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Autore: MaryFangirl    29/04/2021    5 recensioni
Cosa succede quando Ryo incontra di nuovo alcune donne che hanno segnato il suo cammino?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Indifferente alla pioggia di metà giugno che lo stava bagnando, Ryo si aggirava per i vicoli di Shinjuku, facendo il giro dei suoi informatori. Dopo alcuni giorni frenetici in seguito all'attacco del Loto Blu al Dragone d'argento, le cose tornarono alla normalità dopo un fermo promemoria dello stato delle cose da parte sua. Uscendo da un vicolo, un sorriso si diffuse sulle sue labbra. Ecco un'immagine che gli riportava alla mente dei ricordi.
 
“Reiko Yuki, questa è una posizione che ti piace” scherzò, facendola sobbalzare.
 
“Saeba, mi hai spaventato a morte” disse la giovane donna, una mano sul cuore.
 
Si alzò dal suo punto di osservazione, accovacciata in un angolo del vicolo, esattamente nella posizione in cui si era trovata quando lui aveva dovuto proteggerla qualche anno prima. Si appoggiarono al muro.
 
“Allora, chi stai seguendo questa volta? Aspetta, fammi indovinare” disse, con un dito sul mento. “Il presidente della Tomoka Inc...” propose.
 
“Giusto, ma come fai a saperlo?” gli chiese.
 
“Sono al corrente di tutto...o quasi” rispose.
 
“E che tipo di informazioni ti mancano?” rise lei.
 
“Sapere se il tuo cuore ha trovato un compagno” rispose con voce affascinante.
 
Ricordava l'appello che lei aveva fatto alla fine del lavoro, cosa che gli era valsa l'inseguimento per giorni degli ammiratori arrabbiati della donna.
 
“È sulla strada giusta” gli disse lei con un leggero sorriso. “Comunque, immagino di non avere la minima possibilità di acchiapparti” aggiunse.
 
“Quando penso che non mi volevi, che avevi anche cercato di prendermi in giro...” rise lui, ricordando il momento in cui lei si era fatta seduttrice per beccarlo in una posizione equivoca e farlo così licenziare dal suo produttore.
 
“Non capisco nemmeno perché non ne hai approfittato” confessò Reiko.
 
“Cercando di ingannarmi, non avevi più niente della ragazza che mi era piaciuta...” la informò con un lieve sorriso.
 
“Sono una pessima attrice” fece lei.
 
“No, sarebbe andata se io non avessi avuto un radar speciale” ribatté, indicando il mokkori che era appena apparso.
 
Reiko si colpì la fronte con la mano, di cattivo umore.
 
“Se intendi propormi una bottarella, è no” borbottò. “Comunque, dov'è la tua partner?” lo interrogò, ricordandosi del duo folle del ruolo di guardia del corpo della guardia del corpo della rossina.
 
“È uscita per il suo giro quotidiano come io ho il mio” rispose lui, domandandosi se Kaori sarebbe tornata con un XYZ dalla stazione. “Non ti proporrò di andare in un love hotel. Sei impegnata, non hai più niente di interessante. Non mi diverto a distruggere le coppie”
 
“Potrei considerarmi quasi offesa” disse lei maliziosa. “Sono io che non ho più nulla di interessante o tu che non hai più interesse?” gli domandò, con un'occhiata acuta.
 
“Io? Io sono sempre libero come l'aria” esclamò trionfante.
 
Lei lo osservò per qualche istante, poi sorrise scuotendo la testa.
 
“Libero come l'aria? Eppure non ti ho sentito arrivare e la strada è piena di belle ragazze. Incredibile che oggi tu non ti sia preso la briga di salutare la bellezza femminile...” gli fece notare.
 
“Che mancanza di tatto da parte mia!” esclamò Ryo. “Ti lascio” disse, scappando.
 
La strada si riempì presto di grida indignate di signorine e rumori sordi, e dieci minuti dopo lo sweeper tornò con la faccia gonfia, i fazzoletti nelle narici.
 
“Va meglio così?” chiese.
 
Lei lo guardò sbalordita, poi, mettendosi una mano davanti alla bocca, rise.
 
