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Autore: Juls18    24/04/2021    3 recensioni
Il richiamo ad un'antica tradizione sconvolge il pianeta di Wonder. La regina del regno della Luna ha deciso, infatti, che a occuparsi dell'istruzione della sua giovane figlia Milky sarà una principessa reale, scelta appositamente per l'occasione, una "Principessa Istitutrice" appositamente scelta da un gruppo di sette saggi. Questa scelta porterà con se lo stravolgimento della vita di due principesse, di due regni, e di due famiglie reali. Chi otterrà il compito, poi, dovrà vivere per tre anni nel regno della Luna, a stretto contatto con la giovane principessa e anche con il principe Shade, erede al trono. Un posto ambito da molte principesse. Ma chi otterrà il compito, sarà preparato alle conseguenze che ciò comporterà? E soprattutto, alla fine dei tre anni, sarà solo la giovane principessa Milky ad avere imparato, o anche la sua istitutrice?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Milky, Nuovo Personaggio, Regina Maria, Rein, Shade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16

 

Il sole si stava preparando a compiere la sua discesa per quel giorno. La luce forte e vivace del giorno stava lasciando il posto per la luce più soffusa e delicata del tramonto primaverile. Una leggera brezza si era alzata e il rumore delle foglie accarezzate da essa creava la perfetta colonna sonora per quel fine pomeriggio. Moon Maria sedeva sul suo terrazzo privato, avvolta nel suo scialle di lana, che si godeva quell’attimo di calma. La regina stava aspettando Rein. Era tornata da una decina di minuti dal tempio e aveva subito fatto chiamare la principessa. Non sapeva di preciso di cosa la giovane le avesse voluto parlare, anche se aveva qualche sospetto. Di certo, avrebbero affrontato l’argomento casa. Moon Maria si immaginava che Rein avesse almeno voluto sapere cosa fosse successo all’arrivo di Thomas alla corte del Sole, o come avessero reagito i suoi genitori. E lei, in quanto regina, aveva l’obbligo di svelarle una verità che aveva taciuto per molti giorni. Dopo il ballo reale, infatti, le era arrivata una lettera, una lettera del tutto inaspettata, ma che aveva, in qualche modo, fatto tornare un po’ di speranza per tutta quella situazione. Elsa le aveva scritto, infatti, e da allora, le due regine avevano intrapreso un piccolo scambio epistolare quasi quotidiano. Moon Maria si era sentita leggermente in colpa nel rivelare piccoli dettagli della vita di Rein senza che la turchina ne fosse a conoscenza, ma capiva il bisogno di una madre di sapere se la propria figlia stesse bene, soprattutto dopo quello che era successo tra le due, e la rivelazione, per la regina Elsa, di avere poco compreso l’animo della propria figlia. Ovviamente Moon Maria non raccontava tutto ad Elsa. L’episodio della fuga con Shade, per esempio, aveva preferito non divulgarlo, perché per quanto si fidasse della Elsa madre, sapeva che le lettere potevano essere trovate e lette anche da altri che non fossero i diretti interessati, e l’ultima cosa che la regina desiderava era confermare voci o alimentare speculazioni sul rapporto dei due giovani principi. Avrebbero pensato i diretti interessati ad alimentare quelle voci, non c’era bisogno anche del suo aiuto. Un leggero bussare al vetro della finestra la fece voltare. La sua cameriera Elinor, si affacciò dal balcone

-Maestà, la principessa è arrivata-

-Bene. Falla entrare e dopo lasciaci sole-

Elinor si inchinò e dopo poco comparve Rein. Nella semplicità del suo abito da pomeriggio, Rein era incantevole. Indossava un abito celeste opaco, di seta. La gonna, lunga fino a terra, era liscia, priva di decorazioni o ornamenti. La vita era cinta da una fascia spessa, dello stesso colore e materiale della gonna, ed era fermata da un grande fiocco posto sul fianco. Il corpetto era anch’esso celeste opaco e di seta, ma sopra era ricoperto da un pizzo bianco finemente lavorato. Il pizzo lasciava intravedere il colore celeste del corsetto, e l’insieme illuminava il volto della principessa. I capelli erano stati lasciati sciolti, e i boccoli della principessa scendevano all’apparenza liberi, in realtà, l’occhio allenato della regina vide che quella capigliatura, all’apparenza molto semplice, era stata creata ad arte. Infatti, non appena Rein si inchinò, moon Maria vide che dietro la nuca, alcune ciocche erano state raccolte e fermate da un piccolo fermaglio di diamanti e i boccoli che scendevano liberi erano stati disposti con cura.

-Rein, hai fatto presto-

-Non amo fare attendere le persone, maestà-

-Quanto vorrei che lo stesso si potesse dire di mia figlia. Spero che assimili la tua puntualità prima o poi-

Rein sorrise

-Proverò con tutta me stessa, maestà-

Moon Maria fece un vago gesto con la mano

-Non credo che ci sia speranza per questo. Milky è come suo padre. Skyler era un uomo meraviglioso, ma ogni tanto, in quanto a puntualità, lasciava a desiderare. La loro fortuna è sempre stata quella di essere reali, infatti, nessuno avrà mai il coraggio di dirgli che sono in ritardo. Tranne la sottoscritta-

Rein ridacchiò e anche Moon Maria. La regina indicò la sedia vuota davanti a lei e Rein vi si sedette.

-Allora, desideravi parlare con me in privato ed eccoci qui. In cosa posso aiutarti?-

Rein si mise dritta sulla schiena e guardò fisso la regina. Tuttavia le mani della turchina avevano preso a tormentare leggermente la gonna dell’abito, e Moon Maria capì che quello di cui dovevano parlare, era un argomento che metteva in imbarazzo Rein.

-Non so se avete saputo, ma Thomas è stato incaricato di andare a prendere i miei libri, a casa, al palazzo del Sole-

-Lo so cara, sono io che ho firmato l’ordine, dopo tutto-

Rein si trovò ad annuire.

-Ecco, quando Thomas mi è venuto ad informare che sarebbe andato a casa, dai miei genitori, gli ho chiesto un favore-

Moon Maria finse di essere sorpresa. Non voleva rivelare di sapere quel dettaglio, non voleva rischiare di mettere nei guai Thomas, dato che il ragazzo non aveva rivelato la natura del favore che aveva svolto per Rein.

-Un favore?-

Disse semplicemente, per far continuare a parlare la turchina. Rein annuì

-Si, in realtà non sapevo nemmeno io che glielo avrei chiesto, tuttavia, grazie al tempo passato qui ho avuto modo di riflettere su alcuni aspetti e anche su me stessa-

Moon Maria osservava Rein e si trovò a provare un immenso affetto per quella ragazza. Ciò che aveva vissuto poteva essere definito un vero e proprio trauma. Si era trovata al centro di eventi non per sua volontà, ma per quella di altri. Era stata strappata da casa sua, dall’affetto di sua sorella, era in una corte straniera, con abitudini nuove e con compiti nuovi e aveva affrontato tutto questo con il sorriso sul volto, senza far pesare quella situazione a lei o a nessun altro. E in quella confusione, aveva persino avuto modo di pensare a se stessa e alle sue emozioni. Moon Maria ne fu colpita

-Spero tu non mi voglia dire che te ne vuoi andare-

Rein guardò allibita la regina

-No maestà, assolutamente. Anzi, per prima cosa vi vorrei ringraziare. Forse, per la prima volta, posso dire di avere trovato un posto dove amo veramente stare. Ed è tutto per merito vostro-

-Rein io non ho fatto niente. Ti ho solo portato a casa con me, alla fine-

Rein sorrise

-Lo so, ma mi avete mostrato più affetto e comprensione voi che non…-

Rein non finì la frase, ma non ce ne fu bisogno. Entrambe sapevano a cosa si stava riferendo la turchina.

-Quello che vorrei dire, maestà, è che, ho sentito il bisogno quasi improvviso, di scrivere una lettera-

-Immagino tua sorella ne sarà stata contenta-

Rein guardò perplessa la regina

-In realtà, non ho scritto a mia sorella-

Fu il turno di Moon Maria di rimanere sorpresa. Era convinta che la prima persona che Rein avrebbe cercato di contattare sarebbe stata la sorella. La sorpresa doveva essere evidente sul volto della regina, perché la principessa si mise a spiegare

-Capisco perché abbiate pensato che avessi scritto a Fine, siamo gemelle oltretutto, ma credo, al momento, che scrivere a mia sorella sia del tutto inutile. La conosco, il modo migliore sarebbe parlarle io stessa con lei, direttamente, ma ammetto, non me la sento. So di averla ferita profondamente, so quanto desiderava essere al mio posto, l’ho aiutata io stessa a prepararsi per l’esame. Le avevo detto che non ero interessata, deve avere pensato che l’ho tradita volutamente. Dovrei parlarle ma, come ho detto, non me la sento in questo momento. Forse perché credo lei abbia ragione a considerarmi una traditrice, forse mi sento veramente in colpa nei suoi confronti-

-Rein non dire così-

La turchina scosse la testa

-No maestà. È vero, io l’ho tradita. Ma non per l’esame, non per avere accettato questo incarico, non per essere qui ora. Io l’ho tradita perché non sono stata onesta con lei. Ho sempre cercato di non darle troppi problemi, tra le due, era lei quella che veniva da me quando aveva bisogno di un consiglio. Io ero la sua roccia, come potevo dirle che ero io quella che aveva bisogno quando lei stessa non se ne rendeva conto? Così ho sempre mentito, facendo finta che fossi felice lì. Non le ho permesso di vedere veramente dentro il mio animo e… penso che nemmeno lei lo abbia più fatto con me. Credo di poter dire che abbiamo vissuto anni in cui abbiamo semplicemente fatto finta. Le voglio bene, è mia sorella, gliene vorrò sempre, ma parlarle, vorrebbe dire affrontare anni di silenzi e cose non dette e al momento non me la sento-

Moon Maria guardò quella giovane ragazza e si sentì stringere il cuore. Le afferrò una mano, e la strinse, forte. Per essere così giovane, aveva affrontato una situazione che sarebbe stata pesante anche per l’adulto più forte. E ne era uscita non indenne, ma con le sue ferite e cicatrici.

-Rein, permettimi di dirti una cosa, che è data dall’esperienza e dalla mia età non più giovane. Verrà il momento in cui dovrai affrontare tutto quanto con Fine, se non per riappianare con lei, ma per te stessa. Verrà il momento in cui sentirai il bisogno fisico di prendere la situazione di petto e affrontarla. So che sarà così, perché conosco il tuo spirito e so che prima o poi lo farai. E quando capiterà, qualsiasi cosa succeda, vada come vada, ne uscirai vincitrice, perché avrai affrontato un grande dolore e affrontando il dolore, se ne esce sempre da vincitori, anche se noi non lo crediamo-

La regina vide gli occhi di Rein farsi lucidi, ma nessuna lacrima uscì dagli occhi azzurri della principessa. Rein si stava dimostrando ogni giorno più forte e risoluta e Moon Maria si sentì come una madre orgogliosa.

-Lo spero tanto, maestà. Spero di essere forte come dite voi-

-Lo sarai, io credo in te-

Rein questa volta, si lasciò andare, e delle lacrime caddero dai suoi occhi. Moon Maria strinse più forte la mano della principessa, ma non fece niente altro. L’avrebbe voluta abbracciare, ma sapeva che, a volte, quello che bisognava fare era lasciare che le lacrime cadessero libere, senza intervenire. Rein fu scossa dai singhiozzi per qualche minuto, tuttavia, il suo non era un pianto di disperazione, era più un pianto di liberazione. Quando i singhiozzi andarono a calmarsi, Moon Maria prese un fazzoletto e lo porse alla turchina. Rein lo accetto grata, e si tamponò gli occhi, asciugando le ultime lacrime. Una volta che si fu totalmente calmata, la regina chiamò la sua cameriera.

-Elinor, per favore, puoi portarci un po’ d’acqua? Troppe chiacchiere ci hanno asciugato la gola-

La cameriera tornò poco dopo con una brocca di acqua fresca e due bicchieri. Dopo avere servito le due, così come era arrivata, sparì. La regina indicò a Rein il bicchiere

-Bevi, dopo un pianto, bisogna reintegrare i liquidi persi-

Rein annuì e prese il bicchiere senza esitazione. Bevve un bel sorso d’acqua, tutto d’un fiato. Quando appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo, Moon Maria le sorrise.

-Ti senti meglio?-

-Si maestà, grazie-

La regina le sorrise e annuì.

