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Autore: hapworth    26/04/2021    1 recensioni
Qualcun altro lo avrebbe reputato noioso, ma Izuku si divertiva ad ascoltarlo, specie quando gli raccontava come si fosse appassionato improvvisamente a qualcosa che, altri, neppure avrebbero notato. Aveva sempre così tanto da dire, che Izuku trovava raramente spazio per inserirsi, ma gli piaceva comunque, perché poi Shouto lo guardava con i suoi occhi brillanti ed era come se sorridesse, anche se non lo faceva come gli altri.
[Shouto/Izuku]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ma buon pomeriggio! Normalmente posto in serata, ma oggi per fortuna ho una giornata tranquilla e me la sono presa comoda, riuscendo a postare a un'ora decente!
E niente, questo capitolo è piuttosto breve, ma spero che possa piacervi.
Buona lettura! **

hapworth

And everywhere I'd look, your eyes I'd find
Capitolo 8 - La mia casa è la tua casa

Trasferirsi aveva avuto sulla vita di Shouto molto più impatto di quanto avrebbe mai creduto possibile; certo, l'ansia, la paura e il blocco che gli erano venuti il giorno in cui lui e Izuku avevano effettivamente lasciato le loro case, lo aveva lasciato terrorizzato e immobile per diverso tempo. Salvo poi vedere sua madre sulla soglia sorridergli con gli occhi lucidi, e uno sguardo che non aveva mai visto su quello di suo padre – Izuku, più tardi, gli aveva rivelato che suo padre era sicuramente molto fiero della sua scelta ed era per quello che aveva accettato di vederlo lasciare il “nido”, come lo chiamava lui.
Contrariamente alle loro paure, rivelare la nascita del loro amore non aveva creato granché scompiglio – persino Enji Todoroki non aveva fatto resistenza, chiedendo semplicemente al figlio se ne fosse sicuro o se non si fosse piuttosto fatto prendere dall'entusiasmo giovanile.
Shouto aveva scosso la testa, rivelando che era da mesi che ne parlava con il proprio psicologo e che erano riusciti a fare un quadro della situazione, facendogli anche capire cosa si aspettava e cosa invece non aveva considerato. Il suo supporto era stato, senza ombra di dubbio, fondamentale.
Sapeva a cosa sarebbe andato incontro iniziando la sua vita in un posto nuovo e lui e Izuku erano arrivati al compromesso che Shouto avrebbe dovuto compilare una lista di cose, nel caso in cui avesse sentito forte l'impulso di lasciarsi vittima delle sue piccole manie.
Era andata bene, dopo un primo momento di disagio e intenso senso di impotenza circa cose che erano al di fuori del suo controllo, come la disposizione delle stanze e il fatto che il bagno fosse completamente diverso da quello che aveva avuto a casa: non più una vasca, bensì una doccia.
La stanza da letto gli aveva creato altrettanti problemi, malgrado il fatto che ognuno di loro avesse la sua stanza. Non era una questione di dove dormire, quanto piuttosto che Shouto sentiva stretta la necessità di avere un posto solo e unicamente suo, cosa che Izuku aveva compreso e accettato di buon grado. D'altra parte stavano insieme, ma non avevano ancora fatto passi avanti al di fuori di tenersi per mano e sedersi vicini, abbracciarsi.
Izuku sapeva che ci voleva del tempo, senza considerare il fatto che fossero entrambi inesperti e non solo: essere amici prima di tutto, aveva dato a entrambi un certo tipo di confidenza tale che il confine era così labile da non essere neppure notato.
Lui reputava stupido pensare che la sola cosa che potesse fare davvero la differenza tra amicizia e amore fosse il condividere un letto, quanto piuttosto il vivere gli stessi spazi e gli stessi momenti, su dimensioni anche differenti, incontrandosi a metà strada.
Con Shouto, d'altra parte, era sempre stato così: viveva la sua dimensione e il suo tempo, la sua realtà delle cose e gli andava incontro, trovandolo ad aspettarlo là, dove le cose diventavano uguali per entrambi. La loro era sempre stata un'amicizia fatta di compromessi e accettazioni, dove convivevano le loro differenze come ricchezza piuttosto che come limite. Non era stato differente dopo essersi riconosciuti come coppia.
«Mi piace la casa.» aveva detto Shouto una mattina, dopo che si era seduto a tavola, mentre Izuku gli porgeva una tazza di tè. «Davvero?»
«Sì.» Shouto non volle dire – o meglio scelse di non dire – che aveva stilato una lista di pro e contro, in cui avrebbe potuto facilmente vincere il “non mi piace”, ma che invece aveva scelto lui stesso di ignorare per una semplice constatazione. Piccola, ma molto importante e che gli aveva dato la giusta connotazione di quanto fosse importante che vincesse l'aspetto positivo.
«È la nostra.» Midoriya rise, portandosi una mano sulla bocca in un gesto innocente, quanto divertito, mentre Shouto lo guardava interrogativo.
Izuku scosse la testa. «Niente, sono contento che ti piaccia.» ed era proprio così, perché d'altra parte aveva continuato a pensare che Shouto non riuscisse a sentirla sua e che la cosa lo rendesse troppo inquieto, per poter provare un sentimento di appartenenza a quel posto che era finalmente solo e unicamente loro. Un posto dove si potevano incontrare a metà strada, dove Izuku e Shouto, le loro esistenze, gravitavano vicine, ma allo stesso tempo nelle proprie dimensioni e nei propri spazi.
Shouto sorrise tiepido, di quell'espressione ancora acerba che aveva imparato ad assumere e che sembrava venirgli più naturale con l'andare del tempo e nei momenti giusti. Non aveva più il timore di sbagliare, non con lui. Izuku non lo avrebbe mai deriso o fatto sentire inadeguato.
Shouto si avvicinò al compagno, poggiando la testa contro la sua spalla e socchiudendo gli occhi; non era eccessiva la loro differenza di altezza, anzi, si differenziavano solo di qualche centimetro e quello, in parte, aveva fatto in modo che il contatto tra di loro rimanesse costante per stessa volontà di Shouto oltre che di Izuku, che era sempre stato un ragazzo amante del contatto con le persone a cui voleva bene.
Ricordava distintamente lo stupore della madre di Shouto, quando il figlio non aveva dato minimamente segno di fastidio a un Izuku che lo prendeva per mano all'improvviso o gli schioccava baci contro la guancia per salutarlo, o lo abbracciava. All'epoca Midoriya era stato troppo piccolo per capire la portata e l'importanza di quel comportamento, né aveva compreso l'espressione estremamente colpita e quasi commossa di Rei Todoroki, che si era portata una mano contro la bocca e poi era rientrata in casa annunciando che avrebbe preparato della limonata.
Ormai capiva, e proprio perché era consapevole, sapeva anche che quello era stato forse il primo segnale che il suo rapporto con Shouto avrebbe avuto un forte impatto sulla vita di entrambi. Non era ancora chiaro come, ma d'altra parte era stato proprio quello, il momento in cui tutto era cambiato.
Sospirò, accarezzando i capelli rossi del fidanzato, che teneva gli occhi chiusi e l'espressione pacata. Sembrava ancora il bambino che era stato, sempre alla ricerca di contatto e di qualcosa di cui, allora, forse non era ancora così consapevole di volere.
Shouto riaprì gli occhi, al tocco gentile di Izuku. Gli occhi eterocromatici erano fermi, ma dentro si sentiva colto da quell'emozione piena di luce e calore.
«Mangiamo?» domandò poi e Midoriya annuì, mentre sfiorava con la mano quella del compagno nel passargli a fianco per raggiungere la cucina.


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