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Autore: Juls18    03/06/2021    5 recensioni
Il richiamo ad un'antica tradizione sconvolge il pianeta di Wonder. La regina del regno della Luna ha deciso, infatti, che a occuparsi dell'istruzione della sua giovane figlia Milky sarà una principessa reale, scelta appositamente per l'occasione, una "Principessa Istitutrice" appositamente scelta da un gruppo di sette saggi. Questa scelta porterà con se lo stravolgimento della vita di due principesse, di due regni, e di due famiglie reali. Chi otterrà il compito, poi, dovrà vivere per tre anni nel regno della Luna, a stretto contatto con la giovane principessa e anche con il principe Shade, erede al trono. Un posto ambito da molte principesse. Ma chi otterrà il compito, sarà preparato alle conseguenze che ciò comporterà? E soprattutto, alla fine dei tre anni, sarà solo la giovane principessa Milky ad avere imparato, o anche la sua istitutrice?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Milky, Nuovo Personaggio, Regina Maria, Rein, Shade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17

 

Rein si guardava attorno meravigliata. Il gazebo della regina era splendido e la tavola, apparecchiata con ogni tipo di leccornia sia dolce che salata, era decisamente il punto focale di tutto. Rein si voltò meravigliata verso Thomas, che la guardava con un sorriso smagliante sul volto

-Thomas! È tutto meraviglioso-

Il capitano fece un inchino alla donna

-Principessa, vi ringrazio dal profondo del cuore. È un onore ricevere il vostro apprezzamento-

-Decisamente non è opera tua…-

Thomas, alzatosi, fulminò con lo sguardo Shade. Il principe, gli scoccò un’occhiata poco convinta

-Grazie è sempre un piacere sapere quanto tu tenga a me, principe-

-Dico solo che questa… delicatezza, non è da te-

Thomas si avvicinò piano a Shade, sempre più seccato

-Stai dicendo, per caso, che non sono raffinato?-

-Precisamente-

-Principe giuro che…-

-Io direi che ho voglia di una tazza di the. Signore, voi che ne dite?-

Rein, ormai abituata ai due, li fulminò entrambi con lo sguardo e la turchina vide i due abbassare il capo, imbarazzati. Seguì qualche risolino divertito alla scena, ma la voce di Trudy la distrasse

-Principessa, volete accomodarvi con noi?-

Rein si voltò verso Trudy e si trovò a sorridere, annuendo

-Molto volentieri-

Rein si avvicinò e salutò le donne presenti. Rein si avvicinò ad un tavolino e si trovò ad ammirare, colpita il tutto. I tavolini erano stati apparecchiati con una delicata tovaglia di lino, bianca, ricamata, il cui bordo, che arrivava fino a toccare il prato su cui erano posti i tavoli, era tutto orlato con dei ricami a tema floreale. Rein vide ricamate rose, margherite, peonie, calle e altri fiori che formavano un insieme colorato e omogeneo perfetto per il luogo. Sul tavolo, poi, era stato posto un vaso con dentro delle bellissime primule di colore giallo, delle margherite bianche e dei crochi bianchi con delle sfumature lilla. Rein ammirò meravigliata i fiori

-Che fiori splendidi-

-Sono tutti fiori del giardino reale, altezza-

Rein si voltò a guardare Charlotte, sbalordita. Non si era resa conto che la donna le si era avvicinata

-Sono veramente splendidi-

Charlotte annuì

-Si, sono splendidi. Non è stato facile convincere il giardiniere a farci dare quei crochi, ma alla fine ha ceduto. Sonlo le primule e le margherite non erano sufficienti, anche se erano perfetti per mio cugino-

Rein fissava la baronessa sbalordita.

-Non sapevo che al conte, vostro cugino, piacessero i fiori così tanto-

-Oh no, altezza, mi riferivo ai colori. Il giallo e il bianco sono i colori dello stemma di famiglia-

Rein guardò Charlotte, e annuì

-Ma certo, dato che il ricevimento è per vostro cugino, scegliere dei fiori che ricordino il colore dello stemma di famiglia è un dettaglio molto ricercato. Complimenti baronessa, avete decisamente un occhio attento per queste cose-

Charlotte arrossi grata e si trovò ad inchinarsi

-Grazie altezza-

Rein la guardò divertita.

-Così Thomas si prende il merito per il vostro lavoro… molto poco cavalleresco da parte sua-

Charlotte si trovò a sbiancare di colpo. Scosse velocemente la testa e balbettò

-No principessa…cioè si ma… non è come sembra e… ecco si il conte mi ha chiesto solo una mano e…-

Rein vedendola, scoppiò a ridere, divertita. Charlotte, che si era fatta tutta rossa in viso, abbassò lo sguardo, mortificata

-Vi prego, mantenete il segreto altezza, almeno con il principe. Il conte ci teneva a non farglielo sapere e…-

-Non vi preoccupate baronessa, terrò il segreto-

Charlotte la guardò grata

-Grazie-

-Di quale segreto state parlando?-

Chiese Trudy che si era avvicinata alle due

-Niente di che, contessa-

-Riguarda l’aiuto anche poco nascosto di Charlotte all’organizzazione di tutto quanto, per caso?-

-Lo sapevi?-

Chiese meravigliata Rein. Trudy la guardò sconsolata

-Avevo creduto in un miracolo, ma conosco troppo bene Thomas. Se fosse stato per lui, avrebbe messo due piatti, un paio di cose da mangiare e niente altro-

Rein ridacchiò

-Molta poca fiducia nel tuo amico più caro direi…-

Trudy la guardò inarcando un sopracciglio

-Poca fiducia? Già il fatto che lo credo capace di mettere insieme due piatti è un miracolo e dico così proprio perché lo conosco!-

Rein si lasciò andare ad una risata limpida e cristallina, che contagiò anche Charlotte e la stessa Trudy.

Nel frattempo, le altre dame si erano avvicinate e ognuna aveva fatto un piccolo inchino alla principessa.

-Signore, buon pomeriggio-

-Buon pomeriggio a voi altezza-

Dissero quasi in coro. Rein si trovò a riconoscere tutte le dame presenti e si complimentò, silenziosamente, con Trudy per la scelta. Erano tutte dame con cui si era trovata bene nelle volte in cui aveva avuto occasione di parlare con loro, quindi era sollevata e rasserenata. Si prospettava proprio un pomeriggio piacevole.

-Contessa Alambert è un piacere rivedervi-

La donna fece un cenno con il capo a Rein

-Anche per me altezza è un piacere. Sono lieta di avere avuto occasione di rivedervi prima del mio ritorno a casa-

-Andate via?-

Chiese leggermente sorpresa Rein. La donna annuì

-Mio padre ha richiesto la mia presenza a casa. Teme che la corte non sia un luogo molto adatto per una donna sola-

-Siete sola?-

Alexandre annuì

-Ero venuta al ballo con mio fratello maggiore, ma purtroppo è stato richiamato a casa per affari urgenti nella tenuta di campagna della mia famiglia-

-Capisco. È un peccato che non possiate fermarmi ancora un po’ con noi-

Alexandre le sorrise, sinceramente grata per quelle parole

-Voi non ve ne volete andare, io invece mi sento costretta qui a corte. La sorte a volte è ben strana-

Disse quasi sovrappensiero la baronessa di Ugival

-Non vi trovate bene a corte?-

Chiese Trudy, meravigliata per le parole della baronessa. La donna scosse la testa

-Certo che no, anzi. Sono fortunata ad avere un marito che lavori per un ministro del regno e dal fatto che io possa stare a corte molto più di tanti altri nobili del regno. Tuttavia, ho un pezzo del mio cuore lontano da qui e la cosa mi rende difficile, in certi momenti, abitare qui-

-Un pezzo del vostro cuore?-

Chiese Charlotte visibilmente stupita. Tuttavia la baronessa le sorrise e annuì

-Si baronessa. Forse non lo sapete, ma ho un figlio-

-Avete un figlio? Ma siete così giovane!-

Charlotte, visibilmente sconvolta, si lasciò sfuggire quell’esclamazione di totale stupore. Vedendola, la baronessa di Ugival la guardò e le sorrise

-Cara baronessa, voi siete giovane, dato che avete appena fatto il vostro debutto in società. Dal mio debutto, ormai, sono passati molti anni e sono già sposata da cinque anni con il barone di Ugival e tre anni fa ho avuto la gioia di accogliere un bellissimo bambino-

Charlotte la fissò a bocca aperta

-Siete madre…-

La baronessa annuì

-Si. Mi dispiace avervi sconvolta così, baronessa, ma sono madre-

In realtà, non era solo Charlotte ad essere sconvolta da quelle parole. Anche Rein, che ignorava totalmente la cosa, rimase abbastanza meravigliata. Ma dopotutto, la turchina sapeva bene che non era insolito per donne della sua età essere già sposate, e la baronessa, che doveva avere cinque anni più di lei, doveva immaginarselo che fosse già diventata madre.

-E come si chiama vostro figlio?-

La baronessa si voltò verso Rein e la turchina vide gli occhi della donna riempirsi di quella luce che solo le madri possiedono quando parlano dei loro bambini

-James, vostra altezza. Lo volete vedere? Ho una sua miniatura sempre con me-

Rein annuì e si avvicinò alla donna. La baronessa prese il ciondolo che portava al collo e lo aprì, rivelando al suo interno un ritratto del bambino. Il ritratto era stato fatto quando il piccolo James doveva avere meno di un anno, ma Rein vide un bellissimo bambino, con i capelli neri come la madre e gli occhi verdi

-Che occhi splendidi-

Disse la principessa. La baronessa annuì

-Ha gli stessi occhi di Anthoine. Ne sono contenta, ho sempre amato quel colore dei suoi occhi e vederli nel nostro bambino è semplicemente meraviglioso-

Rein osservò quella donna e si accorse del tono dolce amaro con cui parlava, dolce perché traspariva tutto l’amore per il piccolo James, amaro per via della lontananza

-Da quanto tempo non lo vedete?-

-Tre mesi ormai-

-Tre mesi?-

Chiese sconvolta Rein. La baronessa annuì

-Purtroppo Anthoine non si è potuto allontanare dalla corte, per via della selezione della principessa istitutrice-

-Non vedete vostro figlio da così tanto tempo per causa mia?-

Chiese sconvolta Rein. La baronessa, osservando il volto di Rein si affrettò a scuotere la testa

-No altezza, certo che no. Voi non avete colpa. Anthoine lavora per il ministro degli esteri e il ministro gli ha affidato la supervisione di tutto il processo di selezione. La regina voleva che tutto fosse svolto al meglio, quindi si è dovuto comunicare la notizia ai sette saggi, organizzare la cerimonia di selezione, preparare ogni possibile scenario per via della scelta e cose così. È stato un onore per mio marito occuparsi di tutto, anche se il lavoro è stato impegnativo. Io non me la sono sentita di lasciarlo solo qui a corte durante tutto il periodo, è stata una mia scelta. Sono madre, è vero, ma sono anche moglie e in quel frangente, mio marito aveva più bisogno del mio supporto e della mia vicinanza. Infine non vi preoccupate, mio figlio è in buone mani. Non vi sentite in colpa altezza, ve ne prego, perché non ne avete motivo, ve lo assicuro-

Rein si trovò a prendere la mano della donna e a stringerla.

-Mi dispiace, tuttavia, che una madre sia stata separata per così tanto dal suo bambino. Almeno di questo permettetemi di dispiacermi-

La baronessa le sorrise ma annuì. Rein le lasciò la mano, e si voltò verso le altre dame, che avevano assistito al tutto in silenzio. Tuttavia, colei che aveva lo sguardo più sconvolto, tra tutte, era Trudy. La contessa era diventata bianca in volto e stringeva le mani a pugno, con forza. Rein la guardò perplessa

-Contessa, state bene?-

Trudy la guardò e per un secondo fu come se la donna stesse per scoppiare a piangere, poi riconquistò la sua solita compostezza

-Si altezza, sto bene. Scusate, credo che le parole della baronessa di Ugival mi abbiano colpito molto più di quanto potessi pensare-

Rein la guardò poco convinta

-Siete sicura di…-

-Non posso certo capire il dolore di essere separato da un figlio, anche se per scelta, ma deve essere molto doloroso per voi baronessa. Mi dispiace sapervi lontana da lui-

La baronessa fece un piccolo cenno a Trudy

-Grazie contessa per le vostre parole. Ma vi prego signore, non fate si che ciò che ho detto rattristi la giornata. Siamo qui per festeggiare, o sbaglio?-

La baronessa prese sotto braccio Charlotte e si avviò con lei al tavolo principale. Anche la viscontessa Marimbon e la contessa di Alambert si avviarono, seguendo le due e quando Trudy fece per seguirle, Rein la intercettò, mettendole un braccio attorno al suo

-Posso venire con te, vero?-

Trudy annuì

-Certo-

-Stai bene? Sembri molto più sconvolta di quanto…-

-Sto bene, altezza-

Trudy aveva risposto in modo molto secco a Rein, chiudendo quel discorso. Rein la guardò poco convinta, ma aveva capito che non avrebbe ottenuto niente dalla donna in quel momento. Così, in silenzio, le due si avvicinarono al tavolo e presero ad osservare il cibo che era lì sopra.