-Dato che non hai scritto a tua sorella, per tornare all’argomento che ti ha portato qui, deduco che tu abbia scritto a tua madre-

Rein annuì

-Si, non sapevo nemmeno io di avere questo desiderio. Eppure è stato facile trovare le parole da dirle-

-Immagino tu le abbia aperto il tuo cuore-

-Esatto. Io, sono qui solo da poco più di una settimana, ma è come se fossi qui da un anno. Mi sembra assurdo pensare che fino a poco tempo fa ero con la mia famiglia, nel grigiore della mia vita e adesso sono qui, con voi, a godermi tutto quanto, allegra e serena, o per meglio dire, più serena rispetta a prima-

-I cambiamenti sono importanti proprio per questo. Ci permettono di vedere le cose sotto una luce diversa e di capire tanti aspetti che prima non vedevamo-

-Esatto. E il fatto di avere visto con chiarezza alcune cose mi ha permesso di potere parlare a mia madre in modo onesto-

-Ne sono veramente contenta. Lei ti ha risposto?-

Rein scosse la testa

-No. Non me lo aspettavo, in tutta onestà, anzi, non so nemmeno se ha avuto voglia di leggerla-

-Certo che ne avrà avuto voglia, anzi, l’avrà divorata-

-Non credo-

-Rein, ci sono aspetti che non conosci di tua madre. Non sottovalutarla-

-Allora perché non mi ha risposto?-

-Perché, non è sempre facile trovare le parole adatte da usare con i figli, credimi. È molto complicato ammettere di avere fatto soffrire un pezzo del nostro cuore e di non averlo capito. È dura essere una madre e non avere compreso lo stato d’animo di una figlia. Si sente in imbarazzo, si sente colpevole-

-Come fate a saperlo?-

-Perché me lo ha detto lei-

Rein guardò sorpresa la regina

-Cosa?-

Moon Maria indicò un punto all’interno della stanza

-Dentro, sul tavolo vicino alla mia poltrona, troverai una scatola. Prendila per favore-

Rein si mosse in silenzio. Si alzò dalla sedia e sparì dentro la stanza, uscendone poco dopo, con la scatola tra le mani e tornò a sedersi

-Aprila-

Disse la regina, incoraggiando la turchina. Rein aprì il coperchio e Moon Maria vide i suoi occhi meravigliarsi, nello scoprire l’interno.

-Sono tre lettere, scritte tutte in questi giorni-

-Da quanto voi…-

-Da dopo il ballo. Il giorno dopo, una dama di compagnia di tua madre, la contessa di Faltony, se non sbaglio, si è presentata qui a corte, nel massimo riserbo, e mi ha consegnato personalmente la lettera. Ha atteso anche una mia risposta-

-Lady Anne è stata qui?-

Mormorò Rein, sconvolta.

-Si, più volte anzi-

-Perché non me lo avete detto?-

-Perché non ero tenuta a farlo-

-Ma è una lettera di mia madre!-

-È una lettera non indirizzata a te, ma a me. Non sono tenuta a riferire della mia corrispondenza privata con nessuno, soprattutto a casa mia-

Moon Maria vide Rein impallidire leggermente e abbassare lo sguardo. La regina si sentì in colpa per essere stata così dura, ma era necessario.

-Allora perché me lo state dicendo? Perché me le state facendo vedere?-

-Perché devi sapere che nonostante tutto, tua madre si è sempre preoccupata di te. Sono tutte parole rivolte a te. Sono lettere piene di amore materno e di rimorso. Non hai mai abbandonato i suoi pensieri e quelle lettere ne sono la prova tangibile. Se vuoi, puoi leggerle, ora sei pronta per farlo-

-E se non volessi, se…-

-Allora, chiudi quel coperchio e lasciale qui, con me. Quando sarai pronta, potrai sempre venire qui a leggerle-

I grandi occhi azzurri della principessa guardarono quelle lettere, indecisi. Poi, con mano tremante, Rein prese il coperchio e lo richiuse.

-Non me la sento, non adesso-

Moon Maria annuì, comprensiva.

-Quando vorrai, sono qui-

Rein annuì. Si alzò dalla sedia e fece per prendere congedo

-Grazie per il tempo che mi avete dedicato e grazie per tutto-

-Sono sempre qui, ogni volta che ne avrai bisogno-

Rein si inchinò e si avviò verso l’uscita. Moon Maria la osservò avviarsi verso la porta finestra e la vide fermarsi.

-Maestà?-

-Si?-

-La prossima volta che lady Anne verrà a palazzo… vorrei poterle parlare, se possibile-

Rein non si era voltata verso di lei per parlarle, e la donna immaginò che dire quelle parole ad alta voce fosse costato molto alla turchina, e che essa non volesse farsi vedere così vulnerabile in quel momento. Moon Maria sospirò e si trovò ad annuire

-Certamente. Quando verrà la avviserò della tua richiesta-

Rein fece solo un gesto con il capo, poi si avviò. Moon Maria appoggiò una mano sulla scatola chiusa

-Arriverà il tuo momento Elsa, e tua figlia sarà pronta a conoscerti. Ogni cosa a suo tempo-

 

 

 

Shade passeggiava avanti e indietro la porta della stanza di Rein. Era lì da un paio di minuti, eppure non si era ancora deciso a bussare. Eppure, bussare, non era un compito così complicato, bastava semplicemente appoggiare la mano sulla porta e battere due o tre volte. Ciò nonostante, non aveva trovato il coraggio per eseguire un compito così facile. E tutto perché si sentiva nervoso. Lui, un principe, erede al trono, nervoso alla prospettiva di parlare con qualcuna che conosceva fin da quando erano piccoli. Si diede dello stupido da solo e si trovò a scuotere la testa.

-Andiamo Shade, che ci vuole a bussare. Forza, coraggio-

Shade alzò il braccio e accostò la mano alla porta, tuttavia rimase immobile. Contemplò l’idea di andarsene, ma alla fine si decise a bussare. Era una situazione ridicola, il suo comportamento era ridicolo e lui non voleva essere ridicolo. Bussò deciso e rimase in attesa. Di certo non si era immaginato che venissero subito ad aprire la porta, ma dopo qualche minuto passato in attesa e non vedendo comparire nessuno, si domandò se forse fosse necessaria più forza nel bussare. Così ribussò di nuovo, questa volta molto più energicamente di prima. Convinto di essere stato sentito, si mise dritto e rimase in attesa di vedere l’uscio aprirsi. Eppure, anche questa volta, nessuno venne ad aprire. Fissando quel pezzo di legno interdetto, pensò di bussare un’altra volta, quando una voce femminile lo fece voltare di sorpresa

-Se nessuno viene ad aprire, vuol dire che non c’è nessuno dentro. Potete provare a ribussare, ma temo la principessa non sia nel suo appartamento-

Trudy era in piedi dietro di lui, che lo guardava trattenendo a stento un sorriso.

-Contessa! Da quanto…-

-Abbastanza-

Disse semplicemente la donna. Shade sentì il rossore salire al volto. Non commentò, rimase lì fermo. Trudy sgranò gli occhi poi scoppiò a ridere

-Non ci credo, Thomas aveva ragione! Siete timido-

Shade continuò a rimanere in silenzio, anche se rivolse una maledizione al capitano delle sue guardie.

-Ammetto che timido non è un aggettivo che avrei usato per descrivervi…-

Shade guardò la contessa e si trovò a sospirare

-Eppure è la realtà dei fati, e spero che questa cosa possa rimanere un segreto-

Trudy lo guardò, un angolo della bocca arricciato in un mezzo sorriso, ma annuì

-Ovviamente altezza, non lo dirò a nessuno-

-Tanto ci penserà Thomas a urlarlo ai quattro venti a quanto pare…-

Disse più a se stesso che non a Trudy. La contessa si trovò ad annuire a quelle parole, sempre sorridendo divertita. Shade, ancora in imbarazzo, cercò di spostare la conversazione su un argomento che gli sembrava, al momento, meno compromettente

-Sapete per caso dove posso trovare la principessa?-

Trudy scosse la testa

-Desolata altezza, non saprei. Non ho visto la principessa da questa tarda mattinata-

-Capisco-

-Sono stata occupata con i preparativi per domani-

Shade sollevò un sopracciglio

-Credevo Thomas se ne dovesse occupare-

-Oh sì, e, sorprendentemente, è stato anche bravo. Tutto è assolutamente ineccepibile-

 -Le parole ineccepibile e Thomas stranamente coesistono nella stessa frase-

-Lo so, altezza, credetemi, sono stata la prima ad esserne stupita. Ma è stato tutto organizzato in modo impeccabile: dalla scelta del menù, i fiori, la disposizione dei tavoli, la decorazione del gazebo… tutto perfetto. Ne sono rimasta veramente sbalordita-

Shade si trovò ad essere stupito egli stesso da quelle parole. Che Thomas finalmente avesse iniziato ad imparare un po’ di bon ton?

-Meglio così allora. Dato che si tratta di un diversivo, che sia ben studiato e realizzato aiuterà a convincere la corte che si tratta di qualcosa di organizzato da tempo-

Trudy annuì

-Esattamente quello che ho pensato, altezza. E io mi sono assicurata di far sì che ogni dubbio venisse fugato-

-Cosa avete fatto?-

-Mi sono incontrata con alcune dame della corte e ho diffuso una buona dose di pettegoli-

Shade si trovò a fare una smorfia di soddisfazione alle parole della contessa

-Immagino già il tenore delle voci-

Trudy annuì, sorridendo

-Diciamo che ci sarà di che parlare, si-

-Di cosa ci sarà da parlare? Spero non di me, ancora-

Shade spostò lo sguardo e ferma, in mezzo al corridoio, c’era Rein. Un leggero sorriso le si era aperto sul volto, e Shade si trovò immobile a contemplarla. Era veramente bella, con i lunghi capelli blu sciolti e con quel vestito. Si trovò ad osservare quel volto, ammaliato e si perse dentro quegli occhi azzurri per qualche secondo. Riconquistò il controllo di se, quando vide che gli occhi della principessa erano leggermente arrossati, come se avesse pianto

-Rein, stai bene?-

La turchina si voltò meravigliata verso di lui

-Certo, si sto benissimo. Perché lo chiedi?-

-I tuoi occhi. Sembra che tu abbia…-

Shade non finì la frase. Le mani di Rein corsero ai suoi occhi, e sul suo volto comparve uno sguardo incerto. Poi Rein si trovò a scuotere il capo, e si avvicinò a lui

-Niente di che, veramente. Sono passata vicino a una finestra aperta e qualcosa mi è entrato nell’occhio, tutto qua-

Shade sapeva istintivamente che quella non era la realtà, ma non disse niente per smentirla.

-Cose che succedono-

Disse. Rein annuì, grata

-A proposito, cosa ci fai qui? Voglio dire, parlare di fronte alla mia porta non mi sembra il luogo migliore per intrattenere dei membri della corte-

Disse Rein, passando lo sguardo da Shade a Trudy.

-Cercavo te, veramente. Ho bussato ma non mi ha risposto nessuno, ovviamente, dato che non eri in stanza ed è capitato che, voltandomi per tornare indietro, abbia visto la contessa. Giusto, contessa?-

Trudy guardò un attimo incerta il principe, ma poi Shade la vide annuire alle sue parole.

-Come dice il principe, altezza. Un incontro puramente casuale-

-Cercavi me? Di persona?-

Shade annuì

-Si, avrei bisogno di portarti in un luogo, se me lo concedi-

Rein guardò Shade, poi Trudy. La contessa fece un piccolo cenno alla turchina

-Se proprio insisti, certo, verrò con te-

Shade annuì e poi si voltò verso la contessa

-Contessa, se volete, potete unirvi a noi. Anzi, credo che il vostro aiuto potrebbe essere prezioso-

Trudy guardò perplessa la coppia, poi però si trovò ad inchinarsi

-Sarà un onore per me, altezza-

Shade le sorrise, poi offrì il suo braccio a Rein. La turchina lo afferrò prontamente, e i due si incamminarono. Dopo qualche passo, Trudy si avviò dietro di loro. I tre percorsero il corridoio in silenzio. Shade condusse le due donne giù per la scalinata e poi, una volta arrivato al piano terra, si diresse verso la sala dove di solito pranzavano, ma la superò, superò anche la sala dove di solito era servito il the al pomeriggio, e si fermò solo quando arrivarono davanti ad un portone chiuso.

-Eccoci qua-

Disse Shade guardando Rein. La turchina lo fissò perplessa

-Dove siamo di preciso?-

-Ora lo scoprirai e qualcosa mi dice che questo luogo potrebbe diventare il tuo luogo preferito di tutto il castello-

Shade liberò il suo braccio dalla presa della turchina e si avvicinò alla porta. Con mano decisa, afferrò entrambi i battenti del portone e li aprì, con un movimento deciso. Sorridendo, si voltò verso le donne

-Principessa, contessa, benvenute nella biblioteca reale-

Rein guardò oltre la spalla di Shade e il principe la vide spalancare gli occhi per la sorpresa. Avanzò con lo sguardo perso all’interno, rapita dalla vista. Shade la precedette e si incamminò dentro. Un uomo, vedendo arrivare il principe, si avvicinò veloce

-Altezza, vi stavamo aspettando-

-Rein, contessa, lasciate che vi presenti il custode di questo posto lord Brenno. Lord Brenno, la principessa Rein e la contessa di Gaumont-

L’uomo si inchinò.

