Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    21/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Città della Forgia
 
Passando sotto l’arco di pietra che delimitava l’ingresso di Città della Forgia, Simm dovette lottare contro i ricordi che lo assalirono.
Ogni angolo, ogni pietra, ogni spigolo smussato dal tempo sembrava ricordargli che lì, contro ogni possibilità, era stato felice, per un breve periodo della sua vita.
Yander Ovrant cavalcava al suo fianco, il viso cotto dal sole che sorrideva a quelle vecchie pietre morte. Il suo sguardo vagava tra le case scavate nella roccia dove si affacciavano uomini e donne dall’espressione ostile.
“Non sembrano felici di vederci” disse Simm osservando quei visi.
“Ignorali” rispose Yander sicuro. “Quando accarezzeranno l’oro di Talmist con le loro dita, ci ringrazieranno di essere venuti.”
“Mi chiedo quanto oro vedranno quelle persone.”
“Abbastanza, amico mio.”
Non sono amico tuo, pensò.
“Prima di iniziare a lavorare sul serio c’è una persona che devo presentarti.” Yander lo condusse fino a una casa più grande delle altre. Come la maggior parte delle abitazioni sembrava fusa nella roccia, come se ne fosse un’estensione. Chiunque l’avesse concepita voleva stupire l’osservatore con quell’effetto.
O forse si è solo limitato a sfruttare ciò che aveva, si disse.
Città della Forgia sorgeva in un ampio cratere e ne occupava quasi un terzo. Le abitazioni erano costruite lungo una delle pareti e ne seguivano la curvatura, sfruttando i gradoni naturali come strade. C’erano scale e scivoli scavati nella roccia per consentire di spostarsi a piedi o a cavallo tra un livello e l’altro.
L’abitazione a cui erano diretti sorgeva sul livello più alto e sembrava incombere su tutte le altre. Davanti all’ingresso, un cerchio scavato nella roccia e coperto da un panno grigio, sostavano una dozzina di uomini armati di scudo e lancia.
“Lascia parlare me” disse Yander. “Queste persone sono inclini alla rissa e tu cadi facilmente nella provocazione.”
Simm sospirò. “Fai pure.”
“Io vi saluto” disse Yander alzando il braccio.
Uno dei soldati si fece avanti. “Voi chi siete?”
“Siamo gli ospiti importanti che la tua comandante sta aspettando.”
“La comandante non mi ha detto niente.”
Yander non smise di sorridere. “Forse non ti ha detto niente perché non ti considera abbastanza importante. Ora vi ad avvertirla che Ovrant è qui.”
L’uomo gli rivolse un’occhiata disgustate ed entrò nell’edificio. Ne uscì qualche istante dopo scuro in volto. “La comandante ha detto che potete entrare.”
Simm seguì Yander dentro l’edificio. Con le finestre coperte era buio e fresco, niente a che vedere con il caldo insopportabile all’esterno.
“Conduco io la trattativa” disse Yander. “Tu intervieni solo se ti fa qualche domanda.”
C’era una sola stanza di forma ovale sostenuta da una dozzina di colonne scolpite nella roccia. Panni di colori diversi erano appesi tra di esse formando stanze e ambienti separati.
Due uomini attendevano in fondo alla sala, dove era stata sistemato un tavolo di legno con due sedie. Dietro di esso, c’era una figura femminile. Indossava una tunica dai colori vivaci che si intonava con la pelle color oliva. Due occhi neri e penetranti li osservarono mentre si avvicinavano.
“Io ti saluto” disse Yander. “Loura Quintis.”
La donna inchinò la testa di lato. “Tu sei Ovrant? Quell’Ovrant di cui parlano tutti?”
“Sono io.”
“E immagino che il tuo amico sia Keltel, il macellaio di Mashiba.”
“È lui” disse Yander.
Quintis annuì solenne. “La metà di quelli che si trovano qui oggi vi celebrano per le vostre imprese in guerra. E l’altra metà vorrebbe farvi a pezzi per lo stesso motivo.”
“È il prezzo da pagare quando sei un eroe” disse Yander modesto. “Tu a quale metà appartieni?”
“L’odio e il risentimento non fanno più parte della mia natura” disse Quintis. “Ho perso due fratelli e mia madre in quella guerra, ma se devo essere sincera, penso che in fondo fosse destino che dovessero morire in quel modo.” Fece un gesto vago con la mano. “Tutto quello che mi interessa ora è portare a termine un buon affare. Ho fatto un lungo viaggio per raggiungere Città della Forgia. Spero ne sia valsa la pena.”
“Siamo qui per questo.”
Quintis si protese attraverso il tavolo. “Che cosa volete offrirmi?”
“Ci servono mille lavoratori” disse Yander.
“Si può fare.”
“E tutto quello che serve per portare a termine uno scavo.”
“Anche quello posso procurarlo in breve tempo. Nient’altro?”
Simm fece un passo avanti. “Anche io conosco te.”
Quintis sorrise. “Quale onore.”
“Dicono che sei una schiavista.”
Quintis si fece seria. “Non mi piace che si usi quel termine. Lo ritengo offensivo. Nessuno ti ha insegnato a usare le buone maniere quando sei in casa di altri, Simm Keltel?”
