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Autore: kanejvibes    27/04/2021    0 recensioni
In un mondo post apocalittico, dove il controllo è stato preso con la forza da una grande corporazione, Nina si ritrova a dover lottare per sopravvivere e proteggere i suoi fratelli minori, mentre il suo gemello è scomparso. E proprio quando pensa di essere al sicuro, un misterioso sconosciuto entra nelle loro vite, scombussolandole.
Tratto dal testo:
La verità era che era stato e sarebbe sempre stato un egoista.
Nel suo cuore, James lo sapeva.
Accettò quella verità e le sorrise appena per cercare di farla tranquillizzare.
"Non posso perderti, Nina".
Moriranno tutti al bunker? Sì.
Tuo fratello diventerà una cavia da laboratorio? Sì.
Ma tu sarai viva.
Chiuse per un attimo gli occhi e quando tornò a guardarla lei aveva quell'espressione di rabbia che spesso gli rivolgeva. Rabbia e odio. Ma un odio temporaneo, un odio che nascondeva tutt'altro.
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 11

Quando Nina tornò in sé era cieca o almeno lo fu per qualche minuto, ed era anche sorda se non per un fastidioso fischio continuo nell'orecchio.
Gemette appena, facendo roteare la testa, mentre la vista le si faceva meno appannata e le orecchie tornavano alla normalità.
Le ci volle ancora qualche minuto per rendersi conto di avere le braccia incatenate al soffitto di una cella.
Gemette ancora: la testa le scoppiava nel punto in cui era stata colpita, le veniva da vomitare e le braccia le formicolavano. La spalla era in fiamme e le catene le stavano letteralmente tagliando i polsi, ma si mosse comunque sperando ingenuamente che si sarebbero spezzate per magia.
Schiuse le labbra e sentì la gola secca, avrebbe ucciso per un po' d'acqua.
Quando tornò in sé si accorse di non essere da sola: c'era un energumeno, fisso davanti all'unica porta, che nemmeno la degnava di uno sguardo e  un uomo dall'aria familiare con un'appariscente cicatrice sulla guancia destra la fissava e sorrideva comodamente seduto su una sedia.
Nella stanza stretta non c'era altro: la porta, le catene, quella sedia.
Si voltò alla sua sinistra e riconobbe Jaime, legato alla sua stessa maniera, ma ancora incosciente.
Stava bene? 
Nina si mosse, gemendo per l'ennesima volta.
"James...", mormorò piano, dato che la gola le faceva male. Nonostante questo, riprovò, ancora e ancora.
Dato che lui non sembrava nemmeno respirare, si voltò verso l'uomo seduto.
"Per...favore...aiutalo".
"Oh, sta benissimo. Gli abbiamo dovuto iniettare quattro dosi di sedativo per farlo collassare", ribatté quello, alzandosi e avvicinandosi, dopo aver tirato fuori una siringa dalla tasca del camice bianco che indossava.
Nina si mosse a disagio mentre il ragazzo avvicinava l'ago al collo di Jaime.
"Non fargli del male", disse, come se avesse avuto il controllo della situazione.
Lui non rispose e iniettò il liquido nella vena del lupo.
Passò qualche secondo, James si mosse appena, poi aprì gli occhi e quando si accorse di quello che stava succedendo iniziò ad agitarsi così tanto che Nina si chiese se le catene avrebbero retto. L'uomo alla porta, che fino a quel momento era stato immobile e indifferente, sembrò farsi la stessa domanda.
"Tu!", gridò poi James, riconoscendo l'uomo con il camice e agitandosi ancora di più di conseguenza.
"Quanto tempo, Liam, o dovrei dire...James?".
Jaime si arrese e rilassò il corpo, guardando l'altro con odio.
Nina schiuse le labbra, lanciando un'occhiata a James.
Il ragazzo se ne accorse e sorrise, facendo qualche passo indietro.
"Immagino che lei non sappia niente a giudicare dalla sua espressione...beh...vi lascio qualche minuto. Adoro i drammi", mormorò ancora, sedendosi di nuovo.
"Bastardo, ti ucciderò! Ti ucciderò, Lucien, hai capito?", gridò James, agitandosi di nuovo, tanto che dei rivoli di sangue iniziarono a rigargli i polsi.
Lucien.
