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Autore: Sanae77    26/04/2021    6 recensioni
Si fanno scelte nella vita che spesso coinvolgono gli altri.
Altre volte, senza esserne coscienti, sono le tue scelte a portare conseguenze.
Ma indipendentemente da ciò che scegliamo... il nostro destino è già scritto?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koshi Kanda, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resto un attimo stordito quando Sanae mi chiama per chiedermi se posso andare a cena con lei.
Ovviamente anche se faccio finta di nulla so perfettamente che Ozora è tornato. Kazuo mi ha avvisato e visto quanto la mia ragazza è rimasta turbata dopo l’incontro per la partita dell’Olanda non oso immaginare quanto possa destabilizzarla adesso vederlo tornare per restare.
Credevo che in tutto questo tempo potesse esserle passata questa cotta adolescenziale, ma ora non ne sono più così sicuro.
Finché non si è fatto vedere andava tutto a gonfie vele, ora non è più così.
Le ho mandato un messaggio sul cellulare per farle capire che la sto aspettando qua fuori.
Cerco di osservare l’interno del locale, vedo Sanae alzarsi e salutare, sta parlando con Ozora ed io devo cercare di stare calmo.
Tempo pochi istanti e per fortuna questa tortura finisce.
Esce e afferra il casco che le sto porgendo.
 
“Tutto bene l’allenamento?”
“Sì, e tu la cena?”
“Ancora non è finita, sai eravamo in tanti e le portate andavano a rilento, senza contare che Ryo sta tenendo banco e tutti si stanno divertendo molto.
“Vuoi che torniamo dentro?”
“NO!” risponde quasi terrorizzata. La sto guardando incuriosito da questa risposta così secca, infatti aggiunge: “No, è che… insomma il più della cena è passato, ho mangiato a sufficienza quindi possiamo andare.”
 
Sale dietro stringendosi come al solito.
Non ci sto a far finta di non sapere niente di Tsubasa voglio proprio sapere che cosa le passa per la testa. Guido fino a casa mia, stasera i miei sono fuori e la casa è libera per qualche ora.
Scruto ogni possibile cambiamento di atteggiamento da parte di Sanae, ma resto sorpreso nel non notare finora niente di particolare, forse mi sto facendo delle paranoie assurde.
Quando apro la porta di casa lei sguscia dentro come al solito dirigendosi in camera mia.
Una volta dentro lascia la borsa sulla scrivania mettendosi a rovistare tra i cd. La raggiungo e stringendola da dietro le bacio il collo, ma mosso da un’ombra che sento sempre presente non riesco a tacere.
 
“Quindi il grande campione è tornato. Che progetti ha per il futuro.”
Sanae si blocca. Rigida come una pietra.
“Credevi che non lo sapessi?” domando afferrandole una spalla e facendola voltare, voglio vederla negli occhi mentre mi risponde.
“Perché doveva forse essere un segreto il ritorno di Ozora?”
“No, infatti, mi ha fatto strano che tu non me lo avessi detto.”
“Non ho capito? Devo farti il resoconto di ogni mia giornata?” La classica posa delle mani sui fianchi mi fa capire che è incazzata.
“Ti pare un dettaglio il ritorno di Ozora? O devo ricordarti cosa ci siamo detti all’inizio della nostra relazione?”
“Credi che non me lo ricordi? Sono anni che stiamo insieme Koshi, dovresti conoscermi ormai.”
“Proprio perché ti conosco sono preoccupato. Preoccupato che lui distrugga tutto.”
 
Le prendo il volto tra le mani e la bacio con passione. Sanae dopo un attimo di reticenza, credo dovuto al battibecco, si lascia baciare. Le sue mani le sento scivolare sotto la maglia che ancora indosso.
In un momento di tregua che le concedo cerca di tranquillizzarmi.
 
“Tsubasa non farebbe mai niente, è un ragazzo rispettoso non facciamoci rovinare la serata ok?”
“Ok” rispondo tra le sue labbra mentre sono riuscito a slacciare anche il reggiseno. I gesti sono diventati un rituale.
Sanae si allontana accomodandosi sul mio letto. Due dita piegate ritmicamente m’invitano a raggiungerla. Ovviamente non me lo faccio ripetere due volte salgo sul letto e copro il suo corpo con il mio.
 
 
Sanae si sta rivestendo mentre guarda a più riprese l’orologio e il cellulare… di continuo. È odioso questo modo di fare, eppure lo sa che mi dà fastidio. Lascio perdere e non le dico nulla, abbiamo già discusso prima e non ho certo voglia di discutere adesso, dopo che lo abbiamo fatto.
Era strana comunque stasera, pareva avere la testa tra le nuvole. Distratta forse è il termine adatto. Non ho neppure capito se sia rimasta soddisfatta vista la fretta che aveva di tornare a casa dicendo che fosse tardi.
 
“Koshi vuoi vestirti per favore? Devo rientrare non ho voglia di sorbirmi un'altra paternale da parte di mia madre.”
“Arrivo” chiarisco mentre infilo la tuta. La madre di Sanae è una vera scocciatura, le sta addosso in una maniera incredibile e temo di non andarle troppo a genio. Non che mi abbia mai detto nulla, ma le poche volte che ci siamo incrociati i convenevoli sono stati proprio limitati; a differenza di mia madre che invece adora la mia ragazza.
Saliamo in moto e, una volta arrivati di fronte a casa Nakazawa, Sanae scende in fretta e furia dandomi un bacio a stampo sulle labbra.
Ho comunque una sensazione strana quando la vedo chiudere al porta come a barricarsi dentro.