“Non so come lei faccia a sopportarti” sbottò infine, gli occhi brillanti di divertimento.
 
“L'abitudine...” disse Ryo.
 
“Ah, ecco il mio obiettivo” sussurrò improvvisamente la giovane, appoggiandosi al muro per non rischiare di essere vista.
 
Ryo la seguì e lanciò un'occhiata per vedere un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati uscire da un edificio qualunque. La giornalista tirò fuori la macchina fotografica e scattò alcune foto a lui e agli uomini che lo accompagnavano.
 
“Non lo segui?” si stupì Ryo.
 
“No, voglio sapere con chi aveva appuntamento” gli spiegò, scattando foto di altre persone che uscivano.
 
“L'edificio è grande. Come fai a saperlo?”
 
“Cercherò di identificare tutti quelli che fotografo” rispose lei.
 
“Un lavoro davvero minuzioso. Ti sei appassionata ai reportage” osservò, piuttosto orgoglioso di lei.
 
“Sì, lo ammetto. Presento ancora le edizioni del week end ma durante la settimana mi dedico alle inchieste” ammise lei.
 
Scattò nuove fotografie e Ryo osservò le persone che uscivano dall'immobile.
 
“Stai mirando persone discutibili, Reiko...” le disse, riconoscendo il capo di un clan nato in Corea, noto per la sua durezza.
 
“Lo so, ma è un argomento che mi sta a cuore. Tratta di donne” riassunse.
 
“Lo immagino. Perché questo argomento? Non hai più niente da dimostrare” si incuriosì.
 
“Devo sempre dimostrare quello che valgo. È la dura legge quando si è donne, e non solo nel mio lavoro” rispose cupamente. “Non sarò io a dovertelo spiegare. Per la tua partner sarà sicuramente lo stesso” aggiunse.
 
“Lei non ha più niente da dimostrarmi” disse Ryo.
 
Tuttavia, si rese conto che era vero, che Kaori sembrava sempre avere la sensazione di dover giustificare il posto che ricopriva, per provargli di essere la partner di cui aveva bisogno anche se le aveva già detto che formavano una squadra.
 
“Non dovresti stare qui da sola” sottolineò.
 
“Sto solo scattando delle foto. Non mi avvicinerò. Ho imparato da te. Il mio compagno è su un altro lato dell'indagine. Domani saremo insieme” lo informò con voce più dolce.
 
“A quanto pare, compagno professionale e personale...” la stuzzicò lo sweeper.
 
“Sì, è vero. Ho trovato la mia metà e ti assomiglia un po' nel modo di fare. È una persona disinvolta e l'ho scosso a più riprese all'inizio della nostra collaborazione, ma oggi ho capito che sotto le sue arie calme dormiva un leone. È forte, giudizioso e testardo. Mi sa calmare quando mi lascio trasportare” gli spiegò.
 
“È un bene. Ciò significa che non sarebbe più la mia faccia ad apparire sugli schermi se un giorno ti lasciasse” rise lui.
 
Reiko abbassò lo sguardo, arrossendo.
 
“Ho un po' esagerato in quel caso, lo ammetto. Tu...non mi avevi lasciato indifferente. Volevo tentare la sorte anche se non avevo molte speranze” si scusò.
 
“Perché non avevi speranze? Ero single, lo sono ancora” replicò Ryo, avvicinandosi a lei.
 
Poteva permettersi di seminare il dubbio nella sua mente su di lui dal momento che lei aveva qualcun altro nella sua vita. Poteva anche permettersi di giocare a fare lo struzzo dato che non avrebbe ferito la sua partner.
 
“Davvero, Saeba? Mi stupisce che dopo così tanti anni e il legame tra voi, tu e la tua partner non siate andati oltre” osservò, stupita.
 
Ryo la guardò e nascose il suo disagio dietro un'aria idiota.
 
“Io con quella pazza che mi colpisce in ogni momento arrivando all'elettroshock? Mai nella vita” si lamentò. “E poi l'hai vista? Non ha niente di femminile” continuò. “Niente seno, niente sedere, capelli da maschio che non sa gestire, e non sa vestirsi” concluse.
 
