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Autore: GReina    21/04/2021    3 recensioni
[3/7 raccolta OS omegaverse]
ATTENZIONE: questa fanfic fa parte della serie "A Society to Change - Omegaverse". Consiglio di leggere prima la long in quanto questa OS spoilera il finale. Se non siete interessati alla sakuatsu o a leggere undici capitoli, però, potete benissimo leggere anche solo questa.
Ecco la storia di Oikawa ed Iwaizumi.
Genere: Hurt/Comfort, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Society to Change - Omegaverse'
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Iwaizumi Hajime era sempre stato difficile da inquadrare. Amava giocare a pallavolo, si divertiva con i propri amici, aveva quasi sempre un’espressione irritata, ma raramente lo era sul serio. Se c’era però una cosa assolutamente certa e – malauguratamente per Iwaizumi – ben visibile a tutti, quella era l’affetto che provava per quella drama queen che era Oikawa Tooru.
Si conoscevano da quando erano piccoli. Hajime neanche ricordava la sua vita senza di lui. Iwaizumi un alpha, l’altro un omega, un giorno i suoi genitori gli avevano rivelato di averlo presentato a Tooru con la speranza che un giorno si accoppiassero, ma su una cosa erano stati chiari: “I matrimoni combinati sono da medioevo, e noi vogliamo che il nostro bambino si sposi per amore. Che sia con un omega, un beta o persino un altro alpha.” e lo stesso – probabilmente – dovevano aver detto i signori Oikawa all’altro ragazzo. Hajime aveva dieci anni quando gli venne fatto quel discorso; aveva dieci anni quando era iniziato quello che a lui piaceva chiamare – salvo poi essere in realtà tutto l’opposto – “l’inizio verso il declino”, perché nonostante i suoi genitori non gli avessero mai imposto nulla, avevano comunque avuto il potere di instillargli una domanda in testa la cui risposta poteva essere bellissima o terrificante: “Con chi si accoppierà Oikawa?” Iwaizumi capì che forse Tooru gli piaceva quando il cuore gli si chiuse in una morsa al solo pensiero che non sarebbe stato con lui.
Così, l’alpha aveva iniziato ad osservarlo cercando di capire perché l’ansia non facesse che attanagliarlo se solo provava a pensare al futuro. Ed Oikawa, certo, se n’era accorto.
Avevano quattordici anni quando l’omega iniziò a flirtare con i loro compagni di scuola. La prima volta, Iwaizumi era stato colto del tutto impreparato e non era riuscito a trattenere il minaccioso ringhio da alpha possessivo che aveva fatto scappare in fretta il povero sfortunato. Tooru aveva riso, insultato la sua gelosia da fratello maggiore, ed infine passato al prossimo compagno a cui dedicare le sue attenzioni.
A sedici anni, i brufoli della prima adolescenza erano del tutto scomparsi ed il fisico di Oikawa – temprato giorno dopo giorno al club sportivo della scuola – era diventato un corpo perfetto. Questo aveva attirato le attenzioni di molti: ragazze beta, soprattutto, ma anche adoranti omega e alpha eccitati con la bava alla bocca. Era quando erano questi ultimi ad avvicinarsi al suo amico che Iwaizumi non riusciva a controllare il proprio umore, così aveva preso l’abitudine di fingersi incazzato per ogni cosa piuttosto che ammettere che lo era solo per l’atteggiamento di Oikawa e di tutti coloro che attirava con il suo charme.
“Sei così noioso, Iwa-chan! Non ho bisogno di un fratello maggiore che faccia il geloso.” continuava a ripetere l’omega, quindi per il corvino veniva sempre più semplice “fingersi” incazzato con lui, perché iniziò a farlo sul serio:
“Come cazzo fa a non capire??” si ripeteva ad ogni flirt, ad ogni sorriso, ad ogni carezza non destinati a lui.
