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Autore: musa07    24/04/2021    2 recensioni
[TimeSkip][accenni DaiSuga]
"Basta così poco. Per svoltare una giornata.
Ed è indubbiamente con le piccole cose che si svolta, che rendono migliore anche la giornata più da incubo.
Come i messaggi del mattino con i quali quei tre ormai si svegliavano da sei anni, tradizione iniziata quando erano al loro secondo anno di liceo[...]
Mentre osservava il blocca-schermo che era, appunto, una foto di loro tre insieme, si ritrovò a pensare che nella loro amicizia non servivano grandi cose. Non erano mai servite del resto, perché c’era l’affetto più sincero. Asahi se lo ricordava perfettamente il momento in cui li aveva conosciuti. E la cosa meravigliosa era che un giorno, sul finire del terzo anno del Liceo, come se avesse avuto una sorta di Epifania si era reso conto che con il diploma non sarebbe finito tutto, che ormai non era solo la pallavolo a tenerli insieme. Che l’uno ci sarebbe sempre stato per l’altro [...]"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asahi Azumane, Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma la meraviglia meravigliosa
di questo Aprile così frizzantino e fresco?
Come sono felice,
posso avere ancora tutte
le mie funzioni vitali ed intellettive
al massimo della loro potenza
(più o meno...)

 

 

Al bisogno si riconosce l’Amico

 

 

Basta così poco. Per svoltare una giornata.
Ed è indubbiamente con le piccole cose che si svolta, che rendono migliore anche la giornata più da incubo.
Come i messaggi del mattino con i quali quei tre ormai si svegliavano da sei anni, tradizione iniziata quando erano al loro secondo anno di liceo.

 

MATTINA – Azumane Asahi #3
 

- Nooo... voglio morire! – protestò Asahi, mentre andava a tastoni alla cieca ricerca del cellulare sul comodino per spegnere la sveglia che gli stava martellando i timpani.
Come ogni mattina, il suo primo pensiero fu al momento nel quale sarebbe potuto ritornare beatamente a dormire e, mentre si metteva a sedere sul letto raccogliendo i vestiti che si era preparato coscienziosamente la sera prima, rapidamente fece il calcolo di quante ore mancassero e quanti impegni dovessero passare prima di quel felice momento.
- Morirò…. – piagnucolò nuovamente mentre metteva i piedi giù dal letto, seriamente convinto di non riuscire ad arrivare alla fine di quella giornata, per non parlare della settimana.
Nonostante per lui il momento peggiore fosse quello del risveglio – tra l’altro, pensiero che lo tormentava dalla sera prima – appena la sveglia suonava, si precipitava giù dal letto ad aprire le finestre della camera per far girare l’aria per poi trascinarsi svogliatamente in bagno. Dopo anni di allenamento e vere e proprie staffette, era riuscito ad ottimizzare i tempi di sveglia-bagno-colazione-nuovamentebagno-uscitacasa in 25minuti, e quindi era tutto un susseguirsi di automatismi che permettevano ai suoi neuroni di continuare a crogiolarsi ancora per un po’ nel torpore e nella nebbia più assoluta.

