Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: semplicementeme     28/08/2009    5 recensioni
- Sara, è meglio se stasera resti a dormire da me.
La ragazza neanche lo sentì. Si accucciò meglio tra le braccia dell’amico e continuò a dormire.

***On line Prologo + XXIV capitolo***
PROSSIMO AGGIORNAMENTO: A DATA DA DESTINARSI
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il sapore di un bacio'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova pagina 1

Capitolo XX

 

   Era stata una giornata difficile.

   Una delle giornate più pesanti da quando era arrivata al Maria Vittoria.

   Aveva quasi perso un paziente.

   Non sarebbe stato il primo – e non sarebbe stato neanche l’ultimo, ne era consapevole –  ciò che la faceva stare peggio, però, era la modalità con cui lo stava per perdere: negligenza medica.

   Il signor Amorosi era arrivato al suo reparto a causa di un improvviso peggioramento verificatosi due giorni dopo un banale intervento di appendicectomia eseguito in una clinica privata.

   Le condizioni da subito erano apparse gravi. Ipotermia. Ipotensione. Tachipnea. Delirio.

   Poco dopo il ricovero il paziente era entrato in coma.

   Erano intervenuti il più in fretta possibile, avevano riaperto la ferita e quello che si erano ritrovati davanti li aveva lasciati basiti.

   I punti di sutura erano saltati. Tutti. Esterni ed interni.

   I bordi della ferita erano in necrosi.

   Il pus aveva riempito tutta la cavità addominale.

   Era una situazione disperata.

   Le probabilità di sopravvivenza erano scarse ma non potevano tirarsi indietro.

   Quello che aveva lasciato tutti perplessi era stata la scelta della tecnica operatoria: un intervento a cielo aperto. Ormai questa metodica, almeno per quel che riguardava le appendicectomie, era superata si preferiva intervenire con tecniche laparoscopiche per ridurre gli stress post-operatori, ma nel caso del signor Amorosi non era stato così.

   Il chirurgo che aveva operato con Sara, il dottor De Chierici, aveva chiesto di analizzare il filo utilizzato per la sutura. Sospettava che proprio da questo fosse partito il focolaio infettivo che aveva causa le complicazioni che avevano portato all’aggravarsi delle condizioni generali del paziente.

   Avevano aperto, ripulito la ferita e richiuso.

   Non si poteva fare niente di più.

   Adesso non restava che aspettare… ed affidarsi alle mani del Signore.

   Durante le ultime fasi dell’intervento era subentrata una crisi cardio-respiratoria che quasi era stata fatale al paziente.

   Avevano ripreso il signor Amorosi per i capelli e Sara, almeno per questo, si riteneva davvero fortunata.

   Adesso il paziente, un uomo di 43 anni, era in un coma di II grado. Non si poteva fare altro che aspettare e pregare.

   Subito dopo la fine dell’intervento era uscita sfinita dalla sala operatoria, fortunatamente per lei, era stato il dottor De Chierici a voler parlare con i parenti del signor Amorosi e fornire loro un quadro preciso delle sue condizioni. Lei non sarebbe riuscita ad essere obiettiva tanta era la rabbia per quello a cui aveva assistito: quel povero uomo era stato trattato come carne da macello.

   La denuncia, ne era sicura, sarebbe partita nel giro di poche ore, forse era già stata fatta.

   A breve, probabilmente, anche lei sarebbe stata chiamata a testimoniare. Non era la prima volta che le capitava – ormai si era soliti sporgere denuncia in qualsiasi caso, anche per un’unghia incarnita che lasciava una microscopica cicatrice – ma ogni volta si sentiva terribilmente a disagio: era difficile avere a che fare con la legge, peggio, avere a che fare con le forze dell’ordine.