Quando poi compirono diciassette anni, Oikawa ebbe il suo primo calore, e fu in quell’esatto momento che Iwaizumi seppe di essere condannato; fu in quell’esatto momento che capì di non poter più negare l’evidenza: lui era innamorato di Oikawa Tooru che – con il suo atteggiamento – gli rendeva la situazione tutt’altro che facile. Hajime era di Oikawa, tanto che l’omega avrebbe potuto decidere di farne qualsiasi cosa di lui, perché in ogni caso l’alpha l’avrebbe seguito e protetto ovunque, e se ancora Tooru vagava nell’ignoranza, ad Iwaizumi questo era diventato chiaro quando i genitori dell’omega gli avevano detto che era assente da scuola a causa del calore. A quel punto, Hajime non aveva avuto scelta: si era appostato a distanza di sicurezza oltre il cancello della casa dell’omega per accertarsi che nessun alpha sentisse il suo odore e si avvicinasse. Perché non importava che suo padre e sua madre – alpha e beta – fossero lì per tenerlo d’occhio; era compito di Iwaizumi proteggerlo, e l’avrebbe sempre fatto.
Avevano diciotto anni quando l’alpha capì che però, per quanto forte fosse il proprio proposito, non sempre avrebbe potuto tenerlo al sicuro.
Oikawa stava piangendo come non aveva mai pianto prima. Era disperato, sembrava non riuscire a respirare e si stringeva spesso il petto con una mano, come se tutto quel dolore lo stesse pugnalando al cuore. Iwaizumi non aveva potuto fare altro che attivare la propria ghiandola profumata in modo che irradiasse un odore calmante per l’omega, non aveva potuto fare altro che stringerlo tra le proprie braccia e sussurrargli che tutto sarebbe andato bene, che lui era lì e che non l’avrebbe abbandonato. Ma la verità era che le sue erano parole vuote, senza significato. Perché non ci sono parole che aiutino quando due amati genitori ti vengono strappati via così all’improvviso per colpa di un pazzo al volante. Iwaizumi l’aveva abbracciato, gli aveva asciugato le lacrime che gli bagnavano le guance solo per far posto alle altre, ed infine l’aveva accompagnato al funerale dei suoi genitori. Nei giorni successivi aveva fatto di tutto per farlo stare meglio.
La casa era passata di diritto alla sorella di Tooru che – come loro padre – era nata alpha. Lei, tuttavia, abitava già da diversi anni nella grande Tokyo insieme a suo figlio, per cui Tooru avrebbe avuto la casa tutta per sé anche se, Iwaizumi ne era sicuro, l’omega l’avrebbe vista in modo diverso: la casa sarebbe stata vuota e lui solo.
“Non c’è bisogno che tu rimanga, Iwa-chan.” aveva sussurrato Oikawa quando Iwaizumi l’aveva riaccompagnato a casa, ma lui non aveva accettato quelle parole e afferrandogli il viso a coppa aveva risposto:
“Non ho intenzione di lasciarti solo. Se non vuoi che io rimanga, allora dovrai essere tu a venire a dormire a casa mia.” dopodiché l’omega aveva ricominciato a piangere. Hajime non ne conosceva la ragione precisa: poteva essere stata la parola solo, o la commozione nel sapere di avere ancora una famiglia negli Iwaizumi. Poteva essere gratitudine per l’amico che si era offerto di restare o semplicemente il pensiero che i suoi genitori non avrebbero più rivisto quelle quattro mura. La verità era che non doveva esserci una ragione; Iwaizumi l’aveva abbracciato ancora lasciando che si sfogasse, dopodiché gli preparò la cena e andarono a dormire.
Quella notte Oikawa dormì poco e male, ma ad ogni suo singhiozzo Iwaizumi stringeva il loro abbraccio, ad ogni suo sussulto rispondeva con parole dolci e incoraggianti ed insieme arrivarono al mattino.
Passarono in quel modo le due settimane successive. Iwaizumi lo vedeva deperire giorno dopo giorno, così – alla stregua di un marinaio ancora sulla nave che tenta di trarre in salvo un uomo che sta per affogare – l’alpha aveva fatto di tutto per far tornare l’altro ad una parvenza di normalità. Era passata una settimana dal funerale dei signori Oikawa quando l’alpha e l’omega si baciarono per la prima volta. Fu un bacio tenero, offerto senza malizia ed accettato con piacere. Erano seduti sul divano, Tooru aveva gli occhi lucidi pronto a bagnarli definitivamente da un momento all’altro. Iwaizumi era riuscito a riportarlo a bordo della nave, ma erano ancora fermi in bilico sul bordo e, quando il marinaio capì che quel pianto avrebbe potuto ributtare l’altro nell’oceano, aveva fatto l’unica cosa che gli era venuta in mente: si era sporto in avanti e l’aveva baciato. Oikawa era rimasto sorpreso, ma in meno di un secondo si era ritrovato a ricambiare il bacio. Con quello, l’alpha voleva infondergli la dose necessaria di amore di cui aveva bisogno per continuare a vivere, e funzionò.
