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Autore: shaaaWn_    21/04/2021    1 recensioni
"Vuoi ballare? Come ai vecchi tempi."
"Sei ubriaco."
"E tu sei un licantropo, dobbiamo passare la notte ad elencare cose ovvie oppure preferisci accettare la mia proposta?"
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il vento impetuoso e gelido di fine novembre, sferzava sulle finestre con talmente tanta forza da farle vibrare, provocando un enorme fracasso, per niente rilassante.
La camera si trovava nel buio totale, pochissima luce lunare filtrava attraverso le tende, impedendogli di vedere qualunque cosa stesse fissando da ore sul dannato soffitto.
L'ennesimo rintocco dell'orologio gli ricordò quanto tardi fosse e ciò non fece altro che aumentare il suo nervosismo che lo perseguitava da quella mattina stessa.

Sirius si era tranquillamente alzato dal letto ed era sceso nella cucina di Grimmauld Place, posto in cui era rintanato da settimane, e aveva trovato tutti i membri dell'Ordine della Fenice a discutere animatamente.
A quanto pare c'erano stati dei problemi ad Hogwarts e bisognava assolutamente intervenire.
L'idea l'aveva elettrizzato molto, considerano la noia che l'aveva oppresso nei giorni precedenti, ma Molly l'aveva spento subito, impedendogli anche solo di pensare di poter prendere parte alla situazione.
Era troppo pericoloso, se lo avessero visto sarebbe stata una tragedia, aveva già combinato abbastanza guai e rischiato di farsi scoprire.
Le solite frasi di Molly Weasley.

Si era azzardato a controbattere, una pessima scelta, e la rossa l'aveva fulminato con lo sguardo, minacciandolo di consegnarlo lei stessa ai dissenatori se si fosse permesso di intervenire.
A quel punto si era ammutolito, rimanendo imbronciato, mentre poggiava con la spalla sullo stipite della porta.
Quella conversazione non era sfuggita a nessuno, anzi alcuni l'avevano trovata talmente esilarante da farsi scappare una risatina, e per alcuni intendeva Remus Lupin.
Un'altra pessima scelta.

Molly aveva girato la testa di scatto nella sua direzione, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate strette al petto, con aria minacciosa l'aveva guardato, sentenziando solenne.

"Bene Remus, dato che la situazione ti diverte, penso tocchi a te rimanere qui per controllare che Sirius non faccia danni."

Entrambi si erano scambiati un'occhiata fugace, deviando poi lo sguardo.

"Non sono un ragazzino, so badare a me stesso," aveva ribattuto stizzito.

"Ho i miei dubbi al riguardo ma ormai la decisione è stata presa, noi andremo via nel tardo pomeriggio e Remus rimarrà qui."

Avevano chiuso lì la conversazione, lasciandolo in balia del suo nervosismo e del suo disagio.
Non voleva rimanere da solo con Remus, possibile che non ci fosse nessun altro disponibile?
Avrebbe preferito chiunque, fatta eccezione per Severus, sicuramente non sarebbero resistiti un minuto soltanto e avrebbero iniziato a lanciarsi fatture o chissà cosa altro contro.
Perché non Molly? O Malocchio?
No, Remus Lupin.

Il suo caro vecchio "amico" d'infanzia, che da quando era fuggito da Azkaban si era comportato in maniera così..diversa, come se lui non fosse più il giovane Sirius con cui amava trascorrere le giornate.
E come dargli torto, accidenti.
Avrebbe voluto fosse così, avrebbe voluto essere lo stesso di sempre ma dodici anni ad Azkaban non sono una passeggiata ed era un miracolo che non fosse ancora impazzito.
Odiava dare ragione alle persone, in particolare a Remus.

Nel corso dei due anni precedenti, in quei pochi incontri, la tensione si era abbattuta su di loro in continuazione, colpendoli in pieno e alla sprovvista, rendendo tutto così difficile.
Sembravano estranei, eppure si conoscevano da più di vent'anni, cosa gli era successo?
I ricordi, gli amici, i momenti passati assieme sembravano essere spariti con un soffio di vento, spargendosi nell'aria come soffioni.
Solo che non si erano depositati sul suolo, dando vita a nuovi e rigogliosi fiori, erano precipitati in un torrente ghiacciato, affogando a causa della corrente.