 
 
Chiusa la porta di casa mi appoggio a questa buttando fuori tutta l’aria incamerata finora.
 
Sei un’ottima attrice ti daranno l’oscar.
 
Ah, piantala tu! Non sei stata d’aiuto. Discuto con la mia anima che ha taciuto per tutta la serata da che sono salita in moto con Koshi.
Credevo fosse impossibile fingere e invece… per la prima volta l’ho fatto. Non avevo testa stasera, ma se mi fossi rifiutata sarebbe accaduto il finimondo ed io ora sono così confusa. Non avevo voglia di discutere con Koshi. Sono una pessima fidanzata che non sa parlare con il suo ragazzo. Eppure durante tutto questo tempo non avevo mai avuto problemi.
 
Già finché non è tornato qualcuno che di fatto dal nostro cuore non è mai andato via.
 
“Sanae tutto bene?”
Mia madre spunta all’improvviso dalla sala con gli occhi assonnati.
Mi riscuoto e l’avvicino: “Mamma non importa che stai alzata tutte le sere, vai a letto, per favore.”
La sua mano si posa in una delicata carezza sul mio volto.
“Amore lo sai che la moto di Kanda mi fa paura e finché non metti piede in casa non riesco a dormire.”
“Diciamo che non riesci a dormire nel letto” ironizzo dopo averla abbracciata e tranquillizzata.
Lei sorride e inizia a salire le scale per raggiungere la camera.
Vado in cucina per prendere un bicchier d’acqua. Ripenso alla cena e al capitano focalizzandomi sulla sua nuova voce e sul tocco avvenuto poco prima di entrare nel locale. Ancora quella sensazione di calore non mi abbandona là dietro le scapole dove mi ha toccata.
La serata con Koshi è andata. Non vedevo l’ora che finisse, è la prima volta che mi succede e sono preoccupata da questo. Lui comunque non se lo merita ed io devo schiarirmi le idee, sono troppo confusa. 
Non capisco se è solo il suo ritorno a disturbarmi oppure se davvero sta tornando a galla qualcosa di sepolto.
 
Forse non era sepolto così bene, hai tentato di occultare le prove ma ora tornano a galla.
 
Afferro il cellulare e finalmente apro la chat con Yukari, avevo visto le notifiche, ma con Kanda nei paraggi era meglio evitare. Senza contare che quella squilibrata della Nishimoto certe volte mi scrive cose davvero assurde e imbarazzanti.
 
Dopo che sei andata vita Tsubasa non è stato più lo stesso. Sul volto, una maschera di dolore.
 
Mi tremano le mani tanto che rovescio involontariamente il bicchiere sul pianale della cucina.
“Cavolo!” bisbiglio mentre afferro uno straccio e cerco di rimediare al disastro. Sbuffo perché lo avevo visto mica sono cieca.
 
Pure io ero una maschera di dolore quando se n’è andato senza dirmi nulla.
 
Rispondo con tono stizzito a Yukari anche se sono perfettamente cosciente che non è certo colpa sua. Oddio, all’inizio su Koshi ha insistito molto, mossa anche dell’interesse per Kazuo.
 
Piantala di attribuire le colpe a destra e manca. Il passato è passato ora dobbiamo affrontare il presente… e che presente!
 
Scuoto la testa come a scacciar via la mia stessa mente… so che è impossibile, ma ci provo. Sembra quasi eccitata dalla nuova prospettiva mentre io sono così confusa.
Forse dovrei solo fidarmi del mio sesto senso.
 
Sanae non è più un gioco e non hai più 15 anni, ci sono in ballo i sentimenti di due persone.
 
“Fanculo” sussurro rivolta al cellulare, visto che Yukari sarà bizzarra, ma quando ci si mette sa fare discorsi estremamente seri e che spesso mi buttano ancora più in confusione. Sono consapevole del fatto che abbia perfettamente ragione. Infatti non le rispondo più. Mi conosce troppo bene.
 
Salgo le scale cercando di non fare nuovi rumori che possano far destare mia madre, anche se ora che sono tornata la sento da qua respirare pesantemente in un sonno tranquillo. Entro nella mia cameretta e dopo essermi preparata per la notte m’infilo sotto le coperte con il mio fedele cellulare.
 
Apro il profilo Instagram del capitano e gusto ogni foto postata da lui e dai nostri amici. Ed è una progressione di immagini che mi fanno apparire la situazione molto chiara. Il messaggio della Nishimoto era veritiero, si passa da foto in cui si percepisce un’attesa, una speranza mentre fissa la porta del locale forse in attesa di qualcosa… Qualcosa che quando poi arriva lo fa sorridere al culmine della felicità. Lo scherno, le battute e la fine della cena… che se anche prosegue per gli altri, finisce per lui. Si è isolato a capotavola regalando sorrisi di circostanza per tutto il resto della sera. Ma la maschera che ha indossato non è servita a nascondere il dolore e la profonda delusione che si osservano in più scatti.
 
Mi si stringe il cuore e il fiato si fa corto mentre questo groppo salito in gola non passa neppure con il sorso di acqua preso da bicchiere sul comodino. 
 
“Mi dispiace” sussurro alla foto intanto che il pollice sfiora lo schermo come se volesse consolare il bel volto di Tsubasa. Tiro su col naso, ma questo non evita di fermare la lacrima che cade sul cuscino bagnandolo.
 
Chiudo tutto e cerco di dormire.
 
“Mi dispiace” bisbiglio ancora mentre piango lacrime che non so più smettere.
   
 
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