Nina ebbe tutto più chiaro: il ragazzo che aveva davanti era Lucien, uno dei gemelli Westing che aveva iniziato la guerra. Il tempo l'aveva cambiato dall'ultima volta che lei lo aveva visto in televisione, per questo non aveva collegato, ma adesso non aveva dubbi di aver riconosciuto la cicatrice che aveva sulla guancia. Era sempre stato molto più inquietante e spaventoso del suo gemello per quello squarcio sul viso.
Liam
Prima aveva sentito quel nome sulle labbra di Rose e adesso di nuovo...James era Liam? 
James conosceva molto bene Lucien evidentemente...perché?
"Beh, ho alcune cose di cui occuparmi, ma torno presto. Ah, adoro la nuova acconciatura comunque", fece Lucien con il solito sorriso da stronzo stampato in viso, prima di andarsene insieme all'energumeno.
James gli urlò qualcosa dietro, ma Nina era troppo pensierosa per capire cosa.
"Liam", sussurrò, confusa.
Jaime la guardò e tornò calmo.
"Nina, stai bene?", chiese, preoccupato.
"Ti ho chiesto chi fosse Liam e mi hai risposto che non lo sapevi...", disse lei, ignorando la domanda.
James sospirò.
"Mi dispiace, ho mentito...".
La ragazza guardò davanti a sé, continuando a rimuginare.
"Nina, ascoltami...se conosco Lucien...".
"Ed è così, lo conosci...". Non era una domanda.
"Non ho tempo per spiegare, ma, ascoltami, ti farà del male soltanto per arrivare a me, ok? Devi...devi farmi un favore...".
Nina non lo guardò, si sentiva sempre più stordita e le girava la testa.
"Nina...?".
James la fissò per un attimo, poi prese un lungo respiro e si morse il braccio, strappando via un lembo di pelle.
"Sei impazzito?", mormorò lei, disgustata, le lacrime che lottavano per uscire.
Non sapeva cosa stesse succedendo, non sapeva chi fosse veramente Liam e  non sapeva cosa le sarebbe accaduto.
Il panico iniziò a divorarla lentamente.
Lui sputò via il sangue, poi rivelò tra i denti quella che sembrava una minuscola pasticca.
"Devi prendere questo", disse, cercando di avvicinarsi a lei il più possibile.
"Cosa?".
"Devi fidarti, per favore".
"Fidarmi? Ho appena scoperto che hai mentito su tutto, perfino sul tuo nome!", esclamò lei, scuotendo la testa.
"Ascolta, puoi odiarmi quanto vuoi ma, ti prego, prendi il chip", continuò lui e sembrò quasi disperato. Nina lo guardò per un attimo, poi sospirò.
"Cos'è?", chiese, anche se erano altre le domande che avrebbe voluto fargli. Ma non avrebbe ricevuto risposta sicuramente, non una sincera almeno.
"E' altamente probabile che voglia farti diventare deeta, questo dovrebbe proteggerti".
Nina fece schioccare la lingua.
"Hai avuto la cura per i deeta tutto questo tempo?", mormorò, acida, tra le lacrime che ormai non si disturbò più a trattenere.
"Non so se funziona e comunque ne ho solo uno".
"E allora perché non lo prendi tu?", esclamò lei, voltandosi dall'altra parte, non aveva nemmeno più la forza per guardarlo.
L'aveva sempre saputo: le Ombre erano bugiardi, assassini, feccia. Eppure...eppure si era lasciata abbindolare come un'idiota. 
Anche Nick le aveva mentito? Stava con lei per un secondo fine? Non aveva più idea di cosa fosse reale o cosa no.
Per un attimo si sentì affogare.
"Nina, non vuole farmi diventare deeta, vuole che soffra e vuole che lo faccia mentre sono ancora me stesso. Per favore prendi il dannato chip, non è il momento per la tua testardaggine!", esclamò James, facendola tornare alla realtà.
Nina lo guardò e lo fece con sfida, ma poi si convinse che se l'avessero fatta diventare deeta tanto valeva prendere qualsiasi cosa le stesse offrendo lui. Le domande che aveva in testa potevano aspettare.
Sospirò e annuì, rassegnata. E in quel momento capì come avrebbe dovuto prenderlo. Nessuno dei due aveva le mani libere e il chip era stretto fra i denti del ragazzo.
Sentì un tremito lungo la schiena.
"Non farlo cadere", la avvertì lui e si avvicinò, come se quel gesto fosse del tutto normale tra di loro.