Si baciarono parecchio, poi, nei giorni a venire, ma mai quei baci teneri sulle labbra si erano trasformati in qualcos’altro. E finalmente – diverse settimane dopo – Oikawa Tooru poté tornare al sicuro sulla terraferma. Ricominciò a sorridere, ricominciò a scherzare e, con sommo disappunto di Iwaizumi, ricominciò a flirtare. Hajime avrebbe dovuto essere geloso come lo era sempre stato, ma in realtà era solo contento che l’altro si fosse ripreso. Oikawa, poi, non sembrava più metterci lo stesso impegno di prima nel rimorchiare i ragazzi e le ragazze. I suoi flirt diventarono scialbi, effimeri, ed Iwaizumi non avrebbe mai potuto essere geloso quando sapeva che quell’atteggiamento era semplicemente una parte di Tooru, un aspetto che lo contraddistingueva e che lo portava a divertirsi. Iwaizumi non avrebbe mai potuto essere geloso quando sapeva che le sue labbra erano state assaggiate solo da lui da quando si erano dati quel primo, tenero bacio.
Quando ebbero vent’anni, Tooru raggiunse Hajime e gli disse che dovevano parlare.
“Utsui Takashi ti ha offerto un posto come suo assistente. Perché hai rifiutato?” Iwaizumi si chiese per appena un secondo come l’altro avesse fatto a scoprirlo, ma subito si riprese per rispondere:
“Non sono ancora sicuro che il preparatore atletico sia il lavoro giusto per me. In più il lavoro è poco retribuito e-”
“Iwa-chan.” l’aveva interrotto l’omega. Hajime non l’aveva mai visto tanto serio e risoluto. Dopodiché gli aveva preso il cellulare dalla tasca dei jeans solo per tenderlo verso Iwaizumi.
“Chiama Utsui e digli che accetti.”
“Oikawa-” ma l’altro lo interruppe ancora:
“Io vengo con te.” Hajime aveva spalancato gli occhi assolutamente sorpreso, ma soprattutto entusiasta della semplicità con cui l’altro aveva detto l’ultima frase; Oikawa notò il suo stato e distolse imbarazzato lo sguardo.
“Volevo comunque lasciare questa casa. È troppo grande solo per me e dovremmo trovarne una definitivamente nostra dal momento che in pratica viviamo insieme da due anni.” l’alpha non aveva potuto impedirselo e – dopo tanto tempo – lo baciò ancora, come in passato. Tooru rispose sorpreso ma visibilmente contento di quel contatto. Se solo il castano si fosse deciso a smetterla di divertirsi in giro Hajime sarebbe stato felice di rendere la loro relazione ufficiale, eppure sembrava che qualcosa trattenesse l’omega dal lasciarsi andare ed Iwaizumi non voleva mettergli fretta. L’alpha interruppe il contatto e sorrise.
“Tokyo sarà stupenda insieme a te.” e stupenda lo fu davvero. Passarono due anni insieme nella grande città. Avevano trovato un buon appartamento da dividere e tutto sembrava perfetto. O quasi. Per quanti segnali gli mandasse Iwaizumi, infatti, l’altro si ostinava a fare gli occhi dolci a tutti tranne che a lui. Anche la possibilità che lo facesse semplicemente per farlo ingelosire – come da ragazzo aveva creduto – era stata ormai esclusa da tempo.
Una sera, all’ennesima conquista di Oikawa rimorchiata al bancone del bar ma scaricata immediatamente fuori dalla porta del locale, Hajime arrivò quasi a domandargli perché si comportasse in quel modo; perché continuasse ad agganciare gente per poi non concedere loro nemmeno un bacio. L’idea che portare a galla l’argomento avrebbe fatto cambiare atteggiamento a Tooru spingendolo ad andare oltre le chiacchiere al bar, però, avevano frenato Iwaizumi quella volta come tutte le precedenti. Così continuarono la loro strana convivenza senza variazioni: erano migliori amici, e nient’altro. A volte capitava che l’omega si addormentasse nel letto dell’altro, ma non accadeva nulla di più.
