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Autore: DanilaCobain    20/04/2021    0 recensioni
Olivia Stonebridge è una ragazza felice e spensierata. Non immagina che la notte possa nascondere simili pericoli e ignora che la sua famiglia discenda da un'antica stirpe di cacciatori di vampiri. Fa parte della sua eredità ma, secondo la tradizione, tutto dovrà esserle svelato al compimento del suo diciottesimo compleanno.
Un gruppo di vampiri assetati di vendetta sta per arrivare in città e niente più andrà secondo i piani. Vampiri potenti e passioni brucianti trascineranno Olivia in una nuova vita a cui dovrà presto abituarsi.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10. Cosa stavate aspettando?



«Figlio di puttana!» esclamò Scarlett raggiungendo Olivia sulla strada. «Stai bene? Ti ha fatto del male?» la tastò, guardandola e analizzando i tagli vari sparsi sul viso.
Olivia scosse la testa e si sottrasse. «Sto bene.»
«Te lo avevo detto di stare alla larga da lui.»
Distolse lo sguardo dagli occhi indagatori della sorella. Provava del risentimento nei suoi confronti, per aver manipolato i suoi ricordi e per non averle mai detto la verità. «Lui mi ha salvata», si incamminò verso casa.
«È un maledetto vampiro Olivia, lo sai?»
Si fermò sulla soglia. «Già, ora lo so e non grazie a te.»
«Non prendertela con me, Olivia. Non spettava a me dirtelo.»
«Però tu mi hai incasinato la testa, o sbaglio? Quando ho letto il diario e tu hai manipolato i miei ricordi.»
Scarlett aprì la bocca per parlare, poi la richiuse, poi l’aprì di nuovo. «Sì» l’anticipò Olivia, «Ho ricordato tutto.»
Annuì, come se avesse compreso il motivo per il quale lei improvvisamente aveva ricordato tutto, anche se Olivia aveva la sensazione che non fosse tutto e che sicuramente le era entrata nella testa altre volte.
«Entra. Devo avvertire papà che sei tornata, è in giro a cercarti con gli altri.»
Si chiuse la porta alle spalle quando Olivia fu entrata e a grandi passi raggiunse lo studio del padre. Olivia la seguì. Le sembrava così strano essere lì. Tutto era perfettamente uguale. E come poteva essere diversamente, era trascorso soltanto un giorno. Eppure tutto le sembrava diverso. Persino le pareti di casa le sembravano piene di menzogne. Aveva vissuto solo un’apparenza di vita. Niente era vero e tutto avveniva nell’ombra. Scarlett prese un aggeggio simile ad un orologio e schiacciò un tasto. Quel coso si illuminò. «Olivia è a casa.» premette di nuovo il pulsante.
«Che cos’è?»
«Una specie di cercapersone, funziona con le impronte e il riconoscimento vocale. Questo è di papà, il mio l’ho perso mentre ti cercavo.»
«E papà come fa a ricevere il messaggio, scusa?»
«Non l’ho mandato a papà, l’ho mandato a Craig.»
Olivia strabuzzò gli occhi. «Anche Craig è un cacciatore?»
Scarlett annuì. «È stato lui ad addestrarmi e addestrerà anche te.» L’oggetto emise un debole suono e si illuminò di nuovo. «Stanno arrivando.»
«Se io non volessi diventare una cacciatrice?»
«Fai parte della famiglia Stonebridge, non penso che tu abbia molta scelta.»
«Però mi avete tenuta all’oscuro di questa cosa per tutti questi anni…»
«È una regola dei cacciatori. Si inizia l’addestramento al compimento dei diciotto anni.»
Scarlett uscì dallo studio del padre invitando Olivia a fare lo stesso e si diresse in cucina. «Ti va di raccontarmi quello che è successo?» armeggiò con il bollitore e degli infusi. «Come mai sei andata via dal ballo con Zaganos? Qualcuno ha detto che tu e Matt avevate litigato. Lui non ricorda nulla.»
«Hai parlato con Matt?» chiese Olivia, diventando subito rossa in viso al ricordo di quell’assurda serata così lontana nella sua memoria.