Nina deglutì a fatica, schiudendo le labbra, poi si avvicinò a sua volta, quando realizzò che avrebbe dovuto per forza andargli incontro. La spalla le lanciò una fitta di avvertimento, mentre cambiava posizione, ma lei era troppo distratta per abbandonarsi a quel dolore. I pensieri la stavano accoltellando come pugnali taglienti e ad ogni colpo, era sempre più stordita. E poi le loro labbra si incontrarono.
Le sue erano secche e spellate, mentre, non seppe spiegarsi come, quelle di James erano morbide e invitanti. Sentì il sapore metallico del sangue inondarle la bocca, poi afferrò il chip con i denti e lo mandò giù.
James la stava fissando con apprensione, come un genitore premuroso che guarda un figlio mandare giù una medicina.
Quando Nina si allontanò non sapeva se fosse più arrabbiata per quel suo atteggiamento o più in imbarazzo per quel bacio.
"Beh, non sono morta. Per ora", disse, per cercare di sviare i suoi pensieri ed evitare che lui si concentrasse sull'improvviso rossore delle sue guance.
Sospirò.
"Chi diavolo sei tu e perché conosci Lucien Westing?".
Non si aspettava una risposta, ma Jaime iniziò a parlare, dopo essersi leccato via del sangue dalle labbra.
"Eravamo amici, secoli fa. Ho lavorato per lui e con lui ai microchip. I gemelli erano sempre stati particolarmente intelligenti e quando mi hanno illustrato l'idea di piccoli chip in grado di curare ogni genere di malattia sono stato subito preso".
Si interruppe, schiarendosi la voce, per lanciarle un'occhiata: improvvisamente gli importava del suo giudizio?
Nessuno aveva mai saputo niente del suo passato, a parte Rose, e sicuramente avrebbe odiato l'idea di dover raccontare tutto a Nicholas, Aline o a chiunque altro, ma anche solo il pensiero che Nina sapesse che lui aveva avuto parte in tutto quel casino gli stava facendo venire il voltastomaco. E perché, poi? Non la sopportava nemmeno, era testarda, insolente e sempre in mezzo. Quindi, perché?
Non aveva smesso di guardarla, perso nei suoi pensieri.
Nina sbuffò.
"A meno che quel chip che mi hai fatto prendere non mi faccia anche leggere nella mente, dovrai continuare a parlare", commentò, fredda, ma al tempo stesso, impaziente di sapere.
"So che mi odi, Nina, che non sopporti il modo in cui guido le Ombre, che mi ritieni arrogante ed egoista, ma ti assicuro che tutto questo non sarà niente in confronto a quello che proverai quando avrò finito di raccontare".
Ora Jaime non la guardava più, fissava il pavimento con un'espressione tormentata a scurirgli il volto. La ragazza si mosse a disagio, cercando di ignorare i dolori che aveva praticamente in tutto il corpo.
"Dubito di essere capace di odiarti ancora di più", disse.
In realtà non lo odiava affatto e forse era arrivata a quella conclusione proprio in quel momento.
James rise e le sembrò che ogni dolore fisico e mentale fosse sparito. Purtroppo fu una sensazione momentanea.
"Quando ho conosciuto i gemelli avevo appena finito l'addestramento nell'esercito e sarei dovuto andare in Iraq per alcune missioni governative come medico militare, ma loro stavano cercando qualcuno da mettere a capo della sicurezza per la Westingcorporation e mia madre insistette per farmi avere un colloquio".
James sorrise appena, ripensando a sua madre e alla sua continua apprensione nei suoi confronti.
"Due mesi dopo, non solo avevo ottenuto il lavoro, ma ero anche diventato un amico fidato di Lucien ed Adrian. Iniziarono a condividere con me molti piani ed idee, dato che avevo anche alcune conoscenze nel campo e presto capirono che potevo essere davvero una risorsa preziosa. Mi affiancarono ad una giovane scienziata alle prime armi, ma molto promettente, quando inziammo a lavorare ai deeta".
Per quanto Nina volesse continuare ad ascoltarlo, non poté fare a meno di intervenire.
"Sei stato tu a creare i deeta?", disse, incredula.
Jaime si morse le labbra e sospirò.
"No, ma se non avessi collaborato forse non sarebbe stato possibile", ammise, con rassegnazione.
"Io e Rose siamo stati indispensabili", continuò, chiudendo gli occhi.
