Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MadMary    25/04/2021    0 recensioni
Aceto Doppio era sempre stato affascinato dagli Strip Club, ma non si era mai osato.
Quella sera, però, si sentiva diverso: una forza non troppo sconosciuta lo stava spingendo ad entrare, a sperimentare. Doppio sentiva di aver bisogno di contatto umano, come se la sua vita dipendesse da quello.
Entrando nel locale capì di aver fatto la scelta giusta, quando posò gli occhi su di lei e la forza sovrannaturale lo spinse a prenderla.
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Diavolo, Doppio Aceto, Ghiaccio, Prosciutto, Risotto Nero
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Threesome, Violenza
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Prosciutto guardò il proprio viso lucido nel riflesso dello specchio del bagno, leggermente appannato dai vapori bollenti dell’acqua della doccia, che solo da poco aveva cessato di scorrere: non si riconobbe in quel volto, quegli occhi erano alieni al suo cervello; quelle azioni erano aliene alla sua morale. 

Le sue pupille vagarono istantaneamente verso il corpo umido della ragazza, intenta a tamponarsi la pelle bagnata con un asciugamano sbiadito, mentre evitava il più possibile di guardare verso di lui, mantenendo lo sguardo basso, con fare intimorito.  

L’uomo si passò una mano fra i capelli fradici, per spostarli dai suoi occhi color ciano, afferrandosi con delicatezza il mento, iniziando a strofinarlo con fare pensoso: aveva forzato Celeste ad avere un rapporto con lui.  

Si sentì così umiliato per quello che aveva fatto, così piccolo e insignificante, così schiavo dei propri istinti e delle proprie pulsioni. Era ceduto anche lui ai desideri della propria carne, ma non gli era mai capitato in vita sua di sentirsi così sopraffatto dal proprio corpo. Non è che non avesse mai forzato nessuno, tutt’altro; il miglior modo per minacciare alcuni target era mandare loro le foto dei propri cari umiliati nei peggiori modi, ma non gli era mai successo di forzare una donna per il proprio piacere, per il proprio desiderio e non per degli ordini impartiti dall’alto.  

Era come se si fosse abbassato ai livelli miseri e degradanti di alcuni suoi colleghi, sia della sua squadra che di altre sezioni specializzate; era come se si fosse ridotto a un animale selvatico, come tutte quelle altre bestie. Il pensiero di essere diventato patetico e primordiale come tutta quella gente gli fece contorcere le budella, forzandolo a socchiudere gli occhi e serrare le labbra, sentendo come se un conato di vomito potesse scuoterlo da un momento all’altro. 

Si sentiva come sporco. 

Si sentiva come una fiera, guidata dalle necessità del suo corpo e non dalle decisioni razionali dalla sua mente. 

-Asciugati i capelli, non possiamo permetterci di farti ammalare.- disse freddamente, lanciandole con poca accortezza un altro pezzo di stoffa trasandato, abbastanza largo da permetterle di avvolgerselo attorno al capo. 

La ragazza lo afferrò prontamente, senza dargli alcuna risposta, e raccolse i suoi capelli raggruppati in ciocche umide e scure nell’asciugamano, prima di cingersi al corpo quello usato precedentemente per tamponarsi la pelle lattea. 

Chissà cosa stava pensando quella donna, davanti a lui, così indifesa, ma comunque composta, con gli occhi così gonfi e rossi, ma comunque orgogliosi e impenetrabili. Lo stava fissando così intensamente in quel momento che Prosciutto quasi si sentì a disagio, come se fosse stato vittima lui di quei soprusi. Si dovette schiaffeggiare mentalmente, per ricordare a sé stesso, più che a lei, chi fosse il padrone di quella situazione. 

-Vai a dormire, è tardi.-  

-Lo stesso vale per te.-  

Lui spalancò leggermente le palpebre, sorpreso da quella risposta acida, stupito dal suo tono aspro e incattivito, ma stranamente sicuro, nonostante tutte le lacrime versate prima e tutti gli urli disperati lanciati nel mentre. 

-Mi stai dando degli ordini, donna?- la domanda uscì con un tono altrettanto sprezzante, mentre l’uomo si appoggiava comodamente con una mano al lavandino, accomodando quella libera sul proprio fianco, coperto da un asciugamano rovinato. 

-No.- rispose lei tranquillamente, avanzando di qualche passo, afferrando la maniglia in ottone della porta, sentendo le goccioline di condensa bagnarle la mano –Stavo solo ricambiando il consiglio premuroso; non vorrei ti stancassi troppo, domani dovrai lavorare, suppongo.- e aprì la porta, fermandosi subito dopo, per aspettare la risposta del biondo. 