Come ogni mattina, sul telefonino lampeggiava la notifica di tre messaggi nella loro chat. Sorrise perché sapeva già da chi arrivassero e quale sarebbe stato il contenuto. I primi due erano da parte di Suga. Il primo era la sua buonanotte – Suga andava a dormire sempre ad orari per lui inspiegabili - con la frase zen barra proverbio del giorno. L’altro, invece, ricordava agli altri due che quel pomeriggio ci sarebbe stato il CdA.
CdA altro non stava che per Circolo dell’Amicizia, acronimo coniato da Koushi per gli incontri che avevano giurato di onorare come impegno mensile una volta finito il percorso di studi, giusto per non perdersi di vista come spesso purtroppo accade nel momento in cui le strade si dividono dopo una parte di cammino fatto insieme. Potersi continuare a vedere con continuità era una cosa che Asahi aveva ardentemente desiderato – ma all’epoca del diploma non aveva osato chiederlo perché temeva di beccarsi i soliti rimbrotti – e che Suga aveva fortemente voluto e tramutata in realtà, beccandosi ovviamente le prese in giro bonarie di Daichi, ma adesso era proprio l’agente a tirar fuori per primo il calendario ad ogni incontro per fissare quello del mese successivo.
Asahi ancora ricordava con affetto la solennità con cui Suga, al momento dell’istituzione del CdA in un tiepido pomeriggio di inizio primavera mentre ancora si stavano interrogando su cosa sarebbe stato delle loro vite alla fine del liceo, gli aveva chiesto parafrasando un famoso film*:
- Sai cos’è un patto di sangue? - e alla sua affermazione altrettanto solenne, Koushi aveva concluso pomposo tra il serio e il faceto: - Ecco: ne hai appena fatto uno! – e Asahi in cuor suo aveva promesso di tener fede a quell’impegno per sempre.
Mentre osservava il blocca-schermo che era, appunto, una foto di loro tre insieme, si ritrovò a pensare che nella loro amicizia non servivano grandi cose. Non erano mai servite del resto, perché c’era l’affetto più sincero. Asahi se lo ricordava perfettamente il momento in cui li aveva conosciuti. E la cosa meravigliosa era che un giorno, sul finire del terzo anno del Liceo, come se avesse avuto una sorta di Epifania si era reso conto che con il diploma non sarebbe finito tutto, che ormai non era solo la pallavolo a tenerli insieme. Che l’uno ci sarebbe sempre stato per l’altro.
La cosa bella è che il rapporto tra loro tre non aveva subito nessun tipo di scossone neppure nel momento in cui Daichi e Koushi – quattro anni prima - si erano messi insieme; nessuno era stato in alcun modo escluso dalla vita, dalla quotidianità, l’uno dell’altro, nessun equilibrio si era rotto. Certe cose non sarebbero mai cambiate, questo se lo sentiva dentro, e doveva dire che quella certezza non era proprio niente male.

Il terzo messaggio, invece, era da parte di Daichi che, anche in quel giorno per lui di riposo, si stava preparando per andare a fare la sua corsetta giornaliera nel parco vicino casa e, come ogni mattina – svegliandosi ad orari anche in questo caso misteriosi per Asahi -, faceva loro il bollettino meteo, che in quei freddi giorni di inizio Aprile era un vero e proprio bollettino di guerra. Sorrise, perché Daichi era la solita forza della natura. Che avanzava sempre e comunque, senza arretrare di un passo. Una roccia. Come lo era sempre stato d’altronde.
Nuovamente si ritrovò a sorridere senza rendersene conto perché pensò al fatto che nonostante Suga fosse un concentrato di energia durante la giornata, lo stesso non si poteva dire del momento del risveglio. Era il classico esempio vivente di sveglie reiterate e del “ancora cinque minuti” però poi, come per magia, nel momento in cui apriva gli occhi, ecco che diventava il solito fiore con enorme danno di Daichi, perché Daichi era sì uno che si svegliava e si metteva in moto immediatamente ma apparteneva alla categoria “non mi parlate, non mi guardate, non respirate per la prima mezzora di vita dei miei neuroni”.

Strascicando i piedi nudi per terra, e già intuendo che il freddo che sentiva sul parquet non fosse un buon segnale e che dava conferma del bollettino di Daichi, spalancò le tende e poi i vetri della finestra della camera.
- Morirò! – sentenziò convinto nel momento in cui vide che il grigio in cielo dava chiari segnali dell’imminente Apocalisse. E che il Diluvio Universale era già iniziato.
Non ce l’avrebbe davvero fatta ad arrivare alla fine della giornata, ora ne era matematicamente certo.


 

Come al solito, e come da copione, il successivo messaggio della giornata nella loro chat era un audio di Asahi. Dovendo raggiungere la stazione dei treni - che l’avrebbero portato alla sua destinazione lavorativa - distante da casa, nella stragrande maggioranza dei casi la raggiungeva in macchina e nel tragitto registrava loro la canzone che stava ascoltando dopo aver smanettato tra le varie stazioni fino a trovare quella giusta. E in base a quale canzone ascoltava, gli altri due potevano capire molto del suo umore e del suo stato d’animo in quella giornata.
 

