversa da Rose. Eppure...
"Sto bene, ma non sono responsabile delle mie azioni", disse, scrutandola a fondo.
Aline percorse i lineamenti del suo viso con gli occhi scuri cerchiati dalla stanchezza, fermandosi più e più volte sulle sue labbra.
"Non mi faresti del male", sussurrò, tirando su con il naso.
Il ragazzo sorrise appena, senza alcuna gioia in quell'espressione.
"Non era quello che intendevo".
Il silenzio avvolse la stanza, il respiro di Aline era l'unica cosa che si sentiva, James sembrava quasi non respirare affatto.
"Ti farebbe stare meglio", disse lei, dopo qualche secondo.
"Dopo mi farebbe stare sicuramente peggio...", aggiunse lui, scuotendo la testa.
Aline gli si avvicinò di nuovo, sfiorandogli la guancia, sempre scrutandolo avidamente.
"E ora?", chiese, facendo scorrere la mano sul suo collo tirato.
Il ragazzo deglutì a fatica. Aveva la gola secca, chiuse gli occhi per un secondo, poi si fiondò sulle sue labbra.

Annabelle si tolse i guanti e sorrise, contornando il suo bel faccino di due buffe fossette. 
"Sembra che il riposo ti abbia fatto bene, la ferita si è quasi rimarginata", disse, guardando sua sorella.
Nina si alzò dallo sgabello su cui era seduta e si rallegrò a sua volta, lanciando un'occhiata verso Nick.
Il ragazzo aveva insistito che si facesse controllare ogni giorno, ma sembrava ancora preoccupato.
"Non vorrei che si infiammasse".
"Sono passate due settimane, sto bene", ribatté lei, mentre si rimetteva la maglietta.
"Non preoccuparti, Nicholas, il proiettile non ha fatto grossi danni e mia sorella è più forte di quanto sembri".
"A proposito di sorelle, dovresti controllare la tua", commentò Nina, lasciandogli un bacio sulla guancia, per poi andarsene.
"Aline sta male?", chiese Annabelle, guardando Nicholas come se fosse pronta ad intervenire da brava crocerossina.
Nick sospirò.
"No", disse, ma la verità era che non ne era affatto sicuro.
Se ne andò dall'infermeria e si diresse verso la camera di Aline.
Aveva provato a parlarle nei giorni precedenti, ma sembrava che lei non avesse mai lasciato la sua stanza e non gli aveva mai aperto.
Quando arrivò, trovò Rick appoggiato al muro accanto alla porta.
Sospirò, scocciato. Doveva per forza provarci con sua sorella?
Richard si alzò velocemente appena lo vide e si schiarì la voce, imbarazzato.
Nick lo ignorò e bussò alla porta.
"Non c'è, ho già provato", mormorò Rick, sistemandosi gli occhiali.
"Oh, sì che c'è. Sta ignorando tutti, ma è l'ora di finirla".
Bussò di nuovo, sempre più forte.
"Aline, sono preoccupato, e non sono l'unico", disse, lanciando un'occhiata rassegnata a Richard, che abbassò appena la testa.
"Sono giorni che te ne stai rinchiusa! Esci fuori o butto giù la porta!", gridò, irritato.
All'inzio non ci fu alcuna risposta, poi ci furono dei rumori strani. Poi, dei passi.
"Aline? Sono serio".
La ragazza fece capolino da dietro la porta poco dopo, tenendola comunque socchiusa.
Aveva i capelli arruffati ed era vestita soltanto di una vestaglia rossa.
"Non hai nient'altro da fare che disturbare me?", chiese, nervosa.
"Beh, non ti disturberei se avessi dato segni di vita nelle ultime due settimane".
Aline roteò gli occhi.
"Sono stanca, ok?", borbottò, poi sembrò finalmente accorgersi di Richard e abbassò la testa, imbarazzata forse dal suo aspetto. O forse da qualcos'altro?
Nicholas ignorò quell'ultima frase e aggrottò la fronte.
"C'è qualcun altro con te?", chiese, sospettoso.