Dopo alcuni istanti di silenzio, finalmente arrivò. 

-Hai ragione; andiamo entrambi a dormire allora.- 

Celeste uscì dal bagno, entrando nella sua stanza e sbattendosi rumorosamente la porta alle spalle, seguita subito dopo dal rumore più delicato della chiusura della camera di Prosciutto, lasciando la casa nel più completo silenzio. 

 

L'aroma del caffè riempì le narici dell’uomo verso le prime ore del mattino, facendolo destare sul posto, stropicciandosi pigramente gli occhi assonnati, mentre uno sbadiglio gli lasciava la bocca impastata e secca. 

Dopo essersi rinfrescato il viso, si diresse a passo lento verso la cucina, da cui proveniva quell’odore invitante, sinonimo di risveglio e di energie, entrambe cose di cui Prosciutto necessitava urgentemente quella mattina; aveva passato la notte a rigirarsi ansiosamente nel letto, nella vana speranza di trovare un riposo che non arrivò presto, lasciandolo con gli occhi rivolti al soffitto per delle infinite ore, cogliendolo unicamente alle prime luci dell’alba. 

La figura voltata di Celeste lo accolse in quella stanza tiepida, mentre una tazzina contenente quella miscela scura era posata sul tavolo ligneo, esattamente sul posto dove l’uomo era solito accomodarsi nei pranzi e nelle cene condivise coi suoi compagni.  

Si sedette senza fiatare e lo stesso fece la ragazza quando si voltò di poco per scrutarlo con uno sguardo glaciale e colmo d’astio, senza porgergli nemmeno un gesto di saluto; quella sì che era una donna maleducata e volgare. 

Dopo aver preso il primo sorso del suo caffè, prontamente zuccherato, Prosciutto si sentì più sé stesso: quel gusto tostato e amaro gli avvolse delicatamente l’interno della bocca, facendolo sentire già più vivo.  

-Hai notizie di quando arriverà Risotto?- chiese di colpo Celeste, rompendo quel silenzio e quella tensione che aveva avvolto l’atmosfera della sala, rendendola pesante e quasi opprimente per entrambi. 

-No, ma suppongo rientrerà fra qualche ora; solitamente è sempre lui il primo a rientrare in questa baracca.-  

La vide annuire pigramente, voltandosi completamente verso di lui, ma senza guardarlo negli occhi, mentre sorseggiava del liquido ambrato da una tazza trasparente.  

Perché chiedeva sempre di Risotto?  

Lo aveva già fatto notare Ghiaccio, proprio la sera prima, ma inizialmente Prosciutto non ci aveva dato troppo peso: infondo, era una figura che, volente o nolente, era diventata il suo punto di riferimento, essendo sempre presente e avendola anche aiutata da altri membri, in alcune occasioni. Eppure anche lui aveva abusato di lei, era stato persino il primo a prendere possesso di quel corpo, senza il suo permesso.  

Allora perché lo voleva sempre accanto? 

Forse lo vedeva come un suo protettore: lui teneva lontani gli altri e, in cambio, lei si offriva a lui la notte; uno scambio equo.  

Ma davvero Risotto l’aveva trattata meglio di lui? 

Scosse la testa; certo che no. Quello non era un uomo dai modi eleganti, o delicati, tutt’altro: era certo le avesse fatto del male nel mentre, umiliandola in qualche modo, facendola sentire inutile e impotente durante tutta la durata del coito. 

E se fosse quello il punto? 

Strinse la tazzina fra le sue dita, spalancando in maniera impercettibile gli occhi cristallini. 

E se la eccitasse essere trattata male? E se provasse piacere nell'essere umiliata, insultata, maltrattata e forzata? Era forse stato troppo delicato con lei, non soddisfacendola in alcun modo? Per questa ragione continuava a chiedere di Risotto, così insistentemente, e non di alcun altro membro della loro squadra? 

-Rimani per il pranzo?- quella voce delicata lo riportò al mondo reale, facendogli alzare il viso, incrociando lo sguardo con quella donna. 

-Sì, se non vado errando dovrebbero venire anche Illuso e Ghiaccio.- la vide trattenere una smorfia all’ultimo nome; come mai il suo collega ricciolo non le piaceva? Non era di suo gusto venir malmenata da degli uomini più forti di lei? Magari li preferiva alti e robusti, oppure più composti e silenziosi; ma allora perché lui stesso non era di suo piacimento, se rispecchiava esattamente le sue esigenze estetiche e caratteriali?  