Una lacrima gli bagnò la guancia e avrebbe dato di tutto per poterla scacciare con un braccio e far sì che la ragazza non lo vedesse piangere. Fortunatamente, Nina non lo stava guardando.
"Rose?", chiese, pensierosa.
"Era lei la giovane scienziata?".
James annuì.
"Sì".
Il silenzio tornò a inondarli e questa volta lei non ebbe il coraggio di chiedergli di continuare, probabilmente pensare a Rose lo aveva distrutto.
Gli lanciò un'occhiata e quando vide che stava piangendo, voltò di nuovo lo sguardo.
Non l'aveva mai visto così e pregò dentro di sé di non vederlo mai più in quella condizione. Stava soffrendo in un modo in cui probabilmente non aveva mai visto nessuno soffrire o forse non le era mai importato così tanto. Si sentì in colpa per avergli chiesto del suo passato. Non le importava più sapere, voleva soltanto che lui stesse meglio.
"Non preoccuparti, non c'è bisogno che continui", sussurrò, a disagio.
Stava così male che il dolore fisico in confronto non era niente.
"Rose era meravigliosa, un faro in una notte buia di tempesta. Tu non l'hai conosciuta". Rose non le era mai sembrata granché, certo forse agli occhi di un ragazzo aveva doti che a lei non interessavano particolarmente, ma per il resto?
Tu non l'hai conosciuta.
Glielo aveva già detto e per qualche strana ragione capì che non si riferiva al poco tempo che lei aveva trascorso con la rossa.  
"Era sempre solare e allegra, era impossibile non sorridere quando ti stava vicino. E poi...hanno sperimentato su di lei...".
James si fermò per l'ennesima volta; evidentemente per lui era davvero difficile ricordare.
Nina vide chiaramente il tormento negli occhi chiari.
"Cosa?!", esclamò, schiudendo le labbra.
"All'inizio era d'accordo. Il suo unico difetto era l'avidità".
James sorrise appena, ma nella sua espressione non c'era un briciolo di allegria.
"Voleva tutto e lo voleva subito e sperava che gli esperimenti sul suo corpo e sulla sua mente avrebbero cambiato qualcosa. Convinse anche me a fare lo stesso. Entrambi ci ritrovammo più forti, più veloci, più abili...le nostre ferite si rimarginavano con più facilità...", continuò lui, lasciando qualche sospiro di tanto in tanto.
"Devo ammettere di essere stato elettrizzato io stesso e quando Lucien e Adrian ci dissero che avremmo potuto eliminare ogni malattia esistente, se solo avessimo continuato a sperimentare...io...gli ho creduto, sono stato altrettanto avido. E poi mi sono quasi troncato il collo in un esperimento andato male...mi sono dovuto fermare e allontanare per un po' da quel mondo. E lì ho capito cosa stesse succedendo veramente: fui costretto a vedere il sorriso di Rose spegnersi giorno dopo giorno, mentre i gemelli continuavano con gli esperimenti. Le dissi, la pregai, di smetterla. Cercai di farle capire che una cura non fosse più importante di lei. Quando mi fui ripreso del tutto e mi decisi ad intervenire era legata ad un lettino, imbottita di farmaci e con le convulsioni. Non dimenticherò mai lo sguardo assente che mi rivolse appena tornò in sé. Le avevano tolto ogni genere di emozione umana positiva.
Chiesi a Lucien di fermarsi, gli dissi che niente valeva il vuoto che Rose stava diventando. Lui mi rispose: «E' proprio questo il punto, Liam: il vuoto può essere riempito con qualcos'altro»".
Nina vide chiaramente dei brividi sulla pelle di James.
"Da quel momento capii che non volevano salvare il mondo, volevano conquistarlo. E Rose era soltanto il primo caso, non perfezionato. La amavo e loro me l'hanno strappata via piano piano. Un giorno l'ho portata via e non abbiamo più fatto ritorno. Credevo ingenuamente che senza di noi non avrebbero potuto continuare, altrimenti non sarei scappato, li avrei affrontati...devi credermi...", sussurrò, con un evidente tono di vergogna nella voce.
Nina annuì e lo guardò con comprensione, sperando di potergli offrire un briciolo di conforto, ma lui non la stava guardando.
"Come ti senti?", le chiese, dopo una piccola pausa di silenzio.
La ragazza capì che ne aveva avuto abbastanza di quell'argomento e accettò di cambiare discorso.
"Mi sento come sempre, pensi che non abbia funzionato?".