-Quanto cioccolato!-

Disse meravigliata Rein, vedendo torte, biscotti e pasticcini tutti al cioccolato

-Infondo, chi osa resistere al cioccolato, altezza? Mi sembrava il cibo più indicato per una festa. Mangiarlo mette sempre tutti di buon umore-

La testa di Thomas fece capolino tra le due donne. Il conte sorrideva compiaciuto. Rein e Trudy lo guardarono e non resistettero al sorriso contagioso di Thomas. Sorrisero a loro volta.

-Questa volta devo darti ragione. Una cosa giusta l’hai fatta, dopotutto-

Thomas guardò Trudy fintamente offeso

-Devi fidarti di me un po’ di più lo sai. Potrei stupirti-

Trudy alzò gli occhi al cielo, fintamente poco convinta. Poi Thomas le mise un braccio attorno alle spalle

-Principessa, permettete di portarvela via per qualche minuto? Ho bisogno dell’aiuto di Trudy in una piccola discussione che si è venuta a creare con il conte Nicholanos-

Rein li guardò e si trovò ad annuire

-Certo, ma Trudy è sempre libera di fare ciò che vuole, non deve chiedere il mio permesso. Se non ti vuole seguire…-

Thomas sorrise a Rein e strinse più forte a se Trudy

-Ovvio che Trudy verrà con me-

-Non esserne così sicuro e per favore lasciami, siamo in pubblico e non puoi…-

Thomas ignorò totalmente Trudy e si voltò verso Nicholanos, che parlava con Shade a pochi passi da loro

-Ehi Nicholanos, osa ripetere ciò che hai detto a me prima. Chi sarebbero i migliori a produrre vino qui?-

Nicholanos si voltò verso il suo capitano e rispose, senza esitazione

-I visconti di Truffonton producono il migliore vino del regno-

Thomas si voltò verso Trudy

-Visto? Che ti ho detto, ho bisogno di rinforzi-

Trudy, guardò con sguardo sconvolto Nicholanos

-I Truffonton? Siete serio? Quello non è neanche degno di essere chiamato vino! Thomas ma come scegli le tue guardie! Queste sono le basi-

Senza esitare, Trudy si avviò verso Nicholanos e prese a discutere con lui di vino. Thomas, sorridendo da trionfatore, si voltò verso Rein

-Mai nominare i Truffonton a Trudy, la fa innervosire come pochi. Perdonami Rein, ma non voglio perdermi lo spettacolo di vedere Nicholanos sconfitto da lei-

Detto questo si avviò, decisamente troppo contento, verso i due che discutevano abbastanza animatamente. Shade, che era stato lasciato solo si avvicinò a Rein

-Mi hanno appena tagliato fuori dalla conversazione temo-

-E senza neanche tante cerimonie-

Disse Rein, divertita. Shade la guardò

-Che dici, meritano una punizione?-

-Non saprei… cosa ha in mente principe?-

-Direi una consegna di dieci casse di vino dei Truffonton per la contessa-

Rein ridacchiò e guardò semi seria Shade

-Molto maturo principe-

-Però sarebbe divertente. E glielo manderei a nome del conte Nicholanos-

Rein gli diede un finto pugno sul braccio

-Ma quanti anni hai, sei?-

Shade ridacchiò

-E per il conte… direi che lo obbligherei a bere il vino dei Truffonton davanti alla contessa, e beccarsi l’ennesima ramanzina-

Rein scosse la testa

-E tu saresti un principe saggio, maturo e magnanino?-

Shade la guardò sorridendo in modo quasi ammiccante

-Certo che sono saggio e magnanimo. Avrei potuto obbligarli a sentire i discorsi celebrativi di Thomas dopo questo pomeriggio. Credimi si vanterà per mesi del successo del suo ricevimento. Sono molto magnanimo-

Rein questa volta guardò Shade con un misto di stupore e divertimento

-Shade! possibile che ogni cosa la rivolti poi in una presa in giro nei confronti di Thomas!-

Shade guardandola, scoppiò a ridere

-Che ci vuoi fare, è una dote naturale-

Rein scosse la testa, sconvolta e divertita. Si voltò verso il tavolo e prese un piattino in mano su cui iniziò a mettere dentro dei biscotti.

-Sei incredibile-

-Non hai idea di quanto!-

Rein si voltò e lo guardò. Shade la stava prendendo in giro e si stava anche divertendo nel farlo. La turchina scosse la testa ma non replicò

-È la tua rivincita per l’altra sera, vero?-

-Vuoi dire quando tu, molto poco principescamente, ti sei presa gioco di me?-

Rein annuì, sorridendo

-Potrebbe essere si…-

Rein lo guardò senza parole. Shade continuava a sorridere, divertito

-Chi è ora che è poco principesco?-

-Non so a cosa tu ti riferisca-

Disse Shade. Rein fece per rispondergli, ma lui, prontamente la anticipò

-Non osare giocarti la carta del fatto che sei ospite qui. Non puoi più dirlo, ti ho dedicato un’ala della biblioteca reale, ormai hai superato lo stato di ospite-

Rein lo fissò e si trovò a chiudere la bocca. Era vero, voleva giocarsi la carta dell’essere ospite, ma si trovò presa in contropiede. Poi però, ad un tratto, si fece seria e guardò Shade

-Se non sono più ospite allora, cosa sono per te?-

Shade passò dal sorridere in modo genuino ad una espressione delle sue più serie. Rein vide quel cambio di espressione e si preoccupò per un secondo. Il suo intento era quello di continuare a giocare con lui, ma dall’espressione di Shade capì che il momento era passato. Rein, per combattere il leggero imbarazzo che le era sceso addosso, si voltò di nuovo verso il tavolo e prese a guardare i dolci, fin troppo seriamente. Ad un tratto, sentì Shade farsi vicino e il principe le bisbigliò all’orecchio

-Non lo so, ma di certo sei diventata terribilmente importante per me-

Rein, perse la presa sul piatto e tutto il contenuto scivolò sul tavolo. Rein lasciò andare un piccolo grido di sorpresa. Charlotte, sentendola gridare, si precipitò da lei

-Principessa, vi siete fatta male?-

Rein scosse il capo e si trovò a sorridere

-No, anzi scusatemi. Ho perso la presa sul piatto ed è tutto caduto… sono un vero disastro-

Disse lei, ridacchiando forzatamente, cercando di distrarre l’attenzione. Charlotte la guardò perplessa ma Rein le sorrise. Nel frattempo, veloce, un cameriere si era avvicinato e si era affrettato a ripulire e a raccogliere ciò che Rein aveva fatto cadere. Cercando di risollevarsi da quel momento di imbarazzo, Rein prese il braccio di Charlotte

-Baronessa, che ne dite se andiamo a bere una tazza di the? Contessa Alambert vi volete unire a noi?-

La contessa, sentendosi chiamare, si trovò ad annuire. Rein si avviò con Charlotte e la contessa verso uno dei tavolini

-Allora baronessa, che mi dite di bello?-

Rein tuttavia, non prestò molta attenzione alle parole di Charlotte. Si trovò a guardarsi in giro fino a quando vide Shade, che gli dava le spalle e parlava con Philip. Rein lo fissò e la voce del principe le risuonò cristallina nella testa

-“Sei diventata terribilmente importante per me”-

Rein si trovò ad arrossire, il cuore prese a batterle furiosamente nel petto. Spostando lo sguardo, Rein vide che Trudy la osservava. Spostava lo sguardo da lei a Shade e alla turchina le sembrò che tutto quello che era successo tra i due fosse perfettamente a conoscenza della contessa. E si sentì fremere dentro, anche se non capì se per paura o per sollievo.

 

 

 

Thomas osservava soddisfatto la scena davanti a lui. Attorno a lui si sentiva il vociare piacevole e armonioso di persone che chiacchieravano in tranquillità. Lui era in piedi, vicino al tavolo principale, ormai quasi vuoto, e guardava i tavoli. Rein, sempre e comunque al centro della scena, stava conversando con Charlotte, la contessa di Alambert e la viscontessa Marimbon. Trudy, al contrario stava ancora litigando con Nicholanos e un attento Philip osservava i due, mentre si gustava una tazza di the, visibilmente divertito da quella conversazione. Shade, invece, conversava con il visconte Marimbon e con i coniugi Ugival. Tutto era perfettamente armonioso e in pace. Il sole, stava regalando una piacevole giornata primaverile e tutto sembrava stare andando per il meglio. Thomas era contento e sollevato. Certo, probabilmente senza l’aiuto di Charlotte non avrebbe organizzato tutto quanto così perfettamente, ma si riteneva il diretto responsabile della buona riuscita dell’evento. E di sicuro lo avrebbe fatto pesare al principe, a lungo. Si stava già immaginando gli innumerevoli modi per poterglielo far pesare, quando dei passi affrettati dietro di lui lo fecero voltare. Una guardia reale si stava avvicinando veloce

-Che succede?-

Chiese quando l’uomo fu abbastanza vicino. La guardia si fermò a qualche passo da lui, in modo da potere parlare a bassa voce per non disturbare i presenti

-Chiedo scusa, capitano. Abbiamo un piccolo problema all’entrata principale del gazebo reale-

-Che tipo di problema?-

-Un gruppo di donne chiede udienza, capitano, dato che sia il principe che la principessa sono qui-

Thomas alzò un sopracciglio perplesso

-Credevo di avere dato ordini precisi in merito e…-

-Li abbiamo eseguiti, capitano. Abbiamo detto loro che le loro altezze non potevano essere disturbate per nessun motivo. Hanno insistito un po’, ma alla fine hanno ceduto-

-Allora non capisco il problema dove stia. Se avete risolto, perché sei qui?-

La guardia guardò il capitano, fece un piccolo respiro, poi si fece coraggio

-Il problema, capitano, è che il gruppo di dame sta aspettando a qualche passo di distanza. Crediamo che stiano aspettando l’uscita delle loro altezze per poterli intercettare, capitano-

Thomas sgranò gli occhi meravigliato

-Cosa? E perché non le allontanate?-

-Perché, altezza, per ordire reale, i membri della nobiltà possono passeggiare liberamente nel giardino reale senza problemi. Non possiamo scacciarle o allontanarle, capitano. Si sono sedute sul prato e stanno… conversando-

Thomas fissò la guardia senza sapere cosa fare, o dire. Quello era un problema, un problema a cui non aveva minimamente pensato.

-Trovate un pretesto per mandarle via, usate un po’ di immaginazione-

La guardia lo guardò perplesso

-Immaginazione?-

-Ma si, inventatevi una manutenzione del giardino, o un ordine di divieto di calpestare il prato reale, qualcosa del genere e…-

-E sei un caso senza speranze, come sempre-

Thomas si voltò di scatto e si trovò a fissare Shade.

-Che ci fi qui? Perché non sei seduto al tavolo?-

-Perché volevo sapere cosa stesse succedendo, mi pare logico. La comparsa di una mia guardia reale non poteva presagire nulla di piacevole, ecco perché sono qui-

-Ho tutto sotto controllo-

-Non direi affatto, invece. La tua guardia ha ragione, mia madre ha dato assoluta libertà alla nobiltà di potere usare il giardino, a loro piacimento. Non puoi inventarti una regola mai sentita prima solo per allontanare quelle dame. A proposito, chi sono?-

-La marchesa di Eldelberry, maestà-

-Come pensavo. Sei sicuro che siano ferme a poca distanza dall’uscita principale del gazebo?-

La guardia annuì

-Le stiamo sorvegliando altezza, e sono sempre rimaste ferme ad aspettare. Per questo sono venuto ad informare il capitano-

-E hai fatto bene. Ora ci penso io a dare ordini-

-Che cosa hai in mente Shade?-

Chiese Thomas. Il principe gli sembrava fin troppo calmo data la situazione

-È semplice Thomas e mi pare strano che anche tu non ci sia già arrivato alla soluzione. Ma dopotutto stiamo parlando di te-

Una leggera irritazione si propagò sul viso di Thomas, ma riuscì a trattenersi e a non dire niente. Shade lo guardò sorridendo

-Ci sono quattro uscite dal gazebo della regina, giusto?-

Thomas annuì e capì a cosa si riferiva Shade

-Certo, come ho fatto a non pensarci. Faremo credere alla marchesa che uscirete da una parte e invece…-

-Usciremo proprio dalla porta principale-

-Che cosa?-

Shade lo guardò sorridendo

-Fai spostare il maggior numero di guardie verso l’uscita ovest del gazebo, ma fai in modo che sembri qualcosa di imprevisto. Dovete dare nell’occhio facendo sembrare però che stiate facendo qualcosa di segreto, mi sono spiegato?-