-Quindi devo cucinare per voi tre... per sicurezza preparo anche per una persona in più.-  

Questa volta fu lui a non riuscire a trattenere un’espressione di fastidio; se avesse nominato il suo capo, anche implicitamente, ancora una volta, sarebbe sicuramente esploso. 

Premendo le mani callose sulla superfice legnosa, fece leva con le braccia e si alzò dal proprio posto, passandosi poi le dita fra le ciocche bionde ancora sciolte dei suoi capelli, spostandoli dal proprio viso e facendoli scendere lungo le spalle.  

Celeste lo ammirò silenziosamente, catturata dalla sua bellezza: era veramente un bell’uomo, ma coi capelli così, liberi da quella solita acconciatura, era ancora più attraente. Si odiava per quei pensieri quasi devoti all’aspetto di quel mostro, soprattutto dopo quello che le aveva fatto passare nelle ore precedenti, ma non poteva negare l’ovvietà.  

Inoltre, doveva imparare a controllare i propri gesti e le proprie emozioni, per riuscire a sopportare tutto quello che già le avevano e le avrebbero fatto durante la sua permanenza in quella casa: doveva riuscire a subire le loro angherie e le loro violazioni per riuscire a fuggire da quel posto e dalle mani del loro boss.  

Non osava immaginare che cosa le avrebbe potuto fare una volta arrivata da lui. Le informazioni fornitele da Prosciutto la sera scorsa l’avevano terrorizzata, facendole rendere conto di quanto stesse andando incontro all’ignoto, finendo fra le mani di un essere sconosciuto, capace di fare qualsiasi cosa pur di mantenere la propria identità un segreto. Era sorprendente come il capo di una delle mafie più forti e pericolose d’Italia fosse riuscito a mantenere la propria persona celata, per così tanti anni poi. Davvero non osava immaginare di che cosa fosse capace un tale uomo.  

Uomo? Onestamente non poteva dirlo con certezza, magari a dirigere tutto quel marciume vi era una donna; non vi erano prove per dire il contrario, o per affermare le sue supposizioni, era tutto sospeso nel nulla. 

-Togliti quegli stracci di dosso.- disse Prosciutto, fermandosi sull’uscio della porta –Illuso ti ha comprato degli indumenti appositi, non capisco perché tu debba fare sempre di testa tua, anche quando gli altri ci hanno messo del proprio.- e, sbuffando, uscì definitamente dalla stanza, lasciandola nuovamente da sola. 

Celeste guardò i propri abiti, confusa: stava semplicemente indossando dei boxer larghi e una maglia in cotone di Formaggio, chiaramente come surrogati di un pigiama appropriato, siccome nessuno si era preoccupato di fornirgliene uno. Perché lamentarsi di una donna in pigiama alle sette del mattino?  

Alzò le sopracciglia, virando gli occhi al cielo infastidita: quell’uomo era veramente insopportabile. Non solo si stava comportando come se nulla fosse, come se non le avesse fatto niente, senza un minimo di tatto, ma si lamentava persino del suo vestiario la mattina, quando lui stesso si era presentato nello stesso identico modo, con gli occhi ancora socchiusi dal sonno e la ricrescita della barba sul mento, ancora da radere! 

“Che bastardo.” pensò irritata, iniziando a lavare la tazzina usata poco prima dall’uomo.  

 

Prosciutto poté sentire il macigno che gli opprimeva le spalle abbandonarlo quando la casa si riempì delle voci sonore e fastidiose di Illuso e Ghiaccio, intenti a chiacchierare vivacemente, accomodati sui divani; era come se finalmente l’uomo potesse nuovamente respirare. 

Quando si sedette accanto a Illuso, espirando del fumo da una sigaretta, i suoi occhi vagarono verso il posto libero vicino a Ghiaccio e la memoria delle ore trascorse con Celeste gli attanagliò la mente, facendogli rimembrare ogni particolare di quei momenti: i suoi sospiri, i suoi gemiti, i suoi lamenti, i suoi singulti, la sua pelle, il suo odore, il suo sapore. Sospirò, sistemandosi meglio accanto all’amico, lasciando che la sua schiena sprofondasse nello schienale impolverato dietro di loro. 