Ed è così che entrambi si sentivano, con la testa sott'acqua, incapaci di respirare e di parlare, lasciavano che il silenzio fosse l'unico intrattenitore mentre loro fissavano il vuoto chiedendosi se mai sarebbero riusciti a spiccicare parola.
Gli anni ad Hogwarts gli sembravano solo frutto della sua immaginazione e pazzia, futili illusioni.
Perché effettivamente lui si era illuso, illuso che tutto sarebbe tornato come prima ma il tempo scorre, la vita va avanti, di certo nessuno lo aspetta.
Eppure aveva sperato che Remus lo aspettasse.
Cavolo se ci aveva sperato.

Ma la colpa era sua, della sua lingua velenosa, il tono strafottente, lo sguardo tagliente, il sarcasmo pungente.
Dava solo aria alla bocca con frasi senza senso ormai.
Era un Black dopotutto.
Anche se aveva sempre odiato esserlo.

Il sonno era completamente svanito, non che prima né avesse avuto molto, ma proprio non riusciva a starsene steso immobile, a fissare il soffitto.
Che fossero le due di notte o le cinque del mattino, non gli importava, aveva bisogno di bere per sopprimere i suoi stessi pensieri.
Silenzioso, con passo felpato, scese le scale dell'imponente e tetra casa, non gli servì neppure la bacchetta, dopotutto lì c'era cresciuto, o quasi.

Fortuna volle, che Molly non aveva controllato nel suo nascondiglio preferito, quando aveva avuto la brillante idea di razzolare l'intera casa per eliminare qualsiasi traccia di alcol presente.
Quantomeno la sua furbizia non l'aveva abbandonato.
Non si scomodò neanche a prendere un bicchiere, semplicemente stappò sonoramente la bottiglia e ne tracannò un sorso, sentendo la gola bruciare.
Si chiamava whiskey incendiario per un motivo.

Probabilmente Remus stava dormendo, fuori era ancora buio pesto e un silenzio tombale aleggiava nelle stanze.
Chissà se aveva ancora l'abitudine di dormire a pancia in giù, con le mani sotto il cuscino come era sempre stato solito lui fare.
Si fece scappare un sorriso, per poi prendere un altro grande sorso per la frustrazione.
Possibile che non riuscisse a far star zitto il suo dannato cervello?
Beveva per non pensare a quel dannato licantropo, e otteneva l'effetto opposto, che stronzata.

Sbatté la bottiglia di vetro sul piano da cucina, poggiandosi ad esso con entrambe le mani, infastidito da tutta quella situazione.
Dannata Molly, dannato Remus, dannato lui, dannata la vita.
Voleva solo affogare nell'alcol e non essere più capace di intendere e di volere, abbandonarsi a sé stesso.

"Pietrificus totalus!"

"Protego!"

Il fascio di luce blu si infranse sullo scudo che aveva creato.
Trovò il gesto alquanto fastidioso..

"Ma dico, sei forse impazzito?" sbraitò con la bacchetta, illuminante il volto di Remus; aveva un'aria assonnata e altrettanto seccata.

Inoltre, sembrava reduce da una nottataccia, quanto lo capiva; continuava a strizzare gli occhi e a coprirsi il volto con le mani, dopotutto gli stava pur sempre puntando la luce in faccia.

"Potrei farti la stessa domanda, che diamine ci fai qui a quest'ora? Credevo ci fosse un intruso."

"Di certo non si sarebbe fermato in cucina a bere, non trovi?"

Fece scattare il sopracciglio all'insù, con il sarcasmo in gola onnipresente, mischiato al forte sapore del whiskey.

"Molly non aveva eliminato tutte le bottiglie?"

"A quanto pare questa le è sfuggita."

