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Autore: MaryFangirl    25/04/2021    8 recensioni
Cosa succede quando Ryo incontra di nuovo alcune donne che hanno segnato il suo cammino?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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“Lo fai apposta, vero?” chiese Ryo alla sua partner, stringendo gli occhi.
 
“Cosa?” fece lei senza capire.
 
Lui la scrutò attentamente, poi sospirò.
 
“In tre settimane, questa è la quarta cliente che rivedo” le spiegò, dirigendosi verso la residenza dei Kataoka.
 
“È vero. Non ci avevo fatto caso” osservò Kaori. “C'è da credere che, nonostante i tuoi difetti, tu le abbia impressionate...” disse con aria maliziosa.
 
Si fermarono all'ingresso, aspettando che qualcuno aprisse loro la porta.
 
“Ma perché dici quattro? Con questa sono tre” disse lei all'improvviso.
 
“È vero. Ho incluso anche Megumi” si giustificò.
 
“Trovi strano rivederle? Credi che cerchino di ingannarci?” gli chiese lei molto seriamente.
 
Lui la guardò, impedendosi di rimettere a posto la ciocca ribelle che le era appena sfuggita dall'orecchio e le lanciò un'occhiata canzonatoria.
 
“È il mio magnetismo animale” disse. “Dovrai avvertirlo anche tu. In questo periodo dell'anno, è al suo apice” sussurrò guardandola profondamente.
 
Kaori lo guardò ipnotizzata e si sentì arrossire percependo un certo calore salire in lei.
 
“Peccato che tu...” iniziò lui.
 
Si ritrovò con un martello conficcato tra i denti, impedendogli di dire la frase, martello che sputò appena prima che la porta si aprisse.
 
“La signora Presidente vi aspetta” disse il maggiordomo.
 
“Saeba!” gridò Yuko, precipitandosi verso di lui e abbracciandolo. “È passato così tanto tempo! Mi sei mancato. Non ho smesso di pensare a te da quanto te ne sei andato” disse con occhi brillanti di mille stelle.
 
“È un grande onore per me...” disse lui leggermente ironico.
 
“Sei fantastico” affermò la giovane donna.
 
Ryo la spinse via delicatamente. Provava affetto per Yuki, che aveva salvato due volte a distanza di pochi anni, ma non si sentiva a suo agio nel ruolo del cavaliere senza macchia che lei sembrava ancora vedere in lui.
 
“Mi idealizzi, signorina” disse dolcemente.
 
“Allora, signorina Kataoka, perché vuole assumerci?” intervenne Kaori, avvertendo il lieve imbarazzo del suo partner.
 
“Il mio consiglio di amministrazione e mia madre vogliono che assuma una guardia del corpo a tempo pieno per la posizione che ricopro nell'azienda” spiegò loro, conducendoli in un ufficio luminoso con vista sul giardino.
 
Li invitò a sedersi e fece servire il the.
 
“Ho visto di recente un rapporto sul conglomerato Kataoka. Sembra che l'attività sia prospera” sottolineò la sweeper. Non poteva dire di considerare volentieri quel lavoro, ma non poteva fare a meno di ascoltare la proposta della giovane dirigente.
 
“Sì, continuiamo a crescere nonostante le battute d'arresto in alcuni mercato. Ovviamente questo ha creato delle animosità e i miei parenti sono preoccupati” rispose Yuko. “Saeba, vorrei che tu fossi la mia guardia del corpo” disse posando su di lui uno sguardo determinato.
 
“Vuoi assumerci entrambi per la tua sicurezza?” replicò lui impassibile.
 
“No...solo te” rispose lei senza nemmeno voltarsi verso Kaori.
 
“Noi siamo una squadra. O entrambi, o niente” ribatté calmo, rassicurando la sua partner.
 
“Non mi servono due guardie del corpo. Mi servi tu” lo rassicurò, posando le mani sulla scrivania.
 
“Signora, una chiamata per lei” informò il maggiordomo, sbucando dalla porta.
 
I due City Hunter si alzarono e uscirono dall'ufficio, lasciandola alla sua conversazione in tutta intimità.
 
“Vuoi lasciarmi e tornare da sola?” chiese Ryo alla sua partner.
 
“Vuoi poter passare un po' di tempo da solo con lei e negoziare la tua ricompensa?” interrogò lei, incrociando le braccia.
 
Ryo rise, divertito dalla gelosia della sua coinquilina. Le mise un braccio intorno alle spalle, facendola arrossire leggermente per l'improvvisa vicinanza, e la condusse fuori dalla villa.
 
“Hai capito tutto. Le mostrerò la portata delle mie capacità e non solo quelle professionali” scherzò.
 
“Se te ne approfitti per...” si irritò lei.
 
“Oh sì, la inviterò a un ristorante vegetariano, la corteggerò e la inviterò a condividere la stalla dello Stallone di Shinjuku” disse assumendo un'espressione pervertita.
 
Immediatamente dopo, venne schiacciato sotto un enorme martello 'Parodia di un cavaliere romantico' della sua partner che era rossa di rabbia.
 
“Questa ragazza ti idolatra e tu intendi approfittarne? Sei pazzesco!” urlò.
 
“Fcherfavo...” balbettò.
 
“Le tue battute sono di pessimo gusto!” lo rimproverò.
 
Lui si alzò, pulendosi i vestiti e si rimise a posto il collo. Poi si rivolse alla sua partner infastidita.
 
“Rischiando di prendermi un secondo martello, rifiuterò questo lavoro” le disse, tirando fuori una sigaretta e accendendola.
 
“Troppo noioso?” gli chiese.
 
“Completamente...passerò il mio tempo a seguirla nei suoi viaggi, aspettando in qualche stanza senza alcun divertimento...è già tremendo quando succede per qualche giorno, ma per tutta la vita? Niente più rimorchio per le strade, niente più mattinate a dormire, fine dei nostri battibecchi, basta a jeans e giacca...” ridacchiò.
 
Kaori lo guardò sorpresa alla menzione dei loro bisticci. Era una cosa che gli piaceva? In qualche modo le faceva piacere, ma si trattenne di soffermarsi sull'argomento.
 
“Quindi questo non ha niente a che fare col fatto che ti considera ancora un prode cavaliere?” disse lei maliziosamente.
 
Non sentendo la sua risposta, alzò lo sguardo e incontrò il suo lieve sorriso. Aveva visto giusto e ne era abbastanza orgogliosa.
 
“Ho capito. Ti aspetto in macchina. Non approfittarne per fare il pervertito con lei. Se tu avverti le auree assassine, io sento i maniaci e potrei precipitare dalla vetrata senza preavviso” lo minacciò, stringendo gli occhi.
 
Lui rise in apparenza, ma dentro fu toccato dalla sua preoccupazione. Eppure non aveva ancora voglia di dirle che non aveva niente da temere.
 
“Se non mi vedi tornare entro un'ora, significa che sono riuscita a convincerla a una bottarella” scherzò.
 
“Nei tuoi sogni...è l'unico posto in cui ancora ci riesci” ribatté lei, con uno sguardo stanco.
 
“Tutto è destinato a cambiare, mia cara” rispose lui tornando alla villa.
 
Kaori aggrottò la fronte, osservandolo allontanarsi e chiedendosi cosa volesse dire. Che intenzioni aveva? Scosse il capo per togliersi dalla mente quelle idee folli. Ryo era quello che era: fedele ai suoi amici ma libero da ogni legame. Preparandosi a dover attendere a lungo, Kaori si sedette nella Mini e accese la radio.
 
“La tua partner non è tornata con te?” chiese Yuko quando lo vide tornare.
 
“No, volevo parlarti da solo” rispose Ryo, sedendosi nello stesso posto dove si era messo in precedenza. “Hai fatto un buon lavoro con la tua riqualificazione professionale, Yuko” si complimentò.
 
“Sì, è vero, ed è grazie a te. Mi hai insegnato ad affrontare le mie paure” lo ringraziò, felice, sedendosi accanto a lui.
 
“Però manca qualcosa qui...” notò lo sweeper.
 
“Davvero? Cosa?” chiese lei incuriosita.
 
Ryo si appoggiò allo schienale, portandosi le dita al mento e scrutandola attentamente.
 
“Una foto di tuo marito e dei tuoi figli”
 
“Non sono sposata” rispose lei, abbassando gli occhi e arrossendo. “Non ho ancora avuto la fortuna di trovare l'uomo perfetto” aggiunse.
 
“L'uomo perfetto? È una ricerca impossibile” disse Ryo.
 