-Allora, si è comportata bene la nostra Celeste?- lo stuzzicò il bruno, appoggiandosi col gomito sulla propria coscia, sorreggendosi il viso con la mano, stretta in un pugno, mentre lo fissava sorridendo compiaciuto. 

Prosciutto alzò le spalle, fingendo indifferenza, mentre con la coda dell’occhio osservava Ghiaccio ricambiare la smorfia soddisfatta del compagno. 

-Abbastanza.- 

-Andiamo, raccontaci qualcosa! Non crederai mica che ci accontenteremo di una risposta simile, eh?- lo incoraggiò con tono sostenuto il riccio, accompagnato da dei cenni di approvazione di Illuso. 

Il biondo sospirò, alzando infastidito lo sguardo. 

-Sembrate degli adolescenti; che cosa vi interessa così tanto di me e quella donna?- 

-Oh insomma Prosciutto, da quando ti tiri così indietro dal raccontarci le tue serate? È sempre stata una parte dei nostri discorsi, no? Siamo amici infondo, non ti prendiamo mica in giro se sei durato i tuoi soliti due minuti.- infierì l’uomo accanto a lui, accompagnato dalle risate Ghiaccio, consapevoli di aver toccato un tasto dolente e di aver messo alla prova l’orgoglio del biondo. 

-Soprattutto dopo le botte che mi sono beccato ieri sera per colpa di quella troia, spero almeno che abbiate trombato come si deve!- aggiunse l’uomo con gli occhiali, continuando a sorridere. 

-Ah vero, Ghiaccio mi ha raccontato della tua sfuriata di ieri per la puttanella; mica ti starai affezionando a lei, eh Prosciutto?- i due ridacchiarono ancora. 

-Ora non dire assurdità.- rispose sospirando, mentre spegneva la sigaretta nel posacenere in ceramica, appoggiato al tavolino davanti ai suoi piedi. -Semplicemente Ghiaccio sa bene dove andare a colpire per farmi perdere le staffe. Quella donna non c’entra nulla.- 

-Come vuoi tu amico, ma ora raccontaci che avete combinato; Pesci mi ha detto che lo hai persino cacciato di casa pur di stare solo con lei.-  

-Sei serio?!- chiese l’uomo dai riccioli azzurri, prima di scoppiare in una grande risata, gracchiante e rumorosa. 

-Pesci... devo proprio insegnare due cose sul rispetto a quel ragazzo.- borbottò Prosciutto, incrociando le braccia e sospirando nuovamente. -Non abbiamo fatto molto, ve l’ho detto. Abbiamo chiacchierato per un po’ di tempo, mi ha fatto delle domande sul boss per cercare di capire come mai l’abbia fatta rapire, ma non le ho detto molto; dopotutto nemmeno noi sappiamo veramente il perché di tutta questa situazione.- 

I due annuirono, assumendo un tono più serio e composto, ma invitandolo coi loro sguardi curiosi a proseguire e così lui fece. 

-Dopo un po’ è uscito il discorso del suo lavoro e poi si è messa a strusciarsi su di me.-  

-Ah, lo sapevo! Io ve l’avevo detto che quella zoccola vuole solo scoparci, non le dispiace essere finita in una casa piena di uomini!- 

-E allora perché piange ogni volta che la tocchi?- sogghignò Illuso. 

-Non dire cazzate! Non è che piange, finge semplicemente che non le piaccia!- 

Schiarendosi la gola, il biondo li fece zittire nuovamente, riportando le attenzioni su di sé e sul suo racconto. 

-Effettivamente, ora che mi ci fate pensare, è interessante ciò che è successo ieri; credo di aver fatto una scoperta.- disse, sorridendo lievemente. 

-Una scoperta? In che senso scusa?- chiese interessato l’uomo accanto a lui, sbattendo perplesso le ciglia folte. 

-Non so bene come spiegarlo, ma dopo essersi seduta sulle mie gambe, mi ha guardato negli occhi e io vi ho visto qualcosa. Di colpo era ricoperta di una strana luce rossa e io mi sono sentito... sopraffatto dai miei istinti.- si sentì così a disagio nell’ammettere una cosa del genere, ma doveva assolutamente spiegare loro la sua teoria. 