"Cosa?", mormorò Aline, stringendosi nella vestaglia con la mano che non teneva alla porta.
"C'è qualcun altro con te?", ripeté suo fratello, scandendo bene ogni parola come se fosse sorda.
Aline deglutì a fatica e scosse la testa.
"No, sono sola e sono stanca, ora che avete controllato che sto bene, potete anche andare".
"Non sei mai stata brava a mentire", mormorò Nicholas, appoggiando una mano alla porta per aprirla. Lei oppose resistenza.
"Nicholas!", esclamò, lanciandogli un'occhiata furente.
"Ci ha scoperti, Aline...non ha senso continuare a mentire", fece una voce all'interno della camera. La ragazza chiuse gli occhi e prese un lungo respiro, lasciando che la porta si aprisse e rivelasse James.
Nick schiuse le labbra, furioso, ma la cosa che fece stare peggio Aline fu l'espressione di Richard. Il ragazzo sembrava sull'orlo del pianto, ma allo stesso tempo sembrava aver finalmente superato ogni sentimento che avesse mai provato per lei. Se ne andò senza dire niente.
Aline aprì la bocca per dire qualcosa, ma suo fratello le bloccò la visuale.
"Per favore ditemi che sto sognando e questo è solo un terribile incubo", disse lui, livido, alzando un dito.
Aline lo ignorò, cercava ancora di riuscire a vedere Richard.
"Nick...", iniziò Jaime, ma il ragazzo non lo fece finire.
"Soltanto due settimane da quando Rose è morta e già cerchi di far di Aline la tua nuova puttana?".
A quel punto, sua sorella sembrò risvegliarsi dalla trance in cui era entrata.
"Non hai alcun diritto di...".
"Non è quello che sta succedendo qui? O pensi che ti scopi perché ti ama?", la interruppe lui, l'espressione furiosa che gli deturpava il viso angelico.
"Se lo pensi sei cieca o più probabilmente stupida".
Aline lasciò cadere una lacrima, ma questo non impedì a Nicholas di  continuare.
"Non gli importa un cazzo di te e, ovviamente, nemmeno di me o di Rose, l'unica persona a cui James tenga veramente è se stesso".
"Ha provato a fermarmi, ma io...".
"Perché non vieni fuori e la smetti di nasconderti dietro di lei?", la interruppe di nuovo Nick, portando l'attenzione sul lupo.
"Non ho intenzione di battermi con te, Nick".
"Vieni. Fuori", ripeté il moro, digrignando i denti.
Jaime sospirò e fece un passo in avanti, ma Aline gli bloccò il passaggio con un braccio.
"Se vuoi essere arrabbiato con qualcuno, arrabbiati con me, dai la colpa a me, affronta me perché sono stata io ad approfittarmi di lui se proprio vuoi saperlo!", esclamò la ragazza, in lacrime.
James mise le mani sulle sue spalle e la spostò delicatamente di lato, per uscire dalla stanza. Nicholas non aveva smesso un attimo di guardarlo in cagnesco.
"Fai del tuo peggio", sussurrò il lupo, guardando l'amico senza alcuna emozione visibile in volto.
Nick strinse i pugni, sbuffando come un toro inferocito, poi si fiondò su di lui con quanta più rabbia e violenza possibili, mentre Aline lo supplicava di smettere.
James non si mosse, prese fino all'ultimo calcio e cazzotto come se fosse il vento ad abbattersi su di lui.

Nina roteò su se stessa con una spada in mano e fece qualche passo in avanti, colpendo l'aria un paio di volte.
La spalla le faceva ancora un male cane, ma se voleva che Nicholas la finisse di starle addosso doveva fingere che non fosse così. Quando fece per attaccare di nuovo, qualcuno entrò a passo spedito nell'armeria, facendola fermare.
James la ignorò, avvicinandosi alle armi. Aprì un armadietto chiuso da un vecchio lucchetto e recuperò le sue due spade, poi si mise in spalla un arco.
Nina schiuse le labbra, scrutandolo. Aveva lividi ed escoriazioni sul viso e lungo le braccia.
"Cos'è successo?", chiese, sconvolta. 