La guardia guardò perplesso Shade, ma annuì timidamente

-Ma per quale motivo, maestà, se posso chiedere?-

-Perché dobbiamo ingannare la marchesa. Fatele credere che la scorta reale si stia spostando per scortare me e la principessa a palazzo. E fate in modo che vi seguano. Mettetevi sull’attenti e aspettate all’uscita ovest e non perdete di vista la marchesa e il suo gruppo. Da quella parte faremo uscire la maggior parte dei presenti, creando un po’ di confusione. Nel frattempo io e Rein usciremo dall’uscita principale e ci avvieremo a palazzo. Quando la marchesa si renderà conto che c’è qualcosa di strano…-

-Tu e Rein sarete già lontani e ormai a palazzo. Shade non vorrei dirtelo, ma sei un genio quando vuoi-

Shade gli scoccò un’occhiataccia ma non disse niente. Thomas non si curò di lui e si voltò verso la guardia

-Fai come ha detto il principe. Date nell’occhio cercando di non dare nell’occhio. E fai in modo che qualcuno dica che non sopporta il cambio di idee delle altezze reali, con i loro cambi improvvisi di itinerario. Convincerà ancora di più la marchesa-

La guardia annuì e dopo un inchino veloce, si avviò verso i suoi compagni per eseguire gli ordini. Thomas si voltò verso Shade

-Bene, direi ora che è il momento di continuare a divertirsi-

-Cosa intendi…-

Thomas si lasciò alle spalle Shade e si avvicinò sorridendo ai presenti

-Signore, signori, che ne dite di giocare un po’?-

Dieci paia di occhi si puntarono su di lui

-Chi vuole giocare a Faraone*?-

Un vociare eccitato si diffuse per il gruppo. Thomas fece un cenno ad uno dei camerieri che quel pomeriggio erano di servizio

-Forza, sgomberiamo i tavoli per il gioco e uniamoli-

Un via vai di camerieri prese a sparecchiare e ad avvicinare i tavoli. Quando tutto fu pronto, Thomas si mise davanti ai suoi amici

-Signori, io sarò il banchiere. E, mi raccomando, non preoccupatevi del danaro perso o vinto durante il gioco: abbiamo qui il nuovo ministro del tesoro che si farà carico di ogni cosa, dico bene Philip?-

Philip lo guardò un attimo, poi sospirò e annuì

-Come dite voi, conte-

Thomas gli regalò il suo sorriso smagliante

-Perfetto! Allora, signori, diamo la precedenza alle dame. E diamo il via alle scommesse. Principessa, iniziate pure voi, su cosa puntate?-

 

 

*Nota sul gioco del “Faraone”:

Gioco di carte con tavoliere per un numero di persone da 4 a 10 contro un banchiere. Serve un mazzo di 52 carte e un tavoliere con 13 carte. I giocatori collocano una posta su una carta del tavoliere a scelta, poi il banchiere scopre due carte dal mazzo: una è vincente per lui e perdente per gli avversari, l’altra è vincente per gli avversari. Il banchiere tira dal tavoliere le poste collocate su carta di valore uguale a quello della perdente e paga alla pari chi ha scommesso sull’altra. Simile alla bassetta, la differenza principale consiste nel fatto che qui è il giocatore a decidere la posta da giocare e non il banchiere. È considerato il gioco d’azzardo principe del secolo XVIII, citato da Casanova, vero e proprio costume sociale. Nel secolo XIX è apparso nell’America del Far West col nome di faro.

 

 

 

Il pomeriggio stava ormai lasciando il posto alla sera. Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di tinte che andavano dall’arancione al rosato. Shade guardò Thomas, che era intento a mescolare il mazzo di carte e gli fece un cenno con il capo, a cui il capitano rispose con un assenso. E con fare teatrale, il capitano delle guardie si inchinò ai suoi ospiti

-Dame, signori, temo purtroppo che il tempo a nostra disposizione sia terminato. È stato un piacere fare affari con voi e, non vi preoccupate, aspetterò i soldi che alcuni di voi mi devono con fremente trepidazione-

La frase di Thomas scatenò qualche risata divertita, mentre il visconte di Marimbon scuoteva la testa, dato che lui doveva una cifra considerevole al capitano delle guardie. Shade si mosse diretto verso Rein

-Posso parlarti un secondo?-

La turchina gli restituì uno sguardo incerto, ma annuì. Di fianco a lei, la contessa Trudy, lo guardava

-Contessa, anche voi per favore, ascoltate-

La donna annuì. I tre si allontanarono di qualche passo dal tavolo, non senza attirare lo sguardo dei presenti, ma Thomas si affrettò a richiamare l’attenzione dei restanti, raccontando qualcosa di divertente.

-Rein, contessa, abbiamo un piccolo incidente fuori dalla siepe che protegge il gazebo-

Trudy sembrò capirlo immediatamente

-La marchesa e il suo entourage, immagino-

Shade annuì. Si voltò verso Rein, che lo fissava in attesa

-Ho fatto in modo che la marchesa creda che usciremo da qui dall’uscita ovest del gazebo-

E così dicendo indicò un punto alle loro spalle. Rein si voltò verso quella direzione e poi tornò a fissare interdetta il principe, ma prima che potesse dire qualcosa, lui la precedette

-Tutti quanti usciranno da quella parte, in modo da far credere che anche noi arriveremmo da quella parte. Invece, io e te usciremo esattamente da dove siamo entrati, dall’ingresso principale. In questo modo guadagneremo un po’ di vantaggio sulla marchesa che quando si accorgerà della nostra assenza…-

-Sarà ormai tardi e noi saremo già arrivati presso il castello o quasi-

Shade annuì. Si voltò poi verso Trudy

-Contessa, confido in voi per ingannare al meglio la marchesa-

Trudy annuì e sorrise

-Credo di poterlo fare, ma se mi permettete, altezza, vi sconsiglio di tornare da soli a palazzo. Sarà meglio che qualcuno si unisca al vostro gruppo-

Shade annuì

-Ci avevo già pensato. Ci faremo accompagnare dai barone di Ugival, con la scusa di dovere parlare di politica con il barone faremo la strada più rapida per il castello, e la baronessa scorterà la principessa fino alle sue stanze-

Trudy annuì a quelle parole e si avviò veloce verso Thomas. Shade sentì su di se lo sguardo di Rein e si voltò a fissarla. La turchina lo fissava con uno sguardo strano, era come fosse leggermente imbarazzata, o preoccupata

-Non ti preoccupare, risolveremo il tutto senza problemi-

Shade, credendo così di tranquillizzare Rein, le sorrise, poi si voltò in cerca del barone. Fu fermato, tuttavia, dalla mano di Rein, che lo aveva afferrato per un braccio. Shade si voltò sorpreso.

-Non dovresti farlo-

Disse Rein decisa. Shade la guardò perplessa

-Cosa non dovrei fare?-

-Evitare la marchesa, farmi evitare la marchesa. Uscirò dall’uscita ovest, come detto. E farò il ritorno proprio con lei-

Shade sgranò gli occhi, sorpreso.

-Cosa?-

Disse solo, una volta che si fu ripreso dallo stupore. Non aveva mai visto Rein con lo sguardo così deciso e determinato. La principessa lo guardò

-Ho già rischiato troppo evitandola così. Non le farò anche questo torto. Forse non se lo merita, e anche se quella donna non mi piace, non posso permettermi di lasciare che un mio sentimento personale offuschi ancora il mio giudizio. E poi chissà, forse mi sbaglio, magari la marchesa non ha cattive intenzioni. Perciò uscirò fuori, farò un cenno alla marchesa e la saluterò, e sarò educata e cortese e le chiederò di tornare a palazzo in mia compagnia. Così si comporta una principessa-

Shade la fissò e si trovò a guardarla ammirato. Si trovò a sorriderle e le fece un inchino. All’improvviso, tutte le voci all’interno del gazebo si ammutolirono. Tutti osservavano i due principi e tutti avevano visto il loro principe inchinarsi a Rein. La turchina, imbarazzata, guardò rossa in volto Shade

-Shade!-

Disse solo. Shade ridacchiò, poi si voltò verso tutti i presenti

-Signori, signore, posso affermare, in totale e completa sincerità, che una principessa migliore non poteva capitare in questo palazzo. Mi ha appena dato prova di possedere una regalità d’animo che poche possono vantare-

I presenti, incerti, non seppero bene cosa fare, ma Thomas arrivò in loro soccorso, come sempre

-Grazie per avere sottolineato una ovvietà a cui tutti noi eravamo già arrivati a pensare, caro principe. È piacevole vedere che tu stia facendo funzionare quel cervello reale-

Qualche sorriso divertito apparve sul viso di qualcuno e anche Rein sorrise alle parole di Thomas. Shade, innervosito, scossò un’occhiataccia a Thomas, che lo fissava.

-Thomas giuro che…-

E all’unisono, tutti i presenti, compresa Rein, finirono la frase di Shade

-Prima o poi ti uccido-

Shade fissò allibito i presenti. Thomas invece li guardò divertiti e poi, scoppiò a ridere. Anche tutti gli altri lo fecero e alla fine, anche Shade si lasciò andare ad una risata. A quel punto Thomas decretò la fine di tutto

-Direi che modo migliore non c’era per finire questo piacevole pomeriggio. Una risata riassume perfettamente lo spirito che ci ha accompagnati, dico bene Philip?-

Il conte annuì

-Assolutamente d’accordo con voi, capitano. Vi ringrazio ancora per avere organizzato tutto questo in mio onore-

Thomas si inchinò, poi, come colto da un improvviso attacco di consapevolezza, si trovò ad inchinarsi a Charlotte

-In realtà non avrei potuto realizzare tutto in modo così impeccabile, senza l’aiuto di vostra cugina, la baronessa Charlotte, che è stata così disponibile, da lasciarmi prendere tutto il merito. In realtà credo che i compimenti più sinceri spettino, di diritto, a lei-

Charlotte, chiamata in causa così all’improvviso, arrossì, in un misto di imbarazzo e gioia. La viscontessa di Marimbon e la contessa Alambert si scambiarono uno sguardo di intesa, come a sottolineare che già sapevano tutto e, che per quanto il capitano potesse essere preparato, non poteva essere stata tutta opera sua. Le due si si avvicinarono a Charlotte, facendole i sinceri complimenti. Anche Rein ne approfittò per ricongiungersi al gruppo delle dame e Shade la vide parlare anche con Trudy. Shade si avvicinò a Thomas e gli mise una mano sulla spalla

-Ottimo lavoro, capitano-

-Era giusto così. Dopotutto sai che non amo prendermi meriti che non sono miei-

Shade annuì.

-Cosa volevi dire, però, a proposito di Rein? Hai colto tutti di sorpresa con quell’affermazione, anche me. Stai per caso cercando di…-

Thomas non finì la frase ma il sottinteso era abbastanza chiaro. Shade si trovò a negare con la testa

-No, non è quello-

-Allora cosa…-

-Rein uscirà dall’uscita ovest e andrà incontro alla marchesa-

Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa. Fissò Shade, allibito

-Cosa vuole fare? E perché?-

-Perché è così che si comporta una altezza reale. Anche se qualcuno non ti piace, bisogna essere sempre cortesi-

-Che donna incredibile-

Shade si voltò di colpo sentendo la voce di Philip. Non si era accorto che il conte si era avvicinato a loro due

-Una principessa eccellente direi di più-

Ma Philip parve non sentire le parole di Shade. Il conte stava guardando Rein, rapito e assorto. Lo sguardo del conte non piacque affatto al principe, perché sembrava lo sguardo di un uomo innamorato. La mano di Thomas sulla sua spalla, tuttavia, lo distolse dal conte

-Direi che è il momento di andare. Sta iniziando a farsi tardi e non vorrai fare tardi per la cena con tua madre-

Shade annuì. Ignorò Philip e si voltò verso la turchina. A passo rapido raggiunse il gruppo delle dame che, al suo arrivo, si zittirono

-Signore, desolato di interrompere la vostra conversazione, ma temo di dovere riportare la principessa alle sue stanze-

Le donne si inchinarono e si staccarono di un passo dalla principessa, che rimase davanti a Shade. Il principe allungò una mano e dopo qualche secondo, Rein la afferrò. In silenzio, i due si avviarono verso l’uscita, ma presto Shade si accorse che dietro di loro si era formato un gruppo che li seguiva. La contessa di Gaumont era subito dietro di loro, con affianco Thomas. Subito dietro, Philip e la cugina si erano avviati con accanto il conte Nicholanos e la contessa Alambert. Chiudevano il corteo le due coppie dei visconti Marimbon e dei baroni Ugival. Rein era silenziosa al suo fianco e Shade percepì una certa tensione nella turchina.