E la bevanda ustionante scese nuovamente per la sua gola, bruciandogli l'esofago.
Non sapeva cosa sperasse di ottenere continuando in quella maniera, di certo non voleva conversare, non in quelle condizioni.
Remus continuava a fissarlo dalla porta, immobile e con i piedi inchiodati al suolo.

"Vuoi una foto?"

Il licantropo sbuffò ma non disse nulla.

"Oppure un sorso...?"

Alzò la bottiglia semi vuota, agitandola nella sua direzione in attesa di una risposta.
Non che ne ottenne una, il mago si limitò ad avvicinarsi, poggiandosi al bancone della cucina affianco a lui.
Per un po' non dissero nulla.

"Quindi per quale motivo sei qui a bere whiskey alle tre del mattino?"

Ecco che ore erano.

"Tu mi stai guardando bere whiskey alle tre del mattino, chi credi stia messo peggio?"

"Non riuscivi a prendere sonno, oppresso dai tuoi stessi pensieri assurdi?"

Bloccò la mano a mezz'aria, reggendo la bottiglia ormai contenente l'ultima goccia di alcol.
Sebbene ne avesse ingerito una generosa quantità, sentendosi mostruosamente accaldato, la gola divenne arida come un terreno durante la siccità.
Che fosse un libro aperto che solo Remus sapeva leggere?
Beh, si.
Annuì, abbandonando la bottiglia sul tavolo; gli era passata la voglia.

"Neanche io," ammise sconfitto.

Irritante.
Ecco come trovava quella situazione.
Dannatamente irritante.

Se ne stavano in silenzio, aspettando che qualcuno spiccicasse parola, per dire cosa poi? Parlare di quanto bello fosse il tempo in quel periodo?

"Dovresti smettere di bere."

"E tu dovresti smetterla di farmi la ramanzina," sbuffò, decidendo infine di mandare giù l'ultimo sorso di whiskey, bramandone altro.

Era abbastanza sicuro di avere altre due bottiglie da qualche parte.

"Sono solo preoccupato, passi le giornate a litigare con Kreacher e a bere," contestò il mago al suo fianco.

"Da quando ti importa?" ringhiò rabbioso, tagliente come al solito.

Con la coda dell'occhio lo vide abbassare lo sguardo, colpito e affondato.
Aveva proprio una faccia tosta, fino ad allora non gli aveva rivolto neanche una parola e poi si permetteva di sparare sentenze e dirgli cosa fare e cosa non fare.
Era nervoso, da ore ormai, ma in quel momento aveva un impellente bisogno di ubriacarsi fino a scordarsi anche il suo nome.
A passo veloce, lasciò la cucina, divenuta soffocante, dirigendosi verso il salone: si era finalmente ricordato l'altro nascondiglio.

"Dove vai?"

Sentì Remus affrettarsi a seguirlo ed ebbe l'impulso di mettersi ad urlare.
Dove sarebbe dovuto andare? A fare una passeggiata al chiaro di luna?
Erano le tre di notte e lui era confinato in quel posto di merda, non aveva molte alternative.

Lo ignorò beatamente, occupato a riempirsi il naso di polvere a furia di cercare in mezzo a quelle cianfrusaglie depositate nella libreria, ma ecco che lo scomparto segreto si mostrò ai suoi occhi.
Impaziente, buttò a terra qualsiasi cosa fosse situata sul ripiano in questione, tastando il legno nella speranza di aprire quella minuscola porticina, contente la sua amata bottiglia.
Quando finalmente ella apparve, non esitò a stapparla sonoramente e a tracannarne un bel sorso.
La sensazione di star bevendo fuoco liquido era così familiare che non si scompose minimamente, anzi si sentiva molto meglio di prima.

"Sirius, smettila."

Ed eccolo di nuovo.
Roteò gli occhi al cielo, girandosi con un gesto plateale verso il suo vecchio "amico", che lo fissava con una nota di disappunto sul viso.
Si perse ad osservarne i lineamenti, un tempo delicati, che col passare degli anni erano andati indurendosi, rendendolo l'uomo attraente che era.
Rise sguaiatamente per quell'assurdo pensiero, l'alcol gli dava alla testa.