"Non lo so, Rose l'aveva creato quasi per gioco, ma era un genio quindi dubito che non sia così", mormorò lui, sospirando.

Passarono le ore successive in assoluto silenzio: James aveva chiuso gli occhi e non li aveva più riaperti, ma Nina non era certa che stesse dormendo. Comunque, non aveva osato fare lo stesso, voleva stare vigile, anche se non si sentiva più le braccia e spalla e schiena la stavano uccidendo.
Quando fu certa che si sarebbe messa ad urlare in breve tempo, la porta della cella si aprì di nuovo e Lucien e la sua guardia rientrarono nella stanza.
Il primo aveva un sorrisetto da bastardo piantato in volto, segno che forse aveva qualcosa in mente.
James aprì gli occhi e lo fissò con odio.
"Ciao di nuovo!", trillò il ragazzo, mostrando tutti i denti bianchi.
"Allora...avete avuto abbastanza tempo per parlare?", continuò, mentre il suo scagnozzo trascinava nella cella un carrello con vari strumenti sopra.
Jaime si mosse, facendo tintinnare le catene.
"Se la tocchi, sei morto", sibilò, stringendo i pugni.
"Pensavo di essere morto a prescindere", ribatté Lucien, scompigliandosi i capelli scuri, poi posò lo sguardo su Nina.
"Ce l'hai ancora con me per la tua ultima ragazza? Mi sembra che tu abbia trovato un ottimo ripiego", commentò, ancora rivolto al ragazzo nonostante stesse guardando lei.
James si mosse di nuovo e questa volta digrignò i denti.
"Come sta Rose, comunque?", aggiunse Lucien, tornando verso il lupo. Dall'espressione che gli rivolse sapeva benissimo che fosse morta.
Jaime prese un lungo respiro, gli avrebbe volentieri sputato addosso, ma si trattenne.
"Lasciala andare, non hai bisogno di lei. Hai me", disse, mordendosi forte l'interno della guancia.
Lucien fece un mezzo sorriso, poi iniziò a ridere, incrociando le braccia, lanciando un'occhiata all'uomo che era con lui. Quando tornò a guardare James era serio.
"Mi hai tradito, Liam, ed hai continuato a farlo negli anni, se pensi che mi lasci sfuggire l'occasione per distruggerti ti sbagli di grosso".
"Non mi importa niente di lei", sbottò James. Ma perfino a Nina fu chiaro che non fosse così. Schiuse appena le labbra, guardandolo.
Lucien rise di nuovo.
"Oh, andiamo, non fare lo stupido, non lo sei mai stato", disse, avvicinandosi.
"La farò soffrire, urlerà fino a che non le sarà rimasto fiato in gola e quando mi supplicherà di ucciderla, lascerò a te l'onore. Che ne dici?", continuò, sorridendo, soddisfatto.
James fece una smorfia e strinse di nuovo i pugni. Era molto più alto e imponente dell'altro ragazzo e, se non fosse stato legato, Lucien non avrebbe più parlato a quel modo.
Il moro aprì la bocca per continuare, ma qualcuno li interruppe.
"Signore. Ci sono novità", fece una giovane donna che indossava la divisa delle FAWW, sbucando appena dalla porta, dopo aver bussato.
Lucien sembrò irritato dall'interruzione, ma si avvicinò alla ragazza e iniziarono a scambiarsi delle parole.
James guardò Nina e schiuse le labbra.
In quel momento non gli importava di morire, non gli importava di essere trasformato in deeta o di essere torturato, voleva soltanto portarla fuori da quel posto.
Lucien interruppe i suoi pensieri, sbattendo le mani.
"Bene, sembra che ci sia un cambio di programma! E riguarda proprio te, cara Nina", esclamò, guardando la castana.
Lei aggrottò la fronte.
"Come sai il mio nome?", chiese, confusa. Non che fosse importante al momento, ma meglio continuare a farlo parlare, che essere torturata. E almeno un po' era curiosa.
Lucien alzò le spalle.
"So un sacco di cose, per esempio so che hai un gemello. Vedi? Abbiamo già una cosa in comune e ci conosciamo da così poco!".
Nina perse un battito.
Come faceva quel mostro a sapere di Dean?
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma i suoi pensieri si sovrapponevano senza una vera e propria logica e riuscì solo a blaterare parole a caso.
"E' vivo, se è questo che stavi cercando di chiedere. Anzi...Dorothea perchè non fai avanzare il nostro ospite?".