-Una luce?- 

-Sì.- annuì -Come se fosse avvolta da un’aura cremisi. Io mi sono ritrovato di colpo incapace di comandare il mio stesso corpo, come se avesse preso coscienza propria e non rispondesse più ai mei ordini, mi capite?- li vide annuire e si convinse a proseguire il discorso –Quando poi le ho detto ciò che avevo intenzione di fare con lei, quella donna si è messa a urlare e a resistere, ma non sono riuscito a controllarmi.- 

-Beh, non è che ci sia tanto da sorprendersi: siamo così pieni di lavoro che scopare oramai sembra impossibile. Ti capisco proprio, sai? Anche io quando la guardo mi sento così, credo sia perché siamo un po’ tutti in astinenza; anche il capo ha fatto come te, non c’è nulla per cui sentirsi a disagio Prosciutto, devi stare tranquillo.-  

-Esatto, ha ragione Illuso. È successa la stessa identica cosa a me quella volta quando eravamo soli in questa stanza; mi sono sentito come in obbligo di scoparla. C’è anche da dire che lei fa di tutto pur di sedurci e poi si mette a urlare, dicendo che siamo noi a non interpretare correttamente le sue azioni e cazzate simili. Semplicemente noi siamo degli uomini con dei bisogni e lei è una puttana tentatrice, per questo finiamo tutti in questo stato. Non c’è nulla di strano, sono semplicemente le nostre pulsioni che trovano finalmente uno sfogo.- la tranquillità del tono di Ghiaccio sorprese Prosciutto, che comunque non si trovò convinto dalle spiegazioni dei suoi colleghi: era certo che quelli non fossero solo i suoi istinti naturali, c’era qualcosa di più sotto. 

-No, mi conosco e so bene come mi comporto in situazioni simili. Ho un grande autocontrollo, non cederei mai così facilmente alla semplice vista di una donna.- 

-Eppure hai appena ammesso di averlo fatto.- 

-È di questo che volevo parlarvi.- 

-Senti, siamo tuoi colleghi, non siamo i tuoi cazzo di terapisti solo perché non sai tenertelo nei pantaloni e fai fatica ad ammetterlo, non provare a iniziare questo discoro, perché me ne vado.- questa volta Prosciutto riconobbe la risposta del suo collega dal tono infastidito. 

-Non sono così disperato da andare da voi due per parlare di certe cose.- aggrottò le sopracciglia chiare, innervosito dalla loro idiozia condivisa. -Parlo di cose serie io; credo che quella donna abbia un qualche potere stand.- 

Li vide entrambi alzare le sopracciglia in completo shock e Illuso arrivò persino a spalancare la bocca, indietreggiando col capo, prima di parlare. 

-Lei? Uno stand?- 

-Prosciutto... sicuro di non esserti sniffato della colla? Da quando una puttana del genere potrebbe avere uno stand?- 

-Non mi sono sniffato nulla Ghiaccio; so quello che ho visto. Quella donna ha un potere stand. Non so bene in cosa consista, ma sono sicuro di aver visto qualcosa nei suoi occhi e di aver visto dell’energia essere emanata dal suo corpo.- 

-Senti, non è che ti stai convincendo da solo perché ti senti a disagio all’idea di aver ceduto anche tu? Guarda che non c’è nulla di male, te lo abbiamo già detto. Io ogni tanto la spio dal suo specchio in camera, soprattutto quando si deve cambiare; non devi preoccuparti se anche tu sei attratto da lei.- cercò di tranquillizzarlo nuovamente il bruno, poggiandogli una mano sulla spalla, con fare comprensivo. 

-Lo capite o no il punto?!- sbottò spazientito, facendo arretrare l’uomo. -Secondo voi è normale che di colpo, tutti e sette, vogliamo avere un rapporto con lei? Vi sembra normale che siamo arrivati a rischiare di andare contro gli ordini del boss, solo per portarcela a letto? Vi pare normale il fatto che persino Risotto Nero sia ceduto a lei, quando sappiamo tutti quanto prenda seriamente i propri incarichi?-  

Per qualche istante, calò il più totale silenzio fra i tre, finché non prese la parola Ghiaccio, mentre si lasciava cadere pesantemente contro lo schienale del divano, sollevando una leggera nuvola di polvere grigia, facendo arricciare il naso a tutti loro. 

-Ora che mi ci fai pensare... sì, è strano. Ammetto che quando ho saputo del capo ci sono rimasto abbastanza male; non credevo che potesse cedere così facilmente davanti a quella zoccola.- 

-Sei sicuro di aver percepito uno stand, Prosciutto?- il tono di Illuso lasciò trapelare la sua preoccupazione. 

L'uomo annuì, accendendo l’ennesima sigaretta, inspirando ed espirando il fumo, prima di rispondere. 

-Ne sono certo.- 

   
 
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