Dalla Chat: #iononcisto (nome che nel corso degli anni era cambiato più volte a seconda delle occasioni e sempre ad opera di Koushi ovviamente. Quest’ultimo, in particolare, derivava da una delle volte in cui gli altri due, giusto per divertirsi a dargli bonariamente il tormento, avevano iniziato a cambiare il nome della chat con cose assolutamente senza senso e Suga aveva, democraticamente, palesato il suo dissenso creando questo hashtag)

 

Asahi:
Mamma mia Daichi: fuori ci sono le trombe dei 4 cavalieri che stanno suonando per annunciare l’imminente inizio dell’Apocalisse, non puoi stare a casa, a letto tranquillo?

– Guarda che poi stai bene per tutta la giornata, saresti una fonte inesauribile di energia fino a sera .- gli aveva obiettato una volta, cercando di coinvolgerli.
– Daichi, tu saresti una fonte inesauribile di energia anche con un piede e tre quarti nella fossa! – gli aveva placidamente risposto l’ex schiacciatore, ponendo in qualche modo fine alla questione.

Suga: (seriamente convinto, dato che amava tantissimo camminare sotto alla pioggia e sentire il suo ipnotico ticchettio sull’ombrello)
Che tempo magnifico, non trovate?

Asahi: (che fondamentalmente era una lucertola e stava bene con 40° gradi all’ombra)
Ti odio!

Suga:
🤣 Sì, ti voglio bene anch’io

Daichi:
Ma come Suga: non sei dispiaciuto di non poter andare a scuola con quella scassata di bicicletta che ti ritrovi ad avere?

Suga:
Ohy, non è scassata 😂 Anche se, ultimamente, per frenare devo usare i piedi dato che i freni non funzionano^^

Daichi:
😑 Suga, sei un pericolo pubblico! Se ti vedo andare in giro per il mondo in quelle condizioni, ti arresto.


Asahi:
Ohyohy, voi due: non potreste lasciare questi argomenti di fondo per quando siete da soli?

Daichi:
E anche tu: SMETTILA di smanettare con il cellulare mentre STAI GUIDANDO! Che ti distrai. Guarda che arresto anche te!

Asahi:
Mah...😅

Suga:
BUAHUAHHUAUUHUUUUU

Daichi:
Suga, tu davvero non ti puoi proprio permettere di ridere, sei un pericolo quanto lui

Asahi:
Sì, infarto

Asahi:
*infatti…

Daichi:
Come volevasi dimostrare…

Suga:
Huuuu, guarda Asahi: l’Orsetto si è imbarazzato 😘

Asahi:
Suga, non farlo arrabbiare per carità, abbi pietà di me.

Suga:
Mah…
Comunque, caro il mio #agentesupersexy, se è per questo, in bici, vado anche in contromano in certe stradine

Daichi:
Oh, Signore… Io non capisco perché ti parlo ancora guarda…

Suga sta scrivendo…

Asahi:
Scusate, ridoh

Suga:
Vabbé amore: in certi momenti non serve parlare <3

Daichi:
Suga!

Asahi:
Ok, vedo che siamo ad argomenti di fondo; io mi eclisso prima di subire l’ira funesta del pelide Sawamura

Suga:
😂

Daichi:
Ahahah
Buon lavoro ragazzi, a dopo

Suga:
😚

Asahi:
Cia’

 

 

Da Orsetto:
Amore, ti vengo a prendere all’uscita da scuola, ok?

A Orsetto:
Va bene Orsettino mio. Non vedo l’ora!
Copriti bene che davvero fuori c’è la fine del mondo

Da Orsetto:
Ci vuole ben altro per fermarmi

A Orsetto:
Lo so benissimo

 

Suga aveva riposto il cellulare nella tasca della giacca quando lo sentì vibrare nuovamente. E come sgranò gli occhi quando lesse il messaggio.

Da Orsetto:
Mi manchi

Nonostante stessero insieme ormai da anni e mancassero pochissimi mesi perché andassero a convivere, certi messaggi lo emozionavano sempre tantissimo. Oltretutto, tra i due, era lui che manifestava anche a parole le emozioni e le cose più affettuose, Daichi pareva ancora imbarazzarsi un sacco. Ecco perché strinse forte il cellulare nella mano, portandoselo al petto, felice.
Tra i turni di Daichi e i suoi vari impegni collegiali (deliranti) prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, era da cinque giorni che non riuscivano a passare del tempo decente insieme, giusto quell’attimo per un bacio frugale per la buonanotte o il buongiorno quando uno dei due allungava il giro per andare al lavoro o tornando a casa.