-Ti sei divertita?-

Rein si voltò appena verso di lui e Shade la vide annuire

-Molto. È stato un pomeriggio piacevole-

-Anche per me-

Rein sorrise a Shade, ma tornò silenziosa. Shade immaginò che la tensione della turchina fosse dovuta all’incontro imminente con la marchesa Fanny

-Se vuoi possiamo ancora uscire dall’altra parte e…-

Rein scosse la testa, decisa

-No, è la cosa giusta da fare. E poi sono sopravvissuta a situazioni peggiori. Direi che affrontare una marchesa non potrà essere peggio-

Shade si trovò a sorridere e ad annuire. Era vero, i pericoli che Rein aveva corso da bambina erano decisamente peggio di una marchesa, eppure Shade immaginava che Rein preferisse, nel suo cuore, riaffrontare tutto quanto, piuttosto che trovarsi in mezzo ad una lite di corte. E dopotutto, non la biasimava

-Io resterò sempre al tuo fianco. Puoi contare su di me-

Rein lo fissò ad occhi sgranati ma non disse niente. Un leggero rossore tinse le gote di Rein tuttavia la principessa rimase in silenzio. Shade non seppe bene come interpretare il tutto, ma l’arrivo presso l’uscita e la vista delle guardie reali lo riportò ai suoi doveri. Non appena li videro, il gruppo di quattro guardie si mise sull’attenti

-Altezza reale, principessa-

Disse una guardia, al loro passaggio. Shade si rivolse alla guardia che aveva parlato

-Due guardie come scorta basteranno per me e la principessa-

L’uomo annuì e indicò due uomini

-Voi due, scortate le altezze reali-

Le guardie si inchinarono e poi si avviarono. Shade prese a seguirli, sempre portandosi al fianco Rein. Tuttavia il sentiero, davanti loro, era deserto, non c’era nessuna presenza della marchesa o del suo entourage. Shade chiamò una guardia

-Ho saputo che c’era un gruppo di dame poco distanti-

L’uomo annuì

-Si altezza. Hanno sostato nel prato, poi, circa una mezz’ora fa, sono andate via-

Shade annuì e si voltò verso Rein, che vide fare un sospiro di sollievo. Shade la guardò divertita

-Sembri decisamente sollevata-

Rein gli scoccò un’occhiataccia, poi gli diede una gomitata sul fianco. Shade ridacchiò

-Si, lo sono. Non avevo voglia di parlare con la marchesa, ad essere onesta, ma non l’avrei evitata-

Shade la guardò nuovamente ammirato

-Sei veramente incredibile-

Rein lo guardò un attimo spalancando gli occhi, ma si trovò a scuotere la testa

-Non è vero. Avrei solo fatto il mio dovere e…-

-Conosco molte persone che lo avrebbero evitato-

-Ma noi non ce lo possiamo permettere. Siamo reali dopotutto, o sbaglio? Abbiamo obblighi superiori alle nostre preferenze personali-

-Mi sembra di sentire parlare mia madre-

Disse Shade, sorridendole. Rein sorrise e le sue guance si imporporarono un pochino

-Forse potrei avere riutilizzato ciò che mi ha detto ieri mattina-

Shade ridacchiò ma alla fine annuì e tornò serio

-Possiamo fare ciò che vogliamo purché rimaniamo dentro le regole della regalità-

Con la coda dell’occhio vide Rein annuire. I due si erano fatti seri di colpo. I due continuarono in silenzio per la strada, fino a quando, nei pressi del palazzo reale, Shade vide un gruppo di persone radunate vicino la porta di ingresso all’interno del palazzo.

-Abbiamo compagnia là davanti-

La turchina, riscossa dalle parole del principe, guardò nella direzione e Shade la sentì sospirare

-La marchesa-

Disse solo. Shade guardò il gruppo riunito e, mentre si avvicinavano, poté scorgere in modo migliore i volti delle persone. Tra di essi spiccava quello di una donna, che aveva tutti gli occhi dei presenti addosso.

-La marchesa è quella piccolina con i capelli castani?-

Rein annuì. Shade le strinse la mano più forte, per incoraggiarla. Rein gli regalò un sorriso, poi si fece seria. Si voltò leggermente dietro di lei e fece un cenno, presumibilmente a Trudy. Quando furono abbastanza vicini, la marchesa e il suo entourage si inchinarono. Nessuno osava parlare fino a quando non fosse stato il principe, in quel momento il più alto di rango tra loro, a parlare per primo. Era una regola dell’etichetta che spesso Shade aveva usato a suo vantaggio, soprattutto quando voleva evitare di fare discorsi vuoti e futili con alcuni membri della corte. Ma questa volta, sapendo le intenzioni di Rein, si fermò davanti ai presenti e, con il suo sorriso di corte, si affrettò a salutare i suoi nobili

-Signore, signori-

Bastarono quelle due parole, che i presenti si rivolsero a loro salutandoli. Poi fu il turno di Rein di parlare

-Marchesa Eldelberry, che piacevole sorpresa. Sono veramente contenta di avervi incontrato-

Shade vide un sorriso compiaciuto spuntare sul volto della marchesa.

-Principessa, è un onore sentirvi dire queste parole-

Rein le sorrise, poi si voltò verso Shade e gli lanciò uno sguardo, che il principe interpretò come “che i giochi abbiano inizio”. Shade, a quel punto di rivolse alla turchina

-Desideri che ti riaccompagni nei tuoi appartamenti?-

Rein fece cenno di no con la testa

-Mi trattengo un poco qui, se per la marchesa, ovviamente, non è un problema-

La donna le fece un inchino e si trovò a scuotere il capo

-Assolutamente no, altezza. Anzi è un onore-

Shade a quel punto annuì alle due

-Bene, allora io torno al mio lavoro. Signori, perdonate, ma il regno reclama la mia presenza-

I presenti si inchinarono. Shade si volse verso Thomas e il capitano fece un cenno affermativo. Shade a quel punto si rivolse a Rein e, senza pensarci, le prese la mano e gli fece un baciamano

-Ci vediamo a cena-

Disse solo. Rein lo guardò, stupita e sorridente. Fece un semplice cenno con il capo. A quel punto Shade si voltò e si avviò verso il palazzo. Dietro di se, sentì i passi di Thomas. Una volta entrati nel palazzo e lasciatisi alle spalle il gruppo, Thomas gli si affiancò e lo guardò

-Cos’era quello?-

-Quello cosa?-

-Quel baciamano-

Shade non lo degnò neanche di uno sguardo

-Un saluto-

-Ora si chiama così?-

-Cosa doveva essere?-

-Tutto tranne che un saluto-

-Stai esagerando-

-No invece. Quando mai tu fai il baciamano a qualcuna?-

-Lei non è qualcuna-

-Oh, scusami tanto, so che ti piace ma…-

-Come al solito non hai capito niente. Rein è una principessa, come avrei dovuto salutarla per dimostrarle il mio rispetto?-

Thomas non disse niente. Nel frattempo i due erano arrivati allo studio di Shade. Solo a quel punto, con la porta chiusa, Shade lo guardò negli occhi. Thomas lo stava guardando, preoccupato.

-È solo un gesto di rispetto-

-Ne sei sicuro?-

Shade annuì

-Ed è anche un avvertimento-

Thomas lo guardò perplesso

-Avvertimento? Di cosa?-

-Tu non ti preoccupare, chi doveva capire, lo ha capito, credi a me-

Shade si sedette alla sua scrivania e prese uno dei tanti fogli che erano stati impilati, durante la sua assenza.

-Vuoi dirmi che lo hai fatto per avvertire la marchesa?-

Shade annuì

-Furbo di un principe-

Shade sorrise, compiaciuto.

-Dovresti saperlo ormai-

Thomas non gli rispose in modo provocatorio e Shade lo guardò, preoccupato. Il capitano stava guardando fuori dalla finestra

-Thomas?-

-È stato un pomeriggio piacevole. Ti sei divertito anche tu-

Shade annuì

-Si, mi sono divertito-

Thomas lo guardò

-Ti rendi conto di cosa ha fatto Rein da quando è qui? Ti ha resto umano, quasi simpatico, ma soprattutto, è riuscita là dove nessun’altra e dico, nessun’altra, è mai riuscita prima-

-E sarebbe?-

Thomas lo guardò serio

-Che ci sono cose importanti tanto quanto il tuo lavoro, se non di più. Da quanto tempo era che non lasciavi un intero pomeriggio questo posto per partecipare ad un evento di corte? Ammettilo, di solito saresti stato dieci minuti e poi ti saresti rintanato qui a lavorare. Invece oggi, non solo sei rimasto, hai conversato, hai persino giocato. A proposito, mi devi dei soldi-

Shade scosse la testa

-Io non ti devo un bel niente-

-Non fare il tirchio-

-Non sono tirchio. Vai da Philip a farti dare i soldi, se vuoi-

Thomas ridacchiò

-Sai Shade, credevo che non avrei più rivisto questo lato di te-

Shade lo guardò

-Quale lato?-

-Quello di un semplice ragazzo di ventiquattro anni, che si gode un pomeriggio con gli amici. Non ti vedevo così da decisamente troppo tempo-

Shade non disse niente, si voltò verso il suo foglio e continuò a leggere. Thomas non replicò, ma Shade lo sentì riprendere il suo posto di guardia, alle sue spalle. Dopo una decina di minuti, Shade, senza alzare gli occhi dal foglio disse qualcosa, a Thomas, che forse non gli diceva molto spesso

-Thomas? Sono contento che tu sia mio amico-

Shade non lo poté vedere, ma sentì il sorriso di Thomas aprirsi sul volto. E anche lui si trovò a sorridere.

 

 

Charlotte fissava la marchesa, meravigliata e perplessa allo stesso tempo. Era passato poco tempo da quando avevano incontrato il gruppo della marchesa nei pressi del palazzo, e da qual momento, la marchesa era stata capace di tenere il centro della conversazione tutto su di se. Lei era rimasta in disparte, e si limitava a guardare. Non tutti si erano fermati. I baroni Ugival e i visconti Marimbon si erano scusati, ma avevano preferito ritornare nei loro alloggi. Anche suo cugino era andato via, tornando a svolgere il suo lavoro. Così erano rimaste solo lei, ovviamente la principessa, la contessa Trudy e la contessa Alexandre. E lei, che si sentiva intimidita da Fanny, era rimasta indietro e non partecipava alla conversazione. Non che le dispiacesse, aveva avuto già fin troppe attenzioni sgradevoli la sera a cena dalla marchesa, e avrebbe preferito evitare. Tuttavia, quando sentì il suo nome uscire dalla bocca della marchesa, si voltò a guardarla. La marchesa, infatti, la fissava meravigliata

-Baronessa, così giovane e piena di talenti-

Charlotte la guardò stupita

-Perdonatemi, marchesa, credo di non sapere a cosa vi riferiate-

La donna le sorrise

-La principessa ha appena finito ora di magnificare il meraviglioso lavoro che avete fatto nell’organizzare tutti i preparativi di oggi-

Charlotte, istintivamente, rabbrividì sotto quello sguardo, ma si fece forza e sostenne lo sguardo della donna

-Sua altezza è fin troppo gentile nei miei confronti. Ho semplicemente fatto ciò che ogni nobildonna sa fare, dato che è ciò che ci viene insegnato fin da piccole-

La risposta, evidentemente molto più provocatoria di ciò che pensava Fanny, lasciò la marchesa leggermente stupita. Charlotte, però, vide un sorriso compiaciuto spuntare sul volto di Trudy. La marchesa, tuttavia, non aveva finito di parlare con lei

-Certo baronessa, non sapevo della vostra amicizia con il capitano delle guardie reali. Sbaglio o è stato lui a organizzare il tutto da quello che ho sentito. Eppure voi vi siete occupata di ogni cosa. Deduco che la vostra sia una amicizia molto… solida-

Charlotte la guardò ma non si fece cogliere impreparata. Aveva capito cosa stata sottintendendo la marchesa, e non glielo avrebbe lasciato fare, non avrebbe fatto sì che la sua reputazione venisse messa in dubbio per quello

-Veramente, marchesa, conosco molto poco il capitano. È stato tutto una incredibile serie di coincidenze il fatto che io e il capitano ci siamo trovati a organizzare il ricevimento insieme-

-E sarebbero queste circostanze?-

Trudy, a quel punto, cercò di mettersi in mezzo

-Non credo che sia così importante sapere e…-

Charlotte, tuttavia, la interruppe

-Contessa, non vi preoccupate. Non è certo un segreto dopotutto, non ho nulla da nascondere. Il tutto è successo che io e il capitano ci siamo incrociati per caso nel giardino, ieri mattina. Il conte stava organizzando il ricevimento, e, dato che ci eravamo conosciuti qualche giorno prima alla colazione organizzata da sua maestà, ci siamo salutati e abbiamo scambiato qualche convenevole di circostanza. Poi, dato che il conte è stato così gentile da organizzare il tutto in onore di mio cugino, il nuovo ministro del tesoro, mi ha chiesto se potevo dargli qualche consiglio per organizzare tutto al meglio, dato che sono, al momento a corte, la persona che lo conosce meglio. E tra una cosa e un’altra, sono finita per aiutare il conte nell’intera organizzazione. Ecco come sono andati i fatti-

-E grazie a questo incontro fortunato, abbiamo passato un pomeriggio splendido-

La frase di Rein chiuse definitivamente il discorso. Fanny fu costretta a sorridere e ad annuire e anche Charlotte si trovò a sorridere, compiaciuta di se stessa. Trudy le si fece vicina e le bisbigliò all’orecchio

-Marchesa zero, baronessa uno-

Charlotte ridacchiò e anche Trudy.