Passò un anno ancora, poi tutto cambiò.
“Perché? Perché?” appresa la notizia, Oikawa non riuscì a mormorare altro se non quello. Iwaizumi sapeva che non lo stava veramente chiedendo a lui, eppure l’alpha avrebbe tanto voluto potere rispondere se quello fosse servito a farlo stare meglio. Come l’ultima volta, invece, non poté far altro che abbracciarlo ed accarezzarlo.
“Takeru.” fu solo quel nome, pronunciato da Oikawa in un sussurro, che riuscì – solo dopo un paio d’ore – a far dimenticare quella domanda rimasta senza risposta. Con la scomparsa prematura della sorella di Tooru, infatti, il ragazzino era rimasto senza madre o padre; senza famiglia se non quell’omega distrutto e in lacrime tra le braccia di Hajime.
“Ci prenderemo cura di lui.” stava per dire d’istinto Iwaizumi, poi si ricordò che lui era solo il suo migliore amico.
“Riuscirai a prenderti cura di lui.” disse quindi “Ti aiuterò io.” strinse l’abbraccio che li legava più forte e lo baciò dolce sulla testa cercando di fargli capire che per lui ci sarebbe sempre stato. Dopodiché lo aiutò a sistemarsi e si misero in macchina per andare a prendere Takeru a scuola. In quegli anni – vivendo nella stessa città – non solo Tooru e sua sorella, ma anche l’omega e suo nipote avevano legato molto di più che in passato. Almeno una sera a settimana cenavano insieme, cosa che aveva reso Oikawa sempre più che entusiasta e smanioso di arrivare al weekend solo per quel motivo. Osservare Takeru sorridere alla loro vista e correre felice verso lo zio solo per vedere questi sospirare tremante e spiegargli della morte di sua madre fu la scena più pietosa e triste che Iwaizumi avesse mai visto. Il dolore di entrambi era tanto forte da far gelare l’aria, ma se Hajime credeva potesse esserci un limite al peggio, solo due giorni dopo fu costretto a scoprire il contrario.
“Lo mandano in collegio.” Oikawa gli aveva sussurrato quelle parole in lacrime e del tutto distrutto. Iwaizumu l’aveva accompagnato al comune per fare in modo che la custodia del nipote passasse a lui. Entrambi erano stati convinti che non sarebbe stato difficile dal momento che Tooru era l’unica famiglia che gli restava, ma si erano sbagliati. Solo pochi minuti prima ne erano stati talmente sicuri che invece di accompagnarlo dentro Hajime aveva aspettato all’esterno dell’edificio, vicino alla macchina. Ed era proprio lì che si trovavano in quel momento quando Tooru continuò:
“Ha-hanno… hanno detto…” capire le sue parole non era semplice tra i tanti singhiozzi “che un omega non può- prendersi cura di un alpha.” cercò di asciugarsi le copiose lacrime che gli bagnavano gli occhi con i polsi, ma non cambiò nulla. Tirò su col naso e continuò:
“Hanno detto… che il governo provvederà alla sua istruzione- che andrà in collegio- non mi hanno detto dove.” pianse ancora a dirotto, così Hajime fece due passi in avanti e lo abbracciò stretto come aveva sempre fatto.
Negli ultimi due giorni Oikawa non era riuscito a pensare ad altro se non al funerale di sua sorella e alla custodia di Takeru. Iwaizumi, invece, aveva avuto la mente più lucida per pensare anche ad altro: Tooru. D’altronde, non c’era da stupirsi, lui pensava sempre a Tooru, ma stavolta era diverso; stavolta avrebbero potuto portarglielo via.
“Sposami.” disse quella parola nell’istante stesso in cui la pensò. La pronunciò con naturalezza, con semplicità. Era una soluzione pragmatica, certo, ma non solo.
Oikawa fece un passo indietro per guardare bene l’altro negli occhi. Iwaizumi si chiese cosa effettivamente riuscisse a vedere al di là delle lacrime; sperò con tutto il cuore che la sua risolutezza e il suo amore lo raggiungessero.