A Orsetto:
Anche tu...

 

 

POMERIGGIO - Sugawara Koushi #2

Koushi amava il suo lavoro ma questo non voleva dire che per lui non fosse stancante a volte. Anzi, proprio perché lo amava e si buttava a capofitto con anima e corpo c’erano volte che a fine giornata si sentiva svuotato completamente in ogni fibra del suo essere. Felice, ma senza più forza alcuna.
Soprattutto ultimamente si era reso conto che la sua testa era sempre proiettata verso la scuola, qualsiasi cosa facesse o vedesse anche mentre era per strada o con Daichi. Ma si sentiva come una trottola, quando questa continua a muoversi perché si è caricata di energia cinetica e non riesce a fermarsi neanche volendo. Ecco perché anche il solo pensiero di sapere che quella giornata sarebbe finita nei migliore dei modi - con due tra le persone a lui più care al mondo. A ridere, scherzare, raccontarsi, come avevano sempre fatto - era stato in grado di fargli affiorare il suo perenne sorriso più e più volte. 

 

Daichi e Asahi, appoggiati al bancone del locale mentre attendevano l’arrivo di Suga – che era passato un attimo a casa a recuperare dei libri che gli sarebbero serviti per il giorno dopo e dato che si sarebbe fermato a dormire a casa di Daichi -, stavano conversando piacevolmente col proprietario che vista l’ora ancora prematura poteva permettersi una piacevole chiacchierata con quelli che erano due vecchi frequentatori del suo locale, dato che quel posto era stato preposto come luogo di ritrovo fin dai lontani tempi in cui i ragazzi erano ancora delle matricole dell’Università.
Il locale si trovava all’ultimo piano di un palazzo e poteva vantare, durante la bella stagione, di una a dir poco sorprendente terrazza panoramica. Ma non era propriamente quello il giorno, però.
Erano nel mezzo nell’ascoltare uno degli spassosi aneddoti del proprietario quando ecco che sentirono una voce alle loro spalle.

- Vedo che l’umore è alto, eh! -
Koushi era finalmente arrivato.
I due si voltarono all’unisono e si trovarono di fronte il sorriso di Suga.
Quando il giovane maestro ti sorrideva in quella maniera, offrendo agli occhi la stessa espressione, ecco che ti faceva dimenticare tutte le cose brutte e tutti gli affanni e le preoccupazioni che magari ti avevano assalito fino ad un attimo prima e la sua maniera attenta e autentica con la quale chiedeva “come va?” o “ come stai?” faceva tornare il buonumore, perché Koushi aveva lo straordinario dono di far star bene chi gli era affianco, dono reso ancora più splendido dal fatto che lui ne fosse completamente inconsapevole.

Emise un piccolo sospiro, Suga, togliendosi la giacca nel momento in cui si erano indirizzati al tavolino che si trovava di fianco all’enorme vetrata dalla quale si poteva vedere parte della città con le prime luci della sera accendersi e godere del dolce, quanto ipnotico, ticchettio della pioggia sul vetro.
“Ed eccoci ancora qui a far combriccola, di quelle che capitano almeno una volta nella vita, con i quali si sono condivisi, e si continuano a condividere, gioie e dolori. Allora al liceo, adesso quelli ben più dolenti del mondo lavorativo.” Stava pensando Koushi, quando finalmente si decise a rivelare agli altri due quanto fosse emozionato per domani; per quel gran giorno dell’inizio del nuovo anno scolastico. Nei due anni precedenti era stato di supporto, sempre in compresenza con altre colleghe, ma quell’anno scolastico sarebbe stato da solo, avrebbe avuto una classe tutta sua. E questa cosa, se da una parte lo entusiasmava, d’altra lo terrorizzava. Non solo temeva di non essere all'altezza ma temeva anche il fatto che magari, in buona fede, avrebbe potuto far danni.