“No, ti sbagli. So che esiste perché è davanti a me”
 
“Io?” disse lo sweeper.
 
Lei annuì, guardandolo meravigliata, e Ryo rise forte. Si calmò dopo pochi minuti e affrontò una Yuka un po' scombussolata.
 
“Non ho niente dell'uomo perfetto, Yuko. Sono egoista, pigro, spendaccione, maleducato...” iniziò.
 
“Non è vero! Mi hai salvato la vita due volte. Non hai giudicato mia madre nonostante quello che aveva fatto e mi hai spinta ad affermarmi e a crescere. Sei un brav'uomo” si oppose lei.
 
“Non ho un destriero, Yuko. Non ho un destriero ma ho un bagaglio pesante che porterò con me per tutta la vita e tu non hai le spalle per sopportarlo”

“Non mi interessa cos'hai fatto! Io ti amo!” gli gridò.
 
“No, tu ami l'uomo che ti ha impressionata. Non sai niente dell'uomo che sono realmente” disse con calma.
 
Si fissarono a lungo prima che Yuko abbassasse lo sguardo.
 
“Allora permettimi di conoscerti. Accetta la mia offerta e diventa la mia guardia del corpo. Così potremo conoscerci a vicenda. Non ho paura di affrontare i tuoi demoni” lo rassicurò con veemenza. “Sono pronta a tutto per te”
 
“Anche a morire?” chiese lui con voce posata.
 
Lei lo guardò con occhi spalancati, un po' più pallida. Scrutò i suoi lineamenti per giudicare la sua serietà, per indicare la falla che indicava che stava scherzando, ma non trovò nulla.
 
“Io...non lo so” sussurrò.
 
“Non faccio parte del tuo mondo, Yuko. Tu sei nella tua villa, ben lontana dal mio mondo. Il mio mondo è oscuro e duro. Anche se ricambiassi i tuoi sentimenti, non ti adatteresti al mio ambiente e il mio ambiente ingombrerebbe per forza il tuo. Hai molte qualità, Yuko, ma non hai i difetti che vanno bene per il mio mondo” disse.
 
“Ma...quali sono?” disse lei, turbata.
 
“Dovresti essere testarda, irascibile, caparbia, non avere senso di conciliazione, non avere peli sulla lingua e usare il linguaggio più colorito. Dimenticavo, serve anche una buona dose di violenza. La cosa ti riguarda?” le chiese.
 
“N...no” ammise, infastidita.
 
Ryo si sentì un po' in colpa ma doveva farle vedere la realtà. Si alzò con le mani in tasca.
 
“Yuko, sei una giovane donna meravigliosa ed è stato un onore per me incrociare la tua strada, ma non ci può essere altro. I nostri cammini non sono fatti per unirsi. I nostri mondi sono troppo diversi e tu hai la stoffa per essere un'amministratrice delegata, ma non per essere mia moglie” affermò.
 
“Accetteresti comunque di lavorare per me?” chiese speranzosa.
 
“No, non hai bisogno delle mie capacità. Un'ordinaria guardia del corpo sarà più che sufficiente per te. Ho altri obblighi” le disse.
 
“Ti darò tutto quello che vuoi” offrì.
 
Lo sweeper sentì una scarica elettrica corrergli lungo il corpo, annunciando un fenomeno a cui era abituato. Fissando la sua mente su un pensiero, riuscì a spegnere la reazione e si rivolse alla giovane amministratrice.
 
“Non mi lascio comprare, Yuko. L'ultima volta il tuo caso mi ha toccato, ma non questa volta”
 
“Perché? Ti piace lavorare per una bella donna, no? Sono anche pronta a darti quello che ti piace” lo supplicò.
 
“Ora diventi volgare e capricciosa, signora Presidente” la rimproverò. “Non hai torto, ma c'è una cosa che amo ancora di più: la mia libertà”

“Eppure lavori con qualcuno. Ciò impone dei vincoli” obiettò lei.
 
“La mia partner mi conosce e mi rispetta. Trova il compagno che farà lo stesso, Yuko, ma dimenticami: non sono quello che fa per te” concluse.
 