"Dammi la bottiglia," gli intimò, con sguardo serio e il braccio teso in avanti.

"Non fare il guastafeste. "

"Dammela!"

"Perché ti importa tanto? Tornatene a dormire!"

"Odio vederti ridotto in questo stato," gli confessò, guardandolo dritto negli occhi.

Ma con lui non attaccava, non così facilmente, era pur sempre stato duro di comprendonio, sin da ragazzino.
Strinse la bottiglia al petto, come fosse un neonato da proteggere, e assottigliò lo sguardo.

"Non me ne frega un accidente! Poi non ti capisco proprio, prima mi parli a malapena e poi, miracolosamente, divento il centro del tuo universo?"

Non aveva il diritto di rivolgersi a lui in quel modo, dopotutto era anche colpa sua.
Eppure era così stanco, amareggiato, disorientato.
Solo due anni erano passati da quando era fuggito e si sentiva ancora così perso e incapace di andare avanti, troppo ancorato al passato, a quei pochi ricordi felici e alla speranza, che lo avevano tenuto sano di mente in prigione.
Ma aveva vissuto solo di illusioni.

"Perché dai la colpa solo a me? Non mi pare che tu abbia provato a fare qualcosa!"

Gli puntò il dito contro, con fare accusatorio, ritrovandosi di nuovo a dovergli dare ragione, dio che fastidio.
Però era vero, neanche lui aveva mosso effettivamente un dito per smuovere quella situazione, ma cosa avrebbe dovuto fare?
La sua vita non sarebbe mai stata più la stessa, quei dodici anni che gli erano stati malamente strappati dalle mani con forza, non sarebbero più tornati, ormai erano come polvere sparsa nell'aria.

"E che avrei dovuto fare? Buttarmi tra le tue braccia come ai vecchi tempi, dirti quanto abbia sofferto per la tua mancanza e professarti amore eterno davanti agli occhi di Tonks?"

Quello poteva definirsi il punto di non ritorno ormai, avendo messo al centro della questione sua cugina.
Sapeva ci fosse qualcosa tra di loro, era così palese, praticamente ce l'avevano stampato in faccia; lui piuttosto si sarebbe stampato una bella sberla in faccia, nella speranza di risvegliarsi da quello che sperava fosse un incubo.
Anche se puntualmente ci pensava la realtà a tirargliela, bruciandolo come fosse fuoco.

"Ti stia immischiando in cose che non ti riguardano!"

"In cose che non mi riguardano? Remus, per Godric, come puoi dire una cosa del genere dopo tutto quello che abbiamo vissuto!"

"È successo anni fa!"

"Quindi non ti importa più niente di me? Perfetto, tornate a dormire allora!"

Ribolliva di rabbia, forse l'alcol che aveva in corpo accentuava la cosa.
Un idiota, ecco cos'era.
Anni e anni passati a sperare che la persona che ami sia lì fuori ad aspettarti, che stronzata.
La colpa era sua alla fine, Remus era andato avanti e se ne doveva fare una ragione, d'altronde lo aveva sempre creduto l'assassino di James e Lily fino a poco prima che scappasse, come dargli torto.
Non gli era minimamente passato per l'anticamera del cervello che si potesse rifare una vita.
Erano stati qualcosa un tempo, ma ormai era tutto svanito, volato via.
Doveva solo ficcarselo in testa.

"Non sto dicendo questo-" tentò di ribattere il licantropo, ma aveva i pensieri così annebbiati che lo interruppe con un gesto della mano.

"Lascia stare, è inutile discutere."

Borbottò qualche frase sconnessa, sentendo la testa girare, un peso enorme a premergli sul petto; la vista era leggermente offuscata, tant'è che, alla ricerca disperata di un appoggio, inciampò con non molta grazia sulle cianfrusaglie che aveva lanciato dal ripiano poco prima.
Remus si precipitò al suo fianco con aria preoccupata, mettendogli un braccio dietro la schiena.
Per una qualche frazione di secondo si guardarono dritti negli occhi.