A parte alcune cicatrici di vecchie battaglie, non l'aveva mai visto ridotto così e la cosa la turbò più di quanto avrebbe potuto pensare.
James non rispose mentre nascondeva un coltello sotto i pantaloni alla caviglia e ne inseriva un altro nella cintura.
"Chi è stato? Dio, ti sei ridotto così da solo?", mormorò lei, avvicinandosi.
"Da quando ti importa?", ribatté lui, dandole le spalle.
"Forse ti interesserà sapere che non sono una stronza senza cuore e vedere qualcuno ridotto così...".
"Sto bene, è solo scena. Niente di preoccupante", la interruppe lui, facendo schioccare il collo.
"Dove stai andando in quelle condizioni?", fece la ragazza, seguendolo mentre se ne andava dall'armeria.
"Ho bisogno di uccidere qualcosa", ribatté lui tra i denti.
"Non puoi uscire così!".
"Oh, e sarai tu a fermarmi?", sbottò Jaime, voltandosi per un attimo a guardarla.
"So di non poterlo fare, ma almeno lasciami venire con te".
James scosse la testa, aumentando il passo.
"E dare a Nick una ragione in più per odiarmi?".
"E' stato Nick a ridurti così?", chiese lei, deglutendo a fatica.
La cosa peggiore era che gli credeva. Nicholas era cambiato ed era sempre arrabbiato per qualcosa.
James non rispose mentre percorreva la scalinata che conduceva fuori dal bunker, ma non disse neanche più niente per fermarla.
Erano più di due settimane che non uscivano e il vento fresco primaverile inondò i loro polmoni di aria pulita.
Si diressero ad ovest, verso i boschi, provocando il minimo rumore sull'asfalto vecchio delle strade della città.
Gli uccellini fischiettavano allegramente, accompagnandoli nella loro passeggiata.
Nonostante il timore di un attacco improvviso, Nina si lasciò andare ad una sensazione di pace.
Jaime camminava più velocemente di lei e aveva guadagnato terreno, perciò dovette correre per raggiungerlo.
"Cosa hai fatto a Nick per farti conciare così?", chiese, curiosa, mentre osservava i lividi sul suo braccio destro.
"Non dobbiamo per forza fare conversazione, sai?".
"Oh, assecondami", ribatté lei, alzando un sopracciglio.
James sbuffò, ma poi si scoprì a ridacchiare.
"Perché vuoi saperlo? Vuoi anche tu una ragione per picchiarmi?".
"Come se me ne servisse un'altra", sbottò lei, acida, ma al tempo stesso divertita.
"Cosa hai fatto?".
"Non cosa...chi. Sua sorella".
Nina spalancò la bocca e si bloccò di scatto, incredula, poi dovette correre di nuovo per raggiungerlo.
"No...a cosa pensavi?".
"Che mi facesse stare meglio", sbottò lui, sospirando.
La ragazza aggrottò la fronte.
"Credevo che stessi bene", mormorò, dando una patetica imitazione della voce di lui.
In risposta, James la guardò male, ma poi fece spallucce.
"Ovviamente non è così", disse, riprendendo a camminare.
Nina rimase un attimo in silenzio, elaborando i pensieri.
"E perché hai deciso improvvisamente di dirmelo?".
"Beh, perché altrimenti non la smetti di tormentarmi e...poi non mi importa cosa pensi", mormorò lui, sospirando.
"Oh, wow, non so se essere lusingata od offesa", borbottò lei, facendo una smorfia confusa. 
Jaime ridacchiò.
"E...la ami?", continuò lei, curiosa.
James alzò le sopracciglia e prese un lungo respiro.
"Come una sorella, il che è abbastanza inquietante da dire adesso...", commentò.
Entrambi scoppiarono a ridere e risero di gusto per un po'.
"Visto che siamo in vena di chiacchiere, come mai sei qui fuori con me?".
"Avrei dovuto lasciarti venire da solo, così?", rispose lei, osservando le sue ferite.
Jaime la osservò con fare ovvio e lei sbuffò.