-Non c’è niente di meglio della risata cristallina di due bellissime donne. Baronessa è un piacere rivedervi così presto. Contessa, è da tanto che non ci vediamo-

Tutte e due si voltarono verso l’uomo che le aveva rivolto la parola. Charlotte, che aveva già riconosciuto la voce prima ancora di vederlo, si sentì arrossire e sentì il cuore battere

-Marchese-

Disse solo, mentre si trovò a fare un piccolo inchino all’uomo. A quel punto il marchese si avvicinò a lei

-Vi prego, baronessa, niente inchini. Sarei io a dovermi inchinare di fronte alla vostra bellezza-

Charlotte arrossì visibilmente.

-Vedo che non sei affatto cambiato con il matrimonio, Ethan. Sempre pronto a fare complimenti alle donne, anche di fronte a tua moglie-

Charlotte guardò sbalordita Trudy. Aveva chiamato il marchese per nome. Tuttavia Ethan le sorrise

-Hai ragione, cara Trudy, mi dovrei trattenere da certi commenti, ma quando un uomo esprime ciò che è sotto gli occhi di tutti, ovvero la vostra indiscussa bellezza, non merita di essere criticato-

Charlotte vide i due guardarsi negli occhi e scambiarsi uno sguardo strano. Era come se fosse in corso una lotta tra i due, una lotta che però lei non seppe definire. E poi, per la prima volta da quando la conosceva, Charlotte vide la contessa comportarsi in modo quasi dimesso

-Tenetevi i vostri complimenti per voi, per favore. Non mi piace ricevere certi apprezzamenti da un uomo sposato. Impara a trattenere a freno la lingua, l’ultima cosa che vorrei è che potessero girare voci strane su di me e te. E anche nei confronti della baronessa-

Charlotte vide il marchese fremere leggermente, ma non di rabbia. Sembrava terribilmente colpito dalla durezza delle parole di Trudy e fece un piccolo passo indietro.

-Non oserei mai metterti in imbarazzo-

Trudy tremò leggermente sentendo quelle parole e distolse lo sguardo. Prima che potesse succedere altro, la voce di Fanny si fece sentire

-Principessa voi non avete avuto modo di incontrare ancora mio marito. Permettete che ve lo presenti?-

Prima di rendersene conto, Charlotte si trovò davanti a lei sia Rein che Fanny. La marchesa, leggermente agitata, presentò il marito a Rein. Il marchese si produsse in un inchino profondo alla principessa e i tre presero a conversare tra loro. Charlotte approfittò di quel momento per avvicinarsi a Trudy ma la contessa si allontanò velocemente, avvicinandosi alla contessa Alambert, con la quale prese a parlare. Così, ancora una volta, Charlotte rimase in disparte. Tuttavia, dopo poco tempo, Rein si scusò con la marchesa

-Temo di dovere lasciare la vostra compagnia adesso. Mi sono attardata anche troppo temo, e anche se preferirei continuare a conversare con voi, ho alcuni doveri da svolgere anche io prima della cena-

I presenti si inchinarono alla principessa e la marchesa le sorrise compiaciuta

-Siamo noi a ringraziarvi, principessa, per esservi trattenuta con noi. Se permettete, anzi, vi accompagnerei volentieri al vostro appartamento e…-

Rein, tuttavia, scosse violentemente la testa

-Non vi preoccupate, marchesa. E poi siete in compagnia di vostro marito, non allontanerei mai una coppia così affiatata, anche se per poco tempo-

Fanny non replicò, fece un altro inchino, ma Charlotte vide un leggero disappunto spuntarle sul volto, anche se fu prontamente allontanato da un sorriso solito della donna. Rein si rivolse verso Charlotte

-Baronessa, tornate assieme a me?-

-Con piacere-

-Contessa Gaumont, contessa Alambert, vi unite a me e alla baronessa?-

Le due donne si inchinarono e annuirono

-Perfetto. Vi auguro un buon proseguimento-

I presenti si inchinarono di nuovo, poi Rein prese la strada per il palazzo e Charlotte, assieme alle altre due, la seguirono. Prima di allontanarsi troppo, tuttavia, Rein si voltò di nuovo indietro,

-Marchesa?-

Fanny si affrettò a farsi vicina a lei

-Si altezza?-

-Vi fermerete a lungo a palazzo, voi e il marchese?-

-Si altezza, almeno per tutto il mese-

-Bene. Settimana prossima allora, vi aspetto per un the. Vi manderò io un messaggio-

-Sarà un onore, altezza-

Charlotte vide un sorriso vittorioso spuntare sul volto di Fanny. Tuttavia non perse troppo tempo ad osservarla e si affrettò ad incamminarsi dietro Rein. Appena furono lontane delle orecchie della donna, Trudy parlò liberamente con la turchina

-Siete sicura che sia una mossa intelligente?-

Charlotte vide Rein annuire

-Le sto dando solo ciò che vuole, ossia la mia attenzione. E un the non ha mai ucciso nessuno-

-Ma questo le darà prestigio e…-

-Devo scusarmi per non essere andata al suo di ricevimento, e preferisco essere io ad invitarla, almeno posso scegliere il campo di gioco e le regole-

Trudy non rispose, e tornò a camminare, in silenzio. La contessa Alexandre, a quel punto, si intromise

-Così è quella la famosa marchesa di Eldelberry! Me la immaginavo…. Diversa-

-In che modo, contessa?-

Chiese Rein, curiosa

-Non saprei dirvelo con precisione, altezza. La notizia del matrimonio improvviso del marchese, ovviamene, ha fatto il giro del regno. Tutti sapevano dei tentativi vani di molte donne di accalappiarselo, quindi, quando abbiamo saputo del matrimonio, mi sarei aspettata una donna più…-

-Adatta?-

Chiese Trudy nervosa. La contessa Alexandre annuì

-Si più adatta ma soprattutto più genuina. Non so spiegarlo, ma dietro quei sorrisi è come se ci fosse un’altra persona, nascosta. Il modo in cui ha cercato di mettere in dubbio la baronessa poi è stato così vile. Come si può anche solo pensare di insinuare qualcosa di sgradevole sulla reputazione della baronessa, è ingiusto-

Charlotte le sorrise grata

-Grazie, contessa, non so perché la marchesa mi abbia preso di mira, se devo essere sincera-

Le donne ormai erano giunte davanti la porta della stanza di Rein, ma si erano fermate a parlare

-Credo sia per colpa di Ethan-

Disse Trudy. Charlotte, solo sentendo il nome, si sentì imporporare le guance. Vedendola, Trudy scambiò il suo rossore per paura

-Non vi preoccupate, farò in modo che il marchese non vi metta più così in imbarazzo. È stato fin troppo scortese e…-

-No invece, mi ha solo fatto dei complimenti, non è stato sgarbato affatto e…-

Charlotte si trovò a non finire la frase e abbassò il volto. Sentiva gli sguardi delle altre tre su di se e si trovò ad arrossire ancora di più.

-Basta così per oggi, direi che sono successe fin troppe cose. Direi che è il momento, per tutte, per riposarci un poco. Signore, è stato molto piacevole passare il pomeriggio con voi-

Le tre donne si inchinarono a Rein e nessuna osò contraddire le sue parole. Rein sparì poco dopo dietro la porta, e le tre rimasero fuori, in silenzio.

-Direi che è proprio ora di tornare in camera. Queste scarpe mi stanno uccidendo-

Disse Alexandre, trattenendo a stento una smorfia di dolore. Trudy le sorrise

-Scarpe nuove?-

La contessa annuì

-Si, nuovissime. Sono stupende, ma certe volte mi chiedo se il dolore a cui ci sottoponiamo ne valga la pena-

Trudy ridacchiò

-Se mia madre fosse qui vi direbbe che è assolutamente necessario questo dolore, se no come si può sperare di incontrare un uomo se non lo abbagliamo con la nostra bellezza?-

-Come se un uomo guardasse che scarpe indossiamo-

Le due donne ridacchiarono, poi Alexandre le salutò definitivamente, non prima, però di fare loro un invito

-So che abbiamo passato un pomeriggio insieme, ma, dato che sono sola volete farmi compagnia, dopo la cena? Due chiacchiere e una partita a carte? In tranquillità?-

Charlotte si trovò ad annuire

-Con piacere. Se volete possiamo ritrovarci nel mio appartamento-

Alexandre le sorrise

-Sarà un piacere. E se vostro cugino vorrà unirsi a noi, io non mi lamento. A questa sera-

Detto questo Alexandre si avviò lungo il corridoio. Charlotte e Trudy rimasero sole e a quel punto anche Charlotte salutò Trudy

-Anche io andrei, contessa. Vi aspetto questa sera-

Charlotte fece un piccolo cenno con il capo e si avviò. Ad un tratto, però, la voce di Trudy la richiamò

-Baronessa?-

Charlotte si voltò. Trudy la fissava, seria

-Posso permettermi di darti un consiglio?-

Charlotte si trovò ad annuire

-Ethan… il marchese… stagli lontana-

Charlotte arrossì

-Io non farei mai…-

-Lo so…. ma ricordati. È un uomo sposato-

Charlotte si trovò ad incassare il colpo, in modo profondo. Trudy la guardò e Charlotte vide molta tristezza nei suoi occhi

-Non rischiare di innamorarti di lui. Non ne vale la pena-

Charlotte sentì un improvviso senso di freddo pervaderle. Scosse la testa decisa

-Io non sono…-

Trudy non disse niente, si limitò a fissarla. Senza dire altro, Charlotte si voltò e corse veloce per il corridoio, fino ad arrivare alla sua stanza. Una volta che si richiuse la porta alle spalle, si lasciò scivolare a terra e, senza rendersene conto, si trovò a piangere.

 

 

 

La cena si svolse in modo calmo e tranquillo. Moon Maria si era fatta raccontare tutto quello che era successo il pomeriggio e Rein era stata molto contenta di raccontarle tutto. Le aveva persino riferito dell’incontro con la marchesa e dei fatti che si erano svolti dopo. Si era guadagnata un brava da parte di Moon Maria e per Rein fu un momento molto toccante. Era da tanto che qualcuno non le diceva brava in quel modo, sincero e fiero. Rein sorrise felice. Invece, la povera Milky, aveva tenuto il broncio per tutta la sera, dato che era stata esclusa, secondo lei, per l’ennesima volta, dal divertimento. Moon Maria guardò la figlia e sospirò

-Lo sai, Milky che non puoi partecipare a quegli eventi-

-Ma sono una principessa!-

-Di soli dieci anni-

-Quasi undici-

Shade ridacchiò

-Tra otto mesi, decisamente troppo per aggiungersi un anno-

Milky fece un’occhiataccia al fratello, che scoppiò a ridere

-Voglio anche io organizzare un ricevimento-

Moon Maria sorrise alla figlia

-Va bene, ne puoi organizzare uno-

Gli occhi di Milky brillarono di gioia

-Davvero?-

Moon Maria sorrise

-Certo, puoi organizzare un the con dei tuoi coetanei, questo lo puoi sempre fare-

Il sorriso smagliante di Milky si gelò nel sentire quelle parole.

-Ma… ma…-

-Niente ma, le conosci le regole-

Milky abbassò la testa e tornò a mangiare, in silenzio. A Rein le si strinse il cuore a quella vista. Poteva capire il desiderio di Milky di partecipare ad eventi da adulta, e conosceva bene quella frustrazione e quel sentimento di esclusione. C’era passata anche lei.

-Vedrai Milky, prima che tu te ne renda conto, sarai talmente tanto stufa dei ricevimenti a cui dovrai andare che rimpiangerai la tua posizione di adesso-

Milky guardò poco convinta Rein, e continuò il suo pasto in silenzio. Rein guardò la regina e le due si scambiarono un’occhiata.

-A proposito, Rein, ho saputo che hai invitato la marchesa per un the la settimana prossima-

Rein la guardò ad occhi spalancati

-Come fate già a saperlo?-

La regina le sorrise

-Le voci arrivano veloci alle orecchie di una regina. Hai fatto bene ad invitarla-

Rein annuì

-Grazie maestà-

Moon Maria le fece un cenno con il capo. Poi, la regina spostò la sua attenzione su suo figlio e la conversazione prese altre direzioni. Terminata la cena, la regina e Milky si ritirarono subito, anche se la principessina avrebbe voluto fermarsi a parlare con Rein, ma l’occhiataccia di sua madre la trattenne dal farlo. Una volta che le due furono sparite, Rein e Shade si fissarono, indecisi. Un senso di imbarazzo scese su di loro, e Rein faticò a tenere lo sguardo alzato verso il principe. Shade finì di bersi il suo bicchiere di vino e poi si stiracchiò le braccia. Vedendolo Rein gli sorrise

-Stanco?-

Il principe fece un cenno affermativo con il capo.

-Poco abituato agli eventi mondani?-

Il sorriso di Shade contagiò anche Rein. Tuttavia il principe annuì

-Si, soprattutto agli eventi pomeridiani. Di solito li evito tutti-

Rein ridacchiò. Erano ancora entrambi seduti al tavolo della cena e Rein stava giocando con il suo bicchiere di cristallo. Era la prima volta che entrambi si fermavano dopo cena a chiacchierare in quel modo, molto intimo e familiare. L’imbarazzo che era sceso poco prima stava svanendo, mentre i due parlavano del pomeriggio trascorso insieme.

-Devo dire che la baronessa Charlotte ha fatto veramente un bel lavoro oggi-

Shade annuì

-Si, in effetti per essere così giovane, è stato tutto impeccabile. E di mezzo c’era Thomas, il che non era scontato-

Rein ridacchiò

-La vuoi smettere di tormentare quel povero conte?-

Shade la guardò sorridendo

-Rein, lo conosci da appena due settimane, io sono anni che lo conosco. Fidati, tempo un mese e mi darai ragione-

-Non credo-

Rein scoppiò a ridere e Shade la seguì. Stavano ancora ridendo, quando qualcuno bussò alla porta della sala. Shade si voltò meravigliato

-Avanti-

Un uomo entrò nella stanza e si inchinò

-Scusate il disturbo altezza, un messaggio per voi-

L’uomo tese un vassoio al principe su cui sopra era poggiata una lettera. Shade la prese e la aprì. Rein lo vide sospirare

-Grazie, potete andare-

L’uomo si inchinò prima a lui, poi a Rein, e poi uscì.

-Problemi?-

Chiese Rein guardandolo. Shade scosse il capo

-Problemi no, seccature si. Credo di dovere tornare al mio studio-

Rein si trovò ad annuire

-Certo, anzi, scusami-

Shade si bloccò mentre si alzava dalla sedia e la guardò perplesso

-Perché ti scusi?-

-Ti ho trattenuto a parlare-

Shade la guardò

-Non mi hai affatto trattenuto. Mi sono fermato io e l’ho fatto anche volentieri-

Rein sentì le guance imporporarsi e abbassò il capo. Sentì lo sguardo di Shade addosso, ma non si mosse. Il rumore della sedia spostata e dei passi del principe erano gli unici rumori che si sentivano in quel momento. Ma il mancato rumore della porta che si apriva fece si che Rein alzò lo sguardo e si trovò ad osservare Shade, molto vicino a lei, che la osservava. Per poco non lanciò un grido di stupore

-Shade…-

Disse solo. Il principe era vicino a lei e le tese la mano. Rein guardò lui e la mano tesa e lo guardò in modo interrogativo. Shade non disse niente, le tese solo la mano. Rein senza pensare la afferrò e, non appena Shade strinse la sua, la tirò verso di se. Rein si trovò così in piedi. Shade la avvicinò a se, in modo da poterla guardare negli occhi

-Shade cosa stai…-

-Non farlo mai più-

Rein lo guardò. Non sapeva cosa dire o fare. Ma Shade non gli diede il tempo di parlare

-Rein, devi capire una cosa: tu, per me, non sei e non sarai mai né un peso né una distrazione dai miei doveri. Parlare con te, chiacchierare del più e del meno, passare qualche minuto così, è la parte migliore delle mie giornate. Non sminuirti così, sei il raggio di sole delle mie giornate-

Rein lo fissava, immobile, impietrita, senza parole. Si perse nei grandi occhi di Shade. Il suo cuore stava battendo all’impazzata e sentiva il volto in fiamme, per l’emozione scaturita dalle sue parole. Ad un tratto, la mano del principe le si posò sul viso e Rein vide l’espressione dei suoi occhi addolcirsi. Non le disse niente, durò un attimo, la sua mano aveva appena sfiorato la sua guancia, che fu come se Shade si svegliasse di colpo. Si allontanò bruscamente da lei e si avviò verso la porta. La mano del principe era sulla maniglia, ma prima di aprirla, si voltò di nuovo per guardarla. Non le disse niente, ma Rein ebbe come l’impressione che lui volesse quasi scusarsi per averla toccata in quel modo così intimo. Si guardarono negli occhi per quasi mezzo minuto, poi Shade aprì la porta e la lasciò lì, sola. Solo allora, Rein lasciò andare il respiro, non si era nemmeno accorta di avere trattenuto. Le gambe le tremarono e si trovò accasciata sul pavimento. Si portò una mano sul cuore, che batteva ancora all’impazzata. Rimase così, non seppe nemmeno lei precisamente per quanto, ma ad un tratto sentì una voce che conosceva fin troppo bene, chiamarla da fuori la porta. Rein si fece forza e si alzò dal pavimento, si diede una spolverata al vestito e cercò di ricomporsi. Fece appena in tempo, prima che Dreamy entrò nella stanza

-Principessa? state bene?-

Rein le sorrise

-Certo, perché me lo chedi?-

La donna la guardò perplessa

-Siete qui tutta sola e mi stavo chiedendo se per caso fosse tutto a posto-

Rein annuì

-Si certo. Mi sono trattenuta solo per finire di bere il mio calice di vino-

La cameriera la guardò perplessa, poi spostò lo sguardo sul tavolo. Il bicchiere di Rein era ancora mezzo pieno, ma la donna non commentò. Rein si diede della stupida da sola, poi si avviò veloce verso Dreamy

-Credo sia ora che torni nella mia stanza. Andiamo Dreamy?-

La cameriera annuì e Rein si avviò veloce per i corridoi del palazzo. Tuttavia, il cuore di Rein continuò a battere furiosamente nel suo petto ancora per molto tempo.

 

 

 

Philip osservò l’orologio per la decima volta nel giro di cinque minuti. Sembrava che la lancetta dei secondi avesse rallentato il suo corso solo per fargli un dispetto. Era seduto nel divano del suo soggiorno privato, con affianco sua cugina e davanti a lui erano sedute le contesse Alambert e di Gaumont. Non sapeva nemmeno lui come si era trovato seduto lì, con le tre donne, ma era stato catturato da Charlotte e dai sorrisi della contessa Alexandre e ora stava maldicendo se stesso. Aveva perso praticamente tutta la giornata lavorativa per via del ricevimento in suo onore, aveva sperato di potere lavorare almeno la sera, dopo cena. Invece, era lì, inchiodato su quel divano, ad ascoltare tediosi discorsi sulle ultime mode in fatto di vestiti o alcuni pettegolezzi di corte, a cui lui non era minimamente interessato. Guardò di nuovo l’orologio, ma non era ancora nemmeno passato un minuto dall’ultima volta che lo aveva osservato.

-Vi stiamo annoiando, conte?-

Philip si voltò verso Trudy. La contessa lo stava guardando, leggermente divertita.

-Affatto contessa-

-Eppure fissate più l’orologio che noi-

Philip sentì crescere dentro di se una leggera punta di imbarazzo per essere stato colto in flagrante in quel modo. Si trovò a sorridere suo malgrado

-Spero non lo abbiate interpretato come una mancanza di rispetto nei vostri confronti-

Trudy gli sorrise, ma scosse la testa.

-Forse siamo noi a dovervi chiedere scusa. Immagino che sentirci parlare di pizzi e merletti non sai il massimo del divertimento-

Philip si trovò a ridacchiare

-Ammetto di non essere molto ferrato sull’argomento, infatti-

-Questo non è vero-

Disse Charlotte, intromettendosi nella conversazione. Philip la guardò

-Si invece, lo sai bene dopotutto…-

-È vero che non sai distinguere un pizzo da un ricamo certe volte, ma hai un ottimo senso estetico. Dovete sapere, signore, che per il mio diciottesimo compleanno Philip mi ha regalato uno degli abiti più belli che io abbia mai avuto, e lo ha scelto lui-

-Ho solo scelto il colore della stoffa, non esagerare Charlotte-

Charlotte scosse la testa

-Ti sbagli. Non solo ha scelto la stoffa, ma hai saputo abbinare ricami e accessori in modo impeccabile-

Philip le sorrise e scosse la testa

-Credo invece che la sarta sia stata più furba e mi abbia mostrato le cose più care e costose del suo negozio e, sapendo che si trattava di te, sapeva che non avrei badato a certe cose-

-Tanto meglio per me allora. Ci ho guadagnato un abito stupendo-

La risata di Trudy e di Alexandre invase la stanza e presto fu seguita anche da quella di Charlotte. Philip approfittò di quel momento per alzarsi e inchinarsi

-Bene signore, dopo essermi fatto prendere in giro da voi, io coglierei l’occasione per tornare al mio lavoro. La vostra compagnia è certamente più piacevole delle scartoffie che mi aspettano, ma temo di dovere proprio andare-

Philip si inchinò ma fu fermato dalla voce di Trudy

-Credo invece, conte, che dovremmo essere io e la contessa Alambert a scusarci. Contessa, avete visto che ore sono? Credo ci siamo intrattenute più del previsto-

Infatti l’orologio segnò in quel momento le dieci di sera. Alexandre guardò stupita anche lei l’orologio e annuì

-Contessa avete ragione. Ci siamo trattenute più del previsto. Baronessa, conte, grazie per la vostra generosa ospitalità-

Charlotte si alzò in piedi e guardò, leggermente rattristata le due donne

-Volete veramente già andare via?-

Trudy le sorrise

-Temo di si, baronessa. Fare troppo tardi non è mai una cosa ben vista per delle donne non ancora sposate-

Alexandre annuì

-Temo che la contessa Gaumont abbia ragione, soprattutto quando le due donne in questione sono a corte senza un accompagnatore. È decisamente ora di ritornare ai nostri appartamenti-

Philip, a quel punto, si intromise

-Permettetemi allora di accompagnarvi alle vostre stanze-

Trudy scosse violentemente la testa

-No conte, abbiamo già abusato oggi di voi e…-

Philip fece segno di no con il capo

-Insisto. Permettetemi, vi prego-

Philip vide le due donne guardarsi, poi annuire.

-Perfetto, andiamo allora-

Charlotte salutò le due contesse e il trio poi prese la strada per l’uscita. La prima ad essere accompagnata fu la contessa Alambert, anche perché era la più vicina agli appartamenti di Charlotte e Philip. Salutata la contessa, Philip e Trudy continuarono in silenzio. Philip, sentendo lo sguardo di Trudy su di se, si voltò a guardarla. La contessa sembrava combattuta su qualcosa

-Avete qualcosa da dirmi?-

Trudy fece sia cenno di sì e di no con il capo. Philip ridacchiò vedendola

-Perdonatemi, ma temo di non sapere interpretare bene il linguaggio femminile. Sono un umile uomo, credo di avere bisogno di risposte chiare e semplici-

La frase fece sorridere Trudy

-Avete ragione, conte. Il fatto è che non so se sia il caso di dirvi ciò che penso-

Philip la guardò perplesso

-Spero non sia niente di grave-

-Potrebbe esserlo in realtà, ma dato che non ho certezze, non saprei. Rischierei di allarmarvi inutilmente, dopotutto, per qualcosa che potrebbe non succedere affatto-

-Contessa, ancora una volta vi pregherei di essere più chiara, temo di non capirvi-

-Temo di non sapere nemmeno bene io come esprimermi, conte-

-Un bel problema allora-

Trudy annuì. I due stavano camminando quando, Philip si rese conto della direzione che avevano preso

-Ma questa è la direzione per la stanza della principessa!-

Esclamò, non celando un leggero rossore sul  viso. Trudy annuì

-Esatto. Il mio appartamento è affianco a quello della principessa Rein-

Philip la guardò basito.

-Ora capisco…-

Si lasciò sfuggire.