"Stai bene..?" gli chiese dolcemente.

"Si abbastanza, sono inciampato su della robaccia."

Tentò di spostare gli oggetti che gli premevano sulle cosce e sul sedere, sensazione per niente piacevole, e fu dopo essersi alzato, che notò la presenza di una cosa che di certo non doveva assolutamente essere ritenuta robaccia, in nessun modo.
La copertina di un album un po' rovinata, con all'interno un vinile in perfette condizioni.
Sfondo nero, tipico logo colorato dei Queen e l'elegante titolo bianco situato nella parte bassa: " A Day At The Races".
Ne sfiorò delicatamente la superficie impolverata, un sorriso amaro e gli occhi velati di nostalgia.
La rabbia parve sparire in un soffio, sostituta dalla miriade di ricordi che lo investirono in pieno, portandolo in uno stato di trance.
Ore spese a ballare sulle quelle note, malinconiche o ritmate che fossero, nella stanza in penombra, scambiandosi carezze, rubando baci e ridendo allegramente.
Così tanti anni erano passati, eppure erano immagini talmente nitide, che sembravano essersi verificate la mattina stessa.

"Cosa guardi?"

Il tono curioso di Remus proveniente alle sue spalle, lo riportò alla deludente realtà in cui viveva.
Mostrò il suo grande tesoro, continuando a dargli le spalle, e poté quasi percepire il suo respiro che veniva mozzato alla sola vista del vinile.
Era come se in quel piccolo oggetto, fosse intriso della loro storia, che costudivano segretamente nel cuore; ripensandoci, era proprio così.
Molti dei brani incisi li avevano accompagnati per gli ultimi due anni ad Hogwarts, cullandoli dolcemente durante i loro momenti intimi.

Non sapeva minimamente come ci fosse arrivato lì, ma moriva dalla voglia di risentire nuovamente quelle canzoni e immergersi in quei ricordi lontani e nostalgici.
Guardandosi attorno, riuscì a scorgere un giradischi, nascosto da un vecchio panno logoro in un angolo del salone e senza perder tempo, sfilò il vinile e lo posizionò sul piatto, sotto lo sguardo attento e confuso di Remus.
Sistemò il braccio affinché riproducesse la quinta traccia e le prime note iniziarono a disperdersi nella stanza, investendolo in pieno petto.
I ricordi lo colpirono talmente forte da rischiare di stordirlo più di quanto già non fosse a causa del poco sonno dell'alcol che aveva in corpo.

"Questa canzone..."

Remus si lasciò sfuggire un sospiro.
Si voltò verso di lui con sguardo beffardo, la mano tesa nella sua direzione.

"Vuoi ballare? Come ai vecchi tempi."

"Sei ubriaco."

"E tu sei un licantropo, dobbiamo passare la notte ad elencare cose ovvie oppure preferisci accettare la mia proposta?"

Senza troppe cerimonie e con un vano tentativo di nascondere un sorrisetto, Remus afferrò la sua mano e in un attimo si ritrovò catapultato tra le braccia di Sirius.

Music is playing in the darkness
And a lantern goes swinging by
Shadows flickering
My heart's jittering
Just you and I

Le prime strofe uscirono soavi, facendo riemerge dal passato ciò che entrambi avevano tentato di sopprimere.
Più di dodici anni erano passati, ma in quel momento sembrarono tornare ragazzi, liberi e spensierati, lontani da qualsiasi problema.
Ballavano armoniosamente, come se quei passi sconnessi fossero rimasti impressi nelle loro menti per anni, e così era stato.
Sirius dettava il gioco, la mano destra che finiva spesso e volentieri sul fianco del suo amico e la sinistra che stringeva l'altra con forza e delicatezza allo stesso tempo; sebbene non fosse un ballerino nato, con quelle poche mosse emanava un'eleganza stravolgente.
Remus ne era sempre rimasto affascinato e non poté non esserlo anche in quel momento, soprattutto a distanza di anni e anni.