«Ho parlato con tutti. Eri scomparsa, abbiamo trovato le tue scarpe vicino al fiume dove c’erano i…» ebbe un attimo di esitazione. «Olivia, devo darti una brutta notizia.»
Ma lei la sapeva già, la brutta notizia. «Dajana è morta, lo so.»
Scarlett si sedette accanto a lei e poggiò una mano sulla sua. Era calda e rassicurante. «Mi dispiace tanto. Eri lì quando è successo?»
Gli occhi le si riempirono di lacrime. «Sono arrivata troppo tardi.»
Scarlett strinse più forte. «Non avresti potuto fare niente in ogni caso.»
Il bollitore iniziò a fischiare. Olivia si alzò e riempì due tazze, ne mise una davanti a Olivia. L’odore di tiglio e gelsomino le riempì le narici.
«Bevi, ti aiuterà a distendere i nervi. Vado a prendere dei cerotti.»
Olivia strinse tra le mani la tazza bollente. La porta di casa si spalancò e i passi del padre riecheggiarono nello stretto corridoio, rapidi e impazienti.
«Olivia! Olivia» entrò in cucina e si precipitò ad abbracciarla. «Olivia, grazie al cielo stai bene.»
Dietro di lui, Craig si stagliava sulla soglia, riempiendola con la sua stazza. Le sorrise e lei ricambiò.
«Che cosa ti è successo, dove sei stata?»
«Zaganos mi ha salvata. C’erano dei vampiri che ci hanno attaccato, cercavano me.»
«Perché non ti ha portata qui? Sapeva che la casa è protetta da un incantesimo, qui saresti stata al sicuro.»
«Non lo so.»
«Ti ha fatto del male? Ti ha detto qualcosa?»
Lei si sottrasse dalle mani del padre che la tenevano stretta. «Lui non è come gli altri, papà. Lui è diverso, non fa del male alle persone.»
«Non devi credere alle parole di un vampiro. Loro sono predatori, sanno come ammaliare la loro preda.» Il tono di Gerard era deciso, non ammetteva repliche.
«Mi ha salvata, due volte. Anche stasera ci hanno attaccati. Ha rischiato la vita per salvarmi. Non pensi che se avesse voluto farmi del male lo avrebbe già fatto?»
«Voleva sicuramente qualcosa, magari delle informazioni sulla famiglia. Che ti ha chiesto?»
«Nulla. Mi ha detto solo che Magnor è suo fratello e mi cerca perché crede che io abbia il marchio.»
Gerard e Craig si scambiarono un’occhiata. Scarlett rientrò e si gettò tra le braccia di Craig che le diede un bacio sulla testa e l’avvolse con le sue braccia muscolose.
Olivia guardò distrattamente la sorella scostarsi e dare a Craig un bacio sulle labbra per poi avvicinarsi a lei e cominciare ad esaminare le ferite. Suo padre, accosciato ai suoi piedi si alzò per far spazio a Scarlett. Non le era sfuggita né le era piaciuta l’occhiatina che si era scambiato con Craig alla parola “marchio”.
«Dove sei stata di preciso la notte scorsa?»
Lei deglutì. Provò dolore quando l’alcol entrò in contatto con i tagli sul volto ma non disse nulla né si mosse. «Ero in mezzo al bosco, non so dove.»
«Se troviamo Zaganos, troviamo Miscar» disse Gerard rivolto a Craig.
«Non ne sono sicuro» rispose il ragazzo. «Olivia perché pensi che Zaganos ti abbia riportata a casa? E soprattutto, che ci faceva in città?»
«Kevin aveva ragione, la stavano sorvegliando.» disse Scarlett.
«Sì ma poi non le ha fatto del male, né l’ha consegnata a Magnor. Perché?»
«Perché probabilmente la vuole per sé» rispose Gerard. «Non ho mai sentito parlare di Zaganos, probabilmente è venuto a reclamare il trono di Magnor e a creare una propria progenie.»
«Zaganos non crede che io abbia il marchio» sbottò Olivia.
Discutevano di lei, davanti a lei, senza curarsi del fatto che aveva subito un trauma inimmaginabile, che era terrorizzata dalle scoperte che aveva fatto in un giorno solo, nessuno le aveva chiesto come avesse preso la notizia, nessuno si era interessato di spiegarle qualcosa. Ormai sapeva, quindi un problema in meno per loro. Scostò bruscamente la mano di Scarlett e si alzò.