“Simm non voleva offenderti” disse Yander.
“È vero” disse Simm. “Com’è vero che sei una dannata schiavista.”
Quintis scattò in piedi e i due uomini di guardia estrassero le spade. “Ti concedo un’ultima possibilità per scusarti, eroe di guerra.”
Simm serrò la mascella. “Tu sei una schiavista, ma io non voglio schiavi. Voglio lavoratori. Nessuno di quelli che ci fornirai dovrà essere stato costretto a venire qui contro la sua volontà. Saranno ben nutriti e ben pagati e avranno cure adeguate, quindi dovrai procurarci abbastanza guaritori.”
Quintis sorrise. “Vi costerà molto di più.”
“Pagheremo il prezzo che chiederai.”
La donna annuì solenne. “A te sta bene, Ovrant?”
“Non ho finito” disse Simm.
Quintis voltò di scatto la testa. “Prosegui allora. Ti ascolto.”
“Nessuno di quei lavoratori sarà messo in catene, né sarà punito con la morte o la tortura, a meno che non uccida o commetta qualcosa di veramente grave.”
“E come pensi che farò a tenerli sotto controllo?”
“Sono certo che troverai tu il modo.”
Il sorriso di Quintis si allargò.
“E nessuno di loro sarà costretto a restare se non vuole” aggiunse Simm. “Saranno liberi di andarsene quando vogliono, se lo desiderano. Se accadrà, tu ci fornirai i sostituti necessari e alle stesse condizioni.”
“È tutto?”
“Direi di sì.”
Quintis tornò a sedere. “Ovrant? La decisione spetta a te. In fondo sei tu quello che paga.”
Yander sospirò. “Fai come dice Keltel. E procuraci in fretta quei lavoratori.”
“Allora abbiamo un accordo. Vogliamo bere qualcosa come si fa dalle mie parti o non è vostra usanza?”
Simm le voltò le spalle e marciò verso l’uscita.
Yander lo raggiunse qualche istante dopo, scuro in viso. “Dovevo portare avanti io la trattativa. Ora Quintis non mi rispetterà più.”
“Lo farà se le darai l’oro promesso.” Simm montò in sella. “A proposito, ce l’hai quell’oro o no?”
“Arriverà presto. Non è facile viaggiare di questi tempi.”
“Almeno un posto dove dormire stanotte ce l’abbiamo?”
“Ho provveduto anche a questo, amico mio.”
Ancora quella parola, pensò Simm. Sembra che ci creda davvero.
“Prima però vorrei mostrarti una cosa” aggiunse Yander.
 
Il fondo del cratere era coperto da rocce sparse ovunque e un’erba rada e gialla alta fino alle ginocchia. Il fondo irregolare rendeva difficile proseguire seguendo una linea retta. Due volte dovettero girare attorno a un masso per evitare un dislivello che li avrebbe costretti a scendere in una buca.
“Stai ricordando Simm? Tu sei già stato qui, no?”
La voce di Yander tradiva la sua eccitazione, come un bambino in un negozio di dolci o al quale avevano regalato un nuovo giocattolo.
“È stato tanti anni fa” disse a bassa voce.
Un avvallamento più ampio degli altri scendeva così in basso da sparire nel buio. Tutto intorno c’erano i resti di una piattaforma di legno ormai consumata dal tempo.
“Questo era il sito principale” spiegò Yander. “Tu e Rowlan siete entrati da qui l’ultima volta.”
Simm annuì. Non erano solo entrati. Ne erano anche usciti dopo aver fatto crollare la volta della galleria alle loro spalle. Ed era stata una decisione di Wyll.
Wyll.
Poteva sentire la sua voce rimbalzare sulle rocce della galleria mentre lo implorava.
Scosse la testa.
“Da qui non possiamo passare” disse indicando la voragine. “La galleria è sigillata per quasi un miglio. E non parlo di detriti ma rocce compatte.”
“A quelle penseremo noi” disse Yander sicuro. “Voglio mostrarti dove sorgerà la forgia.”
Vicino alla voragine era stato eretto un edificio in pietra di due livelli. Da quello più alo spuntavano tre comignoli di pietra scura che contrastava con il bianco candido di quelle su cui poggiavano.
“Ti piace? Questa sarà la forgia” disse Yander.
L’interno era composto da una sala lunga un centinaio di passi e larga cinquanta.
“Adesso è vuota, ma stanno già arrivando fabbri e carpentieri” spiegò Yander aggirandosi per la sala. “Sarà tutto pronto per quando inizieremo a estrarre.”
“Qui posso creare le armi” disse Simm. “Ma per tutto il resto, mi servirà un accesso diretto al cuore della forgia. Tu sai di cosa parlo, no?”
“Il santuario di Saralissa” disse Yander.
Simm guardò verso la voragine visibile attraverso un’ampia finestra che si apriva nel muro di fronte. Volgendo lo sguardo verso l’alto percorse la curva del cratere e, sopra di esso, lo spicchio di cielo che si intravedeva era coperto di nuvole.