"Che succede, Remus? Non ricordi più come si fa?" ridacchiò canzonatorio, prendendosi gioco di lui e portandolo ad un nuovo livello di irritazione.

Scattante, il suo vecchio amico lo face ruotare su stesso, bloccandolo con il braccio sinistro dietro la schiena.

"Sono un po' arrugginito ma credo di potercela fare," disse in risposta, l'angolo della bocca leggermente sollevato, provocandogli un'altra risata.

Mai sfidare Remus J. Lupin.
Aveva dimenticato quanto divertente ed esaltante fosse.

Not tonight come tomorrow
When everything's sunny and bright

Più che un ballo, da un punto di vista esterno sarebbe potuta risultare una gara a chi guidava meglio l'altro, scambiandosi il ruolo di continuo.
Sebbene stessero effettivamente facendo così, entrambi troppo testardi per farsi mettere i piedi in testa, si stavano divertendo come mai prima d'ora.
Sirius, si poteva dire che aveva la peggio; che l'altezza di Remus giocasse a suo favore?
Non ne era certo, e seppur in cuor suo adorasse quando l'altro dettava le regole, non poteva di certo lasciargliela vinta.

"Da quando ti lasci ammansire così, eh Pads?"

Una scintilla parve riaccendersi dentro di sé; quel soprannome sembrava ormai essere morto assieme a James e Lily, dato che da allora nessuno più l'aveva pronunciato.
Per un momento fugace, il licantropo temette di aver tirato troppo la corda.

"Goditi questo momento Moony, non te lo lascerò più fare per il resto delle canzone, che io sia dannato per questo."

In un batter d'occhio, riprese il ruolo dominante, portandosi un po' troppo vicino al volto sfigurato di Remus.
Notò la presenza di una nuova cicatrice; ebbe il forte impulso di sfiorarne leggermente la superficie, ma riuscì a controllarsi.
Quante ore aveva passato ad accarezzare il volto che il licantropo aveva tanto odiato, si chiese se la ripugnanza che provava verso sé stesso fosse ancora sua amica.

No no no come tomorrow 'cause then
We'll be waiting for the moonlight
We'll go walking in the moonlight
Walking in the moonlight

"Di la verità, mettevi questa canzone solo per prendermi in giro."

"Può darsi," rispose alzando le spalle, continuando a ballare.

Mai avrebbe ammesso che amava quella canzone per il romantico testo e per il significato che essa aveva, parole che tra l'altro avrebbe dedicato a Remus finché non avesse esaltato l'ultimo respiro.
Era sempre stata una sua abitudine canticchiare, avendo stranamente ottime doti canore, condivise esclusivamente con l'uomo con cui stava ballando in quel momento e con il quale aveva ballato su quelle note allegre oramai un miliardo di volte.
Nonostante i pensieri cupi che vagavano nella sua mente, il suo entusiasmo non accennò a spegnersi neanche per un secondo, anzi parve dargli più energia.
Non è che fino ad allora avessero ballato pacatamente, dopotutto non era il genere di canzone da valzer, eppure iniziò a divertirsi ulteriormente.

Oh, laughter ringing in the darkness
People drinking for days gone by

Aveva effettivamente perso la cognizione del tempo, saranno state le quattro del mattino e loro se ne stavano a ballare nel salone come due idioti.
Raramente le loro mani si separavano, spesso si calpestavano i piedi a vicenda, tentavano di fare piroette senza successo, per non parlare di quando si incastravano con le braccia.
Sembrava così assurda e surreale quella coreografia di passi, di certo non un bello spettacolo da vedere, ma dio quanto si stavano divertendo.
Quando riuscirono a fare una giravolta decente e si ripresero per mano, Sirius non poté far a meno di sorridere raggiante e Remus non esitò a ricambiare.

Time don't mean a thing
When you're by my side
Please stay awhile

Quel sorriso gli scaldò il cuore, come era sempre stato solito fare.
Sembravano essere tornati ragazzini, come quando avevano utilizzato la mappa del malandrino per raggiungere la torre di astronomia a guardare le stelle, loro due soli.
I loro baci, le loro carezze, le dolci frasi sussurrate all'orecchio, le promesse.
Forse avrebbe dovuto smettere di rimuginare sul passato e godersi quel bel momento, ma il testo della canzone sembrava avercela con lui.
John Deacon si era sicuramente divertito a guardare attraverso una palla di vetro durante la realizzazione della canzone; a distanza di così tanti anni essa sembrava ancora più adatta alla loro situazione.
Tant'è che aprì bocca senza riflettere, come al suo solito.

"Oh, you know I never could foresee the future years, you know I never could see where life was leading me..."

Come rovinare l'atmosfera, una guida di Sirius Orion Black, un professionista.
Eppure, sebbene fosse pentito e si sentisse un perfetto idiota, con un impeto di frustrazione e rabbia repressa, intonò la strofa successiva.

"But will we be together forever, what will be my love can't you see that I just don't know, don't know..."

Remus si bloccò sul posto, la mano che ancora teneva la sua, guardandolo negli occhi con un'espressione indecifrabile.
La tensione calò di colpo nella stanza.
Probabilmente passarono a rassegna tutto ciò che erano stati un tempo e tutto ciò che sarebbero potuti essere se la vita non avesse deciso di divertirsi crudelmente con loro.
Ma d'altronde, che senso aveva piangere sul latte versato?
Morse la sua stessa lingua, pentendosi di aver dato aria alla bocca come al suo solito, avrebbe potuto almeno aspettare la fine della canzone.

No, not tonight, not tomorrow
Everything's gonna be alright
Wait and see if tomorrow we'll be
As happy as we're feeling tonight
We'll go walking in the moonlight
Walking in the moonlight

Per poco non si fece scappare un'amara risata all'udire quella strofa.
Nulla sarebbe andato bene, nulla sarebbe tornato mai come prima eppure, in quei pochi minuti, ci aveva creduto.
Entrambi si erano divertiti, lui soprattutto, ma finita quella canzone avrebbero ricominciato ad ignorarsi, forse anche più di prima; aveva semplicemente anticipato l'inevitabile.
Tenne lo sguardo basso sul tappeto, carico di odio e disperazione accumulati nel corso della sua vita.
Prima o poi sarebbe esploso, ne era certo.

"Oh, I can hear the music in the darkness, floating softly to where we lie..."

Alzò il capo di scatto, scontrandosi con gli occhi ambrati del suo ormai amore passato, sentendo le gambe diventare gelatina.
Non sembrava deluso, arrabbiato, infastidito anzi, gli stava porgendo la mano per continuare quell'assurdo ballo.
Esitante, la afferrò delicatamente e proprio come lui aveva fatto inizialmente, venne trascinato tra le braccia di Remus, con l'unica differenza che si ritrovò ad un palmo del suo viso, sorretto dal suo braccio sinistro in un elegante e inaspettato casqué.

"No more questions now, let's enjoy tonight, just you and I..."

Il soave sussurro emesso da Remus si disperse nell'aria, lasciandoli con la parte strumentale a cullarli dolcemente.
Parve durare un eternità: gli occhi incastonati tra di loro, i respiri che si mischiavano, i cuori palpitanti.

"Credevo che non mi avresti più lasciato condurre-"

Saranno state le quattro del mattino passate, quando Sirius Black esplose.
Con uno scatto, si avvinghiò al collo di Remus, premendo le labbra sulle sue, facendo miracolosamente cadere entrambi sul divano.
Quello che inizialmente era un bacio delicato, tramutò in qualcosa di più frenetico e sconnesso, le mani che vagavano nei morbidi capelli chiari dell'uomo sotto di lui, il quale invece le teneva salde sui suoi fianchi.
Ad occhi esterni, poteva sembrare una classica scena carica di desiderio ma in realtà, si trattava semplicemente di una conferma, conferma che l'altro fosse ancora lì, ad accoglierlo a braccia aperte nonostante tutto ciò che avevano passato.