Senza nemmeno salutarla, uscì dall'ufficio e si diresse all'uscita. Fermandosi in veranda. Accese una sigaretta e la fumò con calma. Avrebbe potuto vivere una vita molto più tranquilla accettando quella posizione. Le visite notturne avrebbero potuto essere vittoriose lì, ma...osservò l'auto con la coda dell'occhio e incontrò lo sguardo della sua partner, uno sguardo calmo e caloroso che lo faceva sempre sentire bene.
 
Non metteva in dubbio i sentimenti di Yuko, ma lei vedeva solo il lato romantico del suo personaggio. Non conosceva il guerrigliero, l'assassino, l'ex drogato, lo sweeper che era. Aveva i suoi scheletri e non era pronto a parlarne con nessuno, a volte però lo raggiungevano. Persino Kaori aveva appreso frammenti del suo passato per caso. Non aveva voluto parlargliene. Non aveva voluto spaventarla. Non aveva voluto...rischiare di perderla.
Inaspettatamente, lei non era fuggita e, a modo suo, era persino riuscita ad alleviare un po' il suo dolore. Kaori aveva quella forza che Yuko non aveva. Kaori aveva le spalle per affrontare i fantasmi del suo passato, per affrontare la violenza del suo mondo. Se un giorno avesse ceduto, sarebbe stato con lei.
 
Gettando il mozzicone nel posacenere discretamente nascosto all'ingresso, raggiunse la sua socia nella Mini e lasciarono la residenza.
 
“Allora, non ti sei annoiata troppo?” le domandò con un piccolo sorriso.
 
“Stavo quasi per intervenire ma un uccellino mi ha detto che non ne valeva la pena” rispose lei ironica.
 
“Il tuo uccellino aveva ragione” confidò. “Saresti stata orgogliosa di me. Non le sono nemmeno saltato addosso”
 
“Finalmente un po' di saggezza in quella testa d'asino?” lo prese in giro.
 
“Blaa...blablablabla” lui fece una smorfia, mettendosi le dita in bocca e tirando fuori la lingua, rivolto verso di lei.
 
“Guarda dove vai, idiota!”

Lei afferrò il volante e lo girò a sinistra mentre un'auto giungeva nella direzione opposta. Così facendo, beccò il marciapiede e Ryo riprese il volante, appoggiando le mani sulle sue con rabbia.
 
“Idiota! Vuoi ucciderci o cosa?” la sgridò.
 
“Sei stato tu! Non si lascia il volante per fare le boccacce! Sei solo un bambino!” ribatté Kaori.
 
“Tu una matrigna cattiva!”

“Specie di scemo totale!”

“Megera acida!”

“Degenerato della biancheria intima!”

Senza accorgersene, le loro mani erano ancora aggrappate al volante e portavano la macchina a destra e a sinistra, facendola zigzagare pericolosamente. Un improvviso colpo di clacson li riportò alla realtà e videro un camion diretto verso di loro. Di colpo, senza consultarsi, virarono a sinistra e riuscirono a fermarsi in un parcheggio. Riprendendosi, osservarono il suolo dell'auto, poi alzarono gli occhi. Gli sguardi inizialmente indignati si ammorbidirono e si fecero ridenti. All'improvviso scoppiarono entrambi a ridere fino a rendersi conto che le loro mani erano ancora strette sul cuoio del volante, quelle di Ryo su quelle di Kaori.
 
Poi ci fu silenzio e, dopo un momento di imbarazzo, Ryo ritirò le mani, liberando quelle della su partner rossa in viso. Kaori appoggiò i palmi sulle ginocchia, incapace di pronunciare una parola. Per quanto ricordava, era la prima volta che le teneva la mano e, anche se non era stato un contesto romantico, non l'aveva lasciata indifferente. Lanciò una rapida occhiata al suo partner che, indecifrabile, reinserì l'auto nel traffico.
 
“Mi lasci al supermercato? Devo fare un po' di compere” gli chiese, osando rompere il silenzio un po' imbarazzante che si era stabilito.
 
“Vengo con te” disse lui, sorprendendola.
 
“Davvero?” si lasciò scappare.
 
“Beh, sì...devo consigliarti sull'acquisto dei preservativi”
 
Si ritrovò sepolto sotto un martello che nascose il suo leggero sorriso divertito.
 
“Idiota!” sbottò, nascondendo il sorriso dietro la mano.
 
“Pazza col martello” rispose lui, lo sguardo scintillante.
 
Perfetta, no, solo quella giusta...

 

  
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