“Sta arrivando la stagione delle piogge. Dobbiamo sbrigarci o lavoreremo in un pantano.”
 
Il carro si fermò in mezzo allo spiazzo ricavato tra due edifici scavati nel fianco del cratere. Uno alla volta dodici uomini saltarono giù e andarono ad allinearsi di fronte a Simm e Yander.
Erano tutti giovani e sembravano in salute. Non vide menomazioni o uomini che non riuscivano a reggersi in piedi.
“Quintis è stata di parola” disse Yander. “Sono tutti in buone condizioni.”
Simm annuì grave. “Sono tutti qui?”
“Il resto sta arrivando” disse Quintis sopraggiungendo. Indossava gli stessi abiti variopinti di tre giorni prima e un cappello a falda larga che le copriva il viso e le spalle proteggendola dal sole. “Questo è solo un assaggio per dimostrarvi che sono di parola. Spero che lo siate anche voi, perché sto ancora aspettando il mio oro.”
“Sta arrivando anche quello” disse Yander. “Zestari dovrebbe essere qui tra poco.”
Zestari era la figlia di Yander, come Simm aveva scoperto viaggiando con lui verso Città della Forgia. La ragazza arrivò due giorni dopo l’arrivo dei primi operai, quando stavano ancora decidendo chi avrebbe lavorato alla miniera e chi alla forgia vera e propria.
“Padre” disse entrando nell’edificio guardandosi attorno. Era alta e slanciata, tutto l’opposto di Yander che era basso e tarchiato. Indossava una tunica color sabbia su pantaloni marroni e stivali scuri. In vita aveva legata una spada dall’elsa istoriata che luccicava sotto il sole.
“Zestari” disse Yander andandole incontro. “Sei in ritardo.”
“Ti chiedo scusa” disse la ragazza. “Ma le strade non sono sicure. I rinnegati sono ovunque.”
Yander dovette notare qualcosa nello sguardo della ragazza. “C’è qualcosa che devo sapere?”
Zestari annuì. “I ribelli sono diventati audaci. Hanno attaccato Ferrador e bruciato mezza città.”
Simm scattò verso di lei. “Che cosa hai detto?”
Yander cercò di fare un cenno con le mani alla figlia ma lui si frappose tra i due.
“Ripeti a me quello che hai detto su Ferrador” disse con tono perentorio.
Zestari guardò il padre e lui le fece un cenno di assenso.
“Ferrador è stata attaccata” disse la ragazza. “La notizia corre per tutta Talmist.”
“Quando è accaduto?”
“Una Luna fa, non di più. L’ho sentito dire a dei mercanti in viaggio verso Taloras. Dicevano di volersi allontanare perché le strade non sono più tanto sicure.” Guardò il padre.
Simm quasi la travolse mentre si dirigeva all’uscita. Yander lo raggiunse fuori, mentre cercava un cavallo.
“Simm.”
Mi serve un dannato cavallo, si disse.
“Simm, ascolta.”
E scorte di cibo per dieci o venti giorni, pensò. Porterò con me due cavalli, così potrò usare un cambio e procedere più veloce.
“Simm, vuoi fermarti dannazione?”
Senza rendersene conto era arrivato al recinto dei cavalli e lo stava aprendo. Girò la testa averso Yander.
“Valya è a Ferrador. Da sola” disse Simm trattenendo a stento la rabbia. “L’ho lasciata io lì pensando che fosse al sicuro.”
“E lo è. La città non è caduta o a quest’ora lo avremmo già saputo.”
“Devo andare da lei.” Fece per aprire il recinto ma Yander gli prese il braccio.
“Simm, ascolta. Per favore.”
Se in quel momento avesse avuto per le mani una spada o un’ascia, lo avrebbe colpito. Fissò Yander in silenzio.
“Non puoi andare. Non con tutto il lavoro che c’è da fare qui. Abbiamo appena iniziato e una interruzione, anche di pochi giorni, rovinerebbe tutti i nostri sforzi. Ti ho spiegato quanto sia importante quello che stiamo facendo per vincere la guerra.”
“Ma mia figlia è a Ferrador” disse senza riuscire a formulare una frase diversa.
“Lo so, ti capisco. Anche io sarei in pena se sapessi che i miei figli sono in pericolo, ma non puoi andare via. Devi restare.”
“Io” fece Simm togliendo la mano dal cancello. “Non so che fare.”
“Io sì. Zestari.”
La ragazza li raggiunse. “Padre?”
“Ti affido una missione. Vai a Ferrador e trova la figlia del mio amico Simm Keltel. Si chiama Valya. Lui te la descriverà in modo che tu possa riconoscerla. Quando l’avrai trovata, le spiegherai che suo padre la vuole al sicuro accanto a lui e la porterai qui. È tutto chiaro?”
Zestari sembrò esitare. “Vuoi già mandarmi via? Credevo di poter essere utile qui.”
“E lo sarai, ma adesso mi servi a Ferrador” disse Yander con tono deciso.
Zestari sembrò sussultare.
“Farai questo per me, figlia?”
Lei annuì decisa. “Troverò la ragazza e la porterò qui.”

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor