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Autore: Stella Dark Star    23/04/2021    2 recensioni
Di punto in bianco Vil e Leona vengono incaricati dal preside Crowley di prendersi cura di un ragazzino ospite al Night Raven College. Il piccolo si chiama Rey, ha tredici anni ed è un incrocio tra un umano e un leone e....questo è tutto ciò che possono sapere, visto che per vari motivi non può rivelare il suo cognome o il suo Paese di provenienza! Eppure in lui c'è qualcosa di familiare, soprattutto nel suo aspetto. Inoltre sembra trovarsi a suo agio nonostante la situazione insolita e ha grande confidenza con chiunque, come se li conoscesse da sempre. Fare i babysitter si rivela più facile del previsto, però ci sono troppe cose che non quadrano. Chi è quel ragazzino? Da dove viene? E soprattutto da...QUANDO?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cater Diamond, Epel Felmier, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi, Vil Schoenheit
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Meravigliosi guai al Night Raven College'
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Capitolo dieci
La ‘hot’ star di Magicam
 
“Q-q-q-questo è per te, Cater. Ti prego di accettarlo.” Non solo si era impappinato per l’emozione, dopo essersi inchinato ad angolo retto aveva sollevato le braccia in avanti per porgergli la scatola coi cioccolatini, rischiando quasi di colpirgli il naso per il movimento repentino. Niente male come inizio!
Cater rise, abbozzando uno scherzo. “Lo accetto solo se prometti di metterti a tuo agio! E’ il nostro primo appuntamento, come facciamo a chiacchierare se balbetti così! E poi se rimani a capo chino, come faccio a vedere il tuo bel viso?”
Colpito dritto al cuore! Essere un playboy aveva i suoi vantaggi!
Non appena Rey risollevò il visetto dalle gote leggermente arrossate, Cater gli fece l’occhiolino e prese la scatolina che ancora gli porgeva messo in quella buffa posizione!
“Ti ringrazio, non mi aspettavo questo dono!” Con l’indice sfiorò uno dei piccoli rombi tridimensionali che erano incollati sulla carta che faceva da decorazione. “Carino! L’hai fatto tu?”
“Mh mh!”
Cater allora aprì la scatola e…vedendo che si trattava di cioccolatini, a stento riuscì a nascondere la delusione. Aveva detto di essere un suo grande fan e gli regalava dei cioccolatini? Sul serio?
“Ehm…grazie…del pensiero…”
“Non sono dolci, sai?”
Cater si volse incuriosito verso di lui e notò nel suo sguardo una certa sicurezza nell’affermare ciò che diceva.
“Non c’è traccia di zucchero! E’ cioccolato extrafondente! E quei pezzettini rossi che vedi sono peperoncini essiccati!”
“Tu hai…?” Era rimasto davvero sorpreso da questo. Accennò un sorriso. “Li mangerò molto volentieri! Mi conosci meglio di quanto credessi!”
Rey fece una smorfia sbarazzina.
“Vieni con me, ora è il mio turno di sorprenderti!” E nel dire ciò, Cater lo prese per mano e lo portò con sé fino al giardino del dormitorio. Ad attenderli, attorniato da curiosi roseti a forma di cuore, era un tavolino di forma circolare coperto da una lunga e bianca tovaglia. Sulla sua superficie era stato preparato il necessario per la merenda, un servizio da tè di raffinata porcellana con dipinte delle roselline, cucchiaini d’argento, un cestino di vimini in cui erano dei biscotti caserecci con le forme delle carte da gioco e un vassoio tondo che esibiva dei pittoreschi muffin ricoperti di creme e zuccherini colorati. Già a prima vista, gli occhi di Rey presero a brillare!
Si accomodarono sulle sedie dotate di comodi cuscini e Cater si occupò di fare gli onori di casa, servendo il tè al suo ospite. Dalla tazza fumante si levò un buon aroma fruttato.
“Questo infuso è tra i miei preferiti! Non ha bisogno di zucchero perché è già dolce al naturale. Be’, non troppo, altrimenti non mi piacerebbe!”
Rey allungò la mano sul vassoio e andò a colpo sicuro su un muffin al cioccolato ricoperto di panna e con un biscottino a forma di ‘Fiori’. Prima di prenderlo si bloccò un istante e sbirciò Cater, ma lui subito lo rassicurò che erano tutti suoi, senza esclusioni. E allora niente complimenti, Rey prese il dolcetto e lo addentò con espressione soddisfatta. Stessa cosa per il secondo, un muffin alla panna ricoperto di marmellata di fragole e con sopra un piccolo rombo rosso.
Click!
“Uh? C-Cater, cosa fai?” Le orecchie di Rey si abbassarono, tradendo un certo imbarazzo.
“Eh eh! Eri troppo carino con la bocca piena!”
“Ehm…sì ma…non potresti farmi delle foto…”
“Sì, lo so, ricordo la ramanzina di Vil! Però oggi voglio fare degli scatti solo per me! Prometto che non li pubblicherò e che nessun altro li vedrà! Ci stai?” Ed esibì il mignolo.
Il piccolo era preso tra due fuochi, sapeva che le foto erano proibite e che se una sola fosse finita sui social sarebbe stato un enorme guaio, data la situazione in cui si trovava, però se a chiederglielo era il suo idolo si sentiva fisicamente incapace di rifiutare…quindi…
Sospirò per scacciare la tensione e unì il mignolo a quello di lui.
Cater sorrise. “Ecco, il nostro primo patto e il nostro primo segreto!”
Da lì il tempo prese a scorrere ad un ritmo diverso, il mondo stesso parve mutare in un piccolo paradiso solo per loro due. Durante la merenda parlarono come fossero stati vecchi amici, Rey spazzolò via tutti i muffin e buona parte dei biscotti e anche Cater non ebbe problemi a gustarsi quei cioccolatini preparati apposta per lui e che rispecchiavano appieno i suoi gusti. Prima che mangiasse l’ultimo della scatola, Rey gli scattò una foto ricordo col proprio telefono, già immaginando quante notti avrebbe trascorso ad ammirarla. Insomma, una foto del suo idolo con in mano un cioccolatino fatto da lui, era un sogno avverato!!!
Dopo la merenda, Rey chiese espressamente di poter dipingere alcune rose insieme, avendo sentito che era usanza del dormitorio, in determinate occasioni, cambiarle da bianche a rosse. Non che quel giorno fosse speciale, ma magari potevano fare un’eccezione senza che Riddle lo scoprisse! Scelsero un roseto poco in vista e…via coi pennelli! Per Cater fu un’emozione tutta da scoprire, in genere lo faceva su ordine di Riddle e si dava un gran daffare per terminare in tempo, invece farlo per il semplice gusto di far divertire il suo piccolo ospite, fu completamente diverso. Farsi dei dispettucci col pennello, scherzare, ridere, fare una foto a Rey con una pennellata di rosso sulla guancia…non aveva mai riso così tanto! In seguito fu Cater a proporre un’attività tipica di quel luogo. Il cricket! Vedere Rey destreggiarsi con un fenicottero blu, cercando di capire come convincerlo a lasciarsi usare come una mazza, fu di per sé un divertimento più grande dell’intera partita! Cater notò i movimenti fluidi del ragazzino, quella coordinazione di chi è abituato a fare sport e a prendersi cura del proprio corpo, inoltre non gli era certo sfuggito quanto fosse elegante con la divisa indaco del Pomefiore e quanto si muovesse bene nonostante i tacchi. Essendo un incrocio con un leone, e quindi dotato di coda, la tunica sul retro era divisa in due parti per permettere alla coda di muoversi liberamente senza la costrizione della stoffa. Trovò invece curiosa l’acconciatura sbarazzina che aveva quel girono, così diversa dall’elaborata treccia con cui l’aveva visto le altre volte e che lo faceva sembrare quasi un bambino. Be’, più o meno lo era… Non aveva mai visto i ragazzi del dormitorio fermarsi ad accarezzare la pancia ai ricci, al termine di una partita, Rey invece lo stava facendo con affetto e il piccolo riccio blu sembrava gradire parecchio quelle coccole! Click! Le foto che stava scattando quel pomeriggio le avrebbe conservate con cura. Anche se non avesse fatto quella promessa, non le avrebbe comunque mostrate  a nessuno. Non voleva condividere quei momenti con qualcun altro. Quelle foto avevano più valore di qualsiasi scoop proprio perché appartenevano a lui soltanto. Niente a che vedere con Vil e la sua nauseante superiorità. Se ripensava a quella volta in cui lo aveva praticamente supplicato di fare una foto insieme e Vil lo aveva rifiutato neanche fossero stati una Prima Donna inseguita da un paparazzo, gli venivano ancora i nervi. Rey era diverso, era un raggio di sole, semplice e onesto e privo di vanità. Se al posto di Vil si fosse innamorato di lui sarebbe stato tutto più…tu-tum…semplice. Si portò una mano al cuore. Cos’era stato? Per un istante il suo battito era cambiato. Era stata un’impressione? No, lo aveva sentito bene.
“Cater! Il riccio e il fenicottero se ne sono andati! Cosa facciamo adesso?”
Rey gli andò incontro saltellando, un sorriso acceso sulle labbra. Era così carino che avrebbe voluto mangiarlo… Tu-tum…
“Ti andrebbe di…vedere la mia stanza?” La voce gli uscì leggermente sussurrata, quasi fredda.
Cater no.
Le gote di Rey s’imporporarono. “S-se…vuoi…”
“Ma certo! Sarai ansioso di vedere dove dorme il tuo idolo, no?” Gli porse la mano e sfoggiò un sorriso seducente. “Andiamo.”
Cater no.
Rientrando al dormitorio, fece molta attenzione a non incrociare mai il proprio riflesso sugli specchi. O ne sarebbe rimasto turbato.
*
 
All’interno dell’aula usata dal club di cinema, i suoi componenti disposti ordinatamente a formare due ferri di cavallo, ascoltavano con attenzione il discorso del loro Presidente in piedi al centro. Vil, con la sua aura regale, più che un Presidente sembrava una regina dinanzi ai propri sudditi. Dopo una breve pausa, unì le mani e terminò il discorso. “Chi di voi sia interessato a candidarsi per ricoprire il mio ruolo a partire dal prossimo anno scolastico, è pregato di preparare una domanda scritta con specificati i motivi per cui si ritiene adatto a sostituirmi. Me le consegnerete al nostro prossimo incontro che si terrà mercoledì dopo le lezioni. E con questo, la nostra riunione è terminata.” Chinò cortesemente il capo in segno di ringraziamento, mentre gli studenti ringraziavano a loro volta a parole ed iniziando a lasciare i posti a sedere.
L’unica pecora nera del gregge, che per tutto il tempo era rimasto a capo chino a stropicciarsi le mani senza mai sollevare lo sguardo una volta, fu Epel, ed è proprio a lui che Vil si avvicinò.
“Epel, capisco che tu non sia un membro effettivo del club, avendo partecipato solo per le riprese del nostro ultimo cortometraggio, ma non ascoltare una parola del mio discorso resta comunque una grave mancanza di rispetto.” La voce ferma e pungente che usava sempre quando doveva rimproverarlo.
Epel, che nel frattempo si era alzato in piedi, non era riuscito a guardarlo negli occhi per più di un secondo e aveva immediatamente riabbassato il capo in segno di forte disagio. “Scusa…Vil…”
Vil incrociò le braccia al petto. “Allora? Cosa c’è che non va?”
“Io…sono preoccupato per Rey…”
“Rey? Per quale motivo? Si trova all’Heartslabyul con Cater, in questo momento.”
“E’…è proprio questo che mi preoccupa.”
Ora che Epel si era deciso a guardarlo, lo sguardo di Vil si fece affilato. “Che intendi dire?”
Gli occhi di Epel si fecero lucidi, come se stesse per mettersi a piangere. “C’è…c’è una cosa che devi sapere riguardo ieri sera…”
 
Nel frattempo, al dormitorio Heartslabyul…
 
Sdraiato sul proprio letto, girato sul fianco e col gomito puntellato sul materasso in modo da potersi sostenere il capo con la mano, Cater sembrava alquanto annoiato. Il che era strano dato che nella stanza c’era gran vivacità, grazie a Rey che da un po’ non faceva che trotterellare qua e là e lanciare gridolini entusiasti per ogni cosa che vedeva! Letteralmente qualunque gingillo ai suoi occhi appariva come meraviglioso solo perché apparteneva al suo idolo! Un fan sfegatato eh! All’inizio Cater lo aveva osservato e ascoltato con interesse, gongolando orgoglioso per avere un simile effetto su qualcuno, senza contare che l’espressione del piccolo era così brillante da illuminare più del sole! Vederlo saltellare e roteare abilmente sui tacchi, con le vesti fruscianti e i capelli che si agitavano ad ogni movimento, era un bello spettacolo. Giusto un pizzico troppo…infantile?
Sospirò, ormai era chiaro che se voleva arrivare al dunque doveva prendere l’iniziativa. Diede dei colpetti sul materasso, in segno di invito. “Ehi, mio grande fan, perché non vieni qui con me? Non vuoi sentire quanto è morbido il letto su cui dorme il tuo idolo?”
Neanche il tempo di finire la frase che la coda e le orecchie del piccolo si drizzarono sull’attenti, volse appena il capo verso di lui, i suoi occhi brillanti incontrarono lo sguardo malizioso di Cater. Un istante e con un balzo piombò nel letto, stravolgendolo!
A Cater venne spontaneo ridere. “Ah ah! Ehi ehi! Non distruggermi il letto però!”
Senza badarlo, Rey impresse il viso nel grande cuscino color arancio e inspirò profondamente (o forse è meglio dire MANIACALMENTE!) l’odore che emanava, mente la sua coda si agitava freneticamente per l’eccitazione. “Sniiiiif! Mmmmh! Profuma di shampoo agli agrumi! Che buono!”
“Ah ah! Non mi aspettavo niente di meno dal fiuto sviluppato di un ragazzino-bestia!” Cater si spostò un poco sul materasso e si sporse sulla chioma di lui per poterla annusare. “Vediamo… Mi sembra una fragranza floreale… Ma non la violetta che sento spesso addosso a Vil, questo è…sniff sniff…ciclamino?”
Rey ridacchiò compiaciuto. “Esatto! E’ uno spray per capelli che ha usato per farmi l’acconciatura!”
“Mh…interessante…” Più che quello, Cater stava puntando con lo sguardo il nodo del foulard, giusto alcune occhiate e andò a colpo sicuro a scioglierlo, liberando così i bei capelli ondulati. “Ora va meglio.” Lasciò che il foulard gli scivolasse via dalla mano per ricadere ammucchiato sul letto, quindi con le dita andò a giocherellare con una ciocca che era ricaduta davanti all’orecchio felino. “I tuoi capelli sono così morbidi…” Col dito risalì e disegnò il contorno triangolare dell’orecchio. “E anche il tuo pelo… E le punte color cioccolato ti donano molto…”
“G-grazie…” Il cuore di Rey aveva iniziato a sfarfallare nel momento in cui Cater gli si era avvicinato!
“C’è una cosa che volevo chiederti, Rey… Quello di ieri sera era il tuo primo bacio?”
Il piccolo scostò lo sguardo, colto dall’imbarazzo. “S-sì!”
“E sei felice che sia stato io a dartelo?”
“O-ovviamente! Sei il mio idolo!”
“Uh uh, non fai che ripeterlo da quando ti ho incontrato la prima volta in quel corridoio!” La sua mano seguì la lunghezza della ciocca di capelli e discese fino alla guancia rosea, accarezzandogliela. “Vorresti un altro bacio?”
“C-credo che…che tu sappia già la risposta!” Nel dirlo strizzò gli occhi, era così emozionato che temeva di esplodere da un momento all’altro. Cater lo trovò adorabile. Quel ragazzino era così innocente…che non vedeva l’ora di sporcarlo. Di nuovo quella sensazione oscura… Quel qualcosa che gli si agitava dentro, come la sera prima e come poco fa, quando gli aveva proposto di seguirlo in stanza.
Cater no.
Più la voce della coscienza si faceva sentire, più il desidero di sbagliare diventava forte.
“Lo vuoi fare…solo perché assomiglio a Vil?”
Quella domanda lo spiazzò e lo sguardo dubbioso del piccolo parve entrargli dentro. Volse il capo immediatamente. “Certo che anche tu sai andarci pesante con le accuse, quando ti ci metti!”
Si sentì afferrare la mano, al tatto percepì la morbidezza del velluto della tunica. Si volse nuovamente.
“Innamorati di me, Cater. Io non ti rifiuterei mai.”
Quegli occhi languidi, quella voce calda e sicura, quel cuore che batteva forte contro la sua mano nonostante i vari strati di tessuto.
Tredici anni…
Non gli importava più di niente. Il suo amore non era mai stato corrisposto, aveva gettato tre anni di vita inseguendo un sogno irrealizzabile…e ora aveva un’occasione di riscattarsi, letteralmente a portata di mano. Perché avrebbe dovuto perderla?
Con quella stessa mano premette delicatamente, spingendo pian piano quel sottile e fragile corpo contro il materasso. All’inverso, lui si diede poco alla volta la spinta per sollevarsi, sostenendosi su di un gomito, una gamba andò a insinuarsi furtiva fra quelle del piccolo. Ecco, ora lo sovrastava, lo aveva completamente alla propria mercé. La mano che era ancora sul petto risalì lenta, attraversò il sottile collo, seguì la curva della guancia e andò a disegnare la forma delle labbra color pesca.
“Lo vuoi davvero?” Sussurrò, il respiro caldo contro il volto di lui.
Rey fece un piccolo cenno col capo, le sue labbra si dischiusero.
Tredici anni…
“Al diavolo.” Zittì la propria coscienza, prima di chinarsi e posare le labbra sulle sue.
Era davvero come assaporare un frutto maturo, quella morbidezza, quella corposità, la saliva dolce che rendeva tutto ancor più delizioso, le loro lingue intrecciate in un gioco un po’ incerto. Cater sentiva di volerne sempre di più. La sua lingua s’insinuò più a fondo in quella piccola bocca invitante, quasi volesse esplorarne ogni dove. I loro corpi così uniti da riuscire a sentire il suo calore attraverso i vestiti e… Un momento. Interruppe il bacio, il filo di saliva che teneva unite le loro lingue si ruppe quando Cater la ritirò e chiuse le labbra.
“Quello che sto sentendo qua sotto…?”
“Mi piaci tanto, Cater.” La vocina incrinata dal piacere, le gote arrossate.
“Ma tu hai già cominciato a…?”
“Toccarmi? Sì… Non sono un cucciolo…”
In effetti a guardarlo così non lo sembrava affatto, così caldo, così voglioso, così…sexy.
Ogni minima resistenza si frantumò. Cater accennò un sorriso malizioso, la sua mano andò a posarsi cauta su quel rigonfiamento dei pantaloni. Era piccolo, ma non così tanto, in fondo Rey era in fase di sviluppo. Al minimo movimento della mano, Rey gemette. Adorabile! Sarebbe stato carino anche torturarlo così, ma…voleva azzardare qualcosa di più. Riassunse la posizione di prima, bacino contro bacino, i loro corpi aderirono alla perfezione. Sentendo già la mancanza della sua bocca, Cater non esitò a tornare ad assaporarla, mentre Rey gli intrecciò le braccia al collo per stringerlo a sé. Stava avvenendo in modo così naturale, i baci di Rey erano così dolci… E a Cater piaceva quel sapore. Era come se fosse tornato a prima del trauma, quando amava i dolci con tutto se stesso e non ne era mai sazio. E ora non sarebbe mai più stato sazio di Rey. Era tutto così piacevole che sentiva di stare per perdere il controllo…soprattutto dal basso ventre… Di più…di più…
“Togli subito le mani di dosso a quel bambino.”
Quella voce gli entrò nella mente come un fulmine, ferendolo e dandogli la scossa in tutto il corpo. L’istinto di sopravvivenza lo fece balzare via all’istante. Vil era all’ingresso della stanza, la sua presenza potente e minacciosa, il suo sguardo carico di odio e i pugni stretti ai fianchi. Se fosse stato fra le sue mani, lo avrebbe disintegrato.
“Vil, po-posso spiegare!” Balbettò, sull’orlo di un attacco di panico.
“Dovrebbero rinchiuderti nelle segrete più profonde e gettare via la chiave! Essere schifoso! E’ un bambino, cosa ti dice il cervello?”
“NO!” Rey scattò in avanti per proteggere Cater, ginocchia e mani ben piantati sul materasso in una posizione tipica da leone. “E’ colpa mia! Sono stato io a sedurlo!”
“Non usare parole del genere.” Lo apostrofò Vil, alzando il tono di voce, quindi prese un respiro profondo e distese le mani già sbiancate da quanto aveva stretto i pugni. Allungò una mano. “Avanti, vieni qui.”
Il piccolo era incerto su cosa fare, da una parte c’era Cater, immobilizzato dalla paura, dall’altra c’era un pericolo che andava ben oltre ogni immaginazione. Magari, era il caso di obbedire e sperare che così Cater sarebbe stato salvo?
“…va bene…” Scese dal letto e andò ad afferrare quella mano. Vil lo attirò prontamente a  sé, lo avvolse in un abbraccio protettivo. Poi si rivolse a Cater.
“E tu…sei disgustoso. Non ti denuncio solo perché altrimenti il nostro college verrebbe chiuso, ma se ti azzarderai ancora ad avvicinarti a me o a Rey, ti farò rimpiangere di essere nato.”
Mentre Vil se ne andava, portando con sé il piccolo, Cater ebbe l’impulso di inseguirli ma la voce della coscienza gli gridò di nuovo “Tredici anni”. Le forze gli mancarono.
Si portò una mano alla fronte. “Che cosa ho fatto…”
  
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