-Capite cosa?-

-Come mai voi e la principessa siate così legate nonostante i pochi giorni passati dalla vostra conoscenza. Immagino che questa vicinanza vi abbia dato modo di vedervi spesso-

-In realtà, ho come la sensazione che sia stato tutto frutto del caso. Non cerco l’amicizia della principessa, se devo essere onesta. Ancora non mi sono fatta un’idea chiara su di lei-

Philip sgranò gli occhi sorpreso

-Come potete dire una cosa del genere! È una donna bellissima, sempre impeccabile, con un candore immenso che…-

Philip si fermò di colpo. Trudy lo stava fissando con uno sguardo meravigliato e Philip sentì l’imbarazzo scendere tra di loro. Trudy poi si lasciò sfuggire un’esclamazione

-Conte! Vi siete invaghito della principessa!-

Philip arrossì e si trovò a scuotere il capo sia in senso affermativo che negativo. Fu il turno di Trudy di sorridere

-Temo, conte, di non capire cosa vogliate dire. Temo di non sapere interpretare bene il linguaggio maschile. Sono un’umile donna, credo di avere bisogno di risposte chiare e semplici-

-State usando le mie stesse parole contro di me-

-Può darsi-

Philip si trovò a sospirare e alla fine annuì

-Vi prego, contessa, potete tenere per voi questa informazione?-

Philip la guardò e vide la contessa annuire. Poi la donna incrociò le braccia al petto e lo guardò perplesso

-Ad una condizione, però. Spiegatemi come fa la principessa a conquistare tutti quanti voi uomini. Prima Thomas, poi il principe e ora voi… inizio a pensare che possa esercitare un qualche tipo di incantesimo o altro-

Philip la fissò. Fece per parlare, ma il suono di voci in fondo al corridoio lo fece bloccare. Si voltò e vide la sagoma di due uomini avvicinarsi per il corridoio. Prima che se ne potesse rendere conto, si sentì afferrare per il braccio e trascinato all’interno di una stanza. Si voltò meravigliato e si trovò schiacciato contro un muro mentre la contessa socchiudeva piano la porta. Dal corridoio, una voce si fece sentire

-Hai visto anche tu?-

-Cosa? Il vuoto del corridoio? Si l’ho visto-

-Ho sentito un rumore-

-Stai diventando paranoico-

-Thomas!-

Philip e Trudy, nonostante la penombra, si scambiarono uno sguardo. Le voci appartenevano a Thomas e a Shade e si stavano sempre più avvicinando

-Non sono paranoico. Voglio solo evitare….-

-Che si dica che tu vada a trovare ad un orario indecente la principessa? Perché è quello che sembra-

-Vuoi abbassare la voce, per favore?-

-Ma non c’è nessuno, il corridoio è vuoto-

-Thomas!-

Seguì un secondo di silenzio. Philip e Trudy rimasero in ascolto. I passi si fecero vicinissimi e tutti e due sentirono un bussare ad una porta. Presumibilmente i due avevano bussato alla porta della principessa. Seguì un tempo che a Philip parve eterno, poi il rumore di una porta aperta si sentì

-Shade!-

La voce di Rein si sentì chiara nel silenzio del corridoio

-Scusa l’ora. Non dovresti aprire la porta in questo modo, comunque, potrebbe essere pericoloso-

-Dreamy è andata via per la notte e ho pensato potesse essere qualcosa di urgente-

Philip si accostò di più alla porta, in modo da non perdersi nemmeno una parola. Così facendo si avvicinò a Trudy e la contessa gli fece segno di non fare rumore. Philip annuì

-Comunque non dovresti aprire la porta così-

-Sei venuto qui per farmi una ramanzina?-

La risata di Thomas si fece sentire

-Rein, sei un angelo sceso su questo palazzo, lo sai-

-Thomas!-

Dissero in coro sia Rein che Shade. La risata del capitano si fece ancora più forte

-Cielo, parlate già in coro come una coppia. Shade, dovresti sposarla solo per questo-

-Thomas giuro…-

-Va bene, chiedo scusa. Io mi allontano di qualche passo, così da avvisare se dovesse arrivare qualcuno. Rein buonanotte-

-Buonanotte-

Disse Rein. I passi di Thomas che si allontanavano fu seguito da un silenzio quasi religioso. La curiosità di Philip stava aumentando, così come i pensieri. Come mai il principe Shade si era avventurato fino alla porta di Rein così a tarda notte? Voleva sapere cosa stava succedendo, e un senso di gelosia iniziò a impossessarsi di lui.

-Vuoi entrare?

-Rein senti…-

La voce di Shade si era fatta più bassa, e Philip ebbe come l’impressione che fosse quasi tremolante, come se il principe si sentisse in imbarazzo.

-Io volevo solo… quello che è successo a cena quando… io…-

Philip guardò Trudy ma la donna scosse la testa, anche lei perplessa da quelle parole.

-Io non so cosa mi sia capitato e ti chiedo scusa. Non capiterà più e…-

Seguì un lungo silenzio. Philip avrebbe voluto spalancare la porta per vedere cosa stava succedendo, ma la mano di Trudy appoggiata sul suo petto lo trattenne. La contessa scosse il capo e gli fece capire di stare fermo e immobile. Sarebbe stato decisamente peggio, per tutti, se loro due fossero comparsi in quel momento. Philip rimase fermo e ascoltò la tremante risposta della principessa

-Shade, io… non devi scusarti, so perfettamente che dietro quel gesto non c’era nulla di... Shade so che ti sei preoccupato talmente tanto per me negli ultimi tempi che ormai devo essere diventata un peso. So che sono piombata nella tua vita così all’improvviso e nonostante tutto mi hai subito fatto sentire a casa, come tutti qui del resto. So che il sentimento che ti spingi è quello di affetto, so che devo essere come una sorella più piccola per te, quindi non ti preoccupare. Non mi devi chiedere scusa…-

-Ti sbagli Rein. Tu per me non sei affatto come una sorella-

Philip ebbe come l’impressione di sentire il rumore dei battiti del cuore di Rein. Capì, dal silenzio che seguì, che stava succedendo qualcosa tra i due. Eppure nessuno si era mosso, tutto era immobile e fermo e silenzioso. All’improvviso, la voce di Thomas si fece sentire dal corridoio

-Shade, la ronda tra poco sarà qui-

-Devo andare-

Sussurrò quasi Shade. Non ci fu risposta da parte di Rein, o almeno, non ci fu una risposta che i due poterono udire. I due sentirono i passi di Shade avvicinarsi a loro e all’improvviso un altro paia di passi. Doveva essere Rein.

-Shade-

Ora i due erano proprio di fronte alla porta di Trudy. Il conte trattenne il respiro. Non si sentì altro suono se non quello del frusciare del vestito di Rein. Philip, roso dalla gelosia improvvisa, si chinò per vedere attraverso la fessura della chiave e davanti ai suoi occhi, si aprì la scena di Rein e Shade, stretti in un abbraccio. Rein era in punta di piedi e stringeva a se Shade, le braccia avvolte intorno al busto di Shade mentre il principe aveva stretto le sue braccia attorno alla vita di Rein e aveva nascosto il suo viso nell’incavo del collo della principessa.

-Shade, dobbiamo andare-

Il suono della voce di Thomas riscosse i due che si separarono. Philip li vide scambiarsi un lungo sguardo, poi Shade prese una mano di Rein tra le sue e se la portò alle labbra, dove gli diede un bacio. Pure da quella posizione vide le guance di Rein tingersi di rosso. Shade si voltò e corse veloce via. Dallo spioncino della serratura Philip vide solo Rein. Era in vestaglia, con i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle. Era senza trucco e gioielli, ma per Philip non era mai stata più bella come in quel momento. La vide scuotere la testa e portarsi la mano che Shade le aveva baciato vicino al cuore. Poi la turchina si girò e sparì dalla vista di Philip. Il rumore di una porta che si chiudeva fu per i due il segnale che tutto quello che avevano visto era finito. Trudy lasciò andare un sospiro

-Accidenti!-

Philip la guardò e si trovò ad annuire

-Cosa è appena successo?-

Trudy scosse la testa

-Non lo so. Ma di certo era qualcosa di molto…-

-Intimo-

I due si guardarono. Erano ancora molto vicini, dietro la porta. Trudy fece un passo indietro e si voltò. Corse ad accendere delle candele in modo da illuminare la stanza

-Ho bisogno di bere qualcosa. Conte, vino?-

Philip scosse la testa

-Ci vorrebbe qualcosa di più forte-

Trudy ridacchiò

-Forse, ma ho solo del vino-

-Andrà bene-

Trudy prese due bicchieri da un vassoio e si avvicinò ad una bottiglia di cristallo. Philip la osservò e quando la donna si voltò la vide arrossire

-Non è come sembra…-

-Come dovrebbe sembrare?-

Trudy non rispose. Versò il vino dentro il bicchiere e lo porse a Philip. Il conte lo bevve tutto d’un fiato. Appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo e vide Trudy fare lo stesso

-Molto meglio-

Disse la donna.

-Credo che non dovremmo dire niente di ciò che abbiamo visto questa sera-

-Non era mia intenzione-

Disse Trudy, secca.

-Intendevo dire, dovremmo dimenticare di…-

La donna scosse il capo

-No, non dobbiamo dimenticare. Dovremmo affrontare l’argomento al momento migliore-

-No invece! Cosa credi ci faranno quando scopriranno che li abbiamo sorpresi mentre…-

-Mentre facevano cosa? Hanno solo parlato-

-Si sono abbracciati-

Trudy scosse il capo

-Non è uno scandalo-

-Si invece-

Trudy scosse di nuovo il capo

-C’era Thomas con loro-

-E questo cosa vorrebbe dire?-

-Vorrebbe dire, che se fosse stato intenzionalmente un incontro romantico, il principe non si sarebbe portato dietro Thomas-

-Un incontro romantico?-

Philip la guardò meravigliato. Non aveva nemmeno pensato che il motivo della visita di Shade fosse di tipo romantico. Trudy lo guardò leggermente divertita

-Conte, sono due i motivi per cui un uomo possa andare a trovare una donna a notte tarda. O un incontro amoroso o un motivo di massima urgenza-

Philip la fissò

-Non sembrava nessuno dei due-

-Già-

Disse Trudy. La contessa prese a camminare avanti e indietro per la stanza. La luce delle candele si rifletteva sui capelli biondi della donna e Philip, osservandola, si rese conto di essere da solo, in compagnia di una donna, in una stanza, senza una valida motivazione.

-Contessa, io credo…-

-Penso sia successo qualcosa tra i due. Il principe sembrava essere venuto per scusarsi di qualcosa. Ma non hanno detto cosa. Voi cosa pensate possa essere? Credete che il principe possa avere fatto qualcosa di sconveniente con la principessa?-

Philip non rispose, ma Trudy non vi badò nemmeno. La donna era presa dai suoi pensieri

-Ora che ci penso, c’è anche quella storia della fuga…-

-Un’altra? Non ne sapevo niente-

Philip si rese conto, troppo tardi, di avere parlato troppo. Trudy si bloccò all’improvviso e lo fissò. Philip, istintivamente, deglutì

-Come sarebbe a dire un’altra?-

Philip la guardò e provò a cercare di mentire, in qualche modo

-Scusate, io, credo di essere troppo scosso per parlare adesso. Sarà meglio che vada e…-

Trudy gli si avvicinò e lo afferrò per le spalle

-Conte, cosa vuol dire “un’altra?” Cosa sapete?-

-Io… non so niente… veramente io…-

Sotto lo sguardo interrogativo di Trudy, Philip si sentì sconfiggere inesorabilmente.

-Ho fatto una promessa, contessa, vi prego, non mi costringete ad infrangerla!-

Trudy sgranò gli occhi

-Quindi è vero che sono fuggiti insieme quel pomeriggio! Questo vuol dire… Thomas mi ha mentito-

Trudy lasciò la presa su Philip e si allontanò. Aveva detto le ultime parole con un profondo dolore. Philip si avvicinò a lei

-Contessa, non ve la prendete con il capitano. Stava solo…-

-Facendo il suo lavoro, certo. Ma mi ha mentito, a me! E anche la principessa quando gliel’ho chiesto ha mentito-

Trudy si voltò verso di lui e Philip vide, dentro gli occhi verdi della donna, un misto di dolore, rabbia e sfiducia.

-Contessa, se voi foste state al posto della principessa, avrete rivelato a una persona che conoscete da poco un fatto del genere?-

Trudy si trovò, suo malgrado, a scuotere la testa.

-Avete ragione ma… Thomas! Mi ha guardato negli occhi e mi ha mentito!-

Philip la osservò ma non disse niente. Il suo silenzio, però fu sufficiente per la donna per sapere cosa pensava

-So che Thomas non avrebbe mai fatto niente per mettere in discussione la reputazione di Rein o del principe-

Philip annuì

-Non prendetevela con lui-

Trudy annuì e sospirò

-Però sta evidentemente succedendo qualcosa tra quei due. Qualcosa che trascende un semplice legame di amicizia-

-Ne siete sicura?-

-Onestamente? Non lo so. Non conosco bene la principessa e nemmeno il principe però… ammetterete che è strano! E alla fine, quell’abbraccio…-

Philip non rispose ma si trovò d’accordo con Trudy. Quello non era un semplice abbraccio, su questo non si discuteva, ma era anche vero che non conoscevano con esattezza ciò che era effettivamente successo tra i due. E nonostante la gelosia, Philip cercò di restare lucido

-Contessa, so che quello a cui abbiamo assistito è molto compromettente, ma non sappiamo con esattezza cosa sia successo. Credo che la cosa migliore sia dimenticare. Dovremmo fare finta di niente-

-Come fate?-

Philip la guardò perplesso

-Come fate a reagire così? Insomma, per la principessa voi non provate…-

-Contessa, vi prego, non finite quella frase-

Philip osservò serio la donna e lei distolse lo sguardo.