La ragazza in divisa fece qualche passo all'interno della stanza e si posizionò di lato alla porta per lasciare libero l'ingresso.
La figura che entrò era più alta e muscolosa, con più cicatrici e i capelli più in ordine, ma era Dean. Era il suo Dean.
Continuò ad avanzare a passi lenti per fermarsi accanto a Lucien.
Quando si voltò verso Nina e James aveva lo sguardo assente. 
Gli occhi una volta di un verde acceso, ora erano morti e fissavano un punto indefinito sul muro alle loro spalle.
Nina tirò un grido e sentì le gambe stanche afflosciarsi. 
"Dean!", esclamò, mentre lacrime di sollievo ma anche amarezza le ricadevano sulle guance.
Dean era vivo, ma era deeta.
"Non puoi...per...favore...", sussurrò lei, passando gli occhi dal fratello a Lucien.
Cosa voleva fare? Non era possibile che Dean fosse lì per farla stare meglio. 
Come se le avesse letto nel pensiero, Lucien iniziò a spiegare.
"Forse non sai che io sono un grande appassionato di gemelli...beh...per ovvi motivi...", disse, alludendo al fatto che lui stesso avesse un gemello. E sorrise.
"Al giorno d'oggi non è facile trovarne. Siete...siamo- si corresse- una risorsa molto rara".
"Qual è il punto?", sbottò James e Nina si accorse di nuovo della sua presenza.
Lucien allargò il sorriso e mise una mano sulla spalla di Dean, che non batté ciglio.
"Quale pensi sia il punto, Liam?".
"No", ringhiò il lupo, divincolandosi, mentre evidentemente aveva capito qualcosa a cui Nina non era ancora arrivata.
"Cosa?", chiese, guardando James, che però non rispose.
Lucien lo fece per lui.
"Tu e tuo fratello avrete l'onore di prendere parte ad un nuovo progetto a cui sto lavorando sulla connessione tra i gemelli. E' già un po' che ho creato questa formula...ma non avevo ancora avuto occasione di provarla...", disse, mentre Dorothea gli passava una provetta piena di un liquido di un colore grigiastro e un piccolo ago.
Afferrò la mano di Dean e gli infilò l'ago nel dito indice, prelevando un campione di sangue per poi aggiungerlo al liquido nella provetta.
Fece roteare il contenitore, osservandolo con orgoglio e aspettativa, poi si avvicinò a Nina. La ragazza vide James muoversi a disagio.
"Lucien...", disse, con la voce rotta da una piccola nota di disperazione.
Il moro lo ignorò e bucò un dito di Nina con lo stesso ago, ripetendo la procedura di poco prima. Indietreggiò e con una siringa aspirò il liquido. Senza convenevoli, ne iniettò metà nel collo di Dean. Lui nemmeno si mosse.
Poi Lucien si voltò verso Nina e tornò da lei. Non fece in tempo a supplicarlo di non farlo che già aveva l'ago piantato nella vena.
Il liquido bruciò, facendola urlare e le sembrò di non riuscire a respirare.
Annaspò, alla ricerca d'aria per qualche secondo, mentre la voce di James le arrivava attutita all'orecchio. Poi niente.
Si appoggiò con la testa al muro e inspirò a pieni polmoni, tornando alla realtà.
La voce del ragazzo le fu di nuovo chiara.
"Nina...Nina...stai bene?", stava ripetendo, preoccupato.
La ragazza guardò davanti a sè, tossendo un paio di volte.
Suo fratello non aveva avuto alcuna reazione eppure le sembrò di poter sentire quello che provava. Era triste? Impotente? Spaventato quanto lei? 
Era una strana sensazione, ma era come se potesse vedere grovigli di emozioni attraverso quegli occhi senza vita.
"Nina?", continuò ancora James.
"Sto bene", mormorò lei.
Lucien avanzò, osservando con attenzione prima Dean e poi Nina ed evidentemente arrivò ad una conclusione che non si era aspettato perché imprecò.
"Ero sicuro...così sicuro", sussurrò, poi fece una smorfia e tirò un grido di rabbia.
"E' inutile, è tutto inutile...ormai non ci serve più", disse, lasciando la cella, ma non prima di tirare un calcio al carrello, rovesciandolo, e pronunciare verso Dean un'altra parola che fece gelare a Nina il sangue nelle vene.
"Uccidila".

  
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