“Iwa-chan…” fu il singhiozzo di risposta “Non posso chiederti questo.” Hajime sorrise agrodolce, poi sollevò una mano e gli accarezzò la guancia bagnata.
“Infatti lo sto facendo io.” l’altro tirò ancora su col naso prima di fare un broncio offeso. Provò ad asciugarsi gli occhi – forse nella speranza di riuscire a vederci meglio – dopodiché parlò ancora:
“Ti sei sempre sentito in dovere di proteggermi, lo so…” disse triste “ma non voglio condizionare la tua vita, Iwa-chan… non l’ho mai voluto.” l’alpha rimase confuso per quelle parole.
“Mi sono sempre sentito in dovere di proteggerti perché io tengo a te da sempre, Tooru.” erano poche le volte in cui Iwaizumi l’aveva effettivamente chiamato per nome invece che con strani e poco lusinghieri soprannomi tutti suoi, quindi l’omega non poté far altro che prendere sul serio le sue parole. Gli mise le mani a coppa sul viso e gli si avvicinò; i nasi che per poco non si sfioravano.
“Non posso immaginare la mia vita senza di te, e tremo ad immaginare la tua senza di me.” confessò per la prima volta ad alta voce.
“So che questo non è il futuro che avresti voluto,” continuò a dirgli “ma è l’unico modo per tenere al sicuro te e Takeru. Viviamo insieme da così tanti anni, Tooru… delle fedi non cambieranno nulla tra di noi, se è quello che vuoi.” Oikawa tentennò prima di rispondere. Hajime lo vide mordersi il labbro indeciso, così lui usò quel lasso di tempo per calmarsi. Aveva appena chiesto all’amore della sua vita di sposarlo e questi sembrava essere del tutto intenzionato a rispondergli di no. Tentò di prepararsi all’evenienza e iniziò a pensare ad una via alternativa con cui aiutarlo per suo nipote.
“Perché dici che non è il futuro che avrei voluto?” chiese invece il castano sorprendendo l’altro che dovette farsi qualche centimetro indietro per poterlo guardare meglio negli occhi.
“Non hai mai dato segno di interessarti a me. Non in quel senso, almeno. Non come avrei voluto che facessi…” Tooru si morse ancora il labbro prima di distogliere lo sguardo da lui per puntarlo a terra.
“Ma i tuoi segnali…” indugiò. Sembrava imbarazzato. “Tutte le volte che hai dato segno di voler stare insieme a me…” l’omega iniziò a spostare il peso da un piede all’altro tremendamente a disagio, così Iwaizumi gli accarezzo i capelli con la sinistra mentre la destra lo spingeva a riportare gli occhi nei suoi. Questo sembrò dargli il coraggio di concludere la frase: “Erano perché le nostre famiglie ti hanno detto che avresti dovuto sposarmi… non è così?” Hajime spalancò gli occhi e dall’espressione di Oikawa capì che quanto appena detto era per lui stata un’assoluta certezza fino a quel momento. La sorpresa lasciò l’alpha senza parole, quindi fu l’altro a continuare:
“I miei genitori mi hanno detto che ci hanno presentati con la speranza che ci accoppiassimo. So che i tuoi hanno fatto lo stesso con te…” rivelò “Ma io non voglio, Iwa-chan!” continuò più forte “Non voglio e non ho mai voluto costringerti in qualcosa che non vuoi!” Hajime sorrise e sospirò. Un enorme macigno sembrava esserglisi dissolto dal petto.
“È per questo che hai continuato a flirtare con chiunque?” chiese, ma l’unica risposta che ottenne fu un leggero rossore sulle gote dell’altro.
“Tooru.” lo chiamò risoluto. Lo sguardo del castano tornò nel suo, quindi poté sussurrare con un sorriso: “Io ti amo. Ti amo da anni. Vorrei passare tutto il resto della mia vita al tuo fianco, ma tu devi permettermelo.” premette impercettibilmente più forte le proprie mani sul suo viso e Tooru sospirò prima che gli occhi – ancora – gli si riempissero di lacrime. Iwaizumi decise di prendere quelle nuove lacrime come un buon segno e chiedere con il cuore che batteva a mille nel petto:
“Tu mi ami?” la risposta arrivò neanche un secondo dopo, ma sembrarono eoni per Iwaizumi. In quel brevissimo lasso di tempo l’alpha riuscì a percepire il battito del proprio cuore, quello di Oikawa, il suono del vento e quello dei loro respiri.