   La prima volta che si ritrovò a dover fornire la propria versione dei fatti, in seguito ad una denuncia scattata per malasanità, era stata chiamata alla stazione dei carabinieri a causa del decesso di una donna di 93 anni. Decesso avvenuto perché la donna non aveva superato un intervento di gastrectomia parziale eseguito a causa di un tumore maligno diagnosticato in fase avanzata. Il professore Macchi si era opposto all’idea di intervenire ma i figli della donna avevano fatto pressione affinché fosse operata. Alla fine, stanco della pressione a cui era sottoposto quotidianamente, il professore aveva deciso di dimettere la paziente, la signora Rossi ricordava ancora il suo nome. I figli si erano rivolti ad un’altra struttura ospedaliera, la signora Rossi era stata operata ma, come era prevedibile data la difficoltà dell’intervento e l’età avanzata, non aveva superato lo stress post-operatorio. La denuncia era partita subito, come se non si aspettasse altro che il decesso dell’anziana donna.

   Sara era stata chiamata a testimoniare, insieme al professore Macchi, per spiegare il perché l’ospedale Maria Vittoria si era rifiutato di operare la paziente. La convocazione era arrivata telefonicamente, una volta messa giù la cornetta, Sara si era fisicamente precipitata dal professore Macchi per cercare rassicurazioni che non si fecero attendere. La notte prima del colloquio, però, non aveva chiuso occhio, forse perché Clara, per divertirsi alle sue spalle, l’aveva terrorizzata.

   Quello, però, era un caso diverso. Un caso che, stavolta, la vedeva protagonista in prima persona. Il signor Amorosi aveva corso, e stava correndo, davvero un grave rischio. Avrebbe dato la sua versione dei fatti, avrebbe detto chiaro e tondo che, a suo modo di vedere, chi aveva operato era un macellaio e non un chirurgo.

   Stanca di tutto, soprattutto stanca della tensione accumulata nel corso di quella mattinata, aveva deciso di chiedere un permesso ed uscire prima della fine del suo turno. Adesso erano le 12 e 20 e dopo aver passato gli ultimi dieci minuti nello spogliatoio dei medici, si era decisa a tornare a casa e cercare di mettere alle spalle la frustrazione accumulata in quella giornata.

 

   La città si era colorata proprio quel giorno. Il primo dicembre. Per stemperare la tensione, alla fine, aveva deciso per un giro in centro anche se, in verità, non ne aveva molta voglia.

       - Sara…

   Si era sentita chiamare ed aveva riconosciuto, da subito, quella voce. Voleva continuare ad andare avanti ed ignorarlo ma decise di fermarsi. Era inutile comportarsi da ragazzini, nello stesso istante Damien l’aveva affiancata ed aveva ripreso a parlare.

       - Credevo che non ti fermassi.

   Nella sua voce non c’era nessuna nota particolare, né pentimento né attesa, era normale. Sara decise di prendersi ancora qualche secondo prima di replicare con la risposta più adatta, alla fine, aveva trovato ciò che cercava: una frase pungente e sarcastica.

       - Ormai ho trent’anni. È arrivato il momento che faccia di testa mia e non mi faccia consigliare da mammina.

   Ed eccola arrivata la frecciatina velenosa.

   Quelle parole che riescono sempre a metterti al tappeto nonostante i tuoi buoni propositi. Ecco questa era Sara, poche parole ma dette a tempo e modo giusto… per lei.

   Quelle erano le stesse parole che lui aveva pronunciato un paio di sere prima. Quelle stesse parole che adesso, lei, aveva pronunciato con un sorriso falso – ed ironico – sulle labbra rosse e piene; più cattiva di prima aveva continuato il suo attacco.

       - Cosa vuoi?

   Era stata… glaciale. Esatto, il tono utilizzato non era stato altro che glaciale. Damien non aveva mutato la sua espressione, si era aspettato una reazione simile, Sara era sempre stata parecchio vendicativa, sin dai tempi del liceo.

       - Porgerti le mie scuse.

   Fu tutto ciò che aveva risposto e lui, ogni volta, aveva sempre cercato, nei limiti del possibile, di limitare i danni di un eventuale scontro diretto con lei.

       - Scuse accettato. Addio.

   Con quella risposta, Sara aveva definitivamente chiuso la questione. Era stata chiara, non avrebbe più ripreso l’argomento e forse non gli avrebbe più rivolto la parola. Ma Damien non la pensava alla stessa maniera.

       - Ti va se pranziamo insieme?

   Non si sarebbe certamente arreso, non amava le porte sbattute in faccia e Sara era già la seconda volta che lo faceva: la prima volta a casa sua – e quella era una porta vera – adesso davanti all’ingresso dell’ospedale e questa, anche se era una porta metaforica, faceva ancora più male. Era un chiudere definitivamente, ancora una volta, con lui e non poteva accettarlo.

  

   Sara era andata avanti, incurante del suo invito. Aveva svoltato a destra ed aveva preso subito per il Corso Alessandro Tassoni, per lei Damien non esisteva. Preferì camminare al centro del viale alberato sperando che Damien si desse per vinto, cercando di non prestargli attenzione, ma era difficile con lui che andava ora alla sua destra ed un attimo dopo alla sua sinistra, confinato in un silenzio che era tutto tranne che rilassante.

   Damien non si dava per vinto. Non si sarebbe messo da parte, non questa volta. Se Sara era decisa ad ignorarlo, bene, lui era altrettanto deciso a farle cambiare idea. Non voleva ritirarsi ancora una volta. Non voleva andarsene con la coda tra le gambe solo perché lei non voleva vederlo a causa della rabbia che ancora provava dal loro ultimo litigio.

       - Che ti costa accettare il mio invito? Stai tornando a casa e non è bello pranzare da soli. A te non è mai piaciuto.

   Sara era esasperata. Non sopportava più la pressione che le stava mettendo addosso Damien. Era stanca e di cattivo umore a causa di quella mattinata iniziata male e che stava procedendo verso il peggio. Alla fine, sfinita,si fermò al centro del viale incurante dei passanti. Damien si fermò subito al suo fianco. Forse Sara stava per cedere, se lo sentiva.

       - Ascoltami. Oggi è stata una pessima giornata. Una di quelle giornate che non vedi l’ora che finiscano per mandare tutto a quel paese coricarti, addormentarti e svegliarti il mattino successivo. Oggi è una giornata no. Stavo per perdere un paziente mentre lo operavamo e siamo riusciti a salvarlo solo grazie ad un miracolo. Sono arrabbiata con me stessa per non essere stata in grado di limitare i danni; sono infuriata con la medicina che ancora non è riuscita nell’impossibile; sono incazzata con chi, prima di me, era intervenuto senza comprendere la reale gravità della situazione. Ho voglia di spaccare tutto. Ho voglia di urlare. Di rintanarmi a casa. Ho voglia di restare per i fatti miei. Quindi non sarei una buona compagnia, perché non chiami Luana, Ludovica, Lucrezia o come caspita si chiama quell’oca di quattro soldi e mi lasci in pace. Non chiedo altro. Voglio solo essere lasciata sola. SOLA.

   Sara si era voltata verso Damien ed aveva parlato mantenendo un tono di voce basso e calmo. I suoi occhi non avevano lasciato neanche per un attimo quelli del giovane che aveva ascoltato le sue parole con attenzione. Damien nella voce di Sara aveva percepito una nota di urgenza, di necessità. Sara aveva bisogno davvero di restare da sola ma dentro di lui sapeva di non poterla accontentare. Non era giusto abbandonarla proprio adesso che era così di cattivo umore.

       - Mi spiace ma non posso lasciarti sola proprio adesso, e poi… non dirmi che sei gelosa di Lucrezia! Te l’ho già detto tra me e lei non c’è stato nulla se non un paio di sere a cena!

   Il primo istinto di Sara fu strozzarlo, alla fine prevalse la logica, chiuse gli occhi e riprese a camminare. Lei gelosa di un’oca senza cervello, ma stava delirando? Non aveva intenzione di ascoltare ancora la voce di Damien. Aveva bisogno di pace e tranquillità e nient’altro.

   A quest’ora, se Damien non si fosse intromesso, si sarebbe fatta un giro al centro per sbollire la frustrazione, avrebbe mangiato un panino per strada e poi sarebbe tornata a casa, fatto un bagno rilassante, messo il pigiama e buona notte a tutti… ma con lui dietro doveva rinunciare al suo programma.

   Doveva sbarazzarsi di lui ma arrancare il passo era fuori questione, Damien era molto più allenato di lei. Unica soluzione era tornare a casa ed ignorarlo fino a che non si fosse scocciato e deciso a lasciarla in pace .

   La camminata di Sara si concluse alla fermata del tram che l’avrebbe condotta a casa. Si mise a sedere alla fermata e Damien prese posto proprio accanto a lei.

   Perfetto! Aveva deciso di farla imbestialire!

   Il tram era passato da poco e la corsa successiva sarebbe stata dieci minuti dopo, aveva molto tempo da condividere con Damien ma non ne aveva intenzione: nessuno doveva permettersi di occupare i suoi spazi.

   Il leggero brusio che proveniva dalla sua sinistra la costrinse a voltarsi. Una ragazzina di circa quindici anni parlava con un’amica in modo abbastanza concitato, non stavano litigando, erano emozionate, lo si intuiva dal sorriso sulle labbra di entrambe e dalla loro gestualità. Qualche parola arrivava al suo orecchio ed aveva intuito, da quei frammenti di conversazione, che le due dovevano aver riconosciuto Damien.

       - Ti dico che è lui!

   La ragazza che era seduta proprio accanto a Sara parlava con voce bassa per paura di essere sentita.

       - Forse hai ragione tu perché non chiedi alla ragazza che è seduta accanto a te!

   Cosa?! Adesso volevano tirare anche lei al centro di quella conversazione, non se ne parlava. Era già di cattivo umore di suo ci mancava anche una conversazione con due adolescenti emozionate per la presenza di un calciatore a pochi metri da loro. Lei voleva solo un pomeriggio rilassante. Nulla di più. Ed intanto l’altra aveva subito risposto.

       - Non mi sembra che ne capisca poi molto. È seduta accanto a lui e non sembra per nulla contenta. Anzi, ne sembra infastidita. Secondo me è un po’…

   Bene! Adesso le avrebbe uccise, ma come si permettevano… lei lo conosceva Damien, e come se lo conosceva… molto intimamente e molto meglio di loro!

       - Scusate!

   Perfetto! Adesso il suo pomeriggio di tranquillità poteva definitivamente ritenersi concluso. Damien aveva deciso di attentare alla vita di quelle due povere ragazze rivolgendosi direttamente a loro.

   Come previsto le due povere disgraziate non riuscirono a spiccicare parola ma, in compenso, spalancarono la bocca come una portaerei. La più rotondetta delle due fu la prima a riacquistare l’uso della parola.

       - Pre… prego.

   Se Damien avesse sorriso ammiccando, Sara era pronta a denunciarlo per tentato omicidio.

       - Dovrei prendere il tram ma purtroppo mi trovo senza biglietto, sapreste dirmi dove posso comprarne uno?

   Per Sara fu spontaneo alzare gli occhi al cielo. Dio! Damien aveva deciso di non mollarla un attimo e, intanto che era immersa nelle sue riflessioni, non si era accorta che l’altra – quella che per prima aveva notato la presenza di Damien – aveva tirato fuori dalla tasca un biglietto per il tram, probabilmente il suo. La domanda sorgeva spontanea: anche lei a quindici anni era così facilmente preda degli ormoni?

       - Sei gentilissima, quanto ti devo?

   Adesso l’istinto le diceva di sbattersi la testa nel muro. Damien quando voleva sapeva essere davvero nauseante.

       - Niente… figurati!

   Stava per vomitare ne era sicura. Quanta melensa in quelle parole pronunciate da Damien e quanta enfasi nella risposta della povera ragazzina che aveva dato il suo biglietto ad un calciatore che, sicuramente, aveva la macchina a pochi isolati da lì e che non aveva certo bisogno del tram per spostarsi. Fortunatamente lo scambio di battute si era fermato lì, ma non era lo stesso per gli sguardi di fuoco che le due lanciavano in direzione di Damien.

   Dopo pochi minuti, per fortuna di Sara, il tram arrivò. Salita sul mezzo prese posto proprio accanto al finestrino. Nonostante l’ora di punta i posti abbondavano, ed erano talmente tanti che Damien si mise a sedere, casualmente, dietro di lei puntando gli occhi proprio tra le sue scapole. Sara decise, comunque, di ignorare ancora il poveraccio e infilò gli auricolari dell’ipod alienandosi dall’ambiente circostante.

   Il viaggio fu molto più sereno dell’attesa alla fermata. Nessuno sembrava aver riconosciuto Damien neanche quando il ragazzo aveva ceduto il posto ad un anziano carico di buste. Unica nota negativa fu il ritrovarsi Damien piantato davanti. Dopo cinque fermate, e dopo aver fulminato Damien con lo sguardo per il suo non volersi spostare dalla posizione trovata – proprio davanti il sedile di Sara – Sara si avvicinò alla bussola pronta per scendere ma una frenata improvvisa del veicolo le fece perdere l’equilibrio. Sbatté contro qualcuno che, prontamente, l’afferrò per le spalle impedendole di sbandare ancora.

       - Tranquilla, ti tengo io.

   La voce di Damien arrivò leggera alle orecchie di Sara. Era un lieve sussurro che le provocò la pelle d’oca, parlando il giovane inavvertitamente, o forse no, con l’alito le aveva solleticato il collo. Il turbamento di Sara durò poco, appena fu tornata padrona di sé si scostò dal torace di Damien e gli rispose senza, però, guardarlo in viso ma tenendo ostinatamente gli occhi fissi sulla bussola ancora chiusa.

       - Non mi occorre il tuo aiuto. Comunque grazie.

   Dopo di che la bussola si aprì ed un fiume di gente scese. Sara e Damien scesero per ultimi.

 

   Damien dietro di lei la seguiva a debita distanza, forse per paura di un’occhiata di fuoco da parte dell’altra. Sara, d’altro canto, era decisa più che mai ad ignorarlo fino all’arrivo a casa che ormai era questione di pochi minuti.

   Il cielo non prometteva nulla di buono era di uno scuro grigio ed in lontananza si sentivano i tuoni segno che, molto probabilmente, non lontano da loro era in corso un bel temporale.

   Il portone di casa era ormai visibile quando le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere, una pioggerellina leggera che quasi si confondeva con il nevischio. Sara affrettò il passo cercando di non bagnarsi. Raggiunse il portone, mise le chiavi nella toppa ed aprì e richiuse, senza perdere tempo. Damien era stato, volutamente, ignorato ma questo non gli impedì di fermarsi proprio sotto l’abitazione della giovane ed aspettare, con le mani sotto le ascelle. Aspettare un segno di perdono da parte di Sara. Cavolo se era vendicativa la ragazza!

   Sara salì di corsa le scale decidendo di non prendere l’ascensore occupato chissà a quale piano. Una volta dentro casa tolse il cappotto, dopo fu la volta degli stivali. Aprì le finestre e si stupì di notare, proprio sotto il palazzo, Damien attendere un suo segnale. Fortunatamente quella pioggerellina era finita e da lì a pochi minuti, di sicuro, Damien sarebbe tornato a casa.

   Senza attendere oltre Sara si diresse in bagno dove aprì i rubinetti per un bagno caldo. Riempì la vasca e poi vi depositò i sali che aveva comprato un paio di giorni prima in erboristeria, prese il ministereo dalla sua stanza e lo posizionò su una sedia in bagno ed accese il lettore cd. Le note di un brano di Ludovico Einaudi riempirono il piccolo bagno mentre Sara iniziava a togliersi i vestiti.

   Quando mise il primo piede in acqua tutti i suoi pensieri furono relegati in un angolino della sua testa: quello era un momento da dedicare totalmente alla sua persona e non voleva intromissioni dal mondo esterno, anche per questo aveva staccato il cellulare.

   La testa fu poggiata sul piccolo cuscino creato con un asciugamano e gli occhi furono chiusi. La musica entrò lentamente dentro la sua testa e le sue labbra si piegarono in un sorriso rilassato. Era questo quello di cui aveva bisogno, pace e tranquillità: in una parola solitudine.

   Quando l’acqua iniziò a raffreddarsi, Sara capì che era il momento di uscire dalla vasca prima che quel bagno rilassante si trasformasse in qualcosa di terrificante. Infilò l’accappatoio e lo strinse in vita. Si stiracchiò perché la posizione occupata all’interno della vasca da bagno non era proprio comoda poi si diresse verso la sua stanza per cambiarsi.

   Una volta in corridoio sentì il ticchettio della pioggia contro le finestre. Scostò una delle tende e vide che pioveva abbastanza forte, il temporale di poco prima alla fine era arrivato e si stava scatenando sulla città.

   Senza prestare molta attenzione fissò il punto dove poco prima stava Damien e non si stupì di trovarlo vuoto, spostò gli occhi un po’ più a sinistra e stavolta la sorpresa fu tanta. Damien si trovava seduto sotto la tettoia della fermata del tram che passava proprio dalla via dove stava Sara. Questo era davvero assurdo.

   Il primo istinto fu quello di tirare la tenda e fare finta di niente, con quell’atteggiamento Damien non stava concludendo proprio un bel niente, alla fine però prevalse il buon senso e scotendo il capo andò in camera sua ed accese il cellulare. Compose il numero di Damien nascondendo, però, il proprio numero di telefono per non essere riconosciuta subito da lui. Al quinto squillo la voce di Damien, infreddolita ed anche un po’ scontrosa, rispose alla chiamata.

       - Pronto?

   Silenzio. Sara aveva deciso di giocare un po’ con lui.

       - Pronto chi parla?

   Ancora silenzio. Il sorriso si allargava sulle labbra di Sara mentre sentiva Damien perdere sempre più la pazienza.

       - Pronto? Ma non hai niente da fare invece di rompere le scatole? Ma vaffa…

   Adesso aveva perso davvero le staffe, Sara poteva rispondere alle domande del giovane.

       - Hai deciso di fare un sit-in proprio sotto casa mia?

   Il sospiro di sollievo di Damien non si fece attendere.

       - Bhè sai… se non inscenavo qualcosa di davvero spettacolare non mi avresti mai perdonato.

       - E tu credi che basti così poco per farsi perdonare?

       - Non basta?

   Le certezze che Damien pochi secondi prima aveva acquistato, improvvisamente, stavano iniziando a vacillare. Sara non sembrava molto convinta nel volerlo perdonare.

       - Non credo proprio…

   Silenzio. Damien era senza parole. Si trovava lì da ormai trenta minuti, pioveva da almeno venti e non si sentiva più le dita dei piedi. Sara lo stava facendo morire congelato, non era giusto.

       - Ma per questa volta cercherò di farmelo bastare. Cerca di salire e finiscila con questa pagliacciata.

   Ed aveva rimesso giù. Per stavolta poteva ritenersi salvo. Improvvisamente tutto il freddo accumulato era solo un ricordo lontano. Senza attendere molto, per paura di un repentino cambio di idea da parte di Sara, Damien attraversò la strada ed entrò nel palazzo dove abitava la fonte di quella sua infreddatura.

 

Un passo indietro ed io già so
di avere torto e non ho più le parole
che muovano il sole

Un passo avanti e il cielo è blue
e tutto il resto non pesa più
come queste tue parole che si muovono sole

  

   Buon pomeriggio gente! Ho scritto il nuovo capitolo di questa fanfic. Spero che, anche se non accade nulla di eclatante, vi sia piaciuto.