“Sai cosa dice la gente nel mio ambiente? Che non c'è più bugiardo di chi si confessa volontariamente” rispose.
 
Attese qualche secondo per vedere cosa le avrebbe risposto, ma Ryo si limitò ad assumere un'aria annoiata e si accese una sigaretta.
 
“Ti lascio a fare lo struzzo, Saeba, ma non puoi negare che avete fiducia l'uno nell'altra. Mi piacerebbe raggiungere quel livello di complicità con il mio partner. Ci vorrà del tempo, però” sospirò.
 
“La fiducia si guadagna e si coltiva” disse Ryo. “Non è da tutti e ciò che si può fare con una persona, non è detto che si riesca a farlo con un'altra” aggiunse, pensieroso.
 
“Dipende anche dalle circostanze, no? In altri tempi, in altri luoghi, potreste non aver raggiunto una tale alchimia” rifletté Reiko.
 
“Non lo so. Tutto quello che so è che lei ha avuto il coraggio e la forza di battersi. Li ha ancora, d'altronde” ammise.
 
“Ricordo una cosa che disse: 'Non posso essere una donna fragile'” rammentò la giornalista.
 
Era stato subito dopo che Kaori era stata preso in ostaggio dai delinquenti che ce l'aveva con lei. Ryo si era rifiutato di alzare un dito, cosa che l'aveva indignata ma, a modo suo, aveva aiutato la sua partner a liberarsi e lei ci era riuscita.
 
“E tu le avevi risposto che se potevi batterti era perché ti fidavi di lei. Scherzavi o eri serio?” gli chiese.
 
“Ero serio...ma perché mi fai domande di cui hai già le risposte?” ribatté, con un sorrisetto sulle labbra.
 
“Per esserne sicura, per sentirtelo dire, tu che sembri infischiartene di tutto” rispose lei.
 
“Forse è così...non sono noto per essere serio, dopotutto” rispose disinvolto, gettando via il mozzicone.
 
“Sei un bugiardo, Saeba. Sotto le tue arie da buffone, sei molto serio. Solo che non vuoi che nessuno lo sappia”

Ryo si voltò e guardò dietro di sé, con un'espressione goffa.
 
“Ma di chi parli?” chiese, con aria sciocca.
 
“Non fare il finto tonto” gli disse, la fronte aggrottata, battendogli il petto con il dito.
 
“Ti assicuro, non capisco...”
 
“Sei stato tu a proteggermi dal freddo per lunghe ore sotto la neve, sei stato tu a salvarmi da quei delinquenti mentre ero al telefono e ti sei accampato nel retro di quella macchina troppo piccola. Sei una persona seria, ma è importante che non si sappia, vero? Bisogna pensare che niente arrivi a toccarti” gli disse, le braccia in conserte. “Qualcuno ha guadagnato la tua fiducia abbastanza da poter ascoltare i tuoi veri pensieri? Perché non è possibile vederti come un uomo serio?” aggiunse, sembrando dispiaciuta per lui.
 
Lo sweeper accese una seconda sigaretta ed esalò a lungo il fumo, guardandolo salire nell'aria.
 
“Perché non voglio” rispose lui semplicemente.
 
“Ma perché?” esclamò Reiko.
 
“Ho le mie ragioni”
 
“Sei molto meglio di quello che mostri”

“Mi dai più valore di quello che ho” obiettò lui.
 
“È quello che pensa anche lei?” chiese Reiko.
 
Ryo rimase in silenzio, osservando il fumo che evaporava. A volte avrebbe voluto evaporare allo stesso modo, scomparire dalla faccia della Terra, sfuggire al dolore, ai ricordi, ma non poteva. Non era un codardo. Kaori...anche gli lei gli dava dei meriti che non gli sembravano proprio guadagnati, ma, poco a poco, lui si lasciava conquistare e, a volte, ci credeva...brevemente...
 
“Ha torto a fidarsi di te? Tu ti sbagli nel fidarti di lei? Non siete più forti in due che ognuno da solo?” gli chiese, mettendogli una mano sul braccio.
 