«Lui non è interessato al trono o alle stronzate che state dicendo.»
«Te lo ha detto lui? Come fa ad essere sicuro che tu non abbia il marchio?» chiese con una certa gentilezza nella voce sua sorella Scarlett.
«Ma è chiaro che Olivia non abbia quel dannatissimo marchio. Oramai le donne con il marchio di sono estinte. Magnor vuole soltanto distruggermi prendendo un altro dei miei figli.»
Un altro?
«Parlate come se io potessi capirvi. Donne col marchio, un altro figlio, vampiri. Date tutto per scontato, ma io non so niente! Niente di niente! Perché non me lo avete detto? Perché? Se questa deve essere la mia eredita, che cosa stavate aspettando?»
Olivia aveva alzato la voce e le pulsavano le tempie. Era un fiume in piena di collera e risentimento.
«Il compimento del tuo diciottesimo compleanno» rispose lapidario il padre. «Ma, date le circostanze, inizierai il tuo addestramento da domani e ti verrà insegnato tutto. Ora vai a riposare.» Fece cenno con la testa a Scarlett di accompagnarla.
Olivia attraversò il corridoio piena di domande e rabbia. Salì in fretta le scale e chiuse la porta della sua camera in faccia a Scarlett. Lei l’aprì.
«Olivia ti prego non fare così, parla un po’ con me, raccontami tutto.»
«Perché invece non mi racconti tutto tu?»
Scarlett percorse la stanza e si sedette sul letto. «Che cosa vuoi sapere?»
«Tutto. Tutto, qualsiasi cosa.»
La sorella accennò un sorriso. «Non preoccuparti, da domani inizierai il tuo addestramento e tutte le tue domande troveranno una risposta.»
Olivia non voleva aspettare. Camminava avanti e indietro per la stanza, gli occhi gonfi di lacrime. «In cosa consiste questo addestramento?»
«Beh, per prima cosa imparerai tutto sui vampiri e sui cacciatori. Poi inizierai ad allenarti per essere in grado di affrontarli e combatterli, e infine ci sarà una cerimonia in cui verrai proclamata cacciatrice e riceverai un tatuaggio, che noi chiamiamo l’anello, intriso di magia che ti permetterà di avere una forza e una velocità nettamente superiore alla tua, una migliore vista al buio e la possibilità di percepire i vampiri quando sono nei paraggi.»
«E se non volessi farlo? Se volessi vivere semplicemente la mia vita senza tutto questo?»
«Sei una Stonebridge» disse Scarlett guardandola con tenerezza, «la tua eredità ti seguirà ovunque.»
«E che mi dici di Kevin? Lui ha scelto una strada diversa. È andato via da qui.»
A quel punto Scarlett sbiancò. «Non ha scelto una strada diversa. È un cacciatore esattamente come me e te.» la voce si era incrinata.
Olivia guardò la sorella, se ne stava sul letto con le gambe incrociate e le mani in grembo, che si tormentavano a vicenda. Si rese conto che quello che stava passando lei, la rabbia, la frustrazione, l’incredulità, lo aveva passato anche Scarlett e per di più nessuno si era seduto sul suo letto a spiegarle ogni cosa, nessuno le aveva dato una parola di conforto. Era stata sola.
Si sentì cattiva e stronza per tutte le volte che l’aveva accusata di essere diventata una persona chiusa, asociale, introversa. Aveva dovuto affrontare tutte quelle cose spaventose da sola, affidando i suoi pensieri a un diario. C’erano sua madre e suo padre ma quest’ultima era un’alcolizzata che non si era più presa cura di loro da quando Kevin era andato via. Anche in quel momento non era in casa, sebbene fosse scomparsa per una nottata intera e tutto il paese si era mobilitato per cercarla. Lei non era lì, ma di sicuro in qualche bar. Suo padre si era sempre preso cura di loro, ma chi a diciotto anni ha tutta questa voglia di avere il padre come confidente?
Scarlett era stata sola.