-Lord Brenno sarà totalmente a tua disposizione per qualsiasi richiesta Rein. Sentiti libera di venire qui ogni volta che vorrai-

Rein, assorta dal luogo, fece un vado accenno di assenso, mentre si guardava intorno. Shade sorrise vedendola, sembrava una bambina davanti ad un negozio di caramelle. Poi rispostò l’attenzione sul bibliotecario

-È tutto pronto?-

L’uomo annuì

-Si maestà, abbiamo cercato di fare il prima possibile. Ovviamente c’è ancora molto da fare, bisogna sistemare e rispostare alcune cose, ma in linea generale…-

-Bene, perfetto. Allora ci faccia strada, credo che la principessa ci tenga a vedere i frutti del vostro lavoro-

Rein si voltò verso Shade e lo guardò

-Di cosa stai parlando?-

Shade le sorrise e le si avvicinò. Allungò una mano verso di lei

-Non sarebbe una sorpresa se te lo dicessi. Temo dovrai fidarti di me e seguirmi senza esitare-

Shade vide Rein osservare la mano tesa tra di loro, poi un lampo di luce attraversò gli occhi azzurri della turchina e Rein allungò la sua mano verso di lui, afferrandola. Shade continuò a sorriderle

-Andiamo allora. Lord Brenno, vi seguiamo-

I quattro si avviarono, lord Brenno in testa, Rein e Shade dietro e a chiudere quello strano corteo, Trudy. La biblioteca era veramente gigantesca. File di scaffali colmi di volumi sembravano susseguirsi quasi all’infinito. Ad un tratto, lord Brenno svoltò a destra, quasi arrivato in fondo alla sala e li condusse per un corridoio formato da delle scansie. Shade vide gli occhi di Rein spostarsi verso ogni lato, curiosa. Ad un tratto, il corridoio finì e si aprì in una piccola sala quadrata. Un lato era coperto da grandi finestre che davano sul giardino reale, le altre tre erano piene di scaffali, coperti di libri solo per la metà, il resto vuoti. Rein si voltò verso Shade, perplessa

-Cosa ci facciamo qui?-

Shade, sorridendo, lasciò andare la mano della principessa e si portò al centro di quella piccola stanzetta formata da scaffali, e allargò le braccia

-Principessa, è un onore presentarle l’area designata per la vostra collezione letteraria. I libri che vede sugli scaffali sono stati prelevati dalla vostra stanza al regno del Sole e, dopo essere stati catalogati e numerati, sono stati portati qui. Ovviamente i libri non fanno parte della collezione del regno della Luna, sono tuoi e tali rimarranno. Quindi questa è la tua collezione privata, a tuti gli effetti. Potrai decidere tu chi potrà consultarla o prendere in prestito dei libri, farli restaurare se ce ne fosse bisogno o darli via se non li desideri più. Ovviamente potrai implementare la collezione o lasciarla così, come desideri. Potrai fare ciò che vorrai, in più, lord Brenno è a tua completa disposizione, se vuoi si occuperà lui di trovarti dei volumi particolari. Ovviamente, inutile ridire che il resto della biblioteca è tutta a tua disposizione. Ma questo, questa sala, è il tuo regno personale, a tutti gli effetti-

Shade vide Rein avanzare qualche passo verso di lui e fermarsi. Era senza parole ed emozionata. La turchina si avvicinò ad alcuni libri e passò sopra di essi la mano, che tremava leggermente. Shade rimase a guardarla, perplesso. Era convinto di fare una sorpresa gradita a Rein, invece la principessa non aveva detto una parola e se ne stava lì, ferma. Shade stava per dire qualcosa, quando Rein si voltò verso di lui e senza dargli il tempo, si gettò tra le sue braccia e lo strinse, in un abbraccio.

-Rein cosa…-

-Grazie. Grazie, grazie, grazie. Io…-

La voce della turchina si spezzò per l’emozione. Shade dopo qualche secondo di esitazione, si trovò a ricambiare l’abbraccio della turchina.

-Non mi devi ringraziare, io non ho fatto niente di speciale ho solo…-

Rein si staccò leggermente da lui, in modo da poterlo guardare negli occhi. Le mani della turchina, dalla vita di Shade, si spostarono sul suo petto e Shade, allentò solo il suo abbraccio, in modo da abbracciarla ancora mentre si parlavano

-Ti sbagli Shade. Questo per me è il più bel regalo che mi potessi fare. Non puoi capire. I miei libri, loro mi hanno aiutato in tutti questi anni e averli qui, con me, adesso è molto importante. È come se mi avessi ridato una parte del mio cuore. Quello che hai fatto è straordinario. Siete andati fino a casa mia, avete convinto i miei, non so come, li avete portati qui e mi hai dato una parte della biblioteca reale. È molto più di quello che mi merito-

-Qui ti sbagli. Ti meriti molto di più-

Shade aveva parlato prima ancora di rendersene conto. Il principe vide gli occhi di Rein allargarsi per lo stupore e poi le guance arrossire per via delle sue parole. Non gli ripose, ma si limitò a regalargli uno dei suoi sorrisi più grandi. Shade fece, inavvertitamente un movimento verso di lei, ma l’improvviso tossire di Trudy, lo fece bloccare e voltare verso di lei. La contessa, profondamente imbarazzata per avere assistito a quella dimostrazione d’affetto tra i due principi, aveva lo sguardo mezzo rivolto verso di loro. A Shade bastò vederla così per allontanarsi da Rein di qualche passo.

-Bene, io sono contento che tutto questo ti piaccia. Come ho detto, Lord Brenno è a tua completa disposizione, per qualsiasi cosa. Ti lasciò qui con lui così potrai decidere il da farsi. Io devo tornare al mio lavoro-

Shade fece un piccolo inchino alle due donne, poi si voltò veloce e andò via. Mentre usciva dalla biblioteca e percorreva veloce i corridoi del castello per tornare al suo ufficio, il suo cuore prese a battere in modo furioso. Aveva abbracciato Rein, in modo molto poco principesco, davanti a due membri della corte. E lo aveva fatto nella più completa incoscienza, senza pensare alle conseguenze. Era stato un gesto così spontaneo per lui, ricambiare l’abbraccio di Rein. Certo, era rimasto sorpreso quando Rein era volata tra le sue braccia, ma allo stesso tempo, aveva pensato che Rein lì, tra le sue braccia, fosse la cosa più naturale del mondo. Shade strinse le mani a pugno e si trovò a scuotere la testa. Doveva ritrovare il suo sangue freddo e la concentrazione. Si fermò un secondo davanti alla porta del suo studio e fece qualche respiro.

-Sei un principe, comportati come tale-

Si trovò a mormorare, come fosse un piccolo mantra. Alla fine, una volta che si ritenne abbastanza calmo, aprì la porta del suo studio e si avvicinò alla scrivania, dove una pila di documenti era stata appoggiata affinché lui li potesse esaminare. Il lavoro era quello che gli serviva. Così, senza esitare si sedette sulla sedia e si mise a leggere il primo rapporto che gli capitò sotto mano.

 

 

Rein si muoveva in modo frenetico per la biblioteca. Aveva un registro in mano su cui erano segnati i libri della sua collezione e ogni volta che leggeva un titolo, correva subito al volume. Era bello averli lì con lei. Si trovò a sorridere e lanciare gridolini di gioia ogni volta che ritrovava un libro che adorava, il che capitava praticamente ad ogni volume.

-Possiamo andarcene, per favore? Non scapperanno mica, domani mattina saranno esattamente dove li avete lasciati-

Trudy, per niente contagiata dalla felicità di Rein se ne stava in disparte, e sfogliava, distrattamente, un libro che aveva preso a caso da un ripiano.

-Lo so perfettamente che saranno qui anche domani mattina, ma vorrei controllare solo una cosa e…-

-Per controllare solo una cosa intende verificare di persona che ogni singolo libro che ricordi sia qui?-

-Precisamente-

-Mi sembra una cosa assurda e poco sensata, dato che tenete in mano un catalogo redatto proprio su ogni volume presente qui in questo momento-

-Si ma…-

-Niente ma, principessa. Non vorrete mettere in dubbio l’efficienza dei bibliotecari di corte, vero?-

Rein si voltò verso Trudy.

-Certo che non sto mettendo in dubbio l’efficienza dei bibliotecari. È che, questi libri sono una parte di me e voglio solo vedere se ci sono tutti. Lo so che non ha senso, ma lo ha per me-

Rein vide Trudy guardarla perplessa, poi, alla fine, la donna fece un sospiro rassegnato

-Come posso dare una mano, allora?-

Rein sorrise grata alla donna e le tese la lista che aveva in mano

-Leggetemi i nomi dei titoli e dove sono posizionati-

Trudy afferrò il foglio e si mise a leggere. Le due donne passarono così un’ora, con Rein che ad ogni titolo scattava in giro alla ricerca dei suoi volumi. Quando finalmente arrivarono all’ultimo titolo, Trudy lasciò andare un sospiro di piacere

-Finito. Finalmente. Sento il bisogno di bere qualcosa, ho la gola secca-

Rein ridacchiò ma annuì

-Piacerebbe anche a me qualcosa da bere. Direi che per ringraziarvi, il minimo che possa fare è invitarvi a bere qualcosa nel mio appartamento. E vista l’ora, che ne dite di cenare anche?-

Gli occhi della contessa si spalancarono per lo stupore, ma cercò di non darlo troppo a vedere.

-State per caso cercando di corteggiarmi altezza?-

-Corteggiarvi?-

-Bevande e cibo solo noi due. Sembra quasi un appuntamento romantico-

Rein sentì la nota di divertimento nella voce della contessa e si trovò a ridacchiare.

-Contessa, se una altezza reale, come me, vi volesse corteggiare non si limiterebbe ad una cena-

-Ah no? E come corteggiate voi reali?-

-Offrendo titoli e terre. O un cavalierato-

La risposta della turchina fece scoppiare a ridere Trudy.

-Questo spiega perché molti titoli siano andati a persone… discutibili-

Rein ridacchiò a sua volta. Poi, con il sorriso sul volto, si trovò ad avviarsi verso l’uscita della biblioteca

-Allora, stabilito che non ho nessuna intenzione di corteggiarvi, accettate il mio invito?-

-Direi che posso accettare. Scommetto che per voi i cuoci cucineranno qualcosa di squisito-

-Sono i vantaggi di avere una corona sulla testa-

Disse Rein, stuzzicando Trudy. La contessa, che nel frattempo si era incamminata con la turchina e ora passeggiavano fianco a fianco, lanciò uno sguardo scettico a Rein

-Non avete una corona in testa al momento-

-Sono sempre una principessa. Ci sarà sempre una tiara sul mio capo, privilegio reale-

Trudy sorrise. Era la prima volta che Rein faceva vedere quel suo lato così giocoso alla contessa. In realtà era da tanto che non si lasciava andare così con un membro della nobiltà, per di più con una donna che aveva apertamente detto che non si fidava di lei. Però Rein sapeva che scherzare così non sarebbe stato un problema. Infatti Trudy non replicò o fece altro, anzi seguì Rein fino al suo appartamento senza esitare. Una volta entrate, la cameriera di Rein, Dreamy, si materializzò quasi dal nulla.

-Dreamy, stasera io e la contessa ceneremo qui. Puoi fai avvisare tu sua maestà e organizzare qualcosa per noi?-

-Certo principessa-

-E Dreamy?-

-Si?-

-Procuraci una bottiglia di vino. Sia io che la contessa siamo assetate-

-Vino altezza?-

Rein annuì

-Rosso vi va bene contessa?-

-Certamente-

-E rosso sia-

Dreamy lanciò un’occhiata perplessa a Rein, ma alla fine si inchinò e andò ad eseguire ciò che la sua principessa le aveva ordinato. Una volta che Dreamy fu uscita, Rein si lasciò andare sulla poltrona e indicò a Trudy di fare altrettanto. Le due donne presero a chiacchierare del più e del meno, fino a quando non arrivarono a parlare dell’evento del giorno dopo

-Quindi è tutto pronto per domani?-

-Si altezza. Ho controllato personalmente ciò che Thomas ha fatto e devo dire che, in tutta onestà, sono sbalordita. Ha fatto tutto in modo impeccabile-

Rein ridacchiò

-Avete poca fiducia in lui, mi pare-

-Non è questione di poca fiducia è che lo conosco. Se c’è qualcuno totalmente incapace di organizzare un the pomeridiano, fidatevi, quello è Thomas d’Orvail-

-Eppure dire che questa volta ci è riuscito-

Trudy annuì

-Si e ha persino coordinato i fiori per i centrotavola con le tovaglie. Incredibile-

Rein si trovò ad annuire

-In effetti, notevole come cosa. Ricordo la prima volta che mia madre lasciò libere me e mia sorella di organizzare un piccolo the con alcune ospiti. Fu un disastro totale. Avevamo scelto come fiori delle peonie rosse, erano bellissime e crescevano rigogliose nei nostri giardini. E poi avevamo puntato su delle tovaglie color carta da zucchero, perché avevano dei ricami di filo argentato, che ricordavano le peonie e ci sembrava una combinazione perfetta. Peccato che nella realtà l’insieme non fosse proprio… l’ideale-

Trudy si trovò ad annuire

-E nessuno vi ha fermato?-

-Eravamo principesse, il che vuol dire terribilmente testarde e all’epoca ci sembrava che solo noi capissimo la bellezza dell’insieme e gli altri no. Fu un disastro. Ci ho messo anni per affinare la tecnica e anche per armonizzare tutto l’insieme. Quindi che Thomas ci sia riuscito… mi complimenterò sinceramente con lui domani-

-Toccherà pure a me farlo. Forse è questo che mi dà più fastidio, il fatto che abbia fatto tutto bene e che io non possa rimproverarlo. È quasi un affronto per la nostra amicizia-

Rein ridacchiò

-Vi invidio-

Trudy sgranò gli occhi e la fissò

-Sul serio. Vi invidio quella amicizia così sincera. Credo sia bellissimo il fatto che fin da bambini abbiate questo legame così indissolubile. Vorrei averne anche io uno così-

-Credevo che con il principe Shade ci fosse esattamente questo-

Rein scosse la testa

-Certo, ci conosciamo fin da piccoli, ma… non abbiamo mai avuto quella libertà di poterci conoscere o frequentare come voi. Io e mia sorella dai dodici anni siamo state così impegnate nello studio e nell’apprendere come comportarci per diventare principesse perfette che non c’era molto tempo per vedersi e passare pomeriggi di svago in libertà. Certo, ogni tanto organizzavamo eventi, piccole riunioni, ma ad un tratto è stato come se ci fosse imposto quasi di ritrovarci solo con altre persone del nostro stesso sesso. Invitare dei ragazzi anche se ci conoscevamo da sempre poteva essere quasi sconveniente. Invece invitare una ragazza era più semplice-

-Immagino che nessuno volesse mettere a rischio la vostra reputazione-

-Esatto. Anche se, onestamente, la trovo una cosa priva di senso il modo in cui eravamo costrette ad agire-

-In che senso?-

Chiese Trudy curiosa

-Non potevamo organizzare the o ricevimenti pomeridiano con gli uomini e parliamo di eventi piccoli, con al massimo una decina di persone e quindi dove potevamo essere facilmente sorvegliate, ma allo stesso tempo potevamo partecipare alle serate o ai balli persino nelle altre corti dove, se ci si voleva nascondere con qualcuno o allontanarsi senza essere visti era decisamente più facile. È un controsenso-

Trudy si ritrovò ad annuire a quelle parole

-È sempre così dopotutto. Siamo sorvegliate quando non serve e quando invece ne avremmo più bisogno…-

Trudy non finì la frase e a Rein parve di vedere un lampo di rabbia misto a tristezza attraversare gli occhi versi della donna.

-Cosa è successo tra te e Fanny?-

Le chiese a bruciapelo. Trudy alzò lo sguardo su Rein e il suo volto era diventato come impassibile.

-Mi ha pugnalato alle spalle, ecco cosa è successo-

-Come?-

-Non credo vi riguardi-

-Io credo di sì invece. Mi sono fidata di voi stamattina, ho rifiutato l’invito della marchesa, ho accettato di fare tutto quello che avete detto voi. Credo di meritare una spiegazione-

-Tutto quello che dovete sapere è che Fanny non è veramente chi dice di essere. È una arrivista, vuole tutto ciò che hanno gli altri e non si fa scrupoli per ottenerlo. Vuole la vostra amicizia non perché sia veramente intenzionata ad avere un rapporto onesto con voi, ma perché sa che avere voi dalla sua parte vuol dire avere una grande influenza a corte-

-Ha già una grande influenza, è una marchesa-

-Ma non le basta, vorrà di più, e lo otterrà. Ottiene sempre ciò che vuole-

-Come vi ha pugnalato alle spalle?-

Trudy scosse il capo

-Non vi riguarda-

-Trudy… cosa è successo? Cosa ti ha fatto?-

-Non sono affari vostri, né di nessun altro. È passato ormai, e certe volte è meglio lasciare il passato dove sta-

-Io non credo sia così invece e…-

-Allora voi ditemi di vostra sorella, e poi io vi parlerò di Fanny-

Rein si trovò ad incassare il colpo. Non rispose, ma il suo volto fece capire tutto alla contessa

-Vedete? Neanche voi siete pronta a parlare di tutto. Quindi, voi vi tenete il vostro segreto e io tengo il mio-

Rein a malincuore, si trovò costretta a sopportare la sconfitta. Eppure sentiva che se avesse scoperto cosa fosse successo tra le due donne, lei avrebbe capito veramente chi era la donna che era seduta davanti a lei.

-Mi dispiace di avere insistito. È stato poco cortese, scusate-

Trudy annuì, ma non disse niente. Tra le due scese un certo imbarazzo e l’aria si fece pesante. L’ingresso di Dreamy portò un attimo un’aria più leggera, anche perché la donna stava portando un vassoio su cui era appoggiata una bottiglia di vino e due bicchieri di cristallo. Rein sorrise a Dreamy

-Perfetto, direi che un bicchiere di vino ora mi serve proprio-

Dreamy appoggiò il vassoio sul tavolino basso davanti alla principessa.

-Volete che ve lo apra o…-

-CI posso pensare io-

Disse Trudy

-Ho passato anni con Thomas nelle cantine della sua famiglia. Aprire una bottiglia è un gioco da ragazzi per me-

Rein annuì e indicò alla contessa la bottiglia lasciandola fare. Dreamy osservò perplessa le due donne, ma da brava cameriera, non disse niente

-Altezza, io nel frattempo preparerei la tavola-

-Certo Dreamy, fai pure-

La cameriera si inchinò e riuscì dalla stanza. Trudy, nel frattempo, aveva aperto la bottiglia e stava versando il contenuto nei due bicchieri. Quando ebbe finito, porse a Rein uno dei due e prese per se l’altro. Rein osservò il bicchiere e poi allungò il braccio

-A noi donne e ai nostri segreti-

Trudy la fissò, poi avvicinò il bicchiere a quello della principessa. Al contatto un leggero tintinnio si sentì per la stanza. Le due donne bevvero un sorso

-Ci voleva proprio-

Disse Rein, mentre prendeva un altro sorso. Trudy annuì

-Si, non è male, ma esistono vini migliori-

-Non credo di essere così istruita in fatto di vino, temo-

-Male altezza. È importante sapere parlare di tutto-

-Le lezioni di vino non sono contemplate nelle lezioni reali, temo-

Trudy sorrise

-Neanche in quelle di noi contesse, ma si può sempre rimediare-

-Credo dovrei allora chiedere lezioni a Thomas, dato che la sua famiglia ha, a quanto pare, le cantine migliori del regno-

Trudy annuì

-Si, i conti di Orvail sono tra i migliori in fatto di vino. Ma ci sono anche altre famiglie che sono molto brave nel produrre vino. Vi farò avere una lista di nomi, e anche di vini-

-Grazie-

Trudy annuì e finì il suo bicchiere. Nel frattempo Dreamy, silenziosa, aveva apparecchiato la tavola e portato dentro le pietanze. Un aroma delizioso si diffuse per la stanza e Rein si voltò verso la tavola

-Che ne dite contessa? Seppelliamo l’ascia di guerra per stasera e ci dedichiamo al cibo?-

Trudy annuì

-Direi che si può fare-

-Allora contessa, diamo inizio a questa cena. Sarebbe scortese fare raffreddare le pietanze-

-Non potrei sopportare di essere colpevole di una tale crimine-

 

 

 

Shade aveva lavorato fino a tardi. Aveva saltato la cena con sua madre, non solo perché aveva veramente da lavorare, ma perché aveva anche voluto evitare di vedere Rein. Sapeva che si sarebbe sentito a disagio nel vederla, e voleva evitare di sorbirsi l’occhiata preoccupata di sua madre e, soprattutto, l’interrogatorio che le avrebbe potuto fare. Si era fatto portare dei semplici tramezzini e aveva cenato lì, mentre finiva di leggere gli ultimi resoconti. Era stato particolarmente stupito nel vedere che gli altri ministri avevano raddoppiato la dose di lavoro. Il pensionamento del vecchio ministro del tesoro li aveva tutti spinti ad aumentare il rendimento, perché avevano capito che nessuno era insostituibile, anche coloro che avevano servito fedelmente la corona per anni. E ovviamente non erano mancate le lamentele nei confronti di Philip e del nuovo programma che aveva istituito. Il che aveva fatto capire a Shade che la scelta fatta si era rivelata la migliore. Aveva appena terminato di leggere l’ultimo resoconto della giornata, quando l’orologio aveva segnato le dieci. Shade si stiracchiò le braccia e si lasciò andare contro la sedia. Era sfinito, molto più del solito. Si alzò dalla sedia e si avvicinò ad un tavolino che era appoggiato sotto una delle finestre dello studio. Aprì l’anta del mobile, e da dentro, tirò fuori una bottiglia di cristallo con dentro del liquido ambrato. Non era da lui bere dell’alcool dopo il lavoro, ma quella sera aveva sentito il bisogno di bersi un bicchiere del suo cognac preferito. Si versò un bicchiere e rimise a posto la bottiglia, quasi con fare cerimoniale. Sapeva che se non fosse stato per quello che era successo con Rein al pomeriggio, ora non sarebbe stato lì a bere quel bicchiere. Si avvicinò alla finestra e guardò il cielo stellato, perso nei suoi pensieri. Era talmente assorto che quasi non si accorse del fatto che qualcuno era entrato nello studio. Si voltò e non fu sorpreso di trovarsi davanti Thomas

-Mi domandavo quando ti saresti fatto vivo-

-Ho avuto da fare e… quello è un bicchiere di cognac?-

Shade annuì. Non aveva voglia di dare spiegazioni, anche se era grato di vedere il suo amico

-Ti ricordi quando è stata l’ultima volta che hai bevuto quel cognac?-

-Thomas, non mi va di parlarne. Sto bene è solo che mi andava di berne un bicchiere stasera, tutto qui-

-Quindi non dobbiamo parlare degli cocchi azzurri che si celano nel fondo di quel liquore?-

Shade scosse la testa

-Non ce n’è bisogno-

-Ma?-

-Niente ma-

-Sicuro?-

-Thomas, sto bene. Non è niente-

-Con te non è mai niente-

Shade si voltò verso di lui e si trovò a sospirare

-Ti vuoi fidare di me, per una volta?-

-Io mi fido di te. È che sono preoccupato-

Shade allungò una mano e strinse la spalla di Thomas

-Grazie, ma non ti preoccupare. Non è niente-

-Quindi non c’entra un certo incidente tra te e Rein in biblioteca oggi, vero?-

Shade sgranò gli occhi sorpreso

-Chi te lo ha detto?-

-Lord Brenno-

Shade sospirò ma non commentò

-Non sapevo fosse un pettegolo-

-Non lo è e lo sai bene-

-Però ne ha parlato con te-

-Volevo solo sapere come era andata la sorpresa a Rein, perché conoscendoti non mi avresti detto niente. Quindi sono andato da lui a sapere-

-E che ti ha detto?-

-Che la principessa era così commossa per il tuo gesto, che ti ha abbracciato per ringraziarti. Niente di più. È che dato quello che siamo detti ieri, credevo che per te fosse decisamente qualcosa di più. Ecco perché te l’ho chiesto-

Shade fissò Thomas e vide veramente la preoccupazione negli occhi dell’amico.

-Si, mi ha abbracciato-

-E?-

-E io ho abbracciato lei-

-Tutto qui?-

-Che ti aspettavi? Che l’avessi baciata o altro?-

-No, certo che no però… tu hai abbracciato lei e niente altro?-

-Niente altro. Solo che…-

-Allora c’era dell’altro-

-Siamo rimasti un attimo a parlare, sempre da abbracciati. Ecco-

-Lo sai che non è un atteggiamento molto distaccato, vero?-

-Certo che lo so-

-E che non è molto principesco, vero?-

-Thomas, lo so. È stata una cosa spontanea però, normale. È stato normale per me prenderla e non lasciarla-

Thomas lo guardò scuotendo la testa

-Sei proprio cotto a puntino di lei-

-Thomas!-

-È la verità Shade. Quando provi il naturale desiderio di stare abbracciato ad una donna e di non volerla lasciare, di certo non è per puro spirito di amicizia. E non dirmi che non è così-

-Forse… io non lo  so-

-Lo sai perfettamente, dato che non sei sceso a cena, te ne sei stato rintanato qui e ora ti trovo a bere il cognac della disperazione-

-Questo non è il cognac della disperazione-

Thomas alzò gli occhi al cielo

-Però non sei sceso a cena-

-Avevo da fare-

-Qualcosa che avresti potuto recuperare benissimo dopo. Lavori sempre fino a oltre mezzanotte, quindi non darmi questa scusa banale. Ti sei nascosto qui per evitarla e hai fatto male, perché tanto Rein non è scesa a cena con la regina-

-Che cosa?-

-È rimasta in camera sua, con Trudy-

-Cosa?-

-Non solo, si sono anche scolate una bottiglia di vino rosso-

-Che cosa? E tu come fai a saperlo?-

-Dwight!-

-Chi?-

-La guardia scelta, Dwight-

-Non so di chi tu stia parlando-

Thomas alzò di nuovo gli occhi al cielo

-Dwight è la guardia scelta che ogni tanto staziona davanti alla tua porta, ma non è questo il punto. Ho scoperto che Dwight è un ottimo amico della cameriera personale di una certa principessa-

-Della cameriera di Rein, Dreamy?-

Thomas annuì

-Si anzi, qualcosa mi dice che Dwight spererebbe in qualcosa di più da quella relazione con Dreamy. Sarebbero una bella coppia in effetti ora che ci penso, forse dovrei fare in modo di…-

-Thomas! Torna all’argomento principale-

-Si, allora, ho parlato con Dwight che ha incrociato Dreamy per le scale, ed è stata lei a dirgli della serata femminile della principessa. Ecco come ho fatto a saperlo-

-E perché questo Dwight sarebbe venuto da te a dirtelo?-

-Perché da quando ho scoperto che è amico di Dreamy, gli ho chiedo di darmi qualche informazioni indirette se Rein, se fosse stato necessario-

-Che cosa hai fatto?-

-Prima che tu reagisca male, sappi che lo faccio per te-

-Per me?-

-Si. Tengo un occhio in più su di lei senza che lei lo sappia. Non sarà sempre accurato, ma è una precauzione in più. Quindi ringraziami invece di farmi la ramanzina, ogni volta-

Shade non commentò. Anzi, segretamente era contento di sapere che Thomas si prendeva cura di lei anche a distanza, ma sapeva che non era corretto

-Non lo puoi fare, Thomas-

-Certo che posso. È mio compito prendermi cura dei tuoi ospiti e Rein è una principessa, la sua incolumità va protetta più di ogni altra-

-Ma cosa succederebbe se sapesse che tu la tieni d’occhio attraverso Dreamy?-

Thomas fece per ribattere, ma si trattenne.

-Va bene, non chiederò più a Dwight se sa qualcosa dalla cameriera-

Shade annuì.

-Sai Thomas, credo che stasera mi ritirerò prima del solito. Sono stanco-

-Questo non è proprio da te-

-Anche i principi hanno bisogno di riposo-

-Non tu. Tu vai avanti per ore, due ore di sonno e via una nuova giornata come niente fosse. Tu non dormi praticamente mai-

-Ebbene, stasera ho voglia di dormire. Qualche problema?-

Thomas alzò le mani, sconfitto

-Nessuno, anche perché vuol dire che anche io posso riposare di più stanotte. Non mi lamento, dico solo che è strano, tutto qui-

Shade non commentò, si limitò a finire il suo bicchiere di cognac e appoggiarlo, vuoto, vicino al piatto della cena. Fece poi un cenno a Thomas il quale si avviò verso la porta per primo. I due si incamminarono in silenzio lungo il corridoio, diretti agli appartamenti di Shade

-Non c’è bisogno che mi scorti, sto andando veramente a dormire-

-Vorrei evitare incidenti-

-Quali incidenti?-

-Tipo tu che rinciampi in un gradino. Dopotutto hai bevuto-

Thomas schifò il pugno di Shade e scoppiò a ridere.

-Ti dovrei veramente mandare a lavorare in una miniera-

-Ti prego, sarebbe una vacanza al posto di vederti ogni giorno-

Thomas schivò l’ennesimo colpo

-Thomas, giuro che…-

-Mi ucciderai, si, lo sappiamo-

Ridendo, i due arrivarono alla stanza di Shade

-Bene principe, buonanotte. E mi raccomando: domani non fare cavolate-

-Mi raccomando tu, capitano da strapazzo: non commettere guai o sarà peggio per te-

Thomas sfoderò un sorriso luminoso

-Ho tutto sotto controllo e nessuno potrà dire assolutamente niente. Non ci saranno imperfezioni domani, parola d’onore-

Shade lo vide troppo contento per i suoi gusti

-Che hai combinato?-

-Assolutamente niente. È tutto perfetto, ho pure avuto i complimenti di Trudy che non ha trovato nulla fuori posto-

Shade sgranò gli occhi

-Come hai fatto?-

Thomas continuò a sorridere, contento e radioso

-Ho solo messo in pratica tutta la mia bravura e…-

-Chi ti ha aiutato?-

Thomas lo guardò offeso

-Aiutato? Ho fatto tutto io-

Shade incrociò le braccia al petto, poco convinto

-Non guardarmi così. Ti giuro, non ho sbagliato niente. Dai centrotavola, alle tovaglie, al menù, tutto perfetto-

Lo sguardo poco convinto di Shade fece irritare Thomas

-Ma possibile che nessuno si fidi di me?-

-Non è questione di fiducia. Io ti conosco, non sai distinguere un fiordaliso da un giglio, per non parlare di armonie cromatiche-

-Mi ritengo personalmente offeso-

Shade alzò un sopracciglio indagatore. Conosceva troppo bene Thomas per sapere che non poteva avere fatto tutto alla perfezione da solo, ma dopotutto i miracoli potevano anche capitare. E lui quella sera non aveva voglia di litigare

-E va bene, scusa-

Thomas sgranò gli occhi per lo stupore e fece un passo indietro, allontanandosi da lui. Shade lo fissò perplesso

-Che ti prende adesso?-

-Chi sei tu?-

-Ti sei rincretinito di colpo?-

-Io? Casomai tu: sbaglio o mi hai appena chiesto scusa?-

-Mica è la prima volta-

-Sono certo che sia la prima volta-

Shade alzò gli occhi al cielo

-Thomas, andiamo, non farne una tragedia…-

-Devo dire a Rein di abbracciarti più spesso. Evidentemente gli ormoni ti rendono più umano, chi lo avrebbe mai detto-

Shade impiegò qualche secondo prima di afferrare le parole ironiche di Thomas. E quando capì, sferrò il pugno contro Thomas, che, ancora una volta, lo schivò ridendo

-Thomas, torna subito qui e fatti menare-

Thomas, per tutta risposta, si stava avviando verso il corridoio

-Non sono mica così stupido. Ma è bello sapere che sei sempre tu. Buonanotte stupido di un principe-

-Thomas! Giuro che ti uccido veramente-

-Lo hai detto talmente tante volte che ormai non ci crede più nessuno-

-Thomas!-

La risata del conte si diffuse per il corridoio. Thomas si voltò verso di lui, ma continuò a camminare in direzione dell’uscita

-Sogni d’oro, principe. E mi raccomando, se sogni una certa fanciulla dagli occhi azzurri come il cielo estivo, non esagerare, c’è una decenza anche quando si dorme sai?-

Shade non fece in tempo a rispondere, dato che Thomas era sparito dalla vista ormai. Così lui si ritrovò a scuotere il capo, esasperato. Lo avrebbe veramente ucciso un giorno o l’altro.

-Dannato di un capitano, come tu faccia ad essere il mio migliore amico, rimane un mistero-

Shade entrò nella sua camera e così come era, si buttò sul letto. Si lasciò sprofondare tra le coperte e chiuse gli occhi. Era da tanto che non tornava in camera ad un orario decente, e la prospettiva di una notte di sonno era decisamente allettante in quel momento, invece delle sue solite sei-cinque ore di sonno a notte. Ad occhi chiusi la sua mente prese a vagare e all’improvviso, le immagini di Rein gli vennero in mente. Rein che sorrideva, Rein che si buttava tra le sue braccia, il suo sorriso divertito nel prenderlo in giro, i suoi occhi divertiti. Quegli occhi così belli e profondi, così ammalianti, dove lui faceva fatica a non perdercisi dentro e il suo profumo, dolce, delicato e inebriante, proprio come lei. Shade si voltò e si mise su un fianco

-Smetti di pensare a lei e dormi-

Per qualche secondo, la turchina sembrò uscire dai suoi pensieri, ma ritornò poco dopo, facendo capolino nella sua mente a accomodandosi. Shade fece di tutto per scacciarla dai suoi pensieri, e alla fine, esasperato si alzò. Si avviò veloce verso il suo bagno privato, lasciando i suoi vestiti sparsi sul pavimento. Improvvisamente, aveva bisogno di farsi una doccia gelata

-Complimenti principe, l’unica notte che ti decidi a dormire di più, il tuo cervello non te lo permette. Complimenti, sono un genio in piena regola-

Il getto di acqua freddo gli piombò sul viso, facendolo rabbrividire. Shade scosse la testa, combattendo il dolore del freddo intenso. Dopo essere rabbrividito per un paio di minuti, Shade sembrò essere tornato in se. Si lasciò cullare dall’acqua, anche se fredda, e appoggiò la testa contro il muro della doccia. Fece un paio di respiri e ritornò padrone di se stesso. Uscì poco dopo dalla doccia, e mentre si avvolgeva negli asciugamani, in cerca di un po’ di calore, si trovò a fissarsi allo specchio. Shade vide l’immagine di un ragazzo preoccupato e pensieroso, e tutto per colpa di un paio di occhi azzurri, un sorriso contagioso e una ragazza che non voleva saperne di uscire dai suoi pensieri. Shade sospirò

-Sono proprio in un guaio-

Il ragazzo nello specchio gli restituì una immagine rassegnata. Dato che l’idea di dormire era inconcepibile, specialmente dopo una doccia fredda, Shade si rivestì e si sedette alla scrivania della sua stanza. Se non dormiva tanto valeva lavorare, e visto che era dell’umore adatto, decise di redigere una lista di compiti per una persona a caso del palazzo. Era certo che Thomas gliela avrebbe fatta pagare, ma dato che non dormiva, tanto valeva risollevarsi il morale pensando alle cose assurde che quel capitano da strapazzo avrebbe dovuto fare. Certo essere principe era un lavoro e un impegno per la vita, ma aveva decisamente i suoi vantaggi e l’idea di sfogarsi su Thomas era il balsamo toccasana ideale per lui in quel momento.

 

 

 

Trudy guardava la turchina che dormiva tranquilla sulla sua poltrona. La principessa si era addormentata, dopo avere bevuto tre bicchieri di vino.

-Non reggete molto l’alcool altezza a quanto pare-

Trudy si trovò a sorridere teneramente alla principessa. La guardò qualche secondo, indecisa su cosa fare. Svegliarla o lasciarla dormire lì, sulla poltrona, con il rischio che prendesse freddo. La contessa si guardò intorno ma non vide niente di utile. Così si avvicinò alla porta della stanza e la aprì, sperando, magari, di vedere la cameriera personale di Rein da qualche parte. Ma il corridoio era deserto e della rosa neanche l’ombra, così Trudy chiuse la porta e tornò dentro. Si avvicinò alla principessa, che continuava a dormire, tranquilla, e decise il paino d’azione. Per prima cosa, andò ad aprire quella che riteneva essere la porta della stanza da letto. La donna non si era sbagliata, e dietro la porta, infatti, vide davanti agli occhi il letto della principessa. La stanza era veramente impressionante per dimensioni e lusso

-Ecco ora non mi dispiacerebbe essere una principessa-

Commentò al vuoto. Tuttavia, non perse troppo tempo ad osservarla, perché tornò presto dalla donna. Con delicatezza, senza svegliarla, le mise un braccio attorno alla vita e cercò di sollevarla. Dopo qualche tentativo, Trudy riuscì ad alzarla e il corpo della turchina cadde contro di lei. Trudy tentò di fere un passo in direzione della stanza, ma muoversi con qualcuno addormentato tra le braccia non era così semplice, anche se era qualcuno leggero come Rein. Trudy provò qualche volta, ma non riuscì a muoversi. Stava per riprovare, quando la porta dietro di loro si aprì. Dreamy era tornata, preoccupata per non essere ancora stata chiamata data l’ora. La cameriera, alla vista, si bloccò un secondo. Trudy ne approfittò per portarsi un dito sulle labbra

-Sta dormendo, aiutami a portarla sul letto. Da sola non ce la faccio-

La cameriera reagì prontamente, e si avviò ad aiutare la donna. In due, prendendo Rein con delicatezza, riuscirono a trasportarla nella camera e poi sul letto. Una volta lasciata lì, Trudy si allontanò, mentre Dreamy si affrettava a togliere le scarpe a Rein e a coprirla con una coperta. Trudy, che era tornata nel salotto, aspettò che la cameriera tornasse in camera.

-La principessa sta continuando a dormire-

-Assicurati domani mattina di portarle una tisana al biancospino. Aiuterà il suo mal di testa-

Dreamy annuì

-La principessa per caso si è…-

Dreamy non finì la frase, troppo imbarazzata per dire ad alta voce quello che realmente pensava, di fronte ad un membro della nobiltà.

-No, sua altezza non si è ubriacata, ma temo che non sia abituata a bere molti alcolici. Quindi presumo che domani avrà un leggero mal di testa e il biancospino aiuta. È solo una precauzione-

Dreamy annuì

-Lascio la principessa nelle tue mani, allora. Domani mattina dille che la ringrazio per la serata, è stata tutto sommato, piacevole-

La cameriera annuì

-Come volete contessa. Desiderate che vi scorti al vostro appartamento o che vi aiuti in qualcosa?-

-No grazie, occupati di Rein, ne ha più bisogno di me. Buonanotte-

-Buonanotte contessa-

Trudy uscì dalla stanza, e si diresse verso il suo appartamento. Una volta entrata, si trovò a malincuore in una stanza buia. Il fuoco si era spento da alcune ore, e nessuno era tornato a ravvivarlo. Così Trudy si avvicinò al camino e con movimento rapidi, posizionò la legna nel fuoco e con l’aiuto di un acciarino, diede fuoco. Nel giro di poco, un leggero scoppiettio di ciocchi si diffuse nella stanza. Trudy si sedette davanti al fuoco, per terra. Amava guardare le fiamme in movimento, avevano il potere di calmarla e rilassarla. Era l’unica cosa che l’aveva aiutata a passare dei mesi decisamente turbolenti. Ed era ironico che un potere distruttivo come il fuoco avesse il potere di calmarla. Trudy si stese completamente per terra e si trovò a fissare il soffitto. Rimase così in silenzio per molto tempo. Si doveva essere appisolata, quando, ad un tratto, un rumore di passi nel corridoio la svegliò. Qualcuno stava passeggiando nel corridoio. Era decisamente insolito, data l’ora della notte. Trudy rimase in ascolto, attenta. Chiunque fosse, si stava avvicinando alla sua porta. Erano passi che si facevano via via più forti, e Trudy si trovò ad escludere si potesse trattare di una donna. Il rumore era troppo pesante, doveva essere un uomo, forse una guardia di ronda. Trudy decise di darci poco peso e vista l’ora tarda che si doveva essere fatta, si decise ad andare a dormire. Quando era quasi arrivata alla porta della sua camera da letto, un rumore improvviso la fece voltare. Era il suono di qualcosa infilato sotto la sua porta. Si voltò di scatto, spaventata. All’esterno i rumori erano cessati. Chiunque fosse si trovava proprio dietro la sua porta. Trudy non mosse un muscolo, spaventata. Chi poteva portarle un messaggio a quell’ora di notte? Dopo qualche attimo che le parve un secolo, si sentì il rumore di passi che si allontanavano. Quando Trudy fu sicura di non sentire più alcun rumore provenire dall’esterno, si avvicinò alla porta. Aveva avuto ragione, una lettera era stata fatta passare sotto la porta. Con mano tremante Trudy la afferrò. Si voltò verso la camera da letto e si diresse veloce verso le candele poste sul comodino. Dopo qualche tentativo, dato dalla sua mano tramante, riuscì ad accendere un fiammifero e ad accendere poi le candele. Dopo che la luce si diffuse nella stanza, Trudy guardò la busta. Non era firmata, c’era solo il suo nome sopra. Esitando, ruppe il sigillo di cera che teneva chiusi i lembi di carta e riconobbe subito la calligrafia. Non c’era nome ne firma, solo poche parole, ma Trudy sapeva perfettamente chi le mandava quel biglietto

“Da domani notte ti aspetterò tutte le sere, in giardino, vicino al labirinto di siepi. Ti prego, vieni”

Per un attimo, Trudy avvicinò il foglio alla candela, intenzionata a dargli fuoco, ma si trovò a non esserne capace. Calde lacrime presero a scenderle dagli occhi, e si trovò a stringere forte il medaglione che portava al collo. Non poteva farle di nuovo questo, non poteva permetterlo. Sapeva che non sarebbe mai andata a quell’incontro, ne era certa. Eppure c’era una parte di lei che non avrebbe voluto fare altro che non correre e andare. Andare incontro all’ignoto, alla notte e a tutto quello che avrebbe trovato vicino al labirinto si siepi del giardino reale.

 

 

 

La mattina del giorno seguente aveva sorpreso tutti con un cielo grigio, pieno di nuvole. Tutto lasciava presagire che presto, una pioggia primaverile sarebbe scesa sul palazzo, trasformando l’evento pomeridiano all’aperto del conte d’Orvail in un disastro. Eppure, l’unico che non sembrava preoccupato era proprio Thomas. Il conte, ogni volta che era stato interpellato sulla possibilità di spostare l’evento all’interno del palazzo, aveva categoricamente rifiutato

-Spunterà il sole e non ci saranno problemi di nessun tipo. Fidatevi, il sole mi ama, uscirà per me-

Chiunque aveva pensato che quella risposta fosse quanto di più insensato si potesse sentire, e persino Shade aveva avuto da ridire su tutto quanto. Ma Thomas era stato irremovibile

-Ho organizzato un the in giardino e un the in giardino sarà quello che avrò con i miei ospiti. Un d’Orvail non si rimangia mai la parola data-

Mano a mano che si avvicinava l’ora del pranzo, gli invitati al pomeriggio si facevano sempre più preoccupati. Tuttavia, ad un tratto, come se il cielo avesse ascoltato le parole di Thomas, o come se veramente il sole fosse innamorato di lui, un raggio di sole si fece strada tra le nubi e illuminò il palazzo della Luna. Poco dopo, una leggera brezza prese a soffiare, spazzando via le nuvole nel cielo, rivelando un cielo azzurro sotto e un sole caldo, pronto ad inondare il palazzo. Il sorriso smagliante di Thomas era la rivincita verso chiunque avesse dubitato

-Che vi avevo detto? Il sole mi ama-

Così, come da programma, i servitori presero ad apparecchiare e sistemare il necessario nel giardino per il ricevimento. Tutto era decisamente perfetto. Un grande tavolo era stato disposto al centro, sotto il gazebo e sarebbe stato il luogo dove tutto il cibo sarebbe stato appoggiato. Thomas aveva ordinato sia del dolce che del salato, in modo da accontentare tutti i presenti. Attorno al tavolo, erano stati posizionati quattro tavolini più piccoli, in cui era possibile sedersi in piccoli gruppi e chiacchierare con chi si desiderava. Non c’erano posti a sedere assegnati, dato che si trattava di un ricevimento pomeridiano. Questa libertà permetteva, così, a tutti gli ospiti di potere conversare con chiunque, e anche di evitare chi non si desiderava intrattenere. Gli invitati di Thomas erano pochi, oltre, ovviamente ai due principi, Rein e Shade e a Trudy, la vera organizzatrice di tutto, erano stati invitati Philip, il festeggiato del giorno, la cugina la baronessa Charlotte, la contessa Alambert, i baroni di Ugival Catherine e Anthoine, i visconti Marimbon Daphne e Daniel e infine il conte Nicholanos. In totale erano dodici gli invitati, in perfetto equilibrio tra loro, sei donne e sei uomini. L’appuntamento era stato fissato per le quattro del pomeriggio e, in perfetto orario, Philip con la cugina, si presentarono e furono accolti dal sorriso avvolgente di Thomas.

-Philip, di solito l’ospite d’onore ha il privilegio di arrivare tardi, invece sei il primo-

-Ho cercato di dirglielo, ma è stato irremovibile. Si è voluto presentare in orario perfetto-

Thomas spostò lo sguardo su Charlotte e per qualche secondo rimase abbagliato dalla bellezza naturale della baronessa. Charlotte indossava un semplice abito color lavanda, di georgette, lungo. La vita era cinta da una fascia dello stesso colore e materiale, e un fiocco, semplice, era posto di lato, sul fianco. Il corpetto era totalmente privo di lavorazione, era solo tessuto, tranne per le piccole maniche, corte, di pizzo tono su tono. L’insieme era bello e raffinato, e perfettamente adatto per l’occasione. I capelli marroni della baronessa era raccolti in un semplice chignon morbido basso, e, come fermaglio, era stata applicata una semplice spilla a tema floreale. L’unico altro ornamento della donna era un piccolo bracciale d’oro al polso, semplice, privo di ciondoli. Infine, tuttavia, ciò che aveva catturato l’attenzione di Thomas era il volto. La donna si era leggermente truccata e aveva messo in risalto gli occhi, mettendosi un po’ di ombretto chiaro sulla palpebra e un leggero strato di matita nera nella rima esterna dell’occhio. Infine aveva completato il tutto con uno strato leggero di fard sulle guance.

-Charlotte, siete bellissima-

Charlotte regalò un sorriso a Thomas

-Grazie capitano. Anche voi non state male oggi-

Thomas si raddrizzò sulla schiena

-Come capitano della guardia reale, non potevo certo sfigurare, anche se dubito ci sia un uomo più bello e affascinante di me-

Charlotte ridacchiò. Philip, invece, osservò perplesso il capitano

-La vostra autostima deriva dalla convinzione o dall’incoscienza?-

Thomas si voltò meravigliato verso Philip

-Conte, sbaglio o avete per caso cercato di offendermi?-

-Non per caso, era proprio mia intenzione-

Thomas guardò Philip, e alla fine scoppiò a ridere. Philip si concesse un sorriso

-Philip, io l’ho sempre pensato che saresti stata un’ottima aggiunta al gruppo. Devi promettermi di usare lo stesso sarcasmo con Shade. In due non gli lasceremo scampo-

Prima che il conte gli potesse rispondere, un valletto si avvicinò al gruppo

-Conte di Hoteval? Un messaggio per voi, dal vostro ufficio-

L’uomo tese una busta al conte.

-Scusatemi un secondo-

Philip prese la busta e si allontanò dai due, per leggere in tranquillità. Thomas tornò a rivolgere l’attenzione a Charlotte, che era rimasta in silenzio per molto tempo, e Thomas vide che la donna stava dando un’occhiata attorno, compiaciuta

-Vedo che tutto è stato fatto come richiesto-

Thomas si avvicinò a lei

-Si baronessa, e ricordate il nostro piccolo patto?-

Charlotte annuì

-Ho promesso, ricordate? Non dirò a nessuno che vi ho dato una mano ad organizzare tutto-

-Lo sapevo che non potevi essere stato tu a fare tutto quanto! Non ne sei mai stato in grado!-

Thomas si voltò di colpo e si trovò faccia a faccia con Trudy

-Trudy tesoro! Sei splendida-

La donna incrociò le braccia al petto e lo fissò arrabbiata

-Quando penso che per una volta tu abbia dimostrato finalmente di essere un uomo maturo, ecco che mi devo ricredere, e come sempre sei un disastro-

-Ehi, non offendiamo per favore-

-Ti sei fatto aiutare e ti saresti preso tutto il merito da solo! Thomas nemmeno i bambini si comportano così-

Charlotte tentò di intromettersi tra i due

-Contessa, vi prego, ho aiutato con piacere il capitano e…-

Trudy guardò in modo dolce la baronessa

-Baronessa, non dubito della vostra buona fede, incolpo questo uomo qui davanti che ne se è approfittato-

-Io non mi sono approfittato di nessuno-

-Ti sei approfittato di mia cugina?-

Philip si era riavvicinato al gruppo, e ora osservava Thomas, con uno sguardo decisamente poco amichevole.

-Non ho fatto niente, vero Charlotte? Non è successo niente di che, niente di sconveniente o offensivo. Ieri è capitato per caso che io e la baronessa ci siamo incrociati in giardino-

-E dato che il capitano stava organizzando questo evento per te, ho deciso di aiutarlo. Conosco meglio di tutti i tuoi gusti, sapevo cosa ti avrebbe fatto piacere. È stato divertente-

Charlotte si voltò e sorrise a Thomas, il quale ricambiò lo sguardo e il sorriso

-Proprio come ha detto la baronessa. È stato un aiuto reciproco…-

-Del quale ti sei preso il merito!-

-Ho insistito io perché lo facesse, dovete credermi contessa-

Lo sguardò innocente di Charlotte fece vacillare un attimo la contessa, che alla fine si lasciò convincere

-E va bene, avete vinto. Thomas, farò finta che sia tutto merito tuo. Ma solo questa volta-

Thomas la guardò vittorioso. Poi si voltò verso Charlotte e le offrì la mano

-Baronessa, data la nostra vittoria schiacciante, che ne dite se vi accompagno a vedere gli ultimi dettagli? Philip non ti dispiace, giusto?-

Philip annuì e i due si allontanarono. Trudy guardò preoccupata i due

-Non dovreste far passare troppo tempo a vostra cugina con Thomas. Tende sempre ad essere infantile quando può-

Philip sorrise alla donna

-Credo invece che sia una compagnia piacevole per Charlotte. È ancora così giovane, ignara dei molti pericoli della corte e Thomas è così buono invece. Sono contento che possa passare del tempo con qualcuno così genuino. Ovviamente sempre sotto la mia sorveglianza-

Trudy ridacchiò

-Geloso di vostra cugina, conte?-

-Non credo si tratti di gelosia… solo tenero amore fraterno e istinto di protezione-

-Un modo galante per definire proprio la gelosia. Ma non temete, Thomas è innocuo da quel punto di vista. Non farebbe mai niente di sconveniente, soprattutto alla cugina di un amico-

Philip si trovò ad annuire

-Lo credo anche io-

I due li guardarono ancora un poco, poi Trudy diede un rapido sguardo intorno a se. Il luogo era incantevole. Si trattava veramente di una stanza all’aperto. I contorni erano limitati da una alta siepe di cipressi. Attorno, numerose aiuole di fiori, ancora in bocciolo, regalavano una calma al luogo quasi surreale

-Questo posto è bellissimo-

Philip annuì

-Considerando l’esorbitante prezzo con cui vengono pagati i giardinieri reali, vedo che il risultato paga-

Trudy sorrise divertita a quelle parole

-Non vi facevo un uomo così conservatore per certi aspetti-

-Conservatore?-

Trudy annuì

-Sembra una frase che poteva dire mio padre. Riteneva sempre eccessive e inutili le spese per il nostro giardino. Diceva sempre “sono piante, ci sono da secoli e se la sanno cavare anche senza il nostro aiuto”. Mia mamma lottava sempre per convincerlo a non licenziare tutti ogni singolo mese-

-Io non le ritengo inutili solo… esagerate, ecco tutto-

Trudy vide il leggero imbarazzo di Philip e, senza esitare, appoggiò la mano sul braccio del conte

-Non volevo offendervi o mettervi in imbarazzo. Mi avete solo portato alla memoria un ricordo di infanzia, vi ringrazio anzi-

Philip osservò la mano di Trudy appoggiata al suo braccio e si trovò a toglierla delicatamente

-Vi consiglio di stare un po’ più attenta contessa. Non vorrei mai rischiare di mettere in giro voci strane sul nostro conto, non sarebbe corretto nei vostri confronti-

Trudy fece un passo indietro rispetto a Philip e lo guardò mortificata

-Perdonatemi, non intendevo toccarvi. È stato solo… scusatemi-

Philip scosse la testa

-Contessa, come uomo, non posso non apprezzare un gesto simile, soprattutto quando viene da una donna bella come voi. Ma non vorrei rischiare di mettervi in una situazione imbarazzante. Se volete scusarmi ora, vado da mia cugina-

Philip le fece un piccolo inchino e poi si voltò verso Charlotte e Thomas, che chiacchieravano amabilmente vicino al tavolo centrale. Trudy lo guardò e si sentì terribilmente in imbarazzo

-Un uomo decisamente strano… ma terribilmente galante-

Trudy fece un paio di respiri e poi tentò di avviarsi verso i tre, quando una voce la fermò

-Contessa di Gaumont, buon pomeriggio. Che splendido abito che indossate-

Trudy si voltò e vide avanzare verso di lei, i coniugi Marimbon.

-Visconte, viscontessa, buon pomeriggio-

I due si avvicinarono e si inchinarono alla contessa.

-Sono stata terribilmente sorpresa nel vedere l’invito a questo evento, ma ammetto che ne sono estremamente contenta-

Trudy sorrise alla donna

-Spero non vi dispiaccia, ho suggerito io qualche nome al capitano delle guardie-

Daphne guardò divertita la contessa e poi si voltò verso il marito

-Te lo avevo detto che era sicuramente mio il merito dell’invito, invece del tuo. Come sempre sei inutile. Tuttavia, permettimi di fare le presentazioni. Contessa, con mio immenso rammarico, vi presento mio marito, il visconte Daniel di Marimbon-

L’uomo si inchinò alla donna e le fece un baciamano

-Contessa, è un onore conoscervi. Se il merito della nostra presenza oggi è vostra, avete tutta la mia gratitudine. Ma se permettete, godo della compagnia della mia sposa ogni giorno, quindi andrei a presentarmi agli altri gentiluomini-

Il visconte si allontanò. Trudy fissò perplessa l’uomo poi guardò la donna e si trovò a vedere lo sguardo divertito di Daphne

-Perdonateci, contessa. Ci vogliamo bene, ma amiamo stuzzicarci-

-È bello vedere una coppia affiatata come voi, allora-

La viscontessa annuì

-Si, ci siamo sposati per amore. I miei erano contrari ma io non ho resistito. Ho sposato un visconte squattrinato che prova a gestire una rete di commercio e si trova il più delle volte a regalare ciò che dovrebbe vendere. Ma lo amo, forse, soprattutto per quel suo buon cuore, anche se ammetto che ogni tanto avrei piacere a vedere dei profitti e non sempre delle perdite-

Trudy la guardò, sinceramente invidiosa

-Vorrei anche io un giorno trovare qualcuno da amare così-

Daphne la guardò

-Siete talmente bella, contessa, che gli uomini si butteranno su di voi in poco tempo. Soprattutto dato l’alto livello di amicizia con la principessa. Sarà sicuramente una cosa a vostro favore. Ma basterebbe che vi vedessero adesso per innamorarsi di voi, credetemi. Avrei pagato oro io per essere bella come voi alla vostra età-

Trudy si guardò il vestito. In realtà non aveva dato troppo peso all’abito quel giorno, aveva scelto uno dei suoi preferiti, un semplice abito da pomeriggio. Era un abito di organza. La gonna era formata da molti strati di organza color cipria, e il corpetto, dello stesso colore della gonna, era ricoperto interamente da un pizzo macramè bianco a tema floreale. I capelli li aveva raccolti nella sua amata treccia laterale, che poggiava su una spalla. Si era data un leggero velo di trucco, ma non aveva impiegato molto tempo per prepararsi, né si era dedicata in modo particolare al tutto con l’intenzione di colpire

-Grazie per il complimento, viscontessa, ma vi assicuro, tra le due, siete più elegante e bella voi-

Daphne la ringraziò con un sorriso ma si trovò a scuotere la testa

-Il mio? Un banale abito da donna sposata. Ma grazie-

Trudy dissentì. La donna, indossava un vestito verde smeraldo, di dogaressa di seta. L’effetto del tessuto, a coste, conferiva preziosità ed eleganza, ad un abito dalla forma molto semplice. La gonna, larga, ricadeva morbida, mentre lo scollo a cuore metteva in risalto il decolté della donna in modo molto elegante. I capelli, castano chiaro, erano stati lasciati sciolti, e i boccoli naturali della donna le incorniciavano il viso.

-Viscontessa, vi assicuro che se non foste sposata, sareste voi al centro degli sguardi maschili, non di certo io-

La donna scoppiò a ridere, e prese il braccio della contessa

-Vi ringrazio contessa. Ma direi che è il momento di avvicinarsi agli altri, soprattutto a mio marito. Non vorrei si ricoprisse troppo di ridicolo-

Le due donne si avvicinarono al resto degli invitati e Charlotte, vedendole, si avvicinò loro, sorridendo

-Grazie per essere venute a salvarmi. I signori stanno parlando di commercio, tasse e politica, argomenti che non sono proprio il mio forte-

-Argomenti anche poco consoni all’occasione. Daniel spero tu non stia importunando nessuno-

-Chi il visconte qui? Al contrario, mia signora, credo di avere appena trovato un meraviglioso nuovo amico-

Disse sorridente Thomas. Il visconte sorrise alla moglie

-È sempre bello essere amato e supportato da una donna, ma se volete perdere questo privilegio capitano, vi basta sposarvi. Signori fidatevi di me, restate celibi è un toccasana, soprattutto per la salute-

Il commento dell’uomo fu accolto dalle risate di tutti, mentre Daphne si avvicinò al marito e lo guardò sconfitta

-Io mi chiedo come possa amarti ancora-

-Il mio umorismo contagioso azzarderei, ma so che in realtà è per la mia bellezza splendente-

Daphne scoppiò a ridere, insieme a tutti quanti. I presenti iniziarono a chiacchierare, quando ad un tratto, lo sguardo di Thomas fu catturato da un gruppo di tre persone che si stava avvicinando a loro

-Altri ospiti, che meraviglia-

Thomas si avvicinò ai tre e si produsse in un inchino perfetto

-Signori, vi do il benvenuto in quello che si presuppone essere un pomeriggio divertente e piacevole-

Il trio, che era formato da due donne e un uomo, rispose all’inchino di Thomas con un inchino a loro volta. A parlare per primo fu proprio l’uomo

-Capitano, vorrei ringraziarvi per il generoso invito. Sono il barone Anthoine Ugival, e questa è mia moglie Catherine di Ugival-

-Baroni, è un piacere accogliervi qui. Deduco allora, che l’altra splendida donna che vi accompagna sia…-

- Contessa Alexandre Marie Alambert, piacere di conoscervi capitano-

Thomas sorrise ai tre nuovi arrivati

-Sono molto grato nel vedere che tutti avete accettato l’invito. Mi rendete molto fiero. Ed ecco che arriva anche Nicholanos! Forza Andrew, come guardia reale essere in ritardo è quasi un crimine-

Nicholanos, con molta calma si avvicinò al suo capitano

-Chiedo scusa, capitano, ma mi sono dovuto occupare di un compito, credo destinato a voi-

Thomas si fece un attimo pensieroso, poi ricordò

-Giusto, i turni. Grazie per averci pensato tu, ma come vedi, avevo il duro compito di ricevere i mie cari ospiti. E come vedo sei arrivato giusto in tempo per fare da compagno alla Contessa Alambert. Così ogni dama avrà un cavaliere per la giornata-

Nicholanos si voltò verso la donna e fece un piccolo inchino.

-Capitano, posso fare un cambio di cavaliere? Cedo volentieri mio marito alla contessa e io prendo volentieri il conte Nicholanos se non vi dispiace-

La battuta, della viscontessa Marimbon, produsse altre risate e il conte, colpito dalle parole della donna si inchinò a lei

-Madame, possiedo due braccia. Posso essere il compagno di entrambe se lo desiderate-

Thomas, sorridente, diede una bella pacca sulla spalla a Nicholanos

-Signori, ecco una degna guardia reale, oltre che un ottimo gentiluomo. Ben detto conte-

-Grazie capitano-

Il gruppo si unì agli ospiti già presenti, e presto, le cinque donne si riunirono tra loro, allontanandosi di qualche passo dagli uomini. Alexandre e Catherine, le ultime donne arrivate, si guardarono attorno, piacevolmente stupite

-Chi lo avrebbe mai detto che un uomo potesse organizzare tutto in modo così impeccabile. Sono veramente stupita-

Disse ammirata Alexandre. Trudy lanciò uno sguardo a Charlotte, che si limitò a sorridere soddisfatta

-Siete contenta baronessa?-

Chiese Alexandre, stupita del sorriso confidente di Charlotte. La baronessa, sorpresa, alzò il volto di scatto verso la donna

-Si molto, cioè, come avete detto voi il posto è bellissimo e ben decorato e…-

-Credo che le parole che la baronessa stia cercando siano che essendo la festa in onore di suo cugino, il fatto che noi ospiti troviamo incantevole e impeccabile tutto quanto sia un grande onore per lei-

Trudy, che era entrata in aiuto di Charlotte, si guadagnò uno sguardo di gratitudine dalla piccola baronessa. La contessa Alexandre, stupita dell’intervento di Trudy, si voltò verso di lei

-Come mai parlate voi per lei? Per caso la baronessa non è in grado di rispondere da sola-

Trudy fulminò con lo sguardo un attimo la donna, ma prima che potesse replicare, intervenne Daphne Marimbon

-Signore, vi prego, siamo riunite qui per divertirci, non litigare. E perdonateci, contessa, se tenderemo un po’ tutte a difendere la baronessa di Amoundgnac, ma dato che ha solo diciotto anni e ha appena debuttato, credo ci sentiamo tutte responsabili nei suoi confronti. Come se fosse una sorella piccola di cui prendersi cura, dico bene, contessa Gaumont?-

Trudy annuì alle parole di Daphne

-Pienamente d’accordo. Dopotutto ricordo ancora i miei primi ricevimenti ufficiali dopo il mio debutto. Ero terribilmente in imbarazzo, meno male che c’era mia madre con me-

Anche la viscontessa di Ugival si trovò d’accordo

-Io per poco non ho rischiato di dare fuoco alla tavola durante il mio primo invito a cena. Ero così nervosa che mi tremavano le mani e ho rovesciato il bicchiere di vino sulla tavola che ha urtato nella caduta il candeliere. Meno male che un cameriere è intervenuto subito spegnendo le fiamme. Sono stata così mortificata che non sono uscita di casa per un mese-

Le donne, piano piano, presero a raccontarsi storie dei loro primi eventi sociali. L’atmosfera si andò piano piano rasserenando e tutte si trovarono piacevolmente in armonia tra di loro. Ad un tratto, la viscontessa di Marimbon, guardando l’abito della contessa Alexandre Alambert, fece una domanda

-Per caso, contessa, l’abito che indossate è di Chandra?-

La contessa si trovò ad annuire

-Esatto viscontessa. È una dei nuovi modelli della sarta reale, così come il colore-

La contessa, orgogliosa, fece una piccola piroetta, in modo che l’abito fosse visto in tutte le sue forme. Era un abito di chiffon color verde menta, che creava un bellissimo connubio con i capelli ramati della contessa, che erano lunghi e raccolti in una semplice coda bassa. La morbidezza dei capelli e la morbidezza del tessuto leggero, che rendevano la gonna leggere e fluttuante, rendevano l’aspetto della donna nell’insieme leggiadro. Tuttavia la vera novità del modello era dato dalla vita in su. Infatti, invece di avere un corpetto compatto, la stoffa era ad incrocio, in modo da formare uno scollo a v che metteva in risalto il decolté della contessa. Tuttavia l’abito non risultava volgare, ma raffinato. La donna ne andava molto fiera

-È una novità per la corte, so che qualcuno potrebbe definirlo scandaloso, ma a me piace. Ogni tanto noi donne dobbiamo osare, soprattutto con la moda. Non possiamo certo permettere agli uomini di dirci cosa indossare-

Trudy si trovò d’accordo con le parole della donna e annuì. Invece, la baronessa di Ugival, Catherine, non si trovò d’accordo

-Mi dispiace contessa, posso capire il vostro intento, ma non condivido. Non mi sentirei a mio agio con uno scollo come il vostro. Preferisco abiti più classici-

In effetti l’abito della baronessa era un tradizionale abito di corte da pomeriggio, salvo fatto solo per la scelta del colore. Era un abito color blu polvere, scuro, ma che, in contrasto con la carnagione chiara della donna si intonava perfettamente. Era un abito di crepe di seta, elegante e pulito, con una semplice scollo a barchetta. Era un abito perfetto, nella sua semplicità, per una passeggiata o un the in giardino. Trudy, guardando l’abito della donna si trovò a pensare che era un abito perfetto per la donna, così come l’abito che indossava la contessa Alambert era perfetto per lei. E decise di dirlo ad alta voce

-Credo che questo pomeriggio ognuna di noi indossi un abito perfettamente idoneo al carattere di ognuna, non vi pare? La baronessa Charlotte ha un abito semplice, elegante, ma con un dettaglio particolare che rivela sicuramente un animo pieno di sorprese. La viscontessa Marimbon, con il suo verde smeraldo e quel tessuto così magnificamente plissettato, credo ci voglia far capire che è una donna che non ha paura di dire cosa pensa e, soprattutto, ispira fiducia e armonia, tratti che credo la viscontessa ispiri a tutte noi. Voi contessa, invece, con il vostro abito, credo vogliate esprimere non solo gioia e allegria, ma anche una sana dose di coraggio e incuranza di ciò che si potrebbe dire di voi, quindi siete audace. Infine la baronessa Ugival, con il suo blu polvere, emana molta tranquillità e pace, nonché un colore che infonde, almeno a me, una serenità emotiva e, anche se ho parlato poche volte con voi, baronessa, credo che siate una donna che si possa rispecchiare in queste mie parole-

Le donne guardarono compiaciute, commosse e grate Trudy per le parole che aveva usato per ognuna di loro.

-E voi contessa? Cosa ci fate scoprire di voi dal vostro abito? Cipria e bianco, signore qualcuna ha un’idea?-

Chiese Alexandre. Trudy stava per ribattere, quando Charlotte la precedette

-Libertà e tenerezza. Secondo me siete una donna gentile e sofisticata, ma anche riservata. Tuttavia, credo che sotto la corazza, ci sia un cuore dolce, affettuoso e amorevole-

Trudy guardò Charlotte e senza rendersene conto, una lacrima cadde dai suoi occhi verdi. Charlotte, vedendola piangere si preoccupò

-Ho per caso detto qualcosa... vi ho offeso? Perdonatemi, io…-

Trudy scosse la testa e si asciugò la lacrima che era scesa sul suo volto

-No baronessa, non sono offesa, anzi. Grazie, sono le parole più gentile che qualcuno mi abbia detto in molto tempo. Grazie-

Charlotte, rincuorata sorrise alla donna. Nel frattempo, la baronessa Ugival mise un braccio sulle spalle della ragazza

-Baronessa, siete veramente una donna gentile. La corte ci guadagna ad avere un’anima nobile tra di essa-

-Grazie baronessa-

Trudy annuì alle parole di Catherine, e anche la contessa di Alambert. Tuttavia, ad un tratto, per smorzare il clima quasi rattristato e commosso che la conversazione aveva preso, la viscontessa Daphne espresse ad alta voce un’opinione

-La marchesa Eldelberry dovrebbe chiedervi qualche lezione privata, baronessa. Dopo l’incredibile recita dell’altra sera, dovrebbe affinare un po’ la tecnica, non credete signore?-

L’improvviso accenno a Fanny e al suo carattere, portarono Trudy a scoppiare a ridere, seguite anche dalla Ugival e da Charlotte. L’unica che non era stata presente alla cena di lady Vivian, la contessa Alexandre, si fece subito vicina a Daphne

-Vi prego viscontessa, ditemi tutto dell’altra sera. Sono terribilmente curiosa-

La donna, sorridendo divertita fece un piccolo inchino

-Non temete mia cara, anzi farò di più. Vi mimerò direttamente tutta la scena. Contessa Goumont, mi date una mano?-

-Sarà un onore per me-

Daphne sorrise

-Perfetto. Allora dovete sapere, cara contessa, che l’altra sera la marchesa….-

 

 

Philip osservava compiaciuto sua cugina. Le donne erano tutte in parte e stavano ridendo di qualcosa che la viscontessa Marimbon stava raccontando. Vedendo il sorriso di Charlotte, Philip sorrise a sua volta

-Avete una cugina davvero incantevole, dovete esserne fiero-

Philip si voltò verso Anthoine Ugival

-Lo sono, infatti. È mia cugina, ma certe volte la considero più una sorella. Sono contento di vederla ambientarsi così bene qui a corte-

Anthoine annuì

-Non temete, Catherine mi ha parlato di lei dopo l’altra sera, dopo la cena di lady Vivian. Ha usato solo parole di elogio per vostra cugina e conosco mia moglie, l’ha presa in simpatia quindi potete stare certo che la aiuterà in ogni occasione se se ne presentasse l’occasione-

-Vi ringrazio-

-Non ringraziate me, ma Catherine dopo. Le farà piacere-

Philip annuì.

-Sa, sono sorpreso di come state gestendo il vostro nuovo ufficio, conte-

-Mi credete inadatto?-

-Al contrario-

Disse l’uomo deciso

-Conoscevo il vecchio ministro, non c’è paragone rispetto a voi, in meglio si intende. E so che molti dei vostri funzionari e sottoposti parlano in modo egregio di voi, non ho sentito nessuno lamentarsi, a parte, certo, la nuova dose di lavoro di cui alcuni si lamentano temo-

-Credo di non poterci fare niente. Il tesoro richiede impegno e dedizione, non posso certo permettermi di fare passi falsi, e come me i miei sottoposti. Ma se posso chiedere, come fate a…-

-Come so queste notizie? Lavoro per un altro membro del consiglio reale, per il marchese Arnaud de la Paratiere, ministro degli esteri-

Philip granò gli occhi meravigliato. Il ministro Paratiere, tra tutti i vecchi ministri, era uno di cui persino il principe non poteva lamentare alcun che. Gran lavoratore, molto preparato nel suo compito, era noto per circondarsi di uomini preparati in ogni aspetto. Philip si rese conto che l’uomo che stava davanti a lui era sicuramente un uomo capace e in gamba. Inconsciamente provò una certa simpatia per lui

-So che ultimamente il vostro ufficio è nel caos-

Anthoine annuì

-Dall’arrivo della principessa qui a corte, siamo stati molto occupati con il ministro degli esteri del regno del Sole-

-Ci sono problemi?-

L’uomo scosse la testa

-Al contrario. Ma dato che una altezza reale straniera soggiornerà per un considerevole lasso di tempo qui da noi, ci sono accordi da prendere, persone da rassicurare… cose del genere-

-Rassicurare?-

-Stiamo redigendo rapporti dettagliati sulla sicurezza della principessa. Ci è stato chiesto quante guardie sono a protezione della principessa per esempio, o come comportarsi in caso di visite ufficiali. Questo tipo di piccole questioni insomma, niente di straordinario, ma che ci stanno facendo lavorare intensamente. Quindi potete immaginare con quanta gioia abbia accolto questo invito. È piacevole uscire all’aria aperta e conversare amabilmente senza doversi occupare di clausole di segretezza o protocolli di visita-

Philip si trovò ad annuire. Non aveva minimamente pensato che ci fossero così tante cose di cui occuparsi che riguardavano la principessa. E Philip sapeva che se la principessa avesse saputo di tutto il trambusto che stava causando il suo essere lì, si sarebbe sentita terribilmente in colpa. Voleva avvisare il visconte sul fatto di evitare di tirare fuori l’argomento, quando Thomas si materializzò al suo fianco e indicò un punto del giardino

-Finalmente, si degna di arrivare. Sempre in ritardo quel dannato di un principe. Signori, scommetto tre bottiglie della mia cantina che avrà il coraggio di dire che è colpa della principessa se sono in ritardo. Ma almeno sono arrivati-

Mentre il conte Nicholanos accettava la sfida di Thomas, Philip si voltò e perse totalmente la cognizione di dove fosse o di chi gli stesse attorno. I suoi occhi erano tutti concentrati su Rein che avanzava, sorridente, verso di lui. Sembrava un angelo, tanto era bella. Era vestita di bianco, un abito morbido e leggero, che la faceva fluttuare più che camminare. L’unica nota di colore in quel mare di bianco era data da una fascia, blu scura, che la cingeva sotto il petto, e che faceva risaltare tutta la sua figura. I capelli erano sciolti, e cadevano sulle spalle, creando l’impressione di un mare in movimento, un mare morbido e avvolgente. Sul capo, una tiara di diamanti rifletteva la luce del sole pomeridiano, e una semplice collana, con un diamante a goccia, le scendeva sul petto e si fermava poco sopra la scollatura. Non appena arrivò davanti a lui, Philip si inchinò

-Scusate il ritardo, conte, spero ci perdonerete. Congratulazioni per la vostra nomina a ministro del tesoro-

Philip, alzò piano il capo, in modo da guardare gli occhi azzurri della principessa

-Vi ringrazio altezza-

Fu tutto ciò che riuscì a dire. E come unica risposta ottenne il sorriso radiosi di Rein e Philip seppe, in quel momento, di essersi perdutamente innamorato di lei.

 

 

 

*****************************************************

 

Ebbene sì! L’ho scritto, nero su bianco! Era ora dopotutto, che i giochi, quelli veri avessero inizio. E ora si inizia sul serio a giocare.

Ciao a tutti!

Lo so cosa molti di voi, o tutti quanti, staranno pensando: ma quante cose succedono in questo capitolo? Lo so, sono un sacco di cose ora che rileggo, a mente fredda, tutto quello che ho scritto. Rein e Moon Maria, il misterioso biglietto di Trudy, la scena della biblioteca, uno Shade decisamente confuso e un Thomas preoccupato, uno Shade sotto la doccia (lo so che mi state amando per quell’immagine, quindi prego 💖) l’inizio del pomeriggio anti-Fanny (scusate, nella mia mentre l’ho chiamato così quando pensavo alla storia, quindi per me è così il nome sugli inviti che scrive Shade XD). So che succedono veramente un sacco di cose, forse fin troppe, ma non sapevo mai dove tagliare, perché ci tenevo tanto ad avere delle scene con i miei personaggi senza i nostri protagonisti in giro. Mi piace sapere che anche loro hanno il momento di gloria e di spazio che si meritano, perché me li sono costruiti con tanto amore e ci tengo a farveli conoscere per bene, non solo facendoli agire o con Rein o con Shade, ma anche tra di loro, per vedere le loro dinamiche senza un reale di mezzo. E voglio anche dirvi, lo so, lo so, ci sono un sacco di nomi, di titoli e di personaggi qui, e faccio confusione pure io quindi sentitevi tranquillamente liberi di odiarmi per questo. Non credevo di avere così tanti personaggi fino a quando non mi sono messa a cercare abiti per sei donne, abiti diversi e con colori diversi, ognuno che rispecchiasse un po’ della personalità del personaggio. Sono matta lo so, ma ci tenevo che ognuna di loro avesse il suo momento di gloria e, soprattutto, spero di essere stata in grado di farvi capire, dalle mie descrizioni, come si presenti la scena e come siano vestite le nostre dame. So che ai fini della trama non è importante, ma è importante per me, perché la moda femminile nelle corti europee ha sempre avuto un ruolo comunque importante e nel mio piccolo sto cercando di fare lo stesso. Rein ha uno stile ben specifico, almeno nella mia mente, così come Trudy e Charlotte, e credetemi, mettermi a cercare tutte le volte abiti a cui ispirarmi è allo stesso tempo snervante e divertente. Quindi sappiate che continueranno ad esserci descrizioni di abiti (e non vedo l’ora di descrivere un abito di Rein in una determinata situazione!!!! Non vedo l’ora di arrivare a quel punto della storia, ne vedremo delle belle, ve lo assicuro) e voglio anche dirvi che tutti i nomi dei tessuti sono nomi reali! Mi sto facendo una cultura di tessuti di lusso che ormai potrei fare la giornalista di moda (ovviamente scherzo, ma credetemi ho visto così tanti abiti nell’ultimo periodo che non ne posso più).

Per il resto, sapete ormai quanto ami Thomas, adoro il fatto che si prenda il merito per il lavoro di Charlotte, ma capitelo, ogni occasione per lui è buona per potersi vantare rispetto a Shade, concedetegliela. E poi Charlotte, altra stella di questo capitolo. Ve lo avevo detto che veniva fuori, piano piano, ma viene fuori. Tra tutte le dame della storia, lei è la più piccola, ha diciotto anni, mentre le altre sono tutte tra i venti e i ventinove anni, quindi è veramente piccolina, soprattutto in fatto di esperienze di vita diretta di corte. Le ci vuole un po’ per capire bene, ma impara in fretta non vi preoccupate, ma per ora voglio preservare al massimo il suo animo candido e dolce.

Che dire, Moon Maria regina indiscussa della vita. Vorrei ogni tanto che uscisse dalla mia mente e mi spronasse nella vita vera, e lo so che sembra un controsenso dato che ciò che le faccio dire, in sostanza, sono cose a cui credo io per prima, ma io sono la classica persona che predica bene, anzi benissimo ma poi quando si tratta di me e del lato pratico, faccio schifo. Spero mi capiate e anche di non essere la sola XD

Infine che dirvi, la bomba. Sapevate che sarebbe successo, non mentite. Philip cotto a puntino di Rein e Shade ora dovrà temere. Non avrete seriamente pensato che avrei lasciato il campo così facile al principe solo perché lo amo come personaggio, vero? Bisogna che un po’ si senta sotto pressione e credo, che una sana competizione per il cuore di Rein si possa fare.

Bene, basta ora, vi ho assillato anche troppo questo mese. Due aggiornamenti, tanta, tantissima carne sul fuoco e spero che siate soddisfatti. Vi chiedo scusa, anzi, se ho messo molte cose in questo capitolo, ho provato a spostare alcune cose nel capitolo successivo, ma rileggendolo, non era così d’impatto e completo. E poi volevo a tutti i costi finire con la notizia bomba, e so che mi odierete per questo, ma la narrativa è fatta anche di questo dopotutto.

Ultima cosa: dato che ormai i personaggi iniziano ad essere abbastanza, soprattutto i personaggi creati da me, che ne dite se a fine di ogni capitolo vi faccio un mini riassunto di un personaggio? Una specie di piccola enciclopedia informativa, come si fa nei manga (o si faceva, scusate è da tanto tempo ormai che non compro un manga che potrei anche essere rimasta indietro su certe cose). Comunque fatemi sapere che ne pensate di questa idea.

Bene, io vi saluto definitivamente per oggi, ormai lo sapete, grazie a chi legge, a chi lascia un commento e chiunque mi voglia scrivere anche in privato per annotazioni, suggerimenti o qualsiasi cosa, lo sapete, è sempre ben accetto e soprattutto il benvenuto. Grazie per tutto l’affetto come sempre e per il supporto costante, e ci vediamo al prossimo mese. Vi mando un bacio grande, come sempre, dalla vostra, iper affezionata

Juls

  
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