Lui la guardò, impassibile. Lei non era assolutamente in grado di sapere a cosa stesse pensando, quale fosse la sua risposta. All'improvviso, il suo viso cambiò e assunse una maschera da pervertito.
 
“Ho battuto il mio record. Sono rimasto serio per più di quattro minuti. Reiko, dimentica il tuo partner e andiamo a divertirci insieme. Ti farò dimenticare tutto questo tempo di attesa” gli propose, mentre il mokkori appariva.
 
Recuperando una vecchia abitudine, tanto rapidamente appresa quanto dimenticata, lei incastrò Ryo contro il muro con un martello.
 
“Ho del lavoro da fare. Devo andare a sviluppare queste foto. È stato un piacere, o almeno credo...” brontolò lei, scivolando nel traffico.
 
“Non posso crederci...dovrò di nuovo intervenire” disse Ryo, uscendo dalla sua prigione e poi dal vicolo, trovando Reiko alle prese con due delinquenti.
 
“Ehi, ragazzi, che ne dite di andarvene e lasciare stare la signorina. Ci stavo parlando io...” disse annoiato, con le mani in tasca.
 
“Vai avanti per la tua strada, amico. Dobbiamo parlare alla signorina” rispose uno.
 
“C'ero prima io” rispose lo sweeper.
 
“Vattene, ti abbiamo detto” ribatté il secondo, puntandogli contro la pistola.
 
Ryo si sporse in avanti e, con aria scema, strizzò gli occhi verso la canna dell'arma, pronunciando un 'Oh' di ammirazione.
 
“È vera?” chiese.
 
I due caddero all'indietro, circondati da corvi che volarono via quando si alzarono improvvisamente.
 
“Beh, sì, è vera. Sei stupido o cosa? Ehi, Robert, lo faccio fuori, giusto?” disse quello che non teneva Reiko di mira.
 
“Vai, Maurice, piantagli una pallottola in mezzo agli occhi” insistette l'altro.
 
“Scusami, l'ho chiesto perché i vostri giocattoli non assomigliano per niente al mio...” disse Ryo.
 
“Non ci credo, farà ancora una volta lo scherzo del mokkori...” borbottò Reiko, attirando l'attenzione dei due tizi increduli.
 
Ryo sorrise alla risposta della sua ex cliente: ne sarebbe stato capace...prima. Tuttavia, si accontentò, in modo più classico, di infilare una mano nella giacca e di estrarre la sua arma.
 
“Una Ma-ma-ma...gnum...357...Py...thon...” balbettò Robert, livido.
 
“Cosa c'è?” fece Maurice, non capendo la reazione del collega.
 
“Scappiamo!” gridò quest'ultimo, dandosela a gambe.
 
Maurice guardò il suo compare fuggire e si voltò verso Ryo, impugnando coraggiosamente la sua pistola.
 
“Sei nuovo nel mestiere?” chiese lo sweeper.
 
“Ho iniziato ieri. Sono un apprendista” rispose.
 
Reiko sentì una libellula schiantarsi sulla sua testa. Quindi anche i criminali facevano gli stage?
 
“Non hai ancora avuto la lezione sui buoni, sui cattivi e su chi evitare?” chiese Ryo.
 
“No. Quella è la lezione...di domani” disse orgoglioso Maurice.
 
“Per mia grande bontà, ti darò un vantaggio. Io sono quello da evitare” disse Ryo. “Visto che sei nuovo, ti do anche la possibilità di arrivare alla lezione di domani. Quindi levati prima che cambi idea” ordinò seccamente.
 
L'uomo fissò lo sweeper e si voltò prima di scappare.
 
“Che diavolo era quello show?” chiese Reiko a Ryo.
 
“Cosa? Avresti preferito sangue e proiettili? Scusa se ho preferito la modalità più elegante. La prossima volta, perlomeno romperò loro il naso” le promise.
 
“I criminali ti temono, almeno quelli che ti conoscono” ammise la giornalista. “Kaori non ha mai paura per la sua incolumità? Sono sicura che ci siano stati tentativi di attaccarla per arrivare a te”
 
“Stammi bene, Reiko. Sai come contattarmi se hai bisogno di una guardia del corpo” eluse lui, agitando la mano mentre si allontanava.
 