Si avvicinò al letto, prese una mano di Scarlett mentre si sedeva incrociando le gambe di fronte a lei. Scarlett alzò gli occhi, una foresta verde scossa da un violento temporale.
«Come è stata la prima volta per te?»
«Terribile» confessò lei, sorridendo un poco. «È un’usanza dei cacciatori che al compimento del suo diciottesimo compleanno, ogni nuovo membro deve essere messo al corrente dell’esistenza dei vampiri e della sua missione. La sera del mio diciottesimo compleanno sono stata condotta da papà e dagli altri capi stipite delle famiglie di cacciatori della Pennsylvania in una specie di grotta fuori città. Nessuno rispondeva alle mie domande, vestivano tutti in modo strano, con dei mantelli neri e una maschera a coprire metà del viso. Avevo paura che si trattasse di una strana setta e che papà ne facesse parte.
«Ci inoltrammo nella grotta. Era buia e fredda, sentivo l’eco dei nostri passi infrangersi contro le pareti, gocce d’acqua che stillavano dal soffitto, ma non vedevo nulla. Inciampai un paio di volte e braccia forti mi rimisero sempre in piedi. Poi sentii un rumore che mi fece gelare il sangue. Lo ricordo ancora adesso, un ringhio basso, di un animale che sbatteva contro una gabbia di ferro.
«Quando il rumore si fece vicinissimo, furono accese delle torce che rischiararono l’antro. Al centro della grotta c’era una gabbia e dentro qualcosa dalle fattezze umane e il viso deformato da una smorfia animalesca. Sai di cosa parlo. Il cuore mi rimbombava nel petto, nessuno parlava e quella strana cosa mi fissava con gli occhi iniettati di sangue e i canini snudati. Era raccapricciante. “Mi avete portato la cena?” disse, e io credetti di svenire.
«Paradossalmente la voce di papà suonò più minacciosa di quella della creatura. “Scarlett”» imitò la voce e la postura del padre, facendo sorridere un poco Olivia che ascoltava assorta e terrorizzata. Non sapeva decidere quale modo di scoprirlo fosse stato il migliore. «”Tu non sei una semplice ragazza. Tu fai parte di una stirpe millenaria di cacciatori di vampiri. Ora che hai raggiunto la tua maggiore età sei pronta per essere iniziata. Ti abbiamo portata qui per farti conoscere il genere di mostro che dovrai combattere e uccidere per salvare l’umanità e salvare la terra da questi esseri immondi, parassiti che si nutrono del sangue degli umani.”
«Ricordo di aver guardato quel vampiro e di aver pensato che fosse uno scherzo, una messinscena per i miei diciotto anni. Papà e quelle persone apparivano così ridicoli, dicevano cose così ridicole… vampiri? O erano dei pazzi drogati o si trattava di uno stupido scherzo. Per poco non scoppiai a ridere. A quel punto non avevo più paura, l’assurdità della scena aveva fatto calare il mio livello di guardia. Un uomo con la barba lunga e brizzolata si avvicinò alla gabbia. Il vampiro si dibatteva facendola oscillare con una forza tremenda. Probabilmente pensai si trattasse di uno stuntman o qualcosa del genere. L’uomo fece scattare il lucchetto e tutti i presenti estrassero un paletto da sotto al mantello. Con un calcio il vampiro distrusse la porta facendola volare via sopra le nostre teste e mandando a sbattere l’uomo contro la parete della caverna.
«E poi accadde tutto in un attimo. L’uomo vampiro mi afferrò per i capelli e scostandomi bruscamente la testa di lato affondò i canini nel mio collo. In quel momento seppi che era tutto reale, che non era uno scherzo e che quei mostri esistevano davvero. Papà gli piantò un paletto nel cuore, fu avvolto da una fiamma blu e si consumò in un mucchietto di cenere ai miei piedi.
«Dopo quella sera niente è stato come prima. Il giorno dopo mi portarono al quartier generale dei cacciatori dove mi insegnarono cose sui vampiri, mi addestrarono e lì conobbi Craig. La mia salvezza.» sorrise. «Ma tu hai me. Ti sosterrò e ti aiuterò ad ogni passo.»
Si abbracciarono e il calore e la speranza si diffusero nel petto di Olivia. Non era sola.
   
 
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