-Perdonatemi, non avrei dovuto-

-No, non avreste dovuto. Ma sono io che ho permesso di farvi capire che nei confronti della principessa provo qualcosa che non è solo ammirazione-

-Perché lei?-

Philip la fissò

-Perché proprio la principessa?-

-Intendete perché provare sentimenti per una donna che so non sarà mai mia?-

Trudy annuì e Philip si lasciò andare ad una risata triste

-Se sapessi per quale motivo ci innamoriamo di qualcuno, contessa, credetemi, sarei già diventato molto ricco-

Trudy ridacchiò. La donna versò dell’altro vino nei bicchieri e ne porse uno a Philip. Il conte accetto volentieri

-L’amore è qualcosa da cui qualcuno sano di mente dovrebbe rifuggire-

Philip la guardò meravigliato. La contessa aveva parlato con un tono di voce così duro e tagliente che si chiese da dove potesse arrivare così tanto risentimento.

-Contessa voi, per caso?-

Trudy annuì

-Una volta sola, e mi è bastata. Non farò mai più l’errore di lasciarmi guidare dal cuore-

Philip scosse la testa

-Vi sbagliate, invece. Io ho vissuto i tre anni più belli della mia vita con mia moglie e tutto grazie all’amore-

-Ma non vi ha anche fatto soffrire in modo assoluto?-

Philip fu costretto ad annuire. L’immagine delle due bare bianche calate nel terreno nero gli tornò in mente.

-Visto? Si sta meglio senza amore-

Philip guardò il fondo del suo bicchiere di vino. Alla fine lo appoggiò sul tavolo e si avviò alla porta. Trudy non disse o fece niente per trattenerlo, era persa nei suoi pensieri. Philip aprì la porta

-Contessa, non so cosa abbiate passato o chi vi abbia fatto soffrire. Avete ragione, io ho sofferto in modo incredibile per la perdita di mia moglie e di mio figlio, ma se potessi, anche solo per un istante, riaffronterei tutto il dolore solo per vedere ancora il sorriso di Lucille-

Non attese risposta, se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle. Fece la strada di ritorno perso nei suoi pensieri. Arrivato al suo appartamento, aprì la porta e si trovò di fronte Charlotte

-Philip! Dove sei stato? Mi stavo preoccupando-

-Scusa-

Disse solo.

-Vai a dormire Charlotte, è tardi-

Si avviò veloce verso il suo studio. Sentì lo sguardo di Charlotte che lo seguiva, ma non aveva la forza in quel momento di affrontare anche lei. Si chiuse la porta dello studio alle spalle e si lasciò cadere sulla sedia. Aprì un cassetto della sua scrivania e tirò fuori un medaglione. Lo aprì e si ritrovò a fissare l’immagine sorridente e felice di Lucille

-Quanto mi manchi…-

Philip accarezzo il ritratto, poi chiese il medaglione e lo strinse forte nella mano. Si lasciò andare ai ricordi di Lucille, da quando l’aveva conosciuta, al giorno del matrimonio, ma piano piano, i suoi ricordi furono soppiantati da altri, e soprattutto, al posto di Lucille, Philip si trovò a pensare a una cascata di capelli blu e a degli occhi azzurri, profondi e intensi.

-Rein...-

Il nome volteggiò per qualche istante nella stanza silenziosa e Philip si trovò a sospirare. La vedeva ancora mentre stringeva Shade a se. Immaginò di essere al posto del principe, ma non ci riuscì, come se anche la sua immaginazione sapesse che non sarebbe mai stato possibile, per lui, trovarsi un giorno tra le braccia della turchina. Philip si lasciò andare allo sconforto. Tuttavia, questa volta, una parte di lui non voleva cedere, non voleva lasciarsi andare.

-Posso veramente pensare di corteggiare una principessa?-

Philip riaprì il medaglione e fissò ancora una volta il viso di Lucille.

-Lucille, lo dovrei fare?-

Philip non ottenne risposta dal ritratto, ma per un secondo, gli sembrò di vedere come un piccolo movimento da parte di Lucille. Philip sgranò gli occhi, poi chiuse di nuovo il medaglione e lo ripose nel cassetto.

-Non dovevo bere tutto quel vino, ora ho pure le allucinazioni-

Tuttavia, mentre si preparava per andare a dormire, si trovò a domandarsi se quello che aveva visto non fosse un segno, un segno da parte di Lucille, di non mollare e di sperare. E mentre appoggiava la testa sul cuscino e chiudeva gli occhi, fu pervaso da un forte senso di coraggio e di determinazione.

-Posso veramente corteggiare Rein?-

Il volto sorridente di Lucille gli apparve davanti agli occhi e Philip lo prese come un segno. Li aprì di scatto e si trovò a sorridere e annuire. Se Lucille era sorridente, allora lo avrebbe fatto veramente. Dopotutto Rein non era fidanzata. Poteva avere veramente una chance. E cullato da questi pensieri, Philip sprofondò nel sonno, un sonno dove una sorridente Rein lo aspettava a braccia aperte.

 

 

 

Fanny osservava la sua cameriera sorridendo.

-Sei sicura di ciò che mi hai detto?-

La donna annuì

-Si marchesa. Ho parlato personalmente con le cameriere che hanno visto tutto. Erano insieme l’altra notte, non ci sono dubbi-

Un sorriso beffardo comparve sul volto della marchesa. Dalla borsa che portava con se tirò fuori una moneta d’oro e la porse alla cameriera

-Per il tuo servizio. Continua così e ne avrai altre-

-Grazie signora-

La cameriera fece un inchino, guardò sorridente la moneta che prontamente fece sparire tra le pieghe del vestito e si allontanò. Nonostante la giornata di ieri fosse iniziata nel peggiore dei modi, tutto si stava capovolgendo. Da quando aveva parlato con la principessa ieri pomeriggio, sembrava come se, finalmente, fosse arrivato il suo momento di brillare a corte. E ora, quella notizia, non faceva che far brillare quella luce ancora di più. Quando Ethan entrò in stanza e la vide così felice la fissò meravigliata

-Hai per caso fatto uccidere qualcuno?-

Fanny ignorò la battuta del marito. Ethan si sedette davanti a lei

-Buone notizie quindi-

Fanny annuì

-Finalmente si. È arrivato un invito questa mattina, da parte della principessa. È stata di parola-

Fanny tese la lettera al marito che la lesse immediatamente

-È un invito per un ricevimento serale. Molto più del tuo umile invito per un the-

Fanny annuì di nuovo

-Si, lo so. Evidentemente la principessa vuole farsi perdonare per avermi snobbato ieri-

-Oppure è una mossa astuta per darti un contentino-

-La principessa non è così furba, Ethan-

Ethan la fissò ma non ribatté.

-Non sei d’accordo?-

-Sappiamo entrambi, mia cara, che la mia opinione per te conta poco, quindi perché dovrei dirti come la penso?-

-Perché se facessimo un lavoro di squadra potremmo ottenere molto di più-

Ethan non rispose, la ignorò. Fanny si alzò dalla sedia e si avvicinò al marito. Si mise dietro di lui e gli passò le mani attorno al collo, avvicinando le sue labbra all’orecchio di Ethan

-Marito mio, sai che ogni cosa che faccio la faccio per noi e per il nostro futuro. Se entro nelle grazie della principessa e riesco a diventare prima dama di compagnia, per noi si apre un futuro nuovo, pieno di prospettive-

-Questo lo so-

-Io prima dama delle principessa e tu potresti diventare un intimo del principe. Se ti impegni, sai che lo puoi fare-

-Non devi dirmi cosa fare-

-Io non ti dico cosa fare, lo sai. Ti sto solo dando un suggerimento-

Ethan afferrò il braccio della moglie e si liberò della sua prese. Si alzò dalla sedia e si voltò. Fanny lo guardò sorridendo. Ethan si avvicinò a lei e la schiacciò contro il muro

-Sei troppo contenta per avere ricevuto solo un invito per un ricevimento-

Fanny gli sorrise. Ethan si avvicinò sempre di più. Il suo viso era sempre più vicino

-Hai ragione. Ho saputo un pettegolezzo molto interessante, lo vuoi sapere?-

Fanny si avvicinò all’orecchio di Ethan e gli disse ciò che la cameriera gli aveva detto. Quando finì si affrettò a vedere l’espressione sul volto del marito. Ethan era allo stesso tempo allibito, schioccato e infuriato

-Non lo avrebbe mai fatto…-

Disse solo. Fanny continuò a sorridere

-Eppure è ciò che hanno visto. Era inequivocabile, erano insieme ieri sera, da soli. Lui è stato visto allontanarsi dalla sua stanza. Chissà cosa…-

Fanny non finì la frase perché Ethan la baciò. Fu un bacio veloce, irruento. Le mani di Ethan si avventurarono sul corpo di Fanny e la donna si trovò a gemere per via delle carezze del marito. Ad un tratto Ethan si fermò e Fanny lasciò andare un sospiro di rabbia

-Hai il potere di farmi perdere la ragione, Fanny-

Fanny si staccò da lui e gli sorrise. Gli passò una mano sulle labbra. Lentamente, si avviò verso la camera da letto. Si voltò verso di lui, sapeva che Ethan non aveva mai smesso di fissarla. Fanny non gli disse niente, si limitò a sorridergli, quasi beffarda. Ethan allora si avviò a passi veloci verso la stanza e poi si avvicinò a Fanny che nel frattempo si era sdraiata sul letto. Ethan rimase in piedi a fissarla. Fanny gli tese la mano, invitandolo

-Ti dovrei odiare-

Disse l’uomo, guardandola. Fanny ridacchiò. Ethan afferrò la mano della moglie e si sdraiò sopra di lei

-Io ti dovrei odiare per tutto quanto-

Disse Ethan guardandola dritto negli occhi. Fanny, lo fissò a sua volta e lo guardò beffarda

-Allora come mai non riesci ad allontanarti da me?-

-Tu mi porterai alla rovina-

-Io ti porterò alla grandezza-

Ethan si chinò su di lei e la baciò

-Farai meglio a mantenere quella promessa Fanny-

-Dovresti sapere che io ottengo sempre ciò che voglio-

Fanny fissò il marito negli occhi e seppe di averlo vinto ancora una volta. Il marchese, infatti, smise di parlare e si avventò su di lei. Fanny sorrise, compiaciuta. Avrebbe vinto, sempre, niente l’avrebbe mai fermata, e se aveva vinto un marchese, sarebbe anche riuscita a vincere una corte reale. Tuttavia i suoi pensieri razionali furono spazzati via, ben presto, dalle carezze dell’uomo. Fanny solo allora si permise di lasciarsi andare e di godersi quel momento e ben presto, tutto ciò che riuscì a fare, fu gemere di piacere.

 

 

 

 

 

 

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Eccoci qua!

Per prima cosa, scusate il ritardo! È stato un mese di maggio tremendo, veramente, tra gli impegni quotidiani, il lavoro e tutto, mi sono ritrovata a fine mese che non me ne sono nemmeno accorta. E, come avete visto, non sono riuscita a pubblicare in tempo. Vi chiedo scusa, ma ho approfittato dei week-end per riposarmi un attimo. Non sono ancora tornata nel pieno delle forze, e ammetto che sono un pochino indietro in generale, ma penso di riuscire comunque a pubblicare il prossimo capitolo a fine mese. Ancora, scusate il ritardo.

Ora, torniamo a noi: io lo so che segretamente mi state amando. Ma che capitolo che vi ho pubblicato, eh? (perdonatemi, sono i deliri da stress, sopportatemi vi prego)

Allora, so che è come se avessi messo l’acceleratore a questo capitolo, ma era il momento per sganciare qualche bella bomba. E poi volevo regalarvi più di un momento bluemoon e mi piaceva l’idea che uno fosse raccontato proprio dal punto di vista di Philip. Lui, che si è deciso, forse, chi lo sa, a pensare seriamente di corteggiare Rein, che vede quell’abbraccio così spontaneo e appassionato. Avrei tanto voluto descrivervelo dal punto di vista di Shade, soprattutto quando lui appoggia la testa nell’incavo del collo di Rein, ma non so perché, non funzionava così bene. La scena era perfetta dal punto di vista di Trudy e Philip. Ma vi prometto che arriveranno altri momenti bluemoon quindi non disperate.

Che dirvi poi, mi sto divertendo un sacco a scrivere dei marchesi sapete? non so perché, ma le loro parti escono praticamente perfette fin dalla prima stesura. E mi diverto un sacco. Sto progettando tante piccole cose che arriveranno tra poco e mi sto proprio divertendo nel farlo. So che non sono personaggi proprio simpaticissimi, ma devo dire che sono molto intriganti.

E ora preparatevi però, perché da qui in poi iniziano i veri guai, per tutti. Credo di non avere salvato nessuno dai problemi, ce ne sarà per tutti, sono veramente una scrittrice tremenda per i miei personaggi XD

Bene, io ora vi saluto, scusate se non sono stata puntuale come gli ultimi tempi, ma credetemi, cerco sempre di fare del mio meglio. Io vi ringrazio, grazie per leggere la storia, grazie per continuare a seguirla, come sempre, se volete farmi sapere cosa ne pensate lasciate una recensione, mi fa sempre molto piacere sapere cosa ne pensate e sentire le vostre teorie. Io vi mando un bacio e un abbraccio, ci vediamo al prossimo capitolo. A presto, la vostra

Juls

  
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