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Autore: FanFictioner313    21/04/2021    0 recensioni
Tutti abbiamo visto come è finita "Mare Fuori", l'assalto è fallito, Filippo con un inaspettato gesto di coraggio ha salvato Carmine ed ha ucciso Ciro. Perché, si sa fin troppo bene, che le serie TV devono finire bene, insegnarci che i buoni alla fine in qualche modo vincono, gli viene data una piccola speranza e il male invece viene sconfitto.
Ma la vita reale non è sempre così, a volte la camorra vince e il male trionfa. Allora mi chiedo che cosa potrebbe succedere se Ciro non fallisse in pieno la sua missione e riuscisse almeno in parte nel suo intento?!
P.s: chiedo scusa se il mio napoletano sarà pessimo ma non sono nè di Napoli o della Campania, ma voglio comunque cimentarmi!
BUONA LETTURA E... NON ABBIATE PAURA A LASCIARE UNA RECENSIONE! GRAZIE!!
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Bisturi - divaricatore – Pinze” una voce fredda e distaccata stava osservando attentamente il corpo disteso sul lettino della sala operatoria e chiedeva all’infermiera di passargli gli strumenti necessari all’operazione. Nulla in quella stanza asettica faceva pensare ad una situazione grave o urgente, si sarebbe potuto pensare che la persona dinanzi al tavolo operatorio, anche per via del suo aspetto giovanile, fosse un ragazzino che gioca all’allegro chirurgo cercando di darsi un contegno il più adulto possibile. Le gocce che scendevano dalle tempie però tradivano perfettamente quanto la situazione fosse delicata e quanto un senso timore e tensione invadesse il chirurgo che stava operando. Questa curiosa ambivalenza non deve assolutamente stupire, il medico impegnato nell’operazione non era una persona qualsiasi – giovane lo era davvero, visto che non aveva ancora 30 anni – però portava un cognome pesante in ambito sanitario: Nazario. Quello di un illustre famiglia di medici napoletani; il medesimo cognome era infatti portato anche dal dottor Galeno Maria Nazario primario dell’ospedale nonché padre del giovane chirurgo e da un certo Rizieri, fratello maggiore del chirurgo, sempre riverito ed osannato da tutti in ospedale perché era in lui e non nel suo fratellino vedevano il delfino di Galeno. Quella sera era di turno in chirurgia e sentiva il sacro dovere di salvare la vita a quel ragazzino, non solo per senso di responsabilità, per il giuramento di Ippocrate… ma per qualcosa di più grande che andava oltre il suo semplice dovere di medico e la volontà di dimostrare a tutti, come sempre, che lui era il migliore. FLASHBACK Era in piedi nella zona di arrivo delle ambulanze con altri colleghi perché come comunicatogli poco prima era in arrivo in ambulanza con un ferito grave. Improvvisamente giunse l’ambulanza, si aprì il portellone e un’infermiere annunciò: “paziente del IPM, maschio, di 16 anni, ferito al costato da un oggetto contundente in maniera abbastanza grave sembra durante una rivolta, stabilizzato sul posto ma ha perso conoscenza, parametri vitali in peggioramento, la pressione sta scendendo e il polso è debole, risponde al nome di Ciro Ricci”. Ciro Ricci, gli bastò una frazione di secondo per capire che si trattava del figlio di don Vittorio e del fratello minore di Gennaro così come per urlare: “Questo lo prendo io! Portatelo immediatamente in sala operatoria!” Poi mentre correva verso la sala operatoria sussurrò a Ciro: “Tieni duro Ciro, non mollare adesso mi prendo io cura di te, ti prometto che non morirai, non nella mia sala operatoria, io non dimentico quello che tuo fratello ha fatto per me quando ho avuto bisogno di un lavoretto fatto bene, quindi resisti che ora sistemiamo tutto.” FINE FLASHBACK “Ha perso molto sangue ma non pare che la coltellata abbia leso o reciso organi vitali, anche se mi preoccupa la possibile emorragia splenica e la ferita al fegato è abbastanza importante.” “Come intende procedere dottore?” chiese l’infermiera di sala. “Vuole che chiami suo fratello o suo padre?” “No, non è necessario, procederò io, ho già un piano terapeutico.” No, quella sera nessuno gli avrebbe portato via quel paziente, era il suo paziente e lui gli avrebbe salvato la vita. Lui non avrebbe mai permesso che Ciro morisse. “Faremo una resezione parziale del fegato ma per prima cosa sutureremo la ferita alla milza per evitare possibili, subdole, emorragie spleniche visto che la lesione al fegato è parzialmente sotto controllo.” “Vaicril due 0” disse con tono deciso e si gettò a capofitto nell’operazione come se fosse l’intervento più importante di tutta la sua carriera. Due piani più in alto, la situazione era tutt’altro che fredda o apparentemente tranquilla, anzi rivelava tutta la sua drammaticità pur in un momento che dovrebbe essere il più gioioso nella vita di una donna. Nina urlava in preda al dolore che le provocavano le contrazioni sempre più vicine ma si rifiutava categoricamente di prendere un qualsiasi antidolorifico che le potesse dare un po’ di sollievo dal dolore ma che rischiava anche di toglierle un po’ di lucidità, l’idea di recarsi in sala parto per verificare se la bimba era pronta per nascere o se, nella peggiore delle ipotesi fosse necessario ricorrere ad un taglio cesareo poi non la sfiorava neppure. “I’ da qua nu me muovo, nu voglio, no! Lasciateme qua, a da arrivà Carmine me l’ha promesso. L’han’avvertito, ha da arrivà a momenti. Nme movo da qua finché ‘n l’ho visto e ‘n c’ho parlato!” “Nina stai soffrendo troppo.” Le disse col tono dolce di una zia un infermiera seduta a bordo del suo letto. “Lascia che ti aiutiamo, fatti dare un po’ di antidolorifico, non è assolutamente necessario che tu soffra così.” “Hanno avvertito il tuo fidanzato, lui arriverò vedrai ma ora dovresti pensare un po’ a te. A lui importerà solo che tu stia bene e non soffra.” “Non ‘nse ne parla! Nu voglio. – urlò Nina tra gli spasmi del doloro - Lasciatemi accusì, nu voglio niente finchè non arriva Carmine. Ahia ahia! Lui sta arrivando, sono andati ad avvertirlo e lui m’ha promesso che non appena lo avvertono Ahia! arriva! Anche il suo comandante, m’ha giurato che Ahia! me lo portava qua appena lo avvertivano. Quindi ve prego, quando arriva fate ciò che vole ma ora… ahhh un nuovo spasmo le impedì persino di finire la frase ma con una mano fece un gesto appena accennato ma sufficiente a far capire che nonostante il dolore nessuno doveva fare nulla. L’infermiera non sapeva che proprio che fare, temeva che da un momento all’altro tornasse l’ostetrica o peggio la dottoressa e le chiedesse perché non stava facendo nulla: le avevano ordinato di convincere la puerpera a farsi aiutare quantomeno per ridurre il dolore delle contrazioni ma non era riuscita a convincere quella poverina in preda ai suoi dolori a lasciarsi aiutare. Come avrebbe potuto spiegare che questa preferiva soffrire come un cane, almeno finché il suo ragazzo non fosse arrivato, piuttosto che accettare un qualsiasi medicamento e che la sola idea di andare in sala parto prima dell’arrivo del suo fidanzato per lei era uno strazio peggiore del dolore provocatole dalle contrazioni? Decise infine che l’unica cosa saggia che poteva fare era andare a sincerarsi da quanto tempo avessero avvertito il fidanzato della paziente per capire se ci fosse modo di sapere se e da quanto era partito per poter calcolare quanto tempo mancasse al suo arrivo sperando naturalmente che fosse prossimo. Nina infatti era stata categorica, solo dopo aver parlato con Carmine avrebbe accettato un qualsiasi intervento su di sé o sulla bambina, fino ad allora avrebbe preferito contorcersi nel suo letto di dolore sino a livelli inimmaginabili. Dopo aver affidato Nina ad una sua collega si recò a passo svelto sino all’ufficio centralini dove stava una cara collega e amica: Nunziata. “Nunzia, hai chiamato tu l’IPM per avvertire il fidanzato della paziente della stanza 14 di venire subito, vero?!” “Certo, ho parlato con uno dei responsabili. MI ha assicurato che lo avrebbero avvertito immediatamente e sarebbero partiti. Perché, non è ancora arrivato?, ormai dovrebbe essere già qui o al massimo alla ricerca della stanza.” Rispose Nunzia. “Ah davvero?! Meno male, speriamo sia così. Sai quella paziente è abbastanza problematica, non vuole che si faccia nulla finché non avrà parlato con il suo fidanzato…” “Non sono riuscita a convincerla nemmeno a prendere qualcosa per il dolore delle contrazioni, e oltretutto questa sera è di turno la dott.ssa Ravello e non so come potrei giustificarle il fatto di non aver fatto nulla” “Se vuoi cara – riprese Nunziata – posso provare a richiamarli per sapere dove sono” “Saresti davvero un amica, non ho proprio voglia di prendermi una lavata di capo per colpa di una paziente cocciuta e poco collaborativa!” le disse Rosa, l’infermiera. “Provvedo subito!” e, ancor prima di finire la frase inizio a comporre il numero sulla tastiera. Stavolta però il numero squillava a vuoto e, contrariamente a quanto dovrebbe accadere quando in ufficio non poteva rispondere nessuno, la segreteria che avrebbe dovuto indicare il numero di cellulare da contattare in caso di emergenza non scattò. Loro non potevano certo immaginare, neanche lontanamente… Infatti Nunzia non ne fu, né allarmata, né sorpresa. Penso semplicemente che non avessero fatto in tempo a sollevare la cornetta e con estrema tranquillità decise di ricomporre nuovamente il numero Spazio autore: Scusate per il ritardo con cui ho aggiornato ma ho avuto un sacco da fare, grazie per la pazienza! Se volete lasciare un commento ne sarei ben felice.
   
 
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