E Daichi e Asahi – che avevano perfettamente intuito che c’era qualcosa di diverso dal solito nel sorriso dell’altro – avevano aspettato che fosse Suga a parlare, senza tormentarlo. Perché Koushi era uno che quando aveva bisogno di aiuto lo chiedeva, senza mezze frasi o senza farne mistero, né tanto meno vergognandosene.
- Suga – aveva iniziato Asahi, posandogli una mano sulla spalla - Lo sai benissimo che io non sono proprio per niente bravo ad incoraggiare gli altri, quello sei proprio tu semmai, ma quello che ti posso dire è che tu, tra tutti noi (ed era chiaro il riferimento alla loro squadra dell’ultimo anno), sei sempre stato quello con il cuore più grande. È impossibile non accorgersi del tuo arrivo, del tuo passaggio, della chiassosa e fresca allegria che porti sempre con te. Ma anche della dolcezza incredibile di cui sei possessore, capace di sorprenderti con piccole sorprese quando meno te lo aspetti. -
Per uno di poche parole come Azumane, e che aveva sempre il timore di non essere in grado di esprimerle nella migliore della maniere, quella era la dichiarazione di amicizia più vera e più di cuore di sempre.
E come sgranò gli occhi, Koushi, sentendosi come sempre imbarazzato in qualche modo quando qualcuno ne decantava le lodi che lui non riteneva di possedere assolutamente.
- Io te l’ho sempre detto che ogni tanto dovresti guardarti con gli occhi con cui ti vedono gli altri. - concluse Daichi mentre gli portava una mano tra i capelli a spettinarglieli con un dolce buffetto, sporgendosi verso di lui per potergli posare un delicato bacio sulla guancia. E Suga, osservandoli, mentre si contendevano l’ultimo stuzzichino sul piatto, si sentì inondare il cuore di protezione e affetto. E capì, per l’ennesima volta che: sì, per fortuna c’erano le varie chat a farti sentire in qualche modo vicino chi non lo era fisicamente ma che viverle le persone era indubbiamente tutta un’altra cosa.


 

SERA - Sawamura Daichi #1

Per Daichi il sorriso di Suga andava protetto. Sempre.

Non c’era indubbiamente niente di più piacevole, a fine giornata, che infilarsi sotto alla coltre di coperte calde. Il giusto e meritato riposo.
Soprattutto se coincideva con il potersi infilare sotto al piumone con la propria dolce metà. Con la scusa che il giorno dopo Daichi avrebbe avuto il turno pomeridiano e Koushi non avrebbe iniziato a scuola prima delle dieci ne approfittarono – come moltissime altre volte – di passare la notte a casa dell’altro.
- Suga, adesso mi dici cosa c’è? Veramente. -
E Koushi si zittì. Solito fiume in piena, stava raccontando a Daichi un aneddoto accaduto quella mattina a scuola. Ma Daichi riusciva perfettamente a capire quando, e quanto, una cosa non andava bene a seconda di quante parole Suga riusciva a dire in una frase senza prendere fiato.
Il giovane maestro, con la testa appoggiata sull’incavo del collo del suo compagno, si zittì dunque, cercando ancora di mantenere il sorriso.
- Te ne sei accorto, eh? -
E l’ex-capitano si permise un piccolo sorriso, stringendo maggiormente la presa sulla spalla dell’altro.
- Come sempre. -
- Già, come sempre… - ripeté Koushi, mentre un velo gli adombrava gli occhi color ardesia mentre solleva di poco il busto, in appoggio sull’avambraccio, per poter guardare l’altro.
- La verità è che non è che solo semplicemente emozionato, sono terrorizzato, Daichi. Letteralmente! - ma anche con una confessione del genere, con uno stato d’animo del genere, Suga sorrideva. Ed era ciò che aveva fatto innamorare Daichi, il fatto che Koushi sorridesse sempre, ma non per ingenuità ma perché aveva una forza d’animo dentro che gli permetteva non solo di affrontare ogni cosa ma anche di essere di supporto agli altri.
- Finalmente l’hai detto, eh. - continuò Daichi, serafico. L’uno non poteva nascondere niente all’altro, era sempre stato così e la cosa che avevano imparato da subito è che non dovevano forzare ma attendere che fosse l’altro ad esternare ciò che gli si agitava dentro.
Daichi, serio ed attento, iniziò ad accarezzargli una spalla, attendendo che proseguisse.
- Ho paura di non piacere ai bambini, che i genitori pensino che sono troppo giovane e per niente preparato, ho paura che ritengano che comunque in una fascia di età così piccola ci sia bisogno di una figura femminile, ho paura di far danni irreparabili per eccesso di entusiasmo e… e a dire queste cose ad alta voce mi sento così ridicolo. E patetico. - continuò Koushi, scoppiando a ridere di gusto, seguito immediatamente dal suo compagno.
- Leggermente. - si divertì a prenderlo bonariamente in giro quest’ultimo, ma non perché voleva sminuire le preoccupazioni dell’ex alzatore ma perché sapeva benissimo che quando Suga si prendeva una cosa troppo a cuore, immergendovisi anche troppo, tendeva a perdere il senso della realtà e ad ingigantire il tutto
- Ma Daichi! Dovresti dirmi che ho ragione e che comunque non mi devo preoccupare. - continuò a scherzare, indubbiamente risollevato; l’uno aveva sempre tratto giovamento dall’esternare le proprie preoccupazioni all’altro. Era stato così dall’inizio e la cosa stava indubbiamente continuando.
- Suga, qualsiasi cosa io ti potrei dire in questo momento non ti farà cambiare magicamente idea, non cancellerà come un colpo di spugna le tue paure, che sono più che comprensibili anche se non razionali. Non posso far altro che dirti che tu hai tutte le doti migliori di questo mondo e che gli altri sentono immediatamente e che quando qualcuno ti conosce non può fare a meno di adorarti e ricercare la tua compagnia perché è come un balsamo, un'esplosione di colori. E che anche se, nella remota ipotesi, tu non dovessi piacere a qualcuno, non è la fine del mondo, te l’assicuro io; chi ti vuole bene, ti vuole bene sempre, anche quando – raramente – hai le giornate no. E comunque, in ogni caso, quando varcherai la soglia di casa, lasciandoti tutto alle spalle, troverai me ad accoglierti. -
E quale sguardo pieno d'amore negli occhi grigi dell'altro a sentire queste parole mentre gli posava una dolce carezza sul volto.