“Ti amo.” disse, ed il mondo poté riprendere a scorrere alla stessa velocità di sempre. Si baciarono. Non si erano mai baciati così prima di allora. Iwaizumi aveva già dato tanti baci ad Oikawa e questi aveva risposto ad ognuno di essi, ma nessuno dei due si era mai lasciato andare. Adesso era diverso, adesso erano liberi.
La cerimonia fu semplice e veloce: entrarono in comune quel giorno stesso e firmarono i documenti. Adottarono Takeru e solo allora, con la loro famiglia al sicuro, poterono rendersi conto del grande passo che avevano compiuto. Non avevano bisogno di un matrimonio in grande stile, né di feste o ricevimenti che festeggiassero l’evento. Si ripresero con calma dal lutto che avevano appena subito e solo allora si concessero di essere felici. E felici lo furono parecchio tutti e tre insieme; ancora di più quando – in parte anche grazie a loro – il mondo cambiò.
“Zii!!” avevano lasciato Takeru da una persona fidata insieme ai figli di Daichi e Suga mentre loro erano impegnati nell’assedio della fabbrica abbandonata. Quando andarono a riprenderlo il giovane ragazzo corse subito verso di loro più entusiasta e fiero che mai.
“Vi ho visti in televisione! Siete degli eroi!!” entrambi sorrisero felici e commossi di quella reazione.
“È vero che siete stati voi a convincere la polizia ad appoggiarvi?” Hajime rise e stava giusto per rispondere che dire così era esagerato quando Tooru lo precedette:
“Assolutamente vero! Makki e Mattsun non avrebbero mai potuto resistere a questo bel faccino!” il castano ammiccò felice indicandosi scatenando le risate del nipote e lo sbuffo esasperato del marito.
“Andiamo a casa.” disse questi e gli altri assentirono con piacere.
“Siamo sposati da quasi cinque anni.” sussurrò quella stessa sera Hajime a Tooru mentre erano abbracciati sotto le coperte. L’omega rispose con un mormorio soddisfatto.
“Stavo pensando che non sarebbe una cattiva idea rinnovare i voti per il nostro anniversario.” rivelò subito dopo. Tooru sollevò la testa fino a quel momento abbandonata sul suo petto per guardarlo con occhi eccitati, così Hajime sorrise e continuò: “Potremmo farlo come si deve, questa volta. Organizzare una bella cerimonia ed invitare gli amici.”
“Così tutti potranno vedere quanto io sia fortunato ad avere un marito così sexy!” esclamò il castano facendo sorridere l’altro “Ma soprattutto potranno vedere quanto sono sexy io, ed impazzire tutti di gelosia!” a quel punto l’alpha sovrastò ridendo suo marito e lo baciò con passione.
“Così finalmente potremo avere il nostro giorno. Tutti guarderanno te e vedranno quanto sei bello.” il corvino sapeva bene quanto l’altro amasse sentirsi dire certe cose, quindi non si stupì affatto del sorriso genuino che gli fiorì sul viso. Gli circondò il collo con le braccia e lo baciò di rimando.
“Tutti guarderanno noi, Iwa-chan. E vedranno quanto siamo felici.”
 
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n.a.
okay sentite, LO SO! Sono sempre troppo cattiva con tutti loro… lutti, separazioni, aborti… ma serviva una storia drammatica a tutti o non sarebbero entrati nella Resistenza. Poi, insomma, è bello vedere i nostri personaggi vivere tranquilli e felici… ma che trama ci sarebbe?
Far fuori sia i genitori di Tooru che sua sorella riconosco che sia un po’ forzato… ma dovevano togliersi di mezzo e non ho avuto altra scelta (ops). Ho anche evitato di menzionare il secondo genitore di Takeru per non dire che erano addirittura in quattro le persone a morire.
Che altro dire… spero che tutti questi drammi non vi diano troppo l’idea di forzatura, anche perché non abbiamo ancora finito!! AHAH
Ci vediamo la settimana prossima con la OS semishira!
xxx
   
 
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