"Ok, volevo un attimo di respiro da Nick. Non fraintendermi, lui mi piace e ci tengo, ma...".
"E' soffocante", la anticipò il lupo, scostandosi una ciocca argentea dietro l'orecchio.
Nina annuì con la testa, senza smettere di fissarlo.
"Gli ho detto che sto bene e la spalla è guarita del tutto, ma mi sta addosso continuamente", borbottò la ragazza, sbuffando ancora.
Jaime si fermò, scrutando tra la vegetazione.
"Ed è così davvero?", chiese, continuando a passare gli occhi tra i cespugli.
"Cosa?".
"La spalla? E' guarita?", riprese lui, lanciandole appena uno sguardo, per poi tornare a guardarsi intorno.
"Beh...no".
James la guardò ancora e questa volta rimase con gli occhi puntati nei suoi, senza una vera e propria espressione decifrabile.
"Ma lui non può saperlo".
"Hai dolore?", chiese ancora lui, passando gli occhi sulla sua spalla.
"Me lo merito. Puoi ripetermi il contrario quanto vuoi, ma è stata colpa mia se Rose è morta, l'ho messa a rischio, ho messo a rischio anche te...".
"Nina...pensi che punirti a questo modo farà tornare in vita Rose?".
"No, ma...".
James le si avvicinò, le appoggiò un dito sulle labbra per farla stare zitta e le scostò il maglioncino dalla spalla, per vedere meglio.
"Non sembra infettata, ma probabilmente hai bisogno ancora di riposo. Non dovresti allenarti per il momento", disse, concentrato.
Il suo pollice le stava sfiorando la pelle, i loro corpi erano così vicini che quasi Nina sentiva il suo calore; profumava di qualcosa di familiare, ma che al momento non seppe riconoscere.
Deglutì a fatica, ricercando il suo sguardo.
Poi ci fu un  rumore non molto lontano e James si allontanò di scatto, lasciandola imbambolata.
Intravidero un cervo tra gli alberi e il ragazzo recuperò subito l'arco, incoccando una freccia.
Lei guardò prima lui, poi il cervo e, un attimo prima che potesse scoccare, gli tirò una spinta, facendogli perdere l'equilibrio. La freccia vibrò nell'aria andandosi a scagliare contro un albero e facendo scappare via il povero animale.
James gemette, toccandosi il braccio ferito che Nina aveva appena toccato.
"Che cazzo...?".
"Scusa, ma non potevo fartelo uccidere".
"Mi prendi in giro? Ti ho letteralmente detto che volevo uccidere qualcosa", sbottò lui, tirandosi in piedi e riponendo l'arco. Poi si lasciò andare e si mise seduto, appoggiando le braccia sulle ginocchia.
Nina lo imitò, poi iniziò a ridere.
"Cosa c'è di così divertente?", chiese lui, osservandola.
"Oh, niente, proprio niente. E non credi che sia divertente il fatto che niente sia divertente?", mormorò la ragazza, sorridendo.
Jaime scosse la testa, ma poi sorrise a sua volta.
"Tu sei fuori".
"Forse...o forse sono stufa di-".
Nina non riuscì a terminare la frase che James le aveva tappato la bocca e aveva assunto un'espressione tesa. La lasciò andare, portandosi un dito sulle labbra per comunicarle di fare silenzio, e le indicò con la testa un punto alle sue spalle, dove tre soldati delle FAWW si stavano facendo strada tra la vegetazione.
"Stanno venendo dritti verso di noi, che facciamo?", sussurrò lei, con gli occhi sbarrati.
"Shh", fece lui, accovacciandosi, mentre recuperava di nuovo l'arco.
"Non puoi colpirli, non sappiamo se ce ne siano altri nei paraggi e prima che tu possa prenderli tutti daranno l'allarme".
"Cosa dovrei fare, allora, principessa? Perché tra qualche secondo non saremo più tanto nascosti", sbottò lui, lanciandole un'occhiata di rimprovero.
Ma la sorte non era dalla loro parte, perché sentirono appena dei rumori alle loro spalle prima che venissero colpiti alla testa e tutto diventasse buio.

  
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