   Anche se con due giorni di ritardo rispetto la promessa fatta ecco le risposte alle splendide cinque donne che hanno trovato un minuto del loro tempo da dedicare ad una sfaticata come me!

 

RINGRAZIAMENTI:

 

- MORBIDINA: Abbiamo un’altra coppia che ancora non sono riuscita a gestire come si deve, Clara è troppo esuberante per i miei gusti ma non posso fare diversamente. La persona che me l’ha ispirata è proprio come lei ed ogni volta è una sorpresa!  Spero tanto che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto come il precedente (ho letto la tua recensione e vedo che ti è piaciuto!). Grazie per aver speso un po’ del tuo tempo per m! Alla prossima!

 

- TARTIS: Clara e Danilo non ti hanno mai convinto perché ho reso la loro coppia troppo sbilanciata e probabilmente anche tu, come me, ami la sintonia nelle coppie. Damien come hai potuto notare è tornato all’attacco e Sara, almeno per il momento, ha ceduto ma come ben comprendi voi Sara siete dure a cedere e quindi non cantare vittoria troppo presto il povero Damien faticherà molto prima di essere perdonato. Tornando ai due piccioni del capitolo IXI perché si sono lasciati? Perché non dirlo a Sara? Se lo sapessi te lo direi ma al momento il mio cervello si rifiuta di collaborare… spero di aver risposto a tutte le tue domande ti mando un bacio!

 

-  _ LAURA _ : ma che scusa e scusa, mica devi necessariamente recensire, se hai tempo e voglia fallo altrimenti pazienza, mica te lo ha prescritto il medico! Dai non preoccuparti! Sono felice di rileggerti sia chiaro ma non voglio che tu lo prenda come un obbligo, ognuno deve sentirsi libero di farlo! Passiamo alla storia. Ti ringrazio per quel che riguarda il carattere dei personaggi, cerco di renderli il più umani e veri possibile. Cerco di dar loro dei pregi ma altrettanti difetti e mi auguro di riuscire nel mio intento: renderli veri e piacevoli. Adesso ti saluto, un bacio!

 

- NAFASA: Beautiful è tratto dalla vita di tutti i giorni, forse è un po’ troppo estremizzato ma credimi di storie simili, per fortuna non uguali, a quella di Brooke ne ho sentito parlare… mi sono chiesta perché non poteva succedere anche ai miei due personaggi? Dai che come idea non è tanto malvagia!

 

- HATORI: Taniuzza bedda eccomi qua! Per storpiare il mio nome non ci vuole poi molto prova con Cammmilinedda, mi raccomando le 3 M sono importanti per rafforzare il suono! Mia cara dato che per dare vita al personaggio di Sara mi ispiro molto alla mia persona, e dato che ho una grande stima per il mio migliore amico e gli voglio un’infinità di bene… credimi non potevo mai pensare che tra Sara ed Andrea fosse successo qualcosa. Già descrivere solo la scena del bacio è stato traumatizzante, mi sembrava di scrivere qualcosa di incestuoso figurati se avessi pensato ad una storia tra loro, oddio, ho i brividi! Come mi avevi chiesto per questo capitolo ho scritto qualcosa di tranquillo, niente di che, solo qualche battuta per far ridere. Spero che il capitolo sia di tuo gradimento, come sempre ti mando un mega bacio mia dolce Sanguisuga… alla prossima!

  

   Vorrei invitarvi, se avete tempo e voglia, a leggere la mia nuova fanfic intitolata “Prima dell’ultimo bacio” se siete furbi, ed anche se il titolo è stupido, avrete capito di cosa parlo. Un grazie alle due splendide anime pie che hanno recensito oltre questa anche l’altra storia. Adesso vi saluto e vi do appuntamento al prossimo aggiornamento!  

   La canzone è “Un passo indietro” dei Negramaro dell’album “La finestra” del 2007.

 

 

Campagna di Promozione Sociale

- Messaggio di No Profit:

Dona l’8% del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: semplicementeme