Tornò all'edificio di mattoni rossi mentre la notte calava sulla città. Non accese le luci dell'appartamento e si diresse all'angolo bar dove si servì un bicchiere di whisky e versò del vino bianco in un bicchiere. Pensieroso, si mise alla finestra e guardò il cielo assumere vari colori, ripensando alla conversazione avuta con Reiko. All'improvviso sentì una presenza familiare avvicinarsi e abbassò lo sguardo per vedere apparire Kaori che correva, con la borsa della spesa in mano, da dietro l'angolo. Meno di due minuti dopo, lei entrò in casa e accese la luce, senza mostrare alcuna sorpresa quando lo vide alla finestra.
 
“Scusa, sono passata al Cat's Eye e Mick era in gran forma oggi” si scusò. “Mi metto subito a cucinare”

“Aspetta. Non abbiamo fretta, no?” la chiamò.
 
Kaori lo guardò, poi annuì e si avvicinò quando lui le porse il bicchiere di vino bianco.
 
“Solo un goccio. Non vorrei che tu rovinassi ulteriormente la cena” scherzò.
 
“Idiota...” sbottò lei con un sorrisetto.
 
“Ho rivisto Reiko Yuki oggi. Sai, la conduttrice del telegiornale che voleva fare inchieste” le ricordò.
 
“Sì, mi ricordo. Aveva carattere. Eri stato licenziato, anche.” rammentò, accigliandosi. “Due volte!” precisò.
 
Ryo la guardò e rise. Kaori aveva la memoria di un elefante...soprattutto per quelle cose.
 
“È vero, ma alla fine abbiamo comunque portato a termine la missione, no?” si difese.
 
“Sì, è vero” ammise lei, facendo tintinnare il bicchiere contro quello del suo partner, prima di bagnarsi le labbra.
 
“Abbiamo parlato un po'...” le disse prima di fermarsi, sentendo montare un'aura familiare.
 
“Avete parlato o ci hai provato con lei?” lo rimproverò.
 
“Parlato! Giuro!” rispose frettolosamente.
 
Kaori lo scrutò e si calmò. Qualche mese prima non gli avrebbe creduto, ma il suo intuito le diceva che lui era sincero.
 
“E allora? Continua con i reportage?” gli chiese, tornando a uno stato normale, come se nulla fosse.
 
“Sì, sempre. Peccato per il notiziario...” sospirò Ryo.
 
Venne colpito da un martello di una tonnellata in testa e sorrise leggermente. Gli piaceva ricordarsi che lei teneva a lui.
 
“Da brava giornalista, mi ha tormentato di domande, predicando nel deserto” le disse.
 
“Del tipo?”
 
“Tu pensi che io sia serio?” le chiese, lanciandole un'occhiata cupa.
 
“Penso che tu abbia visto cose troppo serie per volerlo essere tutto il tempo. Sai esserlo quando è necessario” rispose lei, dopo un momento di riflessione. “Ryo, so che hai vissuto cose orribili e io ci sarò se avrai bisogno di parlarne, ma so che non vuoi farlo, sia per te stesso che per proteggere chi ti sta intorno” aggiunse guardandolo negli occhi, assicurandogli il suo incrollabile sostegno.
 
“Come puoi stare al mio fianco senza conoscermi? Non hai mai avuto paura di me?”

“No, mai” lo rassicurò.
 
Lui osservò la luce nei suoi occhi e capì che era vero.
 
“Non hai mai avuto paura per la tua sicurezza?” le chiese.
 
“No. Ricordi cosa ti ho detto quel giorno nel parcheggio in cui una macchina mi aveva quasi investito?” gli domandò. “Anch'io mi fido di te...tu vieni ad aiutarmi quando c'è un vero pericolo” gli ricordò.
 
“Come puoi fidarti così tanto di me?” sussurrò lui.
 
“E tu?” ribatté lei.
 
Si fissarono a lungo, occhi negli occhi, immergendosi in quella bolla di serenità e fiducia reciproca che solo loro potevano condividere.
 
Fiducia...
  
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