- Daichi, da quando sono un libro aperto per te? - chiese il diretto interessato, piegando appena la testa di lato dopo aver incrociato le braccia al petto, fingendosi perplesso e meditabondo.
- Suga, tu sei un libro aperto. - fu la schietta risposta, serissima, che si guadagnò una delicata cuscinata in faccia dopo che l’altro gli aveva sfilato via il cuscino da sotto la testa.
- Vuoi la guerra, eh? - rise Daichi, che come ogni volta letteralmente si inebriava alla risata purificatrice del suo compagno, mentre si metteva seduto e attirava l’altro addosso a sé tirandolo per la maglia del pigiama (con gli orsetti).
E Suga non chiedeva di meglio: potersi tuffare nel petto dell’altro, il posto in assoluto dove si sentiva più al sicuro e più capito, mentre ascoltava la risata bassa e gutturale di Daichi che Koushi aveva semplicemente imparato ad adorare fin da subito, nonché a fargli venire i brividi.
E sentire le sue braccia forti avvolgerlo in una stretta sicura ma gentile. Infossò nuovamente il volto sull’incavo del collo dell’altro, mentre questi gli carezzava la schiena in punta di dita, con il solo frusciare dei loro respiri a far da colonna sonora, raggomitolandosi in quell’abbraccio confortante.
- Daichi, sono così felice… -
E non sembrarono per niente delle parole vuote ed inflazionate, soprattutto perché l’ex capitano sentì sulla pelle del proprio collo come le labbra del proprio compagno si incurvarono in un piccolo sorriso beato.

Ecco perché Daichi era certo di una cosa.
Che il sorriso di Suga andava protetto.

E lui lo avrebbe protetto per sempre.

 

FINE

 

 

Finalmente son riuscita a creare una os che avesse per protagonisti i ragazzi del terzo anno della Karasuno e il rapporto di amicizia che li lega. Sapevo di volerla scrivere ma non avevo ben idea di cosa scrivere e alla fine l’idea è venuta da sé quando mi son lasciata ispirare dalla mia realtà.

Vorrei tanto scriverne una anche sui ragazzi del terzo anno della Aoba (ohhh Tooru, cicciolino adorato del mio kokoro *_*)

 

 

*Il film a cui faccio riferimento è “Gli Intoccabili” che, pur nella mia ignoranza infinita paragonata a chi se ne intende, reputo un vero e proprio capolavoro.
E del quale, molto stranamente, conosco le battute a memoria

 

   
 
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