Il dolore, la solitudine, niente avrebbe mai potuto separarli e perciò volevano una conferma, volevano capire se effettivamente ne fosse valsa la pena.
Forse non era tutto perduto, forse poteva ancora rimediare al casino che era la sua vita, rimettere insieme i pezzi e respirare normalmente, senza fatica né fretta.
Che ci fosse ancora speranza?
Che fosse ancora tutto possibile nonostante gli anni passati?
Si erano voluti bene, si erano amati, si erano ripromessi di non lasciarsi eppure la vita si era presa gioco di loro ma a quel punto, potevano vendicarsi per la crudeltà e l'infelicità che avevano subito per anni?

Quelle labbra, dio quelle labbra quanto gli erano mancate, morbide e delicate, rudi e passionali, sapevano di cioccolato e nostalgia.
Si baciarono, forse a lungo o forse per troppo poco, non seppe dirlo con certezza.
Ma quando sentì una mano spingergli il petto per allontanarlo e le labbra separarsi, il terrore puro gli attraversò la spina dorsale.

"Sirius io..non posso, non possiamo."

Se fosse stato possibile, il suo cuore si sarebbe frantumato in pezzi minuscoli, a causa della pugnalata devastante che aveva ricevuto.
Il dolore era lo stesso, se non peggiore.
Schiuse la bocca continuando a fissarlo, incapace di produrre un qualsiasi suono.
Sirius Black era senza parole.
Un giorno da ricordare.

"Io...Tonks...non posso."

Remus continuava a farfugliare frasi sconnesse, alla disperata ricerca di qualcosa di sensato da dire affinché potesse mascherare la sua vigliaccheria.
Alla fin fine, di quello si trattava.
Paura, paura di buttarsi in un futuro incerto, essendo già confuso di suo, perciò era meglio optare per la via più semplice.
E Sirius lo sapeva, non era stupido, lo conosceva come le sue tasche e che diritto aveva di mettere in discussione le sue scelte?
In passato lo aveva fatto, parecchie volte, anche per le cose più stupide, ma ora era più vecchio, più stanco e senza forze.
Valeva la pena arrendersi?
Remus almeno sarebbe stato felice?
Non lo sapeva, ma ci sperava.
Entrambi soffrivano da una vita, uno di loro meritava un po' di pace e non era lui.

"Remus...non preoccuparti, lo capisco, è stata colpa mia."

Tentò a stento di sorridergli, sperando di rincuorarlo in qualche modo, dandogli una misera pacca sulla spalla.
Non aveva mai amato mentire, tanto meno a Remus ma quali altre opzioni aveva se non fare del suo meglio per renderlo felice?
Certo, aveva effettivamente combinato un casino baciandolo, sebbene desiderasse farlo da quando lo aveva rivisto due anni prima, ma così lo aveva solo messo più in difficoltà.
Tanto valeva rimediare in qualche modo, no?

"Penso di...tornare a dormire," disse semplicemente il licantropo, alzandosi.

Annuì, seguendolo con lo sguardo mentre usciva dalla stanza, sussurrandogli un "buonanotte" che però non fu ricambiato, probabilmente per il tono di voce troppo basso.
Rimase sul divano, seduto scomposto, a fissare un punto indefinito.
Avrebbe voluto urlare fino a perdere la voce, rivoltare completamente quella stanza se non tutta la casa, piangere per la frustrazione fino allo sfinimento, bere nella speranza di dimenticare tutto quello che era successo.

Sarebbe voluto tornare indietro nel tempo per rivivere i bei momenti ad hogwarts, impedire il verificarsi di tutte quelle catastrofi che lo avevano segnato, o anche solo tornare indietro di qualche ora e darsi uno schiaffo da solo per quello che aveva fatto.

Sarebbe voluto salire su per le scale, entrare nella stanza di Remus e urlargli quanto lo amasse, implorandogli di restare con lui perché altrimenti non sarebbe sopravvissuto, per poi baciarlo nuovamente e rimanere lì, in sua compagnia tutta la notte, tutta la vita.
Ma non fece nulla di tutto ciò.

Can't you see that we've
gotta be together
Be together just you and I,
just you and I
No more questions
just you and I

 

   
 
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